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Autore: Queen FalseHearth    25/04/2019    0 recensioni
Toga è una ragazza strana.
Odiava quel termine, si divertiva a definirsi “speciale”.
Me lo ripeteva in continuazione e io alla fine ci credetti; all’epoca era accecato dall’amore che nutrivo nei suoi confronti che non mi resi conto di quanto si sbagliasse.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Himiko Toga, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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HIMIKO TOGA NON E' UNA RAGAZZA SPECIALE


Toga è una ragazza strana.
Odiava quel termine, si divertiva a definirsi “speciale”.
Me lo ripeteva in continuazione e io alla fine ci credetti; all’epoca ero accecato dall’amore che nutrivo nei suoi confronti che non mi resi conto di quanto si sbagliasse.

 

Un anno fa

Lunedì mattina, l’ennesimo noioso giorno di scuola. Il numero dei miei sbadigli era più alto delle nozioni scolastiche che imparavo; le mie occhiaie erano diventate un segno distintivo del mio aspetto. Non ero una persona pigra ma l’unica scuola che attirava il mio interesse era la U.A , ma ero ancora intrappolato alle medie.
Una volta raggiunto l’edificio scolastico un’ondata di vento m’investì, occasione perfetta per maledire l’autunno. Entrai con la testa china, per me il mattino era tragico, la parte della giornata che più detestai.
Dopo avermi fatto due rampe di scale che alimentarono il mio malessere, raggiunsi la mia classe dove aleggiò una nuvola nera di fumo. Mancavano cinque minuti prima delle mie lezioni, i miei compagni approfittavano di ogni momento per accendere una sigaretta. Odiando la puzza di fumo, mi appoggiai alla porta sorvegliando il corridoio.
I fumatori erano tre ed erano seduti sui banchi infondo alla classe, tra di loro c’era anche Himiko Toga. Aveva un inquietante sorriso che non danneggiò la sua bellezza, forse era la più carina della classe: sta di fatto che rimasi abbagliato dai suoi luminosi occhi. Teneva i capelli in due codini e il suo completo alla marinara le stava un incanto.
Non le parlavo ma desideravo farlo, forse per questo l’avvisai che stava per arrivare la professoressa.

In quello stesso giorno, senza preavviso o motivo, Toga posò la sua cartella sul banco vuoto vicino a me.
-Ti serve qualcosa? - le chiesi con gentilezza, era una rara volta in cui mi mostravo cortese.
-Da oggi mi siedo qui, Mario-kun mi fa i dispetti- mormorò con voce seria nonostante abbia usato parole infantili. Mario era il più grande della classe e in qualunque liceo in cui sarebbe finito avrebbe sicuramente spacciato droga, aveva le idee molto chiare.
-Fa come vuoi…- sembrò non ascoltarmi perché prese il suo quaderno di matematica e non mi rivolse la parola per tutta l’ora.
Al suono della campanella mi fissò ancora con quel sorriso stampato sul volto, solo Dio sapeva quanto dolore provava ai muscoli facciali. La prof. aveva ignorato la sua espressione durante la spiegazione, al suo posto avrei fatto lo stesso.
-Hai sentito gli uccelli oggi?- strano modo per iniziare una conversazione, ma almeno mi aveva parlato.
-Cosa?-
-Ogni giorno cinguettano alle dieci, sono una famiglia di quattro uccelli. Mi danno molto fastidio- i nostri banchi erano lontani dall’unica finestra presente in classe, perennemente chiusa per giunta. Ero indeciso se ignorarla o assecondarla, i suoi occhi mi guidarono verso la seconda opzione.
-Non farci caso. Non ti fa male la mascella a sorridere sempre? Non so come tu faccia- cercai di cambiare argomento e la questione dei volatili sembrava apparentemente chiusa.
-No, sorridere è bello! Devo sorridere sempre altrimenti la mamma si arrabbia. Vorrei vivere in un mondo in cui tutti sorridono, sarebbe fantastico- chinò la testa e arrossì, quel pensiero aveva la forza di influenzare il suo umore.
Mi accorsi il suo carattere un po’…strano e non era paragonabile al suo dolce aspetto. Non ero una persona che giudicava gli altri, ma era palese che Toga avesse dei problemi mentali. Non me ne ero mai accorto, era un eccellente studentessa.
-Sei strana…- quella frase mi sfuggì, speravo di non averla offesa.
La prof. della quarta ora tardava ad arrivare, speravo che comparisse subito per interrompere questa conversazione. Avevo paura della risposta di Toga.
-Non mi piace quella parola, preferisco speciale. Sono speciale ma la gente non lo capisce- fissò un punto vuoto dell’aula lasciandomi perplesso: perché mi stava confidando ogni pensiero che, evidentemente, le passava per la testa?
-Un momento ma io non so quale sia il tuo quirk!- impallidii. Mi ero scordato del motivo per cui la gente mi stava alla larga e del mio carattere introverso: ora la ragazza che mi piaceva voleva scoprirlo.
-Qual è? Qual è?- urlò attirando l’attenzione degli altri compagni che stavano festeggiando il ritardo della prof.
 Esitai consapevole che non potevo ignorarla per sempre.
-Niente di che, posso controllare le persone se mi rispondono- (esatto il protagonista è Hitoshi, sorpresi vero?) in quel momento provai paura: Toga avrebbe smesso di parlarmi a causa del mio quirk? 
-Quando arriva controlla la prof. e falle fare qualcosa di stupido, sarà divertente-
Di nuovo, quella ragazza mi sorprese. Nel suo sguardo non lessi alcuna nota di sgomento o paura. Forse era la prima volta che una persona non cambiava espressione scoprendo il mio quirk.
-Se potessi controllarla le ordinerei di mettermi dieci, ma è vietato usare i nostri poteri sugli adulti- ero stato ammesso a questa scuola a patto che non usassi per nessun motivo il mio quirk, gli insegnanti me lo ricordavano ogni giorno con sguardi severi e diffidenti.
-Le regole sono fatte per essere infrante, l’ho letto in un libro- mi disse Toga, mi aspettavo quella risposta.
-Il tuo quirk è davvero forte, come il mio! Ho scoperto che sei una persona molto gentile, onesta e umile perché avresti potuto controllarmi in qualsiasi momento, chiunque si sarebbe approfittato di me con questo potere. Non devi vergognarti del tuo quirk. Non sarai mai un criminale, ne sono certa- sorrisi dopo non so quanto tempo. Come aveva fatto? Come aveva fatto a comprendermi così in fretta? Aveva un dono, ai miei occhi era un angelo.
Toga era stata la prima a non allontanarsi a causa del mio quirk ma non per questo me ne infatuai, l’avrei amata anche se mi avesse definito la persona più crudele di questo mondo.

Lei mi insegnò a vivere.
Tre mesi vicino a Toga era il miglior regalo che questo maledetto mondo mi fece. Non sapevo nulla riguardo le ragazze, l’importante era poterle parlare e vivere piccole esperienze con lei.
-Riesci a controllare gli animali?- mi chiese all’improvviso durante la ricreazione. Nella sua vita non c’erano orari o regole.
-No, non possono rispondermi. Mi dispiace, avrei potuto controllare quella famiglia di uccelli che ti disturba- ormai mi ero abituato al suo mondo.
-Tranquillo ho risolto-
Nella nostra bizzarra chiacchierata s'intromise il ragazzo più grande della classe. Mario si rivolse a me con un sorrisetto divertito. Venivo considerato solo perché una ragazza mi prestava attenzione, era una sorta di legge degli adolescenti.
-Non sapevo che voi due fosse diventati amici per la pelle, siete entrambi strani- disse accendando di non voler mostrare gentilezza.
-E a te che importa?- non mi rispose, un gesto prudente da parte sua.
-Voglio solo dirti che questa troia porta guai- come si permetteva ad insultare Toga davanti a lei? Celai la mia rabbia con la mia solita espressione indifferente.
-Me lo stai dicendo perché lei ti ha rifiutato? Se non sopporti che parli con me puoi andare altrove-
-Come osi brutto…-  mi definii il Re delle provocazioni mentre gli occhi di Mario persero colore. La sua mente era mia. Toga si mise a ridere.
A differenza di come mi designano gli altri, non sono un bullo o un delinquente: per questo lo liberai dal mio controllo. Avergli rubato la mente per pochi secondi lo mandò nel panico. Impaurito, Mario barcollò verso la porta attirando su di sé attenzioni non gradite, per fortuna non disse che l’autore della sua paura ero io.
Purtroppo non si sbagliava su Toga.

Nel pomeriggio di quel giorno che non finiva mai, mi diressi verso la palestra perché volevo scusarmi con Mario: la verità era che mi ero comportato come uno stronzo infantile. Non volevo far sentire in imbarazzo Toga neanche per un istante, ma la difesi nel modo sbagliato.
So che di solito Mario si radunava con il suo gruppo vicino al campo di calcio lontano dalla vigilanza dei professori. Una volta arrivato a destinazione non sentii puzza di fumo: ma di sangue.
Mi guardai intorno per indagare quando notai dei votatili per terra, la cosa che mi stupì erano le chiazze di sangue intorno a loro. Con orrore contai gli uccelli morti: erano quattro. Alzai la testa un po’ disgustato e mi resi conto di essere finito in incubo: sul campo da calcio c’era un corpo disteso, era Mario.
Vidi un’ombra afferrare il collo del cadavere. Lento mi avvicinai, chiedendomi del perché non fossi già scappato. Mario potrebbe essere ancora vivo, dovevo accettarmelo e magari scoprire il suo aggressore.
Di spalle a me vedo una persona afferrare una strana siringa che penetra nella pelle del ragazzo. Ero arrivato a pochi metri dalla tragedia.
Non fu l’espressione terrorizzata ancora impressa degli occhi di Mario a farmi provare un’emozione di estrema incontrollata paura e estrema confusione, ma chi aveva in mano l’arma: una ragazza dai capelli dorati e un sorriso inquietante.
Toga Himiko.
Non era…possibile.
Mi notò subito con la faccia più innocente di questo mondo. Aveva appena ucciso, cazzo aveva appena ucciso un nostro compagno di classe!
Non sapevo come comportarmi, non riuscivo a controllare i battiti irregolari del mio cuore.
-Ciao Hitoshi-kun, come stai?- credevo di star provando ciò che le mie vittime del lavaggio del cervello sentono quando attivavo il mio quirk, una sensazione insopportabile.
Toga era arrossita, uccidere le faceva questo effetto: ero diventato lo spettatore della trasformazione di un angelo in una malata assassina.
-La gente che mi da fastidio muore, semplice- continuò Toga. Come faceva a non comprendere la gravità della situazione? Parlava di rubare la vita degli altri come se fosse un gioco.
-N-non è…NON È COSÌ- urlai cercando di mantenere la calma. La paura m’impediva di staccare gli occhi dal cadavere di Mario. Un senso di nausea m’investì, le gambe non smettevano di tremare.
-Hitoshi-kun mi sono divertita un sacco con te- Dio, se davvero esisti dimmi che questa non è la parte in cui l’antagonista rivolge le ultime parole all'eroe della storia prima di ammazzarlo, pensai.
-Se farai il bravo non ti farò nulla. Tranquillo, il sangue per caso ti spaventa? Il mio quirk ha bisogno del sangue, molto sangue. Voglio solo giocare con le sembianze di Mario-kun per l’ultima volta! Devo fare una cosa e non posso usare il mio aspetto, comprendi? Ogni volta che uccido un’emozione nuova mi travolge, dannazione non so come descriverla! Adrenalina e…ansia forse. Si l’ansia perché non devo essere trovata da nessuno! Detesto le sbarre, devo evitarle a tutti i costi. È il momento in cui devo scappare, la parte più noiosa. Dove vado? Non troppo lontano perché domani abbiamo la verifica di matematica e devo ripetere. Mi aiuti a studiare più tardi?- non dissi niente. L’amore che provavo divenne un coltello che mi trafisse il cuore: faceva più male in ogni dannato secondo che passava.
-Pensi ancora che io sia speciale?-
Non, non lo era. Solo una cosa potevo fare e non era provare a far ragionare Toga.
-T-Tu non puoi decidere chi vive e chi muore- disse terribilmente spaventato.
-Si invece, nessuno me lo vieta- esclamò allegra. Dopodiché si fermò. Per la prima volta era costretta ad ascoltarmi, odiavo il mio quirk. L’osservai con le lacrime agli occhi: perché doveva finire così?
-Vai dalla polizia e costituisciti- erano le parole più difficili che pronunciai. Abbassai lo sguardo stringendo i pugni. Tutti gli angeli hanno i loro segreti.
Lei si voltò non smettendo di sorridere sparendo dalla mia vita e lasciandomi solo con il mio dolore.

Toga non si costituì mai e scoprii una falla nel mio quirk: non potevo controllare le persone se non lo desideravo davvero.

 


👑💎 Angolo Autrice 💎👑
Stupiti che Hitoshi sia il protagonista nonché narratore di questa storia?
Lo so che è un po’ banale dato che fin dall’inizio si sarebbe scoperta la vera natura di Toga, spero di avervi sorpreso con la scelta di Hitoshi. Non mi venite a dire che Hitoshi è un eroe e non avrebbe mai permesso la fuga di una criminale: beh era innamorato, chi ha il coraggio di mandare dietro le sbarre la persona che si ama? E’ il mio punto di vista ovviamente.
Alla fine Toga rimane ferma anche se non subisce gli effetti del lavaggio del cervello perché lei fa finta: sa perfettamente che su di lei il quirk del viola non si sarebbe attivato, quindi in questo modo se ne è potuta andare tranquillamente.

Grazie per chi ha letto, ciaooooooo 👑

   
 
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