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Autore: MonicaX1974    12/04/2019    0 recensioni
Attenzione! SPOILER! Si consiglia la lettura solo dopo aver letto "The beginning".
Approfondimenti, momenti inediti, restroscena e spin-off, in questo libro troverete tutto quello che ancora non sapete su Harry, Chloe e tutti gli altri protagonisti dai quali proprio non riesco a separarmi.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: AU, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
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Hazel

Vorrei poter restare un paio d'ore immersa nel silenzio più assoluto; per tutto il viaggio in aereo Kurt non ha fatto altro che farsi mille inutili paranoie su Dylan, davvero inutili.

Io li ho visti insieme, ho visto come Dylan guarda Kurt, il modo con cui gli parla, come pende dalle sue labbra, e ho provato in tutti i modi a farglielo capire, a fare in modo che si renda conto che il suo Dylan non aspetta altro che rivederlo, ma lui si ostina a mettere in mezzo la dubbia eterosessualità di Dylan, come se fosse un vero argomento di discussione. So riconoscere quando un ragazzo è innamorato, e Dylan Evans è certamente innamorato di Kurt.

Magari non lo sa ancora, o non se n'è reso conto, ma basta osservare il suo sguardo quando Kurt è nei paraggi per capirlo, lo vedrebbe anche un cieco; ho capito, però, perché è così insicuro, perché anche lui si è innamorato e io sono così felice per il mio migliore amico, perché era da tempo che non lo vedevo così pieno di passione. Ha un sorriso enorme quando parla di lui e quando mi ha raccontato del loro primo bacio era al settimo cielo.

Anche Chloe è felice e quando ho visto il suo sorriso, mentre ci aspettava nella zona arrivi dell'aeroporto, ho capito che lo è molto più di quanto immaginassi. La convivenza con Harry le ha fatto bene, lui l'ha riportata alla vita, credo fosse l'unico in grado di farlo davvero, perché la mia migliore amica aveva bisogno di tornare ad amare per mettere a tacere quel dolore. So bene che non le passerà mai del tutto e, forse, è anche giusto così, perché lei e Dylan si sono amati davvero, ma sono certa che lui vorrebbe vederla felice, e lei, ora, lo è.

Chloe ci ha portato a vedere casa sua, quella che divide con Harry, e l'ha fatto per distrarre Kurt che, da quando siamo atterrati, sembra essere sempre più nervoso ad ogni secondo che lo avvicina all'incontro con Dylan. Hanno bisogno di stare insieme perché lo vogliono entrambi, lo vogliono davvero e, dopo che avranno chiarito i loro piccoli e superabili dubbi, saranno felici.

Ero impaziente di vedere dove vive, come si è sistemata, e ora che l'ho visto, so che non avrebbe potuto fare scelta migliore; ha un tale entusiasmo nella voce e nell'espressione quando parla di Harry, della loro vita, che mi è impossibile non restare incantata ad ascoltarla, perché rivedo la mia amica, quella che ho conosciuto anni fa e che era rimasta prigioniera di sé stessa da quando quell'incidente le ha stravolto la vita: almeno fino a che non si è trasferita a Boston.

Da quel momento in poi, un passo alla volta, Harry l'ha presa per mano e l'ha riportata a sorridere.

******

«Wow, questo posto è immenso!», esclamo, non appena arriviamo davanti all'edificio della sede della HS Financial Services, esagerando leggermente con l'entusiasmo, mentre tento di smorzare la tensione che sta sprigionando il corpo di Kurt.

Non ha fatto altro che dire quanto fosse una pessima idea questo appuntamento a sorpresa e credo di non averlo mai visto così insicuro come oggi.

Non mi passa inosservato il sorriso di Chloe mentre attraversiamo l'atrio dove si trova la reception: la mia migliore amica mi ha spiegato quanto la bionda seduta dietro al bancone non smetta di fulminarla con lo sguardo. Mi ha raccontato che ha iniziato a farlo da quando l'ha vista con Jordan, che tra l'altro spero di non incontrare oggi, dato che sono un disastro.

Chloe mi ha mostrato qualche foto del fratello maggiore di Harry e dire che ne sono rimasta affascinata è un eufemismo: elegante, raffinato, stessi occhi verdi, e un sorriso da restarci secca.

Riporto i miei pensieri sul mio migliore amico quando le porte dell'ascensore si chiudono: vedo il suo riflesso teso sulla parete a specchio, così mi volto verso di lui e tento di rassicurarlo.

«Ehi, andrà bene», gli dico, ma sembra non sentirmi, così sono costretta a posare entrambe le mani ai lati del suo viso per fare in modo che mi veda. «Guardami!», gli dico in tono più deciso, e lui finalmente mi vede. «Cosa ti ho detto prima di partire?»

«Devo per forza ripeterlo?», mi chiede con voce incerta.

«Certo che sì!», affermo convinta, perché voglio che ritrovi la sua solita grinta.

Le porte dell'ascensore si aprono, ma voglio che lo dica prima di uscire nel corridoio, perciò non mi muoverò da questa posizione fino a che non lo dirà.

«Io sono l'unico, meraviglioso, e ineguagliabile, Kurt Hummel. Non c'è niente che non possa fare». Il suo tono di voce non è granché allegro, ma devo accontentarmi.

«Magari potevi dirlo con un po' più di entusiasmo, ma può andare». Gli lascio un bacio sulla guancia, poi io e Chloe lo precediamo lungo il corridoio.

Ad un certo punto lei si ferma, noi due restiamo poco dietro quando lei entra dentro ad un ufficio. Da qui sentiamo la voce di Dylan mentre parla con Chloe, stringo per un attimo la mano di Kurt, poi lo lascio andare, allontanandomi, quando mi accorgo che la mia amica sta uscendo e, dietro di lei, arriva Dylan.

Lo sguardo che hanno l'uno per l'altro vale più di qualsiasi parola potessero dire. Non hanno bisogno di noi, per questo motivo io e Chloe ce ne andiamo, lasciando loro il tempo di cui necessitano per ritrovarsi. A questo punto avremmo dovuto andare alla ricerca di Harry, ma Chloe ha un'espressione strana e, se la conosco bene, so che sta architettando qualcosa.

Quando ha detto che voleva presentarmi una persona ho capito subito a chi si riferisse, ma speravo di sbagliarmi, e non perché non volessi vederlo; il mio problema era che avrei preferito saperlo per rendermi presentabile. Lui è sempre così elegante e io ho addosso ancora gli abiti stropicciati con i quali ho viaggiato.

Ho tentato di fermarla, di farmi dire cosa stesse per succedere, ma mi ha ignorata, e ora ci troviamo davanti alla porta dell'ufficio di Jordan Styles. «Sei una stronza, altro che migliore amica!», esclamo, per sfogare la mia frustrazione, ma Chloe ride divertita mentre bussa.

«Avanti!» Come una piccola adolescente, sento un brivido lungo la spina dorsale non appena sento la sua voce provenire dall'interno.

Chloe apre la porta, lui è già in piedi e ci sta venendo incontro, stringe la mia amica in un abbraccio e dice qualcosa, che però non riesco a capire, perché sono troppo presa a guardarlo. Poi mi guarda anche lui e io vengo colpita da un fulmine, o da una freccia, o da una scarica invisibile, non ho idea di cosa usi Cupido nel 2019, so solo che il colpo ha fatto centro.

D'un tratto lui si volta di nuovo verso di me, mi sorride e lo faccio anch'io, ma continuo a non sentire quello che Chloe e Jordan stanno dicendo, sempre se stanno dicendo qualcosa.

«Lei è Hazel, ti ricordi che ti avevo parlato di lei?» Riesco a sentire la voce della mia amica mentre mi presenta a Jordan, poi però mi perdo il resto di quello che stanno dicendo, perché i suoi occhi verdi sembrano ipnotizzarmi e resto incantata fino a quando non lo vedo allungare una mano verso di me, mentre mi sorride.

«Ciao, Hazel, io sono Jordan, il fratello Styles con la testa a posto». La sua voce arriva alle mie orecchie, mentre la mia mano è stretta nella sua, e io sono confusa, decisamente confusa.

So che dovrei rispondere, magari dirgli che è un piacer conoscerlo, ma non ci riesco, perché resto con lo sguardo in quei brillanti occhi verdi, come se non potessi guardare altro.

«Perché non la porti a pranzo in quel ristorante? Appena scesa dall'aereo mi ha detto che stava morendo di fame», sento la voce di Chloe, lui distoglie lo sguardo dal mio, e anche io riesco a voltarmi in direzione della mia migliore amica, che ora sta camminando all'indietro, verso la porta rimasta aperta. «Io vado a vedere se Harry è libero», poi lo sguardo di Chloe è solo per me, «Ci vediamo più tardi, Ti voglio bene, ciao». La porta si chiude, la mia amica scompare dietro la superficie di legno e io resto per un attimo con lo sguardo in quella direzione, ancora più confusa di prima.

«Credo si sia appena vendicata», afferma Jordan con un tono di voce divertito, facendomi voltare verso di lui.

Ho già detto che sono confusa? 

È bello, assurdamente bello, con un sorriso fantastico, le fossette sulle guance, e due spalle larghe. Credo di essere la metà di lui e non riesco a smettere di guardarlo, anche mentre si volta e cammina verso la sedia posizionata dietro la sua scrivania.

«Vendicata?», gli chiedo, quando lo vedo prendere la giacca dallo schienale della poltrona girevole e indossarla.

«Sì, la tua amica...», dice, infilando le braccia nelle maniche della sua giacca, per poi abbottonarla sul davanti, «ci ha appena combinato un appuntamento, come ho fatto io, con lei e mio fratello». Continua a sorridere, parla con un tono di voce divertito e, alla fine, sorrido anch'io, contagiata dalla meravigliosa espressione che ha ora sul viso. 

Jordan spinge la sedia girevole sotto la scrivania, poi si piega in avanti, poggiando una mano al bordo della scrivania e l’altra sul mouse; credo stia spegnendo il computer, ma non ne sono certa, perché sono ancora imbambolata a guardarlo, ad osservare i suoi movimenti, i suoi lineamenti, il suo sorriso... il suo meraviglioso sorriso. È davvero il sorriso più bello che abbia mai visto.

«Allora», dice all’improvviso, tornando in posizione eretta, «Chloe ha detto che avevi fame...», dice ancora, guardandomi, mentre cammina verso di me, «è giusto?», mi domanda, e vorrei rispondere, dimostrando di essere sicura di me, ma le mie gambe sembrano diventate di gelatina, la mia bocca non risponde al mio cervello, e quando si avvicina quel tanto che basta per farmi sentire il suo profumo, vado quasi nel pallone, e fatico da morire nel tentare di proferire parole e frasi di senso compiuto.

«Giusto», affermo in imbarazzo.

Davvero gli ho appena detto che ho fame?

«Ho fame anch’io», dice superandomi, poi apre la porta dell’ufficio, invitandomi a raggiungerlo.

Mi muovo dalla mia posizione e trattengo il fiato quando raggiungo la porta, perché sento la sua mano posarsi alla base della mia schiena, mentre accompagna la mia camminata quasi fino all’ascensore. Credo abbia detto qualcosa alla sua segretaria, ma non ne sono del tutto certa, perché smettere di respirare non ha fatto arrivare abbastanza ossigeno al mio cervello e non ho capito, ma so che devo darmi una regolata, o mi prenderà per una rimbambita.

Mi lascia entrare per prima in ascensore, preme il pulsante del piano terra, poi prende il suo cellulare dalla tasca e avvia una chiamata. «James sto scendendo... sì, all’ingresso, grazie», dice soltanto, sorridendo, per poi guardarmi negli occhi. «Andiamo a pranzo dove ho portato Chloe», mi dice, senza smettere di sorridere, «quando le ho proposto di andare a Madrid».

Jordan sorride – cavolo com’è bello quando sorride – e io cerco di sorridere a mia volta, spero di non fare qualche stupida smorfia. «Ora capisco cosa intendevi con “vendicata”», gli dico.

Ridiamo insieme, poi restiamo in silenzio quando l’ascensore si ferma ad un altro piano, al quale salgono alcune persone, non mi sfugge, però, il suo sguardo rivolto spesso nella mia direzione, l’ho notato con la coda dell’occhio, e ho dovuto trattenere più di un sorriso per non fare la figura dell’idiota.

Arrivati al piano terra mi fa cenno di uscire, torna a posare la mano alla base della mia schiena e, mentre camminiamo l’uno accanto all’altra verso l’uscita, non posso evitare di lanciare uno sguardo alla bionda alla reception che, proprio come ha detto Chloe, mi sta fulminando con gli occhi, ed è una sensazione meravigliosa, specialmente quando, arrivati alla porta, lui fa un passo avanti a me, la apre per farmi uscire per prima, poi mi raggiunge, e lo seguo fino ad una macchina nera, ferma davanti a noi.

Un uomo vestito di scuro apre lo sportello posteriore, Jordan mi fa cenno di entrare, così mi infilo dentro l’auto, prendendo posto sul sedile posteriore, subito dopo entra anche lui, sedendosi accanto a me.

Sto andando in un ristorante di lusso, con un uomo bellissimo ed elegante, seduta sul sedile di una macchina dotata di autista, e sono vestita come se fossi appena scappata di casa. Merda!

«Va tutto bene?», domanda Jordan.

«Sì, scusa, stavo solo pensando che non mi sono cambiata e ho addosso ancora questo», dico, indicando il vestito spiegazzato che avrei dovuto cambiare.

«Stai benissimo, Hazel, non hai niente che non va». Lo dice con un sorriso, appoggiando la schiena all’indietro.

«Grazie», rispondo, e dovrei, forse, sentirmi in imbarazzo, ma il suo sorriso riesce a farmi stare bene, anche se bene non sto, perché vorrei davvero essermi cambiata, lui è così elegante che mi sarebbe piaciuto essere alla sua altezza.

«Quindi... cosa fai a Montréal?», mi chiede, con un tono di voce tranquillo.

Gli racconto di me, della mia vita, lui mi parla di sé stesso, del suo lavoro, lo facciamo durante il breve tragitto in auto, al ristorante, in una saletta privata solo per noi due, e continuiamo a parlare per tutto il tempo ed è difficile togliergli gli occhi di dosso. Quando parla, quando sorride, illumina qualsiasi cosa ed è incredibilmente piacevole stare in sua compagnia, tanto che non mi sono nemmeno resa conto che il pranzo è già finito, ed è ora di tornare.

Dopo aver pagato il conto ed essere usciti dal ristorante – del quale mi ha aperto la porta per farmi uscire – siamo tornati in auto, senza riuscire a smettere di guardarci e chiacchierare. Per un po’ ho smesso di pensare allo scherzo della mia migliore amica – avrebbe potuto dirmelo, almeno mi sarei resa presentabile –, e mi è sembrato di conoscere Jordan da una vita, come se non avessi fatto altro che parlare con lui da sempre. Mi ha raccontato tanto sé e io gli ho parlato della mia vita senza preoccuparmi del suo giudizio, sono stata me stessa come poche volte mi è successo, e mi dispiace più di quanto immaginassi, dover risalire sulla sua auto guidata dall’autista, perché lui deve tornare al lavoro.

«Hai da fare stasera?», mi domanda all’improvviso, subito dopo aver preso posto sul sedile posteriore della macchina aziendale.

Mi volto a guardarlo e il suo sorriso rilassato sta per strapparmi il sì che tanto vorrei dirgli, ma ho promesso a Kurt e Chloe che avremmo cenato insieme. «Sono a cena da Chloe», gli dico, senza riuscire a nascondere il mio dispiacere. Non che mi dispiaccia passare un po’ di tempo con la mia migliore amica, ma avrei davvero voluto trascorrere altro tempo con lui.

«Domani?», chiede senza darsi per vinto.

«Domani è perfetto», rispondo sorridendo, felice di avere l’opportunità di vederlo ancora.

Perché è questo che voglio, vederlo ancora.

E ancora.
 

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SPAZIO ME

Buonsalve belle persone!

Ed eccoci alla parte dedicata a Jordan e Hazel. È arrivato, finalmente, il loro turno di raccontarci la loro storia, come è successo che si sono innamorati, delle loro emozioni, che spero di riuscire a farvi arrivare, nello stesso modo in cui sono arrivate a me.

Abbiamo fatto un salto indietro, per riprendere la loro storia dall'inizio, e piano piano arriveremo di nuovo al presente, nel momento successivo alla doppia proposta di matrimonio. Riuniremo le esperienze e li ritroveremo di nuovo tutti insieme.

Grazie ancora per essere qui, per essere ancora in viaggio insieme a me

Eeeee niente, buona lettura

   
 
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