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Autore: Manu_00    11/06/2019    6 recensioni
Il mondo è un luogo molto grande, e in un luogo molto grande sono presenti tanti, tantissimi individui, alcuni comuni, alcuni singolari, e alcuni estremamente particolari.
E poi ci sono io, che non saprei dire con certezza in quale di queste categorie inserirmi.
Se me lo avessero chiesto all'inizio di questa storia, avrei risposto senza esitare di appartenere alla prima, ma il tempo ti cambia, e anche se adesso dubito di potermi definire una persona particolare, di certo, quel che è successo, la mia storia, di “particolare” ne ha da vendere, o almeno così mi piace pensare.
Forse la risposta è che sono una persona comune a cui sono successe cose particolari, ma lascerò a voi che leggete il compito di giudicare, io, d'altro canto, mi limiterò a raccontare.
[Storia presente anche su Wattpad: https://www.wattpad.com/590152446-jiid-story-of-a-thief-prologo]
Genere: Avventura, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo XXIX

 

Sbuffai sotto l'afa pomeridiana, intento com'ero a guardare Caesar armeggiare con i componenti delle armi.
Solo qualche ora prima non avrei mai pensato che sarebbe stata la giornata più terrificante (dopo l'esperienza nello stomaco del king taijitu e quella con i rattle, ovviamente) e movimentata della mia intera esistenza, e invece, fradicio di sudore, ero da più di un'ora seduto sullo sgabello del magazzino di Caesar nella più completa immobilità, mentre il sole mi cuoceva la nuca a fuoco lento.
O per essere più precisi: eravamo seduti su degli sgabelli nella più completa immobilità con il sole che, filtrando dalle finestre, cuoceva le nostre nuche a fuoco lento.
Perché come sapete ogni tragedia è bella se vissuta assieme, e dal momento che l'iscrizione riguardava l'intera squadra nessuno si era potuto esimere dall'andare a trovare quello psicopatico dal sorriso spiritato.
Come stavo dicendo, eravamo lì da ben più di sessanta minuti, durante i quali Caesar ci aveva ricevuto, fatti accomodare, e chiesto di aspettare che finisse di lavorare ad un suo piccolo progetto, a nulla erano valsi i nostri richiami, il cacciatore si era limitato ad ignorarci come delle mosche intrappolate in un bicchiere.
Se l'attesa aveva smorzato le nostre ansie?
Neanche un po', in compenso aveva indotto nei nostri cuori (eccetto Deryck, che a questo punto dubito ne abbia uno) un serpeggiante senso di angoscia più logorante di un'iniezione di polvere pirica nelle vene.
E non chiedetemi perché sto facendo questo paragone, è un'esperienza che preferisco non rimembrare.
Fatto sta che quell'ora fu la più lunga che abbia mai passato in presenza di Caesar, e credetemi, questo non è un primato che si può superare facilmente.
Ma per nostra fortuna, prima che il resto della nostra materia celebrale evaporasse sotto i raggi solari, udimmo il cigolare di un oggetto metallico con cui il mio mentore stava armeggiando, e, cosa ancor più sorprendente, sentimmo il nostro mentore schiarirsi la voce, questo significava che di lì a poco ci avrebbe parlato e la nostra tortura avrebbe avuto presto fine.
Non ci sbagliammo, il problema è che quel “poco” erano in realtà dieci lunghissimi minuti che passò nell'inerzia più totale, poi, spinto da un misterioso moto di misericordia, si degnò di parlarci.
<< Bene, vedo che siete resistiti oltre un'ora, direi che non posso più fingere di non vedervi >>
Vi state chiedendo se il significato della frase era che tutta l'ora di patimento passata ad ammirare la sua schiena fosse una specie di prova?
Lasciate che inculchi nelle vostri menti il seguente concetto: tutto con Caesar è una prova, il suo sorriso, le attese infinite a cui ci sottoponeva, le lunghe pause dei suoi discorsi e, come abbiamo imparato a sapere: i suoi allenamenti in generale.
<< Allora, in cosa posso aiutarvi? >>
Ora, voi lo vedete in forma scritta, ma vi assicuro che la differenza di tempo fra quest'ultima frase e quella prima fu di almeno due minuti.
Julia si schiarì la gola, rimosse una patina di sudore dalla fronte e rispose.
Dopo tutti quei minuti passati in silenzio, se non altro, aveva le idee ben chiare su cosa avrebbe detto.
Optò per l'approccio diretto.
<< Siamo stati iscritti al torneo di Vytal, e ci chiediamo se... >>
Caesar scosse la testa << Per quanto sarebbe stata un'esperienza estremamente formativa, oltre che decisamente divertente per il sottoscritto, non dovete a me l'iscrizione >>
Spiazzata, la nostra leader squadrò Caesar, per essere una persona che era stata appena messa al corrente che una squadra era stata misteriosamente iscritta al torneo sembrava decisamente troppo tranquillo, ma d'altronde era Caesar, e la sua varietà espressiva lasciava decisamente a desiderare.
<< Mi sembra che però la cosa non vi sorprenda affatto >>
Il cacciatore non mutò la propria espressione, le sue labbra non si smossero di un millimetro, nè di qualsiasi unità di misura inferiore al millimetro.
<< Senza offesa signorina Vindr, ma la mia vita è stata così densa di avvenimenti che ci vuole ben più che un caso come il vostro per sorprendermi >> avanzò verso di noi, sempre con lo stesso odioso sorriso << Tuttavia è una situazione molto complicata, e dubito che avrete il tempo di venirne a capo, ma da parte mia posso assicurare di non aver fatto niente per spingervi in questa situazione, ah, Ion, prima che tu me lo chieda, temo che il progetto non sarà ultimato in tempo per il torneo, ti consiglio di prolungare le tue ore di allenamento, pare ne avrai bisogno >>
Sospirai sconfitto.
<< Ci state dicendo che non ci aiuterete a scoprirlo? >> alla domanda di Ilian, Caesar rispose con un alzata di braccia << Non è mio compito farlo ragazzi, e se Ozpin non intende indagare sulla questione credo che non vi rimarrà altra scelta che scoprirlo voi stessi >>
<< Oh andiamo! Quindi dobbiamo lasciarci iscrivere e sperare di uscirne vivi?! >> protestò Julia << Beh volendo potreste ritirarvi, ma temo che provocherebbe lo stesso disagio di una vostra eventuale esclusione dal torneo, vedete, nessuno può obbligarvi contro la vostra volontà a partecipare, ma tirandovi indietro rischiate di nuocere all'immagine di Beacon e complicare la vita alle altre squadre, volete veramente fare questo? >>
Julia sospirò << Suppongo di no, ma non intendo andare lì per perdere! >>
Caesar sembrò soddisfatto da quella risposta << Se è per questo, credo di potervi aiutare >>
La nostra leader alzò la testa fissando il mio mentore con occhi fiammeggianti dall'aspettativa, i miei invece erano sbarrati dal terrore.
Vi prego dei, se esistete, risparmiatemi degli ulteriori allenamenti, perché era evidente cosa intendeva Caesar con quella frase quanto è evidente che la cosa non mi sarebbe di certo piaciuta.
<< Inizierò a prepararvi per il gran giorno, lotterete contro le migliori squadre delle varie accademie e abbiamo poco, pochissimo tempo per allenarvi, qui ci vuole una terapia d'urto >>
Quelle ultime due parole risvegliarono le mie campane interiori, che si misero a suonare impazzite in un'assordante cacofonia di rumori allarmati.
Di male in peggio Ion, di male in peggio.
Evitai di sollevare obbiezioni quando Julia e Ilian si dichiararono convinti a tentare il tutto per tutto, ormai il mio destino era segnato.
Ma non pensate che fossi un ingenuo, avevo le mie ipotesi su chi o cosa potesse aver determinato la mia iscrizione al torneo.
Ma che dico?! Quali ipotesi? Era chiaro come il sole il nome del colpevole: Drake.
Solo complimentarmi con te, tutto qui”, “Oh, non ti rovino la sorpresa”.
Andiamo, sarei dovuto essere un idiota per non fare un collegamento così evidente.
Ok, confesso che dopo essermi svegliato ed aver letto la terrificante notizia la conversazione con Drake era ormai caduta nel dimenticatoio, ma dopo averci riflettuto a mente lucida la sua colpevolezza era più palese che mai, e non volli nemmeno chiedermi se fosse tanto intelligente formulare accuse mentali su una persona in base a due frasi, e nient'altro, ma sapete?
Fanculo la logica, l'onere della prova e la prudenza, era stato lui e solo un idiota non l'avrebbe capito, quindi decisi che non mi lasciava scelta.
Passino le minacce di morte, o i suoi tre sgherri che mi pedinano per il corridoio, ma dopo questo brutto tiro ero certo che gliel'avrei fatta pagare.
Poi, altra prova era la loro presenza nel torneo come nostri primi avversari: una casualità non è vero?
Fanculo!
Avrei dovuto capirlo fin dal primo giorno in cui l'avevo visto, con quel camice nero da nerd che poteva entrare nei computer della scuola, non ero nemmeno curioso di capire come aveva fatto, no, in quel momento desideravo soltanto che sparisse, possibilmente a seguito di un doloroso incidente.
Non sapevo come, quando, perché, dove, e con quale quantità di denaro per corrompere eventuali funzionari di Beacon, ma avevo l'assoluta certezza che ci fosse il suo zampino.
Ma, dal momento che non volevo morire d'infarto dovuto ad un esplosione di rabbia, decisi che avrei aspettato, sì, Ion Ascuns avrebbe aspettato prima di mettere in atto la sua vendetta contro quel bastardo con gli occhiali.
E Oum, se sarebbe stato divertente.
<< Accettiamo! >> disse Julia, quasi lo gridò, l'entusiasmo nella sua voce era ben percepito dai presenti.
<< Perfetto, davvero perfetto, non sarà facile, ve lo dico sin da adesso, abbiamo pochissimi giorni per prepararci >>
Annuimmo all'unisono, alcuni decisamente più felici di altri.
<< Va benissimo, ci affidiamo a lei per battere Drake e i suoi >> guardai Julia << Beh? Non stanno simpatici nemmeno a me >>
<< Siamo d'accordo allora? >>
Alzai le spalle << Non abbiamo scelta, giusto? >>
<< Temo proprio di no >>
<< Quindi... quando iniziamo gli allenamenti? >> << Da adesso signorina Vindr, prego, seguitemi fuori, sarà una lunga giornata >>
Ci scambiammo sguardi carichi di apprensione; avremmo preferito non iniziare ad allenarci dopo essere stati un'ora e passa a cuocere su quelle sedie come delle uova sode.
Ma del resto si sapeva: Caesar non prova pietà.
Il mentore aprì la porta e ci condusse fuori, nello spazio dove era solito allenarmi, sta volta se non altro avrei avuto i miei amici vicino a me, e forse il condividere l'agonia assieme a loro mi avrebbe aiutato a sopportarla meglio.
Fu così?
Neanche un po'.


Vi risparmio l'allenamento, così come le non molto decorose condizioni in cui versavamo al nostro ritorno al dormitorio, era sera e la prima cosa che facemmo una volta entrati fu stabilire i turni per usare la doccia, di cui avevamo tutti un disperato bisogno.
Il sottoscritto non staccava gli occhi dalle proprie braccia, chiazzate da lividi violacei provocati da un calcio di Caesar che avevo tentato invano di respingere.
Gli altri non erano messi meglio, ma eravamo troppo mal messi pure per lamentarci, riuscendo a trovare le parole solo dopo esserci lavati e seduti sui rispettivi letti.
<< Cavolo... ed è così ogni singolo giorno? >> << Sì Julia, ma non posso negare che dia dei risultati >>
Mi sdraiai di schiena, sentendo le mie ossa scricchiolare in seguito a quel gesto, Caesar mi aveva ridotto male.
Ilian aveva ancora il fiatone.
<< Però, è stato molto... molto intenso, non penso di aver mai corso così tanto in vita mia >>
<< Davvero, quell'uomo è un pazzo, quando mi ha preso per il collo ho temuto stesse per strangolarmi >>
Qualora la curiosità vi travolgesse, mi limito a dirvi che l'allenamento consistette nel cercare di attaccarlo in squadra, e come avrete intuito non ottenemmo grandi risultati.
<< Dovremmo rifarlo anche domani? >> << Parlando per esperienza... sì >>
Julia sospirò.
<< Mi dispiace ragazzi, questa faccenda del torneo... gran brutta cosa eh? >>
L'arciere scosse la testa << Non è così terribile infondo, se non fosse per l'allenamento con Caesar, ma credo che potremmo porci almeno un piccolo traguardo >>
<< Ben detto! Forse non potremmo vincere, ma almeno superare la prima fase combattendo tutti e quattro sarebbe già qualcosa, lasciamo che siano gli studenti degli ultimi anni ad arrivare alla fine... cavolo, per essere il caposquadra non sono molto incoraggiante >>
Scossi la testa.
<< Julia, non credo ci sia nulla di male a evidenziare l'ovvio, non abbiamo speranze >>
<< Ion! >>
Alzai le mani << Chiedo scusa! Ma diciamocelo, nessuno di noi è convinto di farcela, e sinceramente sono terrorizzato dall'aspettativa di qualche decina di cacciatori intenti a spezzarmi in due come un grissino >>
<< Non posso darti torto... ma non per questo non faremo nulla >>
<< Se può consolarvi -esordì Ilian-, ho guardato un attimo il tabellone del torneo, non siamo le uniche matricole che parteciperanno, anzi, su otto delle squadre di Vale quattro sono composte da studenti del primo anno: la nostra, i nostri avversari, il team RWBY ed il team JNPR >>
Jaune? Seriamente?
Oh andiamo, se la sua squadra riesce a vincere allora sarò io ad essere lo studente più scarso!
Riflessione piuttosto stupida da parte mia, specie tenendo conto che la penultima lettera del suo team era la leggendaria Pyrrah Nikos, ma dopotutto noi avevamo Deryck, e se Deryck non poteva considerarsi una carta vincente allora cosa poteva esserlo?
<< Quindi, su otto squadre metà è del primo anno? Seriamente? >> << Sì, ed una è del secondo, non so le altre tre >>
<< A voi non sembra strano? >> Julia osservò lo scroll di Ilian con aria perplessa << Non che io voglia dire che noi studenti nuovi siamo dei buoni a nulla, ma di solito sono le squadre degli ultimi anni a partecipare, voglio dire, è meglio far rappresentare la scuola da cacciatori di esperienza che da dei novellini >>
<< Forse si sono iscritti in pochi >> << Dell'ultimo anno? E anche se fosse, perché? Non è che Ozpin ha scelto di accettare le iscrizioni delle matricole? Siamo sicuri che non ci nasconda qualcosa? >>
Sospirai << Se devo dirlo in questo momento non so cosa pensare di lui >>
Ed era vero, se non mi avesse tirato fuori dal carcere avrei subito sentenziato che fosse uno stronzo e fine della storia, ma dopotutto, potevo veramente essere così duro con chi mi aveva salvato da anni di carcere e, probabilmente, dal perdere la mia verginità anale sotto una doccia d'acqua fredda? No, non potevo, eppure non mi capacitavo come fosse possibile che lo stesso uomo che mi aveva salvato il culo (in tutti i sensi) fosse lo stesso che con tanta indifferenza mi mandava al macello!
Certo, a posteriori devo ammettere che non fu un giudizio maturo da parte mia, del resto si aspettava da me la stessa cosa che si aspettava da tutte le altre matricole regolarmente iscritte.
Ok che ero un caso particolare, ok che la mia iscrizione era un caso sospetto e particolare, ma non avrei dovuto aspettarmi che smuovesse mari e monti solo per me, aveva fatto fin troppo, ma ero giovane, e quando si è giovani si è più concentrati sugli errori (o presunti tali) degli altri che non sui propri.
E come Ozpin, anch'io devo ammettere di averne fatti parecchi in passati, molti, moltissimi errori.
<< Cerchiamo di non pensare male, si vede che è un momento delicato... e dopotutto ha detto di avere fiducia in noi, quindi possiamo farcela, cercheremo di dare il meglio di noi, e se non dovessimo fare molta strada, se non altro sapremo cosa aspettarci l'anno prossimo! >>
Deryck sembrò annuire, come al solito aveva seguito la conversazione in silenzio, Julia sta volta volle coinvolgerlo.
<< Tu cosa ne dici? >>
Il fauno la guardò negli occhi << Abbiamo affrontato di peggio, e non intendo perdere con un team che fa “cazzo” di nome >>
Ridemmo tutti assieme, strano a dirsi ma a volte anche Deryck poteva risultare simpatico.
E non guardarmi così, non direi frasi come questa se tu non avessi il senso dell'umorismo di una pietra.
Mi alzai dal letto << Beh, se Deryck ha fiducia nella nostra sopravvivenza cercherò di averne anch'io >>
<< Perfetto! >> Julia balzò letteralmente davanti a me << Allora, giusto per essere originali >> mise la mano in avanti, rivolgendo il palmo verso terra, noi la imitammo appoggiando le nostre mani sulla sua.
<< Tutti per uno... >> << Uno per tutti! >>
Questo breve momento di raccoglimento non bastò a sopprimere il mio travaglio interiore, ma se non altro mi regalò qualche istante di armonia.
<< Bene, adesso mi sento meglio, ora se permettete, mi do una lavata e esco un attimo >>
<< Dove vai? >> chiese Ilian << Top Secret, ma nulla di illegale >>
Julia si accostò all'arciere sfoderando un sorriso sornione << Si tratta forse di Brienne? >> << Guarda, mi sembrava strano che non avessi ancora accennato al ballo, in ogni caso mi riservo la facoltà di non rispondere >> << Ma! >> << Ciao! >> entrai in bagno e aprii il rubinetto della doccia prima di sentire una qualsiasi replica, dovevo essere al meglio della mia forma per questa sera.
Mi spiaceva solo di aver mentito a Ilian.


Dopo la doccia impiegai pochissimo tempo per vestirmi e lasciare la stanza, i miei compagni erano ormai collassati sui rispettivi letti e ci limitammo a scambiare un saluto.
Chiusi la porta alle mie spalle senza trattenere un moto di stizza, purtroppo Julia non ci aveva azzeccato, e per quanto non mi sarebbe dispiaciuto fare una visita a Brienne (mi accorsi solo allora che avevo passato così tanto tempo a preoccuparmi da aver trascorso l'intera giornata senza mandarle neanche un messaggio, cosa a cui avrei dovuto rimediare appena possibile), non era lei il motivo di questa mia uscita serale.
No, la persona per cui stavo uscendo era decisamente molto meno invitante di Brienne, poco ma sicuro.
Attraversai il corridoio nel timore di essere seguito, sebbene sapevo per esperienza che a quell'ora era deserto, le varie squadre o cenavano nelle cucine di cui era fornito l'edificio, o andavano a mangiare fuori, o erano agli allenamenti serali, e i pochi studenti presenti si aggiravano come fantasmi, invisibili all'occhio umano ma si potevano avvertire dal sommesso rumore di passi che rimbombava di tanto in tanto dal profondo dei corridoi o dal cigolio delle porte che venivano aperte.
Ma sebbene fossi ben al corrente che quei suoni non fossero dovuti a ostili entità sovrannaturali, non potei fare a meno che sentirmi ancor di più in soggezione.
Eppure stavo semplicemente facendo qualcosa che avevo praticato da anni, e mi diedi dell'imbecille per quel nervosismo.
Del resto anche se ci fossero state duecento persone a girare nei corridoi, l'importante era che non ci fossero quelle quattro persone in particolare.
Arrestai il passo dopo poco tempo, ero arrivato a destinazione.
Alzai lo sguardo sulla porta della stanza, “Team DIKJ” era scritto a caratteri cubitali sulla targa.
Vedete, se c'è un difetto (fra i tanti) proprio delle persone come Drake, è la loro tendenza a credere di essere circondati da completi sprovveduti, purtroppo per lui non era affatto così.
Il bastardo mi aveva tenuto d'occhio da quando avevo messo piede a Beacon, ma dubito che avrebbe mai immaginato che il sottoscritto avesse fatto lo stesso, segnando di giorno in giorno i suoi orari, diversamente non avrei mai potuto sapere che a quell'ora del giorno avrei trovato la loro stanza vuota, vuota e a mia completa disposizione.
Non potei lasciarmi sfuggire un sorriso osservando la serratura, ne avevo violate di tante in vita mia, e quella di certo non avrebbe fatto la differenza.
Anzi, l'avrebbe fatta, visto che adesso non avevo affatto il bisogno di scassinarla.
Mi concentrai e respirai profondamente, domando l'ansia e l'eccitazione, stavo per prendermi una piccola vendetta verso quel bastardo e i suoi sgherri.
Vedete, ci sono numerosissimi modi per violare una serratura così semplice: usare un foglio di carta, o una tessera lien, oppure prendere una forcina ed infilarla dentro la serratura.
Avrei avuto solo l'imbarazzo della scelta, se non fosse per la mia semblance.
Non potei fare a meno di pensare a quanto fosse ironica questa situazione, se avessi imparato questa abilità prima di entrare a Beacon forse non sarei mai stato catturato, anzi, forse mi sarei già sistemato da un pezzo.
Casseforti, sistemi di sicurezza, porte blindate, nulla avrebbe potuto fermarmi, avrei potuto accedere a qualsiasi cosa avessi desiderato e sarei diventato ricco in pochissimo tempo.
Ok, mi stavo decisamente montando la testa.
Ma ehy, pensare non è un crimine.
Sospirai, forse non avrei mai fatto niente di quanto elencato prima, ma la fottuta porta della stanza di Drake... quella l'avrei violata eccome!
Presi un profondo respiro e rilassai il mio corpo, osservai le mie mani farsi trasparenti e perdere di consistenza, fino a quando non potei intravedere chiaramente il pavimento attraverso i miei palmi.
Bene, o la va o la spacca.
Un unico passo, una sola grande falcata e fui dentro.
Appena tornai allo stadio fisico non potei trattenermi dall'arricciare il naso per il puzzo di chiuso della stanza, le finestre erano abbassate e non un raggio della tenue luce del tramonto filtrava dentro la stanza.
Non si vedeva un tubo, iniziai a tastare il muro fino a quando non trovai l'interruttore, ed una volta accesa la luce potei ammirare in tutta la sua bellezza la stanza del team più odioso di sempre.
Devo dirlo, non vi avevo fatto molto caso quella volta in cui eravamo andati a riprendere Mr Darby, ma la stanza di quei quattro aveva l'aspetto di un dipinto d'arte moderna.
Partendo dai posti letto, ve ne erano solo tre, in teoria sarebbero dovuti essere quattro, ma in uno dei due letti a castello sembrava che qualcosa avesse distrutto la branda superiore, infatti in quella inferiore vi erano due materassi accatastati l'uno sopra l'altro, non ebbi problemi a capire che si trattava del posto di Ivan.
Anche per Jack e Drake non ebbi problemi a identificare i rispettivi letti: uno era il ritratto dell'ordine, l'altro un vero schifo.
(Ma queste sono tutte cose che sapevamo già).
Quello mancante doveva essere quindi quello di Kojo (che come già sappiamo, era confinato nel bagno, nella lontana speranza che si desse una lavata, spoiler: speranza vana).
Questo contrasto tra il letto di Drake e quelli dei suoi compagni si estendeva anche al pavimento: tutta la zona adiacente al letto di Ivan era un cimitero di sacchetti di patatine e snack vari che aveva invano tentato di nascondere sotto il materasso, e avrei giurato di aver visto un panino mezzo mangiato schiacciato sotto uno dei due materassi.
Vicino alla finestra trovai una foto incorniciata, raffigurava Ivan, un omaccione che non entrava nella foto dal collo in su, due ragazzi di cui uno robusto come il proprietario della foto e uno con un fisico abbastanza magro rispetto al resto delle figure, infine, in primo piano spuntava la testa di una bambina che sembrava di aver dovuto saltare per raggiungere l'altezza degli altri e apparire così nella foto.
Bene, ora sapevo che Ivan aveva una famiglia, beh se non se l'era mangiata prima di venire a Beacon.
Accanto al letto di Drake vi erano un comodino con una console poggiata sopra e un cassetto chiuso da un lucchetto.
Ad un esame più attento, notai pure una sua foto incorniciata di lui e di un uomo a lui identico (e per identico, intendo letteralmente identico) ma decisamente più vecchio, sicuramente suo padre.
Avevano pure la stessa espressione odiosa di chi guarda il mondo con sufficienza, come se l'universo ruotasse intorno a loro.
Di Jack invece nessuna traccia di foto o altro, nè le trovai più tardi su Kojo.
Bene, almeno sapevo dove teneva le cose più importanti.
Poi vi era un attaccapanni con un cambio del suo camice.
Oltre ai letti, fu la scrivania a catturare la mia attenzione, scrivania che capii subito essere appannaggio esclusivo del leader dei quattro.
Infatti, la maggior parte della scrivania era occupata da un grande computer e, sopratutto, da decine e decine di fili e cavi collegati ad esso e che confluivano tutti in un unica presa.
Arretrai, chiedendomi se quell'ammasso di cavi fosse destinato ad esplodere da un momento all'altro.
Oltre a quel dedalo di fili, trovai una grossa lama posta verso il bordo, che ad un esame più attento notai essere due lame identiche sovrapposte l'una sull'altra.
Infine, nello spazio rimanente, trovai decine di componenti metallici perfettamente ordinati per dimensioni e forma.
Dando per scontato che il computer avesse una password, decisi di ispezionare i vari cassetti della scrivania, che a differenza di quello del comodino erano ben accessibili.
Come la scrivania, erano pieni di componenti metallici da utilizzare per armi o altro, poi vi erano quaderni e libri di testo.
Nel cassetto dedicato ai componenti metallici trovai qualcosa di più interessante: una maschera metallica.
Anzi, non era propriamente una maschera, dal momento che non vi era niente con cui fissarla alla testa di una persona, andava per forza tenuta con le mani, ed a giudicare dalla sua pesantezza non era stata di certo progettata per delle esibizioni in teatro.
Vi erano inoltre, nel settore interno, varie cavità dalle forme rettangolari, non avevo la minima idea a cosa cavolo servissero.
Stizzito, la posai sulla scrivania, rivelando così cosa vi era nascosto sotto.
Dei progetti.
Bene, questa sortita nella tana del lupo stava dando i suoi frutti.
Srotolai il foglio con delicatezza, erano i progetti di un'arma, e parecchio imponente.
Consisteva in una grande guardia circolare posta esattamente al centro dell'arma, dalla quale spuntavano due lame grandi come braccia, le due frecce disegnate attorno alla guardia parevano indicare che le due lame fossero in grado di ruotare attorno alla guardia, come le pale di un elicottero.
Sfilai lo scroll e fotografia il tutto, non che ciò sarebbe bastato per darmi la vittoria ma se non altro adesso sapevo cosa Drake avrebbe sfoderato il giorno della battaglia.
Arrotolai il grande foglio e lo riposizionai nel cassetto, idem per la “maschera” metallica.
Continuai a perquisire i cassetti, e dopo aver appurato che non vi fosse nient'altro di interessante decisi di passare all'attaccapanni.
Aprii il camice, e come teorizzavo, al suo interno vi erano decine di tasche stracariche di oggetti: fiale dal contenuto ignoto (dei ricostituenti forse) e armi, le tasche nascondevano delle pistole con le relative munizioni di polvere ed anche non pochi coltelli da tirare fuori nei momenti meno opportuni.
Bene, altro piccolo appunto in previsione della battaglia: non tentare lo scontro ravvicinato.
Beh, non che avrei fatto diversamente anche senza sapere delle sue armi nascoste, ma magari ai miei compagni di squadra questo consiglio sarebbe stato d'aiuto.
Stavo per concludere l'ispezione quando le mie dita entrarono a contatto con una superficie liscia e fredda, afferrai l'oggetto, era una specie di piccola sfera.
Poi la tirai fuori e persi qualche anno di vita: era un bulbo oculare.
Un finto bulbo oculare ovviamente, era fatto di metallo e se da una parte imitava, in maniera così perfetta da essere inquietante un occhio umano, sul polo opposto era tutto metallo grigio e fili vari.
Lo osservai per qualche minuto: cosa diamine voleva dire?
Stava forse progettando un robot da mandarmi addosso? O l'occhio faceva in qualche modo parte del suo progetto?
Frugai ancora nella tasca ma non trovai nient'altro, nemmeno il secondo bulbo (ammesso che ne esistesse uno).
Finita la ricerca sospirai abbattuto, adesso avevo più domande che risposte sui piani di Drake, ed anche su chi diamine fosse.
Cioè diciamocelo, entrate nella stanza di qualcuno e trovate roba di questo tipo, io inizierei ad avere molta paura, come infatti l'ebbi quel giorno.
In ogni caso, concluso con l'attaccapanni, non rimaneva adesso che il cassetto sul comodino, mi chinai su di esso per osservare bene con cosa avessi a che fare, e soffocai sin da subito un moto di stizza.
C'era un lucchetto, di quelli dove devi inserire un codice, e senza la mia attrezzatura non avevo modo di violarlo, diversamente dalla porta, i trucchetti fai-da-te non sarebbero valsi ad un bel niente.
Forse potevo cercare qualcosa con cui romperlo, o distruggere direttamente la superficie del comodino, anche se avrei preferito non lasciare tracce del mio passaggio.
Finito di ispezionare la camera, mi diressi verso il bagno, sulla porta era stato affisso un foglio per la divisione dei turni delle docce, ovviamente Drake aveva sempre la precedenza.
Girai la maniglia mentre procedevo a tapparmi il naso con il pollice e l'indice della sinistra: stavo per entrare nel territorio di Kojo e Oum solo sapeva cosa mi aspettava.
E invece, malgrado l'odore maleodorante del suo abitante, il bagno appariva bene ordinato, eccetto per la vasca da bagno piena di cuscini e con una radio vecchia di almeno dieci anni poggiata sul bordo.
Aveva addirittura costruito una mensola accanto colma di libri, beh, tutto sommato aveva senso che non fosse un porcile, Drake non avrebbe tollerato di lavarsi in un posto disordinato e maleodorante, quindi tutti i pacchetti di patatine ai piedi del letto di Ivan sarebbero stati rimossi non appena rincasto il team, pena una punizione che il caposquadra non avrebbe esitato a dispensare.
Iniziai dalla mensola, ma ritirai la mano appena, nel tentativo di spostare un libro, sentii qualcosa di piccolo e ripugnante camminarmi su di essa: una larva!
Scostai la mano lanciandola dritta nel water e riposi il libro, ma ormai il danno era fatto e una decina di mostriciattoli a sei zampe iniziò a camminare sulla superficie della mensola.
Decisi allora di controllare il letto: spostai un cuscino e gli insetti cominciarono a sciamare impazziti per tutta la stanza.
Il senso di tutto questo?
Primo: Kojo fa schifo, nel senso più comune del termine.
Secondo: forse aveva un qualche controllo su queste creature, altrimenti non si spiega il come faccia a tenerle buone immobili nel suo letto per poi farle uscire appena viene toccato qualcosa, forse voleva essere un antifurto?
Mi stavo decisamente facendo troppi film mentali.
Arretrai quanto bastava da non temere l'arrivo di altri insetti, e vidi lo sciame calmarsi e tornare a nascondersi fra i cuscini del letto di Kojo.
Ma non li fanno dei controlli igienici in questa scuola?
Compresi che se Kojo nascondeva qualcosa doveva essere sotto quei cuscini e quel materasso, ma sarò sincero: mi bastava scoprire qualcosa su Drake, scoprirne anche su Kojo sarebbe stato meglio ma così... così era troppo perfino per me.
Terminato questo primo giro, inizia a frugare nel resto dei mobili (quelli reputati meno sospetti) rimasti nella stanza: libri, fumetti, provviste di carne in scatola (per Ivan) e varie schedine da console.
Poi cominciai con i loro zaini e le valigie: nulla di interessante.
Bene, non avevo scoperto i segreti di Drake (se solo avessi avuto un piede di porco da usare su quel cassetto...), tutt'altro, ma almeno avevo qualche informazione per lo scontro imminente, l'unico rimpianto? Non poter distruggere le loro cose.
Non tutte almeno.
Finito di rovistare, non rimase che appoggiarsi al muro e sbirciare dalla finestra (tirando su la tenda il meno possibile) era ormai tarda sera e il sole era tramontato, presto sarebbero rientrati, dunque ripetei la mia semblance e attraversai il muro come uno spettro.
Non c'era anima viva, proprio come avevo sperato.
Mi guardai intorno, e dopo aver appurato di essere da solo, sfilai l'occhio metallico dalla tasca, interrogandomi sulla convenienza che poteva avere il portarlo dai miei compagni di squadra.
Meglio di no, meglio lasciarli all'oscuro di questa mia piccola sortita... o almeno di questo piccolo furto.
In quanto all'occhio, lo lasciai cadere a terra e lo calpestai con forza, fece un po' di resistenza ma alla fine andò in pezzi, che raccolsi e gettai nel primo bidone dei rifiuti.
Forse non avrebbe influito minimamente sullo scontro, ma se veramente quell'occhio meccanico sarebbe dovuto servire a qualcosa, Drake non lo avrebbe più usato.
E se avesse sospettato del furto o dell'intrusione, beh non avevo lasciato niente che potesse confermare che qualcuno fosse entrato e uscito dalla sua stanza, anzi, siccome mi ero assicurato di spargere un po' delle briciole delle patatine di Ivan sul suo camice, forse avrebbe bollato il tutto come un incidente e si sarebbe limitato a dare qualche scossa ai suoi sottoposti.
Sorrisi all'aspettativa di riuscire anche solo una volta a gabbare quei quattro tutti assieme, e con il cuore un po' più leggero, mi avviai verso la mia stanza.

   
 
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