PARTE 1- SHINRA’S SECRETS
Essere
un eroe non è affatto facile. Si procura un effetto diverso su ogni persona che
si incontra: alcuni si inchinano ai tuoi piedi, c’è che chi si ha sempre paura
di deludere perché si aspetta grandi cose, chi rivaleggia per essere migliore
di te.
È
molto più facile essere una piccola persona sconosciuta che un grande eroe. Da
sconosciuto puoi vivere la vita che più ti piace senza dover rendere conto a
nessuno, stare con chi vuoi senza dover temere di non rivederli mai più, e soprattutto
non rischi di diventare l’arma segreta di uno scienziato pazzo.
Sephirot,
un uomo, l’ eroe, il malvagio; tanto grande nel bene quanto grande nel male.
Eroe.
Una parola, mille significati.
L’unico
rumore in quella vallata di sangue era quello della pioggia che sbatteva contro
i corpi esanimi dei cadaveri a terra. Al centro di quella strage, gli occhi
rossi di una giovane donna guardavano vitrei la scena attorno a loro.
La
pioggia le aveva lavato il sangue dal volto e impregnava il vestito di seta
scarlatto. Guardò il cielo notturno, senza stelle e senza luna, mentre le gocce
di pioggia le sferzavano il viso.
Cadde
in ginocchio in una pozza di sangue e si piegò su se stessa, le braccia
incrociate sul petto, i capelli corvini bagnati di sangue.
Spostò
lo sguardo sull’uomo accanto a lei, gli occhi spalancati e la mano protesa
verso il cielo, in un ultimo atto disperato, i capelli biondi mossi appena dal
vento gelido.
-Cloud...-
farfugliò la donna sopravvissuta.- cosa ho fatto?-
Lui
esalò un ultimo respiro e abbassò il
braccio.
-CLOUD!!!!-
Cloud
spalancò gli occhi e si tirò a sedere sul letto, sudando freddo. Si guardò
intorno, confuso.
Ci
mise qualche istante a mettere a fuoco, ma alla fine riuscì a distinguere gli
elementi familiari di casa sua, fino a vedere che Tifa era sdraiata nel letto
accanto al proprio, profondamente addormentata.
Si
lasciò cadere di nuovo sul cuscino, guardando il soffitto. Alla fine era un
incubo, per fortuna.
La
luce dell’alba filtrava dalle tende ormai, e Cloud non sarebbe comunque
riuscito a riaddormentarsi, dunque decise di alzarsi senza fare troppo rumore.
Doveva
schiarirsi le idee.
Fu
raggiunto al piano di sotto solo un’ora dopo da Tifa e dai bambini.
-come
mai già sveglio?- chiese Tifa posandogli una tazza di caffè sotto il naso.
-no...
ho avuto un incubo e non ho dormito bene.- rispose Cloud sforzandosi di
ricordare quello che aveva sognato poco prima. Si passò una mano sul viso.- boh...-
-che
fai oggi?-
Cloud
sospirò.- non lo so... avevo promesso Reeve di sgombrargli un zona di Midgar
dai mostri.- rispose alzandosi.- e come se non bastassi devo andarci a piedi,
dato che la Fenrir è inutilizzabile. Ciao.-
-ciao!-
esclamò Tifa muovendo una mano.
Lui
sorrise ed uscì, infilando la spada nel fodero, diretto nella zona est della
città, dove l’aspettava Reeve.
La
miseria era ovunque si gettasse lo sguardo a Midgar. Palazzi in rovina,
pavimenti distrutti e macerie. Era davvero necessaria tutta quella sofferenza?
Si
bloccò. Una giovane donna dagli occhi rossi lo stava osservando mentre si
avvicinava, i capelli corvini legati in due trecce ai lati del viso. I capelli
erano molto lunghi e le arrivavano alla vita.
Un
brivido freddo passò per la schiena di Cloud quando i loro occhi si
incontrarono. Il vento faceva svolazzare il suo vestito leggero.
-Ei!
Cloud!- esclamò Reeve dietro di lui dandogli una pacca sulla spalla.
-Reeve...-
L’uomo
salutò anche la ragazza con un gesto della mano.- quella è Kirly, la mia nuova
assistente! Eravamo venuti qui a vedere se ci fossero pericoli concreti, ma i
mostri si sono dileguati!-
Lei
si avvicinò lentamente.
Cloud
era rimasto paralizzato, tuttavia cercò di nascondere il suo terrore. –quindi?-
-quindi
niente.- disse Reeve nascondendo le mani dietro la schiena.- pericolo scampato.
Abbiamo fatto un viaggio a vuoto.-
-a
saperlo non sarei neanche venuto.- disse Cloud.- mi sarei evitato una
passeggiata inutile.-
-Cloud
Strife?- chiese Kirly.
Il
biondo la guardò attentamente.- sì.-
-Reeve
mi ha parlato molto di te.- disse.- mi fa piacere conoscerti.-
-non
ti ho mai vista a Midgar.- osservò Cloud.
-perché
non vivevo qui fino a poco tempo fa.- rispose lei.- mi sono trasferita da poco.-
-Kirly
è una ragazza molto abile.- spiegò Reeve.- penso che potrebbe persino tenerti
testa.-
-non
esageriamo.- disse Cloud. In realtà non si sentiva così superiore a Kirly.
Il
suo portamento, i suoi gesti... in qualche modo gli ricordavano... Sephirot. E
ciò lo metteva a disagio, senza contare che quelli erano gli stessi occhi
scarlatti del suo sogno.
Lei
lo scrutava attentamente, analizzandolo in ogni particolare, poi tese la mano,
che lui strinse esitando.
Proprio
in quel momento fu come se un flash gli attraversasse la mente, come se tutto
il resto si facesse distante ed esistesse solo lui, sdraiato a terra, il torace
squarciato da una ferita, il braccio teso a raggiungere qualcosa di lontano e
irraggiungibile.
Lasciò
subito la presa e si allontanò da lei, terrorizzato.
-Cloud!
Che hai?!- esclamò Reeve.
-niente...-
bofonchiò Cloud, ansante.- niente... è solo che stanotte non ho dormito.-
Kirly
lo guardò, spaventata da quella reazione improvvisa.- c’è qualcosa che ho
fatto?-
-non
ti preoccupare.- disse Cloud.- sai, non ho riposato molto in questi giorni.-
Reeve
non era convinto.- meglio se ti riportiamo a casa noi...-
-no,
grazie Reeve, ce la faccio da solo.-
***
Cloud
entrò in silenzio nella chiesa e si fermò ad ammirare il suo riflesso sconvolto
nello specchio d’acqua. In realtà, aveva paura di poter avere di nuovo quella
visione, qualunque cosa significasse.
Avrebbe
voluto ricordare anche il resto del sogno, ma non sembrava poter essere
possibile.
Chi
era in realtà quella ragazza? Era davvero soltanto Kirly e non qualcosa di più?
-perché
sei scappato via?- chiese una voce piatta.
Cloud
si voltò di scatto, la mano corse istantaneamente sull’elsa della spada e si
scagliò contro la nuova venuta.
Un
rumore metallico gli disse che lei aveva parato prontamente il colpo e rimasero
a guardarsi negli occhi, la spada di Cloud incrociata con la sciabola di Kirly.
Gli
occhi rossi della ragazza si erano piantati nei suoi, facendolo rabbrividire
per l’ennesima volta.
-perché
sei scappato via?- ripetè Kirly.
-non
sono scappato.-
-dì
la verità, hai visto qualcosa.-
-perché
dovrei?-
-perché
io ho visto.- rispose in un sussurro Kirly.- io ti ho visto morire.-
Cloud
ringuainò la spada.- chi sei?-
-sono
giorni che ho la stessa visione.- disse Kirly.- giorni che mi sveglio con il
sapore del sangue in bocca.-
-non
sai perché ti succede?- chiese Cloud.
-no.
È un mistero che terrei a risolvere, ma non so da dove cominciare. Se potessi
saperlo, almeno mi toglierei di dosso quella sensazione di amarezza.-
-c’è
altro, vero?- chiese Cloud.
Lei
lo guardò. Uno sguardo che nascondeva qualcosa di più che amarezza.- Cloud...-
-che
c’è?-
-raccontami
qualcosa di...lui.-
-lui
chi?- chiese Cloud, colto alla sprovvista.
Silenzio.
Aveva capito subito che quella ragazza era strana, ma dalla stranezza a voler
sapere le gesta di un pazzo furioso...- non c’è molto da dire.- disse Cloud
infine.- ci ha portato molti guai, tutto ciò che vedi qui intorno l’ha
provocato lui.-
-oh...-
-ci
viveva una ragazza qui. Si chiamava Aerith. Lui l’ha uccisa.- disse Cloud,
abbassando lo sguardo sui fiori gialli e bianchi.
Kirly
sospirò.- allora è vero. Bè... l’hai sconfitto tu, no?-
Cloud
annuì.- cos’altro potevo fare? Voleva distruggere il mondo.-
Lei
abbozzò un sorriso e gli diede le spalle.
Cloud
rimase a fissare i suoi capelli neri.- come mai me l’hai chiesto.-
Come
risposta Kirly gli porse una foto. Era un piccolo quadrato raffigurante una
bella donna dallo sguardo luminoso. Benché l’immagine fosse immobile, la donna
ritratta sembrava muoversi, tanto i suoi occhi erano vivi e carichi di energia.
-si
chiamava Fairy.- spiegò Kirly.- era mia madre. La fidanzata di Sephirot.-
Cloud
rimase di sasso.
-io
ho vent’anni. Mia madre è morta diciotto anni fa.- disse Kirly.- è morta per
colpa della ShinRa.-
Diciotto anni prima
Una
massa di ondulati capelli corvini era appena spuntata da dietro una roccia.- se
ne sono andati.-
Sephirot
si alzò dopo di lei.- erano troppi. Troppi anche per me.-
-ma
da dove saranno spuntati quei mostri?-
-non
lo so. L’importante è che non ritornino qua.- disse Sephirot guardandosi
intorno. Individuò una piccola botola aperta poco più in là e si avvicinò con
circospezione.
Fairy
lo raggiunse dopo essersi tolta qualche rametto dai capelli e si inginocchiò
vicino a lui.- allora non si sono materializzati dal nulla.-
-scendo-
informò Sephirot.- tu aspetta qui.-
Lei
gli lanciò un’occhiataccia.- e se tornano i mostri?-
-allora
vieni con me.- sospirò Sephirot.
I
due scesero nell’antro dove conduceva la botola, un buco poco illuminato che
precedeva una galleria buia.
Sephirot
si incamminò verso di essa, spada alla mano.
Il
luogo nel quale aveva guidato la galleria era pieno di capsule aperte, il
contenuto era stato svuotato sul pavimento di pietra e un grande computer
portava una scritta luminosa e lampeggiante.
-ma
cos’è?- chiese Fairy avvicinandosi al computer.
Sephirot
le blocco il polso velocemente.- non toccare niente. Può essere pericoloso.-
-non
trattarmi come una bambina, Sephirot. Sono un Soldier di prima classe, fino a
prova contraria.-
Lui
non rispose, si limitò a lasciarla e a guardare la tastiera del computer.
-i
mostri venivano da qui, sicuramente.- disse Fairy.
-sono
d’accordo. È probabile che ora si dirigeranno verso le città.-
-è
gli altri non sanno niente!- esclamò Fairy, agitata.
-stai
calma. Non possiamo permetterci di perdere la testa, Fairy. Chi ha creato
questi mostri? E perché?-
Fairy
indicò un nome sul computer.
Sephirot
lo lesse, in silenzio, poi abbassò il capo.- dovevo immaginarlo. Vieni.-
***
Quando
Sephirot aprì la porta di casa una bimbetta dagli occhi rossi gli si gettò
contro agitando una spada di gomma.
Lui
la prese al volo.
-papà!!!!!!-
strillò Kirly agitandosi freneticamente.
-il
papà è stanco oggi, piccola.- disse Sephirot lasciandola.
Kirly
esibì il suo migliore sguardo mortificato, poi si girò e corse attorno al
tavolo della cucina gridando a squarciagola e agitando la sua spada finta.
Fairy
le rivolse uno sguardo contrariato quando entrò.- papà, ma che le hai dato da
bere stasera?- disse sarcasticamente rivolta al vecchio seduto sul divano.
-niente.
Si comporta come te quando eri piccola.- rispose il vecchio.
-oh...-
disse Fairy.- devo avervi fatto penare.-
-mamma!!!-
La
donna abbracciò la figlia quando lei le cinse le ginocchia.- ciao tesoro.-
-lo
sai che oggi siamo andati a vedere Midgar?- chiese la bambina tutto d’un
fiato.- e il nonno mi ha fatto vedere tante nuove mosse con la spada!-
Sephirot
guardò Fairy, la quale a sua volta si rivolse al padre.- sai come la penso su
questo argomento.- disse tagliente.- non voglio che impari a combattere.-
Kirly
saltellò sul posto.- ma io lo so già fare!! Da grande diventerò un Soldier come
mio papà!!!-
Sephirot
scrollò le spalle.- bè... se è davvero questo che vuole...-
Fairy
gli lanciò un’occhiataccia.- troppi pericoli.-
-guarda
questo, papà!!! E quest’altro!!- gridò Kirly iniziando a colpirlo con la spada
di gomma. Sephirot indietreggiò fino a cadere sulla poltrona, e a quel punto,
Kirly gli saltò in braccio.
-sei
diventata proprio forte.- osservò mentre lei gli si accoccolava in braccio.
Non
stava mentendo. Che avesse preso dal padre in quanto al combattimento non c’era
dubbio. Se fosse diventata un Soldier, a Sephirot non sarebbe affatto
dispiaciuto. Era sicuro che sua figlia si sarebbe distinta molto presto.
Aveva
due anni Kirly, e tante energie ed entusiasmo. Assomigliava in modo
impressionante a Fairy, ma aveva una cosa molto strana che non apparteneva né a
Sephirot, né alla compagna: gli occhi rossi come il sangue.
-oggi
in perlustrazione abbiamo scoperto un laboratorio di esperimenti- disse Fairy
rivolta al padre.
-davvero?-
chiese il padre.
-un
branco di mostri ci ha attaccato e abbiamo scoperto quel posto.- intervenne
Sephirot.- erano migliaia, e piuttosto pericolosi.-
-già...
ho paura che siano stati modificati in qualche modo.-
-ma
chi...?-
-c’era
il nome di Hojo, sul computer centrale.- disse Sephirot.- se è davvero lui,
l’artefice di quegli esperimenti ha messo in pericolo diverse persone. Alcune
squadre di Soldier sono state messe a disposizione dei civili... tuttavia, Hojo
non pagherà mai per ciò che ha fatto.-
-si
fa presto a dire che stava agendo per il bene della ShinRa.- mormorò Fairy.- e
chissà quanti altri esperimenti ha fatto e farà ancora in futuro.-
Sephirot
si alterò.- non ci pensare nemmeno, Fairy. Non ti permetterò di disertare i
Soldier.-
-la
ShinRa è un luogo corrotto, Sephirot, possibile che non lo capisci? Ha così
tanti segreti nascosti che non si contano neanche!-
-lo
so, ma...- Sephirot si fermò e fece cenno a Kirly di andare a dormire, quindi
il nonno l’accompagnò in camera sua.
Fairy
osservò il padre e la figlia allontanarsi, poi si piantò davanti a Sephirot.-
non posso continuare a servire un esercito di corrotti!- esclamò.
-ascolta...
non puoi disertare l’esercito! Ti faranno fuori senza neanche che tu te ne
accorga!- disse Sephirot scattando in piedi.- e finchè io avrò fiato in corpo,
non ti permetterò di andare al macello!-
-Sephirot,
sai bene che Hojo fa esperimenti anche sulle persone! Come puoi sopportare
tutto questo?!-
-lo
sopporto! Lo sopporto per te e per mia figlia!- fece Sephirot prendendola per
le spalle.- senti, so che è difficile, lo so. Ma se agisci come vorresti fare
tu... –
-cosa
pensi che voglia fare?-
-unirti
all’Avalanche. Posso scommetterci.-
Fairy
sospirò e si lasciò cadere sul divano, la testa nascosta tra le mani.- quando
mi sono unita ai Soldier, pensavo che essi fossero un gruppo di soldati onesti,
invece...-
Sephirot
rimase a guardarla per un po’, dopodiché le si sedette vicino e le mise due
dita sotto il mento per alzarle il viso. La baciò, poi la strinse a se.
-non
posso prometterti niente.- sussurrò Fairy.
***
-alto
tradimento, tentativo di uccidere un membro rispettabile della compagnia, fuga
di informazioni...- Sephirot lesse le accuse una dietro l’altra, come se avesse
appena ingoiato un rospo.- pena: fucilazione.-
Fairy
alzò appena il capo, rannicchiata in un angolo della cella.- lo sai che non è vero.-
-spiegami,
allora.-
-è
stato Hojo. È stato lui, in accordo con il presidente Shinra.- disse Fairy
alzandosi in piedi.- avevo il diritto di proteggere mia figlia!-
-ma
cosa stai blaterando?- chiese Sephirot.- che vuoi dire?!-
-durante
la tua assenza, Hojo ha preso Kirly. Ho origliato una conversazione tra lui e
il presidente. Dicevano che lei aveva dei poteri speciali, paragonabili a
quelli di una certa strega piombata qui duemila anni fa... dicevano che
l’avrebbero usata come cavia. A quel punto sono dovuta intervenire. Mi sono
infiltrata nel laboratorio di Hojo con l’aiuto di alcuni membri
dell’Avalanche... e l’ho liberata.
Successivamente è arrivato Hojo... e ho cercato di ucciderlo. I due membri dell’Avalanche
che mi hanno aiutata sono scappati con Kirly, ma io sono stata catturata.-
-dov’è
Kirly?- chiese Sephirot.
La
donna ricadde a terra.- l’hanno portata via da Midgar... penso che abbiano
raggiunto la città dimenticata.-
Sephirot
prese un respiro e le si inginocchiò accanto.
Lei
gli rivolse un sorriso afflitto.- mi dispiace. Ho dovuto farlo. Ora ne pago le
conseguenze. Mi dispiace!- scoppiò a piangere Fairy.
-stai
calma.- mormorò Sephirot.- stai calma...-
-non
avrei voluto morire!- singhiozzò Fairy.- io volevo solo proteggerla!-
Sephirot
l’abbracciò.- stai tranquilla... proteggerò io Kirly...-
Dovette
fare uno sforzo enorme per non gridare in quel momento, ma c’era già Fairy a
piangere disperatamente, e non poteva che starle vicino e darle forza, o
perlomeno, farle compagnia.
***
All’alba
del primo giugno, i soldati della ShinRa puntarono i loro fucili verso Fairy,
mentre Sephirot, preparava il lungo viaggio che avrebbe portato la figlia
lontano dalla ShinRa, lontana da Midgar e lontana da Hojo.
Fairy
non si sarebbe mai potuta dire innocente, ma neanche colpevole, l’unica cosa
che poteva affermare era che la ShinRa le aveva portato via molto più della
vita.
Una
famiglia sfaldata completamente, una figlia lontana dal padre e, come se la
morte avesse voluto donarle una premonizione, l’unico uomo che avesse mai amato
sarebbe diventato un assassino...
Fairy
morì quel giorno, tra mille rimpianti e mille speranze distrutte, uccisa da
pochi e precisi proiettili.
FINE
PARTE 1...