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Autore: Stilinski24    30/05/2019    0 recensioni
Pensate mai a quello che vi è successo nella vita? E a cosa sarebbe successo se, in un preciso momento, avreste scelto in modo diverso? Alle scelte che avete fatto? Se siano state giuste o sbagliate?
Arriva un momento nella vita in cui ti domandi tutto questo e, quando succede, ti chiedi come poter risolvere certe situazioni, certi sbagli o se, in altri casi, non sia stata colpa di altre persone a far sì di scegliere, di cambiare, a volte anche di migliorare le cose o migliorare sé stessi.
Tutto questo se lo stanno chiedendo Louis ed Harry, seduti al bancone di un bar, con in mano un bicchiere di alcool. Loro ancora non lo sanno, ma quella sera, oh... quella sera cambierà tutto.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Pensate mai a quello che vi è successo nella vita? E a cosa sarebbe successo se, in un preciso momento, avreste scelto in modo diverso? Alle scelte che avete fatto? Se siano state giuste o sbagliate?
Arriva un momento nella vita in cui ti domandi tutto questo e, quando succede, ti chiedi come poter risolvere certe situazioni, certi sbagli o se, in altri casi, non sia stata colpa di altre persone a far sì di scegliere, di cambiare, a volte anche di migliorare le cose o migliorare sé stessi.
Tutto questo se lo stanno chiedendo Louis ed Harry, seduti al bancone di un bar, con in mano un bicchiere di alcool. Loro ancora non lo sanno, ma quella sera, oh... quella sera cambierà tutto.
 
Louis era al terzo bicchiere di Jack Daniel’s quella sera, il terzo in poco meno di due ore. Il barista gli aveva già detto svariate volte di andarci piano, ma lui lo aveva bellamente ignorato e ne aveva ordinato un altro.
<< Dovresti andarci piano con quello >> consigliò una voce roca, con un accenno di risata.
Louis si girò in direzione della voce e vide un ragazzo alto, con i capelli lunghi e ricci, indossava una maglietta nera e dei jeans dello stesso colore. Era appoggiato al bancone e, come lui, teneva tra le mani un bicchiere con del liquido trasparente. Alle dita, portava tre anelli diversi tra loro.
<< Vedo che anche tu, ne hai uno in mano >> constatò il ragazzo.
Lo spilungone sorrise e tirò a sé una sedia. Si sedette vicino a quel ragazzo dai capelli castano chiaro e gli occhi azzurri come il cielo; sedendosi, notò la differenza d’altezza, lo spilungone superava il ragazzo di almeno 10 centimetri. Bevve un sorso del liquido all’interno del suo bicchiere, per poi rivolgersi nuovamente a lui.
<< La mia è Vodka, il tuo è Jack >>
<< Siamo vicini come grado alcolico >> gli fece notare.
<< Uhm vero... però il mio è il primo bicchiere, tu sei al terzo >> sorrise << Si, ti guardo da quando sei entrato. Cosa ti porta in questo locale, a bere come se oggi fosse il tuo ultimo giorno di vita? >>
Louis lo scrutò, domandandosi se era o meno il caso di parlare con quel ragazzo. Insomma, non lo conosceva, perché avrebbe dovuto raccontare cosa lo aveva portato a bere quella sera? Alla fine sospirò, decidendo che magari poteva parlarne con qualcuno, visto che non aveva più amici. E non era una cosa detta così per dire, Louis non aveva più nessun amico o meglio, né aveva uno, fino a poche ore prima.
<< La mia ragazza, anzi, la mia ex ragazza mi ha tradito >>
<< Vi siete appena lasciati? >>
<< Oh, esattamente… >> guardò l’orologio che aveva al polso << Quasi un’ora fa >>
<< Mi dispiace amico >> gli disse il riccio, bevendo un sorso della sua Vodka.
Louis lo fissò, evitando di dire che lui non aveva amici e che, ora come ora, non ne voleva proprio avere.
<< E tu invece? Cosa ti porta qui? >>
<< Più o meno lo stesso motivo. Ho mollato la mia ragazza >>
<< Mm… è andata a letto con il tuo migliore amico? >>
<< Naaah. L’ho mollata perché pretendeva che io spendessi i miei soldi, per portarla a fare shopping, portarla fuori a cena, portarla al cinema; insomma, portarla ovunque lei volesse andare o comprarle qualunque cosa lei avesse voluto >>
<< Hai così tanti soldi? >>
Il riccio rise. << No assolutamente. È solo che lei vedeva che io spendevo i soldi per la mia moto e per lei quasi niente. “Preferisci la moto a me” >> cercò di imitarla << E così l’ho lasciata >>
Louis annuì e poi rimasero in silenzio per qualche secondo, bevendo ognuno un sorso del proprio drink. Fu la voce del riccio, a rompere di nuovo il silenzio.
<< È quello che è successo a te? >>
<< Come? >> si voltò a guardarlo, con un sopracciglio alzato.
<< La tua ex ragazza, è andata a letto con il tuo migliore amico? >>
<< Ci hai azzeccato in pieno >> gli disse ridendo.
<< Come lo hai scoperto? >>
<< Beh, sono andato a casa sua per farle una sorpresa; sai i suoi sono via per un week-end romantico, o una roba del genere, mi sono presentato a casa sua e, guardando dalla finestra, ho visto che stava parlando con lui, con il mio migliore amico >> scosse la testa e bevve un sorso dal bicchiere << Ad un certo punto, lei gli prende il viso con le mani e lo bacia, con tanto di lingua eh. Ho pensato “Che zoccola, tanto Zayn adesso la sposta, perché è mio amico” e invece lui che fa? Gli mette le mani sui fianchi e se la tira addosso, iniziando a palparle il culo >> buttò fuori con rabbia << Ho suonato il campanello e mi ha aperto lei, è diventata bianca come un cencio e subito dopo è arrivato Zayn con la frase “Non è come sembra”. Era il mio unico amico, sai? >>
<< E tu che hai fatto? >>
<< Ho sorriso, ho tirato un pugno a lui e poi ho guardato lei e le ho detto “Con me hai chiuso, stronza” le ho sputato in un occhio e me ne sono andato >>
Il riccio, che stava bevendo un sorso dal secondo bicchiere di Vodka che aveva ordinato mentre Louis parlava, quasi si strozzò nel sentire ciò che aveva detto.
<< Lo hai fatto sul serio? Le hai sputato in un occhio? >>
<< Oh sì. Mai e dico mai, far incazzare Louis Tomlinson >>
<< Hai un nome allora >>
Louis rise. << Tutti ne hanno uno. Il tuo? >>
<< Harry Styles. Quanti anni hai? >>
<< A dicembre 27, tu? >>
<< Ho appena compiuto i 24. Sei francese per caso? >>
<< Ho origini francesi si, ma sono nato qui in Inghilterra >>
<< Di che zona sei? >>
<< Praticamente a 400 metri da qui >> gli disse facendo un mezzo giro in aria con la mano, per indicare il locale << Mentre tu? Sei di queste parti? >>
<< Poco più di 2 chilometri da qua. Allora non ti devi preoccupare se bevi un po', puoi arrivare a casa a piedi >> gli sorrise.
Louis notò solo in quel momento le fossette del ragazzo, così piccole e graziose da farlo sembrare più piccolo di quello che in realtà era. Rimase a guardare le sue labbra piene per qualche secondo, per poi spostare nuovamente lo sguardo al suo viso.
<< E tu invece? Sei qui in moto? >>
<< Ovviamente >>
<< E ti fidi a guidare dopo aver bevuto? >>
<< Certamente >>  
<< Tu sei pazzo >> rise Louis, scuotendo la testa.
<< Parla quello che ha sputato in un occhio ad una donna >>
<< Ehi! Se lo meritava >>
<< Anche la mia ex, se lo meriterebbe >>
<< Lei di dov’è? >>
<< Beh, penso proprio che sia del tuo quartiere, abita a 500 metri da qui >>
<< Umm… >> Louis si mise un dito sul mento, corrucciando le labbra << Descrivimela >>
Harry alzò le spalle, scuotendo la testa << Alta un po' meno di me, bionda, magra, occhi azzurri >>
<< Diamine Harry! Ce ne sono una marea di bionde e occhi azzurri nel mio quartiere >>
<< Swift ti dice niente? >>
<< Swift?! Taylor Swift? Quella Swift? >>
<< Conosci altre Taylor Swift? >>
<> sorrise Louis << Beh se ti può consolare, hai fatto bene a lasciarla. Penso che tu abbia un po' di corna, sai? >>
<< Sei serio? >>
<< Oooh sì. Credo che al supermercato troveresti meno fila che di fronte a casa sua >>
Harry imprecò sottovoce. << Non in uno, ma in tutti e due gli occhi gli sputerei >>
Louis rise di gusto, buttando indietro la testa e poi guardò Harry, con occhi lucidi di lacrime per l’ilarità del momento, facendo ridere anche lui.
<< Donne >> rise Louis.
<< Già, donne >> concordò Harry.
Rimasero a guardarsi per un po', poi vennero interrotti dal suono di un cellulare. Harry si mise la mano in tasca e tirò fuori il suo telefono, trascinò il dito sullo schermo e se lo portò all’orecchio.
<< Cosa c’è Lee? >> rimase in ascolto e poi rispose << Sono in un bar. No, non sono solo. Si l’ho lasciata. No Liam, non sono con una ragazza. Si Liam, ci vediamo domani. Si ciao, ciao >> chiuse la chiamata e rivolse un sorriso a Louis << Un amico >> finì di bere il resto del suo drink e poi pagò il cameriere. Scese dalla sedia e si rivolse nuovamente a Louis.
<< Beh, è stato un piacere Louis >> gli tese la mano e Louis la strinse con la sua; la mano di Harry copriva quasi interamente la sua.
<< Anche per me, Harry >> gli sorrise e poi lasciò la sua mano.
Harry sorrise di rimando e si diresse verso l’uscita del locale. Poi, ci ripensò e tornò indietro, guardandosi le punte dei suoi stivaletti, quasi imbarazzato.
<< Senti… mi stavo chiedendo… ti andrebbe di uscire con me e i miei amici domani sera?>> Louis rimase a fissarlo senza dargli una risposta, così Harry ricominciò a parlare dando spiegazioni << Sai no? Hai detto che avevi solo quel tizio come amico e a me non piace fare conoscenza con qualcuno, venire a conoscenza che è solo e fare finta di niente, quindi si… vuoi uscire con noi? >> gli disse tutto d’un fiato.
<< Sei una specie di buon samaritano? >> gli chiese Louis, sorridendo.
<< Giuro che i miei amici non ci proveranno con la tua futura ragazza >> sorrise, alzando le mani e muovendo le dita per far vedere che non le aveva incrociate.
Louis rise, dandogli poi un piccolo pugno sul braccio.
<< Ci sto, uscirò con voi >>
<< Fantastico! Dammi il tuo numero, così domani ci sentiamo per metterci d’accordo >>
E così dopo essersi scambiati i numeri di telefono, si salutarono di nuovo e questa volta Harry uscì davvero dal locale. Louis lo guardò uscire e poi si voltò nuovamente verso il bancone.
<< E smettila di bere! >>
Louis saltò sulla sedia e voltandosi vide Harry che teneva la porta mezza aperta, guardando nella sua direzione. Louis sorrise e gli fece il dito medio; Harry sbuffò una risata e uscì. Louis scosse la testa, bevendo l’ultimo goccio di Jack.
 
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2 mesi dopo
 
 
Era un giovedì sera, Harry aveva appena finito di cenare e stava lavando le cose che aveva usato, quando suonarono alla porta. Non aspettava nessuno e, a dirla tutta, non era neanche presentabile. Portava dei pantaloni della tuta grigi, una maglietta a maniche corte bianca e aveva legato i capelli in uno chignon.
Si asciugò le mani con uno straccio e, a piedi nudi, andò alla porta. Guardò lo schermino del citofono e vide Louis, teneva il viso basso, ma Harry lo riconobbe subito. Avrebbe riconosciuto i lineamenti di quel viso ovunque. Da due mesi, Louis aveva iniziato a far parte della vita quotidiana di Harry; uscivano a bere qualcosa insieme, giocavano fino a tarda notte con la Play, uscivano a mangiare al McDonald. Certo si trovavano anche con Liam e Niall il sabato sera e a volte la domenica pomeriggio, ma la maggior parte delle volte erano da soli. Ed Harry, in quei due mesi, aveva guardato il viso di Louis talmente tante volte da riuscire a ricordarselo a memoria. E in quel momento, solo dai lineamenti del suo viso, capì che c’era qualcosa che non andava. Così aprì la porta e, quando Louis alzò il viso per guardarlo, si sentì mancare il respiro.
<< Ciao Haz >> sussurrò Louis, facendo un piccolo sorriso.
<< “Ciao Haz”? Lou, che diamine hai fatto alla faccia?! >> esclamò Harry.
Il viso di Louis era ricoperto di lividi; uno sulla guancia sinistra, il labbro inferiore aveva un taglietto e ce n’era uno anche al sopracciglio destro.
<< Posso entrare? >>
<< Dio si! Scusami, è che… cos’è successo? >>
Harry mise una mano sulla schiena di Louis, il quale sussultò al contatto, ma si fece guidare in salotto dove si sedette sul divano. Vedendo che non rispondeva, Harry corse a prendere il kit di pronto soccorso, tornò da Louis e si mise a cercare il cotone e l’acqua ossigenata per disinfettare i tagli.
Mentre Harry disinfettava i tagli, Louis non mostrava alcuna espressione, cosa che preoccupò il ragazzo minore, il quale continuò a stare in silenzio. Se Louis non voleva parlare di quello che era successo, Harry non avrebbe chiesto niente.
Si alzò per buttare il cotone e riportare il kit al proprio posto, ma la mano di Louis si chiuse intorno al suo polso. Si fermò a guardarlo, aspettando una qualsiasi altra mossa da parte sua. Lo avrebbe lasciato andare senza dire niente? O gli avrebbe raccontato tutto? Lo sentì sussurrare qualcosa ma, non capendolo, si inginocchiò per terra e gli prese il viso tra le mani. Aveva gli occhi lucidi e non sapeva se fosse per il dolore al viso o per quello che era successo.
<< Lou? >>
Louis scosse la testa e, senza preavviso, si lasciò scivolare giù dal divano, per poi finire anche lui in ginocchio. Harry non fece in tempo a pensare o a fare qualcosa, che si ritrovò le braccia di Louis intorno al collo. Rimase bloccato per qualche secondo ma, capendo che Louis aveva bisogno di essere consolato, lo abbracciò a sua volta, stringendolo tra le sue braccia.
<< Zayn… >> sussurrò Louis, poi sospirò e cominciò a raccontare tutto << Sono andato a bere qualcosa al nostro bar >> ed Harry sapeva che con “il nostro bar”, Louis si riferiva al locale in cui si erano conosciuti << E quando sono uscito ho camminato fino a casa, ma lui era già lì, di fronte a casa mia con un ragazzo >> fece una pausa, spostandosi da Harry per poterlo guardare negli occhi << Mi hanno pestato, Harry… ero solo e non ho potuto fare niente; Zayn mena forte e l’altro era un armadio di ragazzo; mentre il tizio mi teneva fermo, Zayn mi picchiava e ad ogni pugno diceva tipo “Questo è per il pugno che mi hai dato” e poi un altro pugno “Questo è perché hai sputato in faccia ad Eleanor” e ad ogni altro pugno aggiungeva qualcosa >>
<< Lou mi dispiace, Dio se mi dispiace >> gli disse appoggiando la fronte contro la sua, chiudendo gli occhi << Dove altro ti ha fatto male quel verme? >>
Louis non rispose, così Harry si allontanò da lui e si mise in piedi, aiutando l’altro ad alzarsi. Si ricordò che prima, quando lo aveva fatto entrare, gli aveva appoggiato la mano sulla schiena e ricordò di averlo sentito sussultare. Così prese i bordi della sua maglietta e la sollevò. Louis cercò di opporsi ma, alla fine, si arrese e si fece sfilare la maglietta.
Fu Harry a sussultare questa volta e, senza dire una parola, appoggiò le mani sul petto di Louis, seguendo con le dita i lividi, esaminandoli; lo fece voltare e guardò la sua schiena, dove un livido grande quanto un piede, ricopriva la parte destra.
<< Io lo ammazzo >> ringhiò con rabbia, allontanandosi da Louis.
<< Harry… >>
<< Lo ammazzo quel bastardo! >> urlò, tirando un pugno al muro << Come ha osato farti questo?! >>
Louis, vedendolo in quello stato, andò verso di lui e gli prese il viso tra le mani, costringendolo a guardarlo negli occhi.
<< Haz… guardami, guardami >> quando Harry lo guardò, vide che i suoi occhi, di solito luminosi e gentili, erano invece spenti e pieni di rabbia, di una rabbia mai vista. Gli mise una mano nei capelli e gli accarezzò la cute << Non voglio che tu ti faccia del male per colpa mia >>
<< Hanno fatto del male a te, Louis. Come pretendi che io stia fermo senza fare assolutamente niente? >>
<< Puoi… puoi fare qualcosa >>
<< Cosa Louis? Qualsiasi cosa >>
Louis si leccò le labbra, gesto che catturò lo sguardo di Harry.
<< Posso restare qui questa sera? >>
Harry si morse il labbro inferiore, perché quella richiesta era stata detta in modo così timido e quasi imbarazzato.
<< Certo, certo che puoi >> gli disse, stringendolo in un abbraccio.
E quell’abbraccio sapeva di sicurezza, sapeva di protezione, sapeva di amore, sapeva di casa. E quando sciolsero l’abbraccio, si diressero in camera; e dopo le proteste di Louis, il quale voleva rimanere a dormire sul divano e le continue negazioni da parte di Harry, i due si infilarono nel letto.
E ad Harry non importava che giù in cucina ci fossero ancora i piatti da lavare, non importava che Louis fosse salito in camera senza maglietta e non importava se, nel corso della notte, Louis si era avvicinato al corpo del riccio, non importava se Harry gli aveva messo un braccio intorno alla vita, avvicinandoselo ancora di più e stringendoselo al petto.
Non importava, perché entrambi sentivano che era la cosa giusta da fare.
 
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2 mesi dopo
 
Era un venerdì sera, quando tutto cambiò. Harry, Louis, Liam e Niall erano al solito locale a bere in compagnia. Ma quella sera c’era qualcosa di diverso, quella sera si sentiva quasi un’aria di tensione. Tensione tra Harry e Louis, i quali faticavano a guardarsi negli occhi. Due mesi prima, quando Louis si era presentato a casa di Harry pieno di lividi e si erano svegliati abbracciati nel letto del riccio, le cose tra i due erano diventate al quanto imbarazzanti.
Il fatto è che Harry non riusciva a guardare Louis, senza pensare al suo petto nudo e alla sua schiena; a come avrebbe voluto toccare di nuovo quella pelle così liscia e morbida e quei fianchi carnosi. Ed Harry lo trovava giusto; trovava giusto pensare a Louis in quel modo, trovava giusto il fatto che pensando a Louis, si masturbasse la sera, prima di andare a letto e pensava di aver capito il perché di questo, ma come poteva anche solo provare a parlarne con Louis? Lo avrebbe perso, se solo avesse saputo.
Era solo mezzanotte, quando Harry se ne andò dal locale dicendo che era stata una giornata pesante al lavoro ed era stanco. Salutò tutti, uscì dal locale e salì sulla sua moto. Si passò una mano tra i capelli (stavano diventando davvero lunghi), si mise il casco e partì per tornare a casa. Guardò un po' la televisione, per distrarsi da tutti i pensieri e poi si mise a dormire.
Erano le 03:32 quando sentì bussare alla porta di casa. Spaventato saltò giù dal letto, corse nella stanza adibita a ripostiglio e prese la mazza da baseball (ringraziando mentalmente l’anno di baseball fatto a scuola) e corse giù dalle scale.
Guardò attraverso lo schermino, ma vide tutto nero. Fece per premere il pulsante per attivare la voce per chiedere chi fosse, quando suddetta persona si spostò dalla telecamera, ed Harry si rese conto che era Louis, cosa che gli provocò un déjà-vu; il nero che aveva visto prima, altro non erano state che le narici di Louis. Il riccio, preferì non chiedersi perché avesse fatto una cosa del genere, ma poi la risposta venne da sé.
<< Haaarryyy >>
Il riccio lasciò cadere la mazza per terra e aprì la porta di scatto. Louis era totalmente ubriaco marcio.
<< Louis, cosa ci fai qui? Sai che ore sono? E tu sei ubr-… aspetta >> Harry guardò oltre le sue spalle e vide che nel suo giardino c’era la macchina di Louis, parcheggiata in diagonale e che sotto di essa c’era qualcosa << Quella sotto alla tua macchina è la mia cassetta delle lettere? >> gli chiese, indicando in direzione della macchina.
Louis si girò a guardare e rise. << Siii, può essere >>
<< Va bene >> disse, passandosi una mano sul viso << Louis perché sei ridotto in questo stato? E per l’amor del cielo! Hai guidato fino a qui, in queste condizioni? >>
<< Raaagazzo perspicace >> gli disse Louis, toccando la punta del suo naso con il dito indice, per poi entrare in casa.
Harry lo seguì in sala e lo guardò mentre si sedeva sul divano. Rimase in piedi a guardare Louis che sorrideva in sua direzione, poi lo vide battere la mano sul divano, in un chiaro segno di “vieni a sederti qui”. Il riccio, un po' titubante, andò a sedersi vicino a lui.
<< Cos’è successo Louis? >>
Louis sghignazzò e poi si fece più vicino ad Harry.
<< Tu. Ecco cos’è successo >>
<< Io… credo di non capire >>
Louis sorrise, prese un lembo della maglietta di Harry e iniziò a giocarci insieme, arricciandola intorno alle dita.
<< Dici che si può diventare diversi, dopo aver conosciuto una persona? >>
Harry corrugò la fronte, ora Louis sembrava essere tornato in sé, non strascicava più le parole quando parlava, ma i suoi atteggiamenti e gli occhi lucidi e rossi, confermavano che fosse ancora ubriaco.
<< Credo di non aver ancora capito >>
<< Uffaaa, ma cosa devo farti? Un disegnino? >>
<< Se questo aiuterebbe a capire le cose… si >> gli disse Harry, sorridendo e alzandosi in piedi << Vado a prenderti un’aspirina e sappi che domani mattina starai di merda >>
Si diresse verso il bagno per prendere la pastiglia, poi in cucina per prendere un bicchiere d’acqua e poi tornò in salotto. Guardò verso il divano e vide che Louis era sparito. Il posto sul divano occupato dal ragazzo, ora era vuoto. Appoggiò pastiglia e bicchiere sul tavolino e si girò sentendo dei rumori dietro di lui.
Louis era appoggiato con una spalla allo stipite della porta e lo guardava con sguardo corrucciato, come se dovesse chiedergli qualcosa ma cercava le parole giuste da dire. Alla fine fece un respiro profondo e si avvicinò ad Harry.
<< Un’azione >> gli disse, guardandolo dritto negli occhi.
<< Come scusa? >> chiese il riccio, sbattendo le palpebre velocemente.
<< Sono negato nei disegni, posso fare un’azione? >>
Harry annuì e Louis gli fu subito addosso. Finirono sdraiati sul divano, con le gambe lunghe di Harry a penzolare giù dal bordo e le gambe di Louis a chiudere i fianchi del riccio. E in un attimo, le labbra di Louis erano contro quelle di Harry, a premere con forza. Harry aveva gli occhi spalancati dalla sorpresa e, soprattutto, dall’intraprendenza di Louis. Il riccio, ripresosi dallo shock, ricambiò il bacio perché, dannazione, quello che lui sentiva era giusto. Lo sentiva giusto. Sentiva giusto il fatto che Louis lo stesse baciando, era giusto sentire il cuore battere a mille, era giusto sentire mille emozioni a cui non sapeva dare nome, era giusto il fatto che Louis avesse iniziato a muoversi facendo scontrare le loro erezioni e, dannazione, Harry non si era mai eccitato così velocemente come in quel momento.
Ma se da una parte Harry voleva che Louis continuasse a fare tutto ciò, l’altra parte, quella razionale, gli diceva di smetterla, gli diceva che Louis non era in sé e che fare qualcosa in quel momento, sarebbe stato come farlo contro il suo volere e, soprattutto, non voleva che fosse così, non con Louis ubriaco. Così, controvoglia, lo spostò da sé e lo fece scendere dal proprio corpo. Lo fece sedere sul divano e, dopo aver fatto un respiro profondo per calmarsi, si girò a guardarlo. Nel suo sguardo ci vide delusione, ma quello che gli fece bloccare il respiro erano le lacrime che scendevano dai suoi occhi.
<< Louis… >> lo chiamò preoccupato, avvicinandosi al ragazzo.
Louis si scostò << Lo sapevo, sapevo che tu non… >> non riuscì a finire la frase, si piegò in avanti e cominciò a vomitare.
Harry imprecò per la sorpresa, ma poi appoggiò una mano sulla schiena di Louis, cominciando a fargli dei piccoli massaggi per calmarlo. Sembrò funzionare e, quando Louis finì di rimettere, si appoggiò contro allo schienale del divano. Harry si alzò dal divano e, facendo attenzione a dove metteva i piedi, prese Louis da sotto le spalle, aiutandolo ad alzarsi. Lo trascinò su per le scale, per poi farlo accomodare nel suo letto. Lo coprì con le lenzuola e, dopo avergli dato un bacio sulla fronte, uscì dalla camera per poi scendere in salotto e ripulire tutto ciò che il ragazzo aveva vomitato.
Una volta finito di pulire, andò in cucina e prese il suo telefono. Erano quasi le 04:10, ma a lui non importava niente, doveva fare per forza quella chiamata. Cercò in rubrica il numero e poi, avviata la chiamata, rimase in attesa.
<< Pronto >> rispose la voce dall’altro capo, una voce pastosa e roca, una voce di chi era stato svegliato nel bel mezzo della notte. Ed Harry, lo sapeva bene, erano nel pieno della notte.
<< Niall... ho bisogno di parlare con te >>
<< Cazzo Harry! Sono le fottute quattro del mattino >> si lamentò il biondo.
<< Lo so e mi dispiace, ma ho bisogno di parlare con te… si tratta di Louis >>
<< È stato picchiato un’altra volta? >> chiese ora allarmato.
<< No lui… lui mi ha baciato, Ni >>
Dall’altra parte ci fu silenzio, poi il biondo, ripresosi dallo shock, commentò con un semplice << Cazzo amico >>
Harry si passò una mano tra i capelli, sospirando << Che devo fare Niall? >>
<< Lui adesso dov’è? >>
<< In camera mia a dormire. Ha tirato su tutto ciò che ha bevuto prima di venire da me e poi si è addormentato >>
<< Okay… cazzo okay. Vengo da te alle nove >>
<< Grazie Ni >>
<< Voglio uova, bacon e succo d’arancia a colazione >>
E con quelle ultime parole, chiuse la chiamata.
 
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Come aveva promesso, Niall si trovò a casa di Harry alle nove in punto. Il riccio non aveva più dormito da quando Louis era arrivato a casa sua quella notte. Ogni volta che chiudeva gli occhi, si ritrovava a pensare alle labbra piccole e delicate di Louis, sulle proprie carnose e morbide. Così aveva finito per guardare la televisione fino alla mattina e quando fu ora, preparò la colazione richiesta da Niall; lui non mangiò, si sentiva lo stomaco chiuso e l’idea di mangiare qualsiasi cosa, gli metteva nausea.
Niall era arrivato da circa dieci minuti e nessuno dei due aveva aperto bocca. Il biondo mangiava con lo sguardo verso Harry, mentre il riccio continuava a guardarsi le mani. Sperava che fosse Niall a cominciare il discorso e, forse sapendo che Harry non avrebbe parlato se non incalzato da qualcuno, sospirò e diede inizio allo sfollamento di Harry.
<< Cos’è successo alla tua cassetta delle lettere? >> gli chiese, indicando con il dito in direzione della porta.
<< Lascia perdere >> rispose secco il riccio.
<< Oookay… raccontami cosa è successo >> proruppe il biondo, facendo sobbalzare Harry dalla sedia.
<< Ni, sono nella merda >> disse passandosi le mani nei capelli ricci. Capelli che poche ore prima erano stati tirati dalle mani di Louis. Al solo ricordo, si sentì le guance andare a fuoco.
<< Non essere melodrammatico >>
<< No non capisci! >> Harry si alzò dalla sedia e Niall capì che lo sfollamento a cui pensava prima, avrebbe avuto inizio più velocemente di quello che si aspettava << Lui mi ha baciato! Baciato Niall, tipo con la bocca e tanto di lingua a seguire >>
<< E dove sta il problema? >> chiese con la bocca piena di uova << Intendo, io e Liam avevamo notato che ci fosse qualcosa di diverso tra voi, sai no… sguardi sfuggenti, tocchi fugaci, ore e ore passate insieme a parlare solo voi due ignorandoci bellamente >> precisò il biondo.
<< Non vi ignoravamo >> Niall lo guardò con un sopracciglio alzato, come a sfidarlo a dire ancora una volta il contrario, Harry arrossì << Vi ignoravamo? >>
<< Ah-ah direi proprio di si >> bevve un sorso di succo, puntando poi il dito contro il riccio colpevolizzandolo << Una volta ti ho detto che nel locale insieme a noi, c’era un elefante con un tutù rosa che ballava il walzer e tu mi hai dato ragione, dicendomi che lo avevi visto anche tu. Un’altra volta io e Liam ce ne siamo andati dal locale e voi nemmeno ve ne siete accorti, per Dio!>> gli fece notare, con una punta di rimprovero, ma sotto sotto si stava divertendo.
<< Mi dispiace >> gli disse abbassando la testa e tornando a sedersi << Ni… che devo fare? >>
<< Ti ha dato fastidio ciò che è successo? Ti sei sentito disgustato? >>
<< No… io credo proprio che Louis mi piaccia >>
<< E allora? >> alzò la voce Niall, mollando la forchetta per alzare le mani in cielo << Qual è il problema? >>
Harry batté le mani sul tavolo, alzandosi di nuovo.
<< Il problema è che quello che è successo ieri è sbagliato! È totalmente sbagliato Niall! Non doveva succedere e basta! Lui era… >> si interruppe quando sentì la porta di casa sbattere.
Guardò Niall per pochi secondi e poi, quando sentì il motore di una macchina accendersi, corse alla porta spalancandola, sperando che non fosse ciò che pensava.
Purtroppo, ciò che temeva successe. Riuscì a vedere solo il retro della macchina di Louis, mentre svoltava l’angolo. Fece per partire di corsa, per poterlo raggiungere (non ce l’avrebbe mai fatta, ma tentar non nuoce) quando una mano lo prese per il braccio. Si voltò a guardare Niall, che stava facendo segno di no con la testa.
<< Lasciami Niall, sicuramente ha sentito ciò che ho detto >>
<< Appunto per questo non ti lascio andare >> mollò la presa dal braccio del riccio e posò la mano sulla sua schiena << Lascialo calmare, almeno per qualche ora, poi andrai da lui e gli dirai tutto. E con tutto, intendo proprio tutto >> sottolineò Niall, con sguardo serio.
Ciò che Niall gli stava dicendo, era di mettersi a nudo di fronte a Louis e dirgli i suoi sentimenti, accettando qualunque reazione da parte dell’altro.
Abbassò la testa e rientrarono in casa, Harry ora aveva la nausea e non c’entrava niente il cibo.
 
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18 giorni dopo
 
Dire che le cose fossero andate di bene in meglio, era una bugia bella e buona. Quel giorno era partito male ed era finito anche peggio.
Harry aveva aspettato con ansia che passero almeno due ore prima di andare a casa di Louis, per chiarire la situazione. Una volta arrivato a casa del più grande, aveva suonato al campanello, senza ricevere nessuna risposta. Aveva suonato ancora, ancora e ancora, ma non era servito a niente se non a sentirsi uno stupido di fronte alla porta. Probabilmente Louis era in casa, ma non voleva parlare con lui. E aveva tutte le ragioni del mondo. Così rinunciò, pensando di ritornare il giorno dopo.
I giorni successivi non furono da meno. Louis non apriva alla porta, non gli rispondeva né ai messaggi e tanto meno alle chiamate. Fino a quando un giorno, mentre era pronto a suonare per l’ennesima volta il campanello, una signora anziana lo vide e gli disse che aveva visto il ragazzo partire qualche giorno prima, portandosi dietro un borsone.
Il riccio pensava che non avrebbe fatto una cosa del genere, non Louis, lui che prendeva di petto le situazioni, che non sarebbe scappato di fronte a niente e nessuno, era invece scappato da Harry.
Erano passati esattamente (Harry non li contava di certo, no eh) diciotto giorni da quando Louis se ne era andato. Quando un mercoledì pomeriggio, ricevette per posta un pacco, di certo non si aspettava una cosa del genere. Lo aprì, e ci vide dentro una cassetta delle lettere. Pensò immediatamente a Niall, visto che sapeva della povera fine della sua cassetta, così lo chiamò subito. La risposta che ricevette, non se la aspettava di certo. Gli disse che non era stato lui, che si era perfino scordato della sua cassetta delle lettere, lo stesso giorno in cui gli aveva chiesto che cosa era successo con Louis.
Così, con mani tremanti, chiamò l’unica altra persona che sapeva della cassetta, ovvero Louis. Non si aspettava di certo una sua risposta, quindi quando partì la segreteria, chiuse la chiamata e gli scrisse un messaggio.
 
Da Harry: Perché mi è arrivata una cassetta delle lettere?
 
Non si aspettava nessuna risposta, visto che Louis non gli aveva mai risposto ad uno solo dei messaggi che gli aveva mandato, ma quel giorno, forse quel giorno Dio aveva guardato giù.
 
Da Louis: Dovevo
 
A quel punto Harry, preso dal panico perché, finalmente, sapeva che Louis era vivo, iniziò a tartassarlo di domande.
 
Da Harry: Dio Louis! Pensavo che non mi avresti più risposto a nulla! Non mi interessa della cassetta, dimmi dove sei, perché te ne sei andato? Sono venuto a casa tua a cercarti praticamente ogni giorno, fino a che una vecchia non mi ha detto che eri andato via. Dannazione Louis, dove sei?
 
Non ricevette più risposta. Aspettò un’ora, poi due, poi tre, aspettò fino a quando non arrivarono le due del mattino e della sua risposta non c’era traccia. Sospirando, gli scrisse due semplici parole, ma che sperava gli facessero cambiare idea.
 
Da Harry: Mi manchi
 
Dopodiché andò a letto, abbracciò il suo cuscino e si lasciò andare. Pianse e pianse per quelle che sembrarono ore, poi si addormentò.
A quanto pare Dio, aveva distolto lo sguardo da lui.
 
- - - - - - - -
 
Un mese dopo
 
Harry non ricorda bene come abbia finito per farsi convincere da Niall e Liam ad uscire quella sera, fatto sta, che si era ritrovato in un bar. Non il solito bar, bensì un bar di soli ragazzi. All’inizio non ci aveva fatto caso più di tanto, perso nei suoi pensieri come era, ma dopo mezz’ora che si trovava in quel posto, aveva capito qualcosa, ma fece comunque finta di niente.
Stava bevendo un sorso dal suo bicchiere di Vodka, quando un ragazzo basso e dai capelli castani, catturò la sua attenzione. Chiuse gli occhi, sfregandoci poi sopra le mani chiuse a pugno, pensando che la sua mente gli giocasse brutti scherzi. Quando li riaprì, nel punto in cui aveva visto quel ragazzo, non c’era nessuno.
<< Harry stai bene? >> gli chiese Liam preoccupato.
<< Si, si sto bene >> gli sorrise, per poi bere la Vodka, nascondendo il falso sorriso che gli aveva fatto.
<< Allora… che ne pensi del posto? È carino, vero? >> domandò Niall, con fare evasivo.
<< Ragazzi… >> sospirò Harry << So perché mi avete portato qui >> guardò i due amici, che rivolsero lo sguardo verso il basso << Vi ringrazio di cuore, davvero, ma io… non sono gay, capite? A me piace solo… piace solo lui >> confessò, abbassando lui lo sguardo questa volta << Vi ringrazio di avermi portato qui, ma… nessuno di loro può e potrà mai piacermi, okay? >> chiese, alzando lo sguardo e guardandoli di nuovo. Aggrottò la fronte quando si accorse che tutti e due stavano guardando dietro le sue spalle. Fece per girarsi quando Niall, gli prese il viso tra le mani, costringendolo a guardarlo.
Quando vide che non aveva niente da dirgli, scostò gentilmente le sue mani dal viso e si girò a guardare, evitando di ascoltare il “Harry no” detto da Liam.
Ci mise solo pochi secondi, per capire ciò che i due stavano guardando. E il suo cuore ci mise ancora meno per iniziare a martellargli nel petto.
Sulla pista da ballo, in mezzo ad un mucchio di persone, c’era Louis. Bello come il sole, con i suoi capelli spettinati, una maglietta rossa e jeans neri attillati. Stava ballando da solo, facendo movimenti che avrebbero catturato l’attenzione di chiunque in quel locale e, infatti, poco dopo un ragazzo tutto muscoli e capelli biondi, gli si avvicinò mettendogli le mani sui fianchi, sulle spalle, ovunque riuscisse a toccare qualcosa, mentre Louis aveva cercato di levarsi quelle mani di dosso, ma il tipo, invece di lasciarlo stare, lo prese per il polso e iniziò a trascinarselo dietro.
Harry si sentì ribollire la rabbia dentro, chiuse le mani a pugno e, prima che potesse rendersene conto, stava già camminando verso di lui. Quando fu ad un passo da loro, strappò dalle mani del biondo, il polso di Louis, con tanta forza da ritrovarsi il corpo del ragazzo contro di sé.
Louis, che dava le spalle al suo soccorritore, si voltò a guardarlo. Non seppe dare un nome a tutte le emozioni che sentiva in quel momento. Era un misto di riconoscenza, stupore, rabbia, confusione, ma il suo cuore batteva all’impazzata perché, dannazione, non si sarebbe mai aspettato di vedere lui, in un locale del genere.
<< Harry… >> sussurrò così piano, che probabilmente con tutta quella musica lui non lo avrebbe nemmeno sentito. Infatti continuò a guardare il biondo con rabbia, chiudendo gli occhi in due fessure.
<< Cosa pensavi di fare? Non hai notato che lui non vuole venire con te? >> domandò Harry, posando la mano sul fianco di Louis.
<< Eee tu saresti cosa? >> chiese il biondo barcollando un po', non ci voleva un genio per capire che era ubriaco << Il suo aaangelo custode? >>
Harry sorrise e si parò di fronte al ragazzo, guardandolo dritto negli occhi, poi si abbassò al suo orecchio, per sussurrargli qualcosa.
<< Non sono il suo angelo custode, ma sono la persona che tiene a lui più di chiunque altro in questo fottuto mondo e se provi anche solo un’altra volta a toccarlo, ti spacco la faccia >> si allontanò da lui e, voltandosi verso Louis, gli mise una mano sulla schiena, facendogli poi cenno di uscire da quel posto.
Niall e Liam, che avevano assistito alla scena ed erano arrivati anche loro, in caso avessero dovuto fare da spalla ad Harry, si spostarono per lasciarli passare.
Una volta fuori, Louis prese una boccata d’aria fresca, imitato subito dopo da Harry, che andò a sedersi sopra un muretto. Senza guardare Louis, tirò fuori dalla tasca dei jeans un pacchetto di sigarette, ne prese una e la portò alla bocca, per poi accenderla. Louis rimase paralizzato dal gesto. Aveva cominciato a fumare. Anche se la cosa non gli faceva piacere, vedere Harry con in bocca una sigaretta, lo mandava in estasi. Vedere come aspirava il fumo e poi lo buttava fuori dalle labbra rosse e carnose, era davvero uno spettacolo. Se lo immaginò fumare dopo una scopata e la cosa lo fece arrossire. Abbassò lo sguardo a terra, trovando improvvisamente le punte delle sue scarpe interessanti. Ma poi, lui con la sua lingua lunga, non riuscì a starsene zitto.
<< Hai… cominciato a fumare >> e non era una domanda, ma un’affermazione, ed Harry lo guardò un attimo prima di guardare davanti a sé.
<< Si, dopo che te ne sei andato >> ammise, mentre faceva un tiro e poi lasciava il fumo uscire << Avevo bisogno di qualcosa che mi rilassasse... erano 3 anni che non fumavo >>
Louis aggrottò la fronte, confuso.
<< E perché lo avresti fatto? Per causa mia? >>
<< E per chi se no? >> sbuffò una risata il riccio << Te ne sei andato senza dirmi niente, non mi hai mai richiamato o risposto ad una sola delle mie chiamate, né ai messaggi. Mi hai abbandonato, hai idea di quello che ho provato? >> chiese, guardandolo negli occhi.
Louis notò che i suoi occhi verdi erano lucidi. Stava per mettersi a piangere? Lui? Pensava di essere stato ferito? Pensava davvero di aver sofferto più di lui?
<< Di cosa hai provato tu?! >> urlò all’improvviso Louis, facendo salire di qualche ottava il tono della sua voce << Seriamente tu pensi di aver sofferto? Sai cosa si prova ad essere rifiutati? Cosa si prova a sapere che il tuo migliore amico, perché si Harry, eri il mio migliore amico, ti dà dello sbagliato? Il mio cuore si è rotto in mille pezzi quella mattina e saresti tu quello che ha sofferto? >>
<< Te ne sei andato senza farmi spiegare! >> urlò di rimando Harry, alzandosi dal muretto e avvicinandosi a lui << Te la sei data a gambe levate, senza lasciarmi il tempo di spiegarti. È stato tutto un malinteso, hai sentito solo una parte del discorso, dannazione! Devi credermi >>
Louis scosse la testa, guardandolo dritto negli occhi.
<< Non so più a cosa credere, Harry >> gli disse, prima di voltarsi e camminare lontano da lui.
Harry rimase fermo a guardarlo. Vedeva la sua schiena, vedeva il modo in cui lo stava lasciando indietro, ancora una volta. Ed Harry non voleva perderlo di nuovo, non sarebbe riuscito a superarlo questa volta.
Al diavolo! pensò il riccio, buttando a terra la sigaretta e correndo nella direzione di Louis. Lo prese per il polso, facendolo voltare verso di sé. Guardò i suoi occhi azzurri spalancati per la sorpresa e prima che potesse farlo parlare, gli prese il viso tra le mani.
<< Credi a questo >> gli sussurrò prima di baciarlo.
Poggiò le sue labbra morbide e carnose contro quelle piccole e sottili di Louis, il quale era rigido come un palo. Harry, allora, cominciò a muovere piano le labbra, staccandosi di tanto in tanto. Non voleva spaventare Louis, probabilmente non si era nemmeno reso conto di ciò che stava succedendo. Quando si staccò da lui, lo guardò negli occhi e ci lesse confusione. Lo osservò mentre si leccava le labbra e si trattene dal baciarlo ancora.
<< Perché? >> chiese Louis, dopo essersi schiarito la voce.
<< Perché è giusto >> gli rispose Harry, carezzandogli le guance.
<< Credo di non capire >>
Harry sorrise << Vieni, andiamo a parlare lontano da occhi indiscreti >> gli disse e, solo allora, Louis notò tutte le persone che erano fuori dal locale, che li guardavano. Alcuni avevano perfino iniziato a battere le mani e a fischiare, con approvazione.
Arrossì e abbassò lo sguardo, facendosi poi trascinare dalla mano di Harry incastrata nella sua. Quando gli aveva preso la mano?
Si sedettero su una panchina, nel parco di fronte al locale. Il lampione non funzionava bene, erano quasi immersi nel buio, se non fosse stato per quella debole luce.
<< Quando ti sei svegliato quella mattina, hai sentito me e Niall parlare vero? >> Louis annuì, giocherellando con le proprie mani << Beh, ciò che hai sentito non era vero… o meglio, era vero ciò che ho detto, ma tu l’hai interpretato nel modo sbagliato >>
<< Avevi detto proprio questo… sbagliato >> gli ricordò.
<< Si mah… Louis, come può essere sbagliato se ti ho baciato anche prima? >> gli chiese Harry, spostandosi una ciocca di capelli che gli era caduta davanti al viso << Era sbagliato il modo in cui era successo, non capisci? Io volevo quel bacio, lo desideravo, subito dopo che sei stato a dormire da me, dopo che Zayn ti aveva picchiato >>
Louis rimase fermo, poi alzò le dita. Harry pensò che stesse contando quanto tempo fosse passato dall’incidente con Zayn, alla sera in cui si fece trovare a casa sua di notte ubriaco marcio. Sorrise, era sempre il suo Louis.
<< Ma perché allora mi hai respinto? >> chiese, con una voce tanto tenera e malinconica che, solo in quel momento, Harry si rese conto di quanto effettivamente avesse sofferto.
<< Perché eri ubriaco, Lou. E ci stavamo spingendo oltre >> gli mise una mano sulla guancia e lo guardò negli occhi << Saremmo finiti a letto, se non mi fossi fermato e non potevo farti questo. Non potevo farlo quando tu eri ubriaco >>
Louis lo guardò confuso poi, Harry, vide il suo sguardo addolcirsi fino a rilassarsi del tutto. Probabilmente aveva inserito i tasselli al loro posto e aveva capito ciò che realmente era successo.
<< Quindi, quella mattina, quando stavi parlando con Niall… il tuo sbagliato era riferito al fatto che fossi stato ubriaco, giusto? Non del fatto che ti avessi baciato? >>
<< Esatto, è stato il momento che era sbagliato, avremmo finito per fare qualcosa che poi ci saremmo pentiti entrambi, soprattutto io >> gli mise una mano dietro la nuca, poggiando poi la fronte contro la sua << Non avrei mai fatto niente con te in quello stato, niente che si spingesse oltre al bacio. Louis, tu sei importante per me, come avrei potuto farti una cosa del genere? >> gli chiese.
Louis scosse la testa, poi iniziò a ridere, felice. Felice di sapere che Harry in realtà non lo aveva rifiutato, felice perché Harry era lì con lui e avevano chiarito.
<< Perché ridi? >> gli chiese Harry, con un accenno di sorriso.
<< Baciami, stupido >> gli disse, scuotendo la testa.
Ed Harry non se lo fece ripetere due volte. Lo attirò a sé, baciandolo piano, poi quando la lingua di Louis gli chiese accesso, trasformarono il bacio in un qualcosa di più. Più frenetico, pieno di voglia di conoscersi, pieno di scuse, di sofferenza che piano a piano scivolava via, pieno d’amore.
Perché Harry e Louis questa volta lo sapevano, da quella sera sarebbe cambiato tutto.
 
  • -    -
 
18 anni dopo
 
La casa era alquanto silenziosa, a quell’ora. Erano quasi le 18.30 e, strano ma vero, Louis stava preparando la cena. Era diventato un cuoco provetto, non quanto Harry ovvio, ma se la cavava abbastanza bene. Beh… non dava più fuoco alla casa da almeno 11 mesi esatti, quindi era un passo avanti.
Sorrise, al pensiero della prima volta che aveva cucinato. Aveva convinto Harry a fargli imparare come fare dei biscotti. Dopo quasi un’ora, era riuscito solo a infarinare la cucina da tutte le parti, per poi rinunciare e fare ciò in cui era davvero bravo. Tentare Harry, fino a quando lui non lo aveva preso e fatto stendere sul piano della cucina, per poi fare l’amore.
<< Sono a casa >>
La voce di Harry lo fece destare dai suoi ricordi e, sorridendo, lo raggiunse alla porta di casa.
<< Bentornato amore >> fece per raggiungerlo, ma lo vide indietreggiare.
<< Posa quel coso, poi ti puoi avvicinare >>
Louis si guardò la mano destra e notò di avere ancora in mano il coltello che stava usando per tagliare la verdura.
<< Non ti fidi di me? >> chiese, facendogli il labbruccio.
<< No, assolutamente no >> gli rispose Harry, alzando le mani difronte a sé.
<< Cattivo >> e detto questo, Louis, si diresse nuovamente in cucina.
Non rimase da solo per tanto, perché poco dopo Harry lo raggiunse. Gli si mise dietro e appoggiò la mano destra sul suo fianco e l’altra sulla mano sinistra che era poggiata al bancone. Fece incastrare le loro dita, dove hai loro anulari scintillavano delle fedi oro bianco.
Baciò suo marito sul collo, facendolo poi girare per dargli un leggero bacio sulle labbra.
<< Ciao >> sussurrò il riccio.
<< Ciao >> sorrise Louis, prendendo tra le mani quel viso che, dopo anni, ancora non si stancava di guardare.
Erano cambiate tante cose da quando erano dei ragazzini. Convivenza e matrimonio erano solo una piccola parte di ciò che era successo. Anche loro erano cambiati. Louis rimaneva comunque basso, ma ehi, non si può avere tutto dalla vita. Harry si era tagliato i capelli, i ricci comunque visibili. Ma una cosa aveva cambiato totalmente le loro vite. O meglio, qualcuno aveva cambiato totalmente le loro vite.
<< Lasciami in pace, ti ho detto! >> si sentì urlare, dalla porta d’ingresso.
Harry e Louis sciolsero il loro abbraccio e corsero in direzione dell’urlo. Ecco cosa era cambiato nelle loro vite. Una piccola peste con i capelli biondo scuro e gli occhi verdi.
Avevano adottato una bambina di 3 anni, si erano innamorati al primo sguardo. Quando erano andati all’orfanotrofio, l’avevano vista tutta sola in un angolino, con un piccolo coniglietto bianco di peluche tra le braccia. Lei li aveva guardati e poi aveva sorriso, mostrando i suoi piccoli dentini, ed era stato amore a prima vista per entrambi. Così, dopo varie pratiche per poterla adottare, l’avevano portata a casa. Erano diventati una vera famiglia, con quella piccola peste. Ed ora, aveva già 17 anni. Era splendida e non lo dicevano solo loro, l’opinione dei genitori è sempre positiva, ma tutte le persone che la incontravano lo dicevano. Era bella, buona e gentile con chiunque incontrasse. Faceva volontariato per i senzatetto, era nella squadra di pallavolo a scuola, era brava nelle materie e sapeva già cosa voleva fare da grande. Insomma, era la figlia perfetta.
<< Tesoro che succede? >> chiese Harry allarmato, andando verso la figlia.
<< Papà… >> sussurrò tirando su con il naso << Ho litigato con il mio ragazzo >>
<< Co-? Ragazzo? >> chiese Louis << Hai un ragazzo? E non mi hai detto niente? >>
<< Lou, non è il momento >> lo ammonì Harry.
<< Tu lo sapevi? >> chiese, puntandogli contro un dito, con fare accusatorio.
Harry si limitò ad alzare le spalle, come a voler lasciar perdere la discussione. Louis scosse la testa e si avvicinò alla figlia, mettendole un braccio intorno alla vita.
Sussurrò un “con te faccio i conti dopo” ad Harry e poi si rivolse alla figlia.
<< Sophie, che dici se papà ti prepara una bella tazza di cioccolata calda? Te la porto dopo in camera, uh? >>
Lei scosse la testa << Papà dopo mi si ferma sul culo e mi vengono i brufoli. Non la voglio la cioccolata calda! Voglio solo far pace con il mio ragazzo! >> e, urlato ciò, corse su per le scale, sbattendo subito dopo la porta della sua camera.
Louis si voltò a guardare Harry, che teneva una mano davanti alla bocca per non ridere.
<< Non. Una. Parola >> gli ringhiò Louis.
Ma Harry si mise a ridere, così tanto da finire per mettersi una mano sulla pancia per colpa dei crampi che sentiva per il troppo ridere.
<< Non mi hai detto che nostra figlia ha un ragazzo >> cominciò Louis, calcando sulla parola nostra figlia.
<< Ha 17 anni, è grande e vaccinata, sa come funziona il mondo >> gli sorrise, poggiando una mano sul suo fianco, carezzandolo << Lasciale il suo spazio, Lou >>
<< Ma è la mia bambina >> fece, imbronciando le labbra.
Harry sbuffò una risata e lo tirò a sé, in un abbraccio. Poco dopo sentirono delle urla al piano di sopra, fecero per correre di sopra, ma la porta della camera di Sophie si aprì. Uscì lei tutta felice, con in mano il telefono.
<< Abbiamo fatto pace! >> urlò tutta contenta << Papi, mi prepari quella cioccolata calda? Per favoreee? >> gli chiese facendo il labbruccio.
Aveva preso proprio da Louis, in tutto e per tutto. Ma comunque, il padre gli annuì, facendole fare un gridolino estasiato, poi sparì nuovamente in camera sua.
<< Donne >> bisbigliò Louis.
<< Già, donne >> sorrise Harry, prendendo il viso di suo marito tra le dita lunghe, per poterlo baciare.
All’improvviso il forno cominciò a suonare ininterrottamente e Louis si allontanò subito da Harry, urlando “il mio pollo!” che fece ridere Harry.
Forse alcune cose erano cambiate, ma altre, altre erano rimaste quelle di quando erano giovani ed erano ai primi tempi della convivenza.
A volte pensano a come sarebbe andata la loro vita, se invece di entrare in quel bar, fossero entrati in un altro. Forse non si sarebbero mai conosciuti, forse le cose non sarebbero mai cambiate e avrebbero continuato per la strada degli eteri. Se Harry non avesse scelto di parlare con lui quella sera… beh magari non sarebbero stati insieme e avrebbero continuato ad essere estranei.
Ma andava bene così, erano una famiglia e, la cosa più importante, era che Harry e Louis si amavano alla follia.
 
 
 
  
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