Ah, chi coglie la (velatissima?) citazione a Profondo Rosso avrà un biscotto. Chi invece non conosce il film, metta in pausa la lettura e vada a vederlo. Mi ringrazierete.
…oppure mi odierete per avervi rovinato il sonno per i prossimi mesi, ma sappiate che non mi pento di nulla.
Of Monsters and Men
X:
Radice Quadrata
Questa è la fine della storia.
La storia dell’anonima fine di
Radice Quadrata.
Perché lo giuro dal cuore,
se
riattraversi quella dannata porta, ti chiamerò per nome.
Alessandro
Mari, “L’anonima fine di Radice Quadrata”
I'll be there for you when
the rain starts to pour.
I'll be there for you like
I've been there before.
I'll be there for you 'cuz you're there
for me too...
The
Rembrandts, “I’ll be there for you”
TERMINATO IL PROCESSO
SULL’ATTENTATO ALLA UA: L’UNICO IMPUTATO DICHIARATO NON COLPEVOLE.
L’unico indiziato per l’attacco al Liceo UA del 28
Novembre di due anni fa è stato assolto con formula piena da ogni reato.
A scagionarlo è proprio la ragazza scomparsa durante
l’attacco e creduta morta, che in tribunale ha raccontato la verità: a causare
l’attacco e a permettere ai Villains di entrare nella
scuola è stata una Villain infiltratasi tra gli
studenti. La Villain, già nota alle forze
dell’ordine, ha la capacità di assumere le sembianze di chiunque ingerendone il
sangue, ed è stato un alleato dei quest’ultima a ferire quasi mortalmente la
studentessa che è rimasta in custodia per due anni presso una conoscente in uno
stato di coma farmacologico, per permetterle di guarire. Tuttavia, nemmeno lei
ha saputo dare un volto e un nome alla copertura della Villain,
che rimane tutt’ora a piede libero insieme ad altri membri della Lega.
“È sempre stata davanti ai nostri occhi senza che ce ne accorgessimo.- ha dichiarato la ragazza durante la
deposizione. -Probabilmente l’abbiamo anche guardata in faccia senza sapere che
era lei.”
Il preside del Liceo UA, Nezu, ha
deciso che nonostante gli anni persi i due studenti riceveranno comunque le
loro licenze e saranno ufficialmente Eroi come i loro compagni di classe.[Continua a leggere]
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Un anno dopo.
Erano state due parole, a decretare la fine della loro
Odissea: non colpevole.
All’unanimità, la giuria aveva deciso che Denki era innocente – una vittima degli eventi, come lo
aveva definito Izumi davanti ai giornalisti, un
ragazzo che è stato disposto a sacrificare tutto pur di salvare la ragazza che
ama.
Certo, molti sono ancora dubbiosi della sua innocenza, ma
lui è pronto ad affrontare le conseguenze del suo gesto, gesto che rifarebbe
altre mille volte se questo gli assicurerebbe che Kyouka
è al sicuro. E Kyouka è davvero al sicuro, ancora di
più ora, pensa mentre infila nella toppa la chiave di quello che sarà il loro
appartamento.
Casa loro, con le loro cose mischiate insieme – i suoi videogiochi e
i vinili di Kyouka sullo stesso tavolino, così come
le tazze nella credenza e un account Netflix pensato
ad hoc per entrambi – e in cui, col tempo, decideranno come rimettere insieme i
pezzi della loro vita, cucire una toppa su quel vuoto di due anni e
ricominciare da zero.
Ancora non ci crede, per questo si guarda intorno spaesato e
quasi intimorito: lo sguardo vaga sull’ampio soggiorno ancora vuoto e da
arredare, il pavimento di legno un po’ rovinato e l’enorme porta-finestra che
dà sul piccolo terrazzo… E la cucina, che è piccola e si farà un po’ fatica a
muoversi in due, ma questo non le impedirà di riempirsi delle risate di tutti quanti
– perché Denki ha intenzione di continuare la
tradizione delle serate di film, non lo fermerà nessuno.
Kyouka gli si para davanti, mettendogli tra le mani una scopa e
una paletta. –Muoviti, Pikachu. Tu inizi dalla camera
da letto.-
-Cominci già a dettare legge?-
ridacchia. –Non abbiamo neanche incominciato a convivere.-
Kyouka scrolla le spalle. –Prima o poi bisogna iniziare, quindi
meglio togliersi subito il dente. Ora muoviti, non ti pago per battere la fiacca.-
Denki scuote la testa e ride ancora, ricordandole che non lo paga
affatto, ma quando solleva gli occhi il sangue gli si gela nelle vene: Kyouka, in punta di piedi, cerca di appendere uno dei suoi
poster alla parete del soggiorno, e la maglietta che indossa lascia scoperta
una porzione di pelle abbastanza evidente da far intravedere le cicatrici che
tempestano l’addome della ragazza come tanti piccoli e mortali tocchi di rosa
pallido sulla pelle chiarissima. I denti di quel Villain,
in un unico morso, le hanno perforato lo stomaco, il pancreas, un rene e il
fegato, oltre ad averle causato danni all’intestino che era stato attraversato
in più punti. È stata fortunata, però, perché sembra che nessun osso o vertebra
sia stato coinvolto, altrimenti sarebbe stata spacciata.
-Ehy, Pikachu.- Denki abbassa lo sguardo, incontrando gli occhi viola di Kyouka. Quando si è avvicinata? –Smettila, non è colpa tua.-
-Ma… -
-Ho detto di smetterla, Denki.- lo interrompe,
serissima. –Ti sei già fatto del male per due anni, direi che puoi smetterla di
incolparti.-
-Non è così facile… - mormora. Ed è vero, perché nonostante
sia passato del tempo continua a vivere nel terrore che sia tutto un sogno da
cui verrà svegliato a breve. Le sue notti sono tormentate da incubi che lo
costringono a dormire poco e male e qualsiasi cosa, anche la più insignificante
come perdere di vista Kyouka per solo un secondo, gli
provoca attacchi di panico e di ansia – e in quei momenti è lei, l’unica in
grado di calmarlo: deve udire la sua voce, vederla o sentire la sua mano che
stringe le proprie per tranquillizzarsi.
Kyouka gli sfiora il viso, le dita sottili che toccano appena lo
zigomo pronunciato. –Sono qui, okay? Sono qui, non vado da nessuna parte.-
Denki annuisce, deglutendo a vuoto e scacciando il pianto dagli
occhi. –Okay… -
-Ci vorrà del tempo, ma la supereremo, Denki.- lentamente, la
ragazza gli prende il viso tra le mani e si solleva sulle punte dei piedi. Denki è costretto a piegarsi in avanti, per far combaciare
le loro fronti: è cresciuto tanto in questi ultimi tre anni, mentre Kyouka è rimasta piccolina come se la ricordava, ed è un
dettaglio che adora, perché così può abbracciarla e nasconderla dal mondo
intero per proteggerla. – Ce la faremo, insieme.-
Denki annuisce ancora e chiude gli occhi. Ce la faranno, ci vorrà
tempo – tanto tempo, forse – ma non gli importa. -Insieme.-
-Woah, com’è bello qui dentro!- è il primo commento estasiato di Kirishima. –Ragazzi, avete fatto un lavorone!-
-Avete dipinto il soggiorno come la sala dorata de “Un ponte per Terabithia”.- considera invece
Bakugou, superando Eijirou
ed entrando nell’appartamento. –Mi piace.-
Denki esulta di gioia. –A Bakugou piace
casa nostra, Kyouka!-
-Beh, e sarebbe anche meglio. Perché non ho proprio voglia
di mettermi a ritinteggiare tutto perché a lui non piace.-
sbuffa lei, porgendo poi le mani verso Kirishima per
prendere i cartoni delle pizze. –Dai, vieni, le pizze puoi lasciarle sul tavolo
della cucina.-
E così Denki rimane solo con Katsuki, che continua a far vagare lo sguardo per il
soggiorno.
-Sono ancora incazzato con te, coglione.-
borbotta dopo qualche secondo di silenzio, fulminandolo con uno sguardo. A Denki vengono i brividi: nonostante siano passati anni, gli
occhi rossi di Bakugou gli mettono ancora un po’ di
soggezione. –Sono ancora incazzato con te perché non hai voluto farti aiutare,
due anni fa.-
Denki si intristisce. –Scusami, davvero… Ma non… -
-Non eri riuscito a pensare a niente di meglio, lo so.- sibila, fronteggiandolo. –Potevi parlare, Kaminari. Ti avremmo aiutato.-
Il suono di una chiamata in arrivo interrompe quel breve
confronto, portando di nuovo un po’ di allegria quando giunge alle loro
orecchie la voce squillante di Mina.
-Vado loro in contro, così non rischiano di sbagliare strada.- esclama Kyouka,
camminando a passo spedito verso l’ingresso. Kirishima
si ferma sulla soglia del soggiorno, appoggiato allo stipite.
Denki si trova a ridacchiare. –Vuoi farmi la ramanzina anche tu?-
Eijirou non si muove. –Lo sai che Katsuki
ha ragione. Ti avremmo ascoltato, Kaminari, e in un
modo o nell’altro ti avremmo aiutato.-
-E invece avete preferito fare tutto da soli.-
aggiunge Katsuki, schioccando la lingua. –E guarda a
cosa ha portato: a te che quasi ci lasci le penne, se Mezzo e Mezzo non fosse
andato da Yaoyorozu incazzato come una iena e avesse
visto Jirou su una delle poltrone del suo salotto.-
-Se volete farmi sentire in colpa ci state riuscendo, sapete?- sbuffa. –Sentite, mi dispiace, anche che Yaomomo e Todoroki abbiano rotto,
ma non sapevo più cosa fare.-
-Non hanno rotto.- Eijirou sospira, sollevandosi dallo stipite. –A quanto
pare, dopo la sfuriata della sala d’attesa si sono chiariti. Almeno credo.-
-E dammi del cinico e del bastardo, perché lo sono e ne vado
fiero, ma se lo sarebbe meritato.- sussurra Bakugou trai denti.
-Un parente,
Momo? Davvero?- non alza la voce, ma Momo sa che è
arrabbiato. E ha tutto il diritto di esserlo, lo sa, ma anche lei ha avuto le
sue ragioni per tenerlo all’oscuro. –Una scusa migliore non potevi inventartela?-
-Se mi dai
un attimo ti spiego la situazione.- sbotta lei. Poi
sembra ripensarci. –Anzi, no: tu. Come hai anche solo potuto pensare che non mi
importasse?-
-Ah, allora
li hai ascoltati, i messaggi in segreteria.-
-Certo che
li ho ascoltati, cosa credi?-
La ignora.
–Sai cosa è buffo? Che in fondo l’ho sempre saputo che qualcosa non andava, ho
fatto finta di non vedere l’evidenza perché speravo che un giorno saresti
venuta da me e me l’avresti detto.-
Momo sospira
rassegnata. –Ti saresti soltanto arrabbiato, come ti stai arrabbiando adesso.-
-Certo che
sono arrabbiato! E ho una buona ragione per esserlo!-
Momo sobbalza, spaventata dall’improvviso cambio di tono nella sua voce. –C’è
mancato veramente poco che Kaminari venisse
impiccato, perché tu tenevi Jirou nascosta in casa tua!-
-Perché
volevo proteggerla!- ribatte lei -A te sembra così
facile perché non l’hai vista! Non hai visto come era ridotta!-
-Non si
tratta di cosa è o non è facile, Momo! Si tratta di buon senso!-
sbotta ancora. –E credevo ti fidassi di me!-
-E lo sai
che mi fido ciecamente… -
-E allora
perché non me l’hai detto?!- Momo non sa come rispondergli, e Shouto scuote la testa rassegnato. –Tanto ormai è inutile.-
Si allontana
velocemente, superando il collega di Kobayashi e
rivolgendogli un veloce saluto. Non si ferma nemmeno quando Momo gli chiede di
farlo.
-…mi dispiace.- sussurra ancora.
Shouto si ferma,
folgorandola con un’occhiata. –Dovevi pensarci due anni fa.-
-Tesorino mio!- strilla Mina,
appena mette piede nel loro appartamento e saltando in braccio a Denki. –Come sono felice di vederti!-
-Mina, piano…!- nonostante sia
passato del tempo, il suo fisico non si è ancora completamente ripreso, e tutta
l’energia della ragazza li fa quasi cascare tutti e due a terra.
-Sei ancora così magro, Kaminari.- brontola ancora
Mina, pizzicandogli gli zigomi pronunciati. –Non riesco a tirarti le guance.-
–Beh, ci vorrà un po’ per riaverlo come nuovo.-
Denki sorride, sentendo la mano di Sero posarsi sulla spalla. –Diamogli tempo.-
Non è sicuro di riuscire a tornare come nuovo, come se
niente fosse successo, ma sapere che non sarà da solo gli dà un briciolo di
speranza di più.
-E mentre Kyouka torna in cucina a
prendere le pizze, scegliamo cosa guardare?- chiede Hanta, sedendosi sul divano. –Siamo qui per una maratona? E
allora facciamola!-
Katsuki apre la bocca per dire qualcosa, ma viene prontamente
zittito da Denki. –No, niente horror.-
-Ma… -
-Bakugou, zitto.-
-E che cazzo.- brontola il biondo.
–Hill House non è così spaventoso!-
-Per il tuoi standard, forse, stellina.-
ribatte Mina, sedendosi accanto a Denki. –Noi
vogliamo dormire per le prossime notti, grazie.-
-Siete delle mezze seghe, tutti quanti.-
borbotta.
-Ma ci vuoi bene comunque.- Kirishima ridacchia, facendogli spazio sulla poltrona.
–Dai, la guardiamo io e te un’altra volta. Non prendertela.-
-Quindi, cosa guardiano?- domanda Kyouka, porgendo a Kirishima il
cartone di pizza metà piccante e metà con la salsiccia.
-Sabrina!-
esclama Mina, quasi rovesciando il cartone di pizza al salame. Meno male che Sero ha degli ottimi riflessi, o Denki
avrebbe dovuto dire addio al tappeto.
-Hai detto di no a Hill
House e vuoi guardare la versione horror di Sabrina vita da strega?!- protesta Bakugou.
–Certo che sei proprio stronza!-
-Stellina, non c’è paragone. Hai visto il trai… -
-E se guardassimo Friends?- si intromette Sero,
placando immediatamente gli animi: nessuno tra loro saprebbe dire di no a una
maratona di Friends. –È anche passato
un po’ di tempo dall’ultima volta che l’abbiamo vista.-
Kirishima annuisce, costringendo Bakugou a
sedersi e tenendolo fermo. –Più di tre anni.-
Sia Kyouka che Denki
sgranano gli occhi.
-State dicendo che… - boccheggia Kyouka,
esterrefatta.
Bakugou sbuffa. –L’ultima volta che abbiamo guardato Friends c’eravate anche voi, sì.-
-Ma… Ragazzi… - sussurra Denki,
facendo saettare gli occhi da Bakugou e Kirishima a Sero e poi a Mina.
-Che senso aveva guardarla quando mancavate voi?- esclama allegra Mina, sorridendo. Kyouka
ha le lacrime agli occhi e Denki sente un nodo di
pianto formarsi in gola: credeva sarebbero andati avanti senza di lui, senza Kyouka, e invece li hanno aspettati. Come se avessero
sempre saputo che, prima o poi, sarebbero tornati.
Denki afferra il telecomando e fa scorrere il menù di Netflix fino a trovare la sitcom in questione. –E Friends sia!-
-La prossima volta guardiamo Black Mirror? Sembra interessante.-
-Kyouka, ti ci metti anche tu con
le serie tv ansiogene? Ci basta Bakugou.-
-Senti, stronza… !-
-Katsuki, fai il bravo.-
-C’è di peggio, ragazzi. Sul serio.-
-Non mi interessa, io voglio dormire di notte!-
-Sì, sì. Ora tutti zitti, sta iniziando.-
Denki ridacchia, stringendo la mano di Kyouka
nella sua. Ragazzi, quanto gli erano mancati.
D.C.D.R.P.P.: Deliri Conclusivi Della
Rediviva Post Partum
Non ascoltate Mina e guardate Hill House, che merita tantissimo. Io e Bakugou vi osserviamo nell’ombra è.é
Ed ecco il biscotto a voi che avete colto la citazione a Profondo Rosso.
…
Oh.
Oh, ma.
È finita.
. . .
È FINITA.
Wow. Non ci credo nemmeno io. Penso sia stata una delle ff più massacranti ed estenuanti che abbia mai scritto, sia a livello mentale che a livello fisico – anche se parte della sofferenza fisica credo sia dovuta al lavoro, mh *mumble mumble*
Come potete notare, la storia è conclusa ma non è completa: come avevo accennato a qualcuno rispondendo a una recensione, mi sono accorta di aver lasciato in sospeso alcuni dettagli che tratterò in one-shot a parte adesso che ho finito la storia. Credo però di non riuscire a postarle prima di qualche settimana, visto che sono tornata a casa da poco e devo ancora ben capire da che parte sono girata. Ho già iniziato a lavorarci sopra già mentre ero via, ma sono certa che abbiano bisogno di una rilettura e qualche correzione. Saranno due, forse tre, non di più. Almeno spero, non voglio ammorbarvi più del dovuto.
Well, cosa posso ancora dire? Grazie, grazie di cuore a tutti voi che mi avete seguito fino a qui e non mi avete uccisa prima.
Grazie a tutti voi che avete messo la storia nelle preferite/seguite/ricordate, siete tantissimi mamma mia.
Grazie a tutti voi che avete recensito, siete stati il mio carburante per arrivare fino alla fine.
Grazie a tutti voi che avete dato una possibilità a Izumi e Hiroshi e a questa storia che non stava né in cielo e né in terra.
Un grazie speciale a BluAvis, per aver citato Izumi e Hiroshi nella sua fic Cancer Strike – che se non avete ancora letto rimediate immediatamente – e a cabin13, che sta addirittura traducendo in inglese questa fic. Ragazzi, sono davvero onorata.
Grazie, davvero, a tutti quanti. Non saprò mai dimostrare quanto io sia immensamente grata a ognuno di voi.
E non ho più niente da aggiungere, perché finirei per ripetermi all’infinito.
Of Monsters and Men termina qui, come è giusto che sia, e tutto è bene quel che finisce bene.
So long, farewell.
Maki