Ciao
a tutti, ecco qua la mia seconda fanfiction su Sherlock Holmes.
Ringrazio
Ladymorgan che mi ha fatto scoprire
la bellissima canzone che utilizzerò per questa shot, ossia Dark waltz di Hayley
Westenra.
Spero
che vi piaccia.
Buona
lettura
Per
l’ennesima volta ripongo
entrambe
riescono o sono riuscite a stimolare il mio ingegno quasi come i miei casi più
intricati.
Ah,
se il
mio
Boswell conoscesse i miei pensieri, sorriderebbe di sicuro: Sherlock Holmes, il
grande detective misogino, si è innamorato?! Ah, come al solito, la sua
deduzione sarebbe tanto vicina, quanto lontana dalla verità. Ammetto di provare
interesse per lei, ma no, non credo che si tratti di amore. Il senso di
malinconia, il continuo pensare a Lei, che ora sarà nella calda terra
sudamericana con suo marito, il desiderio, o meglio, la speranza di un suo
ritorno, derivino più che altro dalla mia ammirazione nei suoi confronti. Perché
Lei è l’unica che potrà vantarsi di avermi brillantemente sconfitto con le mie
stesse identiche armi. Il volerla rivedere, ne sono convinto, corrisponde ad un
profondo desiderio di rivincita, al volerle dimostrare che non sono inferiore a
Lei.
Ah,
non mi ci raccapezzo più, ho la testa piena di una nebbia che mi offusca le
idee.
Afferro
il mio Stradivari dalla scrivania e comincio a suonarlo, come ogni volta che ho
bisogno di fare ordine nei miei pensieri.
La
pendola ha suonato ora le tre, ma tanto Watson è abituato ai miei estri
artistici notturni, così le mie mani non si fermano.
Le
note escono una dopo l’altra dallo strumento, a formare una lenta e triste
melodia, di mia improvvisazione.
Devo
essermi ridotto proprio male! Come può una donna farmi quest’effetto?
Chiudo
gli occhi, dopo essermi seduto sulla mia poltrona accanto al fuoco e mi lascio
trasportare dalla musica. Improvvisamente, accade una cosa per me del tutto
nuova: nelle mie iridi, protette dalle palpebre, compare l’immagine di Lei, i
capelli rossi raccolti raffinatamente dietro la nuca, gli occhi scuri che mi
fissano e la bocca schiusa in quel dolce sorriso che le ho visto spesso
illuminare il volto. E’ vestita interamente in bianco, con un abito di raso che
le scopre le spalle, le stringe la vita ed arriva a coprirle la punta dei piedi.
Apre le braccia e mi fa cenno di avvicinarmi. Ma è un sogno questo? Mi sono
forse assopito? Eppure sento ancora il dolce peso del violino sulla mia spalla e
le mie mani continuano a premere le corde e a far scorrere l’archetto.
Che
strano: comunque, se di sogno si tratta, non faccio certo niente di male ad
assecondare, per una volta, la richiesta di una donna, tanto resterà per sempre
un segreto, prigioniero delle quattro mura del mio
c…..ranio.
Mi
avvicino dunque, sorridendo a mia volta, e le afferro la mano destra con la mia
sinistra, mentre serro con la destra il suo fianco sinistro. La sua mano
sinistra si posa dolcemente sulla mia spalla destra e guardandoci negli occhi,
lei dolcemente ed io con un’espressione che necessiterebbe di uno specchio per
essere descritta, cominciamo a volteggiare sul pavimento di una stanza apparsa
all’improvviso , tinta completamente di rosso, dalle pareti alle candele, poste
su candelabri a più braccia, sparsi intorno a noi.
Dopo
un po’ mi accorgo di stare ballando. Quasi, nel mondo reale (anche se, a questo
punto, mi chiedo quale sia) spalanco gli occhi per lo stupore di vedermi
ballerino, ma riesco a ricordarmi che tutto questo è pura immaginazione, e
riprendo il controllo di me stesso.
Un
due tre, un due tre, semplice e pura matematica, una delle mie materie preferite
per la sua precisione e la sua affidabilità.
Confortato
da questo pensiero, mi metto anche ad ascoltare la musica che ci accompagna e mi
accorgo che è quella che sto suonando io nell’altro mondo.
Dopo
qualche battuta, dopo aver osservato ogni particolare dell’ambiente che ci
circonda, mi decido, non senza un po’ di imbarazzo, a riportare il mio sguardo
su di Lei, giusto in tempo per vedere quel tenero sorriso schiudersi e la sua
dolce voce cominciare a cantare.
We
are the lucky ones
We
shine like a thousand suns
When
all of the colour runs together.
Siamo
noi i fortunati? Come riesce a dire una cosa simile? Non può che riferirsi alle
nostre carriere: siamo effettivamente due astri splendenti, in mezzo a questa
massa confusa di colori. Eppure, ho il sospetto che non sia a questo che pensa,
che ci sia di più.
Ho il
sospetto che, dopotutto, questa volta, Watson non sarebbe poi così lontano dalla
verità.
Ho il
sospetto che….
No,
non ci devo pensare, è già doloroso di per sé, senza che io ci aggiunga questi
sciocchi pensieri da adolescente.
I’ll keep
you company
In one
glorious harmony
Waltzing
with destiny forever
Tenermi
compagnia?
Un’unica
gloriosa armonia?
L’unico
legame che potremo mai avere è qui, ora, in questa stanza, l’una tra le braccia
dell’altro: tu hai tuo marito ed io una vita che ho scelto di sposare anni fa.
Legami
forti, troppo forti per essere spezzati da un semplice capriccio.
Mi
sforzo di pensarlo, concentro ogni cellula della mia mente, eppure, senza
remore, mi concedo questo sogno, senza rimpianti né rimorsi, continuo a danzare
con la tua immagine. Hai ragione a dire che il nostro destino sarà sempre un
valzer: di tre passi avanziamo noi, ma l’attimo dopo avanza lui, sempre di tre
passi, con la sua scia che sa di insaziabile, di indomabile, di invincibile.
Dance
me into the night
Underneath
the full moon shining so bright
Turning
me into the light.
E
così continuo a farla danzare alla luce fioca delle candele, che è come se non
esistesse, oscurato dallo splendore che la sua persona emana. Come potrebbe la
luna trasformarla in una stella ancora più sfolgorante, quando lei è luminosa
quanto Sirio? La mente non mi frena più dal fare questi commenti così poco
appropriati a me, si è resa conto che siamo in un sogno e che, per una volta,
possiamo lasciarci andare e dirci tutta la verità. Possiamo lasciarci andare ad
un giudizio che finora non avevo mai espresso, men che mai con il mio Boswell,
altrimenti, tra un paio d’anni, lo potrebbe mettere per
iscritto.
Time
dancers whirling past
I
gaze through the looking glass
And
feel that just beyond my grasp is
heaven.
Sacred
geometry
Where
movement is poetry
Visions
of you and me forever
E
così continuiamo a danzare, in questa stanza dell’inconscio che avrà ospitato,
nel passato, tante altre persone, cui era permesso incontrarsi solo qui.
Come
loro allora, sento che mi basterebbe poco per scoprire il paradiso qui, ora,
avvicinando solo un po’ di più il volto. Perché è questo che Lei intende
cantando, vero? E’ questo che vorrebbe dirmi.
Stavolta
però lascio vincere la razionalità e mi trattengo: il momento è troppo bello,
troppo sublime per essere rovinato da un’azione puramente
umana.
Preferisco
che resti così nella mia memoria: io e lei che danziamo in questo regno dove la
sacralità della geometria, mischiata all’inconsistenza, alla purezza degli
sguardi e dei pensieri, potrebbe ispirare molti poeti ceno volte meglio di
Calliope apparsa ad Omero.
Così
voglio ricordarmelo, così voglio che sia le visioni di noi due nella mia mente
per sempre.
Dance
me into the night
Underneath
the full moon shining so bright
Let
the dark waltz begin
Oh
let me wheel let me spin
Let
it take me again
Turning
me into the light
Continuiamo
a danzare, sempre alla pallida luce delle candele. E qui mi confondo: mi ha
appena chiesto di cominciare il valzer oscuro, di lasciarla volteggiare e
girare, di lasciarla prendere dalla musica…
Ma
non abbiamo forse danzato finora?
Di
colpo la ragione mi diventa chiara nella mente: intende dire che il tempo del
sogno è concluso, che il valzer di luce termina e che dobbiamo ritornare nel
nostro mondo di ombre, dove dovremo attendere finché non torneremo ad essere
luce e a rincontrarci qui, nel nostro mondo.
Un
ultimo acuto mi segnala la fine delle danze e, a malincuore, la guardo un’ultima
volta e, senza poter resistere, le accarezzo una guancia.
Poi
mi decido ed apro gli occhi.
Eccomi
qui, sulla mia poltrona davanti al fuoco al 221/b di Baker Street, a concludere
questa melodia. Per l’ultima volta il mio archetto sfiora le corde e, con un
movimento fluido, termino il brano. Chissà se riuscirò a
ricomporlo.
Fisso
il fuoco, sempre tenendo in mano lo strumento.
Improvvisamente,
un sospiro mi distoglie dai miei pensieri:
volto
di scatto la testa e là, dietro la porta semi-aperta, vedo la figura della
nostra padrona di casa, la signora Hudson, che mi guarda
sorridendo.
Non
appena si accorge che mi sono accorta della sua presenza entra e fa una breve
riverenza:
“Mi
scusi signor Holmes” dice “ma non ho potuto fare a meno di venire ad ascoltare
da più vicino: era una melodia così bella, così struggente,
così..”
“La
ringrazio signora” la interrompo, forse un po’ bruscamente, benedicendo la
penombra della stanza che nasconde il rossore sulle mie guance. Ebbene sì, sono
sempre stato un uomo sensibile ai complimenti, lo ammetto, ma sfido chiunque a
non esserlo.
“C’è
altro?” aggiungo poi, sempre con il mio tono rude.
“No
signore, mi ritiro.” Risponde con un sorrisetto malizioso che mi inquieta
alquanto.
Poco
prima di richiudere la porta, si gira e dice:
“La
signora Adler è proprio fortunata ad averla conquistata sa?” e ghignando chiude la
porta.
Impallidisco
immediatamente e, come un razzo, mi precipito verso la porta saltando il divano
e aprendola:
“Signora?!”
la richiamo.
Lei è
già a metà scala, si ferma e mi chiede:
“Sì
signore?” con quel sorrisetto ancora stampato sulla
faccia.
“Non
una parola con Watson.” Mi ritrovo a supplicarla.
Il
suo sorriso si fa più ampio, prima che mi possa
rispondere:
“L’avevo
già messo in conto. Buonanotte signor Holmes e… sogni d’oro.”e si ritira in
camera sua.
Resto
paralizzato, sulla soglia del salotto, ancora stupito per lo scambio appena
avvenuto. Eh, pare proprio che stare con me aiuti le persone a sviluppare
l’ingegno:
e
allora perché Watson continua ad essere un testone e a non capire i miei
metodi?
Ridacchio
a quel pensiero: povero il mio Boswell, ce la mette tutta per riuscirci,
avvicinandosi spesso alla verità, ma non ha ancora appreso bene la mia
lezione:
quando
si sono scartate tutte le ipotesi, ciò che rimane, benché impossibile, deve
essere la verità.
Rientro
nel salotto e mi fermo ancora per qualche istante davanti alle fiamme ardenti
del camino, nella speranza di scorgere ancora qualche stralcio del mio sogno
nelle fiamme. Dopo qualche minuto rinuncio, rimetto a posto il mio violino,
prendo la candela e mi dirigo verso la mia camera da
letto.
Entrato,
mi metto sotto le coperte e spengo la candela, per ripiombare definitivamente in
questo valzer oscuro che è la nostra vita.
FINE
Ecco
qua. Come spero avrete intuito, qui si parla del rapporto tra Holmes e la bella
avventuriera Irene Adler. Ci tengo a fare qualche
precisazione:
1)
la
shot è ambientata nel periodo post-Scandalo di Boemia, episodio di Sherlock
Holmes che consiglio vivamente a tutti, sia in formato cartaceo che in
celluloide (vi consiglio l’episodio televisivo con Jeremy Brett nei panni del
detective).
2)
Irene
Adler è un contralto nel libro. “Dark Waltz” è cantata da un soprano, ma tanto
la shot è ambientata nel mondo dei sogni, quindi tutto può accadere
no?
Bene,
credo di avervi detto tutto.
Prima
di concludere devo ringraziare coloro che hanno letto e recensito l’altra
songfiction che ho intitolato Goodbye e, in particolare:
LadyMorgan
: Grazie
per la recensione che mi hai lasciato, non pensavo che avresti letto quella
songfiction, mi hai davvero sorpresa.
Per
quanto riguarda l’inferiorità di Watson, ne avevamo già discusso quel giorno in
montagna. Holmes non ritiene il suo amico inferiore, anzi, ne ha una grandissima
stima. Il fatto che non lo metta al corrente del suo piano, deriva da due
ragioni fondamentali:
1)
Quando
Holmes scappa, sa benissimo che uno dei più fedeli seguaci di Moriarty, che
Watson incontrerà nel romanzo che segna il ritorno di Holmes, “La casa vuota”,
l’ha visto fuggire dopo aver ucciso il suo capo. Caso vuole che, questo seguace,
sia uno dei più abili tiratori, noto per il numero di prede conquistate nella
caccia alla tigre in India. Sa anche che, se si facesse sentire, Watson
rischierebbe la vita, dal momento che il colonnello Moran (il seguace di
Moriarty), potrebbe sparargli per vendetta.
2)
Holmes
non lascia scritto della sua fuga a Watson perché sa che il suo Boswell è un
uomo molto emotivo e che non riuscirebbe a mantenere a lungo il segreto della
sua sopravvivenza e questo, come ti ho già spiegato, potrebbe rivelarsi fatale
per Watson.
Ti
chiedo dunque di non giudicare Holmes troppo in fretta, perché, leggendo tutti i
suoi racconti, si nota che ogni volta che si sente veramente in pericolo, che
sente di aver bisogno di qualcuno, chiede aiuto, prima che ad ogni altro, a
Watson. Più di una volta, aggiungo, dice: “Sarei perduto senza il mio
Boswell.”
Se
questa non è ammirazione…..
Grazie
per i commenti, mi hanno fatto veramente piacere e grazie per avermi dato
l’opportunità di discutere di una delle amicizie più grandi della
letteratura.
TheGuide:
Grazie
per i complimenti, sono lusingata che tu consideri la mia storia perfetta. Se ti
piace l’inglese, voglio consigliarti alcune storie su Sherlock Holmes dal sito
internazionale fanfiction.net.:”Walking in the darkness” e “No greater
love”. In alternativa, se avrai un
po’ di pazienza, tra un po’ mi metterò a tradurle io, perché me ne sono
veramente innamorata e, più di una volta, mi sono sorpresa a piangere
leggendole.
Grazie
ancora.
Beh,
spero che anche questa vi sia piaciuta. Fatemelo sapere ok?
Baci
Bebbe5