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Autore: Chiisana19    11/05/2019    3 recensioni
| AU • Avventura • Azione | SasuSaku • accenni NaruHina |
Il destino è imprevedibile e delle volte anche ingiusto e doloroso.
Sakura lo ha subito sulla sua stessa pelle la notte del suo ventunesimo compleanno, ritrovandosi di fronte ad una realtà che non ha mai affrontato, rimasta per troppo tempo chiusa e al sicuro nella sua grande gabbia dorata.
La storia per scoprire la verità e il proprio destino avrà inizio, ma non sarà da sola: i suoi amici d'infanzia la proteggeranno fino alla fine, scoprendo insieme a loro che cosa significa davvero vivere ed essere libera.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Hinata/Naruto, Sasuke/Sakura
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Nessun contesto
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Un Destino trasportato da un Vento Primaverile


La verità.
La verità non è sempre ciò che appare, ciò che vediamo, ma nasce da dentro di noi e sta a noi scegliere, ma il destino.. beh, il destino non si comanda, o forse sì? Nessuno lo sa con esattezza, ma una cosa è sicura: il destino bisogna imparare ad affrontarlo, e questo, Sakura Haruno, lo sa bene.





Capitolo 1 ~ Prologue


«Mikoto»

A udire il suo nome, la bella donna dai lunghi capelli si voltò. La sua capigliatura fluttuò, facendo ricordare perfettamente un cielo notturno privo di stelle, così come i suoi occhi. Sorrise appena, mentre l’uomo la raggiungeva.

«Mikoto» ripeté questo, con un sospiro «Non ce l’ha fatta»

A quelle parole il suo riso morì all’istante e la sua mano si posò istintivamente sulla bocca leggermente spalancate dallo stupore «La principessa..»
Lui annuì, chiudendo gli occhi «Il medico non ha potuto fare niente»

Mikoto, alla vista del marito così sofferente lo abbracciò con movimenti lenti, ma decisi, ma come aveva ben prevenuto lui non ricambiò.

Fugaku era sempre stato un uomo freddo e serio, ma forte e determinato. Non divulgava le proprie emozioni tramite gesti o parole, ma a Mikoto questo non importava perché col tempo aveva imparato ad amarlo per quello che era, così come a comprendere il suo amore nei suoi confronti, bastava semplicemente vedere il suo sguardo: scuro e profondo, tipico dell’antico clan Uchiha.

«Quando è accaduto?» domandò la donna, dopo aver sciolto l’abbraccio.

«Ieri sera, ma tutti ormai sapevano la sua sorte, la vera novità è un’altra..»

Mikoto piegò di lato il viso, incuriosita dalle parole del marito e senza aggiungere nulla aspettò che Fugaku iniziasse a parlare.

Lui sospirò, chiudendo gli occhi.




**




Dopo la morte lenta e sofferente della figlia il Re, Nawaki Senju si era chiuso nelle proprie stanze, per coltivare in solitudine la sofferenza di quella seconda e tragica perdita. Era sempre stato un sovrano pacifico ed allegro; odiava la guerra e ogni sorta di violenza.

Per molti era considerato un Re fasullo o vigliacco perché non era in grado neanche di padroneggiare una spada o un’arma ninja, ma non gli importava perché lui aveva sempre creduto ad una visione placa per il suo regno: il Paese del Fuoco, e questo era uno dei tanti motivi che aveva spinto anni prima Fugaku a diventare il suo più fedele consigliere e capo della squadra Anbu.

Erano due uomini completamente opposti, ma l’Uchiha lo rispettava per quello che era. Onorava il suo cuore puro e buono, ma in quel momento la paura che questo marcisse per sempre lo preoccupava notevolmente.

Fugaku lanciò un ultimo sguardo alla fanciulla stesa sul letto, con i capelli corti e rossi-castani, così simili alla defunta Regina. Erano molto simili e belle e quando l’uomo ripensò all’età della bimba quasi cedette alla sofferenza; era addirittura più piccola di suo figlio minore perciò poteva ben immaginare il dolore che in quel momento stava provando il Re.

Afflitto, lasciò la stanza semibuia illuminata dalle candele e camminò lungo il corridoio, ma non appena giunse alla sua meta si bloccò: la soglia che portava alla stanza in cui si era chiuso il Re poco tempo prima era aperta e al suo interno non vi era nessuno.

Senza pensarci Fugaku iniziò a correre, mentre i suoi occhi mutarono. Con la luce tetra della notte era impossibile non notarlo: lo Sharingan, l’abilità oculare che per generazioni era sempre appartenuta al suo clan.

Si avvicinò alla finestra, e quando i suoi occhi speciali videro al di là delle mura un’ombra allontanarsi riprese a correre.

Istintivamente si buttò dalla persiana del secondo piano, atterrando con leggiadra e grazia al suolo - da far invidia persino ad un gatto -, mentre il suo mantello scuro si mosse per colpa del vento. Riprese a correre più velocemente, superando il portone che conduceva al bosco.

Il Paese del Fuoco era famoso per le sue temperature alte e la fitta selva che circondava l’intera area; per chi non era pratico della zona era molto facile perdersi e questo fu il pensiero che spinse Fugaku ad accelerare la sua andatura.

Mantenendo il suo Sharingan l’uomo saltò su una frasca e rimase in ascolto; dopo pochi secondi udì un ramo spezzarsi. Si voltò alla sua destra e a pochi metri di distanza riconobbe la figura del Re allontanarsi di corsa.

«Maestà!» esclamò.

Fece pressione su entrambe le gambe e in un attimo saltò in avanti, fino ad atterrare dinanzi all’uomo in fuga, bloccando così la sua corsa «La prego si fermi!»

Questo però negò col capo e si guardò attorno per cercare un’altra via di evasione, ma dopo aver fatto due passi l’Uchiha gridò di nuovo, questa volta con tono autoritario.

«Nawaki!»

Il Re, rendendosi conto della sia situazione si fermò, dando le spalle al suo consigliere e amico. Non aveva senso scappare, Fugaku era un abile guerriero e, in più, stava scappando come un codardo, proprio come lo accusavano molti dei suoi sottomessi, ma in quel momento non gli importava. Il suo cuore era distrutto in mille pezzi.

Si accasciò a terra stremato, poggiando ipalmi sul terreno umido e sporco; forse gli era addirittura entrata qualche spina, ma non gli importava.

«È ingiusto» mormorò, mentre le sue spalle cominciarono a tremare per trattenere i singhiozzi, così come le lacrime «Voglio solo morire Fugaku»

Il capo degli Anbu, a quella visione, si sentì impotente, ma decise comunque di avvicinarsi e piegarsi sulle ginocchia di fronte a lui «Maestà capisco il suo stato d’animo, ma il Paese del Fuoco ha bisogno di voi» provò a dire.

Non era mai stato bravo con le parole, così come a confortare la gente, ma in quel momento non sapeva cos’altro fare, però poteva concepire il suo dolore.

«Tu hai due figli giusto?» sussurrò ad un certo punto il Re, non appena si calmò.

Fugaku chiuse un attimo gli occhi, tornati ormai da tempo al suo colore naturale «Si»

«E il più grande tra poco diventerà membro della squadra speciale» continuò il primo alzando il volto, ma non gli occhi bruni «Sei fiero di lui, vero?» sussurrò ancora, con tono diroccato.

Fugaku immaginò i suoi due eredi, così diversi, ma allo stesso tempo simili, sia a lui che alla moglie «Di entrambi» rispose basso, ma accennando un sorriso per quel ricordo.

Il Re non aggiunse altro, rimase solo in silenzio, così come l’Uchiha.

Non aveva mai provato in vita sua un simile dolore, ma poteva immaginare che, per poterlo digerire, reclamasse solo e soltanto tempo, ma a lui questo non importava; sarebbe rimasto lì anche tutta la notte se fosse necessario.

«Mi dispiace» sussurrò ad un certo punto il sovrano, alzando finalmente le iridi e posandole sulla figura vestita interamente di nero, mimetizzandosi perfettamente in quella notte tetra.

Fugaku sospirò col naso, poggiando una mano sulla sua spalla «La prego.. torniamo al castello»

Questo annuì e si mise in piedi, seguito subito dopo dall’amico.

Iniziarono a camminare con passo lento sotto il cielo coperto da nuvole, sicuramente pronte a scaricare una forte e pesante pioggia, visto che si trovavano nel pieno periodo autunnale.

Camminarono per circa dieci minuti fino a quando le loro orecchie non captarono un rumore sospetto: sembrava un forte fragore che aveva appena colpito il terreno, simile ad un terremoto.

«Cos’è stato?» domandò immediatamente il Re, che per tutto il tempo era rimasto dietro Fugaku.

Questo, dopo aver attivato lo Sharingan, guardò nella direzione in cui avevano sentito il boato. Sembrava privo di pericoli, ma era comunque giusto controllare; se fosse stato diversamente per prima cosa avrebbe condotto il Re al sicuro.

«Stia dietro di me»

A passo svelto attraversarono gli alti alberi, fino a raggiungere una stradina secondaria fatta di terra e affiancata da un ruscello di media profondità.

Vicino a questo si trovava quella che sembrava una carrozza di legno scuro capovolta, priva di animali da straporto, forse scappati. Era leggermente bruciato, rilasciando di conseguenza uno sgradevole odore emanato dal fumo.

Attorno ad esso si trovavano altri residui come legno, cibo, barili e armi Ninja, ma quello che fece sbiancare il volto del Re fu scorgere la presenza di una decina di cadaveri a terra in una pozza di sangue. Erano circa sette uomini e una donna, per lo più molto giovani. Questa aveva la gola tagliata e gli occhi verdi spalancati che ancora proiettavano il dolore e la paura provati in quegli ultimi attimi. A quella visione Nawaki trattenne un conato di vomito, non abituato a certe visioni, a differenza di Fugaku.

«Sembra ci sia stato un combattimento..» disse sospettoso il moro «Strano che le sentinelle non l’abbiano sentito» aggiunse, guardandosi attorno per trovare qualche indizio. Ormai era pur certo che lì attorno non vi era più nessuno, altrimenti lo Sharingan l’avrebbe guidato, così come i suoi sensi affini nell’individuare il chakra dei nemici.

«A quanto pare non è rimasto in vita nessuno» concluse in un sospiro, lanciando un ultimo sguardo al cadavere della donna dalla gola squarciata.

«Fugaku vieni!» l’urlo improvviso del Re lo fecero voltare, notando la figura dell’amico vicino al torrente, mentre cercava di tirare qualcosa.
Velocemente lo raggiunse.

«È ancora viva, aiutami!» disse lui col fiatone.

Senza esitazione Fugaku prese in braccio la figura bagnata e la poggiò sull’erba secca. Notò immediatamente che era piccola e la sua tempia macchiata da una linea di sangue che arrivava fino al collo. Che strano, prima quando aveva usato lo Sharingan non aveva percepito niente.
«Una bambina?» domandò, più a se stesso che al Re, che continuava a guardare con attenzione il viso sporco della bimba priva di sensi.

Il sovrano poggiò la mano sulla sua guancia morbida, ma quando constatò la sua temperatura glaciale sobbalzò «Presto, torniamo al castello» esclamò deciso, mentre Fugaku annuì serio, prendendola in braccio e coprendola col suo mantello, tentando di tenerla al caldo.

«Manderò alcuni uomini a perlustrare la zona per trovare indizi»

Dopo pochi minuti raggiunsero le mura. Nawaki guidò Fugaku fino alle sue stanze, dato che il camino era acceso, mantenendo così la stanza ad un elevato calore. Fugaku poggiò la bimba sul letto e il Re andò a chiamare il medico, che immediatamente visitò la piccola figura da capo a piedi.

«Come sta?» domandò il sovrano dopo un tempo che gli parve infinito.

Era rimasto tutto il tempo lì vicino ad osservare ogni suo movimento, mentre i suoi occhi scuri ogni tanto si posavano su quel visino che pian piano riprendeva il suo colore roseo.

Fugaku era rimasto per tutto il tempo in piedi fermo e poggiato al muro, avvolto nel proprio mantello con lo stemma del clan Uchiha posto sulla schiena.

«Bene direi» disse infine l’ometto dai buffi baffi grigi «Non ha riportato gravi danni, l’unica cosa che mi preoccupa è la botta alla testa, ma se la caverà» concluse con tono tranquillo, mentre finiva di bendare la testa della piccola.

Una volta finito il lavoro si rimise in piedi, a differenza di Nawaki, che non aveva intenzione di staccare gli occhi da quella bambina. Ancora una volta non riuscì a trattenersi nel toccarla, ma stavolta lo fece sulla fronte e nello stesso istante questa, nonostante dormisse profondamente, tirò un sospiro di pace, facendolo leggermente sorridere.

L’accarezzò ancora fino a quando una ciocca dei suoi capelli non lo sfiorarono, e solo in quel momento, anche grazie alla luce del camino, si rese conto del loro colore insolito.

«Ha i capelli rosa» mormorò, attirando l’attenzione dell’Uchiha, ma senza cambiare la sua posizione.

Immediatamente il Re ebbe una visione del suo albero di ciliegio in giardino, durante la primavera, lo stesso giorno in cui era nata..

“Sakura” pensò, assorto.

Rimase altri secondi fermo e dopo aver confabulato con se stesso si mise in piedi, osservando l’amico «Fugaku, avverti il medico, questa storia non deve saperla nessuno» disse con decisione.

Non aspettandosi tale richiesta Fugaku alzò un sopracciglio «Perché?»

Il Re esitò prima di parlare.




**




Alla fine del racconto, Mikoto rimase statica «E cosa ha intenzione di fare con quella bambina?» domandò triste. Quella storia l’aveva abbastanza turbata.. povera piccola.

«La vuole adottare, ma tenendolo nascosto» rispose secco Fugaku, togliendosi il mantello con un sospiro rumoroso, scompigliandosi i capelli.

La donna strabuzzò gli occhi, non aspettandosi una risposta del genere «Ma ormai tutto il regno saprà della morte della principessa» disse sicura, ma allo stesso tempo dispiaciuta.

Il capo della famiglia scosse la testa, mantenendo gli occhi chiusi «No, Nawaki aveva intenzione di dirlo stamattina e gli unici che sanno della sua morte e del ritrovamento della bambina sono solo io e il medico» spiegò velocemente «In più, per colpa della malattia nessuno a parte noi o pochi domestici hanno mai visto la principessa» terminò, aprendo gli occhi e guardando la moglie ancora confusa da tale scoperta.

Doveva ammetterlo; il Re l’aveva pensata bene. Tutti i locali del Paese del Fuoco erano a conoscenza della rara malattia della principessa che aveva portato anni prima alla morte la Regina durante il parto, troppo debole per reggere la fatica e, dato il dolore della perdita prematura della sua unica erede avvenuta poche ore prima non aveva esitato un attimo a prendere quella decisione, in più era fermamente convinto che quei particolari capelli rosa gli ricordassero ogni volta la principessa Sakura. C’era anche da contare che la bambina sembrava addirittura coetanea della figlia deceduta.. quale fortuna spacciata. Poteva capire del perché il Re avesse preso tale opportunità al volo.

«Non sei d’accordo di questa sua scelta?»

Le parole della moglie lo risvegliarono dai suoi pensieri, tornando a guardarla con durezza «Ha perso una moglie e successivamente una figlia, quindi comprendo il suo dolore e io non sono nessuno per impedirgli tale decisione»

La mora annuì lentamente, guardando il pavimento di legno. Non aveva idea di cosa si provasse a perdere un figlio e la persona di cui il cuore batte forte, ma conosceva l’istinto di un genitore, perciò era felice per il Re e anche della bambina trovata.

«Mikoto» alzò lo sguardo, incrociando gli occhi scuri del marito «Non dove saperlo nessuno»

La sua voce dura e decisa la fecero un attimo tremare, ma capì immediatamente le sue motivazioni, perciò annuì «Neanche Itachi e Sasuke?» provò a dire; infondo erano sempre i loro figli.

Fugaku rimase un attimo a riflettere su quelle parole «Forse lo dirò ad Itachi» rispose dopo poco.

Nel giro di pochi mesi Itachi sarebbe entrato nella Squadra Speciale al castello, insieme a lui, perciò gli sembrava doveroso avvertirlo di questa storia che – se lo sentiva – non avrebbe sospettato nessuno. Troppe coincidenze. In più Itachi era un ragazzo intelligente e scaltro, non avrebbe mai tradito la sua fiducia.

Mentre per quanto riguarda Sasuke..

«Con Sasuke voglio aspettare. È ancora troppo piccolo»

Mikoto intanto era tornata alle sue faccende, ma allo stesso tempo sorrise «Stamani si è svegliato presto. Ha deciso di allenarsi sul retro con gli shuriken» spiegò con tono dolce, indicando la porta che portava al giardino posteriore della casa.

Fagaku annuì serio «Vado da lui»

La donna lanciò un ultimo sguardo al marito, prima che questi sparisse dietro la tenda e il suo sorriso si illuminò ancora di più..

La distesa d’erba sul retro non era tanto grande, ma ospitava comunque un piccolo laghetto dove nuotavano tranquillamente tre carpe giapponesi. A pochi metri di distanza si stagliavano diversi alberi che conducevano direttamente alla Foresta della Morte, che attorniava l’intera area del Paese del Fuoco.

Fugaku mosse qualche passo, scorgendo immediatamente una piccola figura tra due tronchi. Sapeva che i suoi figli avevano attaccato diversi bersagli e si divertivano ad esercitarsi con le armi ninja quindi non rimase troppo sorpreso quando vide il figlio più piccolo mirare ad uno di questi.

Rimase fermo qualche minuto per osservarlo.

Lui, a differenza di Itachi, era la copia sputata di sua madre. I suoi capelli erano molto più scuri e lucenti, mentre gli occhi ossidiana forti e decisi. Occhi degni di un Uchiha.

Il bambino manteneva una posizione immobile, con la gamba destra avanti e il braccio sinistro alzato, dove stringeva un shuriken a quattro punte che sfiorava la sua spalla destra, quasi simile ad un abbraccio. Quando Fugaku aveva scoperto che Sasuke era mancino era rimasto sorpreso, a non lo considerò un difetto.

Le iridi del bambino continuavano a guardare dritto e concentrati il suo obbiettivo appeso ad un ramo poco distante che, per colpa del vento, oscillava leggermente.

Fugaku vide immediatamente il fantasma di sé stesso accanto al figlio e senza accorgersene accennò un sorriso, tornando poi serio «Devi tenere più alto il gomito»

A quelle parole improvvise Sasuke abbandonò la posizione di attacco, ma mantenendo comunque al braccio alzato.
«Papà..» pronunciò sorpreso, non aspettandosi la sua presenza.

L’uomo senza aggiungere nulla si avvicinò a lui, intimandogli di riprendere la posizione di prima. Questo lo fece e tornò a guardare l’oggetto da colpire, stavolta con notevole tensione; aveva una paura matta di fallire di fronte a suo padre.

Improvvisamente sentì il suo tocco freddo sul gomito sinistro, alzandoglielo leggermente.

«Prova adesso» sussurrò Fugaku.

Si allontanò di due passi e rimase in attesa.

Sasuke tornò a concentrarsi come prima, cercando di non pensare alla presenza del padre e dopo aver ripreso il controllo dell’oscillazione del bersaglio, ispirò leggermente.

Nel momento in cui il suo braccio si mosse e la mano lanciò lo shuriken trattenne il fiato, fino a quando questo non colpì perfettamente il punto rosso segnato con la vernice.

Sorridente rimase a guardare il suo operato.
«Ce l’ho fatta!» esclamò felice.

Fugaku annuì, posando la sua mano sui capelli setosi del figlio che, ancora spensierato, si voltò verso di lui «Bravissimo Sasuke» mormorò, per poi abbassarsi al suo livello di altezza, tenendo un ginocchio solo poggiato sul terreno «Sono fiero di te»

Sasuke arrossì grato e iniziò a correre per riprendere la sua arma, sempre sotto l’occhio vigile e fiero del padre.

“Sono sicuro che diventerai un Anbu migliore di me”

Ancora una volta un sorriso scappò dalle sue labbra, mentre Mikoto non riuscì a nascondere il suo viso ornato dalla contentezza, dato che aveva visto tutta la scena dalla finestra.
  
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