Una voce li distrasse dal loro lavoro.
- Buongiorno a voi, carissimi unicorni.
- Stamane il sole è sorto come sempre, scaldando la città coi suoi raggi luminosi, ma non era nulla paragonato al tuo sorriso che adesso scalda il mio cuore.
- Oh… – sibilò Sunrise nauseato.
- Ignoralo, cara – sorrise Petrus, avvicinandosi a Tulip e stringendola in un abbraccio.
- Cosa mi raccontano i carissimi unicorni? – chiese Tulip, parlando a quel modo confidenziale che Sunrise mal sopportava.
- Oh, sto leggendo un manuale avanzato di magia curativa. È molto impegnativo, mi serviva proprio una distrazione. Sei arrivata al momento giusto per incoraggiarmi, mio splendore.
- Beh, immagino che sarai molto stanco. È durato fin a tarda notte il ricevimento?
- Che succede?
- Voglio essere sincero con te, mia cara. Ieri la mia presenza non era gradita e mi è stato vietato l’accesso nella casa dove sono stato ospite tante altre volte. Molti unicorni non approvano la nostra relazione e Haughty Bumptious, che credevo mio caro amico, è uno di questi.
- Mi dispiace, Petrus.
- E di cosa, tesoro? Sono loro che debbono dispiacersi. Anzi, vergognarsi. Sunrise e io siamo andati a passeggiare per i tranquilli sentieri della campagna. La luna è stata una carissima compagna ieri notte, molto più quieta, molto più interessante.
- Petrus Adamo, signore, spero di non disturbare – entrò esitante una guardia reale – Princess Celestia desidera vedervi.
- Oh sì, me n’ero dimenticato. Tulip, resta pure con Sunrise. Devo discorrere di alcuni affari con la sovrana, ma non impiegherò assai tempo.
- Tu sai leggere?!
- Oh, scusami, le parole mi sono uscite con un tono di voce più sorpreso di quanto volessi.
- Sai, mio caro amico, non ci sono solo le scuole private per ricchi unicorni. In ogni paese e città c’è almeno una scuola pubblica, frequentata da ogni specie di pony. Gli umili pony di terra non fanno eccezione.
- Oh, non ne avevo idea.
- Credevi forse che i pony di terra fossero rimasti analfabeti? Il problema dell’analfabetismo è notevolmente diminuito negli ultimi anni, grazie alle scuole pubbliche e all’istruzione obbligatoria per ogni pony. Mi stupisce che non ne fossi informato, Sunrise.
- Il fatto è che… non credevo… Perché un pony di terra dovrebbe imparare a leggere e a scrivere? Insomma, non servono queste cose per… ahm…
- Lavorare la terra? I tempi sono cambiati, Sunrise. Ci sono “pony di terra” che aspirano a molto di più che limitarsi a lavorare la terra. E, in ogni caso, contadino non è sinonimo di ignorante e tutti meritano un’istruzione.
- Posso chiederti cosa leggi?
- Macbeth di Shakespeare.
- Oh, sì, la tragedia di quel pegaso che, istigato dalla moglie e influenzato da tre streghe, finisce per compiere efferati omicidi.
- Omicidi destinati a non restare impuniti. Macbeth e la moglie non avranno lieta sorte. Ho sempre apprezzato le tragedie shakespeariane.
- Hai letto Giulietta e Romeo?
- Se ho letto Giulietta e Romeo? Quella è la tragedia per eccellenza. Due unicorni innamorati, ma appartenenti a due nobili casate in perenne conflitto tra loro, separati dall’odio, uniti dall’amore, trovano pace solo nella morte.
- “Perché mai ci fu destino così reo, come questo di Giulietta e del suo Romeo”.
- Cosa ne pensi di Amleto?
- “Essere o non essere, questo è il dilemma”. E un unicorno più problematico di Amleto non esiste di certo.
- Oh, vedo che cominciate a fare amicizia. Mi fa piacere.
- Beh, Petrus, devo ammetterlo. Non avrei mai immaginato che un giorno avrei discorso di letteratura teatrale con un pony di terra.
- Il tuo amico ha dei pregiudizi sulla mia specie, dico bene?
- Indovinato, tesoro. Devi solo compatirlo un po’. Io lo faccio sempre.
- Ehi!
- Leggi pure qualcosa di tuo gradimento, Tulip. Sunrise e io dobbiamo studiare alcune…
- Petrus, per carità!
- Petrus, vi supplico! Mia moglie! Dovete venire!
- Calmatevi, Antares. Spiegatemi cosa succede.
- Mia moglie ha perso la ragione, l’ho dovuta lasciare in preda a tremendi attacchi isterici. Venite, curatela, vi supplico!
- Muoviamoci, Antares. Farò quanto è in mio potere.
- Vengo con te, Petrus – si aggiunse Sunrise, seguendo i due unicorni.
- Aspettatemi – disse Tulip, unendosi al gruppo.
- Artemisia, amore mio, non fare così. Ti prego.
- Fatevi da parte – ordinò Petrus, avvicinandosi alla paziente.
- Adesso rilassa il tuo corpo e non opporre la benché minima resistenza.
- Che succede? – domandò Tulip, sorpresa.
- Le sta curando la mente – spiegò Sunrise.
- Che cosa?
- Non ne sei a conoscenza? Petrus Adamo è uno dei pochi unicorni a possedere questa rarissima dote. Curare le ferite e le malattie della mente. Di unicorni con un simile potere ne nasce uno ogni mille. Chi possiede questa dote non deve necessariamente essere un guaritore e studiare le arti curative, basti che disponga di un livello d’empatia fuor misura. Con la magia può unire il proprio spirito a quello del pony da curare e, con esso, vagare nei meandri della sua mente sconvolta e aiutarlo ad affrontare e schiacciare il suo male.
- Davvero? – chiese Tulip, sbalordita.
- Che sia un trauma represso, una pazzia della mente, Petrus aiuta il paziente ad affrontarla. Non è la prima volta che lo vedo curare pony “feriti” alla mente. Vorrei proprio che esistesse uno specchio magico che mostri cosa accade in quell’ignoto posto che solo Petrus e il rispettivo paziente hanno modo di esplorare.
- È strabiliante. Non immaginavo che Petrus fosse capace di cose simili.
- Guaritore di corpi si diventa, guaritore di menti ci si nasce. Come lo invidio e, allo stesso tempo, sono orgoglioso di lui.
- Per favore, Antares, sarebbe bene non toccare nessuno dei due. Non infastidite i loro spiriti. In questo momento è come se vostra moglie stesse affrontando una battaglia. State tranquillo, grazie a Petrus ne uscirà indenne.
- Oh, Sunrise, sono così angustiato. Artemisia era strana in questi giorni, i nervi tesi come corde di violino pizzicate. Ma una simile trasformazione… Posseduta dalla disperazione, dalla follia. E io, impotente e ignorante!
- Avete fatto quel che ogni pony responsabile avrebbe fatto: chiamare un competente guaritore. Il mio amico non ci deluderà.
- Perdonate se mi intrometto – fece Tulip, avvicinandosi ad Antares e rivolgendogli un sereno sorriso – Angustiarvi così non serve a nulla, vi posso suggerire di prepararvi una bevanda calda? Aiuta a stendere i nervi.
- I-io credo che tu non abbia torto… signorina?
- Tulip.
- Signorina Tulip. Vado e torno. Mi fido sia di Petrus che di Sunrise.
- Credo di sapere cosa sia accaduto.
- Dici davvero?
- Osserva quelle porcherie sul comodino laggiù.
- Non dirmi che pensi si sia avvelenata?
- Non volontariamente. Non sono pochi gli incoscienti che senza la minima esperienza cercano di preparare infusi d’erba molto forti per rilassare i nervi. Quel che pochi sanno e molti ignorano è che tali infusi e miscele, se preparati male, possono sortire, una volta bevuti, tutt’altro effetto. Nei casi peggiori c’è chi si sia anche gettato dalla finestra in un momento di frenesia provocato da questi infusi preparati alla buona.
- Quelli sono la causa, ma per curare davvero la ferita della mente, Petrus deve scoprire il motivo che ha spinto la povera Artemisia a preparare e poi prendere quegli infusi.
- E lo scoprirà.
Dopo ore d’estenuante e angosciosa attesa, Artemisia aprì gli occhi. Aveva il viso sereno, un sorriso sfuggì alle sue labbra, che subito vennero schiacciate da quelle del marito, che la baciò tra le lacrime.
- Aspetta – fece Sunrise avvicinandosi – Ti tolgo questo bestione di dosso.
- Si sente bene? – domandò Artemisia preoccupata.
- Tutto nella norma. Questo potere è affascinante, ma ogni cosa bella porta altresì seccature. Questo tipo di magia richiede uno sforzo intellettuale e spirituale tali da ridurre all’estreme forze il corpo. Ci vorranno delle ore prima che Petrus possa tornare a muoversi.
- Quindi è paralizzato? – domandò Antares.
- Solo momentaneamente. Ripeto, è tutto nella norma.
- Artemisia, mia cara, non temete e parlate con vostro marito. Lui capirà.
Antares cinse le spalle della moglie.
- Tesoro, è vero. Qualunque cosa sia, possiamo affrontarla insieme. Tu non devi avere segreti con me.
- Va bene, dirò tutto. Ma ora vorrei dormire. Mi sento ancora stravolta, è stato tutto così strano.
- È la mente pony! – esclamò Sunrise ridendo – Se non è strana quella, cosa lo è?!
- Non potrebbe muoversi neppure volendo – ribatté Sunrise, rivolgendo all’amico un sorriso sornione.
- Oh no – fece Petrus rassegnato – Sunrise, smettila! Lo sai che mi dà fastidio!
- Sunrise!
- Se vuoi che la smetta, alza uno zoccolo.
- Sai che non posso!
- Oh…
- Sei peggio di un puledrino! Grande e vaccinato, si diverte con questi giochetti.
- Non mi divertono questi giochetti, mi diverte vedere le vene della tua fronte pulsar di rabbia.
- Sunrise, io ti uccido!
- Guardateli – rise Tulip – E questi sarebbero i due unicorni guaritori più famosi di Equestria? Che Dio ci aiuti – aggiunse con un bonario sorriso.
- Ero in pensiero, lo sai?
- Non c’era nulla da temere, Tulip. Non è la prima volta che curo le ferite della mente. Certo, capisco che dal di fuori l’attesa è estenuante. Per me e Artemisia sarà passata mezz’ora appena, ma in realtà siamo stati incoscienti per diverse ore, dico bene?
- Puoi dirlo. Quante ore resterai paralizzato?
- Non lo so con precisione. Posso muovere solo la testa. Alle volte passo così due ore, altre volte cinque e così via.
- Una volta è rimasto paralizzato per dieci ore di fila! – esclamò Sunrise con un sorriso divertito.
- Lo devi proprio raccontare a tutti, eh, Sunrise?
- Riesci sempre a stupirmi, mio caro Petrus Adamo.
- Questo tuo bacio mi dà ogni forza. Restassi paralizzato anche per più di dieci ore, se ricevessi di continuo i tuoi baci, sopporterei la pena con maggior letizia…
- Come osi poggiare le tue schifose labbra sulla guancia dove poco prima hanno poggiato quelle bellissime della mia signora?!
- Oh, Petrus, sei così nervoso. Ti do subito un altro bacio.
- Sunrise!
Passarono diverse ore, durante le quali i tre pony chiacchierarono tra loro. Tulip e Sunrise ebbero modo di discorrere di letteratura, constatando di avere quasi gli stessi gusti. Questo, con gran gioia di Petrus, li avvicinò. Passate le ore, Petrus tornò a muoversi normalmente.
- Finalmente! Mi sento tutto intorpidito.
- Oh, meno male – fece Artemisia, entrando nella stanza – Sono felice che stiate bene.
- Avete parlato con vostro marito, mia cara?
- No. Ho riposato, rimuginato, dormito un po’. Ma ora sono pronta. Antares, vieni, per favore.
- Artemisia, cosa c’è? Vuoi parlarmi?
- Noi togliamo il disturbo.
- No, Petrus. Per favore, restate. Voi pure, Sunrise e Tulip. Quel che ho da dire a mio marito non merita d’esser nascosto come un segreto orribile.
- Antares, io credo di essere incinta.
- Ma è meraviglioso.
- No, non lo è.
- Antares, potrebbe nascere un pegaso oppure… Ci sono molte probabilità che sia un unicorno.
- Non desideri un figlio unicorno?
- Non essere ridicolo! Che differenza può avere per me? Nascesse anche paradossalmente un pony di terra, sarebbe comunque nostro figlio!
- Allora cosa c’è?
- Se nascerà unicorno, sarà un impuro. Verrà inserito in quella dannata lista e sarà trattato come un reietto. Nessun unicorno vorrà averlo intorno e sarà dura per lui studiare, cercare lavoro e inserirsi nella società. Tu stesso, destinato a una grande carriera, hai dovuto rinunciare a tutto per stare con me, sciagurata! E se nostro figlio sarà un unicorno impuro, ancor più infausto sarà il destino che lo attende. Oh, Antares. Il pensiero di essere la causa della rovina di mio figlio, che già amo con tutto il cuore, mi ha indotto a intossicarmi con infusi d’erba mal preparati. Volevo allontanare il pensiero, dimenticandolo per un po’ con i dolciastri profumi di queste miscele. E guarda come m’avevano ridotta! Mi sento così infelice.
- Artemisia, tu non devi più tenerti dentro sentimenti simili. Amore mio, ma cosa m’importa dei pregiudizi degli altri, della dubbia morale di questa società?
- Importerà, perché in società viviamo.
- Allora le cose devono cambiare. E nostro figlio, qualunque specie sia, farà parte di questo cambiamento. Non importa cosa, ma chi sarà. Pegaso o unicorno, voglio che sia un pony sano e di buoni principi.
- La fai facile tu. Ma che vita avrà se sarà un unicorno? Se verrà inserito nella lista degli impuri!?
- Vieni qui – Antares la strinse in un abbraccio – Non la sto facendo facile. Dico le cose come sono. Vedrai, andrà tutto bene. È nostro figlio.
Petrus stava finendo di leggere il manuale avanzato di magia curativa, Tulip si avvicinò a Sunrise, intento invece a sistemare una pila di libri lungo gli scaffali, catalogandoli in ordine alfabetico.
- Tu non sei così intollerante e chiuso come vuoi far credere.
- Cosa?
- Ho visto il tuo sguardo quando Artemisia parlava. L’espressione mesta che avevi quando questa ha nominato la lista degli unicorni impuri.
- Non significa niente. Senza offesa, ma non concepisco le relazioni tra razze diverse.
- Lo dici perché fin da piccolo sei stato improntato a questa mentalità, ma il tuo cuore ti parla.
- Che cosa sciocca. E cos’avrebbe da dirmi il mio cuore che non mi dice già la mia mente?
- Ma la mente a volte è traviata da pregiudizi e preconcetti, il cuore invece è immune a queste cose, il problema è che non tutti lo ascoltano. Ma tu sì.
- Forse leggi troppi sentimentali. Posso consigliarti qualche manuale di scienza?
- La psicologia è una scienza. E in fondo è un po’ psicologia ciò che dico.
- Psicologia, filosofia, che scienza sia non fa differenza! Sono stanco, chiudiamola qua.
- Tu sei un bravo pony, Sunrise.
- Di cosa parlate?
- Di quanto il tuo amico sia negato a fare il duro.
- Oh sì, è un gran tenerone in fondo.
- Non state parlando di me, vero? Perché se state parlando di me, siete pazzi!
- Vogliamo andare, tesoro?
- Certo, Petrus.
- Sunrise, vuoi venire a cena con noi?
- Già, perché non vieni? – lo invitò a sua volta Petrus.
- Davvero? Ma non sarò il terzo incomodo?
- Oh, sciocchezze! – replicò Petrus – Io e Tulip possiamo cenare da soli una qualunque sera. Se per una volta ci fai compagnia, non casca il mondo. A noi fa piacere.
- Sempreché al nobile Sunrise non dispiccia unirsi a due reietti come noi e cenare in un’umile rosticceria – aggiunse Tulip in tono scherzoso.
- E va bene. Fatemi sistemare questi libri e possiamo andare. Offre Petrus però, eh!
Passarono una bella serata, Sunrise e Tulip approfondirono la loro conoscenza e Petrus fu lieto di constatare che, malgrado i preconcetti dell’amico, quest’ultimo mostrava gradire la compagnia della fidanzata. Finita la cena, passeggiarono per un po’ per le strade affollate di Canterlot. Poi si separarono. Petrus accompagnò Tulip a casa, Sunrise si recò verso la propria abitazione, in centro. Camminando, ripensò con un sorriso a quel che gli aveva detto Tulip, quando aveva infine asserito che fosse un bravo pony. Si fece serio, ripensando invece alle lacrime della pegaso Artemisia, avvolta dalle zampe del marito che le dava conforto.
- Non avevo mai visto un pegaso piangere – sussurrò a sé stesso – Proprio un pegaso…
Rise, rendendosi conto che quei pensieri glieli aveva suscitati Tulip, con quella sua frase “sei un bravo pony” che gli rimbombava nelle orecchie.
- Ah, sciagurato me. Discorro di letteratura con lei, commentiamo le tragedie shakespeariane, scherziamo e non mi irrito più del suo tono confidenziale. Sarò proprio ammattito ad essermi trovato un pony di terra per amico!