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Autore: CrazyMoony    06/05/2019    1 recensioni
Di quella volta in cui Lucifero, aiutato dai ragazzi della squadra, tentò una serenata a Celeste. Con una canzone scelta da Jeremy.
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Dal testo:
"Se le sue previsioni erano azzeccate – probabilmente sì – Lucifero si sarebbe ritrovato come minimo senza gli occhi prima della fine. Sperava solo che, prima di essere ucciso da Celeste, non affidasse di nuovo le sorti della squadra a Jeremy."
Genere: Comico, Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Celeste, Jeremy, Memorino, Sorpresa
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Una come te 
I 1001 motivi e mezzo per non ascoltare i consigli di un rosso
 
La nostra storia inizia una calda notte d'estate, a Banessa, a casa di una certa contessina.
Seduti sul prato, proprio sotto uno spazioso balcone, si trovavano cinque ragazzi e una chitarra scordata. Non ragazzi qualsiasi, nossignore: si trattava dei Campioni del mondo di pallastrada, i Celestini.
Nel nostro caso, la parte maschile della squadra: l'ala Memorino, i gemelli Gionni e Gianni, l'attaccante Jeremy e il capitano Lucifero. Proprio quest'ultimo, con lo strumento in mano e l'ansia nel cuore, era la ragione per cui si trovavano lì, nel cuore della notte, pronti a disturbare un pigiama party in piena regola con una serenata romantica.
"Lucifero, tu sei proprio sicuro che quella di Jeremy sia una buona idea, vero?"
Lucifero annuì, poco convinto. Il rosso la prese sul personale, ribattendo stizzito: "Non è semplicemente una buona idea, Memorino, è la signora delle idee, la regina delle idee! Altro che Diego, altro che Zanguezinho: sarai tu il grande playboy del Mondiale, Lucifero!"
Il capitano non appariva altrettanto sicuro. Lui non voleva affatto essere un grande seduttore: lasciava volentieri quel ruolo al capitano argentino, o a quello brasiliano. L'unica ragazza che voleva, l'unica che avesse mai voluto, era Celeste.
Prese in mano il foglio che Jeremy gli porgeva, sbirciando le parole con un certo dubbio. Scosse la testa, decidendo di fidarsi del rosso.
In fondo ha conquistato Samira, quindi non può essere tanto pessimo in queste cose.
Non sapeva ancora quanto potesse sbagliarsi.
"Sei pronto, capitano?"
Il sorriso incoraggiante del rosso non convinse Lucifero, che si limitò ad annuire di nuovo, a testa bassa. Jeremy sbottò nuovamente. "Ma che uomo di poca fede! Prendi esempio dai gemelli, loro sì che sono veri amici! Nessuno dei due si è lamentato!"
Lucifero guardò l'amico, incerto se ribattere o meno, ma fu preceduto: Memorino, trattenendo una risata, sussurrò: "Grazie tante, i gemelli dormono!"
"Cosa?! Gionni, Gianni, dormite?"
I due si svegliarono di colpo, sussultando. Il primo sbadigliò, troppo assonnato per parlare, e il secondo replicò, per niente convincente: "No, certo che no! Ripassavamo la cavolat... Ehm, il piano, il piano."
Lucifero lanciò loro un'occhiataccia, poi volse lo sguardo sulla finestra chiusa con aria nervosa.
Neanche alla finale del primo Mondiale, contro i Meninhos del Brasile, era apparso tanto ansioso. Avrebbe potuto rovinare un'intera relazione in un secondo.
Fece un cenno con la mano ai gemelli, i quali si misero ad urlare e lanciare sassolini alla volta della finestra.
Proprio mentre Memorino borbottava qualcosa di terribilmente simile a un "Finezza di nome e di fatto", Celeste e Samira si affacciarono dal balcone. La prima squadrò confusa i ragazzi, la seconda scoppiò a ridere.
Da un'altra finestra, causando lo sgomento dei ragazzi (soprattutto del Capitano), spuntarono altre invitate: Sinead con le sue Pesti al gran completo, la brasiliana Pepigna, Fatou dei Sai Sai, Liraz dei Faraoni e la giapponese Atsuko.
Sembravano tutte incuriosite ed eccitate. Beh, quasi tutte.
La capitana americana, acerrima nemica del romanticismo, raccoglieva scommesse su quale oggetto Celeste avrebbe lanciato verso le teste dei ragazzi.
Il più quotato era la poltroncina azzurra, seguita a breve distanza dai libri sullo scaffale.
Lucifero, che per sua sfortuna – o fortuna? - non era a conoscenza del fatto, si schiarì la voce e iniziò a cantare, conscio che se avesse aspettato ancora non ce l'avrebbe mai fatta.
"Una come te, se chiude gli occhi vede il mare, senza andar lontano..."
"Non è un modo carino per dire che ha le allucinazioni, vero?"
Mentre Celeste stringeva convulsamente le labbra dall'ira, il capitano dei Gauchos, Diego detto 'Maradona' era spuntato da dietro un cespuglio, con una perfetta faccia da schiaffi e un sorrisetto sarcastico sul volto. A Jeremy venne voglia di cancellarglielo con una fiamma ossidrica.
Lucifero lo ignorò e andò avanti.
"Una come te, ha una valigia per le scarpe che sembra un aeroplano!"
"Anche spendacciona? That's not so sweet da parte tua." Era stata Jodie, giocatrice delle Pesti, a prendere parola, peggiorando così l'umore del portiere dei Celestini.
Non aveva ancora aperto bocca, ma i suoi occhi, ridotti a due fessure già dopo due strofe, parlavano per lei.
"Una come te, non si avvicina per ballare, guarda da lontano! Una come te, se corre inciampa ma non cade, chiede la tua mano! Una come te, per una rosa può morire, solo perché ancora non sa togliere le spine!"
"Lucifero, amigo, non per intromettermi ma Celeste mi sembra tutto, tranne che imbranata. Fossi in te correggerei il tiro."
Tutti si voltarono verso il punto dove qualcuno, avvolto dal buio della notte, aveva interrotto con tono imbarazzato la serenata.
Più che lo spiccato accento portoghese, fu il ringhio perfettamente udibile di Diego (e la conseguente risata di Jeremy) a permettere di riconoscere il misterioso disturbatore come il brasiliano Zanguezinho.1
Se ne stava tranquillamente appollaiato sul muro di cinta, talmente a suo agio che se avesse avuto dei popcorn in mano, lo si sarebbe creduto al cinema.
Il Celestino gli rivolse un veloce cenno di saluto, si schiarì la gola.
"Una come te, un gatto sopra il letto e un uomo nudo ad aspettare! Una come te, il vento che le soffia dentro non la può spostare!"
Samira, la quale era al corrente del piano dei ragazzi, fulminò Jeremy con lo sguardo.
Forse avrebbe dovuto controllare le parole della canzone prima di permettere al Capitano di cantarla alla sua bella.
Se le sue previsioni erano azzeccate – probabilmente sì – Lucifero si sarebbe ritrovato come minimo senza gli occhi prima della fine.
Sperava solo che, prima di essere ucciso da Celeste, non affidasse di nuovo le sorti della squadra a Jeremy.2
Magra consolazione, ma meglio di niente.
"Adesso anche donna di strada e grassa? Hai un concetto tutto tuo di serenata, I see." Sinead si intromise prima che Samira potesse zittirla: non c'era nessun bisogno, trovava, di peggiorare la già critica situazione del ragazzo.
"Uno come me, non la può dimenticare..."
Se fosse stata in uno di quei manga giapponesi, Celeste avrebbe avuto gli occhi a forma di cuore. Un sorriso si era creato nel bel volto, fino a quel momento corrucciato, della ragazza.
"Una come te, la porti al cinema d'estate, dorme sul finale! Una come te, sotto a un temporale... Una come te è come una rondine in aprile, vola solo quando ha un orizzonte da inseguire!"
Memorino guardò prima Lucifero, poi Jeremy, poi di nuovo Lucifero.
"Dopo un breve sprazzo di sole, ecco che ripiombiamo nelle tenebre... Vi siete condannati a morte, ragazzi. Avete dato a Celeste della visionaria, spendacciona, stalker, impedita, donna facile, cicciona, dormigliona e opportunista. Non ne uscirete vivi, lo sapete vero?"
Jeremy guardò l'amico come se lo ritenesse del tutto tardo. Nella sua mente, la canzone era perfetta e qualunque ragazza sarebbe caduta ai suoi piedi in pochi secondi. E, decise, lo avrebbe dimostrato.
"Non ci sai fare, Lucifero. Guarda e impara! Sam, questa è per te!"
Si rivolse a Samira, la quale arrossì di botto mentre il rosso strappava, letteralmente, la chitarra dalle mani di Memorino.
"Una come te, è un pianoforte senza coda che suona in città: non vuol essere alla moda, la moda la fa! Quattro carte in una sola, si pente, si sposa ma poi si innamora..."
Diego, la cui spiccata antipatia per Jeremy (e anche per Zanguezinho e Lucifero, in realtà) non era certo un mistero, scoppiò a ridere vedendo Celeste e Samira scomparire dal balcone, correndo verso le scale.
Lucifero fulminò Jeremy. "Grazie, ti sei preso la parte più romantica della canzone, quella che magari mi avrebbe risparmiato da morte certa."
Non avendo nulla da perdere, tanto valeva finire la canzone in un duetto a dir poco patetico.
"Una come te... Una come te...Uno come me, non la può dimenticare!"
Mentre dalle ragazze si alzava un applauso ammirato, e dai ragazzi (e Sinead) un coro di fischi e di 'Tornate a casa', Celeste e Samira erano arrivate in giardino.
Memorino estrasse dalla tasca tre pacchetti di caramelle e ne passò due ai gemelli, pronto a godersi lo spettacolo.
Samira, in canottiera e pantaloncini – a quanto pare, non dormiva in pigiama – si piazzò davanti a Jeremy, un'espressione indefinibile in volto e le mani sui fianchi.
Lo guardò negli occhi, poi scoppiò in una fragorosa risata.
"Impagabile, davvero incredibile... Sei un vero poeta!" Disse, quasi soffocando dal ridere.
Il rosso la abbracciò di slancio, per poi voltarsi verso Lucifero con aria afflitta per le sorti dell'amico.
Lui non sarebbe stato altrettanto fortunato, ne era certo. Con ogni probabilità, la belva della contessina Riffler l'avrebbe ucciso, o almeno ferito gravemente.
Non è che lui si fosse scelto un agnellino, in realtà, ma almeno Samira la prendeva con filosofia.
Celeste si era fermata a meno di un passo dal Capitano, la rabbia in volto ma la felicità nel cuore.
Non l'avrebbe mai ammesso, ma aveva apprezzato il gesto e, perché no?, anche la canzone.
Assestò un potente schiaffo sulla guancia destra del ragazzo, costringendolo a voltare la testa.
La delusione – e la rabbia verso se' stesso e verso l'idiota che aveva scritto la canzone – gli dipingevano un'espressione al limite della tristezza, mentre un impercettibile velo di lacrime copriva gli occhi chiari.
"Questo era perché sei un idiota, perché mi hai insultata e soprattutto perché hai ascoltato i consigli di Jeremy."
Ignorò il borbottio scocciato del rosso e sorrise a Lucifero, prendendogli il volto tra le mani.
Azzerò la distanza tra di loro, posandogli un leggero bacio sulle labbra. Sentì il ragazzo sorridere, e il cuore le si riempì di gioia.
Nemmeno lei avrebbe mai potuto dimenticarlo, uno come lui.
"E questo? Per cos'era?" Chiese, confuso, il Capitano. A volte sapeva essere davvero tonto, ma a lei piaceva anche per questo.
"Questo era perché ti amo lo stesso."



1. Nel mondo di Moony, Diego non sopporta il bel brasiliano Zanguezinho.
2. Riferimento alla puntata 8 della terza serie, Capitano Jeremy.
 


Angolo dell’autrice.
Rieccomi con un altro repost! Stavolta si tratta di una storia a me molto cara, cioè questa fic pseudo-comica sui nostri campioni preferiti. Fatemi sapere cosa ne pensate!
- CrazyMoony
  
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