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Autore: Darlene_    05/05/2019    2 recensioni
Il rosso del sangue inonda i suoi pensieri, ricordandogli tutto il dolore provato. Non ci riusciva, non poteva sopravvivere con quei ricordi, voleva solo dimenticare.
Ethan è sconvolto dopo la sua perdita, ma Victor è al suo fianco.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ethan Chandler, Victor Frankenstein
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fandom: Penny Dreadful
Personaggi: Ethan Chandler, Victor Frankestein
Parola chiave: flebo






BLOOD


 



 
Faceva freddo, ma non si trattava solo degli spifferi di vento gelido che si infiltravano infidamente tra le pareti, era un gelo più profondo, che sembrava perforagli il cuore come una lama d’acciaio. Ethan cercò di concentrarsi, di pensare a qualcosa di caldo e accogliente, ma la sua mente era un pozzo nero senza fine. Lentamente aprì gli occhi, spaventato nello scoprire che si trovava in un luogo sconosciuto. Persino la poca luce che filtrava dalle finestre oscurate gli faceva pulsare la testa. Richiuse le palpebre, appoggiandosi nuovamente al cuscino con un gemito. 
“Ti sei svegliato, finalmente.” 
Victor gli fu subito accanto e portò con sé quell’odore di abiti puliti misto a polvere. Aveva il viso stanco, solcato dalle occhiaie, ma sembrava felice di vederlo. Con una mano callosa gli sfiorò la fronte e, insoddisfatto, prese una pezza bagnata e gliela poggiò sulla pelle. Il freddo improvviso fece sobbalzare lievemente Ethan, ma il medico lo costrinse a restare fermo. 
“Dove sono?” Chiese confuso. Quelle poche parole lo fecero tossire e si accorse di quanto fosse arida la sua bocca. Prima ancora di domandarlo un bicchiere d’acqua fu appoggiato alle sue labbra screpolate. Victor gli teneva il capo alzato con una mano, mentre con l’altra reggeva il bicchiere, facendo in modo da versare poche gocce per volta.
Quando ebbe finito il paziente domandò ancora delucidazioni. Un rivolo d’acqua gli bagnò la guancia e il medico l’asciugò con un fazzoletto, cercando di evitare il suo sguardo. Si sedette accanto a lui, su quel materasso scomodo, alla ricerca delle parole giuste, che ovviamente parevano non esistere. 
“Ti ho trovato in un vicolo, non stavi molto bene, così ti ho portato a casa mia, è qui che ci troviamo adesso.” Con gli occhi perlustrò la stanza, nulla di più che uno squallido magazzino pieno di cianfrusaglie. 
Restarono in silenzio, mentre Ethan cercava di capire ciò che il dottore aveva evidentemente omesso. 
Come mai era in un vicolo? Doveva aver bevuto molto, perché non ricordava assolutamente nulla. E prima, cosa era successo? Un pensiero lo colpì come un fulmine: la luna piena! Probabilmente aveva massacrato di nuovo qualcuno, ignaro della sua furia omicida. Si tirò a sedere, tese un braccio per toccare la spalla di Frankenstein e solo allora lo vide: un lungo tubo partiva dall’incavo del suo avambraccio e terminava con una boccetta. Il suo istinto animale ebbe il sopravvento, terrorizzato all’idea di essere legato a qualcosa, e si strappò via l’ago. Gocce di sangue imporporarono la sua pelle pallida. 
Sangue. Sangue. Sangue. 
Chiuse gli occhi. 
Ancora sangue. Rosso, viscido, caldo, come quello che sgorgava dalla gola degli avventori alla taverna del marinaio. 
E poi ancora e ancora. Fiumi di porpora, denti aguzzi e… Vampiri!
Ed eccola, splendente come non mai, in quel suo vestito candido, Vanessa Ives, la sua amata. Così vicina eppure così distante. La pelle ancora più chiara del solito, il viso sofferente. Lui e lei, il Lupus Dei e la sposa di Dracula. Solo un attimo, un bacio, una carezza, una promessa e lo sparo. Infine il sangue. Un’enorme macchia rossa sul vestito candido. 
“Ethan, Ethan!”
Braccia esili cercavano di trattenerlo, ma lui urlava, scalciando, cercando di graffiare e mordere. Doveva liberarsi, doveva salvarla. A poco a poco le sue forze si esaurirono e si ritrovò in quel letto sporco, gli occhi pieni di lacrime. Lei ormai era morta. Lui l’aveva uccisa. Si guardò i polsi, finalmente consapevole di ciò che era accaduto. Le cicatrici erano lì, vistose sulla pelle, i lembi ricuciti da punti precisi. Victor lo aveva salvato. 
Percependo il suo dolore, il dottor Frankestein lo abbracciò, cercando di trasmetterli un po’ del suo calore. Non disse nulla, non c’erano parole per lenire quella sofferenza, ma gli restò accanto. 
Quando il signor Chandler si riprese, Victor si alzò ed infilò nuovamente il tubo nel braccio. 
“Che cos’è?” Chiese Ethan, ormai privo di energie. 
“Si chiama flebo. L’hanno inventata due colleghi russi per combattere il colera, ma io l’ho riadattata. L’ho usata per nutrirti, sei rimasto svenuto per giorni, altrimenti saresti sicuramente morto.”
“Forse sarebbe stato meglio.” Così dicendo chiuse gli occhi, nella speranza di dimenticare, ma come poteva cancellare dalla mente quello straziante dolore?




Storia scritta per l’easter challenge del gruppo hurt comfort, spero che possa essere di vostro gradimento (sempre che ci sia ancora qualcuno a popolare questo fandom!)
  
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