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Autore: Nana_13    01/03/2019    0 recensioni
Serie di one shot pensata come una sorta di raccolta di "scene inedite" tratte dal primo capitolo di Bloody Castle, per approfondire i rapporti tra i personaggi e la loro psicologia, e che anticipa la pubblicazione del secondo capitolo.
Genere: Angst, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Cari lettori siamo tornate! C'è voluto un po' ma in questo periodo non abbiamo mai smesso di lavorare alla nostra storia. Il secondo capitolo arriverà a breve, è completato e in revisione. Nel frattempo vi lasciamo a queste scene inedite, pensate per dare un tocco in più agli eventi descritti nel primo capitolo.
Buona lettura!
A&L



Greenwood


“Ecco, da qui si vede bene.”

Rachel si sentì sollevata per aver trovato quei posti, dopo essersi scusata con tutti i genitori, amici e parenti seduti sugli spalti a cui passando aveva pestato involontariamente i piedi. Lei, Juliet e Jason erano venuti a fare il tifo per Claire. La sua squadra di calcio giocava un’amichevole contro un’altra squadra dell’ultimo anno, proveniente da una città vicina. Era un modo per salutarsi e divertirsi un’ultima volta prima delle vacanze estive, così aveva detto Claire. Come sempre, loro non si sarebbero persi una sua partita, perciò eccoli lì che urlavano e mangiavano nachos.
Fu quando l’arbitro fischiò un fallo che Rachel riconobbe una figura seduta pochi spalti più in basso. “Mark?”

Sentendosi chiamare il ragazzo si voltò all’istante, sorridendole non appena l’ebbe riconosciuta. “Rachel! Ehi, ciao…come va?” domandò, sembrando quasi imbarazzato di essere stato scoperto.

Rachel era confusa, che ci faceva lui lì, da solo poi?

Juliet allora intervenne, togliendo entrambi dall’imbarazzo. “Perché non ti unisci a noi? Così la smettiamo di urlare.”

Lui fece per replicare, ma venne interrotto da un’altra voce. “I pop-corn al caramello erano finiti, però ti ho preso i…” Cedric si era avvicinato con gli snack e ci mise un attimo a capire che l’amico non lo stava ascoltando. Girò lo sguardo nella sua stessa direzione e riconobbe le ragazze e Jason. “Ehi, eccovi!” constatò allegro.

“Perché non raggiungi i tuoi amici e ti levi dai piedi? Mi copri la visuale!” ribatté per tutta risposta un omone grande e grosso. Al che Mark e Cedric non se lo fecero ripetere due volte e salirono i gradini che li separavano dagli altri.

L’evento era aperto a tutti, ma Rachel non poté fare a meno di sospettare che dietro la loro presenza ci fosse lo zampino di Juliet. Quello era esattamente il genere di iniziative che avrebbe preso lei. “Li hai chiamati tu?” mormorò a denti stretti per non farsi sentire, mentre i due si sistemavano sugli spalti accanto a loro.

L’amica le rivolse un’occhiata dapprima perplessa, poi sembrò illuminarsi. “Ah sì, non te l’avevo detto?” le chiese con la solita aria innocente.

Scontato. Avrebbe dovuto immaginarlo.
Quando tutti si furono seduti, tornarono a concentrarsi sulla partita, appena in tempo per vedere una bella azione di Claire. Era riuscita a smarcare un’avversaria e a portare la palla verso la porta, ma purtroppo venne intercettata nell’esatto momento in cui provava a fare goal.

“Cavolo!” esclamò Juliet amareggiata.

Cedric le rivolse un ghigno divertito. “Non ti facevo un’appassionata.”

“In realtà non ci capisco molto. Claire ha provato a insegnarmi le regole, ma lo sport in generale non fa proprio per me. Però in questi anni, vedendola mentre gioca, ho capito quando sta per succedere qualcosa di importante e mi sale l’adrenalina.” disse imbarazzata, facendolo ridere.

 “Tu invece? Ne capisci di calcio?” lo punzecchiò Jason. I loro rapporti erano migliorati dalla festa a casa di Rachel, ma a lei sembrava ancora che Jason non lo sopportasse. Cosa che avevano in comune. Per quanto ormai si frequentassero da un po’, non riusciva ancora a farsi piacere Cedric. Forse, come le aveva detto Juliet, era perché avevano dei caratteri completamente diversi e magari le serviva più tempo per conoscerlo, ma al momento faticava ad averlo intorno. Lo sopportava solo perché con lui c’era sempre Mark, che almeno era piacevole.

“Io sono cresciuto a pane e Baseball. Mio padre è un vero tifoso, mentre io… beh diciamo che non sono un grande appassionato, ecco.”

Di lì a poco ci fu un gran fermento tra il pubblico. Claire stava correndo a gran velocità verso la porta avversaria, mentre una delle sue compagne cercava di non farsi rubare la palla dalle avversarie. A pochi metri dalla porta, gliela passò, ma era troppo alta e quando tutti ormai davano per scontato che Claire non ci sarebbe arrivata, lei li stupì buttandosi all’indietro e con una rovesciata fece goal. Il pubblico impazzì, si alzarono tutti in piedi, saltando e urlando a squarciagola, sventolando bandiere e grosse mani di gomma piuma con i colori della squadra. Intanto, in campo le compagne di Claire corsero ad abbracciarla e a darle pacche sulla schiena.
La partita si concluse un’ora più tardi, due pari ma non senza soddisfazioni per la squadra della scuola, le cui giocatrici erano state protagoniste di azioni degne di nota.
Rachel e gli altri rimasero fuori ad aspettare che Claire uscisse dagli spogliatoi e, quando la videro arrivare, Juliet le andò incontro per coinvolgerla in un caloroso abbraccio.

“Sei stata grande!” esclamò entusiasta.

Quasi stritolata, Claire ricambiò, ringraziandola e ridendo della sua impetuosità. Subito dopo, si accorse che alle sue spalle, insieme a Rachel e Jason, c’erano anche Mark e Cedric. “Oh, ciao…” mormorò spaesata, mentre Juliet la liberava dalla stretta. Non si aspettava certo di vederli.

“Hai capito lo scricciolo.” commentò Cedric ironico. “E chi se lo sarebbe mai immaginato.”

Lei non gli diede la soddisfazione di una risposta, sollevando il mento con aria superiore e passando oltre.

“Bella partita, comunque. La rovesciata poi è stata memorabile.” si complimentò poi, mentre tutti insieme si avviavano al parcheggio della scuola.

Claire lo ringraziò, sorridendo di rimando. Non aveva idea del perché fosse lì, ma stranamente le faceva piacere che l’avesse vista giocare.

“Okay, allora ci ritroviamo direttamente al locale.” disse Mark, aprendo la portiera della macchina.

“Aspetta, venite anche voi?” La domanda le sorse spontanea e solo dopo Claire si rese conto che dal tono di voce doveva essere sembrata sgarbata.

Cedric però non parve offeso, anzi. La sua espressione sorpresa doveva averlo divertito. “Juls ci ha invitati. Perché, ti dispiace?”

Lei scosse la testa, decisa a non dargliela vinta. “No, no. Figurati, tutt’altro.”

A quel punto, lui le rivolse uno dei suoi sorrisi a metà tra il trionfo e lo scherno. “Lo so, non puoi fare a meno di me.”

Claire ripensò a quanto aveva detto e si morse la lingua. Come al solito aveva aperto bocca senza riflettere, dandogli modo di approfittarne. Avrebbe voluto ribattere, ma non fece in tempo perché Cedric si era già infilato in macchina; poi Mark mise in moto e partirono, lasciandola lì impalata a rodersi il fegato.
Con una faccia che era tutta un programma si sedette sul sedile del passeggero, abbandonando la testa sullo schienale e guardando fuori dal finestrino.

“Che bella idea hai avuto, complimenti.” disse sarcastica a Juliet, che sedeva dietro con Jason. Non ci aveva messo molto a fare il collegamento e a capire che doveva essere tutta opera sua.

“Che?” chiese lei con aria smarrita.

“Niente, lascia perdere.”

Jason al contrario colse l’allusione e sghignazzò sotto i baffi, mentre Rachel faceva manovra per uscire dal parcheggio.
Poco dopo arrivarono davanti all’entrata del loro locale preferito, un ristopub stile anni ’50 con camerieri sui pattini e luci al neon. Di solito si ritrovavano lì dopo ogni partita di Claire, per festeggiare la vittoria o risollevarle il morale dopo una sconfitta con un hamburger o un bel milkshake. Tra l’altro, quella era l’ultima sera che trascorrevano con Jason prima che partisse per l’Europa. Poi ognuno avrebbe preso la sua strada e chissà quando si sarebbe presentata un’altra occasione per rivedersi.
Rachel scese per ultima e, dopo essersi accertata di aver chiuso per bene la macchina, raggiunse gli altri all’entrata. Aveva preso quella di suo padre perché la sua era a secco, ma la serratura dava qualche problema da un po’. Doveva ricordargli di farla vedere da un meccanico.
In tutta tranquillità, attraverso la strada su cui si affacciava il locale, deserta quella sera. D’altronde era difficile che in un giorno qualunque della settimana ci fosse gran movimento in città. Tuttavia, una volta nei pressi dell’entrata, la colse una strana sensazione, come di una presenza alle sue spalle che la osservava. Qualcosa le diceva che non era sola.
D’improvviso, il rombo di un motore la fece trasalire e si voltò allarmata, riuscendo appena a intravedere il retro di un’auto che svoltava, infilandosi in un vicolo parallelo a pochi metri di distanza.

“Ray?”

Il richiamo di Jason la riscosse.

“Che c’è?” le chiese, avvicinandosi.

Ci mise un po’ a rispondere, fissando ancora il punto in cui aveva visto la macchina sparire, per poi darsi della stupida. Da quella maledetta sera del ballo ormai vedeva pericoli dappertutto e bastava niente a farla andare nel panico. Sbatté le palpebre per riprendersi e scosse la testa, tornando a guardarlo.

“È tutto okay.” lo rassicurò. “Andiamo?”

   
 
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