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Autore: Lady Lara    27/07/2019    4 recensioni
Tratto dall'incipit.
“Mi dispiace … mi dispiace veramente … ma il mio cuore deve restare di ghiaccio!”
La sua mente se ne stava facendo una convinzione e stava alzando dei muri spessi intorno a quel cuore. Ne aveva bisogno perché … perché quegli occhi verdi e quelle labbra di ciliegia, erano riusciti a scalfire quel ghiaccio irrimediabilmente!
Una giovanissima Emma Swan, studentessa universitaria, incontra "casualmente" un giovane che sconvolgerà la sua vita e la condizionerà nelle sue scelte professionali e sentimentali. Il destino è spesso crudele e la vita lascia traumi difficili da superare. L'amore a volte può essere un trauma, specialmente quando ti viene strappato agli albori, quando le speranze sono tante e i sentimenti sono potenti ma, una nuova possibilità fa risorgere la fenice dalle sue ceneri. Emma si chiederà come si è potuta ingannare e innamorare in breve così profondamente. Dovrà lavorare duramente su se stessa per erigere i muri che la proteggeranno, ma se la fenice risorgerà dalle sue ceneri? Sboccerà ancora l'amore? Sarà Emma la fenice? O sarà il bellissimo uomo misterioso che, da un quadro visto in un museo, tormenta i suoi sogni con i suoi magnetici occhi azzurri?
Genere: Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo 58
 

Obiettivo finale
Terza parte
 
 
- Emma perché quell’espressione abbattuta?!
 
La giovane profiler era rientrata verso le 19,30 a casa di sua zia Ingrid.
Dopo l’incontro avuto con l’ostetrica Zelina e il Dr. While era tornata in ufficio e lì aveva trovato una situazione piuttosto impegnativa, dovuta ad un pluriomicidio accaduto durante la notte precedente. La mattina, prima dell’appuntamento in ospedale, aveva fatto con Graham un sopralluogo nell’appartamento dove si era consumato il delitto e non era stato un bello spettacolo quello che avevano visto. Con il risultato negativo avuto durante l’incontro con i sanitari e il resto del pomeriggio, aveva avuto abbastanza di che abbattersi!
Nonostante la pesantezza vissuta sul lavoro, normale routine per lei e i colleghi, ciò che la disturbava profondamente era l’idea di non aver fatto nessun progresso nella ricerca di Henry.
 
– Sei passata a trovare Brennan per caso?
– Brennan?!
 
Come aveva dimenticato il nonno di suo figlio? Non aveva nemmeno chiesto nulla a Ingrid della salute dell’uomo! Era tornata dall’Irlanda da due giorni e non aveva avuto il tempo di pensarlo! Non era così strano in fin dei conti, la sua mente era stata occupata da cento altri pensieri!
 
– Io sono stata anche questa mattina da lui, gli ho detto che sei tornata e ti aspettava!
 
 
Certo che l’aspettava! Brennan sapeva tutto ormai! Sapeva che lei in Irlanda avrebbe incontrato suo figlio Killian e che questi era a capo di una squadra speciale in incognito della D.E.A.  Era stato molto orgoglioso di lui quando Emma gli aveva raccontato la verità e si era rammaricato che il bambino, creduto allora morto,   fosse stato il frutto dell’amore vissuto con Killian.
 
– No mamma … non sono riuscita a passare da lui … non sono stata nemmeno in Casa Famiglia! Ho avuto un pomeriggio nero! Come sta Brennan?
– Per niente bene Emma! Gli si sta formando  del liquido nel polmone rimastogli e i medici non fanno che aspirarlo. Non è una situazione che potrà andare avanti molto. La chemioterapia gli sta dando solo effetti collaterali e lui stesso ha chiesto ai medici d’ interromperla.
 
Questa notizia non poteva che cadere come un altro macigno sull’animo di Emma. Pensò che doveva andare da Brennan quanto prima. Lui si aspettava notizie di Killian e gli avrebbe dato anche la notizia di avere un nipotino vivo e in ottima salute. L’indomani avrebbe preso qualche ora di permesso per motivi familiari e sarebbe andata sia da Brennan sia dalla piccola Alice in Casa Famiglia.
 
Ingrid aveva preparato la cena ma Emma appena piluccò il cibo.
 
– Emma non ti riconosco! Che fine ha fatto il tuo proverbiale appetito davanti agli anelli di cipolla fritti?! Ne vai matta e non li hai nemmeno guardati!
– Mamma …
- Emma mi stai preoccupando! Cosa devi dirmi? Il tuo tono è tutto un programma! Cosa è successo?
 
Emma sorrise a sua zia, cercando di farle spegnere la preoccupazione. Riconobbe che Ingrid avesse le antenne per lei e le sue due cugine.
 
– Stai tranquilla! Non è morto nessuno! Anzi, proprio il contrario in verità!
– Non capisco!
– Da tempo volevo dirti quello che ho scoperto su Kim …
- Kim? Il tuo Kim Steward?!
– Proprio lui mamma!
– Che altra nefandezza hai scoperto su quel criminale?
– Non era un criminale ma un agente dell’anti droga in incognito …
- Mio Dio! Era un bravo ragazzo e te lo hanno ucciso davanti mentre faceva il suo dovere?! Oh! Tesoro! Per questo stai così?
– In realtà non è morto mamma! Era una messa in scena per avere un testimone della sua morte e  continuare la sua missione sotto traccia!
– Ti ha usata?!
– Un caso che ci siamo conosciuti … non lo aveva calcolato di innamorarsi di me …
- Santo cielo! Vuoi dire che ti ha causato deliberatamente quel dolore? Un delinquente comunque! Lo avessi per le mani non so cosa gli farei! Come hai scoperto la verità?
– Lascia stare tutto il percorso, fatto sta  che l’ho scoperto! In tutti questi anni ha fatto in modo di mantenersi in contatto comunque,  con il suo vero nome, pure se non ci siamo mai visti e io non sapevo che fosse lui …
- Aspetta, aspetta! Si è mantenuto in contatto con te? Io non ne sapevo nulla?
– Oh mamma! Tu lo hai saputo fin dall’inizio! Tu lo hai pure visto! È venuto in questa casa riportandomi svenuta tra le sue braccia!
 
Emma sorrideva mentre Ingrid sbiancava a bocca aperta.
 
– Stai … stai dicendo che Killian … Killian il fratello di Liam, il cognato di Elsa … il figlio di Brennan!
– Già! Proprio lui …
- Killian è un agente in incognito?!
– Il geniale Capitano di un’intera squadra speciale mamma!
– Non ci posso credere Emma! Brennan lo sa di suo figlio?
– Gliene ho parlato prima di partire per l’Irlanda. È con lui che ho lavorato nei giorni passati!
 
Lo sguardo di Emma si era addolcito e Ingrid vi lesse chiaramente il sentimento che sua nipote nutriva per il giovane.
 
– Oh tesoro! Lo hai ritrovato e hai scoperto quanto lo ami ancora! Ti si legge negli occhi!
– Mamma sapessi! Questi pochi giorni con lui, nonostante le difficoltà del caso e il pericolo corso … sono stati meravigliosi!
– Vi … vi siete ritrovati in … in tutti i sensi?
 
Emma capì perfettamente cosa sua zia intendesse e pur non rispondendo verbalmente le rispose con il rossore che imporporò le sue guance.
 
– Lui ti ama ancora vero? Ricordo come si era interessato quando sei stata rapita. Fu lui ad avvisarmi che il tuo cellulare stava ancora per strada e a chiamare la polizia!
– Ha cercato di essermi vicino come meglio ha potuto, nonostante mantenesse il riserbo sulla sua identità. Mi è stato vicino anche durante il parto e io pensavo fosse un infermiere …
- Cooosa?! Questo non me lo aspettavo! Che bel gesto che ha avuto! Povero ragazzo anche lui però! Il piccino non ce l’ha fatta!
 
Ingrid aveva gli occhi inumiditi dall’emozione e dal triste ricordo. Emma doveva dirle tutta la verità.
 
– Mamma … Killian aveva scoperto che Manguso voleva rapire me e mio figlio su commissione di Gold!
– Maledetti! Questo era il motivo dell’attentato?
– Si, era questo! Per impedire che ci riprovassero, Killian ha messo in atto lo stesso piano che aveva usato per Kim …
 
Ingrid era ammutolita e guardava sua nipote con gli occhi sbarrati. Stava facendo mentalmente due più due …
 
- Emma … stai dicendo che Henry …
 
Era Emma, ora, ad aveva  le lacrime agli occhi per l’emozione. Ingrid aprì le braccia per accoglierla e abbracciarla forte.
 
– Piccola mia! Il tuo bambino è vivo?! È vivo!    
- Si, si mamma! Me lo ha detto Killian prima che ripartissi! Lo devo ritrovare assolutamente!
– Tesoro mio! Certo che lo dobbiamo ritrovare! Ma lui non ti ha detto dov’è?
 
Emma si sciolse dall’abbraccio con un’espressione vagamente colpevole.
 
– Ammetto che non ci siamo lasciati bene! Ero sconvolta, arrabbiata con lui per tutte le bugie che mi ha raccontato …
- Erano a fin di bene tutto sommato!
– Si … vero ma mi ha dato tanta di quella sofferenza che non ho potuto reggere oltre e sono fuggita da lui!
– Tesoro mio! Come darti torto?! Non avrà avuto altra soluzione probabilmente! Ma ha cercato di esserti vicino …
- Si, ammetto che lo ha fatto a modo suo e mi ha mandato Lorna per farmi seguire … ne ha fatte d’ogni colore veramente, in male e in bene! Non so più nemmeno io se odiarlo o amarlo ancora!
– Leggi nel tuo cuore figlia mia! L’amore vero non è facile da trovare, ma quando lo si trova non va fatto fuggire!
– Non mi ha nemmeno richiamata questi due giorni …
- Tu avresti risposto nel caso?
– Certo che no!
 
Ingrid sorrise all’espressione orgogliosa di Emma.
 
– In amore l’orgoglio è cattivo consigliere! Dovresti saperlo meglio di me con i tuoi studi!
 
Razionalmente Emma lo sapeva bene. E la ragione stessa le suggeriva che Killian non sarebbe mai cambiato nelle sue modalità d’azione. La amava, ne era certa, aveva visto i suoi quadri, quanto sentimento sprigionassero e quanto desiderio di espiare c’era in essi. Le immagini, dipinte meravigliosamente su quelle tele, venivano direttamente dall’anima di Killian. Somigliava così tanto a suo padre Brennan! Come lui, aveva rappresentato sulle tele il suo rammarico e il suo desiderio di farsi perdonare.
Brennan cercava il perdono di Killian, ma suo figlio era un gran testardo. Killian cercava il perdono di Emma, ma lei non era meno testarda. Con le parole di sua zia se ne stava rendendo conto, ma era più forte di lei, ancora non riusciva a perdonare del tutto Killian Jones e avrebbe insistito a cercare suo figlio Henry senza chiedergli nulla.
 
– A Neal lo hai detto che hai ritrovato il tuo primo amore perduto? Sei tornata in fretta ieri sera …
- Non sono riuscita a dirglielo! Anche se con Killian ho chiuso, non è il caso di continuare quella che con Neal sarebbe una farsa. Quando tornerà, tra pochi giorni, glielo dirò definitivamente e gli restituirò questo anello. Non ci sarà nessun matrimonio!
 
Ingrid annuì mestamente.
 
– Voglio la tua felicità Emma! Qualsiasi tu scelga!
- Grazie mamma! Ti voglio bene! Non so come sarebbe stata la mia vita se tu non fossi stata al mio fianco dopo la morte della mamma e del papà! Non ti ho mai ringraziato per questo!
– Non mi devi ringraziare di nulla figlia mia! Sei quello che mi resta della mia cara sorella, le somigli tanto lo sai?
 
L’abbraccio tra Emma e sua zia Ingrid, in quel momento, fu tra i più dolci che Emma ricordasse. Quel calore affettivo la riempì di nuove speranze. Lei non si sarebbe arresa, sarebbe andata avanti nel suo scopo.
 
***
Quella mattina Emma prese il permesso per motivi familiari e verso le 10,30 si recò in ospedale per la visita mattutina ai pazienti.
 
Brennan giaceva nel suo letto, pallido e smunto. Emma si rese conto che avesse perso ulteriormente peso in quei pochi giorni che lei era stata assente. Il liquido di diversi flaconi scendeva tramite il tubicino della flebo nel braccio dell’uomo. Lui non la notò subito appena si palesò alla porta, distratto a guardare verso la finestra alla sua sinistra, ma scattò con il sorriso sulle labbra disidratate e screpolate, appena sentì la sua voce chiamarlo.
 
– Emma sei qui!
 
Gli occhi azzurro mare dell’anziano si erano illuminati di gioia nel vederla e Emma si rese conto di quanto Brennan gli si fosse ormai affezionato. Anche lei gli voleva bene, era stato naturale volergliene, forse proprio perché in lui c’era qualcosa di suo figlio Killian.
 
La prima parte della loro conversazione fu dedicata alla salute di Brennan. L’uomo era piuttosto scoraggiato e da quello che Emma stava vedendo con dispiacere doveva ipotizzare che gli restasse veramente poco.
 
– Basta parlare di me e del mio male! Dimmi di Killian piuttosto!
– Lui è in gran forma, puoi star tranquillo!
– Tu?
– Io cosa?!
 
Un sorriso furbo  si stava stendendo sul viso segnato dalla sofferenza di Brennan.
 
– Stare vicini per lavoro non vi ha fatto qualche brutto effetto?
– Ma no! È andato tutto bene …
- Non sai mentire Emma! Sei l’unica donna che io abbia mai conosciuto che non sappia dire bugie!
– Mi ha destabilizzata non poco tuo figlio! È così arrogante, tronfio, così … così …
- Geniale? Affascinante? Testardo come un mulo?
 
Emma scosse la testa arresa.
 
– Anche tutto questo Brennan! Nel suo lavoro è veramente eccezionale, ma me ne ha fatte troppe per perdonarlo facilmente!
– Eppure tu lo ami ancora!
– Non ne ho nessuna intenzione!
– Mmm! Altra bugia bambina mia!
– Se c’è uno bravo a dire bugie è proprio Killian!
– Sarà uno dei motivi per cui è bravo nel suo lavoro?
– Già! Lo hanno scelto per le sue doti non comuni! Ma queste doti mi si sono rivolte contro in più occasioni!
– Mi dispiace Emma! Mio figlio ti ha fatto soffrire veramente tanto! Spero riesca a farsi perdonare da te un giorno!
– Non lo so Brennan! Ti devo raccontare una cosa però!
 
Brennan le aveva rivolto uno sguardo  incuriosito ma teso. Cosa doveva raccontargli Emma?
 
La giovane iniziò il racconto come aveva fatto con Ingrid e man mano che arrivava al punto, l’espressione sul viso di Brennan passava dal disappunto alla meraviglia e in fine alla gioia.
 
– Emma! Stai dicendo che il mio nipotino è vivo? Mio Dio! Ho un nipotino! Il figlio tuo e di Killian!
 
Brennan aveva le lacrime agli occhi e si passava la mano destra sulla fronte, mentre poggiava la testa ai cuscini sollevati.
 
– Ti ha detto che lo ha fatto adottare? Ma lui sa dove si trova? Devi fartelo dire Emma! Non perdere tempo a cercarlo! Lui deve dirtelo!
– Il problema è che sono troppo arrabbiata con lui e non ho intenzione di rivederlo!
 – Figliola! Non essere testarda come lui! Ti rendi conto che sciocchezza la tua rabbia difronte al ritrovamento di tuo figlio? Gli darei un paio di sculacciate fatte bene al mio ragazzo, se lo avessi davanti a me!
 
Emma rise all’immagine che Brennan le aveva suscitato.
 
– Non ti ci vedo a sculacciare Killian!
 
Anche Brennan sorrise, ma il suo sorriso divenne una smorfia di dolore improvviso.
 
– Bren! Tutto bene?
 
L’uomo respirava a fatica.
 
– Purtroppo ogni tanto sento questo dolore lancinante. La morfina sta finendo il suo effetto!
– Chiamo l’infermiera!
 
Emma corse nel suo intento e ritornò con l’infermiera. La donna portava un altro flaconcino che appese alla flebo. Era un’altra massiccia dose di morfina, l’unico medicinale che dava sollievo al dolore di Brennan.
 
Il liquido iniziò a fluire nella vena del paziente. L’infermiera si assicurò che stesse procedendo correttamente e poi lasciò soli paziente e visitatrice. Emma rimase fino a che Brennan riprese a rilassarsi, ormai con i dolori che si stavano calmando. Lo lasciò con una carezza e un bacio sulla fronte, promettendogli silenziosamente che avrebbe trovato Henry al più presto. Voleva che in qualche modo Brennan potesse conoscere suo nipote, fosse stato anche solo in fotografia.
 
***
Come poteva accelerare i tempi? Pur riuscendoci, lei era un’estranea per suo figlio! Già aveva riflettuto su questo! Doveva trovare l’aggancio giusto per arrivare alla famiglia adottiva di Henry. L’unico che poteva forse aiutarla un minimo era David Noland. Da avvocato, esperto in materia di adozioni, sicuramente le avrebbe suggerito i passi da fare per conoscere a quale famiglia fosse stato dato suo figlio.
 
Quel pomeriggio finì prima il suo lavoro. Era stato facile stilare il profilo dell’omicida e già il Comandante Shatneer aveva avvisato la Squadra Omicidi e il Procuratore distrettuale per ottenere un mandato di arresto per il presunto colpevole. Olden e Graham le avevano fatto i complimenti, trovando credibile al cento per cento quanto da lei concluso, e questo l’aveva incoraggiata ad avere un cipiglio più ottimistico nel momento in cui varcò il cancelletto della  Casa Famiglia “Biancaneve e i sette nani”.
Non sapeva cosa aspettarsi al suo arrivo. Era preoccupata per la piccola Alice. Aveva telefonato prima a Mary Margaret per sapere e questa le aveva raccontato che la piccina sembrasse non aver recepito quanto lei le avesse spiegato.  Emma non ne fu sorpresa, Alice non aveva ancora l’età per capire il significato della definitività della morte.
 
In giardino alcuni dei bambini giocavano con l’altalena e la giostrina. Sullo scivolo, seduta ferma, assorta nei suoi pensieri, vide Alice. Le sembrò come spenta e il cuore le si strinse in petto per lei. Voleva così bene a quella creatura innocente! Le risuonò nelle orecchie la richiesta di Killian.
 
“Farle da madre … sarebbe bello se avessi al mio fianco chi dovrebbe farle da padre!”
 
Alice sollevò lo sguardo verso di lei e i suoi occhi, azzurri come il Fiordaliso, si illuminarono di gioia. Gridando il suo nome si lasciò scendere veloce lungo lo scivolo, per correre ad abbracciarla alle gambe.
 
– Sei tornata finalmente!
– Sono qui tesoro, sono qui!
 
La piccola, ancora aggrappata alle sue gambe, alzò i suoi occhioni verso di lei, che si stava piegando per prenderla in braccio.
 
-  Lo sai che è successa una cosa alla mia mamma?
 
Emma non si aspettava che ne parlasse così presto, visto la strana reazione che le aveva descritto Mary. Preferì inginocchiarsi alla sua altezza e ascoltarla.
 
– Cosa è successo Fiordaliso?
– Mary mi ha detto che mamma Eloise è partita per un viaggio in cielo e non potrà tornare più!
– Sei triste per questo Alice?
- Non lo so … mamma era sempre in viaggio!
 
Il fatto che la vedesse poco giustificava la lontananza e le rendeva di sicuro la cosa meno difficile da accettare.
 
– Sai Alice … quando le persone partono per il cielo, diventano angeli! Noi non le possiamo vedere, ma loro ci vedono e vegliano su di noi. Eloise ti proteggerà dal cielo come il tuo angelo custode!
 
La bambina la guardava dritta negli occhi e le fece un sorriso dolce, contenta di sapere della sua mamma-angelo. Poi improvvisamente si rabbuiò e i suoi occhi furono pronti al pianto. Ancora ad Emma si strinse il cuore per lei.
 
– Che stai pensando tesoro mio?
– Vero che tu non partirai per il cielo Emma?
– Che dici Alice?! Non ho nessuna intenzione di partire per il cielo!
– Mi prometti che se parti come questi giorni torni sempre?
– Certo che te lo prometto Alice! Hai paura che io non torni?
– Io voglio una mamma che posso vedere, non la voglio una mamma che fa l’angelo e io non la posso abbracciare quando voglio!
 
Le si buttò tra le braccia e la strinse forte. Emma ricambiò l’abbraccio con affetto.
 
Alice le stava chiedendo palesemente di farle da madre, a quanto pareva sembrava d’accordo con Killian Jones! Non poteva però crearle false aspettative.
 
- Lo sai che tu hai un papà Alice? Lui verrà a prenderti e starai con lui!
– Si lo so che ho un papà! Però lui non viene mai a trovarmi! Io voglio te!
– Lo - lo sai?!
– Si!
– Lo hai visto qualche volta?
– Lo hai visto pure tu!
 
Il cuore nel petto di Emma fece una sorta di capriola. Lei lo aveva visto e non solo! Ma cosa ne sapeva Alice?
 
– Ma no Alice! Quando l’avrei  visto il tuo papà?!
- Lo hai visto da Regina!
 
La bambina era convinta e muoveva affermativamente la testolina di lunghi riccioli biondi.
Emma ricordò di averla portata con sé, l’inverno precedente,  alla galleria di Regina. Il quadro di Captain Hook aveva colpito molto la piccina, che allora ancora parlava poco, ma ricordava che pestando il piedino in terra aveva insistito a chiamarlo “papà”. Allora Emma non aveva ancora capito che Kim e Killian fossero la stessa persona, per lei quel quadro somigliava incredibilmente al suo compianto Kim Steward e per il fatto che Alice chiamasse tutti gli uomini papà, non ci aveva fatto caso più di tanto.
Adesso che sapeva la verità e sapeva che fosse stato proprio Killian a soccorrere Eloise e la sua bambina, le era chiaro il comportamento avuto in quel momento da Alice. Evidentemente Killian aveva colpito molto la piccina ed era rimasto nei suoi ricordi come una figura paterna. Da un lato, visto l’evolversi degli eventi, Emma giudicò che questo fosse un bene. Quando Killian sarebbe stato in grado di prendere con sé la bambina, per lei non sarebbe stato un estraneo, né ne avrebbe subito un trauma.
 
Non aggiunse altro a quanto detto da Alice, poiché arrivò di corsa, saltando gli scalini della porta d’ingresso, il piccolo Neal, seguito da sua madre Mary.
 
– Piano Neal! Emma non scappa!
– Emma! Emma!
 
Decisamente anche il “giovanotto” di casa era felice di vederla e le saltò al collo tempestandola di baci come sua abitudine. Emma rideva felice di tutta quella dimostrazione d’affetto. Neal era sempre così vivace e impulsivo! Ma per un vispo maschietto di quell’età era normale. Emma lo rimise a terra, abbracciando anche Alice, temendo che si ingelosisse; Neal era molto amato in Casa Famiglia e era anche un po’ invidiato, essendo il figlio di Mary e David, mentre gli altri piccoli o non avevano i genitori o li vedevano di rado. Emma stava sempre molto attenta alle dinamiche affettive dei bambini. Tra tutti era proprio Alice quella che stava lì da più tempo, gli altri avevano trovato sistemazione e cambiavano di continuo. Per Alice Il rapporto più stabile tra i bambini era proprio con Neal e aveva acquisito un forte attaccamento  alla giovane Psicologa.
Mary fu affettuosa non meno di suo figlio e, nell’abbracciare a sua volta Emma, le chiese sottovoce come avesse trovato la bambina.
 
– Per la situazione e l’età, direi che sta andando benone! Cercherò di essere un po’ più presente con lei. Ne ha bisogno!
– Credo tu abbia ragione Emma!
– Ho visto l’auto di David! È in casa?
– Si, è nel suo studio!
– Lo disturberò qualche minuto allora, ho bisogno di parlargli!
– David è sempre disponibile lo conosci!
 
 Alice, imitata subito da Neal, prese una mano ad Emma e la condussero verso la porta di casa. Ognuno dei due cercava di attirare la sua attenzione e Neal riuscì a prevaricare Alice parlando a raffica di tutto quello che passava nella sua fervida testolina castana. A malapena Emma distinse, tra le varie cose che il piccolo disse, l’intento di fare un viaggio in mare con papà David e … non afferrò il resto, era troppo presa da ciò che doveva dire all’avvocato Noland!
 
– Bambini tutti in casa per la merenda!
 
Il richiamo di Mary ebbe  un effetto immediato su tutti i piccoli ospiti e non meno su suo figlio e Alice. I due lasciarono le mani di Emma e corsero avanti a tutti per prendere la loro merenda. La bionda si scambiò un’occhiata con la mora e al suo cenno di consenso con la testa, Emma si avviò al piano superiore, verso lo studio di David.
 
***
 
Lo sguardo ceruleo di David era puntato sulla giovane bionda che sedeva difronte a lui, seduta alla parte opposta della sua bella scrivania in legno di noce lucido.
Era più di un’ora che Emma era entrata nel suo studio per parlargli e, con calma, gli aveva raccontato tutta la storia di Kim-Killian e soprattutto ciò che le premeva di più, la parte riguardante suo figlio Henry, la simulazione della sua morte e la sua adozione.
 
 – Puoi aiutarmi in qualche modo a rintracciare la famiglia?
 
Emma aveva avuto un tono supplichevole e capì, dall’espressione di David, che questi avesse una quantità di seri dubbi.
La giovane sapeva che David avrebbe fatto il possibile, era un uomo di una generosità e una correttezza fuori dal comune. Vestito con quella polo bianca a maniche corte, gli si notavano i bicipiti muscolosi e tonici e un torace atletico. David era un uomo bello, sia nell’aspetto che nel gioviale carattere. Emma considerava Mary una donna fortunata, aveva trovato l’uomo che poteva incarnare tranquillamente l’ideale del “Principe azzurro” .
 
– Vedi Emma … se dietro c’è una manovra della D.E.A. puoi immaginare che ci sia stata una segretazione in tribunale riguardo alla famiglia e a tutti i loro dati.
– Questo lo immaginavo! Killian è un perfezionista nei suoi piani …
- In fin dei conti voleva proteggere vostro figlio e, credimi, posso capirlo, da padre anche io avrei fatto del mio meglio  per proteggere il mio. Certo non condivido il fatto che tu sia stata tenuta all’oscuro, ma con quello che mi hai raccontato, quest’uomo è stato pieno di responsabilità enormi e parecchio impegnato.
Posso provare a contattare altri colleghi che si occupano del mio stesso campo, nell’ambito del segreto professionale reciproco e della collaborazione, magari qualche notizia potrei strapparla! Tu sei convinta a non voler aver più a che fare con il padre di tuo figlio?
– Dovrò averci a che fare se vorrà vederlo. Ma non voglio cercarlo e dover chiedere a lui!
 
David storse la bocca ascoltando Emma.
 
– Se ha fatto tutto questo, sicuramente lui vuole avere contatti con il bambino e pure se tu lo troverai e ti verrà restituito, non potrai negargli il suo diritto di essere padre.
– Non ho intenzione di negargli questo diritto. Anche Henry ha diritto ad avere suo padre!
 
Il viso di David si distese in un sorriso bonario.
 
– Sono contento che la pensi così! Mi hai detto che lui ha riconosciuto suo figlio, quindi legalmente ha tutti i diritti di vederlo. Se sei d’accordo ci sarà consensualità e tutto sarà più facile. Se foste una famiglia sarebbe perfetto, ma se resterete separati ovviamente dovrete prendere un accordo con un decreto del giudice tutelare!
– Lo so! Farò il possibile per mio figlio. Farò in modo non solo che abbia contatti col suo vero padre, se lui lo vorrà, continuerò a fargli frequentare anche la famiglia adottiva. Sicuramente lo amano e lui li ricambia. Non ho intenzione di provocare un trauma a mio figlio e a delle brave persone che si sono prese cura di lui!
 
David la guardò compiaciuto e con un sorriso intenerito sul volto.
 
– Sei una persona dal cuore d’oro Emma e hai una grande maturità. Tuo figlio potrà essere orgoglioso di averti per madre!
– Sei troppo buono David, ti ringrazio tanto per il tuo aiuto e per queste parole. Sono felice di aver conosciuto te e Mary. In questi tre anni mi è sembrato di rivedere i miei genitori in voi. Mi avete aiutata tanto e ve ne sarò per sempre grata!
– Emma, la cosa è reciproca! Sei venuta per il tirocinio ma hai fatto molto di più e hai dato più di una mano a Mary. Anche noi dobbiamo ringraziarti! Vieni ora! Andiamo a vedere se quelle piccole locuste affamate hanno lasciato un po’ di merenda anche per noi!
 
***
 
Erano passate le 18:00, la cuoca della Casa Famiglia aveva iniziato a preparare la cena e si sentiva un buon odore di stufato salire per le scale del primo piano. David chiuse dietro di sé la porta del suo studio e tornò alla scrivania. Aveva appena salutato Emma e proprio in quel momento la sentì mettere in moto il suo Maggiolino giallo. Sentì il rumore della ghiaia del viale e il suono rombante allontanarsi gradualmente.
 
Con i gomiti poggiati sui braccioli della sua sedia e le mani con le dita intrecciate davanti al viso, stava riflettendo. Direzionò lo sguardo verso l’apparecchio telefonico alla sua sinistra. Sciogliendo le mani, con movimento deciso,  prese la cornetta con la sinistra e, senza consultare la rubrica, compose con la destra un numero telefonico che aveva memorizzato da tempo. Sentì suonare libero all’altro capo e al terzo squillo una calda voce maschile, dall’inconfondibile accento irlandese, gli rispose con tono allegro.
 
– Ciao David? Ti ha cercato?
– Chi altri poteva cercare secondo te? Mi dici ora cosa faccio? Non potevi dirle tutto? Ti prenderei un’altra volta a pugni!
– Calma Mate! Mi è bastata la prima! Assecondala ma tergiversa …
- Ti rendi conto che questa storia non potrà andare avanti all’infinito?
– Pensi che io voglia ancora tirare la corda David? Sono stanco di tutto questo e voglio riprendermi la mia vita …
- Papaaaà!
– Mio figlio mi sta chiamando! Entra Neal!
 
All’altro capo l’uomo rimase in silenzio e in ascolto.
 
– Papà, mamma dice di scendere … la cena è pronta! Stai a telefono?
– Indovina con chi sto parlando Neal?
– Zio?! Zio Geoffrey?!
 
L’uomo all’altro capo sentì l’esclamazione sorpresa e felice del piccolo di casa, un sorriso si distese sul suo viso. Non poteva vederlo ma stava immaginando la sua espressione buffa e contenta.
 
– Si, proprio lui … vuoi dirgli qualcosa?
 
Dal rumore che l’uomo all’altro capo sentì, capì che il piccoletto non se l’era fatto dire due volte. Sicuramente si era arrampicato in braccio al padre per rubargli di mano la cornetta e infatti …
 
- Zio! Zio!! Quando vieni con la tua nave posso portare pure Jerry?
– Ciao Neal! Jerry? Chi sarebbe? Un tuo amico?
–  Un micetto piccolo piccolo che mi ha portato Zio Daniel!
– Un micetto? Se poi soffre il mal di mare? Non credo sarà possibile. Non vogliamo farlo star male vero?
 
Il piccolo dall’altra parte si era zittito pensieroso, ma la cosa durò pochi secondi.
 
– No! Hai ragione! Però Emma la posso portare?
– Emma?
– Emma non soffrirà il mal di mare ne sono sicuro!
– Carina questa Emma?
– Emma è bellissima e io le voglio tantissimissimo bene!
– Se è così penso che un posticino a bordo per lei lo troviamo Neal!
– Allora affare fatto!!!
– Vai a cena ora o tua madre ti sgriderà!
– Ciaaao!
– Ciao Campione!
 
L’uomo rise al saluto allegro di Neal che era sicuramente sceso velocemente dalle gambe di suo padre e sentì la cornetta passare nuovamente nelle mani di quest’ultimo.
 
– Quando arrivi con il tuo Yacht?
– Io arriverò prima della mia imbarcazione. Vengo in aereo. Tra una settimana arriverà lo Yacht …
- Beh! Sappi che ti aspetto! Devi risolvere questo casino che hai combinato!
– Ne ho tutta l’intenzione David!
– Ci conto Geoffrey …
 
***
 
Era notte fonda in Irlanda. L’uomo si sedette sul divano in velluto del suo soggiorno, posando sulle ginocchia un fascicolo con sopra un passaporto. Aprì per primo il passaporto. Era un po’ che non lo usava, almeno quello … ne aveva altri in cassaforte, ma su nessuno c’era scritto il suo vero nome. La sua fotografia lo guardava con i suoi stessi occhi azzurro oceano. Portò lo sguardo sulla riga del nome e lo lesse silenziosamente.
 
“Killian Geoffrey Jones!”
 
Aveva detto a David poco prima, che voleva riprendersi la sua vita. Per il momento si riprendeva il suo vero nome.  Dai controlli crociati che aveva fatto, non risultava che Lucy Handersen, alias Belle French, avesse divulgato il suo nome in giro. La sua copertura ancora poteva reggere, ma sarebbe partito presto per Boston e non per lavoro.
Posò il passaporto sul basso tavolino davanti a lui e aprì il fascicolo che Jefferson gli aveva “gentilmente” inviato. Il suo primo agente scelto stava diventando piuttosto indisponente. Gli aveva risposto di cercarsele da solo le informazioni su quel tizio o di chiederle direttamente a Emma. Infine gli aveva dato ascolto e in poco tempo gli aveva mandato il rapporto.
Killian iniziò a sfogliare le pagine controvoglia, con quel senso di fastidio che poteva dare solo la gelosia. Ogni pagina descriveva con elogio l’uomo che era stato sotto osservazione per mesi.
 
“Maledizione! Questo Neal Cassidy mi sembra proprio un bravo ragazzo! Il tipo adatto al matrimonio, casa, figli, moglie e un Labrador! Ottimo lavoro, buon carattere … è cotto di Emma! Le ha regalato l’auto, quel brillocco che portava al dito, ha una casa invidiabile … Forse sto facendo una cazzata! Anche se Emma non è rimasta a dormire da lui ed è stata poco a casa sua l’altra sera, questo non dice che non abbia intenzione di sposarlo veramente! Forse lui può renderla felice più di quanto possa farlo io! Almeno potrebbe darle una vita tranquilla e agiata. Sicuramente non le mentirebbe come ho fatto io!”
 
Killian rifletteva tra sé e iniziava a sentirsi in colpa non solo verso Emma ma anche verso quel bravo giovane che aveva fatto spiare.
 
“Forse averlo allontanato con la scusa di un appalto lavorativo per qualche giorno, non basterà per riprendermi Emma! Sapesse che sono stato io a trovare quella proposta di lavoro per Cassidy …”
 
Anche questa volta aveva organizzato un piano per ottenere quello che voleva, con la differenza che non si trattava di lavoro, bensì di un affare personale. Neal doveva partire quella mattina e lui sarebbe arrivato con l’aereo a Boston in serata. Il piano era di contattare Emma e fare chiarezza con lei, ma rendersi conto che Cassidy poteva essere la persona giusta per la giovane, gli stava dando tanti dubbi.
 
“Dannazione! Devo provarci! Mi dirà di no? Non importa! Non posso lasciare le cose intentate! Ora mi detesta, ma so che il suo cuore è mio, come il mio è solo suo! Il bagaglio è pronto ormai! Devo solo andare all’aeroporto!”
 
Si alzò buttando il fascicolo disordinatamente sul divano e prendendo il passaporto sul tavolinetto. Era pronto per la partenza. Doveva mettere il documento nel portafogli e uscire di casa. Il cellulare squillò ancora. Rispose innervosito quando vide di chi si trattasse.
 
– Nick! Che diavolo è successo per chiamarmi mentre sei in altomare?! … Coosa? Maledizione! Questa non ci voleva! Stavo per partire per Boston! Dovrò rinviare la partenza ora! … Non so che ci trovi da ridere Nick!
 
Chiuse la chiamata infastidito e scuro in viso. Si passò la mano sulla fronte e poi si lisciò la corta barba che gli ornava il mento. Il suo piano per quella sera era saltato. Aveva immaginato di poter passare la notte con Emma, riuscendo a spiegarle la verità e facendo rinascere la passione tra loro …
 
“Devo rinviare la partenza Love! Peccato! Cassidy tornerà prima che io arrivi … “
 
Guardò il grande pacco piatto, di forma rettangolare, incartato con carta marroncina e spago, poggiato sul tavolo del soggiorno, al di sopra di esso c’erano le chiavi dell’appartamento di suo padre. Era stato suo fratello Liam a dargli quella copia. Storse la bocca e sollevò un sopracciglio come suo solito.
 
“Dovrai aspettare anche tu …”
 
***
 
Boston, quattro giorni dopo, luglio inoltrato.
 
Il ristorante era molto elegante. Come al solito Neal aveva fatto le cose per bene. L’affaccio della terrazza sul Mystic era affascinante e le luci della città rendevano tutto molto suggestivo. Emma era seduta davanti al suo fidanzato e questi stava facendo cenno ad un cameriere in livrea, che si avvicinò per versare del pregiato champagne nel flute, di fine cristallo, posto davanti alla giovane.
 
La situazione le ricordò in modo imbarazzante la cena avuta con Killian a Dublino, solo pochi giorni prima. Era stata una bella serata, con ottima cena e ancor migliore il dopocena passionale che avevano vissuto intensamente nell’appartamento del Capitano. In una frazione di secondo rivisse quel momento bollente dello spogliarsi reciproco, i vestiti buttati per la stanza, il torace nudo di Killian contro il suo seno, il calore della sua pelle sotto le dita, il suo odore inebriante e il sapore dei suoi baci …
 
Pensare a Killian, in presenza di Neal, era per lei estremamente fastidioso, quasi come se lui avesse potuto leggerle i pensieri, ma purtroppo i paragoni con il bel Capitano della D.E.A le saltavano all’occhio di continuo.
 
– Amore tutto bene?
 
Neal si era accorto del suo sguardo distratto?
 
– Oh! Si, si certo Neal!
– Sei contenta?
– Si Neal sono contenta che tu abbia ottenuto questo appalto. Mi sembra una cosa molto prestigiosa!
– Altroché tesoro! Restaurare un’ambasciata di quell’epoca sarebbe un onore per qualsiasi architetto! Ho avuto un colpo di fortuna che mai avrei sperato! Ma non mi riferivo al mio lavoro … dicevo di te. Sei felice della mia proposta Emma?
“Già! La proposta di matrimonio, che altro? Devo dirgli la verità, forse riesco a scoraggiarlo …”
– Neal … devo dirti una cosa che probabilmente ti farà cambiare idea su noi due!
– Cosa? Non vorrai dirmi che ami un altro per caso?
– No! Non è questo Neal! Ma fammi parlare o non troverò più il coraggio!
– Addirittura?! Che sarà mai?!
– Neal tu lo sai che ho avuto un bambino dalla relazione con Kim Steward!
 
Neal, con sguardo vagamente infastidito e sospirando, accennò di si con il capo. Emma sapeva che non gli faceva piacere sentire l’argomento, sicuramente il fatto che lei avesse avuto una relazione con un altro e un figlio da lui, lo disturbava.
 
“Meglio così di sicuro!”
– Kim non era un delinquente ma un agente in incognito. Non lo sapevo quando gli hanno sparato sotto i miei occhi e mi resi conto dopo di aspettare un bambino da lui. I mesi seguenti sai come sono stati per me, ebbi anche minacce d’aborto in seguito ad un attentato. La D.E.A. scoprì un losco interesse di Gold a rapire mio figlio appena fosse nato e, a mia insaputa, mise su un piano per proteggere lui e me!
– Un piano inutile visto che purtroppo l’hai perso, no?
– No Neal! Questo è quello che ti volevo dire! Il piano andò talmente bene che nemmeno io me ne accorsi. Mi hanno fatto credere che Henry fosse morto per rendere credibile il mio dolore e il funerale, ma non è stato così. 
– Coosa?
– Si, mio figlio è vivo ed è stato adottato da una famiglia. Ho intenzione di ritrovarlo e finché non ci riuscirò non potrò avere altri pensieri!
– Emma posso aspettare lo sai! Ritroveremo tuo figlio, diventerà anche il mio! Gli farò da padre se vorrai!
– Se non esistesse già un padre potrei essere d’accordo, ma sono qui!
– Killian?!!
 
Neal vide con meraviglia un giovanotto alto e moro, con un accenno di barba e baffi e due brillanti occhi azzurri, spostare improvvisamente una terza sedia al loro tavolo e sedersi, senza invito, tra lui ed Emma. Notò gli occhi sgranati di Emma e la sua espressione tra il sorpreso e il furente.
 
– Qualcuno che conosci Emma?
– Si, anzi no! Non voglio avere a che fare con lui!
 
Il moro sorrise in modo accattivante e allungò la mano verso Neal presentandosi.
 
– Sono Killian Jones, Capitano della D.E.A., ma forse mi hai sentito nominare come Kim Steward!
 
Neal guardò la mano tesa verso di lui ma non la prese, preferendo spostare lo sguardo sorpreso su Emma, che era paonazza e accigliata.
 
– Ma non era morto sotto i tuoi occhi?
 
Emma sollevò gli occhi al cielo mentre Killian la guardava con la sua espressione da faccia da schiaffi.
 
– No Neal! Era un trucco come quello di mio figlio!
– Nostro figlio …
 
Killian aveva sottolineato quel “nostro”.
Neal annuiva con la testa, tenendo le labbra strette e mantenendo una calma serafica.
 
– Sei irlandese dall’accento!
 
Killian annuì sorridendo sghembo. Neal fece dei collegamenti mentali sulle reazioni di Emma e il suo essere distante quando era tornata dall’Irlanda. Iniziava a spiegarsi parecchie cose. Lei gli aveva accennato di aver lavorato con un certo Capitano Jones, giovane e molto in gamba. Di essere stata sua ospite …
Continuò ad annuire con il capo e la mascella serrata. Andando con lo sguardo da Killian ad Emma e viceversa.
Emma era sulle spine, non si era di certo aspettata l’invasione di Killian e gli si rivolse infiammata in viso.
 
– Non so cosa sei venuto a fare qui! Non sei stato invitato e io stavo cenando con il mio futuro marito!
 
Il tono di Emma giunse a Neal acido e incrinato. Si rivolse a quello che si era presentato come Capitano Killian Jones.
 
– Giusto … come mai da queste parti Capitano?
– Semplicemente volevo guardare negli occhi l’uomo che sta per sposare la donna che amo. Volevo accertarmi di persona che tipo fosse. Se veramente tu fossi degno di lei. Lei è speciale, semplicemente meravigliosa e merita il meglio. Avrei voluto essere io, ma non sono degno di lei. Io sono un pirata, un bugiardo. L’ho ingannata e le ho fato del male, ma tu non dovrai permetterti di fare lo stesso! Ti terrò gli occhi puntati Neal Cassidy! Trattala come la principessa che è o dovrai vedertela con me!
 
Neal guardava con espressione seria e incolore Jones, Emma invece si stava agitando sulla sedia.
 
– Smettila di fare la sceneggiata Killian! Non dovevi venire qui! Se mi avessi amato veramente non mi avresti mentito così! Hai rovinato tutto! Con Henry hai toccato il fondo! Ti ho detto che non volevo più vederti! Non ho bisogno di te né di nessuno! Ritroverò mio figlio e sarà l’unico uomo della mia vita!
 
Detto questo Emma si alzò dalla sedia. Neal e Killian ne seguirono ogni singolo movimento. Lei si tolse l’anello di fidanzamento dal dito e con decisione lo posò davanti al giovane architetto.
 
– Mi dispiace Neal! Sei l’uomo migliore che io conosca, ma non posso sposarti! Non sposerò nessuno!
 
I due uomini erano basiti mentre lei voltò i tacchi e nel suo tubino nero, con i capelli ondulati e biondi oscillanti sulle spalle, si avviò verso l’uscita del ristorante, lasciando che anche altri clienti si voltassero a guardare la scena che si era svolta in modo animato.
Neal rimase come paralizzato sulla sua sedia mentre Killian, guardando da Emma che usciva a lui e viceversa, era piuttosto fremente.
 
 – Che diavolo fai Cassidy?! Sei stupido? La tua fidanzata sta andando via e non la rincorri? Non vedi che è sconvolta?! Che diamine aspetti?!
 
Neal lo guardò infastidito e togliendosi il tovagliolo sulle ginocchia lo ripiegò con calma.
 
– Se qui c’è uno stupido Jones, quello sei tu! Io non ho da rincorrere nessuno! Non hai capito che è te che vuole e non me? Sei tu l’idiota se non le corri dietro!
 
Neal si alzò dalla sua sedia per andare a saldare il conto, ma prima …
 
- Questo ovviamente me lo riprendo! Ormai non serve più!
 
Allungò la mano sinistra sul tavolo e prese l’anello con brillante che Emma gli aveva restituito.
 
– Auguri Jones! Ti direi anche “ e figli maschi”, ma mi sembra che per quello già hai provveduto!
 
Era Killian quello rimasto seduto, sbigottito e incredulo. Emma aveva lasciato Neal? Aveva interrotto il loro fidanzamento? Neal rinunciava a lei così facilmente? In fin dei conti lei era stata chiara. Non amava Neal. Non c’era motivo per cui lui insistesse.
 
“Lei ama me! Ancora mi ama! Forse non tutto è perduto!”
 
Neal percepì con la coda dell’occhio lo scatto del Capitano e la sua corsa verso la porta a vetri del ristorante. Sorrise ironicamente. Pensò che Emma avesse ritrovato il suo primo amore e con lui avrebbe ritrovato il loro bambino. Si scoprì di essere felice per lei e di augurarle ogni bene. Amava sinceramente e profondamente Emma, vederla felice, anche se con un altro, pur se doloroso, lo faceva arrendere all’evidenza. Chiese al cameriere un altro flute di champagne. Gli venne servito immediatamente. Prima di buttarlo giù d’un sorso, lo sollevò verso la porta d’ingresso in un brindisi.
 
– Auguri anche a te Emma!
 
  
 
Angolo dell’autrice
 
Capito ora perché ho diviso in tre parti? Chi ce l’avrebbe fatta a leggere in una sola volta questi tre ultimi capitoli?
Grazie comunque a chi avrà letto e a chi vorrà lasciare un commento. Un grazie a chi segue fin dall’inizio e a chi ha inserito nelle varie categorie. Prometto che per il prologo nominerò tutti coloro che hanno amato questa storia. Spero di pubblicarlo per la prossima domenica.
Un abbraccio!
 Lara
   
 
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