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Autore: Moriko_    09/06/2019    2 recensioni
[Cells at Work! BLACK] [QJ0076 centric]
"Non voglio dimenticare. Non voglio che la mia mente entri nell'oblio, cancellando tutto ciò che ho vissuto finora: la mia vita... e, soprattutto, i legami che ho intessuto con gli altri.
Con i miei compagni, con i quali ho condiviso la maggior parte della mia vita. E, qualche ora prima... con lei."

Legami e promesse, che lentamente scompaiono tra il movimento guizzante delle fiamme.
[Spoiler! Capitolo 24 e 25 del manga di Cells at Work! BLACK] [Missing moment]
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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A/N: Rieccomi qui, dopo mesi d’assenza.
Anche questa volta sono tornata su Cells At Work! BLACK - del quale spero che, prima o poi, annuncino una versione italiana perché, scleri a parte: è molto bella come serie.
E, a proposito di "bello"… cosa c’è di bello in una storia se non soffrire insieme ai personaggi grazie a quintali di emozioni? Appunto: infatti è proprio questo il caso che ha ispirato la seguente storia.
Avvertimenti: Spoiler!Capitoli 24 e 25 di Cells At Work! BLACK. Ovviamente, inutile dirvi che in Italia è del tutto inedito… anche se esistono delle scan in Inglese che, da poco, stanno circolando su Internet. Per tale motivo, consiglio a tutti coloro che non sono ancora arrivati a questi capitoli di non proseguire con la lettura della seguente storia. Perciò, per questa volta credo che a leggere questa fanfiction saremo io e la persona alla quale oggi la dedico, cioè stellaskia: sappiate che entrambe siamo uscite distrutte dalla combo Capitoli 24+25+26 (e, per come sta andando, ho il sospetto che anche il 27 ci regalerà forti emozioni… sigh!)
Per i (pochissimi) che già conoscono gli eventi dei suddetti tre capitoli: beh, ormai sapete che il fulcro di questa parte della storia riguarda gli effetti del diabete… ma, soprattutto, per gli amanti delle "improbabili ship che non avresti mai immaginato in Cells At Work!", il 24 e il 26 presentano scene su una coppia che… ok, ammetto che all’inizio non me l’aspettavo e infatti mi ha colta di sorpresa: un globulo rosso e una glomerulo. E non due qualunque: da un lato, abbiamo uno dei tizi di questo corpo che salvano i protagonisti nel Capitolo 16 dalla caduta nel dirupo, mentre dall’altro la ragazza dagli abiti tipici delle miko in Giappone che avevamo già incontrato nei Capitoli 13 e 14!
Lo ammetto: nel mio caso, con loro è stato subito amore a prima vista: già da quel lontano 8 Aprile di quest’anno, cioè da questo tweet, ho subito capito che ne avremmo viste delle belle con quei due! In quelle pochissime scene dove hanno interagito, insieme sono teneri e impacciati l’uno per l’altra… cosa volere di più? <3 Sono la perfezione e sto temendo che possano fare concorrenza ai due protagonisti della serie, ahahah - almeno per me è già così ;P
… Peccato che siamo nella versione BLACK di Cells At Work!, e sapete già cosa vuol dire. Che non c’è molto spazio per l’amore… e per questi due personaggi, infatti, non è finita molto bene. (Anzi: il tutto si è sviluppato in una cornice piuttosto tragica, sigh.)
Questa storia nasce, dunque, per esprimere il mio amore per una delle coppie che è subito diventata una delle mie preferite - e ammetto che mi sarebbe piaciuto che sarebbe finita diversamente per loro. Se lo meritavano, davvero. ;////;
In breve: il seguente testo si incentra sui pensieri del globulo rosso dal cuore grande e dal grande appetito (per citare il trafiletto della sua descrizione che si trova sul lato delle pagine degli ultimi capitoli), percorrendo le scene dei capitoli 24 e 25 che lo vedono protagonista. A tutto questo aggiungeteci la potenza della ship con la Glomerulo… ed ecco questa storia come risultato.
Detto questo, come al solito vi auguro buona lettura.



Dedicata a stellaskia,
che ora - per colpa mia, e me ne scuso - adora questa coppia.



Promise.



«Grazie mille...»

Restiamo così, in silenzio.
Quel dolce contatto ha provocato in me una strana sensazione, a dirla tutta.
È qualcosa di nuovo. Mi sento… bene, come non lo ero mai stato prima d'ora. In questo mondo dove, ogni giorno, mettiamo a rischio le nostre vite, che io ricordi non ho mai provato un'emozione del genere.
Serenità.
Quanto tempo è trascorso dall'ultima volta che ho avvertito questo senso di pace che sta placando la mia anima? Forse, solo nel giorno della mia nascita…
Mi sento come in una bolla, isolato da tutto e tutti. Il tempo sembra essersi fermato, e a malapena mi accorgo che uno dei miei compagni d'infanzia, da lontano, mi indica e sussurra qualcosa - probabilmente di scherzoso, a giudicare dalla sua espressione. Anzi… ad un tratto non ci faccio nemmeno più caso.
Sto bene, e ora è questo ciò che conta.
Sorrido e intreccio la mano della Glomerulo nella mia, mentre continuo ad arrossire.

… Perché lo sto facendo?

Tutto questo mi sembra ancora strano. L’essere così vicino a qualcuno, il voler abbracciare una persona che a malapena conosci, perché verso di lei provi un qualcosa che, anche se non riesci a spiegarlo con le parole, riesci ad esprimerlo con un semplice gesto.
Non so di cosa si tratta. Non mi è mai accaduta una cosa del genere.
Ma sento che, in questo modo, entrambi ci siamo ripresi per qualche minuto, caricandoci di nuove energie che dobbiamo ancora imparare a conoscere.

La aiuto a rialzarsi, continuando a tenerla per mano. Anche se non lo dice, la sua stanchezza si fa subito sentire: continua a barcollare.
No… Così non va affatto bene!
Lei continua a rassicurarmi, a dirmi che adesso è tutto a posto - nonostante ormai sia evidente che non potrebbe continuare a lavorare a lungo. Ed è proprio questo che mi preoccupa: di questo passo finirà per svenire per lo stremo delle forze che le restano!
La accompagno vicino ad una panchina e la invito a sedersi, nonostante lei cerchi di resistere alla mia proposta.
«Ora… resta qui e cerca di riposare,» le dico.
«N-Non posso! Devo continuare a lavorare, altrimenti voi---»
«Stai tranquilla: penso io a tutto. Tu cerca solo di recuperare quante più forze possibili… almeno fino al nostro ritorno. A quel punto… ok: non abbiamo un piano a portata di mano, però ci inventeremo qualcosa per superare questa crisi: è ovvio che non possiamo più andare avanti in queste condizioni!»
Lentamente sto per lasciare la presa e allontanarmi... ma, subito, lei mi richiama:
«A-Aspetta, per favore!»
A quel punto mi volto nuovamente verso di lei. Dai suoi occhi percepisco una forte preoccupazione, e la capisco: tutti noi, nostro malgrado, ci troviamo in questa difficile situazione... ed è facile che possa accaderci qualcosa di più grave di una semplice ferita.
Con voce tremante mi sussurra:
«Promettimi... una volta finito il lavoro... di tornare subito qui...»
«Ma certo che lo farò!» le rispondo sorridendo. Vorrei rassicurarla, e dirle che andrà tutto bene... e per questo nascondo, dietro a quel sorriso, le mie preoccupazioni.
Perché almeno io devo sembrare forte... no?
«Tranquilla, cercherò di stare lontano dai guai!» affermo, portandomi una mano dietro la nuca.
Ma lei non sorride e, anzi, noto che dai suoi occhi iniziano a scendere alcune lacrime. «Per favore... promettimelo!» risponde, con uno sguardo determinato.

... Non fare così, mi stai mettendo a disagio. Non farmi dire cose di cui potrei pentirmi...

Cerco di non cedere alle mie profonde paure. Lascio che non prendano il sopravvento, al punto da trasformare il mio sorriso in un ghigno di dolore - che potrebbe far trapelare quel qualcosa che, da tempo, sta attanagliando la mia anima.
Il pensiero di non poter sopravvivere ancora a lungo.
Il pensiero di cadere nell'oblio.

«Te lo prometto,» le dico, stringendo la sua mano nella mia. «Presto la situazione cambierà, e sarò di ritorno... te lo giuro.»
E lo giuro anche a me stesso. Non devo morire.
Non adesso.
Non senza aver portato a termine il mio compito.
Solo ancora un po', ti prego.
Devo resistere.



Lo riconosco.
Sono stato uno stupido a credere che avrei avuto ancora del tempo per lavorare. Avrei dovuto immaginarlo, da quando avevo visto quelle piccole scie di fumo alzarsi dal mio braccio destro. Era un segnale che non potevo permettermi di ignorare, se volevo salvare almeno la mia di vita.
Invece ho scelto di essere qui, di mettere in gioco tutto me stesso, pur di mettere in salvo i miei compagni.
Ho visto molti dei miei colleghi subire la mia stessa, terribile sorte, dimenticando chi fossero e comportandosi esattamente come i batteri che hanno invaso questo corpo, aggredendo i loro simili senza motivo.
Ma io... non voglio dimenticare. Non voglio che la mia mente entri nell'oblio, cancellando tutto ciò che ho vissuto finora: la mia vita... e, soprattutto, i legami che ho intessuto con gli altri.
Con i miei compagni, con i quali ho condiviso la maggior parte della mia vita. E, qualche ora prima... con lei.

Sono stato ingenuo a fare quella promessa, pensando che mi sarebbe stata data la possibilità di tornare da qualcuno che ho aiutato - e, di sicuro, avrei continuato a farlo per il resto della mia esistenza.
Alla fine mi ero quasi convinto: riuscire a svolgere i miei doveri e così ritornare nei reni... per l'ultima volta.
Invece, così non è stato. La ruota del destino ha riservato per me una sorte peggiore, avvolgendo il mio corpo in fiamme sempre più intense, trasformandolo, a poco a poco, in un mucchio di cenere senza vita.
Non c'è fine più brutale e infelice di questa: scomparire tra atroci sofferenze, dove niente e nessuno potrà darti una mano per alleviare quei forti dolori che - ora - sto percependo in tutto il corpo.

Ma, nella mia ingenuità... in realtà avevo previsto anche questo finale. E, proprio per questo, ho promesso a me stesso di continuare a svolgere il mio lavoro: senza fermarmi, senza voltarmi indietro, senza ascoltare consigli che - ingenuamente - avrebbero portato a qualcosa di peggio per tutti.
«Smettila di mangiare, altrimenti andrai a fuoco completamente!» mi urlano i miei amici d'infanzia, in preda alla disperazione. Sanno molto bene cosa sta per accadermi, ed è proprio per questo che vogliono che mi fermi.
... No.
Non lo farò mai. Se lo facessi, inizierei ad attaccare senza ragione i miei colleghi di lavoro - ma, soprattutto, loro due - e, così, arriverei a ferire anche me stesso.
E non lo farò perché... al contrario, sarà lei a subire il peggio.
Non voglio che tutto questo accada.
Non voglio che siano le persone a me care a rimetterci la vita. Almeno loro... devono sopravvivere.



«Sei tornato!»
«Te l'avevo detto, eheheh... Visto? Sono molto forte!»
«Non sai... non sai quanto ho pregato per te e per i tuoi compagni! Ero molto in pensiero, e...»
«Tranquilla, è tutto a posto. D'ora in poi... non abbiamo più nulla di che preoccuparci.»


In un attimo vedo proprio lei sorridere. Davanti a me, che sorride.
Sembra così felice di rivedermi, soprattutto perché, per qualche miracolo, alla fine me la sono cavata solo con qualche graffio.
Nulla di grave, dunque. È tutto finito... vero?

Sì, questa volta lo è per davvero.
Di fronte a lei ci sono proprio io, quel globulo rosso che l'ha aiutata quando era in difficoltà. Lo stesso che era in forte imbarazzo quando lei si era accasciata qualche ora prima, poggiando delicatamente la testa sul mio petto.
Ma adesso non più: non c'è più bisogno di essere imbarazzati. Sorrido anch'io, mentre le mie guance si colorano di un rosa più acceso del solito, e la stringo a me, sussurrandole:

«... Mi dispiace... non poter essere lì, a consolarti...»

Di fronte a me, al me reale, quella visione diventa sempre più sfocata, al punto che comprendo subito cosa, in realtà, sta succedendo.
Dai miei occhi inizia a scendere qualche lacrima: tra le vampe di fuoco che mi stanno avvolgendo sempre più avevo visto loro due, felici di essersi incontrati ancora una volta.
Io e lei.
In uno scenario che mai accadrà, diverso da questo inferno che stiamo vivendo.

«Perdonami...»

Il mio cuore si stringe sempre più in una morsa.
E fa male. Troppo male, anche per una persona forte come me.

«Perdonami… se non sono riuscito a mantenere la promessa che ti ho fatto…»

Mi piace immaginare che tutto questo sia solo un incubo e che, al mio risveglio, mi trovi nella mia stanza e, soprattutto, in un mondo diverso da quello nel quale ho vissuto per tutta la vita. Ma so molto bene che non è solo un brutto sogno: è una terribile realtà, difficile da sopportare, dove a noi non è mai stato concesso di sognare, dove nessuno ci ha mai garantito che un giorno avremmo avuto una vita migliore.
Una catastrofe.
E, mentre il mio corpo sta per diventare cenere, spero che, con il mio sacrificio, sia lei che i miei compagni riescano a cavarsela anche questa volta.

«Sarebbe stato bello... stare ancora al tuo fianco… al vostro fianco...»

Sulle mie labbra si forma un lieve sorriso mentre, lentamente, chiudo gli occhi e mi abbandono al mio terribile destino.
In totale serenità.




A/N [Ovvero: angolo di una piccola pinguina nelle vesti di scrittrice.]
Io... sì, lo ammetto. Sono ancora scossa da tutto ciò che è accaduto finora. Ancora di più se penso che, nel finale del Capitolo 26, la Glomerulo è ancora ferma ad aspettare il ritorno del globulo rosso, non sapendo però della sua tragica fine. Per quanto abbia letto e riletto quei tre capitoli, non riesco ancora a capacitarmene. E pensare a ciò che potrebbe accadere nel 27, quando qualcuno potrebbe riferire il tutto alla giovane… no, non ci voglio pensare. Sono certa che sarebbe straziante - e mi ricorda molto ciò che è accaduto in Naruto con Kurenai e Asuma… Sì: immagino che anche in questo caso sarebbe straziante.
Ripeto: questi due personaggi meritavano un finale migliore di tutto ciò che li ha coinvolti, loro malgrado. In modo particolare la Glomerulo, che aveva già perso qualcuno a lei caro - la sua maestra - nel Capitolo 14; ora anche lui…
Per il resto non ho altro da aggiungere. Non sono mai stata brava con queste note conclusive, in modo particolare in casi come questo, dove le emozioni sono talmente forti che noi scrittori sentiamo il bisogno di metterle nero su bianco con una storia. Possiamo solo sperare che, d’ora in poi, la situazione sia migliorata quel poco che basta per lasciare vivere le cellule in santa pace. Da un lato mi sembra di rivivere il Torneo del Potere in Dragon Ball Super, per le forti emozioni provate nei confronti dei personaggi dell'Universo 10. Ma ormai lo sapete già: "questa è un'altra storia"
Spero che anche questa fanfiction vi sia piaciuta, alla prossima!
--- Moriko
   
 
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