I suoi occhi risplendevano nel buio della sua stanza, e forse anche del suo cuore.
Quegli occhi pieni di speranza e sogni infranti, ora erano colmi di qualcosa più del dolore.
Quegli occhi che mai prima di allora avevano conosciuto tanta sofferenza.
Quel giorno lo avevano fatto. E non lo avrebbe mai più scordato.
Ero lì, in riva a un fiume, l’acqua scorreva veloce seguendo il percorso e scrosciando su qualche sasso di passaggio. Così come i miei pensieri. In corsa in un interminabile percorso senza traguardo.
Rivolsi lo sguardo al cielo, lasciando librare i miei lunghi capelli dorati nell’aria.
“So che vuoi smettere di soffrire” tuonò una voce tenebrosa nell’aria.
Quando i miei occhi verdi scesero, incontrarono quella voce.
“Stai soffrendo lo so, e il mio compito è farlo smettere” continuò senza esitazione.
L’acqua sottostante si tinse di sangue, così come il cielo, è tutta l’aria attorno a me, si colorò di un rosso acceso, che mi fece tremare l’anima.
“Hai ragione a temermi, ma io vado dove le anime mi chiamano, e la tua, ragazza, mi stava implorando”
“Cosa sei?” Ebbi finalmente il coraggio di rispondere.
“Non vuoi saperlo” mi penetrò nello sguardo e solo allora mi accorsi dei suoi occhi di fuoco, e della pelle tinta dello stesso colore del cielo, in questo momento. “Fidati” aggiunse.
E per una qualche assurda ragione, mi fidai. “Hai ragione” lo fissai senza alcun timore. “Fammi smettere di soffrire”.
“Bene” sorrise, di un ghigno malefico. “Sarà fatto, buon risveglio, tesoro” e la sua risata riecheggiò nell’aria.