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Autore: EmsEms    11/03/2019    0 recensioni
[Golden Kamui]
[Golden Kamui]Ciò che non ti uccide... ti stressa.
Sick fic in cui Tsukishima è costretto a fare da infermiere a due spie a cui son rimaste tre ossa intatte in totale.
[VasTsuruTsuki]
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa fic è l’ennesimo tentativo di VasTsuruTsuki perché amo le dinamiche fra questi tre pg. Vasiliy è l’OC di @kerebrin. È un agente segreto russo. Trovate altre informazioni sul tumblr di Higgs: http://higgsbison.tumblr.com/ . Doveva essere una OS, ma ho deciso di dividerla in 2 / 3 capitoli. Spero non risulti troppo frammentata. Non è il massimo, ma volevo rendere esplicito il mio amore per questo trio. La fic non è stata betata, se trovate errori fatemelo notare nei commenti!

 

Grazie a Higgs e a Fede che sopportano i miei vaneggiamenti su Tsurumi.

 

***



 

Tsukishima non fece in tempo ad aprire la porta della stanza, che una zaffata di fumo lo investì in pieno. Subito pensò ad una visita di Arisaka - non sarebbe stata la prima volta che uno dei suoi prototipi esplodeva (volontariamente o involontariamente) - ma era un'ipotesi improbabile dal momento che gli aveva spedito un telegramma solo un'ora prima. Il telegramma riassumeva le condizioni del suo capo in seguito alla rovinosa caduta in un crepaccio e recitava più o meno così: Ossa rotte. Nessun organo compromesso. Perso molto sangue. Ospedale ***.
 

"Ah, Tsukishima, ti dispiacerebbe chiudere la porta? Grazie" trillò Vasiliy, nascosto da una coltre di fumo.


Tsukishima aveva omesso il motivo per cui Tsurumi aveva fatto un volo di quindici metri che gli aveva procurato due costole rotte e una tibia fratturata. Il sergente marciò verso la finestra e la spalancò per far uscire il fumo. Fosse stato per lui, Vasiliy sarebbe potuto rimanere in fondo al crepaccio, privo di sensi e con il braccio girato in una posizione innaturale. L'unico motivo per cui non lo aveva lasciato alla mercé della fauna locale era perché Tsurumi aveva insistito affinché intervenisse in suo soccorso. Tsukishima aveva eseguito gli ordini senza chiedere spiegazioni, mantenendo i nervi saldi e assicurandosi che entrambi non fossero in pericolo di vita prima di correre a chiedere aiuto.
"Lei non fuma, signore" commentò Tsukishima, avvicinandosi al letto di Tsurumi e scattando sull'attenti.
"Ah, già" rispose lui, sfilandosi il sigaro di bocca e guardandolo come se si fosse appena accorto di aver fumato fino ad allora.
"Suvvia, Sergente, un sigaro non lo ucciderà."
Tsukishima lanciò uno sguardo velenoso a Vasiliy, il quale, schiena languidamente appoggiata sui cuscini, era intento a fumare una lunga pipa dal dubbio contenuto.
"Mi scusi per l'impudenza, ma faccio fatica a credere che lei abbia a cuore la salute di un uomo che ha personalmente spinto in un burrone."
"Touché. Ma vede, Sergente, non l'ho 'spinto'. Siamo caduti" sorrise Vasiliy, alzando il camice e premendo un dito sulla lunga cicatrice che gli attraversava l’addome.
"Tsukishima, morfina" mormorò Tsurumi, volto contratto in una smorfia di dolore mentre cercava di alzarsi a sedere.
"Fossi in Lei non gliela darei. Ha convinto un infermiere ad iniettargli una dose da cavalli mezz’ora fa."
Tsukishima voltò di nuovo le spalle a Vasiliy, sperando che a forza di ignorarlo si sarebbe zittito.
"Ne ha già preso una dose poco fa, signore" sussurrò Tsukishima, visibilmente preoccupato dall'espressione di pura sofferenza che deformava il volto del suo capo.
"Gli accenda un altro sigaro. Lo tiene occupato."
Tsukishima invitò Tsurumi a sdraiarsi di nuovo, prima di somministrargli un semplice bicchiere d'acqua.
"Non posso darle la morfina, signore. Rischia l'overdose" si scusò il sergente dischiudendo ad una ad una le dita con cui Tsurumi gli aveva artigliato la giacca della divisa.
"Fra poco farà effetto quella che ha già preso" sussurrò Tsukishima, sfregando dolcemente la mano del Tenente nel tentativo di riscaldarla.

"Tsukishima" sussultò Tsurumi, fronte imperlata di sudore e respiro affannato.
Il sergente osservò impotente il suo superiore contorcersi in preda al dolore e supplicarlo di procurargli altra morfina, limitandosi a stringergli la mano e a ripetere dentro di sé che lo stava facendo per il suo bene. Dopo quelle che a Tsukishima erano sembrate ore, gli antidolorifici fecero finalmente effetto e Tsurumi scivolò in un sonno artificiale.
Tsukishima posò con delicatezza la mano del suo capo sul materasso e sistemò il bicchiere d'acqua sul tavolino, accanto ai fiori ricevuti da un ammiratore segreto che Tsukishima sospettava essere lo stesso infermiere che gli aveva allungato la dose extra di morfina. D'altronde, erano passate solo ventiquattro ore dal ricovero e l'unico che sarebbe venuto a sapere dell'accaduto sarebbe stato Arisaka, in quanto amico di vecchia data e persona estremamente affidabile. Tsukishima si era ben guardato dallo scrivere ai piani alti. Se fossero venuti a sapere che Tsurumi aveva salvato la vita ad una spia russa, lo avrebbero fatto sparire dalla circolazione senza tante discussioni e con una bella pallottola conficcata nel cranio. Vasiliy interruppe il silenzio, buttando fuori una nuvola di fumo e schiarendosi la gola.
"Quando hai intenzione di dirglielo?"
Tsukishima si allontanò dal letto di Tsurumi e tirò le tende in modo da bloccare la luce che filtrava dalla finestra spalancata. Adesso faceva fin troppo freddo.
"Deve essere stanco anche Lei. Perché non prova a dormire?"
Le iridi fredde della spia bucarono l'oscurità e si posarono sulle occhiaie che cerchiavano gli occhi di Tsukishima.
"Tu più che altro, faresti meglio a riposare. Prometto che non proverò ad uccidere il tuo adorato Tsurumi."
Tsukishima percorse in poche falcate lo spazio che lo separava dal paziente che non gli dava tregua e, con un movimento deciso, gli strappò di mano la pipa.
"A meno che non glielo prescrivano, preferirei non fumasse oppio" sbottò, poggiandola sul bordo del tavolino, lontano dalla sua portata.
Vasiliy non sembrò affatto disturbato da quel gesto tanto sgarbato. Al contrario, rivolse un sorriso malizioso al sergente.
"Immagino sia un po' meschino da parte mia chiederglielo, ma visto che il nostro caro Tsurumi dorm-"
"No" ribatté subito Tsukishima, senza aspettare che Vasiliy terminasse la frase.
"Sarò silenzioso "
"Se lo scordi" bofonchiò il sergente, sfilando i cuscini da dietro la schiena di Vasiliy e battendoli un po' con le mani per farli tornare gonfi e morbidi.
"Ha rischiato di spaccarsi la milza e ha appena assunto un quantitativo di droga che metterebbe al tappeto un orso."
Vasiliy sbuffò, sdraiandosi sul cuscino che Tsukishima aveva risistemato sotto la sua testa.
"Nemmeno un bacio?"
Di tutta risposta il sergente tirò le tende intorno al letto del paziente molesto.
"Tsurumi sa" bisbigliò Vasiliy, indispettito.
Tsukishima arrossì lievemente, troppo orgoglioso per chiedere esattamente quanti dettagli in merito alla loro relazione avesse fornito la spia russa al suo capo.
"Oh, non ti preoccupare, non gli ho detto che mi chiami con il suo nome."
"È successo una volta sola" sibilò il sergente, affacciandosi da dietro la tenda.

“Già, uno degli orgasmi più intensi che abbia mai avuto” sospirò Vasiliy, con lo stesso tono di voce sognante con cui avrebbe raccontato ad un suo compagno di scuola dei bei vecchi tempi.

Tsukishima stava per ribattere, quando si accorse del pallore del suo viso e della smorfia che lo aveva appena attraversato. Il primo istinto fu quello di avvicinarsi al letto per controllare che il suo battito cardiaco fosse regolare, ma Tsukishima decise che avrebbe fatto meglio ad affidare la vita di Vasiliy ad un professionista. Senza indugiare oltre, si infilò la pipa in una tasca interna della giacca e corse a cercare un dottore.

 

***

 

Il sole non sembrava volersi degnare di uscire da una coltre compatta di nuvole, limitandosi a stendere sul mondo un velo di luce sbiadita che rendeva i bianchi ancora più accecanti e spegneva il resto dei colori.

 

Fuori dall’ospedale c’era un via vai di barelle, uomini in divisa, dottori e infermieri che si urlavano direttive in russo da una parte all’altra del cortile. Tsukishima si appoggiò al corrimano di pietra della scalinata che portava all’ala est dell’edificio e si accese una sigaretta. Un uomo in stampelle lo raggiunse zoppicando e gli chiese se poteva offrirgliene una in un dialetto strascicato che Tsukishima fece fatica a decifrare, ma prima che il sergente potesse tirare fuori il pacchetto dalla tasca della giacca, un’infermiera munita di cartellina li raggiunse e trascinò via il paziente rimproverandolo per essersi alzato dal letto. Tsukishima li seguì con lo sguardo finché non scomparvero dietro ad un capannello di soldati che stavano trasportando una barella in fretta e furia verso l’entrata principale dell’ospedale.

 

Quella situazione non gli piaceva affatto. Tsurumi non si sarebbe potuto alzare dal letto per una settimana e anche allora prendere un treno per San Pietroburgo era fuori questione. Erano bloccati in un paesino sperduto che contava su una sola linea telegrafica per mettersi in contatto con il resto del mondo. A rendere la prospettiva ancora più agghiacciante era il fatto che una spia assoldata dal governo russo per farli fuori se ne stesse bella comoda a fumare oppio insieme al suo capo. Vasiliy - sempre che quello fosse il suo vero nome - era entrato nella sua vita ben prima che Tsukishima lo incontrasse in persona. Tsurumi ne era rimasto profondamente colpito quando, dopo essersi finto trafficante di armi, la spia russa lo aveva fregato tendendogli un’imboscata nella quale Tsurumi ci aveva quasi rimesso la vita. Da quel momento l’agente segreto giapponese aveva cominciato a collezionare pagine di giornale che parlavano dello scandalo internazionale che aveva rischiato di alimentare gli attriti fra le due nazioni e che costituiva la sua prima vera e propria sconfitta. Tsukishima non poteva certo biasimare Tsurumi per essersi preso una cotta per l’unico uomo capace di mettergli i bastoni fra le ruote, ma non vedeva come questa sua piccola ossessione potesse aiutarli nella loro missione di raccogliere informazioni sulle basi militari russe in vista di un futuro conflitto fra Russia e Giappone. Se da una parte Vasiliy era un uomo affascinante ed estremamente colto, dall’altra erano in pochi a poter vantare di averlo battuto in astuzia. Difatti Tsukishima ne conosceva solo uno e al momento era incosciente sul lettino di un ospedale. Una vocina dentro di lui gli ricordò che almeno Tsurumi non si vergognava dei suoi sentimenti, anzi, li sfruttava a suo vantaggio, traendo beneficio dalla compagnia del nemico per approfondire le sue ricerche. Non come lui, che si scopava il nemico ad occhi chiusi nella speranza di cancellare ogni pensiero inappropriato sul proprio capo.   

 

Con uno scatto nervoso, Tsukishima gettò la sigaretta a terra e la spense sotto la suola dello stivale. Non doveva preoccuparsi così tanto per Tsurumi. In fin dei conti, aveva anni di esperienza alle spalle. Certo, era difficile capire esattamente quanti anni, visto che non parlava quasi mai del suo passato, ma la sera prima di partire Tsukishima aveva sentito da un suo commilitone che a soli venti anni Tsurumi era stato scelto dal governo per una missione di spionaggio. Il suo capo era quindi abituato a giocare con il fuoco. Lui, invece, non faceva altro che scottarsi.

 

Il sergente si assicurò che nessuno lo stesse guardando mentre tirava fuori la pipa che aveva confiscato alla spia russa. La tasca della giacca dove l’aveva nascosta era piena di cenere, ma non ci fece troppo caso: prese la rincorsa e la lanciò oltre una siepe. Dopo essersi pulito le mani alla giacca, Tsukishima fece dietrofront e marciò dentro all’ospedale dove lo attendeva una lunga veglia accanto al letto di Tsurumi.  

 
  
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