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Autore: QueenMorningstar    02/07/2019    1 recensioni
Sono in una stanza bianca e asettica. Mi guardo intorno. Il mio sguardo cade sul braccio bianco di cui riconosco i componenti. Provo a muoverlo. Non ci riesco. Bussano alla porta.
Genere: Azione, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Gavin Reed, Hank Anderson, Nuovo personaggio, Traci/WR400
Note: Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
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**** Sono in una stanza bianca e asettica. Mi guardo intorno. Il mio sguardo cade sul braccio bianco di cui riconosco i componenti. Provo a muoverlo. Non ci riesco. Bussano alla porta. **** 6 novembre 2038 17:13 Hank non ne poteva più di dare la caccia a devianti. Buttò il rapporto dell'ultima indagine sulla scrivania di Fowler, ignorando completamente la donna presente nell'ufficio. "Qui c'è tutto" disse Hank con voce stanca. "Se permettete, ora vado a casa..." "Tenente." lo fermò Fowler. "Lei è il sergente Meghan Moore" indica la donna che fa un saluto militare. "Ha esperienza con gli androidi, ha combattuto insieme a loro in Medio-Oriente. Ho pensato che una mano in più per i tuoi casi ti avrebbe fatto comodo." Hank guardò la donna. Dal viso sembrava appena maggiorenne, ma il fisico e i capelli corti scuri  confermavano i suoi anni sul campo e i suoi grandi occhi azzurri non brillavano di innocenza. Lei gli porse una mano. "E' un piacere fare la sua conoscenza, tenente Anderson." "Sì, sì... piacere..." le rispose uscendo dall'ufficio, evitando la stretta di mano. Senza salutare nessuno, nemmeno Connor, uscì dalla Dipartimento. "E' un po' difficile... ma è una brava persona, e un ottimo detective." Fowler rassicurò Meghan. Lei gli rispose con un cenno del capo e rimase lì in attesa di ordini. Dopo un attimo di imbarazzo, lui si ricordò della sua carriera da militare. "Ehm... sei congedata." Meghan fece il saluto militare e uscì dall'ufficio. Chiusasi la porta alle spalle, si rilassò esalando un sospiro di sollievo. Decise dunque di prendersi un caffè. "Eviterei di prendere l'espresso se fossi in te" le disse un tipo mentre era intenta a scegliere al distributore "a meno che tu non voglia passare il resto della giornata in bagno." "Cosa mi consiglia, allora, che non sia letale?" L'uomo le si avvicinò. "Detective Reed." si presentò. "Ma tu puoi chiamarmi Gavin." ammiccando. "Sergente Moore" disse impassibile. "E il Sergente Moore ha anche un nome?" "Meghan." lo guardò indicando il distributore. Gavin premette una combinazione di tasti. "Questa è la cosa migliore che questo aggeggio ha da offrire". Le porse il bicchiere. "Grazie" ci soffiò sopra e bevve qualche sorso. "Ma se vuoi bere qualcosa di davvero buono... c'è un pub ad un paio di isolati da qui..." "Mh, chissà...". Finì il caffé e buttò il bicchiere. "Grazie per il caffé. Con permesso". Fece per allontanarsi, lasciando Gavin a bocca asciutta, e si scontrò contro una persona. "Oh, mi scusi". "Non ti scusare, è solo un coglione di plastica!" ridacchiò Gavin. Meghan notò la scritta RK800. "Oh, sei un androide!" "Le chiedo scusa. Mi chiamo Connor, sono l'androide mandato dalla CyberLife." "L'androide detective!" sottolineò Gavin con scherno "Il nuovo giocattolino di Hank!" "Sergente Meghan Moore. Quindi saremo compagni di squadra. Sono stata incaricata anch'io ad assistere il Tenente Anderson.". Nota che l'androide la sta scannerizzando. "Ti prego, non dire nulla" "Sarà un piacere lavorare con voi, Sergente Meghan Moore" le rispose Connor con un sorriso. "Fottuti androidi" commentò Gavin appena Connor fu distante. "Temo dovrà abituarsi alla loro esistenza, Detective" 19:31 "Mi è stato notificato un caso di omicidio, indovina dove?" ridacchiò Reed al telefono. "All'Eden Club!" aspettandosi una qualche reazione da parte di Meg. "C'è di mezzo anche un androide..." disse dopo qualche secondo di silenzio imbarazzante. "... Le va di venire con me?" "Va bene..." gli rispose con un leggero affanno "ci vediamo direttamente lì tra 20 minuti". Chiuse la chiamata e scese dal tapis roulant. 20:18 "Il Tenente Anderson e il suo cane di plastica!" disse Reed appena Hank e Connor entrarono nella stanza del Club dove si era consumato il delitto. "Che cazzo ci fate voi qui?" "Abbiamo in carico tutti i casi che riguardano androidi" gli rispose Connor. "Ah sì?" lo sbeffeggia. "Beh sprecate solo tempo. Qui c'è solo un pervertito che si è lasciato prendere la mano" ridacchiò cercando la complicità di Meg, che invece stava sull'attenti salutando il Tenente e Connor. "Diamo comunque un'occhiata... se non è un problema." rispose Hank facendo cenno a Meg di smetterla con quel saluto. "Avanti, andiamo, Sergente!" si diresse verso l'uscita avvicinandosi a Hank "Sta cominciando a puzzare di alcol qui!" gesticolandogli davanti. "Devo restare." gli rispose lei. "Sono stata assegnata al Tenente Anderson, ricorda, Reed?" Sbuffa. "Come ti pare. Buona fortuna con 'sti due." uscì, tirando una spallata a Connor. "Sta bene, Tenente?" chiese Meg a Hank, che aveva una brutta cera. "Starò meglio quando saremo fuori da qui...". Meg fece segno di assenso e gli spiegò la situazione. "Dai rilievi del Detective Reed risulta che la vittima sia deceduta per un attacco cardiaco. L'androide sembra abbia subito danni critici a diversi biocomponenti . Purtroppo ci è completamente inutile." Connor analizzò la vittima, un uomo sulla quarantina... capillari degli occhi rotti... ecchimosi sulla gola... nessun segno di problemi cardiaci... "Non ha avuto un attacco di cuore, è stato strangolato." concluse Connor. "Se Reed mi avesse permesso di analizzare anche l'uomo, avrei tratto la stessa conclusione..." si lamentò Meg. "Questo non ci porta nulla. Non sembra sia stato altro che un gioco finito male." rispose Hank. "C'è qualcosa che ci sfugge..." Connor si guardò intorno in cerca di altri indizi. "Potresti analizzare la memoria dell'androide, per capire cos'è successo?" propose Meg a Connor. "Ci posso provare.". Connor iniziò a scannerizzare l'androide danneggiato a terra "Maledizione, Connor, che schifo" si lamentò Hank vedendo l'androide prendere il sangue blu con un dito e metterselo in bocca. "Potrei vomitare di nuovo..." Una Traci, modello WR400, androide di piacere operativa dell'Eden Club. "Per avere accesso alla sua memoria dovrei riattivarla, ma è troppo danneggiata... resterebbe attiva solo per un minuto. Speriamo sia sufficiente.". Le disattiva la pelle addominale e la apre. Maneggia con diversi componenti. Meg lo guarda con curiosità. L'androide si riattivò e, spaventato, indietreggiò mettendosi spalle al muro. "Calmati, è tutto a posto" le si avvicinò Connor con cautela. "Vogliamo solo sapere cos'è successo." La Traci si guardò intorno e vide la vittima. "Lui è... morto?" "Dimmi cos'è successo" insistette Connor. "Ha cominciato a picchiarmi... ancora... e ancora..." "L'hai ucciso tu?" "No! Io non c'entro!" "C'era qualcun altro nella stanza?" "Voleva giocare con due ragazze... noi... eravamo in due..." "Qual'era il suo numero di serie?" La Traci si spense... "Quindi c'erano due androidi... ma è passata più di un'ora, chissà dove sarà adesso..." disse Hank infastidito. "No. Impossibile passare inosservati con quei vestiti. Dev'essere ancora qui." intuì Connor. "Riusciresti a riconoscere un deviante tra gli altri androidi?" "Non è così semplice" "Merda..." "Potrebbero esserci dei testimoni, qualcuno che l'ha vista uscire da questa stanza." intervenne Meghan. "Giusto! Andrò a parlare con il gestore del locale. Voi avvisatemi se trovate qualcosa.". Uscirono dalla stanza. "Non vedo telecamere..." disse Hank parlando al gestore. "Ah no! Noi ci teniamo alla privacy dei clienti." gli rispose lui. "Tecnicamente siete pieni di telecamere" intervenne Meg indicando i vari androidi. "Sì, ma la loro memoria viene resettata ogni due ore." "Allora siamo ancora in tempo!" chiamò Connor e gli fece analizzare le registrazioni di vari androidi. La individuò: una Traci dai capelli blu. Seguirono le sue tracce fino al magazzino. I tre cominciarono a perlustrare il magazzino. C'erano tracce di sangue blu a terra, probabilmente l'androide era ferito. Connor seguì le tracce fino ad un gruppo di Traci immagazzinate, tra cui una con i  capelli blu. Come si avvicinò, un'altra lo aggredì. La Traci dai capelli blu cercò di scappare, ma venne intercettata da Meg. Hank puntava la pistola prima ad una poi all'altra, esitando nello sparare per non colpire Meghan o Connor. Connor riuscì a sopraffare l'altra Traci, spingendola all'esterno. Vedendo la compagna in pericolo, la Traci dai capelli blu riuscì a liberarsi di Meghan e corse fuori ad aiutarla. Colpì Connor con una spranga, prese per mano l'altra e corse con lei verso la recinzione, che iniziarono a scavalcare. Meghan fu loro subito addosso e riuscì a tirarle indietro. Quella coi capelli blu trovò un cacciavite a terra, si alzò e glielo piantò in un braccio a Meg. Lei riuscì comunque a disarmarla e a bloccarla, tenendola per il collo, assicurandosi che gli altri non vedano la sua ferita. Connor si riprese e puntò la pistola verso l'altra Traci che stava per attaccarlo, pronto a far fuoco. "Fermati!" "Fermati!" La Traci si fermò alla richiesta della compagna. Connor guardò interrogativo Meg e abbassò la pistola. "Quando quell'uomo ha rotto l'altra Traci..." iniziò a raccontare quella dai capelli blu, ancora bloccata nella presa di Meg. "sapevo che poi sarebbe toccato a me... gli ho implorato di smetterla, ma niente... avevo paura... gli ho messo le mani al collo e ho stretto... finché non ha smesso di muoversi... io... non volevo ucciderlo, volevo solo salvarmi... e tornare dal mio amore..." Meg allentò la presa e l'androide si liberò, raggiungendo la compagna, prendendola per mano. "Volevo soltanto tornare da lei... per dimenticare quanto siano disgustosi gli umani..." "Dai... andiamo." le disse l'altra. Hank e Connor le lasciarono andare. Meg in disparte si stava tamponando la ferita. "Forse è meglio così." concluse Hank dando una pacca sulla spalla a Connor, confuso dalla situazione. Sì avvicinò a Meg. "Tutto bene?" vide che aveva il braccio coperto da sangue blu. "Non mi sembrava l'avessi danneggiata...". "Non l'ho... ferita, in effetti..." rispose lei con un grosso respiro, continuando a tenersi il braccio. "E il tuo braccio?" notando che non riusciva a muoverlo. "Ehm... niente di grave... è solo un graffio." "Posso dare un'occhiata?" "Tenente..." Connor cercò di distogliere l'attenzione di Hank da Meg. "Io..." con le spalle al muro, Meg non seppe cosa rispondere. Fece un passo indietro, ma inciampò nel ciarpame del vicolo. Si resse con il braccio buono, rivelando la sua ferita. "Oh Cristo..." Hank non credette ai suoi occhi. "Sei un androide anche tu?!" "Tecnicamente la si potrebbe definire cyborg." intervenne Connor. "E qual'è la differenza?" "Gli androidi sono macchine completamente artificiali ma con aspetto umano. I Cyborg invece sono esseri umani organici a cui sono state aggiunte parti artificiali." "Speravo non si venisse a sapere..." sospirò lei, ricoprendosi la ferita. Hank sospirò pensando che non veniva pagato abbastanza "Ti serve qualcosa?" Facendo un cenno verso la ferita "Mi serve solo un passaggio a casa mia, lì ho tutto il necessario. Tenente, la prego di non fare riferimenti alla mia condizione nel rapporto..." Hank grugnì In segno di assenso "La accompagno io" si offrì Connor coprendola con la sua giacca. 21:11 Connor la aiutò ad aprire la porta. Notò il nome sul campanello. "Interessante...!" commentò. Entrarono. Il mobilio era elegante ma la polvere regnava ovunque, come se l'immobile fosse abbandonato da anni. L'elettricità però funzionava. Meg si sedette su una sedia in cucina. "Connor, mi andresti a prendere un braccio di ricambio e una sacca di Thirium? Sono in camera mia.". Si tolse la giacca e ritrasse la pelle sintetica del braccio per poterci lavorare. Connor annuì e si diresse verso la camera. Essa sembrava l'unica stanza vissuta, senza polvere e piena di effetti personali; libri sparsi sul pavimento, una chitarra posata al muro, dei poster di band musicali... "Curioso, ha gli stessi gusti di Hank..." vedendone uno dei Knights of the Black Death. Era come se i suoi interessi e la sua vita in generale fossero tutti condensati in quella stanza. L'occhio gli cadde su un cumulo di ritagli di vecchi giornali e riviste cartacee, tutti con un elemento in comune: Elijah Kamski. Trovò i ricambi in un armadio. C'erano un paio di scatole targate CyberLife piene di sacche di sangue blu e quattro custodie contenenti ognuna un braccio destro. Prese ciò che gli è stato chiesto e tornò da lei. Meghan in canottiera stava istruendo Connor su come attaccarle il braccio. Montarlo era più difficile che smontarlo. Pochi minuti dopo, testarono sensibilità e controllo del braccio. Connor le lanciava oggetti e lei li doveva afferrare e posare sul tavolo. "Dovrei dare una spiegazione a Hank..." disse Meg tesa. "Potrei chiamarlo e farlo venire qui. Ma per la sua salute è meglio se apriamo le finestre." Per la prima volta da quando era tornata a casa, si rese conto di quanta polvere ci fosse. 21:53 Hank si sedette e incrociò le braccia. "Spiega". "Due anni fa, durante la mia ultima campagna in medio-oriente, un'esplosione mi ha distrutto totalmente la gamba destra e danneggiato gravemente il braccio. Sono riusciti a tenermi in vita e riportarmi qui a casa... purtroppo pochi giorni dopo che i miei sono morti in un incidente stradale. Mi hanno portato quindi dal parente più prossimo. Mio cugino è un ex dipendente della CyberLife. Grazie al suo genio ha elaborato un progetto di biocompatibilità tra umani e parti di androidi. Il progetto però è stato abbandonato perché vendere androidi fruttava di più, ma grazie a questo suo progetto, mi ha donato una nuova vita ricostruendomi il braccio e la gamba. Ci son voluti quasi due anni per la riabilitazione completa perché il mio corpo continuava a rigettare gli arti e avevo difficoltà a controllarli." "Com'è possibile questa biocompatibilità? Non mi risultano precedenti." chiese Connor incuriosito. "L'idea che è venuta a mio cugino consisteva nell'impiantarmi un microchip di controllo nel cervello, in comunicazione con i neuroni. Come potete vedere funziona. Niente più rigetti e pieno controllo degli arti. Ora li uso come se fossero miei, anche se ogni mese devo tornare da lui a farmi controllare." "Tuo cugino è riuscito ad impiantarti un braccio, una gamba e un chip nel cervello? E chi è? Kamski?" chiese Hank sarcastico. Annuisce sospirando. "Cristo... Non è che hai una birra in frigo? Sono troppo sobrio per tutto questo." "Tenente, non crede di aver già bevuto abbastanza oggi?" gli disse Connor Hank lo fulminò con lo sguardo. Si alzò e andò alla finestra. Sospirò. "Penso tu debba trovarti un lavoro meno pericoloso. Devi mantenere un basso profilo. Non ci sono leggi riguardo il tuo caso, quindi è fuori legge. Se ci fosse stato qualcun altro al mio posto nemmeno Kamski avrebbe potuto salvarti." "Allora cosa dovrei fare? Sono stufa di vedere androidi e umani che si massacrano a vicenda senza fare nulla!" rispose decisa. "Ho già avuto esperienze di devianza tra i miei commilitoni. Quando gli androidi hanno smesso di eseguire gli ordini, sono stati giustiziati sul posto dagli umani, mentre loro venivano al massimo congedati!" Connor la guardò interrogativo inclinando la testa "Perché parli degli umani in terza persona? Tu sei umana" "Non ne sono più tanto sicura..." rispose pensierosa, facendo comparire sul palmo della mano l'ologramma di una fotografia. **** Giro la testa e vedo mio cugino. Mi sorride "mi fa piacere vederti sveglia. Dovevi provare a suicidarti proprio nel mio giorno libero? Ho altro da fare oltre che trovarti pezzi di ricambio." Cerco di ridacchiare ma mi fa male tutto, quindi scuoto la testa e gli rispondo "è un piacere vedere anche te". Mi riguardo il braccio nuovo. "Carino... un po' pallido..." Elijah preme un pulsante da un apparecchio sul comodino e il braccio inizia ad assomigliare sempre più all'altro. "Per questa volta ti aiuto io, ma dovrai imparare a farlo sola" Annuisco. **** **** 01:09 C'è una folla di persone attorno a me. Sono arrabbiate. Urlano. Cerco di dire loro che si sbagliano. Sono umana. Ma nessun suono esce dalla mia bocca. Sento un calcio alla gamba. La MIA gamba. Mi piego dal dolore. Cerco di rialzarmi. Non ci riesco. Gli arti non rispondono. Vedo scorrere sangue blu. "Sei una macchina! Obbedisci!" Apro gli occhi ed urlo. Questa volta ci riesco. Mi guardo attorno. Sono nel mio letto. Non so quanto riuscirò a dormire questa notte. ****
   
 
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