Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: SagaFrirry    27/06/2019    1 recensioni
"Tu credi che il mondo sia solo bianco e nero, tutto per te può essere solo bianco o nero. Ma io sono la prova che non è così. Io sono il grigio? No. Io sono l'intero spettro di colori dell'Universo!".
Keros è un demone, ma non del tutto. È figlio di due specie molto diverse, frutto di un'unione per molti sacrilega. Questo è il racconto del suo cammino, lungo i secoli dell'esistenza. Fra Inferi e Cielo, buio e luce, dannazione e santità, scoprirà come essere realmente se stesso.
Genere: Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Vita

Il parto di Undinnè fu lungo e complicato. La corporatura estremamente minuta della giovane aveva reso difficile il travaglio e la nascita, portandola quasi in punto di morte. Fortunatamente, ad assisterla aveva i migliori medici e la più esperta levatrice del regno: Lilith. Dopo ore estenuanti, la puerpera aveva dato alla luce quattro cuccioli. Purtroppo uno di loro, una femmina, non aveva mai aperto gli occhi. Arikien aveva insistito per assistere e fissava con orgoglio i tre piccoli che sonnecchiavano tranquilli. Undinnè, stremata, riposava e nella stanza era rimasta solamente Lilith.

“Volevo farti i complimenti” sussurrò la tentatrice “Ho assistito a tanti parti e tu sei un rarissimo caso di maschio demone che decide di non lasciare la stanza. Il tuo contributo è stato prezioso, le hai dato coraggio. Sei stato molto bravo”.

“Grazie…” mormorò Ary, lievemente in imbarazzo.

“Sono due maschi ed una femmina. Avete pensato a qualche nome?”.

“Veramente no… Suppongo che ci penserà Keros”.

“Per tutti e tre? Almeno per il tuo, potresti scegliere tu”.

Il vampiro fissò i cuccioli, confuso. La femmina assomigliava alla madre, per quel poco che si riusciva a capire. Era molto piccola, con i capelli tendenti al violetto ed i denti da vampiro. Uno dei due maschi non era particolarmente grande ma sfoggiava già l’inconfondibile ciuffo rosso di Keros. L’altro maschio era piuttosto grosso, ed aveva complicato di parecchio il parto. Aveva le ali, piccole ali da demone, ed i capelli scuri. Arikien era perplesso, mentre li guardava. Come potevano presentare caratteristiche genetiche così differenti l’un l’altro?

“Noi siamo come i gatti” sorrise Lilith “Hai presente? Una gatta può accoppiarsi con più maschi e partorire cuccioli di più pretendenti. Se vi siete divertiti a fare le orge, ragazzacci, a volte succede…”.

“Intendi dire che il maschietto dai capelli neri è di certo mio?”.

“Quello ciccione? Sì, direi di sì. Sempre che tu non pensi che Keros e Undinnè si siano divertiti con un altro demone dai capelli neri, le ali ed i denti da vampiro. Visto quanto sei stato attaccato a questa giovane, direi che non corri il pericolo che si sia concessa ad altri sconosciuti”.

“E la bambina?”.

“Chissà. Magari quando cresce si capirà… Ora pensa ai nomi. Io vado ad informare il re”.

 

L’entusiasmo di Nasfer travolse Keros, seduto alla scrivania infernale ed intento a firmare documenti. Si era scatenata una piccola rivolta fra le anime in quei giorni, ed il principe stava provvedendo ad emettere ordini per punire i colpevoli in modo adeguato. Nasfer entrò nella stanza e saltò sul tavolo, saltellando con gioia e lanciando gridolini eccitati.

“Ho un fratellino!” urlò “Finalmente ho un fratellino! Ha i capelli rossi, papà! È il mio fratellino!”.

“Calmati…” alzò un sopracciglio Keros “Di che stai parlando?!”.

“Il mio fratellino! Undinnè mi ha fatto un fratellino!”.

“Sono nati i cuccioli di Undinnè? Oh… bene…”.

“Lilith mi ha detto di dirtelo. Sono tre, ma l’altro non so se è il mio fratellino”.

“Eh?”.

“Sono tre” spiegò Lucifero, entrando in stanza con un sorriso divertito “Due maschi ed una femmina. Ma un maschio pare non sia tuo…”.

“E di chi dovrebbe essere? Dello spirito santo?”.

“No. Di colui che è rimasto appiccicato a quella femmina dal momento in cui se l’è scopata”.

“Sei elegante e poetico come sempre…”.

“Io sono un vero signore! E tu muovi il culo e sparisci da qui. Fila immediatamente dalla tua concubina e lascia fare a me il lavoro sporco”.

“Ma io…”.

“Sparisci!”.

 

Obbligato da Lucifero, Keros abbandonò il posto di lavoro e si incamminò verso le proprie stanze. Nasfer saltellava davanti al padre, che non mostrava particolare entusiasmo. Undinnè si era svegliata, e chiacchierava con Lilien ed Arikien. Carmilla osservava con sguardo sognante la sorellina appena nata e rivolgeva centinaia di domande alla levatrice. Il principe rimase qualche istante ad osservare Arikien, che ammirava con aria orgogliosa e felice il proprio cucciolo. Aveva una luce negli occhi che mai prima di quel momento gli aveva visto.

“Keros!” lo notò Lilith “Altezza, congratulazioni! Il parto è stato un po’ complicato, ma alla fine i tre cuccioli sono sani e forti. E la madre si riprenderà presto”.

“Bene” annuì il principe.

“Posso scegliere io il nome per lei, mamma?” parlò Carmilla, indicando la nuova nata.

Lilien fissò Undinnè, che sorrise e fece un cenno d’assenso con il capo.

“Vasilissa. Voglio chiamarla Vasilissa”.

“Regina?” sbottò Nasfer “Perché vuoi darle un nome che significa regina? Dopo la nascita di Espero, è a malapena una principessa di secondo grado!”.

“Perché mi piace così!” puntò le braccia Carmilla, mostrando la lingua con una smorfia infastidita.

“È un bel nome” le sorrise Undinnè.

“Per i maschietti…” si intromise Arikien, guardando Keros “Pensavamo a Koknos e Mavros”.

“Rosso e Nero?”.

“Non sono di tuo gradimento?”.

“Sono carini”.

“Dai, vieni a vederli!”.

Il principe si avvicinò, schivando Nasfer che continuava ad esternare entusiasmo per il fratellino. Arikien teneva in braccio il piccolo dai capelli neri, mentre Undinnè stringeva quello con i capelli rossi. La bambina dormiva, in una culla accanto al letto. Keros li osservò, rispondendo al sorriso smagliante che sfoggiava Ary. Non sapeva bene che cosa fare. Vedeva l’entusiasmo nei volti dei presenti e si lasciò contagiare: una nuova vita andava sempre celebrata!

 

Dopo aver lasciato riposare Undinnè ed i piccoli, il principe era tornato nell’ufficio di Lucifero per aiutarlo. Nonostante le proteste del re, che ormai era perfettamente in grado di riprendere pienamente le mansioni di sovrano infernale, il principe non si mosse dalla sala se non dopo diverse ore. Stanco delle proteste del diavolo, sbuffò e si allontanò di nuovo. Pensò di fare un giro nel mondo umano, e cercò Arikien fra le stanze private. Lo trovò chino su un libro.

“Vado a fare un giro di sopra” parlò Keros “Vieni con me?”.

“Non posso” mormorò Ary “Alukah vuole presentarmi all’intera famiglia e non voglio fare figuracce. Così sto studiando tutta la genealogia della casata”.

“Buona fortuna…” si lasciò sfuggire Keros, sapendo quanti figli e nipoti comprendesse l’albero genealogico a cui era legato Ary.

“Buona serata” gli sorrise Arikien, senza staccare gli occhi dalle pagine che leggeva.

 

Keros respirò a pieni polmoni l’aria del mondo umano. Era diversa da quella infernale ed il cielo era sempre uno spettacolo. Le stelle, la luna, la brezza della sera… tutte cose a cui non intendeva rinunciare per nulla al mondo! Corse, cercando di liberarsi da tensione, dubbi e stanchezza mentale. Era padre di splendidi e sani cuccioli, era un maestro, era un tentatore rispettato e potente ed aveva chi lo amava alla follia. E allora il problema dove stava? Perché una parte di sé era così titubante e confusa? Voleva liberare la mente e così, dopo essersi un po’ svagato per le campagne, si addentrò per le vie di una vicina città. Gruppi di ragazzi vagavano in cerca di locali e divertimento notturno. Keros ne avvicinò un paio, sfruttando i propri poteri, e li convinse in poco tempo a compiere azioni poco raccomandabili. Ubriachi, sotto l’effetto di droghe e sostanze strane, schiamazzavano per la strada ed iniziarono a litigare fra loro. Il principe si allontanò prima che arrivasse la polizia per arrestarli. Trovò un altro gruppo facile da tentare e questa volta calcò un po’ più la mano, portandoli prima all’estasi con un’orgia improvvisata e poi alla follia con un alcolico troppo forte che gli bruciò il cervello. Dopo averne assaggiato il sangue, li lasciò e si allontanò canticchiando. Non si era accorto che qualcuno lo osservava…

 

Assieme ad Arikien, Lucifero stava condividendo l’entusiasmo per la nascita dei tre piccoli. Cercando Keros, aveva trovato solo l’amante nelle stanze private e lo aveva invitato a condividere qualcosa da bere assieme ad altri in vena di far festa. Brindavano alla nascita, congratulandosi con la giovane madre. Approfittando della presenza di vari demoni di alto livello, il re incominciò a discutere seriamente riguardo alla scuola che Arikien aveva in mente. Iniziarono a calcolare i costi e le tempistiche, raccogliendo adesioni fra maestri e tutori.

“La trovo un’idea molto interessante” commentò Asmodeo “Molti orfani muoiono oppure diventano degli inutili parassiti incapaci di svolgere una qualsiasi mansione. Con un istituto simile, riceveranno la giusta istruzione e la giusta guida. Se gli angeli sapessero, si incazzerebbero di certo! Ovvio… Ci saranno dei costi…”.

“Vitto, alloggio, vari stipendi… Ma nulla di impossibile” annuì Lucifero.

“Potremmo aprire delle iscrizioni” propose Azazel “Offrendo la possibilità anche a chi non è orfano di frequentare le lezioni, dietro compenso. Pagando una quota, proporzionata alle capacità finanziarie della famiglia, i bambini ed i ragazzi potranno frequentare le lezioni che scelgono e preferiscono. Che ne pensate?”.

“Mi sembra un’ottima idea!” sorrise Arikien “Un progetto in grande!”.

“Anch’io voglio andare alla scuola di zio Arikien!” sorrise Nasfer.

“Sarà un progetto impegnativo e che richiederà molto tempo e dedizione” constatò Lucifero, sorseggiando del vino “Sei pronto, anima speciale?”.

“Io lo sono” ammise Ary “Ma spero di avere sostegno…”.

“Parli di Keros, vero? Non mi sembra che ti ostacoli”.

“Ma nemmeno mi pare particolarmente entusiasta. O forse mi sbaglio…”.

“Vedila così: è un giovane demone. Molti altri, alla sua età, sono ben lontani dal completare gli studi e spesso non hanno nemmeno idea di che fare nella vita. Deve compiere una scelta ma, in questo caso, ti chiedo di considerare il fatto che tu sei un uomo di più di trent’anni. Hai compiuto un determinato percorso, commesso la tua sana dose di errori e cazzate e deciso saldamente quel che desideri. Keros è sempre stato un po’… particolare. Abbi pazienza”.

“Ho tutta la pazienza che volete. Però lui non parla apertamente”.

“Non lo fa mai. Ma ora non pensiamoci. Brindiamo a questi tre piccoli pulcini neonati. E per un glorioso futuro a noi ed a qualsiasi progetto ci venga in mente di creare!”.

 

Keros era osservato da un gruppetto di angeli, che attendevano gli ordini di Mihael per intervenire. L’Arcangelo però non si mosse. Sospirava, constatando come il figlio si comportasse come un demone in tutto e per tutto. La cosa gli provocava, oltre che ad una buona dose di fastidio, anche un certo dispiacere. Sognava ancora, doveva ammetterlo, di vedere il ragazzo fra le schiere angeliche. Si apprestava a raggiungerlo, per intimargli di tornare all’Inferno, quando assistette ad una scena che non si aspettava. Una ragazza, sola nella notte, chiedeva aiuto. Un ragazzo la importunava, minacciandola. Keros ignorò il fatto che l’umano avesse una pistola e che gliela puntasse contro con convinzione. Affrontò il mortale, mettendolo in fuga dopo una breve rissa, e si assicurò che la ragazza tornasse a casa senza ulteriori problemi. Il principe sorrideva soddisfatto quando si voltò e si trovò davanti il volto imbronciato di Mihael e di un paio di altri angeli.

“Salve” salutò Keros “Me ne stavo tornando a casa”.

“Perché lo hai fatto?” lo fermò Mihael “Perché hai aiutato quella ragazza? Le hai salvato la vita!”.

“Dovevo farla crepare?”.

“No! Però… perché lo hai fatto? È tutta la sera che ti comporti da demone, portando alla perdizione anime deboli, e poi…”.

“Non capisco il motivo del tuo disappunto. Tu è tutta una vita che fai l’Arcangelo eppure una sera ti sei scopato mia madre. Questo non ti ha reso meno Arcangelo, giusto?”.

Alcuni angeli si trattennero per non ridacchiare o lanciare commenti inappropriati.

“Questa è la cosa più stupida che…” tentò di ribattere Mihael, ma Keros gli sorrise.

“Me ne vado a casa” si congedò il principe “I miei cuccioli mi aspettano…”.

 

Non voleva parlare. Non voleva sentire. Arrivato a casa, ritiratosi nelle sue stanze, Keros aveva trovato Arikien ad attenderlo. Era lieto di questo ma non fu altrettanto lieto di sentirsi dire “Vorrei parlare con te”. Odiava quelle parole. Potevano significare un milione di cose diverse. Così, per sfuggire temporaneamente alla discussione, si era rinchiuso in bagno. Immerso nella vasca, sperava di poterci rimanere per delle ore. Poi prese un profondo respiro, arrendendosi all’evidenza, e decise di affrontare la realtà. Uscì con un sorriso apparentemente rilassato e sedette accanto ad Arikien, pronto ad ascoltare.

“Voglio che tu sia sincero con me” iniziò l’anima speciale.

“Lo sono” annuì Keros.

“Voglio che tu mi dica, sinceramente, che progetti hai per il tuo futuro”.

“Perché me lo chiedi?”.

“Perché non voglio trascinarti in progetti che non ti interessano. E non voglio obbligarti a vivere in modo diverso da come desideri. Perciò avanti… dimmi come vorresti il tuo avvenire”.

Il principe rimase in silenzio, qualche istante. Che domanda complicata… Però anche Lucifero gli chiedeva da un pezzo di riflettere sulla propria vita, ed un paio di pensieri in mente li aveva.

“Ary, tu… tu sei felice?” parlò, infine.

“Io? Non potrei essere più felice. Ho una famiglia, un passato, degli antenati, una bella casa, un progetto in corso che sognavo da tempo, una creatura meravigliosa che mi ama ed un figlio. Non potrei davvero chiedere di più. Ora so chi sono e so dove voglio andare”.

“Sei felice anche se sei sempre all’Inferno?”.

“Sì, certo. Tu no, suppongo”.

“No. Io sono un tentatore. I tentatori vivono fra gli Inferi ed il mondo umano. Io amo il mondo umano, anche se non mi ci trasferirei in modo definitivo. La mia vita voleva essere così. Come quella di Mefistofele. Viaggiare fra i due mondi, portando anime all’Inferno e trascorrendo lunghi periodi altrove”.

“E che cosa è cambiato?”.

“Ora ci sei tu. E tu vuoi vivere sempre qui. La scuola che vuoi ti impegnerà per tutto il giorno, non potrai permetterti mesi o anni per il mondo umano. Io, non so perché, mi ero immaginato un futuro in cui io e te avremmo vissuto come tentatori. Almeno per un certo periodo”.

“Il tuo periodo sabbatico dopo la fine degli studi…”.

“Circa… Comunque è fuori discussione. Ora hai altri progetti ed altre priorità, ed è giusto così”.

“E dunque? Che pensi di fare? Io pensavo che, visto come ti eri comportato con i piccoli dei sovversivi, avessi appoggiato volentieri quel che ho progettato”.

“E lo appoggio. Ma sinceramente non penso di essere molto portato ad occuparmi di bambini ogni giorno ed in ogni momento”.

“Allora ascolta la mia proposta. Vedi se può piacerti. Io, come sai, non sono un maestro. Perciò nella scuola io sarò un tutore, mi occuperò principalmente dei bambini più piccoli e della sorveglianza dei dormitori. Accoglierò e mi occuperò delle esigenze di chi vivrà nell’istituto, in attesa di una nuova possibile famiglia. Ma ovviamente non sarò da solo. Ci saranno altri tutori, oltre a me. Tu intanto potresti fare da insegnante esterno e trascorrere dei periodi nel mondo umano, assieme agli alunni pronti ad affrontare tale passo. Questo ti permetterebbe di vivere al di fuori degli Inferi, seppur con ragazzini al seguito. Anche in questo caso, se lo desideri, potresti essere affiancato da altri tentatori e potrai allontanarti per cercare anime quando vorrai. E, te lo prometto, ci prenderemo assieme dei periodi di vacanza. Solo io e te. Non sarà come trascorrere secoli da soli fra i mortali, lo so, e non sarà come passare secoli a tentare gente lontano da qui ma…”.

“Ma può starmi bene” interruppe Keros.

“Davvero?”.

“Ci vuole un compromesso. Io non rinuncio a te, e steso nella vasca temevo che invece quello fosse il tuo pensiero. Voglio che il nostro cammino continui insieme”.

“Sì ma… sarai felice? È quello che vuoi?”.

“Non posso prometterti che lo sarò per sempre, perché mi piace variare. Ma ci penserò strada facendo”.

“Mi basta. Per ora…”.

“Ed ora concentriamoci sul torneo. Sarà grandioso, vedrai!”.

   
 
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