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Autore: Shireith    22/03/2019    2 recensioni
{Ladynoir | post Oblivio e post Animaestro}
«Non ti sto chiedendo di farlo» chiarì Chat Noir. «Lo so che i sentimenti non funzionano a comando. Dico solo... se non ci fosse quel ragazzo, chiunque egli sia, pensi che sarebbe davvero impossibile? Noi due, intendo.»
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Finché l’incanto non tornerà


   Io... mi sono innamorata di lui. Mi sono innamorata di Chat Noir.
  Sì, era successo. Quelle parole, le stesse che non avrebbe mai creduto di poter formulare, erano scivolate via dalla sua mente con estrema naturalezza. Non ci aveva creduto, all'inizio. No, si era detta, doveva essersi trattato di un errore. Lei e Chat Noir, risvegliatisi da una temporanea amnesia, si erano scambiati un bacio solamente perché... perché...
Perché?
  Davvero, perché? Come era potuto accadere? Che Chat Noir le avesse rubato quel bacio contro la sua volontà? No, impossibile, si era subito corretta, con una prontezza tale che per un attimo si era stupita di se stessa. Chat Noir aveva tanti difetti, ma mai si sarebbe permesso di strapparle un bacio che lei non voleva concedere.
  E poi c'era anche la foto, quella scattata da Alya prima che l'incanto – era giusto definirlo tale? – si sciogliesse. Era... qualcosa di magico. Ladybug si era alzata in punta di piedi per ovviare alla differenza di altezza che la separava dal collega; il braccio sinistro di Chat Noir poggiato sul suo fianco, la sua figura si affidava completamente a lui, senza mostrare il benché minimo accenno di reticenza o disagio. Non v'era niente di sbagliato nel modo in cui le loro labbra si sfioravano. E, infine, le loro mani – intrecciate, unite, avvinghiate l'una all'altra con eloquente passione. Semplici gesti come un bacio o tenersi per mano assumevano in quella foto un significato molto più profondo – un misto di amore, fiducia, serenità. Se si escludeva l'intoppo del precedente San Valentino, Marinette aveva sempre pensato che il suo primo vero bacio l'avrebbe concesso solo e soltanto ad Adrien. A fare da sfondo a un tale scenario erano i panorami più incantevoli e le sensazioni più piacevoli; eppure... eppure mai, nemmeno nei suoi sogni più fantasiosi, l'avrebbe immaginato così.
  Dopo aver osservato la fotografia con attenzione, quasi volesse annotare nella sua mente ogni singolo dettaglio, Marinette era giunta alla conclusione che non poteva trattarsi di un semplice bacio. Sicuramente non era come quello che aveva strappato al collega l'ultima volta, quando aveva dovuto salvarlo dalle grinfie del nemico. Ricordava bene quel giorno. Ricordava bene come non avesse provato pressoché nulla nel posare le sue labbra su quelle di Chat Noir, e di come anzi, tornata a casa, si fosse addirittura indispettita di aver dovuto concedere il primo bacio a una persona che, per quanto cara, di certo non amava. Ma si poteva dire lo stesso di ciò che era successo in giornata? In tutta onestà, l'unica risposta sincera che Marinette riuscisse a formulare era un no.
  Oltretutto, come se tutto ciò non fosse sufficiente, c'era anche la testimonianza di Alya. Nel spiegarle l'accaduto, infatti, l'amica aveva giurato di aver visto i volti dei due eroi allontanarsi l'uno dall'altro senza che le mani facessero lo stesso, restando congiunte per un'altra manciata di secondi. Infine, prima che il potere di Ladybug sortisse il suo solito effetto, i due si erano nuovamente avvicinati e avevano – testuali parole – sorriso come due idioti. «Sorriso come due idioti che si amano, però!» aveva infine aggiunto l'amica, continuando a ripetere quanta tenerezza avessero suscitato in lei i loro sorrisi timidi e i loro sguardi innamorati.
  Arrossendo a quel pensiero, Marinette decise di averne abbastanza: tolse la foto dallo schermo del computer e si stiracchiò le braccia indolenzite. Tornò a fissare il display, ora impostato su una pagina qualsiasi del browser, e s'interrogò sul da farsi. Continuare a osservare la foto non sarebbe servito a nulla, questo era poco ma sicuro. Tuttavia, per quanto cercasse di distrarre la mente, i suoi pensieri erano più testardi di lei e insistevano a tornare sull'argomento. Volevano una risposta – una risposta che lei però non aveva.
  «Forse ci sono ancora delle cose che devi sapere sul suo conto» aveva suggerito Tikki qualche ora prima, e... che avesse ragione? Diamine, . Conosceva Tikki fin troppo bene per ignorare tutta la sua saggezza. Oltretutto, non poteva negare che, in passato, una cosa simile era già accaduta. Avrebbe mai pensato che Chat Noir nascondesse un cuore tanto sensibile, prima di scoprire quanto grande fosse il suo amore per lei? Amore che, oltre che immenso, era anche genuino: nonostante si fosse – falsamente – dichiarata a lui nei panni di Marinette, Chat Noir l'aveva rifiutata con assoluta cortesia, dichiarando che il proprio cuore apparteneva solo e soltanto a Ladybug. E, sebbene fosse già stato rifiutato due volte, esso non disponeva assolutamente della disonestà necessaria a prendersi gioco del prossimo. Marinette lo capiva bene, perché era esattamente ciò che provava per Adrien ogniqualvolta pensasse a lui; e, invero, anche se per un attimo c'era stato un altro ragazzo, la sua presenza era posta in secondo piano da quella abbagliante di Adrien.
  Infine c'era Chat Noir... Aveva mai pensato a lui come a un possibile interesse romantico? Onestamente, no. Ma se Tikki avesse avuto ragione? E se, avendo per un attimo dimenticato l'esistenza di Adrien, il suo cuore, ora non più cieco, fosse riuscito a cogliere con chiarezza la vera essenza di Chat Noir? Dopotutto, era anche vero che sotto alcuni aspetti non era molto diverso da Adrien...
Aspetta! Che cosa mai andava a pensare?! Adrien non era Chat Noir, e Chat Noir non era Adrien! Ma allora perché le sembrava di essersi follemente innamorata di Chat Noir, in quella foto? Anche ammesso che Adrien non esistesse, davvero sarebbe riuscita a concedergli il suo cuore con tanta facilità? Questo significava che l'amore per Adrien l'accecava a tal punto? Forse, se fosse riuscita a pensare a Chat Noir senza prendere in considerazione l'esistenza di Adrien, allora le sarebbe stato possibile cogliere aspetti di lui che ancora ignorava?


* * *



  «Un'altra foto per i nostri fan, milady
  «Non ti ci mettere anche tu, te ne prego» ribatté Ladybug, un risolino ad accompagnare il dito che rimise il volto del collega dove doveva stare, ossia a una debita distanza da lei e non con il fiato sul suo collo. «Direi che quello che è successo ieri è abbastanza. L'hai visto lo speciale di Nadja a riguardo?»
  Se l'aveva visto? Oh, eccome. Era rimasto col volto fisso sullo schermo del suo computer per tutta la durata dello speciale, gongolando tra sé e sé a ogni minimo accenno di amore tra Ladybug e Chat Noir, Plagg che lo prendeva in giro mentre rosicchiava una porzione del suo beneamato formaggio. La foto aveva fatto il giro di tutto il mondo e in un paio d'ore era già sulla bocca di tutti, non solo dei parigini o dei francesi.
  «Non è la prima volta che accade» commentò il giovane, seguendo la collega lontano dal luogo presso il quale avevano appena sventato una rapina.
  «E non doveva accadere, infatti» sentenziò Ladybug con una punta di dispetto. «Non capisco nemmeno come sia successo! Com'è stato possibile?» Nel porre quella domanda, era convinta che Chat Noir sarebbe intervenuto con una risposta sardonica delle sue. Ma alcuni secondi passarono e non udì nessuna replica, perciò si voltò e intercettò il suo sguardo, trovandolo stranamente serio e... ferito? Quella vista l'allarmò, ma prima che potesse proferire parola, Chat Noir chiese: «Pensi che sarebbe veramente così assurdo?»
  Sì, sembrava ferito, constatò Ladybug, come un bambino di fronte al perentorio no di un genitore. Presa in contropiede, lì per lì non rispose. «Che... che cosa?» domandò in un secondo momento, il sorriso sulle labbra ormai completamente svanito.
  «Amarmi. Che tu possa amarmi.» La vide sbattere le ciglia due volte e deglutire. «Non ti sto chiedendo di farlo» chiarì Chat Noir. «Lo so che i sentimenti non funzionano a comando. Dico solo... se non ci fosse quel ragazzo, chiunque egli sia, pensi che sarebbe davvero impossibile? Noi due, intendo.»
  Gli occhi di Chat Noir puntati dritti nei suoi erano una pressione che non riusciva più a gestire: abbassò lo sguardo, rimanendo in silenzio per una manciata di secondi. Secondi che minacciarono presto di trasformarsi in minuti. Cercava una risposta, implorando la sua mente di suggerirle le parole, ma tutto ciò che otteneva in cambio era il nulla. Sarebbe stato tanto orribile innamorarsi di Chat Noir, se solo Adrien non avesse occupato un posto tanto speciale nel suo cuore? E se...?
  «Scusa. Lascia perdere.» Sorpresa, Ladybug alzò di scatto lo sguardo su di lui. Chat Noir le regalò un sorriso debole – spento, palesemente falso – e biascicò: «Non avrei dovuto chiedertelo. So che non è giusto.» Si strinse nelle spalle, sospirando. «Ma, più di ogni altra cosa, so che non è colpa tua. Che non mi faresti mai un dispetto per il puro piacere di farlo. E lo so che insistere peggiora solamente le cose, credimi, lo so. È solo che...»
  «Non ne puoi fare a meno» terminò per lui Ladybug. «Sì, lo capisco.» Trattandosi di un avvenimento piuttosto recente, Marinette ricordava fin troppo come, nel giorno della presentazione del film ispirato alle gesta dei supereroi più amati di Parigi, il cuore le si fosse spezzato alla vista di Kagami e Adrien insieme. Lì per lì non aveva fatto neanche troppo male, e aveva deciso di schierarsi con Chloé perché in preda all'impulsività. Solo in un secondo momento si era resa conto di essere stata una stupida, un'egoista, un'immatura. Ma, soprattutto, una pessima amica nei confronti di Adrien. Era forse colpa sua se, dopo mesi, lei ancora non aveva trovato il coraggio di dichiararsi? No, certo che no. Così era arrivato il dolore, quando, nella comodità del suo letto, aveva iniziato a pensare quanto l'amore potesse far soffrire, se non corrisposto. Non doveva essere una semplice cotta adolescenziale, la sua? Sì, bella menzogna. Magari lo fosse stata. Magari avesse potuto dimenticare Adrien dall'oggi al domani e buttarsi tra le braccia di un altro ragazzo. E neanche uno qualunque, perché, col senno di poi, doveva ammettere che poter ricambiare tutto l'amore di Chat Noir sarebbe stato un sollievo. Il bacio immortalato dallo scatto di Alya aveva colto tutta la fiducia che era stata in grado di provare per lui dopo appena qualche ora di memoria offuscata. Era egoista provare invidia per la Ladybug della foto? Era egoista volersi sentire finalmente al sicuro tra le braccia della persona che amava e non doversi più struggere per un ragazzo che forse non l'avrebbe mai ricambiata? Dopotutto, se Adrien aveva Kagami...
  Ripensando a loro, a quel giorno, Ladybug si strinse nelle spalle come una bambina. «Dirti di no è stata una delle cose più difficili che abbia mai fatto» snocciolò, sorprendendosi quasi quanto lui di una tale dichiarazione.
  Chat Noir dilatò le pupille e avvertì un tuffo al cuore. Deglutì, amareggiato che un sentimento candido come l'amore fosse solo causa di tante sofferenze per i loro giovani cuori, e confessò di comprendere bene. Marinette era a conoscenza di ciò cui si stava riferendo, ma, non potendosi certamente svelare, aspettò che continuasse. Passarono alcuni istanti e Chat Noir l'accontentò.
  «Una ragazza, un po' di tempo fa, mi ha confessato che le piaccio» iniziò a spiegare, gli occhi che già si addolcivano al semplice parlar di lei, di Marinette. «Non me lo sarei mai aspettato, soprattutto da lei. Ma, tutto sommato, all'inizio ne sono stato felice. È una carissima amica, e anche lei soffre per amore. Detto tra me e te, chiunque sia il responsabile è davvero un grandissimo idiota. Non ho ancora capito come possa essersi innamorata di me se c'è anche questo ragazzo; ma, in ogni caso, ho dovuto dirle di no, e farlo mi ha spezzato il cuore. Nessuno merita di soffrire, ma lei... lei più di tutti gli altri. È sbagliato pensarla così? Sì, forse. Non lo so.» Terminato di parlare, il sorriso che era affiorato sulle sue labbra nel ripensare a Marinette era ancora lì, candido come un fiocco di neve in pieno inverno. Alzò lo sguardo sulla collega per studiare la sua reazione e si scandalizzò un poco quando ebbe l'impressione di vederla piangere. «Ladybug?» chiamò il suo nome con un certo allarme. «Ehi, Ladybug, tutto ben...?» Le parole gli morirono in gola, non trovando mai più una fine: lentamente, la ragazza si era avvicinata a lui e, una mano sulla sua spalla, si apprestava ora ad alzarsi in punta di piedi. Senza chiedere il permesso, le sue labbra morbide si posarono sulla guancia di Chat Noir, carezzandola come un petalo. Il ragazzo avvertì una lacrima inumidirgli il volto e le sue guance andarono a fuoco, assumendo lo stesso colore del costume di Ladybug.
  «Sei davvero speciale, chaton» pronunciò lei – un sussurro che giunse alle orecchie del ragazzo come un filo d'aria che spira in una fessura e lo fece rabbrividire dalla pianta dei piedi alla punta delle orecchie. «Se potessi innamorarmi di te, credimi, lo farei. Ma è veramente possibile? Non lo so. Se solo... Sì,» asserì, «se solo tu fossi lui, sarei la persona più felice del mondo, stasera.»
  Il cuore sottoposto a una piacevole quanto dolorosa tortura, Chat Noir si sentiva come sull'orlo di un precipizio: avrebbe potuto saltare, arrivare dall'altra parte e raggiungere la felicità che bramava da tempo, ma avrebbe anche potuto cadere e perdere tutto. E lui, nossignore, non voleva: preferiva rimanere in bilico, piuttosto che rischiare di perderla per sempre. Poggiò la fronte sulla testa di Ladybug e socchiuse gli occhi, beandosi per un attimo del profumo che emanavano i suoi capelli. «Non dire altro» la pregò. «È abbastanza. Se davvero ti sei innamorata di me, allora mi hai visto con e senza la maschera. Io sono sicuro di aver fatto lo stesso, e so di non essere rimasto deluso, perché chiunque ci sia sotto la maschera, non potrei mai rimanere deluso da te.»
  Le dita di Ladybug si strinsero attorno al braccio di Chat Noir fino quasi a stritolarlo, come se avvinghiarsi a lui in quel modo potesse risolvere tutti i loro problemi. Che cosa le stava succedendo? Perché, d'un tratto, Chat Noir le faceva quell'effetto? Possibile che, prima d'allora, non si fosse accorta di nulla? Possibile che...?
  «Io però sono fiducioso.» I pensieri di Marinette s'interruppero. «Se è successo una volta, forse può succedere ancora.»
  La ragazza rimase immobile. Non si allontanò da lui, né lui le chiese di farlo. Senza muovere il capo, Ladybug spostò lo sguardo a destra, dove la luna irradiava la citta con la sua solita luce soffusa. Essa si specchiò nei suoi occhi, e Ladybug si fermò a pensare che sì, forse Chat Noir aveva ragione. Forse, un giorno, sotto la luce di quella stessa luna, i loro cuori si sarebbero ritrovati, liberi da ogni maschera e da ogni catena. Forse, un giorno, sarebbero stati fortunati come quei due giovani che avevano perso la memoria ma trovato tutto il resto.
   
 
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