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Autore: hey_youngblood    23/04/2019    0 recensioni
[Hogwarts!AU]
Ogni veela ha un predestinato, che si impegnerà a proteggere fino alla morte.
Genere: Angst, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Min Yoongi/ Suga, Nuovo personaggio
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Terzo
 


Quella notte non fu minimamente tranquilla. Yoongi aveva faticato ad addormentarsi, rigirandosi a destra, poi a sinistra, cambiando svariate volte posizione nel letto. Ad un certo punto aveva creduto fosse la fievole luce della luna che filtrava dalla finestra il problema, perciò in uno scatto di frustrazione serrò le tende del baldacchino, ma la situazione non era affatto migliorata. La verità è che era agitato, non aveva idea di come collegare tra loro le informazioni che aveva ricevuto qualche ora prima da Namjoon.
Aveva tentato poi, in modo abbastanza insistente, di parlare con Eun Taehee facendola chiamare dalla Signora Grassa, ma questa gli aveva ripetuto più e più volte, irremovibile, che non era possibile, in quando già scattato il coprifuoco. In più, gli aveva intimato di tornare al suo dormitorio, o altrimenti avrebbe riferito la questione al Preside. In quelle circostanze, aveva deciso di andarsene, non prima, però, di far capire a quell’odioso dipinto quanto lo avesse infastidito, emettendo un sonoro sbuffo.
Non voleva attirare l’attenzione su di sé più di quanto non l’avesse già, poi sua madre glielo aveva chiaramente ricordato nell’ultima lettera che gli aveva spedito.
Quando, finalmente, riuscì a prendere sonno, non carpì comunque neanche l’ombra di un po' di quiete. Un altro incubo gli penetrò e pervase la mente, sempre lo stesso: lui che attaccava Taehyung, qualcosa che riteneva impensabile da operare coscientemente.
Possibile che il suo subconscio non avesse di meglio da presentargli, se non sempre le stesse terribili immagini? Che cosa stava cercando di fargli capire la parte più oscura della sua mente?

Rivede il mondo dal basso, ad una prospettiva più vicina al terreno. Sente la sensazione di freddo che il pavimento in pietra trasmette ai propri palmi. La scena di lui che attacca Taehyung è più vivida della notte prima: già da quando lo scorge salire le scale, ne riconosce i lineamenti, le movenze – sa che è Taehyung, ma non riesce a smettere d’aver paura.
Ringhia, ringhia ferocemente, intrappolandolo nel proprio sguardo. Il suo corpo vibra mentre digrigna i denti
.
Che cosa sto facendo?
Quando lo vede inciampare nei propri piedi e rovinare a terra, non riesce a trattenersi. Un movimento troppo brusco; lo ha invogliato ad attaccare.
Il suo cuore batte all’impazzata, mentre cerca di fermare il corpo dall’attaccare l’amico, ma sembra che il suo cervello non riesca a manovrarlo, sente che non gli appartiene. Si sente poggiare il peso all’indietro, come se fosse… a quattro zampe?
Prende lo slancio e salta, gli atterra sopra; continua a ringhiare, mentre osserva quel volto così familiare impaurirsi sempre di più, incapace di muoversi. Si rende conto che sta tremando; sono solo alcuni secondi, ma bastano per fermare il proprio sguardo in quello di Taehyung. Non vuole fargli del male, non se lo perdonerebbe mai; ma quel corpo non gli dà retta.
All’interno di quelle pupille scure, si vede e rimane sconvolto: non è umano. Il muso allungato, gli occhi completamente neri, il pelo grigio: è lui il lupo. Yoongi, dall’interno della propria mente, grida.
“Fermati! No. No. No!”
Sente dentro di sé l’istinto di ciò che sta per fare e, intrappolato nella propria coscienza, incapace di fermare in ogni modo il corpo che lo ospita, fa l’unica cosa in suo potere: chiude gli occhi.


Quando si risvegliò dal sogno, era sconvolto. Alzò la schiena dal materasso, ritrovandosi in una pozza di sudore. Cercò di regolarizzare il respiro, ma capì che niente poteva farlo calmare.
Vide le tendine muoversi, accompagnate dal suono tipico degli anelli che sfregano contro il legno, poi il viso di Namjoon apparve nello squarcio tra i due tessuti. Lo guardò spaurito, negli occhi estremamente visibile l’impronta del sonno – doveva averlo svegliato – , Yoongi non poté che ricambiare il suo sguardo con occhi intrisi di paura. “Hai gridato.” Affermò il biondo, passandosi una mano sul viso.
“Tutto bene?” Yoongi era convinto che il proprio aspetto, in quell’esatto momento, fosse molto più esplicativo di qualsiasi parola che avesse mai potuto convogliare in una risposta per l’amico. Ma annuì comunque.
“E’ stato solo un incubo.” Quando si sentì pronunciare tali parole, si rese conto di non sapere più chi stesse cercando di convincere formulando quella sentenza.
Era Namjoon? Stava cercando di tranquillizzarlo sulle proprie condizioni? O, d’altra parte, avevo bisogno lui stesso di sentirle pronunciategli da qualcuno e, in mancanza di questo, aveva deciso di pronunciarsele da solo? Stava cercando di convincersi che era tutto solo un frutto del proprio inconscio? Non aveva prove a sufficienza per rendere una risposta affermativa a quella domanda. Ed era proprio questo che lo faceva imbestialire.
Un unico pensiero si risolse nella sua mente, mentre osservava Namjoon annuire in silenzio e richiudere le tendine – ne sentì i passi sul pavimento in legno, poi il cigolare della rete del materasso -: doveva parlare con Eun Taehee. Se il suo cervello gli chiedeva in quel modo estremo di dargli delle risposte, allora la maniera più veloce e diretta sarebbe stata quella di chiedere direttamente alla ragazza che, a detta del suo amico, aveva assistito all’evento. Si, doveva assolutamente parlare con Eun Taehee.
Dopo essere finalmente riuscito a regolarizzare il respiro, si strofinò gli occhi e guardò l’ora sulla sveglia che, imperterrita, riposava sul comodino. Erano le quattro e mezza del mattino; non si sorprendeva di vedere la luce della luna ancora risplendere di sé all’interno del dormitorio. Aveva preso sonno soltanto da poche ore, ma non si sentiva stanco: l’impresa di riaddormentarsi fu infatti difficile e fallimentare.
All’apice della frustrazione, lanciò via le coperte e decise di andare a farsi una doccia, perciò prese l’occorrente ed uscì dal dormitorio. Il bagno, come c’era d’aspettarsi, era desolato. Accese l’acqua e la lasciò riscaldare, si spogliò; rimase sotto il getto bollente dell’acqua finché la propria pelle, da lattea, diventò rossa.
Ormai del tutto incapace di prendere sonno, si rimise il pigiama e si sedette in Sala Comune. Dalle alte finestre poteva osservare il cielo schiarirsi progressivamente, mentre, seduto sul divano, si riscaldava accanto al camino acceso. Continuava a chiedersi se fosse stato proprio lui, in realtà, ad aggredire l’amico. Magari il suo cervello, contrariamente a quanto ipotizzato prima, non stava cercando di capire cosa fosse avvenuto a Taehyung, ma voleva solamente renderlo cosciente di ciò che gli aveva fatto.
Rimase in silenzio, accovacciato a gambe incrociate sul divano morbido, osservando le fiamme inghiottire un pezzo di legno e fare scintille a contatto con la resina. Inconsapevole di quanto tempo fosse passato, vide Namjoon scendere le scale, diretto in Sala Grande per la colazione: si svegliava sempre abbastanza presto, per poter fare colazione tranquillamente e ripassare un po’ prima delle lezioni.
Yoongi era consapevole di questa sua abitudine, ma non si era mai aggregato a lui: tra le tante ragioni, quella rappresentata dalla difficoltà costante di addormentarsi era quella che più glielo impediva. Si sarebbe lasciato cullare dalle braccia di Morfeo in qualsiasi posto, durante le ore diurne, ma nel momento in cui si apprestava ad andare a letto la sera, sembrava come se tutto il sonno che aveva provato durante il giorno scomparisse magicamente. E succedeva sempre così, a prescindere da quanta stanchezza potesse affliggergli il corpo e la mente.
“Non mi immaginavo di trovarti qui” esclamò sorpreso il biondo quando lo notò, il moro alzò la testa verso di lui, mostrandogli gli occhi circondati da occhiaie scure. Rispose in un sussurro di non essere riuscito a riprendere sonno, prima di tornare ad osservare il fuoco ardere.
Namjoon annuì comprensivo col capo, poi, prima di uscire dalla Torre, sembrò ricordarsi di qualcosa di importante da dirgli, perciò si voltò ancora verso di lui. “Se vuoi parlare, lo sai, io ci sono.”
Yoongi annuì distante.
L’amico sapeva perfettamente che non si sarebbe esposto più di tanto con lui – d’altra parte, era nel suo carattere un po’ solitario–, in ogni caso non si dava per vinto e provava sempre a fargli sentire il proprio appoggio. Era cosciente di non dover insistere, se non voleva che il moro si chiudesse ancora di più in se stesso, perciò, dopo aver ottenuto quella risposta silenziosa, lo lasciò di nuovo solo.
Passò ancora del tempo; solamente quando sentì delle voci alzarsi oltre le porte dei dormitori, si decise ad alzarsi e a tornare in dormitorio per calmarsi. Rilasciò un silenzioso sospiro, poi spense il fuoco agitando distrattamente la propria bacchetta.

 
Ω

Stava camminando verso la Sala Grande; compiva passi grandi, mentre tentava di tenere le mani al caldo nelle tasche. Vide Taehee scendere dalla scalinata principale, poi dirigersi anche lei nel luogo dove sarebbe stata servita la colazione.
La sua vista lo fece bloccare per un secondo, mentre la rabbia si riappropriava di quel corpo consumato dal non-sapere. Avanzò velocemente e cancellò in fretta la distanza che li divideva, senza che la ragazza si accorgesse di lui.
Arrivati nell’allargamento che introduceva alla Sala, la afferrò per un gomito e la trascinò dietro la statua presente all’ingresso: un luogo relativamente discreto per quanto riguardava gli sguardi dei passanti.
La spinse contro il muro con troppa forza e nel contatto che la sua schiena ebbe con la parete in pietra lei rilasciò un mugolio di dolore, riservandogli un’occhiataccia. Quando si vide il volto di Yoongi di fronte, forse troppo vicino al suo, istintivamente lo allontanò spingendogli il petto con le mani.
“Sempre più gentile vedo, Min.” Ironizzò. Iniziò a massaggiarsi con la mano opposta il pezzo di pelle che Yoongi aveva stretto e lui la osservò un attimo in silenzio, pensando che forse, forse aveva esagerato.
“Che cosa c’entri tu con Taehyung e quello che è successo due giorni fa?” chiese, la voce gli uscì aggressiva dalla gola, mentre cercava di tenere le mani ferme, sui fianchi, strette a pugno, per evitare di farle ancora del male, seppur avesse tremendamente voluto estorcerle le parole di bocca in un modo meno… civile.
Lei lo guardò, la sua espressione accigliata le faceva intendere che no, non poteva sapere molto di ciò che era successo quella sera. La confusione, mista ad accenni di rabbia, aleggiava nei suoi occhi. Sarebbe stato bene mentirgli?  D’altra parte, lei non voleva averci niente a che fare con quel figlio di Mangiamorte.
Si era ritrovata in Guferia per caso, perché la coscienza non gliel’avrebbe fatta passare liscia se non si fosse affrettata ad aiutare un compagno in pericolo; mica poteva sapere che l’animale che aveva attaccato Taehyung, era proprio il suo compagno di casa. Dovette lasciar passare fin troppo tempo, mentre rifletteva in silenzio, perché Yoongi ripeté la domanda, visibilmente infastidito dal suo silenzio.
“Non ho idea di cosa tu stia parlando, Min.” rispose, mettendo su un’espressione indifferente. “Quando sono arrivata, te e il tuo compagno di casa stavate giacendo a terra senza sensi, lui ferito in modo relativamente grave, perciò ho mandato un gufo a Madama Chips e uno all’altro tuo compagno di casa, chiedendogli di venirti a prendere per evitare problemi.” Mentì; non aveva idea di dove quella storia sarebbe andata a finire, ma non vedeva il punto di aiutare un ragazzo così terribilmente… antipatico.
Magari sarebbe riuscito a risolvere la situazione da solo, sperava sinceramente che sarebbe riuscito a risolvere la situazione da solo.
“Stai mentendo” Sputò fuori lui. Il lieve attimo di panico che comparve sull’espressione della ragazza dopo aver proferito quelle parole gli diede la conferma che cercava.
Stava mentendo seriamente.
Non poteva crederci che lo detestasse così tanto da mettere in pericolo tutto il corpus studentesco. “Sei veramente qualcos’altro, Eun Taehee” espirò.
Lei gli lanciò un’occhiataccia, poi silenziosamente lo sorpassò ed entrò in Sala Grande. Yoongi, rimasto solo, in preda alla frustrazione, scagliò un pugno contro la parete, scorticandosi le nocche della mano, poi andò a fare colazione.

 
Ω

Il fine settimana arrivò lentamente, dopo notti passate a rigirarsi nel letto e giorni dilungatisi a dismisura mentre tentava di recuperare il sonno arretrato, finendo per assopirsi per non più di una ventina di minuti a volta.
Aveva frequentato assiduamente le lezioni, come non aveva mai fatto prima d’allora, nel tentativo di staccare un po’ la testa dai suoi pensieri così disordinati: niente era meglio di un’ora di Trasfigurazione per permettergli di disperarsi su altro, oltre che sulla propria vita.
Taehyung rimaneva incosciente, ma gli aggiornamenti che Namjoon si preoccupava di riferirgli almeno una volta al giorno gli facevano capire che Madama Chips stava facendo un ottimo lavoro, e che le sue ferite erano già quasi completamente guarite: niente, se non piccole cicatrici, sarebbero rimaste a ricordargli l’accaduto.
Ormai era sabato, Novembre era alle porte e l’autunno si era ormai portata via ogni residuo di calura estiva. La giornata si prospettava tuttavia serena, seppur lievemente fredda.
Quel pomeriggio ci sarebbe stata la prima partita di Quidditch della stagione – come al solito Grifondoro contro Serpeverde – e, nonostante il suo rifiuto categorico di interessarsi a quello sport, che, da quando aveva messo piede ad Hogwarts, undicenne, non lo aveva mai interessato, fu convinto da Namjoon a presenziarvi per dare supporto a Jungkook, un ragazzo del quinto anno di Grifondoro che si era aggiunto al gruppo appena entrato ad Hogwarts, grazie all’aiuto di Jin, a cui era stato subito simpatico, che giocava come cercatore per la propria casa.
“Non puoi rintanarti in solitudine finché la situazione non migliora,” l’aveva rimproverato Namjoon, mentre si apprestava ancora una volta a rifiutare l’invito per la partita. “Inoltre, sarebbe ancor più sospetto se tu non venissi a supportare un tuo amico.”
Non si trovò a rifiutare anche quell’ennesima volta, perché il biondo aveva effettivamente ragione e, perché, d’altro canto, non aveva la benché minima voglia di mettersi sui libri anche quel pomeriggio.
 
Quando si sedettero sulle tribune, optarono per quelle di Grifondoro, in modo da poter chiacchierare un po’ anche con Jin che, come Caposcuola ed amico del più piccolo, ci sarebbe stato per forza. Infatti, apparve poco dopo e dall’ingresso delle scalinate li chiamò.
Namjoon agitò una mano in risposta, perciò Jin si avvicinò, sedendoglisi poi accanto. I tre ragazzi indossavano il mantello, data la leggera, seppur ghiacciata, brezza che alimentava quel pomeriggio, ognuno si teneva al caldo la parte inferiore del viso nella sciarpa della propria casa.
Yoongi non aveva voglia di parlare, era tremendamente stanco, perciò si limitò a mormorare un saluto dimesso e a lasciar parlare gli altri due riguardo le formazioni di quell’anno, argomento che, personalmente, non gli interessava minimamente. Era fin troppo cosciente degli sguardi dei Grifoni e dei mormorii che la sua presenza in quella tribuna suscitava agli altri membri della casata, e non vedeva l’ora di potersene sottrarre.
La partita finalmente iniziò, i tre ragazzi concentrarono tutta la propria attenzione in alto, verso il cielo plumbeo, mentre i membri di ogni squadra si alzavano in volo sui loro manici di scopa e prendevano posizione. Jin era visibilmente emozionato, e tempestava di lievi colpetti il petto di Namjoon, per richiamarne l’attenzione.
“Verrà giù il finimondo, se quelli di Serpeverde non hanno cambiato atteggiamento, ma ne dubito.” Disse il biondo, evidentemente esperto dell’atteggiamento della casata verde e argento, avendo assistito a pressocché ogni partita di Quidditch negli ultimi sette anni.
“Già, non importa quante volte vengano richiamati dai professori, ogni partita si comportano nello stesso modo. Soprattutto danno il meglio di loro con Grifondoro.” Ironizzò Jin, sbuffando ed alzando gli occhi al cielo. Come caposcuola doveva sentire la responsabilità di proteggere i propri compagni di casa, soprattutto se più piccoli, ma durante le partite si ritrovava estremamente impotente.
“D’altronde, il lupo perde il pelo ma non il vizio.” Confermò Namjoon.
Yoongi tese le orecchie a quell’affermazione, ritrovandosi a muoversi leggermente sulla fredda pietra della gradinata, drizzando la schiena. Era chiara e concepibile la sua agitazione, per com’era iniziata la settimana e per come si affermava a terminare, nell’eco dei propri incubi.  Preferiva non sentir parlare di lupi più di tanto, al momento.
“Spero che Jungkook non si faccia troppo male. Sono sempre preoccupato quando giocano contro le serpi.” Jin cercò di riscaldarsi le mani strisciandole avanti ed indietro sul tessuto dei jeans. Jungkook, si potrebbe dire, era considerato il fratello minore del gruppo, e Jin ci teneva particolarmente alla salute del suo compagno di casa.
Namjoon cercò di tranquillizzarlo battendogli più volte una mano sulla spalla e ripetendogli che, se Jungkook era sopravvissuto senza un graffio fino a quel momento, avrebbe terminato la partita in altrettanto modo.
 
Come si erano aspettati, la partita fu un terribile disastro: il primo giocatore di Grifondoro a venir ferito fu un cacciatore, e successe poco dopo l’inizio della partita. Le serpi si stavano mostrando più combattive del solito, notò Yoongi, probabilmente perché quest’anno erano decisi a vincere il campionato, cosa che non erano riusciti ad attuare negli ultimi tre anni.
Mentre sul campo prendeva atto una vera e propria guerriglia tra rossi e verdi, i suoi occhi andarono a cercare Jungkook, che, almeno al momento, sembrava non aver visto il boccino. Era fermo sulla scopa, osservava dall’altro tutte le scaramucce a cui erano sottoposti i suoi compagni di casa, esprimendo le proprie emozioni, di tanto in tanto, con qualche smorfia. Dall’altra parte del campo, il cercatore di Serpeverde fissava il moro, reggendosi dritto sulla scopa.
Gli ultimi quindici minuti della partita si svolsero nel caos più totale: un battitore di Serpeverde aveva diretto un bolide dritto verso il portiere di Grifondoro, che, preso in pieno, cadde dalla scopa e fu portato subito in Infermeria. Dalla tribuna in cui erano seduti si alzarono grida di disapprovazione verso la squadra avversaria, ma questo rese le serpi ancor più intenzionate a continuare la loro strage.
Nel frattempo, Jungkook aveva visto il boccino, e ora lo inseguiva ad una velocità esorbitante con al seguito il cercatore di Serpeverde che sembrava avere l’intento di afferrare lui, invece del boccino.
Il moro virò bruscamente verso il terreno, e, dopo una battaglia in velocità, riuscì ad afferrare l’oggettino dorato proprio un attimo prima di ritrovarsi faccia a faccia sul suolo, mentre il cercatore di Serpeverde decise di virare all’ultimo, impaurito da una sua probabile collisione sul suolo sabbioso.
Il commentatore risuonò nel microfono l’esito, e la platea di Grifondoro esplose in grida entusiaste. Anche Jin e Namjoon si alzarono in piedi ed esultarono insieme al resto, mentre Yoongi proprio non ce la faceva ad unirsi a loro. Che gioco inutile!, pensò.
Quando videro i giocatori atterrare, il biondo gli diede una pacca sulla spalla per fargli capire che se ne stavano andando. Si alzò in silenzio e seguì gli altri due in altrettanto modo, mentre si dirigevano verso le tende che fungevano da spogliatoi. Intercettarono Jungkook mentre stava andando a cambiarsi e si congratularono per la partita, rubandolo agli altri membri – o almeno, quelli che erano sopravvissuti alle serpi – della squadra.
“Migliori ogni giorno di più” lo elogiò Jin mentre gli stringeva le guance paffutelle. Jungkook lo spinse via fintamente infastidito e Jin si mise a ridere. Quando vide Yoongi, il più piccolo sembrò ricordarsi di qualcosa. Si congedò da loro per entrare nella tenda, uscendone poco dopo con una lettera, che porse a Yoongi. Questo la osservò e, riconosciuto il sigillo, la afferrò prontamente.
“E’ arrivata stamattina presto, mentre ero in Guferia.” Disse, come a volersi giustificare d’intercettare ogni sua lettera, negli ultimi tempi. Yoongi lo ringraziò, ficcando la sottile busta velocemente in tasca.
“Oh, ma perché esci così presto dal castello la mattina? Non è che ci nascondi qualcosa?” scherzò Jin. Namjoon gli diede subito man forte, ed insieme presero in giro per un po’ il quindicenne che avevano di fronte.
Jungkook si affrettò a scuotere la testa, ridacchiando. “Tranquilli, ragazzi: i miei si trovano in Corea al momento, ed il fuso-orario è terribile: solo facendo partire un gufo al mattino presto, riesco a farglielo arrivare prima di sera.” Spiegò tranquillamente.
“Capisco.”  Ammisero in coro gli altri due.
“Tornando ad altro,” gli occhi del cercatore si illuminarono di nuovo, infervorati dalla passione per il Quidditch “avete visto con che manovra ho afferrato il boccino?” chiese, emozionato. “Mi congratulerei da solo, se potessi.” Quando drizzò la schiena, fingendo scherzosamente di spolverarsi le spalle, gli altri due esplosero in un verso a metà tra l’infastidito e lo scherzoso.
“Questi ragazzini di oggi, non gli puoi dire niente che subito si montano la testa!” sbuffò Jin, lanciandogli un’occhiataccia, facendo ridere un po’ tutti.
Rimasero a chiacchierare ancora un po’ prima di lasciare che Jungkook si andasse a cambiare. Jin rimase ancora un po’ insieme agli altri suoi compagni di casa, perciò lo salutarono e i due Corvonero se ne andarono insieme.
Sulla via del castello, Yoongi si congedò da Namjoon per leggere la lettera di sua madre e risponderle. Da quando Jungkook gliel’aveva porta, non aveva fatto altro che chiedersi su che cosa sua madre avrebbe potuto volerlo informare. Il contenuto di ogni lettera era ormai fonte d’agitazione per il ragazzo, e non riusciva a concentrarsi su altro se prima non ne leggeva le parole. Namjoon annuì con la testa, era forse il più cosciente della situazione dell’amico, dato che ogni notte, quella settimana, l’aveva svegliato, intento a gridare nel sonno.
Da solo continuò verso il castello, mentre Yoongi virò verso la Guferia. Una volta in solitudine, circondato solamente dai versi cupi delle civette, si sedette e aprì la lettera. Le sue mani stavano tremando, ma non erano la sua priorità al momento: solo dopo aver letto la lettera avrebbe fatto in modo di calmare l’agitazione.

 
Tuo padre si è fatto vivo e vuole vederti. Non lasciarti avvicinare, anche se non credo sia così stupido da avvicinarsi ad un luogo così sorvegliato, in ogni caso stai attento. Non farmi pentire di averti informato della situazione e studia.
Tua madre

Piegò di nuovo il piccolo foglio di carta e lo ripose nella busta. Lasciò ricadere la testa contro il muro, emettendo un sospiro tremante. Era stanco di tutta quella situazione di trepidazione. Voleva solamente un po’ di calma, ma gli pareva che l’universo avesse per lui altri piani, negandogliela con tutte le sue forze. Gli veniva da piangere, strinse gli occhi per evitarlo; il cuore gli batteva all’impazzata, mentre gli si accorciava il respiro.
Non voleva perdere di nuovo il controllo e fare del male a qualcun altro; avrebbe solamente peggiorato la situazione, che era già di per sé complicata. Tuttavia, si ritrovò a pensare a cosa sarebbe successo se suo padre fosse stato in grado di avvicinarsi a lui.
Che cosa avrebbe fatto? L’avrebbe costretto ad unirsi a lui, portato via in quella fuga disperata verso chissà dove, con chissà quale scopo, senza neanche preoccuparsi di sentire la sua opinione? L’avrebbe costretto a mettere la sua vita nelle mani del Signore Oscuro – per una causa nella quale lui neanche credeva?
Si immaginò quella vita, la vita di un Mangiamorte, di un uomo che rischiava di morire da un momento all’altro se solo avesse compiuto un singolo, minuscolo sbaglio, di un individuo solo e abbandonato da tutti che inseguiva un ideale che non si sarebbe mai realizzato. No, non era ciò che voleva dalla vita.
Il solo pensiero di ritrovarsi un giorno a dover combattere contro o, peggio ancora, uccidere qualcuno dei suoi amici lo faceva rabbrividire: Hoseok, Jungkook e Taehyung erano mezzosangue e la sola possibilità di torcergli consapevolmente anche solo un capello lo faceva rabbrividire di paura.
Una volta che quei pensieri divennero incontrollabili, ci volle poco perché sentisse il rimbombo tremendo del proprio cuore nelle orecchie, facendolo accasciare in avanti, alla ricerca d’aria. Si premette i palmi delle mani sui timpani, in un tentativo fallimentare di far diminuire, se non cessare quel rumore assordante. Neanche si accorse della ragazza che si trovava a pochi passi da lui, in piedi; le braccia incrociate, in un’espressione infastidita.
“Non credi sia l’ora di riacquistare un po’ di controllo su te stesso?” Percepì quella voce lontanissima, come se lo stesse rimproverando da un angolo remoto della propria mente; nell’ansia d’esser visto in quello stato, tutto si accentuò maggiormente facendogli perdere i sensi.



 
Buona sera!
Oggi aggiorno dalla mia casa al mare, mentre fuori infuria il diluvio universale parte 2. L'internet del mio telefono - unico modo per accedere ad internet in questi giorni - funziona straordinariamente bene, ma non so quanto potrà durare perciò dovrò essere breve.
Il capitolo di oggi è leggermente più lungo del solito - circa un migliaio di parole in più - ma, dopo averci riflettuto a lungo e non avendo trovato altri modi per suddividere il capitolo, ho voluto lasciarlo così. Fatemi sapere se preferite i capitoli leggermente più lunghi, come questo, oppure non vi cambia niente. 
Non so se avete notato, ma ho cambiato il rating della storia. Mi sembra più adatto data tutta la descrizione degli attacchi a Taeyung eccetera, poi non so se varrà anche per altro, in futuro...
So che la storia si sta sviluppando in modo lento, ma potete ben capire che per dare una caratterizzazione a sette personaggi + 1 non basti tre righe nel primo capitolo; inoltre, mi piace far apparire i vari personaggi un po' alla volta durante la storia, perciò spero mi perdoniate ^-^
E niente, fatemi sapere qualcosa, pls. Vedo che la storia non viene recepita bene, perciò vorrei sapere in cosa sto sbagliando, o semplicemente se ho compiuto un po' un azzardo nel mettere insieme elementi così diversi. Sta a voi dirmelo, perciò lasciatemi qualche recensione nel caso.
Ora mi dileguo, 
Spread the love ♥

Carlotta

Ora che ci penso, ci sono due cosette che mi dimentico sempre di scrivere:
1) non so se avete visto, ma è uscita una Oneshoot JIKOOK come missing moment di questa storia. Spero la apprezzate ^-^
2) la storia è ambientata dal V libro alternativo, perciò Voldemort è "rinato" ma non risorto; Silente è vivo e vegeto e tutti gli insegnanti occupano le loro cattedre abituali. In teoria dovrebbero, quindi, essere presenti anche i personaggi protagonisti dei libri della Rowling... eh beh non ci saranno: fate conto siano alcuni degli studenti della scuola di magia ma, dato che non ci interessano nello specifico, non verranno neanche nominati: come una sorta di storia in parallelo a quella della Rowling.
Detto questo me ne vado seriamente. Un bacio.
  
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