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Autore: Trottola99    16/04/2019    1 recensioni
L'odio di Van Helsing per Dracula affonda le sue radici nel passato del cacciatore e nell'amore per una ragazza. Ma spesso la verità è nascosta sotto molte bugie e per non soccombere davanti a poteri più grandi di noi, dobbiamo tirare da soli i fili della nostra storia.
* mi sono chiesta come sarebbe andata la storia se Van Helsing avesse amato una ragazza prima di Anna Valerious e se proprio lei avesse potuto cambiare la storia*
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gabriel Van Helsing, Nuovo personaggio
Note: Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate
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L'unica strega buona è una strega morta 


Il cappello nero gli proteggeva gli occhi dal sole mentre cavalcava solitario lungo un sentiero nell’afosa campagna verso il confine con la Francia. Come al solito voleva risolvere la questione da solo ed in più non sopportava avere palle al piede che lo rallentassero. Storse le labbra ripensando alle parole del cardinale quando gli aveva comunicato il suo nuovo incarico: Streghe.

Non poteva certo dire di avere preferenze tra i mostri a uccidere, ma le streghe proprio non le sopportava; erano donne scaltre, manipolatrici e senza remora morale che sapevano sfruttare la minima debolezza dell’avversario contro di lui per distruggerlo. Si era già imbattuto in qualche strega nella sua vita ed era sempre finita in uno scontro violento ed estenuante, ma questa volta sarebbe stata diversa da tutte quelle precedenti. La missione infatti consisteva nel controllare e se necessario sterminare un intero clan di streghe che si era stabilito nei pressi di una foresta al confine occidentale con la Francia. Secondo gli studi dei suoi collaboratori al Vaticano questo clan era uno dei più antichi esistenti e le origini si perdevano nelle antiche leggende del passato. Secondo alcuni monaci le streghe che componevano il gruppo discendevano tutte dalla stessa famiglia e sono rispettate e temute persino dalle altre servitrici della notte. Un frate aveva insistito particolarmente sulla natura della loro magia; sembrava infatti che queste donne traessero il loro potere dall’ambiente e dagli elementi che compongono la vita stessa. Secondo gli studiosi ecclesiastici, infatti, queste streghe potevo connettersi con le correnti vitali che sostengono il mondo e manipolare gli elementi della natura.
Come se questo non bastasse, gli avevano chiesto di catturarne una viva e portarla nella loro sede centrale a Roma, affinchè fosse interrogata. Volevano anche studiare il loro potere, per carpirne l’origine e fabbricare delle armi in caso si fossero ripresentate in futuro. Quando gli era stato comunicato aveva annuito distrattamente, ma non ne era molto convinto: le uniche streghe buone sono quelle morte, come le altre creature sono dei mostri mandati dal maligno per distruggere il mondo: andavano distrutte tutte quante.

Purtroppo non gli avevano dato un equipaggiamento specifico, temendo che qualunque arma sfruttasse terra, fuoco, acqua o aria sarebbe stata facilmente distrutta dalle fattuchiere. Aveva quindi dovuto ripiegare sulla sua fidata balestra, ma non aveva saputo rinunciare a qualche affilato coltello e ad una vecchia pistola. Sperava che la situazione fosse tranquilla e già progettava di coglierle di sorpresa attaccandole durante la notte. Quando finalmente giunse al confine stava già calando la sera e le case sembravano proiettare inquietanti ombre lungo il sentiero. Decise di fermarsi per acquistare qualche provvista per la notte, siccome si gli si presentava un lungo ed estenuante appostamento: avrebbe dovuto attendere che le streghe terminassero i loro rituali notturni prima di agire.
Entrò in una piccola bottega dove un uomo grassoccio e dalla barba poco curata era intento a chiudere le serrande per rincasare. Si avvicinò al commerciante con circospezione. L’uomo lo fissò stranito, avrebbe volentieri risposto di andarsene che stava per chiudere ma l lungo coltello che pendeva dal fianco del viandante lo fece desistere. . Certamente non era la cena dei sogni del cacciatore ma dovette accontentarsi. Pagò la merce e si rimise la pesante sacca sulle spalle. Prima di uscire dal negozio si voltò verso il paesano con aria seria . L’uomo grassoccio si immobilizzò sul posto. Le sue pupille erano dilatate e si vedeva chiaramente come quella domanda lo spaventasse Certamente non si aspettava di essere accolto come un eroe, ma nemmeno di trovare resistenza ed omertà tra la gente del posto.
Di solito non lo accettavano e non era ben voluto, ma la popolazione era sempre felice di essere liberata dai mostri che assediavano i loro villaggi. Il commerciante tentò in maldestramente di fingere di riordinare la merce sugli scaffali luridi ignorando volontariamente l’avventore. Il cacciatore lo lasciò continuare per qualche secondo ma poi spazientito lo raggiunse con due falcate e gli afferrò il bevero della camiciola tenendolo fermo contro la sudicia parete alle sue spalle. . Il piccolo uomo tremava impaurito e me sue mani cercavano invano di neutralizzare la ferrea morsa del cacciatore. Quando capì che ribellarsi era inutile e controproducente chiuse gli occhi e sputò tutto d’un fiato .
Finalmente la presa sul suo collo cessò e riprese fiato a pieni polmoni mentre l’altro si sistemava il mantello sulle spalle prima di continuare
< Bene e dimmi, cosa hanno fatto da quando sono arrivate qui? >.
Il paesano tossicchiò ancora un paio di volte prima di continuare
< All’inizio sembravano donne comuni e molti di noi le aiutarono a costruire le loro capanne e gli donarono dei viveri, ma ben presto capimmo che erano serve del demonio! Una notte alcuni garzoni di guardia al bestiame videro dei fuochi accesi per tutto il loro accampamento e le ragazze che bruciavano erbe strane mentre ballavano ed intonavano canti in una lingua mai sentita prima. Indicemmo una riunione cittadina per decidere cosa fare in proposito; temevamo di attirare l’ira della Chiesa lasciandole vivere qui, ma eravamo anche spaventati da cosa avrebbero potuto farci. Il villaggio era diviso in due ma alla fine un manipolo di uomini armati di forcone e fiaccole decisero di loro iniziativa di attaccare il piccolo accampamento. Io mi ero unito a loro, all’epoca non pensavo che la magia di quelle streghe fosse così potente. Trovammo il luogo deserto ed appiccammo il fuoco alle loro case. Ma ad un tratto tutto cambiò, le fiamme si alzarono altissime nel cielo e formarono un cerchio intorno a noi imprigionandoci. Mi ricordo le urla dei miei compagni di sventura quando una ad una le donne uscirono dalle ombre tra gli alberi, come se si fossero fuse con la notte stessa. Le fiamme non smettevano di ardere mentre chiudevano sempre più il cerchio intorno a noi. Le streghe si avvicinavano, l’aria sferzava violenta i nostri volti e la terra sotto i nostri piedi tremò fino a creare una voragine che ci inghiottì nel buio. Continuammo a sentire i loro canti satanici per tutta la notte fino a che una di loro non si sporse su di noi osservandoci dall’alto. Ricorderò in eterno la paura di quel momento e le sue parole “Per secoli siamo state perseguitate, ora non permetterò mai più che le mie sorelle soffrano”. Poi tutto si fece scuro e persi i sensi. Quando l’indomani mattina mi svegliai mi ritrovai accasciato al fondo di quella profonda buca con i miei compaesani. Per fortuna le donne del nostro villaggio, non vedendoci tornare, si erano recate dalle fattucchiere; avevano stretto un patto con loro, promettendogli di lasciarle in pace in cambio della nostra liberazione. Fortunatamente le streghe accettarono il compromesso lasciandoci andare. >

Dopo il racconto il cacciatore era sempre più convinto che fosse necessario estirpare definitivamente tutto il clun di streghe, prima che diventino troppo potenti per essere fermate. Oltrepassò deciso la soglia del piccolo emporio pronto ad affrontare una lunga e sanguinosa notte nel bosco. Pensava già ai vari metodi di attacco quando la voce affannata del commerciante non lo riportò alla realtà. Lo chiamava a gran voce nel piccolo vicolo . Le sue parole lo sorpresero più di quanto avesse potuto immaginare, prima diceva di essere stato vittima della loro malvagia magia e poi gli chiedeva di risparmiarle? L’uomo continuò svelto cercando di parlare nonostante il fiatone .

Se prima era stupito ora era decisamente disgustato, come era possibile fidarsi di fattucchiere figlie del demonio? L’unica spiegazione era che avessero incantato l’intero paese! Fissava l’uomo come un povero pazzo finchè non riprese a parlare . Se prima pensava che l’uomo stesse dicendo bugie, ora era certo che fosse sotto incantesimo. Non poteva essere vero, i mostri, perchè di mostri si trattava, non miglioravano la vita, la distruggevano senza pietà. Guardò il poveretto con compassione per la sua stoltezza . Il commerciante scoppiò a ridere come in preda ad un raptus di follia < Parli così perché non sai nulla! Ma forse posso aiutarti a capire… quanti anni ho?>. L’emissario della Chiesa gli diete uno spintono facendolo cadere a terra . Si voltò dandogli le spalle. Inchiodò i piedi a terra. Non era possibile, seppur avesse avuto una vita sana e buona salute, quell’uomo poteva avere al massimo 50 anni. Qualcosa non quadrava… - Era scioccato, non aveva mai incontrato nella sua vita, per quello che poteva ricordare, un simile potere; nessuno poteva controllare la vita in questo modo. Ora aveva chiara la pericolosità di quelle donne ed il motivo per cui gli studiosi della Chiesa volessero studiarle. - Lasciò l’uomo sedute nel bel mezzo del selciato mentre scompariva rapido tra le strette viuzze che conducevano al limitare del bosco. Si addentrò nella fitta boscaglia alla ricerca dell’accampamento delle megere, mentre nel villaggio risuonavano i richiami degli abitanti avvisati delle sue intenzioni dal commerciante. Ci mancava anche che gli intralciassero i piano rovinandogli l’effetto sorpresa! Doveva sbrigarsi a trovarle prima che fossero avvertite della sua presenza.

Non era possibile, da ora camminava senza sosta nel bosco e non era ancora arrivato all’accampamento. Eppure sapeva che era situato vicino al limitare degli alberi, quindi come era possibile che non lo avesse ancora raggiunto? Si fermò, le gambe gli facevano male e, anche se non lo avrebbe ammesso nemmeno sotto tortura, era esausto. Scandagliò attentamente l’ambiente che lo circondava e storse il naso quando notò che la sera stava calando. Non poteva credere di aver viaggiato tutto il giorno senza muoversi nemmeno di un centimetro. Doveva ragionare e doveva farlo in fretta. Chiuse gli occhi e si concentrò svuotando la mente, doveva capire cosa non andava. Di colpo di ridestò e si mise a correre tra due alberi gemelli da un insolito colore bianco della corteccia. Svoltò a destra e poi due volte a sinistra sempre avanzando a grandi falcate. Di sicuro si era spostato di parecchi metri, ma quando si voltò su se stesso, si trovò alle spalle una coppia di alberi gemelli dall’insolita corteccia bianca. Erano gli stessi alberi di prima! Stava forse impazzendo? Solo ora si rendeva conto di aver girato in tondo per tutto il santo giorno, sprecando moltissimo tempo.
Provò diverse volte a cambiare direzione ma ogni volta ritornava davanti a quegli stramaledetti alberi. Poteva esserci una sola spiegazione: quelle schifose streghe lo avevano imprigionato in un qualche incantesimo che non gli permetteva di avanzare. Quanto le odiava! Nessuna risposta gli giunse dagli alberi, tranne il lento e costante sibilo del vento tra le fronde. Sicuramente quegli stupidi paesani le avevano avvertite del pericolo e loro avevano giocato di anticipo bloccandolo. Urlò frustrato mentre dava un calcio ad una pietra vicina al suo piede. Gli cadde il cappello a terra e quasi gli venne da imprecare.

Non era da lui lasciarsi prendere dall’ira, ma questa volta stava veramente perdendo le staffe. Estrasse la pistola e la puntò nel nulla che lo circondava; iniziò a sparare a caso contro rocce ed alberi mentre gli veniva quasi da urlare. Ma cosa gli prendeva? Quando finì le pallottole si lasciò cadere a terra. Non era arrabbiato veramente con quei mostri, in fondo si erano solo difese ed anche con grande maestria, lui era arrabbiato con se stesso. Era caduto nella loro trappola come un idiota e adesso sparava persino agli alberi. Si rimise il cappello in testa ed aprì la sua borsa. Ne estrasse il pane e la frutta, se non poteva fare nulla, almeno non sarebbe morto di fame. Mangiò tutto lentamente per far passare il tempo, prima di accendere un piccolo fuoco e mettersi a dormire. Certamente non era tranquillo nel fermarsi in quel luogo intriso di magia, ma non aveva altra scelta, era praticamente loro prigioniero e poteva solo sperare che la situazione cambiasse presto a suo vantaggio. Pian piano si addormentò guardando distratto le fiamme danzare sui ciocchi di legno, mentre pensava come era passato rapidamente dall’essere il cacciatore, al trasformarsi nella piccola preda in gabbia.

Sentiva l’aria fredda del mattino che gli solleticava le guance. Si mosse lentamente ancora intorpidito da sonno e subito capì che qualcosa non andava, c’era troppo silenzio. Aprì di scatto gli occhi e portò una mano sotto il cappotto per afferrare la pistola ma… non c’era. Qualcuno lo aveva disarmato. Nemmeno il suo fidato coltello era ancorato alla sua cintola. Ma al peggio non c’è mai fine, si sa. Appena mosse la testa vide che era completamente circondato da rovi che lo avvolgevano come una catena.
Erano sospesi innaturalmente intorno al suo corpo simili a tanti serpenti pronti ad attaccarlo. I suoi ragionamenti furono interrotti dal lieve frusciare delle foglie del sottobosco. Si girò verso la fonte di quel suono e quando la vide, rimase come pietrificato.

Una ragazza stava camminando lentamente nella sua direzione, la studiò dalla testa ai piedi come se dovesse svanire da un momento all’altro davanti ai suoi occhi. Gli parve di avere di fronte una visione angelica, la ragazza era minuta e molto alta, la pelle chiarissima pareva risplender alle prime luci della mattina mentre delicata si spostava sul terriccio umido di rugiada. Si soffermò sul suo lungo abito verde chiaro che pareva più leggero dell’aria stessa; risalì il suo corpo accarezzandolo con lo sguardo e rimase incantato dai suoi bellissimi occhi color smeraldo, brillanti come due pietre preziose esposte alla luce. La giovane si spostò una ciocca di capelli color oro dalla spalla riportandola nella morbida acconciatura che fermata da piccoli fiorellini su capo. Tutti quei bellissimi ricci le ricoprivano la schiena ed in quel momento il cacciatore si chiese se non fosse morto e stesse vedendo un angelo mandato dal paradiso.

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Angoletto autrice:
Grazie mille per leggere la mia Fanfic. E' da molto tempo che questa storia mi frulla in mente e finalmnte ho deciso di pubblicarla. FAtemi sapere se vi piace e presto spero di pubblicare il secondo capitolo!!
grazie a tutti coloro che recensiranno! XD
   
 
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