Don't get close!
Quand'è
stata la prima volta in cui mi sono reso conto di essere la persona
sbagliata per te?
Quando?
Quand'è che ho capito che
avrei dovuto separarmi da te immediatamente, andandomene e
cancellando le mie tracce?
Non ce l'ho fatta, non è
successo. E ora mi torturo le mani, cerco risposte dove non ce ne
sono, osservo il soffitto nel tentativo di dare un nome a tutto
quello che sta succedendo. Non può essere, mi sono detto. No,
è uno scherzo.
Un cazzo di scherzo del destino.
Trovo
buffo quanto sia inutile dire che nulla di tutto questo dovrebbe
succedere, ma perché non ne sono capace? Dovrei cancellare
ogni singolo pensiero dalla mia mente, ingoiare parole dette a
sproposito e mentire, mentire e mentire ancora. Dimenticarmi di te,
abbandonarmi all'idea di non essere più in grado di
innamorarmi di nuovo. Qui non si tratta di alchimia, qui si tratta di
me, del mio corpo, di come desidero te che sei la persona più
importante della mia vita.
Si tratta di te, dei sacrifici che
abbiamo fatto, che ho fatto e di cui non mi pento minimamente. Ho
scelto di perdere ogni mia singola capacità per te, rinunciare
ad anni di lavoro e fatiche. Sì, ho buttato tutto a puttane
con l'unica consapevolezza di riportare indietro il tuo corpo,
cosicché la tua anima potesse ritrovare di nuovo se
stessa.
Bene, no?
Un sacrificio per un sacrificio, uno scambio
equivalente. Esattamente quello che la legge alchemica prevede.
Credevo sarebbe stato più difficile, ma mi sono reso conto che
il problema non è la perdita che ho subito, ma l'averti
ritrovato così come sei. Non riesco a fare a meno di pensare a
te ogni singolo secondo della mia esistenza, come e più di
prima: da freddo metallo, involucro apparentemente vuoto che eri, sei
tornato carne, calore e sangue.
Sei tornato, e ancora ora appena
ti sfioro sento qualcosa spezzarsi dentro.
Mi alzo a fatica e mi
trascino davanti allo specchio. L'immagine riflessa è l'ombra
di quello che ero. Pallido, le occhiaie violacee evidenti, occhi
stanchi. Non posso continuare così, non posso sperare di
insabbiare tutto. Se solo potessi dirtelo...
Cosa cambierebbe?
Probabilmente mi allontaneresti o peggio ancora. Potresti stringermi
a te, accostare i nostri petti, respirare uno nell'altro fino a dare
fiato a cose innominabili che non dovrebbero neppure uscire dalla mia
testa.
Al, non posso stare ancora qui, non con te.
Perdonami,
perdonami.
Ed.
Accartocci
il foglio di carta scaraventandolo in un angolo della camera e ti
trascini mollemente fino alla sala nella speranza di non incontrarlo.
Libri sparsi nel salotto e sul pavimento dimostrano una volta di più
quanto quello disordinato non sia solo tu. Ti abbassi a raccoglierne
un paio per poi riadagiarli silenziosamente sul tavolo, notando con
dispiacere che ogni singolo volume aperto parlava di come
riappropriarsi di qualcosa di perduto.
"Sei un vero
idiota."
Lo sai cosa ha intenzione di fare, e questa
consapevolezza sgradevole ti provoca un moto di repulsione verso ogni
cosa. Stringi i pugni scaraventando a terra tutto ciò che
stava sul ripiano ligneo, riaprendo gli occhi solamente quando senti
la porta di casa richiudersi.
«Ed?»
Te
ne vai senza rispondere prendendo la direzione di camera tua, una
stanza che fino a poco tempo fa ospitava due letti, ma che ora porta
le silenziose tracce di un solo frequentatore. Sei tu che lo hai
mandato via, tu che lo stai escludendo dalla tua vita, dai tuoi
spazi, da qualsiasi attività ideata all'ultimo per portarti
via del tempo. Ti accasci sulla porta scura chiusa con poca
delicatezza, nella speranza che possa lasciarti in pace. Sai che
anche oggi insisterà fino allo sfinimento, ma hai deciso di
non cedere.
«So che sei lì, rispondimi...»
Senti,
o credi di udire una mano che sfiora la superficie fredda, nella
speranza di creare un varco, entrare e pararsi di fronte a te
pretendendo spiegazioni che ancora non hai avuto il coraggio di
concedere. Sai che non lo farà, tuo fratello è troppo
leale per utilizzare le sue capacità al fine di accontentare
quello che pensi sia solo un suo capriccio. Percepisci un altro
rumore non ben identificato, e te lo immagini lì, in piedi, le
braccia tese in avanti e la fronte poggiata sul legno, ad
aspettare.
Aspettare cosa, poi? Una dichiarazione? Un "mi
dispiace" sussurrato tristemente? Oppure chissà, un
abbraccio. D'altronde erano anni che aspettavate quel momento, vero?
Quanto è stato bello quando hai potuto stringerlo a te nella
forma originale, umana, calda. Un cuore palpitante, aria nei polmoni,
respiri a scuotere il petto.
Eppure...
Eppure?
Nulla, non
apri nemmeno stavolta, conscio che lui starà lì fino a
che la speranza non avrà allentato la sua mano sulla gola e
sui polsi.
«Va via...» L'unica cosa che riesci a
sussurrare, più a te stesso che non ad Alphonse. «Ti
prego, va via.»
Prendi le ginocchia tra le mani, poggiandoci
il capo e rimanendo fermo immobile. Il duro pavimento si lamenta
della tua presenza, le giunture cominciano a dolere; da quanto tempo
sei lì esattamente, in quella stessa posizione? Ti arrischi ad
alzarti facendo forza sull'automail, imprecando dentro di te perché
in questa giornata di pioggia l'attaccatura fa maledettamente male.
Cedi e ti accasci con un tonfo.
A quel punto Al supera
l'invisibile linea di demarcazione che sta tra l'essere prudente e
passare per impudente: spalanca la porta pronunciando più
volte il tuo nome. Ti scuote, ti accoglie tra le sue braccia, ti
stringe forte a sé come se quel contatto potesse in qualche
modo farti star meglio. Ed è così, almeno in parte. Ti
senti sollevare di peso ed adagiare sul letto con delicatezza.
Sorridi, perché una volta di più ti rendi conto di come
tu sia effettivamente rimasto il più basso, nonostante il tuo
essere il fratello maggiore. Vorresti dirgli qualche cosa, una
qualsiasi, ma la stanchezza accumulata fino a quel momento si
ripresenta sulla tua testa e sul torace come un macigno, impedendoti
di parlare coerentemente e di spiegarti.
«Al...»
La
tua mano stretta tra le sue, ancora quel tepore.
«Sono qui.
Sei davvero uno stupido, un incorreggibile stupido. Lo sai,
fratello?»
Lo senti chinarsi verso di te, nonostante gli
occhi chiusi e la sensazione di essere completamente perso nel
dormiveglia. Lo senti anche mentre ti sussurra che è
preoccupato per te. Percepisci una piccola perla liquida e calda
atterrare sul tuo palmo e scivolare dal polso giù, fino al
lenzuolo. Lo hai sempre reputato un incorreggibile sentimentale,
eppure ti fa piacere.
Ti fa piacere perché sai che è
ancora vivo.
Il suo respiro alterato, la pelle delle sue mani, il
leggero tremolio dei suoi muscoli... Tutto questo dimostra che è
vivo, che è lì.
È di nuovo lui, Alphonse
Elric, tuo fratello minore non più legato a mero metallo
gelido. È lui.
Sorridi
nel sonno, inconsapevole se sia ancora lì al tuo fianco. Poco
importa ormai, non saresti più riuscito a resistere nel
mantenere quell'insensata lontananza che ti eri imposto di
rispettare.
«Ed.» Un'ultima carezza, prima di
avvertire un lieve tocco sulle tue labbra. Potresti anche averlo
sognato, non lo saprai mai.
«Ed.»
Eh
ma Stefy, sempre queste cose allegre eh! Sembrava tu ti fossi redenta
con la questione della commedia original, ma non puoi fare a meno di
affrontare argomenti difficili e coppie al limite, vero?
Decisamente
vero, ahahah! Non ci posso fare nulla, io e l'amore tra fratelli
abbiamo un certo feeling che mi porta a voler parlare di loro con la
dovuta distanza, la delicatezza che si estrania dal mero eventuale
problema sessuale, e che si insinua all'interno delle loro menti nel
tentativo di sciogliere i mille dubbi che li assillano stando uno
accanto all'altro.
Che dire, fatemi sapere che ne pensate, ho
bisogno di conoscere le vostre opinioni a tal merito. Mi auguro come
sempre di avervi regalato qualche riga interessante, una lettura
piacevole e diversa dal solito.
Un abbraccio a tutti, e un
pensiero speciale a Mahlerlucia,
a Blueroar e Miryel,
a tutte le ragazze fantastiche
del gruppo Boys Love
e a chiunque abbia dedicato un poca di vita per leggere tutto questo.
Thank you!
-Stefy-