Fumetti/Cartoni europei > I Dalton
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Autore: Myrianne    19/06/2019    0 recensioni
Gli adolescenti Joe, Jack, William ed Averell vivono a Marsiglia e iniziano a frequentare il Liceo Scientifico Dostoevskij. Come se la caveranno tra nuovi amori, professori esigenti e verifiche a sorpresa?
Autore: Scrittura del settimo capitolo in corso...
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Genere: Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
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“14 settembre 2019”.
William, il primo ad alzarsi, si segnò quella data: il suo primo appuntamento con una ragazza sarebbe stato un ricordo memorabile, non se ne sarebbe mai dimenticato.
Mise nel suo zaino, oltre ai libri di scuola, anche altri libri, “giusto un paio”: ‘I Fratelli Karamazov’, ‘Delitto e Castigo’, ‘Il Giocatore’ e ‘Le Notti Bianche’ di Dostoevskij; ‘Romeo e Giulietta’ e ‘L’Amleto’ di Shakespeare; ‘Oliver Twist’ di Dickens; ‘Uno, Nessuno e Centomila’ e ‘Le Novelle’ di Pirandello; un libro di poesie di Flaubert, da leggere durante l’intervallo.
“Ma… sono troppi!” esclamò Jack, che, svegliato dal fracasso provocato dal fratello nel prendere i libri, aveva visto tutti quei libri nello zaino del fratello.
“Dici?” chiese William. “A me paiono pochi…”
William fu anche il primo dei tre a fare colazione e a vestirsi. Finì di sistemarsi alle 6 e 23 di mattina. Secondo i suoi calcoli, aveva ancora un’ora e sette minuti prima di scendere con i fratelli per andare a scuola. Cosa poteva fare in tutto quel tempo? Aveva già fatto la doccia e si era ripetuto per tre volte il discorso che avrebbe utilizzato per dichiararsi!
“Ti vedo agitato! Devi stare tranquillo, andrà tutto bene!” gli disse Jack.
“Chi me lo garantisce?” gli chiese ancora l’altro.
Jack un po’ si sentiva in colpa: non poteva certo dirgli che Joanne, che Jack aveva scoperto essere migliore amica di Dolly, gli aveva rivelato che quest’ultima avesse iniziato già il primo giorno di scuola a guardare William in un modo diverso da quello con cui guardava gli altri ragazzi.
Così tentò di rassicurarlo: “Will, dieci a uno che ci riuscirai!” 
“Ci sto!”
William andò quindi nel soggiorno per rilassarsi giocando alla Playstation 4 lì presente. Non ci giocava mai, ma quando lo faceva batteva gli altri fratelli lasciandoli a bocca aperta, poiché non utilizzava nessuno dei glitch o hack solitamente propri di Joe. Lì salutò la madre dandole il buongiorno. 
“William, tesoro, ho una cosa per te!” gli disse la donna, porgendogli una rosa. “Dagliela alla fine o all’inizio dell’appuntamento, mi raccomando!” gli suggerì.
“Merci, mère!” 
Nella stanza dove dormivano i quattro, Jack, intanto, sistemò i vestiti per sé, Joe ed Averell sui rispettivi letti: una camicia di lino bianca e jeans neri.
“Così scialbi noi tre oggi?!” chiese Joe. Sapeva che il fratello avesse buongusto in fatto di moda, ma non si aspettava una scelta del genere.
“Sì…”
Poi entrò William per prendere il proprio zaino. Appena lo vide, Joe esclamò: “Will, ma non porti quella ragazza nel Far West, la porti dal dentista!”
“Nel Far West? Perché?” chiese allora William.
“A me sembri un cowboy, ti mancano cavallo e cappello, haha!”
“Joe, finiscila! È vestito così casual… farà colpo!” disse Averell strizzando l’occhio sinistro al più basso dei quattro.
“Averell ha ragione!” commentò Jack.
Arrivati a scuola, Joe, Jack ed Averell si accorsero che le poche ragazze già presenti guardavano William in modo strano. ‘Poche’ perché William, ansiosissimo, aveva chiesto ai fratelli di scendere mezz’ora prima.
A quanto pare, però, il Dalton non doveva essere l’unico ansioso: Dolly arrivò qualche secondo dopo, mentre il giorno precedente per un minuto non era arrivata in ritardo.
Tutti i ragazzi posarono i propri occhi sulla ragazza, specialmente William: Dolly aveva scelto di indossare un vestitino nero lungo fino alle ginocchia, calze trasparenti e scarpe con un tacco non altissimo. Abbigliamento decisamente poco consono alla scuola, ma la ragazza stava comunque benissimo.
“William, forza, vai da lei!” lo spinse Joe.
“Fatti coraggio!” esclamò Jack.
“Se si è vestita così ci sarà un motivo…” disse Averell.
Così il ragazzo andò da Dolly senza pensarci due volte. Pensò che farle un complimento sarebbe stato l’ideale per iniziare una conversazione. Così, si avvicinò a lei, la salutò e le disse: “Eccoti! Ti stavo cercando nell’incanto di tutti i colori della primavera!”
Dolly gli sorrise: “Wow… E quindi cosa vuoi dimostrarmi? Che cosa c’è in me che ti… ispira?”
Quello rise di rimando: “Voglio semplicemente dirti che in tutti gli esseri viventi c’è qualcosa di speciale perché infatti…” a questo punto la guardò negli occhi prima di pronunciare una celebre frase di Flaubert, “… ‘non c’è particella di vita che non abbia poesia all’interno di essa’…”
A tal punto Dolly arrossì e, non appena vide Joanne arrivare, si diresse subito da lei per raccontarle tutto ciò che era successo poco prima. A propria volta, William si diresse dai suoi fratelli, che avevano ascoltato tutta la conversazione ed erano rimasti paralizzati dalla dialettica del ragazzo.
“Come sto andando?” chiese loro, con sguardo interrogativi.
“E quella si chiama ansia, William? Al mio paese si chiama ‘essere romantico’…” rispose Joe ridendo.
“Anche al mio!” esclamò Jack. “Pareva la scena di un film! Mancavano solo i pop corn!”
“Pop corn? Quando si mangia?” chiese Averell.
“Come volevasi dimostrare…” pensò William sorridendo. 
Il ragazzo si diresse al proprio banco, aprì lo zaino ed iniziò a leggere ‘Delitto e Castigo’ di Dostoevskij.
“Che leggi?” gli chiese Dolly alle sue spalle.
“'Capitano a volte incontri con persone a noi assolutamente estranee, per le quali proviamo interesse fin dal primo sguardo, all’improvviso, in maniera inaspettata, prima che una sola parola venga pronunciata.'”
La ragazza rabbrividì.
“Dostoevskij?”
“’Delitto e Castigo’.”
“Uno dei miei preferiti! L’ho letto un sacco di volte!” esordì Dolly.
“Anche io! Guarda cosa ho portato nel mio zaino!” la esortò William.
La ragazza fece come chiestole e vide la marea di libri portati.
“Avremo di che parlare, questo pomeriggio.”
“Già!” le sorrise William.
La ragazza si sedette quindi accanto a lui, e William abbandonò il libro.
Era iniziata la prima ora di lezione con il professor Peabody. 
“Ragazzi,” disse, “oggi vi consegno i dettati! Li ho corretti, e devo dire che alcuni di voi non conoscono proprio le basi. Vi chiamerò uno per uno alla cattedra. Inizieremo dai voti più alti. Dalton!”
“Dalton chi, prof?” chiese Averell confuso. “Siamo quattro noi!”
“Beh, in effetti… Dalton William! Zero errori e un 10 spaccato! Bravissimo!”
William, tutto contento, andò dal professore prese il compito e tornò al proprio posto.
“Il secondo più bravo… o per meglio dire, la seconda…” continuò il professore, “è proprio la tua compagna di banco, che coincidenza! Sinclair, vieni pure!”
Dolly si diresse dal professore.
“Hai fatto un errore talmente banale, hai scritto ‘sette’ a cifre invece che a parole! Fossimo alle medie non te l’avrei contato… ma qui si fa sul serio! Ma proprio per la banalità dell’errore ti ho dato solo un meno… quindi 10-!”
La ragazza saltò di gioia e si diresse dal compagno di banco, che le sussurrò: “Brava, Dolly!”.
“Ma tu sei stato più bravo di me!”
“No, siamo stati bravi allo stesso modo! Anche io stavo per scrivere ‘sette’ a numero, sai?” disse sorridendole.
Poi venne chiamata Joanne che gongolava per il suo 9-, quindi Jack, che aveva preso lo stesso voto. Nellie prese 8 , Averell invece 7, Loris 7 e mezzo mentre Joe 6. Di lui il professore disse che, in effetti, ci sono molti chimici che sbagliavano in ortografia secondo aneddoti di scuola a loro legati. “Questo prof mi è già simpatico!” pensò Joe, il che era strano perché Joe, appunto, odiava generalmente scuola e professori.
“Bene, ragazzi!” disse quindi il professore con l’intento di iniziare la lezione del giorno. “Oggi parliamo di adolescenza e dei problemi dell’adolescente… avete mai letto qualcosa che parla del periodo adolescenziale? Vediamo cosa ci dice il signor Dalton!”
“Quale dei quattro, prof?” chiese Joe educatamente.
“Vorrei… il signor Jack Dalton!”
“Beh… mio fratello William mi ha consigliato di recente ‘Il Diario di Anna Frank’, che unisce la tematica della Seconda Guerra Mondiale a quella adolescenziale, proprio perché è una ragazza a parlare sia dei suoi problemi sia di ciò che avviene attorno a lei, e quindi non solo di ciò che fa Hitler ma anche dei cambiamenti del proprio corpo, delle discussioni avute con i genitori, delle amicizie avute prima della guerra, dell’amore per Peter…”
“William, sai anche consigliare bene le letture! Mi fa piacere che questo libro ti sia piaciuto, Jack.” commentò il professore. “Proprio perché si uniscono due tematiche molto importanti lo dovremmo leggere tutti! E poi in effetti, durante l’adolescenza anche le relazioni e i legami si fanno più importanti, le prime cotte… dico bene?”
Gli alunni ridacchiarono in segno di risposta. Invece Dolly, a quelle parole, guardò William con occhi sognanti. La notarono in molti, anche il professore, ma William non se ne rese contò essendosi voltato verso Jack.
L’ora successiva la nuova professoressa di latino elencò una marea di motivi per i quali imparare il latino: ovviamente mezza classe si addormentò e non vi furono avvenimenti eclatanti. 
Gli studenti si prepararono quindi per l’ora successiva, la prima di arte: un pallosissimo dialogo sulla definizione di arte. Averell fu stranamente l’unico realmente interessato. “Ma la gastronomia è un’arte?” chiese.
“Averell, ma che dici?” gli fece Joe. “Scusi, prof, lui pensa sempre e solo al cibo!”
“Ma no, non preoccupatevi Joseph.” rispose il professore. “Averell ha fatto una giusta osservazione, voglio darti un +, signorino Dalton!”
William e Jack si guardarono, sorpresi. La reazione di Joe, invece, non si fece attendere. “Un + solo per un’insulsa osservazione, non ci credo!” sussurrò Joe a Nellie.
“Per te forse è insulsa!” rispose Nellie. “Averell è da stimare!”
“Da stimare?!” chiese Joe.
“Sì, è così un bravo ragazzo… ora si dimostra anche intelligente.” rispose ancora Nellie, voltandosi a guardarlo.
Solo allora Joe comprese l’identità della prima scelta di Nellie.
Averell. Chi lo avrebbe mai immaginato?
D’altronde, che cosa aveva di migliore rispetto a lui?
Per la rabbia, Joe prese le matite colorate che aveva portato e iniziò a romperle una ad una. 
“Dalton, cosa stai facendo?!” chiese il professore.
“Niente, prof, niente di personale.” rispose Joe digrignando i denti.
Le altre due ore di matematica e fisica passarono in fretta. Al suonare dell’ultima campanella, i ragazzi si sparpagliarono. William si avviò tranquillamente con Dolly al bus che li avrebbe condotti alla libreria Victor Hugo. Quindi vi salirono e si sedettero vicini.
“Comunque stai molto bene vestito così, William. Il giubbotto di jeans fa molto… figo.” ammise la ragazza abbassando il capo.
William cercò di confortarla: “Ehi, non provare vergogna a dire una cosa del genere! Sentirla può solamente farmi piacere! E poi, tu sei la più bella ragazza che io abbia mai visto, sia fisicamente che caratterialmente: sei meravigliosa, Dolly, non chinare la testa, sollevala e fammi un sorriso!” 
“Sono davvero lusingata ad averti come amico, lo sai?” commentò Dolly sollevando la testa e posandola sulla spalla del ragazzo, il cui cuore batteva a mille dopo essersi reso conto di ciò che le aveva detto.
Rimasero così finchè l’autista non ebbe annunciato la loro fermata. Scesero correndo all’impazzata verso la famosa libreria: un negozio enorme, spazioso, vi erano due piani di libri e diversi tavolini dove sedersi e discutere di libri. Al piano terra vi erano soprattutto i grandi classici della letteratura, romanzi di formazione, gialli e biografie. Al secondo piano romanzi veristi e naturalisti, romanzi storici, psicologici, raccolte di fiabe e favole. I due, senza pensarci due volte, salirono al secondo piano.
“Lev Tolstoj, ‘Guerra e Pace’, non l’ho mai letto, sai? Quasi quasi lo prendo…” commentò Dolly indicando un mattone russo.
“Se ti è piaciuto Dostoevskij, ti piacerà anche il buon vecchio Lev!” le disse William. “L’ho già letto, ed è un libro stupendo!”
“Mi hai convinto! È pure in offerta, il libro!” esclamò Dolly entusiasta.
Intanto William aveva notato una raccolta di poesie di Jacques Prévert. “Questa mi manca!”
“Ah, Prévert! Il mio poeta preferito!” fece Dolly. “Lo adoro sin da piccola, davvero. Non hai mai letto nulla di suo, Willy?”
“No, Willy non ha mai letto niente di suo… perché mi hai chiamato… ‘Willy’?” ridacchiò William. L’idea di quel soprannome era carina, in fondo era il primo soprannome che gli fosse mai stato attribuito.
“Perché fa rima con ‘Dolly’!”
“Mi pare ragionevole!” 
Presi e pagati i nuovi libri, i due ragazzi andarono ai tavolini per discutere anche dei libri che William aveva portato nello zaino. 
“Hai portato le opere di Pirandello? Adoro la sua filosofia, mi hai letto nel pensiero!” esultò Dolly.
“Anche io! Ho portato proprio le opere di Pirandello per l’esame di stato dell’anno scorso!” raccontò William.
“Qual è la tua novella preferita?”
“’Lumie di Sicilia’.”
“Di che tratta?”
“Di una ragazzo che per amore di una povera coetanea le donò tutto il necessario per iscriversi ad una prestigiosa scuola di canto. Poi, diventato adulto, lui va da lei con delle Lumie siciliane per farle ricordare dei bei momenti vissuti assieme in Sicilia, loro terra natale, ma lui la trova cambiata e lei non lo riconosce più per via del fatto che la sua fama di soprano affermata nel mondo avesse portato a trasformarla completamente.”
“Wow, toccante…”
William tirò un sospiro profondo. Con il cuore ricolmo di tristezza, perché quella non era solo la sua novella preferita ma anche la più triste che avesse letto, disse più a se stesso che a Dolly: “Mi chiedo: se mai avessi una ragazza e le dessi tutto il mio cuore, quest’ultima si comporterebbe così?” 
Dolly si sentì di consolarlo: “Tu sei una persona buona, Willy. Non devi assolutamente pensarlo, perché meglio di te non c’è!”
“Questo lo dici tu… Sai, non ho mai avuto fortuna in amore. Mi sono innamorato fin troppe volte, mi hanno rifiutato fin troppe volte…”
“Io invece mi sono innamorata per la prima volta quest’anno, a scuola.”
William ebbe un sussulto: “Posso sapere di chi?”
“È un ragazzo molto intelligente ma che si rivela a volte poco furbo, capelli neri e un cuore grandissimo. Pensa, la sua faccia è uguale alla tua!”
“Non mi dire che è Averell!”
“Assolutamente no!”
“Allora deve essere Jack!”
“No…” disse con un sorriso.
Allora William capì che doveva per forza essere Joe, ma preferì sviare il discorso: “Dai, ti porto in un bel posto qui vicino!”. Strattonò la mano destra della ragazza e i due corsero ridendo verso la pizzeria ‘Tous les deux’. I ragazzi vennero accolti da un cameriere dall’aria gioviale: “Benvenuti! Avevate prenotato?”
“Sì, un tavolo per due a nome ‘Dalton’!”
William aveva prenotato per lei? Dolly non ci credeva.
Il cameriere li condusse all’unico tavolo per due libero. William e Dolly si ritrovarono faccia a faccia; i due ragazzi ordinarono due margherite veraci. Dolly intanto si accorse che William la stava guardando in modo strano…
A casa Dalton Joe, Jack ed Averell avevano già mangiato del pollo arrosto e delle patate. In assenza di William, Averell mangiò anche la parte di quest’ultimo.
“Mamma, oggi ci hanno riconsegnato i dettati che abbiamo fatto ieri! Ho preso 9-!” fece Jack.
“Io ho preso il primo 6 dell’anno! SEEEH!” disse Joe trionfante.
“Io ho preso 7!” finì Averell.
“Bravi ragazzi!” esclamò entusiasta la madre. “E William?”
“Ha preso 10, mamma! È stato il migliore!” rispose Jack tutto contento per il gemello.
“Ma che bravo!”
E mentre Joe ed Averell iniziavano la solita partita di FiFa, Mamma Dalton chiese a Jack di raccontarle come si era comportato William con Dolly. Jack le raccontò di come William l’avesse fatta arrossire al suo arrivo, di come si fosse comportato durante le lezione, del modo in cui si guardavano…
“Tuo fratello è bravissimo a fare il romantico! Sono contenta per lui!” commentò Mamma Dalton. “Direi che chiamarlo per rassicurarlo potrebbe essergli utile!”
“Sì! Metti il vivavoce!” chiese Jack, ansioso di sentire la voce del fratello.
William stava raccontando a Dolly della volta in cui Averell aveva mangiato del sapone dichiarando poi che fosse la cosa più buona mai provata quando il suo telefono squillò.
“Scusami…” fece a Dolly, che scoppiava dal ridere, “è mia madre.” 
Così William rispose alla madre con un:
“שלום?" (?pronto) 
“Ma che stai dicendo?” chiese la madre dall’altro capo.
“Parla in ebraico quando è in ansia, lascia fare a me!” rispose Jack. “Qual è il problema?”
“דולי אמרה שהיא אוהבת אחד מארבעתנו! גיליתי שזה לא ג'ק 
ולא אברל ..."
“Dice che Dolly gli ha detto che le piace uno di noi quattro fratelli, ma che non le piacciamo né io né Averell!” tradusse Jack.
“אני חושבת שהיא אוהבת את ג'ו ..."
“Secondo William a lei piace Joe, per questo è agitato!” tradusse ancora Jack.
“William, tesoro, dichiarati comunque! Secondo me non le piace Joe, le piaci tu!”
“אני מפחד לקחת את זה יותר 
מדי רע ..."
“E se la prendesse troppo male?” tradusse Jack.
“Almeno ci hai provato, Will!”
“אני אנסה ...
להתראות..."
Disse infine riattaccando.
“Perché parlavi in ebraico con tua madre?!” chiese Dolly.
“È… è una lunga storia…” rispose William a capo chino.
Intanto arrivarono le pizze.
“Dai, dimmi tutto! A cosa servono le confidenze?” gli chiese Dolly.
“Va bene, ma non prenderla troppo male…” disse William.
Aveva intenzione di iniziare a recitare la dichiarazione ispirata al Diario di Anna Frank ma scelse invece di improvvisare.
“Hai presente ‘I Fratelli Karamazov’?” le chiese.
“Beh, sì…” rispose quella.
“L’antagonista è quel pazzo del padre dei protagonisti, Fëdor Pavlovič Karamazov, che nel romanzo compie diverse follie. Anche nella società di oggi compiamo diverse follie, o meglio, molte azioni che compiamo possono essere viste come follie, così come le persone, che possono essere viste come folli o meno, come dice Pirandello nel suo saggio ‘L’Umorismo’. Tutto varia dal punto di vista. Ma sai cosa è considerata come azione folle sia nei libri che nella realtà? Dichiararsi al primo appuntamento! Questo perché, spesso, l’amore platonico, quello di Eros, è ritenuto impossibile o quasi. E poi una dichiarazione fatta dal primo momento potrebbe portare da un lato ad un fidanzamento, ad una vita più felice, dall’altro ad una tristezza perenne, che può, nei casi peggiori, tramutarsi in depressione. E se lo facesse una persona intelligente? E se lo facessi io? Per te sono intelligente. Sarebbe strano fare, in questo momento, una dichiarazione alla persona che ho davanti ai miei occhi. Sarebbe folle.”
“Sarebbe ancora più folle ricambiarti, allora!”
“Sì!”
“E allora credo di essere più folle di te. Sono pronta a fare anche questo.” 
Dolly si alzò e si avvicinò a William. Quest’ultimo non resistette più e lo baciò.  Un bacio tenero, avvolgente, che entrambi vissero con il sorriso sulle labbra.
“T’amo.”
“T’amo anch’io. Ti ho amato sin dal primo momento che ti ho visto, William. Parlando con te, poi, sembrava ci conoscessimo da una vita!”
Il ragazzo sorrise. Poi si ricordò di una cosa molto importante per lui. Chiese al cameriere di portare un vaso vuoto, e vi mise la rosa che la madre gli aveva dato.
“Ora sì che possiamo mangiare le nostre pizze.”
 
   
 
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