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Autore: Kim WinterNight    13/07/2019    6 recensioni
In inglese il termine blue si può intendere sia come aggettivo per indicare il colore di qualcosa, sia come parola atta a descrivere uno stato d’animo profondamente malinconico.
Questo Brian pare saperlo bene, sentirlo fin nelle viscere.
Il suo animo è tormentato da una faccenda irrisolta, da due occhi azzurri screziati d’oro e da una canzone che lo comprende in tutti i sensi.
- QUARTA CLASSIFICATA a pari merito con Carmaux_95 al “Playlist Contest” indetto da Soul_Shine sul forum di EFP.
Genere: Introspettivo, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Brian Marshall, Scott Phillips
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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To be the sad man behind blue eyes
Piccola nota: questa è una song-fic e vi consiglio caldamente di leggerla con il brano Behind Blue Eyes dei Limp Bizkit come sottofondo ^^
Eccovi il link:
https://www.youtube.com/watch?v=Tr8uesBowS4
Buona lettura ♥
 
 
 
 
 
 
 
To be the sad man behind blue eyes
 

 
 
 
 
 
Imbracciai la chitarra e mi sistemai meglio sul tappeto. Sapevo che nessuno sarebbe venuto alle prove, avevamo deciso di rimandarle perché Myles era sfortunatamente rimasto senza voce.
Il nostro cantante era piuttosto delicato, e probabilmente aveva preso freddo la sera prima, quando ci eravamo fermati a chiacchierare fuori dalla sala. Avrebbe dovuto indossare una sciarpa, ma in quel momento non ne aveva una con sé ed era rimasto fregato.
Avevo deciso di uscire ugualmente di casa e di buttarmi a capofitto sul lavoro, dal momento che volevo creare qualcosa di nuovo per gli Alter Bridge. Forse ai ragazzi avrebbe fatto piacere.
Tuttavia, non riuscivo a concentrarmi. C’era qualcosa che mi tormentava, e le mie dita sulle corde della chitarra tornarono a comporre gli stessi accordi che ormai da giorni mi perseguitavano.
Erano quelli di Behind Blue Eyes, e nella mia mente risuonavano nella versione dei Limp Bizkit, nonostante la mia preferita fosse sempre stata l’originale dei The Who.
Forse in quel momento preferivo la cover perché Durst la cantava con risentimento, forse perché c’era un’atmosfera cupa in quel pezzo, forse perché metteva angoscia ascoltarla. Mi trasmetteva tristezza e mi faceva sentire parte di qualcosa, mi comprendeva.
Sospirai e presi a canticchiare sottovoce.
 
No one knows what it's like
To be the bad man
To be the sad man
Behind blue eyes
And no one knows what it's like
To be hated
To be fated
To telling only lies
 
La mia voce tremava appena, mentre le mie dita si muovevano sicure sulle sei corde. Ero solito suonare il basso, ma generalmente utilizzavo la chitarra per comporre.
Anche in quel momento avrei voluto buttare giù qualche accordo, ma non ne ero capace. Mi sentivo intrappolato in una condizione di malinconia infinita.
Chiusi gli occhi e ricordai le parole che Flip aveva pronunciato qualche mese prima, quando avevamo discusso sui problemi che erano sorti all’interno dei Creed.
«Sei troppo impulsivo, ecco perché poi ci va tutto di merda! Parlare con te è inutile, Marshall. Cresci e impara a prenderti le tue responsabilità!»
Le aveva dette in tono duro, quelle frasi, con gli occhi chiari dalle sfumature color sabbia assottigliati dalla rabbia e la mano destra stretta a pugno.
In quel momento lo avevo trovato bellissimo, nonostante le sue parole mi stessero trafiggendo.
E tutt’ora la pensavo così.
Da allora non ne avevamo più parlato, e io mi ero chiuso a riccio. Avevo rifiutato di tornare sull’argomento Creed, crogiolandomi nel mio dolore e nelle accuse che erano state mosse nei miei confronti.
Ripresi a suonare la chitarra, un gesto automatico e spontaneo.
Le mie labbra si mossero in un doloroso sussurro.
 
No one knows what it's like
To feel these feelings
Like I do,
And I blame you!
No one bites back as hard
On their anger
None of my pain and woe
Can show through
 
Lanciai un’occhiata allo specchio posto dietro la batteria di Flip e incrociai i miei stessi occhi: erano velati di tristezza, dello stesso colore di un mare in tempesta. Nessuno poteva capire come mi sentivo, specialmente perché avevo deluso Flip.
Mi detestavo per questo, era l’ultima cosa che avrei voluto. Eppure era successo: gli avevo fatto credere che io fossi una persona orribile e che possedessi un animo di ghiaccio come i miei occhi cangianti.
Sì, mi ero incazzato con Scott Stapp, avevo litigato furiosamente con lui. Forse avevo detto cose che non avrei dovuto, forse non avevo compreso ciò che lui intendeva, ma ora neanche ricordavo più le parole che ci eravamo scambiati.
Nella mia mente vorticava soltanto il risentimento che Flip provava nei miei confronti. E faceva male da morire.
Non potevo sopportarlo, perché tenevo a lui in maniera speciale. Avevo sempre fatto di tutto per mostrarmi al meglio di me di fronte ai suoi occhi, eppure ero riuscito soltanto a fargli conoscere il mio lato peggiore.
Il cattivo uomo dietro gli occhi malinconici.
Le mie dita si mossero frenetiche, mentre il plettro rischiava di sgretolarsi tra i miei polpastrelli. Ero arrabbiato con me stesso e volevo sfogarmi.
 
No one knows what it's like
To be mistreated,
To be defeated
Behind blue eyes
No one knows how to say
That they're sorry
And don't worry
I'm not telling lies
 
Flip aveva continuato a comportarsi come se niente fosse successo, e io ero riuscito a fargli credere che realmente non fosse cambiato qualcosa dentro di me.
Sapevo che avrei dovuto parlargli, perché risolvere i problemi era sempre meglio che rimuginarci sopra in eterno; ma l’idea di stare solo con lui, di parlargli a quattr’occhi, mi faceva sentire inadeguato e mi spaventava. Aveva ragione: ero impulsivo, e il mio più grande terrore era quello di perdere il controllo proprio con lui e di rovinare per sempre quel poco di rapporto che ci era rimasto.
Ero divorato dal senso di colpa e allo stesso tempo mi chiedevo perché Flip non si accorgeva di quanto stessi soffrendo.
Lasciai andare lo strumento sul tappeto e mi portai le mani tra i capelli, dando le spalle al mio riflesso sullo specchio.
Non avevo il coraggio di continuare a guardarmi, mi facevo pena.
Un uomo triste dietro occhi tristi.
Dov’era finita la mia solita tenacia? Dov’era finito il Brian Marshall che ero sempre stato?
«Bri?»
Sobbalzai e mi voltai di scatto verso la porta d’ingresso, trovandomi faccia a faccia con l’ultima persona che avrei voluto vedere.
Flip se ne stava sulla soglia, le braccia incrociate al petto massiccio e gli occhi fissi su di me. Quelle iridi del colore del cielo screziati d’oro mi facevano venir voglia di immergermi al loro interno e mi pareva quasi di avvertire i granelli umidi scivolare tra le mie dita, mentre sguazzavo in acque placide e rassicuranti.
Fremetti da capo a piedi e mi mossi a disagio sul tappeto, facendo per afferrare nuovamente la chitarra. «Oggi non abbiamo le prove…» bofonchiai.
«Già. Perciò… cosa fai qui?»
«Volevo comporre qualcosa e a casa non riuscivo a concentrarmi» buttai lì, riprendendo la chitarra acustica tra le braccia. Almeno avevo un posto dove mettere le mani che tremavano fastidiosamente.
«Mi sa che però non riesci a concentrarti nemmeno qui» osservò in tono ovvio.
«Cosa te lo fa pensare?»
Flip avanzò e prese posto sul tappeto proprio di fronte a me. Appoggiò il gomito destro sul proprio ginocchio e lasciò cadere il mento sul palmo della mano, senza mai smettere di osservarmi. «Ti ho sentito suonare e cantare, poco fa» ammise.
«Ah, sì? Se vuoi posso continuare.»
«Ti ascolto.»
Sentire gli occhi di Flip su di me faceva accelerare i battiti del mio cuore e mi metteva tremendamente a disagio. Lanciai un breve sguardo alla sua figura imponente, al suo corpo fasciato in abiti scuri che aderivano perfettamente ai muscoli ben delineati, e a quel viso attraente che mi rendeva difficile respirare regolarmente.
Sospirai appena e ricominciai a suonare sempre gli stessi, ossessivi accordi.
Mi venne in mente nuovamente l’ultima strofa che avevo cantato e la ripetei.
 
No one knows what it's like
To be mistreated,
To be defeated
Behind blue eyes
No one knows how to say
That they're sorry
And don't worry
I'm not telling lies
 
But my dreams they aren't as empty
As my conscience seems to be
I have hours, only lonely
My love is vengeance
That's never free
 
No one knows what it's like
To be the bad man,
To be the sad man
Behind blue eyes.
 
Non riuscii a sollevare il capo neanche quando terminai di eseguire il brano. Ero pervaso da un profondo imbarazzo, e mi sentivo stupido per questo: io e Flip eravamo sempre stati come fratelli, avevamo sempre condiviso un bellissimo rapporto di amicizia e profonda complicità.
E adesso mi comportavo come se lui fosse uno qualsiasi.
«Chi ti fa sentire così, Bri?»
La sua voce calda e roca mi raggiunse, facendomi sussultare appena. Sbirciai brevemente nella sua direzione e notai che si era leggermente proteso in avanti, come se volesse incrociare il mio sguardo e non sapesse come attirare la mia attenzione.
Scossi il capo e sollevai una mano. «Nessuno, è solo una canzone. Mi è sempre piaciuta.»
«Ti conosco, Marshall. Non prendermi per il culo» ribatté in tono secco. «Chi ti fa stare male? È da un po’ che ti vedo giù di morale…»
Ero stato così stupido a credere che Flip non se ne fosse accorto. Come aveva detto, mi conosceva fin troppo bene. Aveva semplicemente aspettato il momento giusto per affrontare quell’argomento con me.
Sbattei le palpebre, colpito da un’improvvisa consapevolezza. «Perché sei venuto in sala prove?»
Flip sorrise lievemente, mettendo in mostra quelle adorabili fossette che avrei voluto mordicchiare. «Sapevo che ti avrei trovato qui» rispose con semplicità.
Mi portai una mano tra i capelli. «Cazzo.»
«Te l’ho detto, ti conosco più delle mie stesse tasche. Sputa il rospo.»
«Beh, non credo sia importante…»
Flip allungò una mano e afferrò la mia, stringendola con enfasi, gli occhi che sembravano due pozze profonde di acqua tutt’altro che cristallina. «Per me lo è.»
Annuii. «Okay. Il fatto è che…» Mi schiarii la gola. «Lo so che avrei dovuto parlartene subito, ma… mi hai ferito quando mi hai accusato di essere immaturo e di portare solo guai. Sai, quando abbiamo discusso a proposito di Stapp e dei Creed…»
Flip corrugò le sopracciglia, poi mi strattonò per la mano e mi trascinò un po’ più vicino a sé. Per poco non smisi di respirare, ero talmente agitato e in imbarazzo che avrei preferito dissolvermi sotto le sue dita, piuttosto che avvertire il calore del suo corpo a una distanza così breve.
«Sul serio? Cristo, Bri… abbiamo sempre litigato, ce ne siamo sempre dette di tutti i colori, e ora tu…» Fece scivolare la mano sinistra sul mio braccio.
Rabbrividii profondamente e mi lasciai sfuggire un sospiro. «Io non sopporto di averti deluso» soffiai infine, cercando di ritrarmi dal suo sguardo e dal suo tocco.
Ma Flip me lo impedì. Portò le dita sulla mia guancia e mi regalò una lieve carezza, per poi prendere il mio mento e costringermi a incrociare il suo sguardo caldo e colmo di dispiacere. «Bri, tu non mi hai deluso. Non mi deludi mai, ma che dici?»
Averlo così vicino mi faceva stare male, desideravo soltanto ritrarmi e correre via. Sapevo di non poter avere le sue attenzioni come le avrei volute, e sapevo che mi parlava in quel modo perché eravamo amici e mi voleva bene.
«Tu hai detto che avresti parlato con me solo se fossi cresciuto e avessi smesso di essere impulsivo e irresponsabile! Mi hai detto che devo imparare a prendermi le mie responsabilità e…»
Flip scosse il capo e i suoi capelli, legati in una morbida coda di cavallo, si mossero appena. Erano ancora più chiari del solito, decolorati dal sole estivo che li bruciava e baciava come avrei voluto fare io.
Era bello da mozzare il fiato e io sentivo che non avrei mantenuto la calma ancora a lungo. Dovevo andarmene prima che fosse troppo tardi.
«Ho detto una cazzata, ne dico spesso di stronzate del genere. Anche io a volte parlo troppo, esagero… ma tu vai bene così. Va bene che tu sia impulsivo. Non devi mai più chiderti in questo modo, non con me. Okay?»
«Io non devo essere impulsivo, maledizione!»
«E perché no? Fa parte di te.»
«Perché finisco sempre per fare qualche stupidaggine e puntualmente me ne pento» replicai, mentre le mie mani si appoggiavano sui suoi polsi. Dovevo afferrarlo e scansarlo con decisione da me, era l’unico modo per non commettere qualcosa di irreparabile.
«Per esempio?»
Il tono di Flip fu talmente caldo da farmi boccheggiare alla ricerca di aria e di un autocontrollo che sentivo scivolare via come i granelli di sabbia dei suoi occhi tempestosi.
E a quel punto mi avvicinai di scatto alle sue labbra e vi depositai un lieve bacio. Durò un istante, fu uno sfiorarsi minimo e quasi impercettibile, ma bastò per mandare i miei sensi in subbuglio.
Mi tirai indietro e tenni lo sguardo fisso in quello di Flip. «Questo, per esempio.»
Lui ricambiò la mia occhiata per un po’, mentre con le dita tracciava distrattamente il profilo della mia guancia. Con la mano destra ancora stringeva la mia e non pareva intenzionato a lasciarmi andare.
«Fallo di nuovo» mormorò.
«Che cosa?»
«Oh, al diavolo!» Sollevò le braccia e mi serrò in un abbraccio soffocante. Mi ritrovai premuto contro il suo petto massiccio, il viso a pochi millimetri dal suo. I nostri respiri si fondevano, così come i nostri occhi.
«Flip…»
«Che fai, Marshall?» mi schernì, prendendo a mordicchiare il mio labbro inferiore. «Scagli la pietra e nascondi la mano, eh?» grugnì, affondando le dita nella mia schiena e schiacciandomi ancora di più contro di sé.
Mi lasciai sfuggire un gemito e tornai a baciarlo, stavolta con più sicurezza. In breve lasciai scivolare la mia lingua dentro la sua bocca accogliente e la esplorai con perizia, mentre finalmente le mie mani esploravano le sue braccia, la sua schiena e i suoi fianchi, per poi risalire rapide fino a intrecciarsi a quei capelli biondi e morbidi che da sempre avevo desiderato di sfiorare.
Tirai leggermente le ciocche raccolte nella leggera coda di cavallo e sentii Flip emettere un grugnito, mentre il suo respiro accelerava insieme al mio, e le sue braccia si facevano ancora più serrate attorno alla mia vita.
Ci staccammo per riprendere fiato e rimanemmo l’uno con la fronte su quella dell’altro, occhi negli occhi.
«Cosa stavi aspettando, Marshall?» sussurrò, chinandosi per lasciare piccoli baci sul mio mento coperto da una leggera barba.
Rabbrividii e lasciai scivolare via l’elastico che teneva ferme le sue ciocche chiare. Affondai completamente le dita tra quella deliziosa matassa e sospirai di piacere.
«Non volevo sbagliare, non volevo fare qualche stronzata…» replicai.
Flip sollevò il capo e tornò a rivolgermi il suo sguardo in tempesta. «La stronzata l’hai fatta quando ti sei allontanato da me e mi hai chiuso fuori.» Sollevò le sue grandi mani e circondò le mie guance in un gesto che trovai tremendamente dolce. «Non farlo più, hai capito? Marshall, non scherzo.»
Annuii appena, lasciandomi scappare un sorriso. «Altrimenti mi gondi di botte?»
«Esatto. Senti, a me non frega un cazzo di Stapp o di tutto quello che è successo. Avete litigato e sono affari vostri. A me interessa di te, che tu stia bene e che tu sia te stesso.»
Mi sentii sciogliere completamente. Flip era così tenero, improvvisamente aveva rivelato una parte di sé che raramente era emersa in passato.
Lo abbracciai forte e affondai il viso sul suo petto, inalando il suo profumo mascolino e forte. Era quel profumo che mi era entrato nell’anima da un pezzo, e che avevo sempre sognato di poter sentire così: deciso, pungente, totalizzante, mio.
Flip sospirò. «Ehi…»
«Che c’è?»
«Ne vorrei un altro.»
«Di cosa?»
«Di bacio.»
Ridacchiai. «E prenditelo.»
Flip mi afferrò con forza per le braccia e mi costrinse a stendermi sul tappeto della sala prove, per poi sovrastarmi in un attimo e avventarsi sulle mie labbra con trasporto e passione.
Lasciai immediatamente spazio alla sua lingua di invadere la mia bocca, mentre mi aggrappavo alle sue spalle e lui percorreva il mio petto con dita frenetiche.
Ci staccammo per un istante e io lanciai una fugace occhiata allo specchio posto dietro la batteria.
Ciò che vidi mi mando in estasi: un uomo biondo, dal corpo massiccio e fasciato in abiti scuri, dotato di una bellezza fuori dal comune, era steso su di me. Incontrai i miei occhi e li trovai diversi: erano più sereni, non trasudavano più risentimento e tristezza. Risultavano caldi nonostante ricordassero due dischi di metallo fuso.
Flip mi strappò a quelle riflessioni quando passò a baciare piano il mio collo.
«Flip…»
«Mmh?»
«Come fai?»
Lui sollevò il capo e mi lanciò un’occhiata interrogativa.
Sorrisi mestamente e mi sentii avvampare. «A essere qui, con me.»
Lui continuò a fissarmi confuso. «Ci sono e basta.»
«Okay, ma… ah, lascia stare» borbottai.
«Parla, Marshall!»
Sbuffai. «Sei bellissimo, ecco. E mi pare strano che tu…»
Strinse una delle mie mani tra le sue, poi la portò elle labbra e prese a baciarne piano il dorso, per poi risalire lentamente lungo il braccio lasciato scoperto dalla maglia a maniche corte che indossavo.
I peli mi si rizzarono, una cascata infinita di brividi mi stava inondando.
«E tu sei totalmente idiota. Forse è per questo che sono qui» replicò infine.
Scossi il capo. «Che romantico…»
Flip rise e sulle sue guance comparvero nuovamente le fossette. Senza pensarci due volte, lo attirai a me e cominciai a mordicchiare la pelle delle sue guance.
Il suo sorriso si allargò maggiormente mentre cercava di infilare le mani sotto le mie ascelle per farmi il solletico.
«Ho sempre desiderato morderti le guance, il tuo sorriso mi ha sempre mandato fuori di testa» ammisi.
Flip mi immobilizzò sotto di sé e mi osservò, facendosi improvvisamente serio. «Ehi, Bri… non esagerare con i complimenti.»
«Sono impulsivo, ricordi?» scherzai, avvertendo il suo corpo premere con urgenza e desiderio contro il mio.
«Quasi me ne dimenticavo…» Affondò il naso nell’incavo del mio collo. «E oltre a questa, hai tante altre qualità.» Depositò un bacio sulla mia pelle sensibile.
Gemetti appena. «Ovvero?»
«Sei simpatico…» Un altro lieve bacio. «Suoni il basso da dio…»
Sospirai e lo strinsi più forte, premendo sulla sua nuca per tenerlo ancora più vicino. «E basta?»
«No.» Flip si sollevò da me e si sistemò a cavalcioni, guardandomi dall’alto in basso, le mani appoggiate sul mio petto coperto dalla t-shirt. «Anche con la batteria te la cavi discretamente…» proseguì, disegnando piccoli cerchi concentrici all’altezza dei miei capezzoli.
Mi stava facendo impazzire e per me stava diventando difficile articolare pensieri lucidi e non perdere del tutto il controllo.
«E poi?»
«Poi… sei il migliore amico che si possa desiderare.» Le sue mani si fermarono e i suoi occhi tornarono seri, fissi nei miei. «E sei l’uomo che ho sempre desiderato al mio fianco.»
Il mio cuore perse diversi battiti e il respiro si frantumò prima di poter fuoriuscire dalle mie labbra. «C-cosa?»
«Sei l’uomo che amo.»
Sbattei le palpebre e mi sollevai sui gomiti, cercando di osservarlo ancora più a fondo per scoprire se mi stesse prendendo in giro. Ma i suoi occhi erano così caldi e sinceri che non riuscii a trovare alcuna traccia di scherno in essi.
«Okay, Flip… prima mi sbagliavo su di te» dissi.
Lui sgranò gli occhi.
Scoppiai a ridere e gli lasciai un bacio a fior di labbra. «Sei davvero romantico.»
«Non direi…» Le sue mani si insinuarono sotto la mia t-shirt e presero a seviziare con insistenza la pelle fin troppo sensibile.
«A me pare di sì» farfugliai, tornando ad appoggiare la schiena sul tappeto. Le mie palpebre si socchiusero, mentre una miriade di sensazioni mai provate si faceva largo in tutto il mio corpo.
«Senti questa: voglio scoprire se sei bravo a farmi urlare, potrebbe essere un’altra delle tue qualità.» Sul suo viso si dipinse un ghigno malizioso. «Anche questo è romantico?»
Lo trascinai nuovamente su di me, obbligandolo a distendersi e a farmi sentire ancora una volta il suo corpo e la voglia che aveva di me. «Questa è la cosa più romantica che tu abbia detto finora» sussurrai sulle sue labbra, prima di baciarle per l’ennesima volta.
E mentre le sue mani correvano frenetiche sul mio corpo, non mi sentivo più quell’uomo maltrattato e incompreso nascosto dietro occhi malinconici.
 
 
 
 
 
 
§ § §
 
Ciao a tutti!
Questa è la prima storia che scrivo sul fandom Alter Bridge, e ho deciso di buttarmi su una coppia che mi ha sempre intrigato: Brian e Flip! ♥
Ora vi racconto da cosa parte questa mia piccola passione per questi due: in tutte le storie che ho letto sugli AB, la coppia vincente è sempre la MarkxMyles. Poi comparivano sempre Brian e Flip, ed erano per la maggior parte delle volte insieme: arrivavano insieme, battibeccavano tra loro, trascorrevano il tempo insieme mentre Myles e Mark se la spassavano come piccioncini…
E così sono arrivata più volte a chiedermi: ma alla fine cosa facevano mentre erano soli? E se tra loro nascesse qualcosa?
Così mi sono scoperta a provarci, a tentare di scrivere qualcosa su loro due, e alla fine ho capito che ho fatto centro: LI ADORO!!!! *-*
Devo darvi alcune piccole spiegazioni!
Intanto, la storia – come scritto nell’introduzione – nasce per partecipare al contest di Soul, e devo ringraziarla assolutamente per avermi ispirato con un brano così bello, che adoro proprio nella versione dei Limp Bizkit, pur apprezzandolo ugualmente nella sua versione originale, che vi lascio qui sotto:
https://www.youtube.com/watch?v=dMrImMedYRo
Mi è venuto in mente che in inglese il termine blue si può intendere sia come aggettivo per indicare il colore di qualcosa, sia come parola atta a descrivere uno stato d’animo profondamente malinconico. Poi, cercando su internet qualche traduzione del testo di Behind Blue Eyes, ho ritrovato spiegata proprio questa mia idea: probabilmente c’è un gioco di parole dietro a questo componimento, e io trovo che sia bellissimo!
A un certo punto Flip ha detto a Brian che se la cava a suonare anche la batteria; questo perché ho letto, facendo qualche ricerca, che il bassista ha cominciato ad avvicinarsi alla musica suonando la batteria! Ecco spiegato il complimento del batterista nei suoi confronti ^^
Poi, ho accennato anche a un litigio tra Brian e un certo Scott Stapp; per chi non lo sapesse, gli Alter Bridge si sono formati dopo lo scioglimento dei Creed, band di cui facevano parte Flip, Brian, Scott Stapp alla voce e Mark Tremonti alla chitarra. Da quel che mi è parso di capire, Brian lasciò i Creed per dei dissidi avvenuti tra lui e Scott Stapp, e infine la band si sciolse definitivamente, per poi riunirsi solo dopo diversi anni. Nel frattempo, Mark, Flip e Brian si unirono a Myles Kennedy e diedero vita agli Alter Bridge!
Non so cosa sia effettivamente successo tra Brian e Scott Stapp, però ho voluto prendermi la “licenza” di citare questi loro dissapori ^^
Ovviamente non sono un’esperta e vi prego fin da ora di farmi notare se ci sono imprecisioni su queste informazioni e/o sulle caratteristiche/caratterizzazioni di Brian e Flip!
A questo proposito, ci tengo a ringraziare particolarmente sheswanderlust per avermi aiutato a cercare di capire il colore degli occhi di Brian e Flip, anche se non è stato facile e tuttora entrambe siamo un po’ in dubbio su questo… mi sono detta che per Flip un azzurro screziato d’oro potesse essere un buon compromesso, mentre per Brian potesse essere adatto un colore chiaro che cambia a seconda dell’umore o delle condizioni atmosferiche ^^
Ci tengo a dedicare questa storia a sheswanderlust e Sho Ryu Ken, perché è solamente grazie ai loro stupendi racconti che ho trovato il coraggio e l’ispirazione per buttar giù questo breve scritto *-*
Spero che la lettura sia stata piacevole per tutti, e devo dire che ho già voglia di scrivere qualcos’altro su questi due ragazzoni :3
Grazie a chiunque si fermerà a leggere/recensire, sapete che è molto importante ricevere pareri sinceri e costruttivi, quindi non abbiate timore di bacchettarmi e farmi notare se qualcosa non quadra XD
Alla prossima avventura ♥
  
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