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Autore: Nao Yoshikawa    24/05/2019    7 recensioni
KiriBaku H/C
«Bakugou? Ma ci sei? Oh, no! Sei forse morto? Avanti, rispondi.»
Si poteva essere così stupidi?
Si scostò le coperte di dosso e, rosso in viso, si alzò, andando ad aprire.
«Bakugou, ma sei vivo!»
«E tu sei un totale idiota! Che cavolo ci fai qui?»
«Che modi. Volevo vedere come stavi.»
«Come pensi possa stare?»
Avrebbe voluto aggiungere altro, ma un potente colpo di tosse glielo impedì.
«Accidenti, hai proprio una brutta tosse. Non hai preso niente?»
«Certo che ho preso qualcosa. Adesso che hai visto come sto, puoi anche andartene. Non sono di compagnia.»
Avrebbe dovuto capire dal sorriso strano di Kirishima, le sue intenzioni.
«Beh, visto che ci sono, potrei prendermi io cura di te.»
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Katsuki Bakugou, Kirishima Eijirou
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Anche gli eroi si ammalano (ma Kacchan non lo ammette)
 
C’erano tante cose che Katsuki detestava, una fra queste era l’ammalarsi come un totale idiota. Insomma, dove si era mai visto un eroe costretto a letto per l’influenza con tanto di febbre e naso tappato?
Ciò era veramente ridicolo, quasi umiliante. Non sarebbe uscito da camera sua fin quando non si sarebbe sentito meglio. Anche perché l’influenza rendeva tutto meno sopportabile.
Sopportare le persone? Non ne aveva e forze.
Ma soprattutto… sopportare Kaminari?
“Stai male? Oh, povero piccolo Bakugou. Mi raccomando, riprenditi presto!”.
Erano state le parole che, ridendo, quello scemo gli aveva riservato. Doveva ringraziare che fosse troppo debole per picchiarlo. Ma poi si sarebbe vendicato. Adesso doveva pensare a dormire, risposare e riprendersi. Come se poi avesse altra scelta.
Avrebbe dormito qualche ora, almeno avrebbe smesso di pensare e lamentarsi.
Il sonno lo colse immediatamente, ma ebbe l’impressione, quando in seguito si svegliò, di aver dormito troppo poco. Forse perché Kirishima era arrivato e con la delicatezza di un elefante aveva iniziato a battere contro la sua porta.
«Bakugou? Ma ci sei? Oh, no! Sei forse morto? Avanti, rispondi.»
Si poteva essere così stupidi?
Si scostò le coperte di dosso e, rosso in viso, si alzò, andando ad aprire.
«Bakugou, ma sei vivo!»
«E tu sei un totale idiota! Che cavolo ci fai qui?»
«Che modi. Volevo vedere come stavi.»
«Come pensi possa stare?»
Avrebbe voluto aggiungere altro, ma un potente colpo di tosse glielo impedì.
«Accidenti, hai proprio una brutta tosse. Non hai preso niente?»
«Certo che ho preso qualcosa. Adesso che hai visto come sto, puoi anche andartene. Non sono di compagnia.»
Avrebbe dovuto capire dal sorriso strano di Kirishima, le sue intenzioni.
«Beh, visto che ci sono, potrei prendermi io cura di te.»
Katsuki ringraziò di avere la febbre, perché in caso il rossore sulle sue guance si sarebbe notato. Quella era una pessima idea. Non aveva bisogno di un infermiere, tanto meno di un infermiere come Kirishima. Questo era a dir poco inopportuno e imbarazzante.
«Neanche per sogno! Non ho bisogno del tuo aiuto!»
Sembrava essersi dimenticato di trovarsi in uno stato delicato. A causa dello sforzo, quasi gli venne da svenire. Di per sé non se ne accorse neanche, ebbe solo la sensazione di cadere. Kirishima però lo afferrò saldamente per un braccio.
«D’accordo, mio coraggioso eroe. Ma adesso dovresti davvero rimetterti a letto. Guarda, sei tutto rosso in viso.»
E parte della colpa è tua.
Provò a ribellarsi, ma in verità tutto ciò che riuscì a fare fu borbottare qualcosa di incomprensibile.
C’era forse fine alla sua umiliazione?
Si rimise a letto, imbronciato e imbarazzato, forse perché era così vulnerabile, forse perché si sentiva un bambino che aveva bisogno di cure.
«Forse dovrei misurarti la febbre. Dove tieni il termometro?»
«Tsk. Sei stato tu a improvvisarti infermiere, cercalo da solo!»
Brividi di freddo percorsero la sua schiena. Era stanco morto, ma si sentiva anche in dovere di rimanere in allerta. Dubitava inoltre che il suo malumore sarebbe servito per mandar via Kirishima. Anzi,  probabilmente tutto il contrario.
Nel frattempo, l’altro aveva finalmente trovato il termometro in uno dei cassetti, ma quando si era avvicinato, Bakugou glielo aveva strappato dalle mani, dicendo: “Lascia stare, ci penso io. Non voglio che mi tocchi”.
In seguito erano bastati solo due minuti per misurare la temperatura.
«Trentanove?» Kirishima spalancò gli occhi. «È davvero alta. Devo trovare il modo di abbassarla.»
«Lasciami stare», biascicò Katsuki, praticamente privo di forze. Non solo bruciava il viso, ma bruciavano anche gli occhi, che faceva fatica a tenere aperti. Kirishima allungò una mano, come a voler constatare personalmente. Poggiò la mano sulla sua fronte e in quel momento Bakugou fu certo che la sua temperatura dovesse essersi alzata ancora.
«Accidenti, come scotti. Sì, devo indubbiamente fare qualcosa. Tu aspetta qui.»
Come  se potessi andare da qualche parte. Doveva ammettere che il tocco di Kirishima, specie sul suo viso, era gentile e dolce, con certe cose ci sapeva proprio fare. Arrivato a quel punto, stava iniziando a dubitare se tutta quella situazione stesse o meno iniziando a piacergli, ma probabilmente erano i deliri dovuti alla febbre.
Stava di nuovo per assopirsi, quando Kirishima tornò. Aveva avvolto dei cubetti di ghiaccio in un panno di cotone.
«D’accordo. Sta fermo, te lo metto sulla fronte.»
Non appena sentì però il ghiaccio gelido sulla pelle, Bakugou si scostò, avvertendo una spiacevole sensazione di bruciore.
«Cazzo, è gelido.»
«Lo so. Lo so», sospirò paziente Kirishima, osservando i suoi occhi lucidi, quasi dolci e languidi. Bakugou se ne accorse e non poté fare a meno di imbarazzarsi.
«E ora perché mi guardi così?»
«Niente. Solo che sei adorabile in questo contesto.»
«Questo….contesto?! Ritira subito quello che hai detto! Giuro che appena mi passa tutto, me la paghi anche tu!»
Vide Kirishima sorridere, ma in modo diverso dal solito.
«Sì, beh… devo ammettere che… mi fa piacere il fatto che tu abbia bisogno di me.»
Con quella frase, Bakugou si sentì colpito e affondato, avendo la netta sensazione che gli leggesse nella mente.
«E chi ha mai detto che io ho bisogno di te?»
Voleva sembrare arrabbiato, forse autoritario, ma in verità dalle sue labbra non uscivano che dei sussurri.
«È una cosa che penso. Ma se non è così, dillo chiaramente», affermò Kirishima, quasi a provocarlo. Katsuki corrugò la fronte. Se fosse stato qualcun altro, probabilmente lo avrebbe mandato al diavolo. Ma si parlava di lui, che c’era sempre, non solo in quei casi.
L’unico a cui aveva mai permesso di camminare al suo fianco.
«Smettila di parlare e tieni ferma questa roba sulla mia faccia», si lamentò, senza però guardarlo negli occhi. Rimasero in silenzio per un tempo che parve infinito. Tutto ciò che Katsuki avvertiva, era il ghiaccio sciogliersi e bagnargli il viso con qualche gocciolina, ma sicuramente stava iniziando a provare una sorta di sollievo.
«Va meglio adesso?» domandò Kirishima gentilmente.
«Sì, va meglio, se non fosse che…»
«Cosa?»
Non voleva dirlo, in questo modo sarebbe sembrata tanto una scusa. Oh, ma che importava? Dopotutto era la verità!
«C’è che ho freddo! Non lo vedi che ho i brividi?»
Kirishima chinò la testa di lato, sorridendo.
«Per caso qui qualcuno vuole un abbraccio?»
Nuovamente. Colpito. Affondato.
«Vai a farti fottere», si lamentò, facendo per tirarsi su la coperta, ma l’altro lo frenò in tempo.
«Guarda che non ti sto prendendo in giro. Il calore di un altro umano può scaldarti più di una coperta. Ti faccio vedere.»
Katsuki avrebbe voluto indietreggiare, ma era bloccato a letto senza la possibilità di alzarsi. Prima che potesse anche solo finire di pensare, Kirishima aveva già allungato le braccia e con delicatezza le aveva strette attorno al suo corpo. E fu così che perse la totale capacità di agire lucidamente. Essere lì fra le sue braccia aveva qualcosa di rassicurante, un po’ come se fosse nato per essere lì e da nessun’altra parte. E Kirishima era davvero caldo, il suo cuore, accanto al proprio, batteva così forte. O era forse impressione sua?
«Stupido. Così ti ammalerai anche tu», mormorò Bakugou, il viso poggiato sulla sua spalla.
«Non preoccuparti per me, sono resistente io», gli sussurrò dolcemente, mentre con una mano gli accarezzava i capelli.
Perché lo toccava così? E soprattutto, perché doveva fargli provare tutto ciò che stava provando, a cui fingeva di non saper trovare un nome?
«Io vorrei dell’altro ghiaccio, adesso», gli disse poi. Era certo che se fosse rimasto ancora stretto in quell’abbraccio, avrebbe fatto qualcosa di inconsulto.
«Ghiaccio? Certo, te lo porto subito!»
Kirishima gli dava sui nervi. Come faceva ad essere sempre così premuroso e attento anche nei confronti di un dispotico come lui? Era l’unico a definirlo adorabile e la cosa non lo innervosiva poi neanche tanto.
Tornò poco dopo con dei nuovi cubetti di ghiaccio avvolti in un panno. Bakugou gli sembrò decisamente più mansueto, visto che aveva poggiato la testa sul cuscino e si era lasciato poggiare sulla fronte il panno.
«Potresti fare altre mille cose più interessanti e invece sei qui a prenderti cura di me», borbottò.
«Ma a me piace prendermi cura di te.»
«Ti piace?»
«Certo. Sei una persona importante.»
Assottigliò lo sguardo.
«Come puoi affermare certe cose con tanta facilità? Non ti vergogni neanche un po’?»
«Mh, sinceramente no. Perché, tu sì?»
«Dannazione, certo che sì. Sembra quasi che io sia il tuo ragazzo e non un tuo semplice amico.»
Si maledisse per aver detto esattamente ciò che pensava. Alla fine Kirishima non stava facendo niente di male, era lui che se n’era uscito con quella brillante osservazione.
Eijirou gli tolse il panno dalla fronte, adesso più serio.
«Quindi è così che la pensi?»
«Beh, non guardarmi così! Era solo per dire, non ti sarai mica offeso?»
In verità, a giudicare dalla sua espressione, offeso non pareva affatto, tutt’altro.
«Non sono offeso, affatto. Anzi, mi fa piacere. Perché in effetti, per me non sei un amico.»
«Eh?» domandò flebile. C’era qualcosa di diverso in lui. Il tono della voce si era abbassato. Come se niente fosse, Kirishima prese un cubetto di ghiaccio e lo poggiò sulle sue labbra, facendolo sussultare.
«Che…? Che fai?» mormorò, dimenticandosi per un attimo del dolore, della febbre, di ogni fastidio al mondo.
Si chinò su di lui, spingendo il cubetto di ghiaccio tra le sue labbra. Poi lo baciò. Così, com’era praticamente solito a fare tutto, con naturalezza e spontaneità. Bakugou si ritrovò a spalancare gli occhi. Quello non poteva essere un delirio dato dalla febbre. Erano chiaramente le labbra di Kirishima sulle sue, era il suo sapore, erano le sue mani intrecciate alle sue, ora bloccate sulla propria testa.
E man mano che il bacio diveniva più passionale, il ghiaccio si scioglieva e le sue forze venivano meno.
A causa de raffreddore, rischiava di soffocare, ma allo stesso tempo non voleva staccarsi. Fu Kirishima, dopo pochi attimi, a constatare se stesse bene o meno.
«Allora, senti un po’ di sollievo?»
«Mi prendi… in giro?», ansimò senza fiato. «Cos’era quello?»
«Beh… dirtelo sarebbe stato troppo difficile, quindi ho pensato di agire e basta», rispose con le guance leggermente imporporate.
«Dirmi cosa?»
Kirishima sospirò.
«Che mi piaci da morire.»
Caldo. Caldo. Fin troppo caldo. Era la febbre o forse altro?
Bakugou sentì qualcosa, come un’esplosione interna. E poi svenne.
 
Si svegliò un’ora dopo, la fronte imperlata di sudore, ma la testa più leggera. Immediatamente si mise seduto e gli venne alla mente… quello.
Quello non poteva essere stato un sogno. O forse sì? Sì, magari era un delirio. Sicuramente così sarebbe stato più facile.
Si asciugò la fronte con una mano, cercando di rimettere a posto le idee, quando si realizzò esattamente ciò che aveva temuto: Kirishima era lì. E se era lì, voleva dire che quanto successo era reale.
«Meno male, stai bene!! Ho pensato che non ti risvegliassi più. Allora, come va la febbre?» gli domandò.
«Eh? Ah, meglio credo.»
Kirishima gli si avvicinò con in mano una piccola bottiglia di sciroppo e un cucchiaino, al che Bakugou storse il naso.
«Non pensarci neanche, io quella roba non la prendo.»
«Ma è sciroppo per la tosse, devi prenderlo! Coraggio, fai il bravo bambino!»
«Bravo… bambino?! Col cazzo, è amara!»
«Vorrà dire che ti darò dello zucchero.»
Eijirou versò un po’ di denso sciroppo sul cucchiaino e fece per avvicinarlo a Bakugou, il quale si scostò.
«Prendilo tu.»
«Io non ho la tosse. Non comportarti da immaturo»
«Io mi comporto da immaturo? E tu allora? Mi hai baciato completamente a caso!»
Si schiarì la voce, in imbarazzo.
«Come ti ho già detto, non era a caso. Tu mi piaci davvero, Bakugou. In realtà pensavo fosse ovvio.»
«Non è ovvio un cavolo!» puntualizzò, puntandogli un dito contro. «E comunque sei un vile ad approfittarti così di un malato!»
«Ah, sì. Stai decisamente meglio», sorrise. «Mi dispiace, è stato più forte di me. Eri così tenero e indifeso che non ho resistito.»
«Continui? Guarda che ti ammazzo.»
Era calato il silenzio. Che si faceva in quei casi? A lui Eijirou piaceva? Sì, molto più di quanto gli piacessero tutti gli altri, questo sicuramente.
«Senti, dammi quello sciroppo. Ma dopo voglio davvero qualcosa di dolce.»
«Parola mia.»
Prendendo il coraggio a due mani, Bakugou ingoiò il disgustoso intruglio, facendo una smorfia.
«Sei proprio un soldatino coraggioso. Allora, vuoi una zolletta di zucchero?»
Bakugou scosse il capo. Lo afferrò per un braccio e ricambiò il trattamento di poc’anzi, solo in maniera più delicata, posando le labbra sulle sue. Kirishima se ne sorprese ma, ovviamente, non se ne dispiacque.
Katsuki lo lasciò andare quasi subito.
«Amh… cosa…?»
«Che c’è? Dovevo capire se mi piaci anche tu o men.o»
«Ah. E… lo hai capito?»
«Tsk. Beh, baci bene. E mi piace il tuo profumo. E il suono della tua voce. E il fatto che tu sia così premuroso, considerando che a me non frega nulla della maggior parte della gente. Ma di te sì. Insomma… devi farmi dire per forza qualcosa di così imbarazzante?»
«No… ho capito perfettamente cosa vuoi dire», sussurrò.
«Bene.»
«Allora, visto che stai bene, posso anche andarmene?», lo mise alla prova.
Bakugou corrugò a fronte.
«Tu non vai da nessuna parte. Chi ti ha detto che sto bene? La febbre non è ancora scesa del tutto e ho ancora mal di gola. Se vuoi prenderti cura di me, devi farlo fino in fondo!»
A quel punto era inutile. Tanto la sua reputazione era già andata a farsi benedire, si era ammalato, aveva permesso a qualcun altro di prendersi cura di lui, aveva detto delle cose imbarazzanti ma… si trattava di Kirishima, quindi andava bene anche così.
«D’accordo. Non vado da nessuna parte. Rimarrò con te fin quando avrai bisogno.»
Allora rimarrai con me per molto, molto tempo.
«Bene. Quel bacio col ghiaccio però… lo ammetto… non è stato per niente male», confessò Bakugou.
«Ti ringrazio. Allora… adesso cosa vuoi che faccia?»
Katsuki abbassò lo sguardo.
«Dormi accanto a me.»
Kirishima non se lo fece ripetere due volte. Si stese accanto a lui e, in quella posizione, poteva poggiare le labbra sulla sua fronte per controllare la temperatura e ascoltare il suo respiro. Katsuki, dal canto suo, gli si era appicciato, senza più muoversi, rosso in viso, per la febbree, per l’imbarazzo, ma anche per la felicità che stava sentendo. Si addormentò con il suo battito del cuore a cullarlo. Forse era proprio vero che tutto il male non veniva per nuocere.
 

Nota dell'autrice
Dedico questa storia a Tenue, che mi aveva esplicitamente richiesto una KiriBaku H/C. Ammetto che non è un genere di cui di solito scrivo, però è stato molto divertente, specie perché era proprio Katsuki quello a star male. E ce lo vedo molto bene. Spero che vi sia piaciuta, era da tanto che non scrivevo su questa coppia, quindi sono molto contenta :)
 
   
 
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