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Autore: fearlesslouis    09/05/2019    0 recensioni
Louis č l'amore della sua vita, e le stelle di New York sono tutte nei suoi occhi.
Ma Harry non ha pių sedici anni.
Genere: Angst, Fluff, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa è colpa di Louis Tomlinson che alle quattro del mattino twitta la frase di una canzone che comincia con 'Larry' e continua anche peggio.

Ringraziate lui.

 

 

 

 

 

«A New York mancano le stelle

un milione di finestre, la tua qual è?

a New York non ci sono stelle

quanta gente che hai intorno a te

ma a New York

non ci sono io

le luci sempre accese

ti fanno stare meglio

ma il cielo che hai lasciato

ti aspetta qui con me.»

 

 

 

 

A sedici anni non ti aspetti di trovare l'Amore, quello vero, che ti scuote da dentro e ti fa rivalutare ogni cosa. A sedici anni ci si innamora in modo sfuggente e a volte anche superficiale e non si fanno piani. Si vive alla giornata, si apprezza ciò che si ha consapevoli che potrebbe andarsene da un momento all'altro, e che va bene così. 

 

Harry a sedici anni era un ragazzino nella norma: andava a scuola, lavorava nei weekend e aveva la sua buona dose di sogni. Era stata sua madre a convincerlo a presentarsi alle audizioni di X Factor, e quella mattina, al suo risveglio, Harry non immaginava neanche lontanamente che la sua vita non sarebbe mai più stata la stessa.

 

E non sta parlando solo della fama che lo ha investito all'improvviso, delle arene e gli stadi colmi di persone e luci e calore. Harry parla dell'esatto momento in cui i suoi occhi ne hanno incontrati degli altri, blu come il cielo estivo che era solito vedere sopra la piccola villetta francese dei suoi nonni, ed ha saputo che qualcosa in lui era cambiato per sempre. 

 

A sedici anni, in un bagno stranamente vuoto e anche abbastanza puzzolente, Harry ha incontrato Louis e qualcosa di non ben definito gli ha detto ecco, è lui, quello che non sapevi di star cercando ma di cui hai inevitabilmente bisogno. 

 

Harry non ha mai smesso di aver bisogno di Louis. Anche adesso che di anni ne ha venticinque, che ha girato il mondo e incontrato milioni di occhi, quelli di Louis restano gli unici in grado di comprenderlo appieno. A volte, quando persino lui stesso non riesce a capirsi, gli basta specchiarsi in quei piccoli pezzi di cielo per ritrovare se stesso. 

 

E da quando quello sguardo non è più la prima cosa che vede al mattino, Harry ha la sensazione di non sapere dove sta andando, né cosa sta facendo. Si sente perso, il più delle volte.

 

Ora, dalla piccola terrazza della sua casa di New York, con la città che non dorme mai ai suoi piedi e mille voci che gli raggiungono le orecchie, l'unica che vorrebbe ascoltare sta cantando per qualcuno che non è lui dall'altra parte del mondo. 

 

Si lascia andare contro lo schienale morbido della poltrona e sospira. È stanco, nervoso per ciò che lo aspetta nei prossimi giorni e anche terribilmente, inspiegabilmente nostalgico.

 

A New York è l'una di notte quando Harry riapre gli occhi e realizza di essersi appisolato per un po'. Si volta verso destra, in direzione del cellulare riposto sul tavolino di vetro, ed è quasi sicuro di poter sentire il cuore salire fino alla gola e poi sprofondare all'altezza dello stomaco. La canzone che lo ha appena svegliato gli riporta alla mente una notte insonne di tanti anni fa, trascorsa in due nel letto minuscolo di un tour bus dall'odore sinistro. -Questa te la imposto come suoneria del mio contatto- gli aveva detto Louis, una mano tra i suoi capelli e l'altra impegnata col suo cellulare. -Così mi riconoscerai ogni volta che ti chiamerò. Anche tra dieci anni.-

 

I got chills

they're multiplying

and I'm losing control

'cause the power you're supplying

it's electrifying!

 

Harry non l'ha mai cambiata, ma è da troppo tempo che non la ascolta. Per questo non riesce a trattenere un sorriso incredulo mentre afferra il cellulare e risponde.

 

-Pronto?- soffia cautamente.

 

Louis non si fa attendere. -Questa volta non sono ubriaco.-

 

Harry ridacchia e allunga le gambe sulla superficie fredda del tavolino. -Buono a sapersi- ironizza. -Stavo cominciando a pensare che ormai non fossi più in grado di parlarmi senza prima aver ingerito qualche litro d'alcol.-

 

Un sospiro non troppo scherzoso arriva dall'altra parte della cornetta, ma Harry non commenta. -Cominciavo a pensarlo anche io- risponde invece Louis. -Ma so che sei nervoso per il Met, e so che non lo ammetteresti neanche sotto tortura. Per questo ti ho chiamato.-

 

-Non sono nervoso- borbotta il riccio. -È solo — è un evento importante, tutto qui. Sarà pieno di celebrità.-

 

-Sei una celebrità da quasi dieci anni, H.-

 

Harry sbuffa con esasperazione, a quel punto, getta la testa indietro e strizza gli occhi per un paio di secondi. Nel momento in cui li riapre, il cielo sopra la sua testa è ancora privo di stelle. È triste, pensa distrattamente. Quando lo guardava insieme a Louis, da quella stessa terrazza, riflesso nei suoi occhi sembrava lo spettacolo più bello di sempre. Come se in lui ci fossero tutte le stelle che il cielo non mostrava.

 

-Qual è il vero problema, Harry?- domanda Louis dopo qualche secondo. Il fatto che non abbia usato alcun soprannome lascia intendere che non è disposto ad ascoltare inutili scuse o bugie.

 

Harry sospira rassegnato, quindi, e sistema velocemente il cellulare contro l'orecchio leggermente sudato. -È una cosa che mi succede spesso, in realtà- ammette, mentre una canzone a lui sconosciuta comincia a risuonare in sottofondo. Promised again that I would call her, forget the time 'cause I'm seven hours behind. -Non è che mi pesi presenziare agli aventi da solo, ormai lo faccio da anni, e ci ho messo un po' ad abituarmi ma alla fine è successo. Non credo sia questo il problema.-

 

Louis mormora un 'mh-mh' di assenso ed Harry riesce quasi a vederlo, mentre annuisce con aria attenta e si pizzica il labbro inferiore tra indice e pollice. -Allora cos'è che ti turba?-

Lo sai già, vorrebbe dirgli, è la stessa cosa che ti tiene sveglio fino alle cinque del mattino, indeciso se chiamarmi o meno. Vorrebbe dirglielo, ma non lo fa.

And I'd beg you but you know I'm never home. 

 

-Mi manchi tu- confessa invece, la voce ridotta ad un sussurro quasi impercettibile. -Hai presente quando prima di un evento mi allacciavi la camicia, mi sistemavi i capelli e mi baciavi in continuazione la fronte e la punta del naso? Anche se dovevo andare da solo e lasciarti a casa, sapevo che al mio ritorno saresti stato lì. Che mi sarei addormentato col colore dei tuoi occhi ancora vivo e brillante dietro le mie palpebre- finisce tutto d'un fiato. And I love you but I need another year alone. -È questo il problema, credo. Che mi manchi tu.-

 

C'è silenzio per qualche secondo, poi. Harry ascolta il respiro calmo di Louis e per un attimo gli sembra quasi di averlo lì con lui, la guancia premuta sulla sua spalla a farsi cullare dal ritmo cadenzato del suo petto.

And I've tried to ignore it every time you phone, but I never come close.

 

-Amore- lo sente bisbigliare. -Amore, mi manchi anche tu. Non sai quanto avrei voluto stringerti stasera, appena sceso da quel palcoscenico. Avevo così bisogno di te.-

 

Harry lo sente tutto, il dolore nella sua voce. Lo avverte fino all'ultima briciola, perché lo sa che Louis è sempre stato molto diverso da lui sotto questo punto di vista. Che a forza di trattenerli, i sentimenti fa fatica a riconoscerli e le lacrime gli restano incastrate in gola. Non è facile, per lui, decifrare ed esprimere ciò che sente. Ma lo fa lo stesso, perché ad un certo punto gli è diventato semplicemente necessario. È coraggioso, il suo Louis. 

And I don't think through things, I never get time.

 

-Sei stato meraviglioso, lì sopra- lo rassicura quindi. -Erano tutti lì per te Lou, e sei stato a dir poco meraviglioso.-

 

Il liscio si lascia scappare un sorriso di cui Harry sente il rumore, in qualche modo, e questo lo fa sorridere di riflesso. Come quando guardarlo significava guardare un po' anche se stesso, arrivare ad afferrare le risposte di cui aveva bisogno, affrontare le verità che lo terrorizzavano e che attraverso Louis sembravano pesare la metà.

 

-E tu lo sarai al Met, H. Sarai la stella più bella, incanterai tutti. Come sempre.-

 

Harry piega le labbra all'insù, ma è tristezza quella che gli attanaglia il cuore. 

Non gli è mai importato di brillare senza di lui.

-Magari ti chiamo quando torno a casa- propone dopo qualche attimo di silenzio, gli occhi ancora puntati sul cielo privo di stelle che lo sovrasta. 

And I've tried to ignore it every time you phone, but I never come close.

 

-Mi piacerebbe tanto- ribatte il liscio, mentre la canzone finisce e ne comincia un'altra. Harry questa volta non riesce ad afferrarne le parole: Louis deve aver abbassato il volume dello stereo.

 

-Grazie per avermi chiamato.-

 

Vorrebbe dirgli grazie perché sai ancora ciò di cui ho bisogno e sei pronto a mettere da parte tutto, anche te stesso, sempre e solo per me. 

 

Ma, in fondo, si sono già detti più di quanto avrebbero dovuto. Harry non ha più sedici anni e Louis non ne ha più diciotto. Certe cose, col tempo, hanno cominciato a fare male. Anche le parole.

 

Per questo non ribatte quando Louis pronuncia un quasi inaudibile -Grazie a te per aver risposto, H.-

 

Si limita a salutarlo e a riattaccare, il pollice che continua a sfiorare lo schermo anche quando la chiamata è finalmente terminata. 

 

Sullo sfondo spicca una foto scattata in quella che sembra ormai un'altra vita. Aveva solo sedici anni, un amore più grande di lui scritto su ogni singola parte del corpo, e un Louis appena diciottenne lo abbracciava affettuosamente da dietro. 

 

Non è cambiato niente, pensa distrattamente Harry.

 

Quell'amore l'hanno reso una storia da raccontare, e ognuno dei loro corpi ne narra una parte. Louis è ancora tutto ciò di cui ha bisogno, ed è sempre attraverso i suoi occhi che Harry riesce a ritrovarsi quando si perde.

 

Non è più un ragazzino di sedici anni, però. Ne è passato di tempo da quando negli occhi di Louis c'erano solo stelle e mai lacrime. 

 

Qualcosa deve essersi spezzato, da qualche parte tra i tempi in cui amarsi era la cosa più semplice del mondo e questo esatto istante, nel bel mezzo di una terrazza che li ha visti fare l'amore sotto le stelle, per poi sentirli urlare addii che non hanno mai avuto il coraggio di ripetere.

 

Il fatto è che Louis è ancora l'amore della sua vita, e le stelle di New York sono tutte nei suoi occhi. Ma Harry non ha più sedici anni.

 

 

 

«Let's take the love that we found

and give it back to ourselves

sometimes these things don't work out

sometimes there'll be no one else

they said we'd never even make it this far

but here we are

and we're still counting stars

like we were sixteen.»

   
 
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