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Autore: hey_youngblood    06/04/2019    0 recensioni
[Hogwarts!AU]
Ogni veela ha un predestinato, che si impegnerą a proteggere fino alla morte.
Genere: Angst, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Min Yoongi/ Suga, Nuovo personaggio
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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veela s.m e f. creatura del folklore slavo, in grado di controllare le tempeste e gli elementi a loro piacere. Possono assumere diverse forme, come quella di cigno, cavallo, lupo, cervo bianco o orso. Secondo la mitologia celtica, quando si infuriano, svelano il loro vero aspetto.
Sono creature immortali ed eterne ed ognuna di loro possiede un predestinato, un uomo o una donna con cui possiede un legame telepatico e che dovrà difendere fino alla morte.


Prologo


 
La testata della Gazzetta del Profeta di quella mattina gli fece mancare un battito. Anzi, per dirla tutta non poteva sentirsi di essere mai stato più vicino a un infarto prima di quel momento. “Min Sr. fugge da Azkaban.” Non poteva che fargli mancare la terra sotto i piedi, in un giramento di testa improvviso. Si era messo subito in contatto con la madre via gufo, appena scoperto l’accaduto, ed ora si trovava nella Guferia nel pieno di un attacco d’ansia, camminando avanti e indietro nello spazio circolare della torre, sotto gli sguardi insistenti degli uccelli appollaiati. Lo sguardo perso vagava sulle grandi mattonelle del pavimento, mentre cercava di riordinare i pensieri e, soprattutto, di riacquisire un certo contegno. Non poteva permettersi di farsi vedere da qualunque altro studente in quelle condizioni - non si sarebbe conformato con l’immagine che aveva creato nel momento in cui aveva messo piede sull’Espresso per Hogwarts, il primo anno, e che si era impegnato a costruire e perfezionare durante tutti gli anni seguenti. Lui era Min YoonGi, per diamine, e come tale doveva mostrarsi al pubblico mantenendo un certo tipo di atteggiamento. D’altra parte, però, non riusciva nemmeno a smettere di girare intorno, fermarsi, magari respirare, e riflettere lucidamente. Rischiava un attacco di panico e l’unico espediente che avrebbe potuto farlo tranquillizzare, sarebbe stato ricevere la risposta scritta di sua madre alla propria lettera, con le spiegazioni e i chiarimenti di cui aveva disperatamente bisogno.
 La lettera che aveva diretto a Min Manor, quella mattina, era stata scritta in fretta, con calligrafia storpiata dalla propria mano tremante, e recava un breve messaggio:

Cos’è successo? Perché ho dovuto scoprirlo da un giornale?
Dimmi che non è vero.
YoonGi

 
Dimmi che non è vero. Il primo pensiero affiorato a YoonGi una volta saputa la notizia era stato proprio quello. Dimmi che non è vero! E questo non perché non volesse un bene eclatante per il padre: ovviamente avrebbe voluto rivederlo libero, a casa. Ma la sua situazione familiare era cambiata negli ultimi tempi, quelli che precedettero la cattura di suo padre da parte del Ministero: egli si era invischiato troppo a fondo in affari oltremodo pericolosi, e giorno dopo giorno lo osservava cadere sempre più in profondità nel degrado del corpo e della mente. Non poteva evitare di constatare che suo padre avesse per qualche verso perso un po’ di ragione, e vederlo decadere pezzo dopo pezzo come una casa in rovina gli spezzava il cuore. In questo senso non poteva che vedere positivamente la sua cattura, almeno in quanto avrebbe potuto dargli un po’ di tregua, da parte del Signore Oscuro e degli altri Mangiamorte, a causa di disabilitazioni procuratagli dall’alto.
Ovviamente non poteva neanche negare che vi erano state una serie di conseguenze positive sul profilo personale, sia in ambito scolastico che familiare. La presenza di suo padre si era rivelata come un avvoltoio che girava incessantemente intorno alla testa di YoonGi, e che ogni tanto ricordava la propria presenza con uno stridulo richiamo. Solo dopo la sparizione temporanea di questa presenza, capì consciamente di quanto potere e influenza avesse il padre sulla propria vita, che fosse diretta, come a casa, o indiretta, ad Hogwarts. Un macigno dal cuore si era innalzato in aria e frantumato in mille pezzi: nonostante si fosse sentito molto in colpa e tremendamente arrabbiato con sé stesso, era anche vero che non poteva negarsi il piacere di poter in qualche modo vedere la speranza di controllare la propria vita. Lontano da intrighi politici e ideologici, aveva vissuto i primi mesi dell’anno scolastico sentendosi sereno, se non proprio felice. Era sembrata quasi una benedizione – che si era dimostrata, come chiunque avrebbe supposto, per niente duratura.
Dimmi che non è vero. Questo era ciò che, in silenzio, si stava ripetendo mentalmente sull’eco che i propri passi producevano sul pavimento in pietra della Guferia. La luce calava velocemente mentre il giorno lasciava in giochi di luce spazio al tramonto, poi al più tranquillo crepuscolo, per sprofondare nella più buia notte senza luna che YoonGi avesse osservato negli ultimi tempi. Il vento si stava alzando, procurandogli brividi lungo tutto il corpo e facendolo tremare nella leggera divisa, unico indumento che si era infilato quella mattina e con cui si era trafilato dalla Sala Grande dopo aver scoperto la notizia.
Ora che ci pensava, non aveva fatto altro in tutta la giornata che non girare avanti e indietro in quella torre. Non solo aveva saltato spudoratamente le lezioni – senza che nessuno si preoccupasse di andarlo a cercare, tra l’altro – ma, più di tutto, non aveva mandato giù boccone di cibo dalla sera precedente, senza contare i pochi sorsi di succo di zucca che si era concesso quella mattina, prima di scoprire che sarebbero stati il suo unico nutrimento per la giornata. Avrebbe quindi potuto rovinare a terra da un momento all’altro. Nonostante questo, sentiva che se si fosse azzardato anche solo per un minuto a fermare le gambe, non sarebbe riuscito a tenersi in piedi. Non rimaneva che sperare che la risposta della madre arrivasse presto.
“YoonGi!” Sentì l’eco di una voce familiare provenire dall’entrata della torre. Le sue gambe si gelarono all’istante, i piedi piantati a terra, in preda al panico. Se da una parte era sorpreso dal fatto di essere ancora in piedi sulle proprie gambe, e non accasciato in terra, smontando quindi l’ipotesi formulata poco prima; dall’altra era più che sconvolto nello scoprire che, nonostante un piccolo momento di debolezza, non si sentiva pronto a parlare con nessuno, di chiunque si fosse trattato. Che cosa avrebbe potuto dire a Taehyung, Namjoon, Jungkook? Per non parlare, poi, di come avrebbe dovuto comportarsi nei confronti delle parole di tutto il resto del corpo studenti. Come avrebbe reagito Min YoonGi in una situazione simile? Quest’ultima era la vera domanda: Min YoonGi non si era mai ritrovato in una situazione simile, e questo era il problema. Avrebbe dovuto sentirsi sorpreso, sollevato, felice? Oppure avrebbe dovuto manifestare confusione, incredulità, rabbia? Che cosa avrebbe dovuto fare in quanto Min YoonGi?
L’eco della voce si ripeté nell’aria, penetrando in modo terrificante nei timpani di YoonGi, il quale, mai più sincero di così, pregava di poter continuare nella solitudine assoluta quel monologo con sé stesso. Desiderio ignorato. La voce di Taehyung riverberò ancora attraverso le mura della torre, sempre più vicina. Che cosa doveva fare? Poteva nascondersi? Quanto in alto si trovava rispetto al suolo circostante la torre? Poteva buttarsi e scappare verso il castello senza essere visto o sentito? Si sporse da una finestra, constatando che no, non poteva saltare: cinque buoni metri d’altezza lo separavano dall’erba fresca che ricopriva il prato sottostante. Non c’era verso.
“YoonGi!” sentì ancora. Si voltò verso le scale che riecheggiavano i passi frenetici dell’amico. Il rumore permeava nell’aria, si riproponeva nella velocità dei battiti del cuore di YoonGi. Nel momento in cui si accasciò a terra, aveva le mani compresse sulle orecchie, in un inutile tentativo di silenziare quel rumore. In preda al più completo panico, non adatto a Min YoonGi, si sentì mancare il fiato e nella ricerca d’aria finì col fare ampi ma agitatissimi respiri, ottenendo l’effetto contrario a quello sperato. Cercò di ritirarsi in piedi, con l’unico risultato di un giramento di testa terrificante. Non sentiva più niente oltre al suono del proprio battito prepotente; non vedeva più niente se non ciò che aveva subito al di sotto dei propri occhi; in pochi secondi l’oscurità circondò completamente la propria visuale, liberandolo da quel rumore assordante, e finalmente perdette i sensi.
 

 
Capitolo Primo


 
Taehyung si svegliò quella mattina riposato e pronto per una nuova settimana di studio. Era fine ottobre e le giornate stavano tempestivamente diventando più fresche, perciò si infilò un maglione sopra la camicia della divisa, prima di uscire dal dormitorio di Corvonero. Era leggermente in ritardo per colazione, ma ciò non gli avrebbe di certo vietato di farla, perciò si diresse in Sala Grande senza fretta. Arrivato sulla porta, non poté che fermarsi per inspirare il delizioso profumo delle uova strapazzate, del bacon e di pudding alla cannella: chiuse gli occhi, alzò lievemente la testa, pur di non farsi scappare nessun minimo dettaglio di quel delizioso aroma.
Quando riaprì gli occhi, si trovò coinvolto nella fuga precipitosa dell’amico Yoongi fuori dalla sala. Infatti, si riprese troppo tardi per poter evitare la sua spallata, mentre a grandi falcate faceva la sua uscita fuori di lì. Lo osservò mentre varcava la soglia del portone d’entrata, poi riportò gli occhi al suo interno. Nella miriade di occhiate che avevano seguito la figura dell’amico, trovò quella di Namjoon, proveniente dalla tavolata della propria casa, e gli si sedette di fronte.
“Cos’è successo per farlo dare di matto in quel modo?” chiese. La preoccupazione placata solamente dal pudding che gli apparse davanti. Se lo versò nella ciotola a cucchiaiate, poi attese la risposta dell’amico.
“Non hai visto il giornale di stamattina?”
Taehyung scosse la testa. Namjoon glielo porse mentre con l’altra mano portava alle labbra un pezzo di bacon. Taehyung lo afferrò, lo aprì e ne lesse la testata. Fu così stupito che per poco non risputò la porzione di pudding che si era appena infilato in bocca. Si dilungò a leggere il testo dell’articolo, e fu ancora più sconvolto. Dovette bere un po’ di succo di zucca per poter ingoiare il tutto.  “Che cosa significa? Non può essere vero.”
“Sembra anche fin troppo vero per chi lo scrive, per non parlare dei loro superiori.” Namjoon gesticolò con la forchetta verso il giornale che Taehyung poggiò sul tavolo: la testata continuava ad attirare la sua attenzione, perciò lo girò. “Ci credo che Yoongi abbia reagito in quel modo.”
Taehyung osservò il portone della Sala, rivedendo il suo amico mentre lo oltrepassava, nel pieno dell’agitazione.  “Dovrei andare a cercarlo, magari calmarlo un po’.” Namjoon scosse la testa, ancora con la bocca piena, ingoiò il boccone prima di parlare. “Lascialo un po’ da solo, sai com’è fatto. Sicuramente sarà in Guferia al momento: la prima cosa che deve fare è scrivere a sua madre. Speriamo gli risponda in fretta con una risposta rassicurante.”
Ma Taehyung non poteva fare a meno che restare nel suo stato di preoccupazione per l’amico. Era anche fin troppo cosciente della sua situazione famigliare, per non parlare del carattere – pessimo, per gestire questo tipo di situazioni – di Yoongi. Quando questo gli aveva confidato come si sentiva riguardo alla carcerazione del padre, aveva potuto intuire il senso di sollievo che provava, seppur mischiato a tratti con la paura, a tratti con la rabbia, mentre rendeva ad alta voce la descrizione di ciò che gli era successo. Non capiva in che modo lasciarlo da solo in un momento del genere avrebbe potuto essere di qualche beneficio. Nonostante questo, decise di fidarsi delle parole dell’amico, data la maggiore intimità del suo rapporto con Yoongi.
 
Andarono a lezione con la consapevolezza che l’amico non vi avrebbe presenziato. Menomale nessuno chiese nulla, nemmeno i professori. Seppur con iniziale stupore, poi ne furono silenziosamente sollevati: che fossero stati avvertiti dal Preside o che avessero letto i giornali di quella mattina, poco importava. Significativo era, invece, che Yoongi non sentisse, oltre alla confusione per ciò che aveva appena scoperto, anche la pressione da parte di chi non poteva capire. Taehyung guardò fuori dalla grande vetrata dell’aula, perdendo completamente il filo durante la spiegazione del Professor Vitious, incentrata a descrivere proprietà ed effetti di un nuovo incantesimo. Osservò le nuvole nel cielo infittirsi sempre di più, oscurando quella mattinata che, a primo occhio, sembrava dover prospettare il continuamento della fine dell’estate. A metà lezione il professore fu costretto ad illuminare l’aula di candele. Probabilmente pioverà prima di sera.
Una volta arrivata l’ora di pranzo, sentì che non poteva più aspettare senza sapere dove si trovasse il suo amico. Appena terminato ciò che aveva nel piatto, avvertì Namjoon che avrebbe saltato le lezioni del pomeriggio. “Se non riesco a stare attento, non ha alcun senso. Preferisco trovare Yoongi prima che scoppi il temporale, perché di sicuro non si trova all’interno del castello.” Namjoon annuì comprensivo, perciò Taehyung si sentì autorizzato a lasciare la Sala Grande. Era fin troppo cosciente di aver ricevuto la benedizione dall’amico solamente perché anche lui aveva notato il cielo peggiorare e, come Taehyung, era visibilmente preoccupato.
Taehyung fece una corsa in dormitorio per indossare il cappotto e prendere un ombrello, poi si diresse prima verso il campo da Quidditch, verso il platano picchiatore, delineò velocemente il limite della Foresta Proibita, poi si decise per la Guferia. Non potrà aver passato tutto il giorno ad aspettare il gufo di sua madre. Pensò; sperava soltanto di avere ragione. Il tempo continuava inesorabilmente a peggiorare ogni minuto che passava, e anche la sua ansia non si accingeva a diminuire. Un lampo illuminò il cielo, e subito dopo il tuono rimbombò per i campi, ma ancora non dava l’idea di voler piovere: magari avrebbe aspettato ancora qualche ora prima di scemare. Con l’ombrello tra le mani corse verso la Guferia.
Chiamò prima il suo nome dall’entrata poi, non ottenendo risposta, decise di inoltrarvisi. La temperatura all’interno non era migliore di quella all’esterno, se non per il fatto che, almeno lì, il vento veniva lievemente attenuato dalle pareti in pietra. Taehyung aveva i brividi e nel contempo sperava che Yoongi avesse indossato qualcosa sopra la divisa prima di uscire in quella tempesta; inutile dire che neanche lui ci credeva veramente. Quel luogo era la sua ultima opzione, perciò doveva assicurarsi di non aver tralasciato niente. “Yoongi!” chiamò ancora, mentre, appoggiato al corrimano, saliva lentamente i gradini; come prima, la voce dell’amico non riecheggiò nella torre.
 
Ω
 
Taehee attivò il cervello solamente quando sentì il rumore della panca di Corvonero che strisciava sul pavimento: aveva fatto tardi la sera prima per finire una relazione sulla Luparia per Erbologia ed ora si sentiva terribilmente stanca. Girò istintivamente lo sguardo verso quella direzione, infastidita dal rumore improvviso, per constatare poi di non essere sorpresa dall’attante di tutta quella confusione: Min Yoongi - figlio di un Mangiamorte, diventato pazzo e incarcerato ad Azkaban da mesi, e di una donna che più che una strega sembrava una bambola di porcellana, e che come tale aveva vissuto fino all’incarcerazione del marito, quando per cause superiori aveva dovuto iniziare a fare effettivamente qualcosa – si dimostrò ancora una volta il ragazzo che pensava lui fosse: irrispettoso, incurante, viziato, che potrebbe risultare, per di più, potenzialmente pericoloso.
Dalla tavolata di Grifondoro, la ragazza osservò la scena, per poi tornare alla sua colazione. Sentiva un sentore di mal di testa. Kim Seokjin, caposcuola della sua casa, sedeva di fronte a lei leggendo la Gazzetta del Profeta, come suo solito, sorseggiando con la mano libera una tazza di caffè fumante. “Sai qual è il motivo di tutto il teatrino messo in scena qualche momento fa?” Jin la osservò per un attimo: capelli spettinati, occhi semichiusi incorniciati da occhiaie scure e fronte corrucciata. Ipotizzò che la ragazza avesse dormito troppo poco per essere compassionevole, o almeno tollerante, e si lasciò sfuggire un sospiro. Era consapevole anche della forte antipatia che Eun Taehee, sua interlocutrice, provava per l’amico, e non poteva certo sperare di vincere la pietà della ragazza nei suoi confronti proprio in quel momento. Poggiò la tazza di caffè e voltò la testata del giornale nella sua direzione.
Quando Taehee lesse le parole scritte in grassetto, pensò di non poter essere sveglia. In quale assurdo modo poteva un uomo non completamente lucido riuscire a scappare dai radar dei dissennatori? Doveva star ancora sognando. “Scherzi?”
“Magari scherzassi.” Jin chiuse il giornale, rilasciò un altro sospiro, poi riprese a sorseggiare il proprio caffè. Dopo un po’, si avviarono insieme verso la serra per la prima lezione della giornata.
 
Era appena sceso il crepuscolo quando un primo lampo si accese nell’aria. Taehee, che si trovava accovacciata sul rientro di una finestra del piano terra, non poté non fare un salto quando sentì il tuono far tremare il vetro e riecheggiare per le pareti. Alzò lo sguardo dal proprio quaderno, dove era intenta a riscrivere alcuni appunti presi in classe. Vide le foglie degli alberi agitarsi nel vento, ma ancora niente pioggia. Il portone d’entrata lasciava entrare l’aria fredda all’interno del corridoio, perciò decise di raccogliere le sue cose e tornare in Sala Comune: se non poteva trovarci silenzio, di certo vi avrebbe trovato, però, un camino acceso pronto ad accoglierla. Si mise in piedi, poi si scosse la polvere dai pantaloni.
Fu in quel momento che lo sentì. Un brivido le risalì lungo la schiena: le parve un grido, ma un secondo tuono invase le sue orecchie nel secondo immediatamente successivo, e non era più in grado di dire se quel suono fosse umano, o solamente il richiamo di una gazza ladra. In ogni caso, non riuscì a lasciar perdere: non era persona da ignorare i propri istinti, e in quel momento una fitta allo stomaco le ricordava che, se quel grido fosse stato effettivamente umano, il suo accorrere avrebbe potuto fare la differenza. Nel peggiore dei casi, l’unica cosa che avrebbe potuto incontrare sul suo cammino sarebbe stata un po’ di pioggia. Dopo essersi guardata intorno, non vide nessuno accorrere fuori dal castello, ma non si permise di essere fermata da questo. Se se lo era immaginato, avrebbe solamente significato che necessitava assolutamente una buona dormita.
Si alzò il cappuccio del mantello e corse fuori. Fu subito invasa da una folata ghiacciata di vento, che la fece iniziare a tremare e a maledire il momento in cui aveva deciso di non infilarsi il maglione. Si diresse a ampie falcate verso la Guferia, perché era il luogo più vicino e, probabilmente, l’unico, dal quale qualcuno avrebbe potuto gridare nell’infuriare di una bufera ed essere comunque sentito dall’entrata del castello.
Arrivata sulla soglia d’ingresso gridò un “C’è qualcuno?”, ma l’unica risposta che ebbe fu quella di alcuni gufi che, presi alla sprovvista dal rumore improvviso, sbatterono le ali. Si abbassò il cappuccio del mantello, strofinò dalle spalle alcune foglie che le si erano attaccate alla stoffa, poi corse su per le scale: il fatto che fossero a chiocciola le impedì di avere una buona visuale sul piano superiore finché, effettivamente, non vi fu a pochi scalini di distanza. La situazione che le si presentò davanti una volta affacciata al primo piano fu sconvolgente: il corpo di Kim Taehyung, studente del sesto anno di Corvonero, giaceva incosciente al centro del pavimento: la camicia, semidistrutta, era macchiata dal sangue che ne sgorgava dal di sotto. Attorno a lui un enorme lupo grigio camminava a passi lenti, irrequieto. Si tappò la bocca per evitare che il lupo si rendesse conto della sua presenza, poi cercò di riflettere: data l’assurdità della situazione – e anzi, proprio a causa dell’assurdità della situazione – si decise a non voler fare del male all’animale, a meno che non fosse stato assolutamente necessario. Nella Foresta oscura non vi erano lupi, seppure vi ci abitassero creature più inquietanti e spaventose. Da dov’è venuto fuori?
Decise di rivelare la propria presenza, perciò finì di salire le scale e si piantò sull’ultimo gradino. Il lupo la accolse con un ringhio inteso a mostrarle i propri canini, abbastanza affilati da metterla in guardia. Gli occhi nerissimi adesso non la abbandonavano: ogni suo movimento poteva venir inteso come una minaccia; doveva stare attenta. Si affrettò ad alzare le mani, poi si accovacciò poggiandosi sulle ginocchia, il volto quasi all’altezza del suolo. Sentì i passi dell’animale avvicinarsi, annusarla, mentre il suo cuore batteva all’impazzata. Il suo piano era di impastoiarlo, in modo tale da renderlo innocuo. Quando ne sentì l’alito caldo sulla pelle trattenne istintivamente il respiro; allungò una mano verso la calza, dove custodiva la bacchetta. Era in preda ad un’agitazione tale che le parve di percepire, in quell’esatto momento, l’acre odore della morte. Poi tutto sembrò fermarsi: l’animale non la stava più annusando, né sentiva il rumore delle sue zampe battere sulla pietra del pavimento.
Quando si permise di rialzare lo sguardo dal pavimento, teneva stretta nella mano tremante la bacchetta: vide l’animale accasciato a terra, di fronte a lei, che la osservava ora senza traccia della ferocia con cui l’aveva accolta poco prima. A dir poco sconvolta, provò ad allungare una mano verso il muso dell’animale, il palmo rivolto verso l’alto: il lupo la annusò, poi vi spinse sopra il muso, come a chiederle di accarezzarlo. Non ha nessun senso logico. Una situazione così irreale; pensò di trovarsi in un sogno. Passò la mano in quel pelo morbido, del colore del granito: più che un animale selvatico, sembrava ora un cucciolo indifeso. Neanche quando Taehee gli puntò contro la bacchetta accennò ad attaccarla; si limitò ad abbassare la testa, poggiandola sulle zampe anteriori, e a guardarla tristemente. Fu in quel momento che pronunciò l’incantesimo; contrariamente a quanto pensato prima, però, non fu un Petrificus Totalus che pronunciò, bensì un Revelio. Ciò che le apparve davanti, seppur per pochi secondi, le fece gelare il sangue nelle vene.
Corse subito verso il corpo inerte di Taehyung e, dopo aver analizzato la gravità della ferita, prese dal suo zaino due foglietti leggermente giallastri e una piuma. Ne legò uno alla zampa di una civetta dal pelo bianco frastagliato da chiazze marroni, e lo inviò in direzione dell’infermeria; l’altro lo piegò e lo mise nel becco del proprio gufo, candido come la neve, e lo spedì verso la Sala Grande.
 
Ω
 
Namjoon stava ripassando i propri appunti di Trasfigurazione: immerso col viso in una pergamena, ripeteva a voce bassa i punti essenziali della lezione precedente. Intorno a lui decine di fogli sparsi pieni di macchie d’inchiostro e calligrafie illeggibili. Stava raccogliendo le proprie cose quando una folata di vento lo costrinse ad accasciarsi a terra per raccogliere le note che gli aveva fatto volare. Che diamine! Quando rialzò lo sguardo dal pavimento, trovò sul tavolo, accovacciata sul resto dei suoi appunti, una civetta dal candore etereo che teneva nel becco un foglietto ripiegato. Appena lo afferrò dal suo becco, quella riprese ben presto il volo, emettendo un suono stridulo e prolungato. Namjoon la osservò uscire dalla Sala, poi aprì il biglietto.
In men che non si dica ficcò con noncuranza tutte le sue cose nella borsa, corse fuori dalla Sala Grande, poi dal Castello, senza preoccuparsi né del vento né di nient’altro. Incontrò persino Jungkook sul sentiero: chiacchierava con Jimin mentre, con un po’ di fatica, portava su una spalla la borsa con le protezioni, e teneva nella mano opposta il manico di scopa. Pensò non fosse il momento di una chiacchierata amichevole, perciò gli rivolse un saluto, semplicemente muovendo la testa nella sua direzione, per poi ricominciare a correre verso la Guferia.

Taehyung e Yoongi sono privi di sensi.
Vieni al più presto in Guferia.
Eun Taehee

 
Quando arrivò sulla soglia, si scoprì senza fiato, infreddolito e terribilmente agitato. Fece le scale della torre a tentoni, in pieno buio, mentre cercava di regolarizzare il respiro. La prima cosa che vide fu Taehee che, ripiegata sopra il corpo del più giovane, era intenta a spalmargli con dita tremanti una miscela oleosa tra gli strappi della camicia intrisa di sangue. Restò qualche secondo in silenzio ad osservarla sporcarsi le mani di sangue. “Non c’è tempo.” Ripeteva. “Non c’è tempo”.
Quando la ragazza lo notò, gli riservò uno sguardo esplicativo: niente più della paura, dell’agitazione e della confusione nei suoi occhi gli avrebbe potuto far comprendere la gravità della situazione.  Con voce tremante gli ordinò di portare via Yoongi da lì prima dell’arrivo di Madama Chips e, quando lui tentò di aprire bocca, lo zittì incitandolo a fare in fretta. “Dovrebbero essere qui a minuti. Non c’è tempo!” ripeté ancora. Namjoon capì che era delirante, perciò si limitò a seguire i suoi ordini il più in fretta possibile.  
Si fiondò sul corpo dell’amico e, dopo aver appurato che fosse effettivamente stabile, gli prese un braccio, portandoselo attorno al collo, poi con quello libero gli circondò la vita e, con un po’ di fatica, riuscì a mettersi in piedi. Prima di andarsene, Taehee si avvicinò a lui e, sempre con mani tremanti e piene di sangue, si slacciò il colletto del mantello e lo appoggiò sulle sue spalle, circondando lui e Yoongi di un calore febbricitante. “Sei sicura che non ti serva?” Lei annuì frettolosamente prima di congedarli e tornare su Taehyung.
Rientrare in dormitorio senza che nessuno li notasse fu un’impresa realmente complicata. Il primo ostacolo nel percorso era stato causato dalla bufera: cercare di restare in piedi nonostante il peso di Yoongi e le sferzate violente di vento gelido fu terribile. In un secondo momento, sulla soglia del secondo piano, riuscì per un pelo a non farsi vedere da Madama Chips che, insieme alla Professoressa McGranitt e al Professor Vitious, si dirigevano con i nervi a fior di pelle verso il piano terra. Grazie a dio la maggior parte degli studenti si trovava in Sala Grande in quel momento, nel bel mezzo della cena, perciò nessuno di loro fu un problema. Per assicurarsi di non fallire proprio all’ultima tappa, prima di entrare in Sala Comune chiese alla signora del dipinto – che quel giorno indossava un elegante tailleur blu notte, intonato al grande cappello che le copriva metà viso e alle perle che risplendevano appena sopra il suo seno – di fare una veloce perlustrazione in cerca di qualunque persona viva all’interno della Torre.  La donna sparì oltre la cornice, per poi tornare qualche minuto dopo e acconsentirgli il passaggio.
Namjoon si sentì estremamente fortunato nel fatto che fosse andato tutto liscio, e che nessuno li avesse visti. Se aveva sentito delle voci provenire dall’interno della torre, comunque rimanevano isolate al di là di porte chiuse a chiave. Nessuno reputò interessante affacciarsi nel corridoio; ma solo dopo che si richiuse la porta del dormitorio maschile del Settimo anno poté finalmente considerarsi al sicuro, rilassarsi. Si slacciò il mantello che Taehee gli aveva prestato, poi lasciò finalmente ricadere Yoongi sul proprio letto. Se non lo avesse sentito mugugnare un paio di volte durante il tragitto, non si sarebbe convinto che stesse realmente bene.
Lo osservò per qualche minuto, poi decise che sarebbe stato meglio farlo stare al caldo, date le lunghe ore che aveva passato il Guferia al freddo della bufera. Gli allentò la cravatta e gliela fece scivolare dalla testa; gli slacciò le scarpe, per farle ricadere al lato del letto; lo sistemò sotto le coperte, e, infine, tirò le tende del baldacchino. Cercò di fare meno rumore possibile mentre, mantello in mano, chiudeva dietro di sé la porta del dormitorio per scendere in Sala Grande. La giornata, per lui, non era ancora finita.



 
[Salve lettori! Parla la me che ha appena modificato il capitolo. Al contrario di ciò che avevo inizialmente fatto, cioè dividere prologo e capitolo primo, ho deciso adesso di unirli perchè mi sembrava che il prologo fosse troppo corto per stare solo soletto. Non ho cambiato altro oltre a questo. Saluti!]

Heilà!
Questa è la mia prima storia sui BTS e ho deciso di fare un AU nel mondo di Harry Potter. Una combinazione strana, lo ammetto, ma quando mi devo abituare ai personaggi che descrivo per la prima volta, ho bisogno di metterli in un ambiente che conosco, perciò perdonatemi per l'azzardo.
Passando ad altro, la mia domanda è: in che casa vedreste bene i membri? Per ora sappiamo che Jin è in Grifondoro, Namjoon e Yoongi (forse anche Taehyung) in Corvonero, mentre gli altri si sveleranno presto.
Fatemi sapere che ne pensate, perché ogni parola che mi scrivete mi invoglia a scrivere ancora, che siano critiche (costruttive), consigli, o qualsiasi altra cosa. Vi aspetto!
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Carlotta
  
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