72
Vita
Il
parto di Undinnè fu lungo e complicato. La corporatura
estremamente minuta
della giovane aveva reso difficile il travaglio e la nascita,
portandola quasi
in punto di morte. Fortunatamente, ad assisterla aveva i migliori
medici e la
più esperta levatrice del regno: Lilith. Dopo ore
estenuanti, la puerpera aveva
dato alla luce quattro cuccioli. Purtroppo uno di loro, una femmina,
non aveva
mai aperto gli occhi. Arikien aveva insistito per assistere e fissava
con
orgoglio i tre piccoli che sonnecchiavano tranquilli.
Undinnè, stremata,
riposava e nella stanza era rimasta solamente Lilith.
“Volevo
farti i complimenti” sussurrò la tentatrice
“Ho assistito a tanti parti e tu
sei un rarissimo caso di maschio demone che decide di non lasciare la
stanza.
Il tuo contributo è stato prezioso, le hai dato coraggio.
Sei stato molto bravo”.
“Grazie…”
mormorò Ary, lievemente in imbarazzo.
“Sono
due maschi ed una femmina. Avete pensato a qualche nome?”.
“Veramente
no… Suppongo che ci penserà Keros”.
“Per
tutti e tre? Almeno per il tuo, potresti scegliere tu”.
Il
vampiro fissò i cuccioli, confuso. La femmina assomigliava
alla madre, per quel
poco che si riusciva a capire. Era molto piccola, con i capelli
tendenti al
violetto ed i denti da vampiro. Uno dei due maschi non era
particolarmente
grande ma sfoggiava già l’inconfondibile ciuffo
rosso di Keros. L’altro maschio
era piuttosto grosso, ed aveva complicato di parecchio il parto. Aveva
le ali,
piccole ali da demone, ed i capelli scuri. Arikien era perplesso,
mentre li
guardava. Come potevano presentare caratteristiche genetiche
così differenti l’un
l’altro?
“Noi
siamo come i gatti” sorrise Lilith “Hai presente?
Una gatta può accoppiarsi con
più maschi e partorire cuccioli di più
pretendenti. Se vi siete divertiti a
fare le orge, ragazzacci, a volte succede…”.
“Intendi
dire che il maschietto dai capelli neri è di certo
mio?”.
“Quello
ciccione? Sì, direi di sì. Sempre che tu non
pensi che Keros e Undinnè si siano
divertiti con un altro demone dai capelli neri, le ali ed i denti da
vampiro.
Visto quanto sei stato attaccato a questa giovane, direi che non corri
il
pericolo che si sia concessa ad altri sconosciuti”.
“E
la bambina?”.
“Chissà.
Magari quando cresce si capirà… Ora pensa ai
nomi. Io vado ad informare il re”.
L’entusiasmo
di Nasfer travolse Keros, seduto alla scrivania infernale ed intento a
firmare
documenti. Si era scatenata una piccola rivolta fra le anime in quei
giorni, ed
il principe stava provvedendo ad emettere ordini per punire i colpevoli
in modo
adeguato. Nasfer entrò nella stanza e saltò sul
tavolo, saltellando con gioia e
lanciando gridolini eccitati.
“Ho
un fratellino!” urlò “Finalmente ho un
fratellino! Ha i capelli rossi, papà! È il
mio fratellino!”.
“Calmati…”
alzò un sopracciglio Keros “Di che stai
parlando?!”.
“Il
mio fratellino! Undinnè mi ha fatto un
fratellino!”.
“Sono
nati i cuccioli di Undinnè? Oh…
bene…”.
“Lilith
mi ha detto di dirtelo. Sono tre, ma l’altro non so se
è il mio fratellino”.
“Eh?”.
“Sono
tre” spiegò Lucifero, entrando in stanza con un
sorriso divertito “Due maschi
ed una femmina. Ma un maschio pare non sia tuo…”.
“E
di chi dovrebbe essere? Dello spirito santo?”.
“No.
Di colui che è rimasto appiccicato a quella femmina dal
momento in cui se l’è
scopata”.
“Sei
elegante e poetico come sempre…”.
“Io
sono un vero signore! E tu muovi il culo e sparisci da qui. Fila
immediatamente
dalla tua concubina e lascia fare a me il lavoro sporco”.
“Ma
io…”.
“Sparisci!”.
Obbligato
da Lucifero, Keros abbandonò il posto di lavoro e si
incamminò verso le proprie
stanze. Nasfer saltellava davanti al padre, che non mostrava
particolare
entusiasmo. Undinnè si era svegliata, e chiacchierava con
Lilien ed Arikien.
Carmilla osservava con sguardo sognante la sorellina appena nata e
rivolgeva centinaia
di domande alla levatrice. Il principe rimase qualche istante ad
osservare
Arikien, che ammirava con aria orgogliosa e felice il proprio cucciolo.
Aveva
una luce negli occhi che mai prima di quel momento gli aveva visto.
“Keros!”
lo notò Lilith “Altezza, congratulazioni! Il parto
è stato un po’ complicato,
ma alla fine i tre cuccioli sono sani e forti. E la madre si
riprenderà presto”.
“Bene”
annuì il principe.
“Posso
scegliere io il nome per lei, mamma?” parlò
Carmilla, indicando la nuova nata.
Lilien
fissò Undinnè, che sorrise e fece un cenno
d’assenso con il capo.
“Vasilissa.
Voglio chiamarla Vasilissa”.
“Regina?”
sbottò Nasfer “Perché vuoi darle un
nome che significa regina? Dopo la nascita
di Espero, è a malapena una principessa di secondo
grado!”.
“Perché
mi piace così!” puntò le braccia
Carmilla, mostrando la lingua con una smorfia
infastidita.
“È
un bel nome” le sorrise Undinnè.
“Per
i maschietti…” si intromise Arikien, guardando
Keros “Pensavamo a Koknos e
Mavros”.
“Rosso
e Nero?”.
“Non
sono di tuo gradimento?”.
“Sono
carini”.
“Dai,
vieni a vederli!”.
Il
principe si avvicinò, schivando Nasfer che continuava ad
esternare entusiasmo
per il fratellino. Arikien teneva in braccio il piccolo dai capelli
neri,
mentre Undinnè stringeva quello con i capelli rossi. La
bambina dormiva, in una
culla accanto al letto. Keros li osservò, rispondendo al
sorriso smagliante che
sfoggiava Ary. Non sapeva bene che cosa fare. Vedeva
l’entusiasmo nei volti dei
presenti e si lasciò contagiare: una nuova vita andava
sempre celebrata!
Dopo
aver lasciato riposare Undinnè ed i piccoli, il principe era
tornato nell’ufficio
di Lucifero per aiutarlo. Nonostante le proteste del re, che ormai era
perfettamente in grado di riprendere pienamente le mansioni di sovrano
infernale, il principe non si mosse dalla sala se non dopo diverse ore.
Stanco
delle proteste del diavolo, sbuffò e si allontanò
di nuovo. Pensò di fare un giro
nel mondo umano, e cercò Arikien fra le stanze private. Lo
trovò chino su un
libro.
“Vado
a fare un giro di sopra” parlò Keros
“Vieni con me?”.
“Non
posso” mormorò Ary “Alukah vuole
presentarmi all’intera famiglia e non voglio
fare figuracce. Così sto studiando tutta la genealogia della
casata”.
“Buona
fortuna…” si lasciò sfuggire Keros,
sapendo quanti figli e nipoti comprendesse
l’albero genealogico a cui era legato Ary.
“Buona
serata” gli sorrise Arikien, senza staccare gli occhi dalle
pagine che leggeva.
Keros
respirò a pieni polmoni l’aria del mondo umano.
Era diversa da quella infernale
ed il cielo era sempre uno spettacolo. Le stelle, la luna, la brezza
della sera…
tutte cose a cui non intendeva rinunciare per nulla al mondo! Corse,
cercando
di liberarsi da tensione, dubbi e stanchezza mentale. Era padre di
splendidi e
sani cuccioli, era un maestro, era un tentatore rispettato e potente ed
aveva
chi lo amava alla follia. E allora il problema dove stava?
Perché una parte di sé
era così titubante e confusa? Voleva liberare la mente e
così, dopo essersi un
po’ svagato per le campagne, si addentrò per le
vie di una vicina città. Gruppi
di ragazzi vagavano in cerca di locali e divertimento notturno. Keros
ne
avvicinò un paio, sfruttando i propri poteri, e li convinse
in poco tempo a
compiere azioni poco raccomandabili. Ubriachi, sotto
l’effetto di droghe e
sostanze strane, schiamazzavano per la strada ed iniziarono a litigare
fra
loro. Il principe si allontanò prima che arrivasse la
polizia per arrestarli.
Trovò un altro gruppo facile da tentare e questa volta
calcò un po’ più la
mano, portandoli prima all’estasi con un’orgia
improvvisata e poi alla follia
con un alcolico troppo forte che gli bruciò il cervello.
Dopo averne assaggiato
il sangue, li lasciò e si allontanò
canticchiando. Non si era accorto che
qualcuno lo osservava…
Assieme
ad Arikien, Lucifero stava condividendo l’entusiasmo per la
nascita dei tre
piccoli. Cercando Keros, aveva trovato solo l’amante nelle
stanze private e lo
aveva invitato a condividere qualcosa da bere assieme ad altri in vena
di far
festa. Brindavano alla nascita, congratulandosi con la giovane madre.
Approfittando della presenza di vari demoni di alto livello, il re
incominciò a
discutere seriamente riguardo alla scuola che Arikien aveva in mente.
Iniziarono a calcolare i costi e le tempistiche, raccogliendo adesioni
fra maestri
e tutori.
“La
trovo un’idea molto interessante”
commentò Asmodeo “Molti orfani muoiono oppure
diventano degli inutili parassiti incapaci di svolgere una qualsiasi
mansione.
Con un istituto simile, riceveranno la giusta istruzione e la giusta
guida. Se
gli angeli sapessero, si incazzerebbero di certo! Ovvio… Ci
saranno dei costi…”.
“Vitto,
alloggio, vari stipendi… Ma nulla di impossibile”
annuì Lucifero.
“Potremmo
aprire delle iscrizioni” propose Azazel “Offrendo
la possibilità anche a chi
non è orfano di frequentare le lezioni, dietro compenso.
Pagando una quota,
proporzionata alle capacità finanziarie della famiglia, i
bambini ed i ragazzi
potranno frequentare le lezioni che scelgono e preferiscono. Che ne
pensate?”.
“Mi
sembra un’ottima idea!” sorrise Arikien
“Un progetto in grande!”.
“Anch’io
voglio andare alla scuola di zio Arikien!” sorrise Nasfer.
“Sarà
un progetto impegnativo e che richiederà molto tempo e
dedizione” constatò Lucifero,
sorseggiando del vino “Sei pronto, anima speciale?”.
“Io
lo sono” ammise Ary “Ma spero di avere
sostegno…”.
“Parli
di Keros, vero? Non mi sembra che ti ostacoli”.
“Ma
nemmeno mi pare particolarmente entusiasta. O forse mi
sbaglio…”.
“Vedila
così: è un giovane demone. Molti altri, alla sua
età, sono ben lontani dal
completare gli studi e spesso non hanno nemmeno idea di che fare nella
vita. Deve
compiere una scelta ma, in questo caso, ti chiedo di considerare il
fatto che
tu sei un uomo di più di trent’anni. Hai compiuto
un determinato percorso, commesso
la tua sana dose di errori e cazzate e deciso saldamente quel che
desideri.
Keros è sempre stato un po’…
particolare. Abbi pazienza”.
“Ho
tutta la pazienza che volete. Però lui non parla
apertamente”.
“Non
lo fa mai. Ma ora non pensiamoci. Brindiamo a questi tre piccoli
pulcini
neonati. E per un glorioso futuro a noi ed a qualsiasi progetto ci
venga in
mente di creare!”.
Keros
era osservato da un gruppetto di angeli, che attendevano gli ordini di
Mihael
per intervenire. L’Arcangelo però non si mosse.
Sospirava, constatando come il
figlio si comportasse come un demone in tutto e per tutto. La cosa gli
provocava, oltre che ad una buona dose di fastidio, anche un certo
dispiacere.
Sognava ancora, doveva ammetterlo, di vedere il ragazzo fra le schiere
angeliche. Si apprestava a raggiungerlo, per intimargli di tornare
all’Inferno,
quando assistette ad una scena che non si aspettava. Una ragazza, sola
nella
notte, chiedeva aiuto. Un ragazzo la importunava, minacciandola. Keros
ignorò
il fatto che l’umano avesse una pistola e che gliela puntasse
contro con
convinzione. Affrontò il mortale, mettendolo in fuga dopo
una breve rissa, e si
assicurò che la ragazza tornasse a casa senza ulteriori
problemi. Il principe sorrideva
soddisfatto quando si voltò e si trovò davanti il
volto imbronciato di Mihael e
di un paio di altri angeli.
“Salve”
salutò Keros “Me ne stavo tornando a
casa”.
“Perché
lo hai fatto?” lo fermò Mihael
“Perché hai aiutato quella ragazza? Le hai
salvato la vita!”.
“Dovevo
farla crepare?”.
“No!
Però… perché lo hai fatto?
È tutta la sera che ti comporti da demone, portando
alla perdizione anime deboli, e poi…”.
“Non
capisco il motivo del tuo disappunto. Tu è tutta una vita
che fai l’Arcangelo eppure
una sera ti sei scopato mia madre. Questo non ti ha reso meno
Arcangelo,
giusto?”.
Alcuni
angeli si trattennero per non ridacchiare o lanciare commenti
inappropriati.
“Questa
è la cosa più stupida che…”
tentò di ribattere Mihael, ma Keros gli sorrise.
“Me
ne vado a casa” si congedò il principe
“I miei cuccioli mi aspettano…”.
Non
voleva parlare. Non voleva sentire. Arrivato a casa, ritiratosi nelle
sue
stanze, Keros aveva trovato Arikien ad attenderlo. Era lieto di questo
ma non
fu altrettanto lieto di sentirsi dire “Vorrei parlare con
te”. Odiava quelle
parole. Potevano significare un milione di cose diverse.
Così, per sfuggire temporaneamente
alla discussione, si era rinchiuso in bagno. Immerso nella vasca,
sperava di
poterci rimanere per delle ore. Poi prese un profondo respiro,
arrendendosi all’evidenza,
e decise di affrontare la realtà. Uscì con un
sorriso apparentemente rilassato
e sedette accanto ad Arikien, pronto ad ascoltare.
“Voglio
che tu sia sincero con me” iniziò
l’anima speciale.
“Lo
sono” annuì Keros.
“Voglio
che tu mi dica, sinceramente, che progetti hai per il tuo
futuro”.
“Perché
me lo chiedi?”.
“Perché
non voglio trascinarti in progetti che non ti interessano. E non voglio
obbligarti a vivere in modo diverso da come desideri. Perciò
avanti… dimmi come
vorresti il tuo avvenire”.
Il
principe rimase in silenzio, qualche istante. Che domanda
complicata… Però
anche Lucifero gli chiedeva da un pezzo di riflettere sulla propria
vita, ed un
paio di pensieri in mente li aveva.
“Ary,
tu… tu sei felice?” parlò, infine.
“Io?
Non potrei essere più felice. Ho una famiglia, un passato,
degli antenati, una
bella casa, un progetto in corso che sognavo da tempo, una creatura
meravigliosa che mi ama ed un figlio. Non potrei davvero chiedere di
più. Ora
so chi sono e so dove voglio andare”.
“Sei
felice anche se sei sempre all’Inferno?”.
“Sì,
certo. Tu no, suppongo”.
“No.
Io sono un tentatore. I tentatori vivono fra gli Inferi ed il mondo
umano. Io
amo il mondo umano, anche se non mi ci trasferirei in modo definitivo.
La mia vita
voleva essere così. Come quella di Mefistofele. Viaggiare
fra i due mondi,
portando anime all’Inferno e trascorrendo lunghi periodi
altrove”.
“E
che cosa è cambiato?”.
“Ora
ci sei tu. E tu vuoi vivere sempre qui. La scuola che vuoi ti
impegnerà per
tutto il giorno, non potrai permetterti mesi o anni per il mondo umano.
Io, non
so perché, mi ero immaginato un futuro in cui io e te
avremmo vissuto come
tentatori. Almeno per un certo periodo”.
“Il
tuo periodo sabbatico dopo la fine degli studi…”.
“Circa…
Comunque è fuori discussione. Ora hai altri progetti ed
altre priorità, ed è giusto
così”.
“E
dunque? Che pensi di fare? Io pensavo che, visto come ti eri comportato
con i
piccoli dei sovversivi, avessi appoggiato volentieri quel che ho
progettato”.
“E
lo appoggio. Ma sinceramente non penso di essere molto portato ad
occuparmi di
bambini ogni giorno ed in ogni momento”.
“Allora
ascolta la mia proposta. Vedi se può piacerti. Io, come sai,
non sono un
maestro. Perciò nella scuola io sarò un tutore,
mi occuperò principalmente dei
bambini più piccoli e della sorveglianza dei dormitori.
Accoglierò e mi occuperò
delle esigenze di chi vivrà nell’istituto, in
attesa di una nuova possibile
famiglia. Ma ovviamente non sarò da solo. Ci saranno altri
tutori, oltre a me. Tu
intanto potresti fare da insegnante esterno e trascorrere dei periodi
nel mondo
umano, assieme agli alunni pronti ad affrontare tale passo. Questo ti
permetterebbe di vivere al di fuori degli Inferi, seppur con ragazzini
al
seguito. Anche in questo caso, se lo desideri, potresti essere
affiancato da
altri tentatori e potrai allontanarti per cercare anime quando vorrai.
E, te lo
prometto, ci prenderemo assieme dei periodi di vacanza. Solo io e te.
Non sarà
come trascorrere secoli da soli fra i mortali, lo so, e non
sarà come passare
secoli a tentare gente lontano da qui ma…”.
“Ma
può starmi bene” interruppe Keros.
“Davvero?”.
“Ci
vuole un compromesso. Io non rinuncio a te, e steso nella vasca temevo
che
invece quello fosse il tuo pensiero. Voglio che il nostro cammino
continui insieme”.
“Sì
ma… sarai felice? È quello che vuoi?”.
“Non
posso prometterti che lo sarò per sempre, perché
mi piace variare. Ma ci
penserò strada facendo”.
“Mi
basta. Per ora…”.
“Ed
ora concentriamoci sul torneo. Sarà grandioso,
vedrai!”.