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Autore: _Its_Nisee_    05/05/2019    0 recensioni
E cosa succederebbe se nella vita di Eleonor, una piccola ragazza londinese con un passato tortuoso alle spalle, arrivassero, in una sera come un'altra, due iridi azzurre a mettere a soqquadro ogni cosa?
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-Almeno inventati qualcosa di più sensato la prossima volta che vorrai evitare che qualcuno ti aiuti- gli disse sincera lei, accennando un sorrisino istintivo, smettendola di insistere e lasciandolo andare, con un pizzico di amaro in bocca.
Il biondo si poggiò allo stipite della porta, non degnandola più di uno sguardo, bensì si diede la spinta per rimettersi in piedi per poi ricominciare a camminare verso il locale vero e proprio. Anche sul suo volto, senza che lei potesse vederlo, si era dipinto un minuscolo sorriso, anch'esso spontaneo e senza una motivazione logica.
-Grazie per non aver insistito troppo, occhi verdi-
•••
Storia sui Queen ambientata nei tempi odierni, i fatti e gli affetti dei ragazzi sono quasi del tutto reinventati.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Brian May, Freddie Mercury, John Deacon, Nuovo personaggio, Roger Taylor
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Chapter 1- Eleonor

Le giornate non sempre iniziano con il piede giusto e questo Eleonor lo aveva imparato a sue spese da quando aveva deciso di voler dare una svolta alla sua vita e perciò di andare a lavorare nella pasticceria dei suoi nonni assieme ad i suoi genitori, così da poter mettere per la prima volta piede nel vero e proprio mondo degli adulti, nonostante i suoi diciassette anni. Non che facesse molto, ma almeno si sentiva utile ad aiutare sua madre a servire i clienti, mentre suo padre sfornava ancora ed ancora dolci a non finire, di ogni tipo e di ogni sapore.

Pochi mesi prima aveva deciso a suo malgrado di interrompere il proprio percorso scolastico a causa di alcuni problemi personali con i professori e con i propri compagni, che la portavano spesso ad inventarsi scuse banali per non partecipare alle lezioni, facendola arrivare a prendere anche più di tre materie da recuperare alla fine di ogni anno. Aveva anche rischiato più volte la bocciatura perciò, stanca delle solite ramanzine che ogni volta i professori le facevano di fronte ai genitori ai colloqui, si era ritirata definitivamente, esattamente alla fine del terzo anno.

Suo padre quindi, non trovando giusto il fatto di doverla mantenere senza che lei facesse nulla, le aveva proposto di andare a lavorare nell'attività di famiglia e Eleonor ne rimase felicissima, non esitando nemmeno un secondo ad accettare, nonostante avrebbe sicuramente preferito ambire ad altro.

Quel lunedì mattina era particolarmente movimentato e i clienti non facevano che andare e venire, così da non concederle nemmeno il tempo di potersi bere un bicchiere d'acqua.

-Ecco a lei i suoi mignon al cioccolato signora Brown- passò il sacchetto alla vecchietta in questione, la quale stava riponendo il resto dei soldi dentro il suo portamonete

-Oh grazie mille!- sorrise cordialmente

-Buona giornata signora Brown- la salutò in modo solare Laura, la madre di Eleonor, che stava facendo pagare un altro anziano signore in quel momento

-Buona giornata a voi-

La signora uscì definitivamente dal negozio, chiudendosi la porta alle spalle, facendo suonare il campanellino che si trovava sopra di essa.

-Pss, mamma?- Eleonor richiamò l'attenzione della propria madre in un sussurro

-Cosa c'è Ele?- le chiese, più che attenta a digitare i numeri sulla cassa

-Posso prendermi cinque minuti per respirare?- la pregò, facendole notare l'assenza di ulteriori clienti

Dopo essersi congedata dall'anziano, Laura portò i suoi occhi nocciola in quelli verdi smeraldo della figlia.

-Stai servendo dei dolci tesoro, non stai zappando la terra- la sfotté senza malizia

Eleonor roteò gli occhi, scocciata da quella risposta priva di senso.

-Non ci sono clienti in questo momento e credo di potermi concedere due minuti per un bicchiere d'acqua e per un giretto su Instagram-

-Per l'acqua non c'è nessun problema, per Instagram so già come andrebbe a finire, perciò dovresti evitare- la donna riprese a concentrarsi sulla cassa, stavolta per contare i soldi

-Mamma, so di non essere a casa e so prendere seriamente il mio lavoro, non mi gingillerò più di tanto sui social- unì le mani in segno di preghiera, sporgendo il labbro inferiore, con l'intento di intenerirla

-Sai che fare il labbruccio con me non funziona-

Eleonor si arrese, beccandosi una scherzosa linguaccia da parte della madre, dirigendosi poi al minifrigo accanto alla porta che conduceva alla cucina. Da lì tirò fuori una bottiglietta d'acqua naturale e bevve velocemente, data la giusta freschezza del contenuto. Si sentì subito rigenerata.

-Penso che oggi pomeriggio andrò a farmi un giro in centro- parlò rivolgendosi alla madre, mentre riponeva la bottiglietta su uno scaffale

-Va bene- acconsentì Laura, dandole finalmente attenzione, diminuendo la distanza che le separava

-Se vuoi andiamo a fare del puro e selvaggio shopping questo pomeriggio, io tu e Claire- le propose, citando anche l'altra figlia

Sul volto di Eleonor si fece immediatamente spazio un sorriso a trentadue denti.

-Si mamy, si- saltellò contenta, sapendo già dove andare e cosa comprare

-Perfetto allora andremo-

-Sei la migliore mamma- sorrise nuovamente la ragazza, pronta a rimettersi al lavoro

-Ehi, mi hai sempre detto che il migliore sono io! Lo prendo come un tradimento- improvvisamente Dylan, il padre di Eleonor, uscì dalla cucina raggiungendole

Ciò che disse fece ridere le due.

-Lo sai che ti adoro papy- la castana inclinò il viso di poco, mostrando una dolce fossetta all'uomo

-Sei una ruffiana- la indicò scuotendo il capo -dove andate di bello?-

-Pensavo di portare lei e Claire a fare un po' di shopping, è da un po' che non ci concediamo un pomeriggio tra donne- rispose Laura al marito

-E poi da quel che so oggi tua madre voleva venire a dare una mano al negozio assieme a Chrissie, quindi posso saltare un paio d'ore- citò la nonna e la cugina di Eleonor

-Ma certo che puoi amore, sei quella che mi aiuta più di tutti e nessuno più di te merita del riposo ogni tanto- disse Dylan, afferrando amorevolmente la mano della moglie

Eleonor sorrise guardandoli, trovandosi a pensare a quanto fossero belli insieme. Spesso le sembravano una coppia di fidanzatini alle superiori e il suo più grande desiderio era quello di trovare un ragazzo che la guardasse nello stesso modo in cui suo padre guardava sua madre.

Il suo cuore si sciolse definitivamente alla vista del candido bacio a fior di labbra che i due si diedero.

-Ele, tu domattina hai la mattinata libera, perché verrà James a darci una mano- le annunciò Dylan chiamando in causa un loro collaboratore

-Perfetto, ne approfitterò per dormire un po' e per farmi un giro- alzò il pollice contenta, per poi andare velocemente a servire una signora che era appena entrata e che stava guardando incuriosita i vari dolci

 

-

 

 

Il pomeriggio arrivò presto e dopo aver pranzato con una semplice insalata, Eleonor aveva deciso di farsi una doccia calda e rilassante. Una volta uscita indossò il suo accappatoio rosso e si cimentò subito nell'asciugamento dei suoi lunghi capelli color cioccolato, che le arrivavano fin sotto il seno ormai. Finito di asciugarli con il phon, passò velocemente la piastra, dato che già di natura i suoi capelli erano lisci, dando poi loro una scossa con la mano, rendendoli meno piatti ed un po' più ribelli.

Sorrise soddisfatta guardandosi allo specchio e subito dopo indossò un paio di jeans stretti ed una semplice maglietta bianca con su disegnata una rosa, accompagnando ai due indumenti un giacchetto nero dell'Adidas e delle Vans del medesimo colore.

Sul viso passò solo un leggero strato di fondotinta e definì un pochino le ciglia con del rimmel, non aggiungendo altro.

Diede una veloce sistemata alla propria camera per poi chiudersi la porta alle spalle, pronta a raggiungere il piano disotto dove Laura e Claire la stavano aspettando. Quest'ultima era intenta a mangiarsi una mela nel frattempo.

-Eccomi qua- la castana allargò le braccia contenta

-Alla buonora- rise leggermente sua madre, indossando il cappotto

-Poi dite che quella lenta in queste situazioni sono io, eh- Claire parlò soddisfatta

-Dai non mi pare di averci messo poi così tanto-

Le altre due si guardarono per un breve attimo, ridendo contemporaneamente per ciò che Eleonor aveva detto.

-Diciamo che ci hai messo più del dovuto- la mora portò una mano sulla spalla della sorella, mentre con l'altra portò per l'ennesima volta la mela tra le labbra, mordendola un'ultima volta

-Butto questo e andiamo-

Laura annuì aprendo la porta e, seguita dalle due figlie, percorse tutto il vialetto, per poi salire nella sua automobile.

Claire si sedette nel posto accanto a quello dell'autista, mentre Eleonor, come di consueto, si accomodò nei sedili posteriori, accavallando le gambe e guardando fuori dal finestrino di tanto in tanto.

Le piaceva la sua città, Londra. Quel suo tocco malinconico dovuto al clima spesso piovigginoso, assieme ad altri innumerevoli particolari, la faceva innamorare ogni giorno di più della metropoli britannica, dandole la netta sensazione di trovarsi nel posto giusto, nel posto per lei.

-Come mai così silenziosa sorellina?- la interrogò la maggiore, maneggiando con il proprio cellulare -Stavo ammirando Londra- ammise, continuando

-E' bella vero?- Laura confermò le parole della figlia

-Sì, nonostante l'umidità e le solite nuvole grigie, è sempre un piacere ammirarla-

Claire si voltò.

-Come siamo poetiche oggi, mi sembri quasi innamorata- la sfotté con dolcezza

-Lo sono, di Londra e di Johnny Depp- la castana soffiò sopra le proprie unghie per poi sfregarle sul suo giacchetto, pavoneggiandosi

-E' meglio Brad Pitt- contestò subito Claire, tornando composta

-Gusti- ribatté Eleonor, pensando dentro di sé di avere dei gusti migliori

Laura, ascoltandole, non poteva fare altro che sorridere divertita.

-Non dico che Depp non sia bello, ma non puoi certamente dire che Brad Pitt sia meno bello di lui, oltraggio- si finse scioccata la mora, portandosi una mano sul cuore

-Ribadisco, sono gusti-

-Oltretutto anche io penso che Londra sia bellissima, ma vuoi mettere quando l'estate andiamo a trovare i nonni a Roma? Il Colosseo, il cibo italiano, le nostre villeggiature in Sardegna, quello non ha veramente prezzo-

Claire raccontò il tutto con aria sognante, parlando del paese d'origine della madre, cioè l'Italia, dove di tanto in tanto si recavano per andare a trovare i loro parenti e anche per godersi la bellezza generale del paese in questione.

-Sai che amo l'Italia, ma Londra è il mio posto- Eleonor era ferma e convinta dell'amore che provava per la propria città

-Vi sbagliate entrambe- si intromise Laura, seria

Le due portarono il loro sguardo alla madre, guardandola attentamente, aspettando spiegazioni.

-Il più figo di tutti è Di Caprio e la città più bella dove vivere rimarrà per sempre New York- disse con tono da diva, non distogliendo i propri occhi dalla strada

Eleonor rise istintivamente, mentre Claire si trovò a pensare di avere a che fare solamente con gente pazza.

-Mamma ho paura che se questo discorso continua, la situazione finirà per degenerare- la mora alzò una mano, divertendo la donna

-Arrivate- annunciò quest'ultima, parcheggiando la macchina

Le tre, una volta scese dal veicolo, si affrettarono a raggiungere l'entrata dell'enorme centro commerciale, fermandosi dapprima nei bagni, dato il bisogno che Claire aveva di essi, e dirigendosi subito dopo nei vari negozi, acquistando delle sciocchezze qua e là, tra cui borsette, collane, anelli e bracciali.

-Come pensate che mi stia?- Claire estrasse un cappello che avevano comprato poco prima da una delle buste, indossandolo, mettendo poi la bocca a papera

-Se non facessi quella faccia da deficiente ti starebbe bene- la prese in giro la sorella, facendole mettere il broncio

-Sei sempre cattiva con me, eppure da piccola mi volevi così bene- si finse triste, pronunciando la frase in tono melodrammatico

-Soprattutto il giorno in cui mi hai chiusa in cameretta al buio- ricordò la castana

-Ero solo una bambina, non sapevo ciò che facevo, avevo sei anni El!-

-E io avevo solo quattro anni, è stato un trauma permanente-

Mentre ricordavano gli aneddoti della loro infanzia, continuavano a camminare alla ricerca di qualche altro negozio interessante in cui entrare.

-Quante ne avete combinate, il povero George non so come abbia fatto a sopportarvi- Laura citò il suo terzo figlio

-Chiunque avrebbe desiderato delle sorelle come noi mamma- si pavoneggiò Claire, circondando le spalle della sorella con il proprio braccio

La donna alzò gli occhi al cielo reprimendo una risatina.

-Semmai una sorella come me, tu eri la distruzione in persona- Eleonor ammonì subito la mora, beccandosi uno schiaffetto sulla tempia

-Ahia- si lamentò

-Dopo tutto l'amore che vi ho dato in questi anni, tu mi ripaghi con queste parole- Claire portò una mano sulla propria fronte in maniera teatrale

Eleonor scosse la testa portandosi, invece, una mano sugli occhi, esasperata dalla stupidità della propria sorella maggiore.

-Stai dando spettacolo Claire-

La mora si guardò intorno e notando alcuni sguardi su di lei, unì gli indici, imbarazzata.

-Okay, forse ora è meglio continuare il giro-

Laura prese subito la figlia più grande sotto braccio e intimò la più piccola di camminare, così da poter visitare altri negozi, nonostante avessero già fatto una bella scorta di roba nuova.

-Dove vogliamo entrare?- le interrogò la donna

-Victoria's Secret- alzò il tono di qualche ottava Claire

-Ma se ci siamo già state circa mezz'ora fa!- le ricordò Eleonor, guardandola scettica

-Lo amo troppo-

-Più di quanto ami Michael?-

-Diciamo che vanno di pari passo- sorrise leggermente la mora, pensando al suo fidanzato

-Allora devi amarlo davvero tanto quel negozio- disse Laura

-Non potete neanche immaginare-

-Io ora però opterei per fare un salto al negozio di musica- propose Eleonor, stanca dei soliti negozi di abbigliamento

Claire storse il naso -Tu e questa musica!- sbottò 

-A tutti piace la musica Claire Cooper-

-Sì ma la puoi ascoltare direttamente sul tuo IPhone, che senso ha entrare in un noiosissimo negozio?- le parole di Claire risuonarono in modo acido

-Nessuno ti ha invitata ad entrarci se proprio vuoi saperlo-

-Possibile che dovete battibeccare per qualunque cosa?- le interruppe Laura, esasperata

-Se non ti va di entrare non sei costretta Claire, puoi andare ovunque tu voglia, mi sembri abbastanza grande da poterlo fare-

La mora rimase a bocca asciutta, non sapendo più come giustificare i propri capricci.

-Andiamo- la donna afferrò per le spalle Eleonor, intimandola di entrare nel negozio che voleva, il quale si trovava a pochi passi da loro

Le due vennero seguite a ruota da Claire, che teneva le braccia incrociate sotto al seno.

Non appena entrò, Eleonor venne subito invasa da un buonissimo profumo che arieggiava nel locale, pensando istintivamente di essere in paradiso. Scrutò attentamente i vari strumenti che la circondavano, facendo particolare attenzione alle chitarre appese ai muri, passando ogni tanto le dita sui modelli di pianoforti a cui camminava accanto. Dopodiché si avvicinò al reparto dei vinili e ne ammirò parecchi, sognando di poterli avere tutti nella sua camera, sebbene ne possedesse già moltissimi.

-Mio Dio! Io e tuo padre siamo sempre andati matti per i vinili dei nonni- le si portò affianco sua madre, maneggiando anch'ella le varie custodie

-Quando metterò via abbastanza soldi ne comprerò un altro bel po'- disse Eleonor fissando per alcuni attimi il vinile dei Rolling Stones, il quale era precisamente di fronte a lei

-Chiedili come regalo di Natale, vedrai che papà farà qualcosa- Laura diede delle leggere gomitate alla castana, guardandola con aria di chi la sapeva lunga

In tutta risposta Eleonor sorrise, mostrando le fossette, sfiorando l'ennesima custodia, la quale ritraeva il volto di John Lennon.

-Voglio iniziare a guadagnarmi ciò che desidero mamma- rispose, un po' amareggiata 

La donna la guardò comprensiva, portando immediatamente le mani sul suo viso. 

-Guardami Ele-

La figlia obbedì, stavolta fingendo un sorriso.

-Non devi sentirti ancora in colpa per la decisione che hai preso- la donna rimarcò il ricordo di quando Eleonor aveva deciso di farla finita con la scuola

-Avrei voluto rendervi fieri di me- pronunciò in un soffio, stringendosi nelle spalle

-Lo siamo-

Claire comparve, rimanendo in religioso silenzio.

-Lo saremo sempre, comunque andranno le cose. Forse lo studio non sarà la tua strada come George, ma sia io che papà sappiamo bene che saprai rifarti nella vita, trovando la strada adatta a te-

-Lo spero mamma- la ragazza non resse più lo sguardo della madre e abbassò subito il capo

-Comunque vada noi, tutti, ci saremo sempre per te- le disse Claire, non riuscendo più a restare zitta, muovendo qualche passo verso di lei

-Non dubitare mai di questo sorellina-

Eleonor diede una mano alla sorella e l'altra alla madre, sorridendo loro riconoscente. 

-Non dubiterei mai di voi-

 

 

 

 -Oh mio Dio, il cd di Michael Jackson!- Claire si fiondò sull'oggetto, mostrandolo entusiasta alla sorella, che la guardò storcendo di poco le labbra, volendo vendicarsi

-Lo puoi scaricare sul tuo IPhone sai?- la sfotté con le parole che lei stessa aveva usato prima

-Lo stavo solamente guardando infatti- la mora alzò le mani in segno di resa, seguendo la castana

-Anche io infatti-

Eleonor stava camminando al contrario ridacchiando, senza accorgersi che dietro di lei si trovava qualcuno, addosso al quale andò a sbattere violentemente, scaturendo delle risate da parte della sorella.

La castana non si mosse, vergognandosi della figuraccia appena fatta, indecisa se girarsi o no. -Ehm, stai bene?-

Una voce maschile la riportò alla realtà, facendola voltare lentamente. Colui che aveva parlato era un ragazzo castano che indossava un cappellino da baseball, vestito abbastanza sportivo.

-Si si, spero anche tu- rispose balbettando leggermente, sentendo il viso in fiamme 

A tranquillizzarla fu il sorriso spontaneo che il ragazzo in questione le dedicò.

-Si certo, non preoccuparti-

-Mi dispiace terribilmente, delle volte sono davvero troppo goffa-

Claire osservava la scena curiosamente, mordendosi un'unghia così da non ridere ulteriormente.

-Ma ti pare! Eri di spalle e io ti ho praticamente sbarrato la strada, me la sono cercata- il castano si prese le colpe senza tante cerimonie

Eleonor lo guardò ancora in imbarazzo, sentendosi osservata insistentemente da quei suoi due occhi color nocciola.

-Non ti vedo molto convinta-

-Tendo a maledirmi infinitamente quando combino guai- spiegò gesticolando

-Ma è una sciocchezza-

Il ragazzo le pose la mano, aspettando che lei la stringesse.

-E' colpa di entrambi, va meglio così?- le domandò rimanendo di buon umore

La castana gli strinse la mano, confermando ciò che lui le aveva detto, percependo già meno imbarazzo.

Claire si trovava ancora alle spalle di Eleonor, la quale parve dimenticarsi dell'esistenza della sorella, che stava ammirando la scena poggiata con tutto il peso su un fianco.

-Cosa diavolo pensi di fare?- una voce squillante fece scattare sul posto i due, che separarono repentinamente le proprie mani

Dopodiché una ragazza dalla chioma platinata prese sotto braccio il castano, tirandolo velocemente verso di sé.

-Sta lontana dal mio ragazzo, bella!- sputò velenosa contro Eleonor, la quale rimase interdetta, guardando la bionda negli occhi, senza proferire parola

-Beh, il gatto ti ha mangiato la lingua? Starei aspettando delle spiegazioni-

Claire si portò subito di fianco alla sorella, cingendole la vita con il braccio, sostenendola.

-Mi stavo solo scusando con il tuo ragazzo perché per sbaglio ci siamo scontrati, tutto qui- riassunse il tutto

-Mi credi così stupida?-

"Anche peggio" pensò la mora, rimanendo in silenzio.

-Cosa?- Eleonor non sapeva davvero cosa dire

-Le conosco le finte santarelline come te, sai? Tutte innocenti davanti e poi vipere e ruba fidanzati dietro-

Quelle parole gelarono gli altri tre sul posto. Claire strinse un pugno, vogliosa di prendere a schiaffoni la bionda di fronte a lei.

-Cosa diavolo dici Dafne?- il castano provò a farla ragionare, trovando assurde le parole da lei pronunciate 

-Tu non dovresti nemmeno permetterti di parlare- lo zittì

-E perché mai?- lo difese Eleonor -Abbiamo la coscienza più che pulita, perché dovremmo sottostare alle sciocchezze che stai insinuando?-

La castana non era solita a litigare con qualcuno, ma sapeva bene come reggere il confronto nel momento in cui tale occasione capitava.

Dafne inarcò un sopracciglio, squadrandola attentamente, dalla testa ai piedi, con aria schifata.

-Avrai quindici anni si o no, e ti permetti anche di darmi contro?-

Eleonor si morse l'interno guancia, scaldandosi, e non poco.

-Innanzitutto devo compierne diciotto di anni, donna vissuta dei miei stivali- la derise, spiazzandola

-E poi non sono tenuta né a darti contro né a rimanere zitta, dato che non esiste una motivazione valida per litigare. Sei arrivata traendo delle conclusioni sbagliate e punto- concluse

La bionda le si avvicinò pericolosamente, trovandosi ad un palmo dal viso della castana.

-Nessuno si avvicina al mio uomo-

-Ora basta Dafne!- nessuno parve prestare attenzione al ragazzo

-Nessuno lo vuole il tuo uomo, tranquilla- soffiò leggermente, spostando una ciocca di capelli della bionda, allontanandosi da lei

Claire sorrise soddisfatta, guardandosi con la sorella, la quale era seria, a differenza sua. 

-Tu non sai contro chi ti sei messa-

-Hai fatto tutto da sola in realtà-

Dafne stava per controbattere, ma la mano del castano la bloccò per il polso. 

-Andiamocene Daf-

I suoi occhi nocciola furono nuovamente in quelli verdi di Eleonor, la quale ora era impassibile.

-Non finisce qui- la bionda ringhiò un'ultima volta contro la rivale e la sorella, liberandosi poi malamente dalla presa del ragazzo, andandosene a grandi falcate sotto gli occhi di altri clienti rimasti interdetti dai suoi modi tutt'altro che educati

-Tu non hai una ragazza vicino, ma una bestia- Claire commentò finalmente, non riuscendo a trattenersi più 

Lui sbuffò, guardandole con dispiacere.

-Ci frequentiamo da poco e a dire il vero non stiamo nemmeno insieme- confessò

-Ma lei..-

-Lo so cos'ha detto, ma non è così. E' super gelosa di me, senza nemmeno essere la mia fidanzata, ecco perché si comporta così, da..-

-Psicopatica, permettimi- concluse la frase la mora, per lui

-Mi dispiace tanto- si scusò lui, portando la sua completa attenzione su Eleonor

-Non preoccuparti, ha trovato pane per i suoi denti con me- lo tranquillizzò, non scomponendosi

Il castano annuì con il capo.

-Ora la raggiungo, non vorrei facesse ulteriori danni, scusami ancora- si congedò velocemente, indietreggiando, così da non perdere il contatto visivo con lei

Entrambe le ragazze lo salutarono alzando la mano, portandosi poi l'una di fronte all'altra.

-Tu sì che hai le palle degne di una Cooper, amore mio!- Claire le afferrò il viso, baciandole la guancia svariate volte, facendola ridere dopo tanto

 

-

 

Eleonor si sentì stralunata a causa di uno strano odore, che proveniva da quel lungo corridoio dalle mura bianche e rovinate dal tempo e dall'umidità. L'atmosfera era cupa e incuteva un certo terrore nella ragazza, che fremette non appena un accenno di vento freddo le sfiorò le spalle, scoperte a causa di un vestito abbastanza elegante che indossava, color verde acqua, lungo fin poco sopra il ginocchio.

Alla fine di tale corridoio vi era una porta, dalla quale proveniva quel vento gelido. Essa stava sbattendo più e più volte, mettendo ancor più paura ad Eleonor, che ora era immobile, fissando un punto non preciso di fronte a sé.

Il silenzio era il padrone assoluto in quella circostanza, dato che non si sentiva nient'altro che lo scricchiolio della porta che continuava ad aprire e chiudersi, senza un freno. Eleonor serrò lentamente gli occhi, non riuscendo a trovare un modo per potersene andare di lì, nonostante la cosa più logica sarebbe stata darsela a gambe. Solo allora la ragazza si accorse anche di essere scalza, rabbrividendo poi al pensiero dei suoi piedi nudi a contatto con le mattonelle ghiacciate.

Il vento continuava imperterrito a soffiare, lasciandola ogni tanto senza fiato, pronta a fuggire, ma senza riuscire a farlo realmente.

-Qualcuno mi aiuti- sospirò, sentendo la voce mancarle, non potendo urlare

D'istinto si accarezzò il collo, deglutendo rumorosamente, mentre i suoi occhi si stavano riempiendo di lacrime, non avendo di idea di dove si trovasse, di come ci fosse arrivata e di come andarsene.

Una lacrima muta le solcò improvvisamente il viso, mentre tentava ancora e ancora di chiedere aiuto.

-Voglio andarmene- pronunciò stavolta, sussurrando nuovamente, con sempre meno voce a sua disposizione

A quel punto le lacrime si moltiplicarono, cominciando a scendere una dopo l'altra senza un freno, facendo sì che il viso di Eleonor avvertisse maggiormente il freddo a causa del vento a contatto con le guance umide.

D'un tratto, però, delle braccia le cinsero la vita di colpo, in un modo talmente delicato da non farle percepire in alcun modo paura. Senza voltarsi, Eleonor appoggiò le sue mani su quelle che si erano unite per stringerla leggermente, in segno di fiducia.

-Non aver paura El- quella voce, più chiara e cristallina della sua, fu totalmente nuova al suo udito, non avendola mai sentita prima di quel momento

I sensi della ragazza parvero calmarsi di getto, così da far regolare il suo respiro e diminuire le lacrime. 

-Sono qui-

-Chi sei?- Eleonor si alzò di scatto, notando di essere in camera sua, illuminata dalla tv ancora accesa assieme alla lampada sul suo comodino, e non più in quel posto macabro

"Era solo un sogno" pensò, prendendo poi il cellulare, controllando l'ora. Erano solamente le 23:08.

Capì subito di essersi addormentata inconsciamente, portando una mano sulla fronte così da poter captare delle goccioline di sudore, dovute all'ansia del sogno fatto.

Delle domande le sorsero spontanee: dove si trovava in quel macabro sogno e, soprattutto, chi era stato ad abbracciarla da dietro promettendole la sua protezione?

Decise allora di spegnere la tv e di posizionarsi per bene sotto le coperte, girandosi su un fianco, guardando fuori dalla finestra la luna piena che quella notte splendeva più che mai. Resse poco, fino a che non sentì le proprie palpebre farsi sempre più pesanti, poco prima che Morfeo la prendesse tra le sue braccia, facendola cadere nuovamente in un lungo e profondo sonno.

   
 
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