Anime & Manga > Naruto
Segui la storia  |       
Autore: Morella    23/02/2019    5 recensioni
Ciascuno di noi, almeno una volta nella vita, si è sentito orrendamente sperduto e solo.
Sakura, una ragazza stropicciata, si troverà a combattere questa sua condizione di infelicità "sbarcando", suo malgrado, "dall'altra parte". In un mondo costellato di magia, creature fantastiche e mostri di ogni tipo.
*
Liberamente ispirata al manga "The girl from the other side" di Nagabe e a "Il castello errante di Howl" della scrittrice britannica Diana Wynne Jones e al suddetto capolavoro di Hayao Miyazaki.
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Passi stanchi, sordi e pesanti riecheggiavano lungo il vialetto di una casa ubriaca posta nel punto più alto della cittadina. Una ragazza, dall'atteggiamento affranto e abbastanza bislacco, si trascinava letteralmente lungo quel selciato. Inciampò un paio di volte, senza però mai alzare il capo e lo sguardo da terra. Il suo abbigliamento non andava certo in aiuto a quello che sembrava essere il suo tetro umore: vestiva interamente di nero, fatta eccezione per un'ingombrante sciarpa rossa che le copriva la parte inferiore del viso. Quel passo difficile si arrestò dinnanzi al portone dell'abitazione e, con fiacca pronunciata, quella ragazza acciaccata cercò di suonare il campanello, destreggiandosi con le borse ingombranti che teneva in entrambe le mani.
 
Dlin dlon
 
Attese.
Attese ancora.
Non udì passi, rumori o risposta alcuna.
 
Sbuffò.
 
Lasciò scivolare una delle capienti borse di cuoio a terra e iniziò a cercare, con fare circense, le chiavi nella borsa penzoloni sull'altra spalla. L'esile mano si fece spazio tra le mille cose contenute – incredibilmente – in quello spazio circoscritto, trovando e tirando fuori la qualunque. Si fermò un istante, sbuffando di nuovo e bofonchiando qualche imprecazione tra i denti.
 
“Evidentemente si divertono a giocare a nascondino”
 
Assestò un altro colpo di mano, andando finalmente a segno e pescando il mazzo di chiavi. Le rigirò tra le dita, sussurrando un birbantelle. Le infilò nella serratura, non mancando di barcamenarsi tra il continuo impaccio di quelli che sembravano veri e propri bagagli. Richiuse la porta alle sue spalle e, veloce, salì su per le scale a chiocciola, arrivando a una sorta di piccola mansarda. Entrata nella stanza, lanciò letteralmente tutti gli impicci sul pavimento, saltandoli poi con passo felino.
 
Casa. Camera mia. Sola. Salvezza. Finalmente.
 
Piroettando, si fermò davanti al lungo e stretto specchio adagiato su una parete. Con grazia – ma nemmeno troppa – srotolò l'ampia sciarpa, tirando però un po' troppo; il risultato fu la creazione di un simpatico cappio auto-realizzato. Tossicchiò, liberatasi. Da quel groviglio di stoffe ne uscì fuori un visetto armonioso e una massa di lunghi capelli rosa; il tutto impreziosito da un paio di enormi occhi smeraldo. Le ampie e lunghe ciglia, truccate delicatamente, regalavano a quello sguardo qualcosa di ipnotico; al contempo però, il brillio insito in esso non poteva che rendere quegli occhi estremamente dolci e fieri. Rimirando il suo riflesso, iniziò a stropicciarsi la faccia, incurvando le labbra carnose. Gonfiò le guance e, senza la minima grazia, le fece sgonfiare con due schiaffi secchi. Rimase in quella bislacca posizione, contemplandosi.
 
“Come sei ridotta, cara mia”
 
Parlò al suo riflesso con vocina stridula e un po' isterica, come se quella che rimirava nello specchio non fosse in realtà lei stessa. Come un automa lasciò cadere le braccia lungo i fianchi e si guardò rapidamente intorno.
 
Dovrei sistemare quelle pratiche... dovrei sistemare il macello che hanno lasciato gli altri... dovrei studiare per gli imminenti esami... dovrei cercare l'ennesimo lavoro... dovreidovreidovrei!
 
Volse la testa in direzione del letto. Passi lunghi e ben distesi ed eccola a un centimetro da quel morbido e caldo paradiso. Gli occhi chiari a mezz'asta. Aprì entrambe le braccia lateralmente.
 
“Dovrei ma... voglio morire. Qui. Ora”
 
Così dicendo, con tono lugubre e perentorio, si lanciò a peso morto sul materasso, rimanendo rigida e immota a testa china, con il viso riverso su quella superficie accogliente.
 
Tutti questi imperativi e doveri... mi hanno proprio scocciata.
 
 
*
 
 
Si suol dire che la mattina abbia l'oro in bocca. Siffatto modo di dire però, non si addiceva propriamente a quella ragazza stropicciata.
L'alba si era affacciata timida su quella cittadina di periferia; e i primi raggi di sole, birichini, le si erano stanziati in pieno viso, svegliandola senza indugio. Se comunemente le serrande venivano tirate giù al calar della sera, in quella mansarda, in quel suo piccolo mondo a sé, quest'ultime non esistevano affatto. Non sopportava il buio; a suo dire esso non aveva ragion d'essere. Ne aveva paura, paurissima; e l'idea di risvegliarsi in piena notte, completamente nell’oscurità, le faceva provare un senso di soffocamento e angoscia infinito. Dicasi claustrofobia, invero. Proprio a fronte di questo quel sole impudente ogni giorno andava a disturbarne il sonno, dandole il primo assaggio di fastidio della giornata.
 
Pessimismo e fastidio.
 
Lo pensò quella mattina, esattamente come aveva fatto per quasi ogni risveglio negli ultimi anni. Una fugace grattata di nuca e via, in piedi come un soldatino. Mentre infilava una maglia più spessa sopra il pigiama a canotta, l'occhio le cadde su qualcosa ben riposto sulla scrivania adiacente: una sorta di diario-agenda, con una morbida copertina color verde mela. Su di esso un nome, scritto in ottima grafia.
 
Sakura Haruno.
 
Lesse e rilesse quel nome, rimuginando.
 
“Ehhh... Sakura, inizia l'ennesima giornata tipo
 
Sbadigliò, lisciandosi il collo e continuando a masticare qualche mugugno. Poi, un altro blando schiaffetto sulla povera guancia.
 
“Forza Sakura, non essere sciocca. Meno lamenti e più produttività! Shannaro!”
 
Alzò le braccia al cielo, in segno di ritrovato entusiasmo.
 
“La vita va affrontata con entusiasmo... quindi...”
 
Stette in quella posizione per qualche istante, con un sorrisone fintissimo stampato in volto.
 
“...sono SUPER depressa!! Evviva!!”
 
Saltellò sul posto, mimando l'entusiasmo che tutti andavano decantando ogni volta che tentava di spiegare quanto non si trovasse a suo agio in quella vita così standardizzata. Dopotutto alle genti bastava rispondere con odiose frasi fatte, ergendosi al livello dei grandi saggi d'altri tempi. A loro dire era tutto nella sua testa; era lei sbagliata a farsi troppi problemi.
 
“Eh sì, ora mi sento decisamente meglio... col ca###!”
 
Ultimamente la ragazza stropicciata, tale Sakura, si era lasciata andare in prodezze linguistiche un po' scurrili; tanto per allentare la tensione accumulata, insomma. Abbassò le braccia, tornando nel mood di partenza, forse con un tantino di cattivo umore in più. Con un sonoro colpo di tallone iniziò a marciare verso la cucina e quel nuovo giorno, masticando un mavaffanculo contro l’universo.
 
 
*
 
 
Al calar dell'imbrunire, la consueta ragazza stropicciata si apprestava, stanca e ancora decisamente giù di corda, a rientrare in quella sua casa dalle tinte pesca. Salì, come ogni giorno, quelle scale a chiocciola verso il rifugio che da anni le concedeva almeno un minimo di serenità. In quella mansardina dai colori pastello vi era tutto il suo essere; poteva permettersi di sognare, sospirare, ritrovare la speranza – perdendola nuovamente un secondo dopo – e in ultimo, ma non per importanza, poteva sfogarsi. Saltava, ballava, urlava e cantava a squarciagola; e poi, scriveva. Lo faceva fin da piccola, con la convinzione che solo in questo modo si sarebbe potuta aprire davvero. Era complicato da spiegare, ma quelle pagine bianche la invitavano a non aver paura di raccontarsi; la cullavano, con dolcezza, a sussurrarle che, alla fine, sarebbe andato tutto per il meglio.
Sedette alla scrivania, penna in mano. Davanti a sé quel diario verde mela, che riportava il suo nome, quasi a ricordarle chi fosse in realtà. Sfogliò velocemente le pagine già utilizzate, arrivando a quelle immacolate. Un sorriso le nacque sul viso. E via, di getto.
 
 
Sakura Haruno.
22 anni (ancora per poco).
Siamo ormai a metà marzo, e la nefasta data della mia comparsa in questo mondo tutto uguale è quasi giunta. Ahimè, al solito, non mi aspetto nulla di particolare. Benché sia tradizione riferirsi al ventitreesimo anno d’età con uno spicciolo “23buciodeculo”, non ho molte speranze a riguardo. In fondo al cuore penso che mi sia rimasto un barlume di speranza, di cambiamento e novità; ma temo che questa mia voglia di iniziare a vivere veramente venga nuovamente infranta. Sono abbastanza disillusa, nonostante la giovane età. E di questo tu, mio scrigno delle memorie, sai bene. Penso di essermi persa di vista; persa in un mare di preconcetti e aspettative che il mondo mi vomita addosso di continuo. La contemporaneità va talmente veloce che credo di non riuscire più a star dietro a nulla. Nonostante il mio impegno per essere “in timing”, sento di perdere invece terreno a ogni passo. Cerco costantemente di essere una perfetta figlia, studentessa, lavoratrice e, soprattutto, una perfetta abitante di questo mondo. Puntualmente però mi vengono rinfacciati tutta una serie di difetti – mie caratteristiche caratteriali che mi rendono in qualche modo unica, io credo – e questo lo trovo assai indigesto. Chi sono tutti per riempirsi la bocca di giudizi? Cos’è la normalità? La verità è che non esiste; solo loro, i benpensanti, sono convinti di avere in mano il senso tutto della vita. E invece l'esistenza dev'essere costituita di varietà, da diversi modi di sentire e approcciarsi al creato. Ma no, pensare e desiderare questo è troppo. Quindi bisogna farsene una ragione e rimanere attaccati a questa assurda e svilente vita dagli standard predefiniti.
Ma io, non smetterò mai di chiedermelo: possibile che la mia vita debba ridursi solamente a questo? È possibile che esista solo questa realtà così spoglia e triste?
Forse sono io, invero, quella sbagliata e sognatrice. Il mio più grande rammarico risiede proprio nel sentirmi troppo spesso sbagliata, come mi additano gli altri. Un senso di abnorme fastidio mi percorre al sol pensiero di dar loro inconsciamente e implicitamente ragione.
Mi sento ogni giorno morta dentro. Nulla riesce a destarmi da questo mio incubo perenne.
Nulla più mi fa palpitare il cuore.
Esiste una via d’uscita?
 
 
Una lacrima le rigò il viso, calda e salata. Quegli occhi color prato si inumidirono, divenendo stropicciati quanto la loro proprietaria.
 
Richiuse il diario, sconsolata.
 
Un'altra giornata era volta al termine; un'altra giornata senza speranza. E a Sakura non rimase che andare a dormire, nell'illusione, forse, di risvegliarsi il più tardi possibile.
 
 
*
 
 
“Chiedo tanto nel volere un po' di tempo per me? Un po' di pace? È un delitto anche questo? Spero sempre che voi capiate che non sono la bambolina perfetta e ubbidiente che volete che io sia... perché non avete rispetto per me? Per la mia persona indipendentemente dal mio essere figlia? Non merito questo trattamento... non lo merito proprio!!”
 
Sakura serrò i pugni, indignata dall'egoismo della sua famiglia e alquanto esasperata dall'immagine che loro tutti si erano fatti di lei.
I problemi, i dissapori, le malinconie erano sempre i medesimi. Come si fa a vivere quando la vita, in realtà, un senso non ce l'ha? O almeno, quando della vita non si riesce a scorgerne il senso; magari c’è, esiste, è tangibile, ma non è semplicemente uguale e giusto per tutti.
 
Prese il suo cappotto rosso e fuggì via, a perdifiato.
 
Camminò e camminò, in lungo e in largo, percorrendo quelle vie che piano piano si preparavano a sbocciare a nuova vita. I vialoni erano ricolmi di vegetazione e, lungo le strade, una moltitudine di meravigliosi ciliegi allietavano, da sempre, i suoi dolori. La primavera era alle porte e i colori, gli odori e i sapori della nuova stagione si preparavano letteralmente a esplodere, donando a quel mondo grigio e avvilito dall'inverno nuove ondate di puro colore e calore.
Quel pomeriggio, Sakura si spinse ben oltre il perimetro che era solita percorrere. Senza accorgersene si trovò davanti a una lunga e maestosa scalinata, alla cui base stanziava un imponente torii vermiglio, eroso dal tempo.
 
Un santuario? Da queste parti?
 
Come attirata da quel luogo, cominciò a percorrere la scalinata.
 
Ma quando finisce?! Non sembravano così infinite... uscirò in cielo, magari su una nuvola?!
 
Distrutta, alla fine riuscì a salire e oltrepassare l'ultimo scalino. All'entrata, trovò un bislacco benvenuto, inciso su una pietra, erosa anch'essa, sintomo che doveva trovarsi lì da molto, molto tempo. Eppure di quel luogo, lei, non ne aveva mai udito menzione.
 
 
In ogni dove ti potrai recare.
 
Oh, visitatore, di una sola cosa ti dovrai ricordare:
 
la realtà non è quella che tu definisci tale.
 
 
 
Alquanto interdetta, alzò un sopracciglio e passò oltre.
Quel santuario doveva avere centinaia di anni, era davvero malmesso e non sembrava esserci anima viva. Si inoltrò in un sentiero adiacente al rudere, attirata dal rumore di uno scroscio d'acqua. La vegetazione era talmente fitta che non mancò di procurarsi qualche graffio; incurante di ciò però proseguì, sinceramente decisa ad andare fino in fondo. Non ne capiva il motivo, ma lei doveva andare, continuare quel cammino.
Libera dagli artigli boschivi, ecco palesarsi un piccolo stagno, nettamente in contrasto con la fatiscenza delle strutture precedentemente incontrate. Esso brillava, come di luce propria. Una distesa infinita di fiori di loto la fece meravigliare come una bambina; e intorno a essi, tantissime e coloratissime carpe koi nuotavano soavi. Tutti i colori dell'arcobaleno si riflettevano in quel limpidissimo specchio d'acqua.
Fece per avvicinarsi, quando una voce la prese alla sprovvista facendola letteralmente sobbalzare sul posto.
 
“C-Chi è?! C’è qualcuno?!”
 
Si guardò intorno, in preda ai brividi.
 
“Benvenuta signorina”
 
Sakura si girò lentamente, totalmente rigida. Si trovò dinnanzi una vecchina alquanto minuscola, con lunghi capelli bianchi, degli occhi semplicemente scuri ed enormi, e con indosso un kimono decisamente variopinto.
 
Pffff... era solo un'anziana signora...
 
“Mi scusi, mi ha terrorizzata”
 
“Lo so, l'ho fatto di proposito. Sa cara, di qui non passa mai nessuno e non è esattamente uno spasso”
 

 
“Eh-eh... capisco...”
 
Che vecchina bricconcella. Forse dovrei darmela a gambe levate...
 
“Per farmi perdonare le farò scegliere una pietra. Quale vuole? Che colore? Forma?”
 
La vecchina aprì un sacchetto ricolmo di pietruzze di ogni colore e forma.
 
“E cosa dovrei farci?”
 
“Intanto sceglierne una. Poi pensare intensamente a qualcosa e lanciarla nello stagno”
 
“Tutto qui? E a cosa mai servirebbe?”
 
“Forse a nulla. Chi può saperlo?”
 
Sakura aggrottò la fronte, rimirando l'anziana con cipiglio. Perché mai una donna così anziana si aggirava in quei luoghi, da sola, e per di più con delle pietre nelle tasche?
Decise di farla contenta in modo tale da sollevarsi dall'impaccio di quella strana situazione.
 
“Scelgo questa qui, ambra, a forma di... niente, invero”
 
“Quanta scarsa fantasia, non vede che quella è una volpe?”
 
Una volpe?! Ma dove la vede?!
 
“Ah certo, ha ragione, mi scusi”
 
“Lanci cara”
 
Sakura fece un segno d'assenso e si diresse nuovamente verso lo stagno. Si concentrò, visualizzando una determinata parola nella mente.
 
Pronti. Via. Lanciare!
 
L'ambra piombò perfettamente nell'acqua, senza farla minimamente increspare.
 
Che talento, shannaro!!
 
Si sfregò le mani, in segno di ben fatto, poi tornò nella direzione della signora.
 
“Perfetto signora, è ora che me ne torni a casa, si è fatto tardi! È stato molto divertente lanciare sassi in acqua... ehm, sì, davvero!”
 
“Sassi? Pietre
 
“Fa lo stesso!” disse continuando a camminare, sorpassandola e apprestandosi a immergersi nuovamente nella fitta boscaglia. “Davvero è stato un piacere conoscerla signora, buona serata!”
 
Così dicendo svanì nel verde, scappando letteralmente da quella stramba vecchietta.
 
“Oibò... arrivederci, Sakura
 
 
*
 
 
In un qualche dove...
 
Sbam
 
Una pietra color ambra, catapultata dall'alto del soffitto, impattò violentemente contro una testa corvina, per poi rimbalzare sul malcapitato capo e rotolare, veloce, a terra.
 
“Tsk”
 
L'individuo si portò una mano a massaggiare il cuoio capelluto, bofonchiando con mugugno sommesso.
Sul pavimento, quella pietra venuta da lontano portava marchiata su di essa una singola, inarrestabile, parola.
 
 
SPERANZA.

~
 
Questo è il primo AU in cui mi cimento.
Sarà una storia prevalentemente incentrata - come mio solito - su Sakura e Sasuke, ma ho intenzione di provare a rendere partecipi tutti i personaggi con ogni coppia annessa.
Spero di non fare un totale pastrocchio.

Un saluto
!
   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: Morella