Era una notte senza luna. Non vi era una luce in vista e, senza
l’ostacolo delle nuvole in quel cielo terso, un’infinità di stelle risplendeva
e illuminava tenuamente l’altopiano sottostante. Un’altra notte, un passante
occasionale non avrebbe udito che il soffio del vento tra l’erba alta, il
frinire e dei pokémon Coleottero, il leggero frusciare dei predatori che
puntavano la loro preda.
Non questa notte.
Pesanti passi di corsa, voci e versi rabbiosi disturbavano
gli abituali abitanti notturni dell’altopiano, che si allontanavano seccati per
osservare il motivo di tanta confusione o si zittivano e si nascondevano
impauriti.
Sotto la luce delle stelle, un giovane uomo correva a perdifiato,
ansimando per lo sforzo e incespicando nell’erba e negli arbusti; nei suoi
occhi un misto di panico, rabbia e frustrazione. Era alto e robusto; nella
pallida luce notturna si intuivano i capelli chiari e i lineamenti della
nobiltà distorti dalla fatica.
Al suo fianco lo accompagnava una più piccola sagoma scura
che procedeva a quattro zampe e ogni tanto emetteva ora un sommesso ansito
canino, ora uno sbuffo di braci roventi: un Houndour!
Il duo era inseguito da un vociante manipolo di sagome molto
simili: giovani uomini dall’aspetto ben allenato accompagnati dai loro
Houndour; l’unica differenza era la pericolosa luce omicida che brillava nei
loro occhi.
“Eccolo! Lo vedo!”
Riuscì a esclamare tra gli ansiti uno degli inseguitori.
“Finalmente! Vediamo di farla finita! Houndour!
Accerchiateli!”
Al risuonare di una voce più autoritaria, ma non meno
giovane, il manipolo di pokémon si staccò dagli umani e procedette verso il
bersaglio in formazione. Quando ebbero coperto metà della distanza, si
separarono in due gruppi e iniziarono a manovrare in maniera esperta per
tagliare la strada al bersaglio e bloccargli ogni via di fuga: erano pokémon
abituati ad agire in branco e una simile coordinazione, anche senza ricevere
ulteriori comandi, era roba da niente per loro.
“Merda!”
All’udire le urla degli inseguitori e i latrati sempre più
vicini dei loro pokémon, il fuggitivo si lasciò sfuggire una serie di
imprecazioni. Ora che l’avevano raggiunto in un posto così allo scoperto,
continuando a scappare avrebbero solo consumato ulteriormente le loro energie.
Il ragazzo era frustrato, spaventato e furioso, ma non era
uno stupido ed era più che lucido!
Vedendo che l’accerchiamento degli inseguitori era ormai
quasi completo e con poche speranze di sfuggire anche se fosse riuscito a
superarlo la prima volta, prese una decisione e cessò di correre, mettendo mano
alla spada che portava allacciata alla schiena: anche una mediocre e smussata
spada da addestramento era pur sempre qualcosa; il coltello che teneva alla
cintura sarebbe stato la sua ultima linea di difesa.
“Ender! Stammi
vicino! Usa Smog!”
Diede l’ordine senza esitazioni, con voce calma e più sicura
di sé di quanto realmente si sentisse. Obbediente e ben addestrato, l’Houndour
aspettò che i suoi simili si fossero avvicinati prima di circondare sé stesso e
il suo padrone con un anello di fumo maleodorante; i pokémon, che stavano per
chiudere il cerchio intorno alle loro prede, furono costretti ad arretrare per non
rischiare di rimanere intossicati. Uno di loro non fu abbastanza svelto, o
abbastanza fortunato, da evitare la cortina fumogena in tempo e si ritirò a
guaire e tossire al di fuori dell’accerchiamento.
Fuori uno, osservò
il ragazzo con soddisfazione, poi amaramente repressa. Non che faccia molta differenza…
Il resto del branco si limitò ad a formare un cerchio più
ampio intorno ai bersagli, ringhiando mentre il fumo si dissipava e camminando
in circolo fuori portata senza tentare di attaccare, ma scoccando occhiate
feroci al pokémon e all’umano. I padroni sarebbero arrivati a breve e, se avessero
ricevuto l’ordine, avrebbero attaccato senza esitare; al momento però dietro al
loro fare intimidatorio si celava una certa cautela. Sapevano che i due in
mezzo a loro erano avversari da rispettare.
Così non va, rifletté
il giovane fuggitivo. Le tattiche del branco erano temibili anche senza che si
avvicinassero troppo. Ogni volta che incrociava lo sguardo con quelle bestie,
ogni volta che un loro latrato gli martellava i timpani, sentiva la sua forza e
la sua volontà venirgli meno: Fulmisguardo e Ruggito! Anche mosse così deboli
si potevano rivelare pericolose se usate in continuazione da tanti pokémon,
indifferentemente dal loro livello!
Anche quando tentava di contrattaccare con una botta della
sua spada smussata, tuttalpiù l’Houndour bersagliato arretrava ringhiando per
poi ricacciarlo al centro dell’accerchiamento abbaiando e sbuffandogli contro
braci roventi.
“Finito di correre, Bastardo?”
Il gruppo di giovani inseguitori aveva finalmente raggiunto
i fuggitivi e i pokémon. Sei ragazzi, di certo non più che sedicenni, quasi
tutti ansimanti e apparentemente stravolti dall’inseguimento ancora più della
loro preda. Solo uno sembrava quasi rinvigorito da quella corsa notturna: era
più basso e forse più giovane degli altri, con capelli neri lunghi fino alle
spalle e un arco con faretra a tracolla. Nel suo modo di muoversi si intuiva
una sorta di grazia feroce. I suoi tratti, le labbra carnose, le sopracciglia
arcuate, il naso diritto, presi singolarmente erano attraenti, ma nel complesso
gli conferivano un’aria sinistra e lasciva.
“Sei stato svelto a partire, ora che mio padre non ti copre
più le spalle. Non intendi restare per la veglia?”.
La voce del giovane era stridula e sgradevole. Una smorfia
sprezzante e crudele era impressa sul suo volto, rendendolo ancora più
sgradevole.
“Fottiti, Ramsay!”
La risposta del fuggitivo non si fece aspettare. Era chiaramente
sconvolto e l’accusa del capo del manipolo di cacciatori lo aveva colto in
pieno, colorandogli il volto di rabbia e vergogna.
“È di nostro padre che stai parlando, brutta carogna!”
Ramsay alzò le spalle, in segno di indifferenza. Non
sembrava toccato dalla morte del genitore.
“Scott, Scott, Scott… ti devo ricordare che uno sporco
bastardo non ha diritto a considerarsi suo figlio?”
Una luce di disprezzo, anzi di puro odio si era accesa nei
suoi occhi. Con calcolata noncuranza alzò il braccio al cielo. Come dal nulla,
una piccola, silenziosa figura piumata planò nel cielo notturno per
appollaiarsi sulla sua mano tesa. Un Rowlet! Abbassò poi lentamente il braccio,
tenendo lo sguardo fisso su Scott, fino a portarlo all’altezza del petto, e
iniziò a grattare quasi distrattamente la testa del pokémon gufo. Gli occhi di
entrambi, pokémon e padrone, luccicavano di sete di sangue.
“E tra poco non avrai nemmeno diritto a considerarti vivo.”
“Aaahh!!!”
Un urlo di rabbia frustrazione da Scott, mentre tentava
inutilmente di menare un fendente a uno degli Houndour.
“Senti, Ramsay. Lo so che mi hai sempre odiato. Ma non
possiamo chiuderla qui? Non puoi lasciarci andare e basta? Non ci vedrai mai
più! Non proverò mai nemmeno a venirti vicino, tantomeno intralciarti la
strada! Lasciami andare e non sentirai mai più sentir parlare di me o di Ender!”
Scott non ci sperava nemmeno. Sapeva che implorare avrebbe
solo peggiorato le cose. Conosceva il fratellastro, l’immotivato odio che gli
aveva istillato la madre, la sua perversione innata. A questo punto non sapeva
nemmeno perché provasse a chiedergli di risparmiarlo. Forse per prendere tempo,
per ritardare di ancora qualche istante la fine.
Guardò gli sgherri che Ramsay si era portato dietro: Jon,
Ed, Robert, Rick, Brandon… tutti, incluso Ramsay, erano reclute del Corpo delle
Fiamme Nere, come testimoniavano i loro giovani Houndour. Sapeva di poter
battere quasi ciascuno di loro in un duello, con o senza la spada da
addestramento… due per volta, se uno era Rick! Ma Ramsay anche da solo era un
avversario formidabile, e ancor peggio se accompagnato da entrambi i suoi
pokémon! Se il fratellastro aveva l’assistenza dei suoi scagnozzi, Scott non si
faceva illusioni sulle sue possibilità.
Anche Ender, il suo Houndour, si rendeva conto di quanto
brutta fosse la situazione. Era più forte e aveva più esperienza di molti dei
pokémon che lo circondavano, quindi aveva confidenza di poterne affrontare
anche un paio allo stesso tempo, ma non cinque! Hunter poi, il compagno di
Ramsay, era un discorso a parte.
La fredda, teatrale risata del capogruppo risuonò
sull’altopiano.
“Credi veramente che ti abbiamo seguito fin qui solo per
darti una pacca sulla spalla e vederti andare via?”
Il ghigno crudele sul volto di Ramsay si allargò, rivelando
una traccia della follia che vi stava dietro.
“Oh no! Siamo qui per assicurarci che veramente non ti
avremo più tra i…”
“Sfidami allora!”, lo interruppe Scott, sorprendendo perfino
sé stesso.
“Sfidami ora per l’ultima volta e almeno dimostra a quei
vermi che puoi battermi anche da solo! O hai paura che finisca come l’ultima
volta?”.
Scott si stava appigliando a qualsiasi cosa ormai, qualsiasi
cosa che gli desse la benché minima speranza; l’orgoglio di Ramsay era una
delle sue ultime possibilità.
Fortunatamente, il pesce abboccò all’amo e un rossore di
rabbia e vergogna tinse anche il volto pallido di Ramsay.
“Richiamate i vostri Houndour!”
La sua voce era diventata ancora più stridula, ma suonò come
musica alle orecchie di Scott.
“Vuoi un duello eh?”
Il giovane avanzò lentamente, arrivando a fermarsi a una
ventina di passi dal suo fratello bastardo. I suoi uomini avevano richiamato al
loro fianco i pokémon e si erano disposti tutt’intorno, tagliando le possibili
vie di fuga.
“Pensi davvero che perderò ancora contro quel sacco di pulci
deforme? Che ti lasceremo andare anche se tu dovessi vincere?”
Scott non rispose. Posò lo sguardo sul suo Ender e vide che
gli rispondeva con un’occhiata carica di determinazione. Deforme? Non c’era
nulla che non andasse in quell’Houndour, salvo che invece di essere rosso, il
pelo intorno alla bocca e sul ventre era color panna, un marchio della sua
discendenza da un Arcanine. Tuttavia quell’aspetto tempo prima era stato un
pretesto sufficiente per Ramsay per ritenersi offeso e richiedere una sfida.
Scott ricordava ancora la sua espressione di totale sorpresa
e umiliazione quando lui e Ender si erano rivelati la squadra migliore! L’erede
al comando delle Fiamme Nere e il suo Houndour di razza avevano perso contro un
bastardo che non avrebbe mai avuto una posizione e un botolo che era stato
rifiutato!
E che scene che erano seguite! Ramsay e sua madre che
urlavano all’affronto e pretendevano di far abbattere Ender, mentre Lord Cinder
li metteva a tacere e Peter, il suo fratellastro maggiore, lo guardava con
soddisfazione e con rinnovato rispetto.
Tutto questo era il passato. Ora Scott doveva trovare un
modo per uscire vivo da questa situazione e non aveva un piano; sapeva solo che
in qualche modo aveva convinto l’avversario più temibile ad affrontarlo da
solo!
Ramsay era irritato: aveva sperato di far dilaniare il
bastardo e il suo sacco di pulci dagli Houndour, ma non poteva lasciar correre
un’insinuazione del genere! Paura! Lui! Non scherziamo! Aveva perso una volta in
un duello ufficiale, ma né lui né il suo Houndour erano più gli stessi e questa
volta non si sarebbe risparmiato!
I due pokémon si squadrarono; mentre i loro padroni si
preparavano allo scontro, una battaglia di sguardi feroci e forza di volontà
era già in atto. Non correva buon sangue tra Ender e Hunter e sembrava che
questa sarebbe stata la resa dei conti anche per loro. Hunter, il magnifico
purosangue di Ramsay, tentava di sottomettere col suo solo sguardo altezzoso il
bastardo che aveva davanti a sé e che non aveva mai accettato nel branco, ma i
suoi occhi incontrarono una determinazione non più debole della sua! Hunter ricordò
il loro ultimo combattimento: il dolore dei morsi, il sapore dell’adrenalina
nel sangue, la foga, la forza… la sconfitta.
L’esitazione dell’avversario!
Ender non si lasciò sfuggire quella finestra di una frazione
di secondo che gli era stata concessa. L’iniziativa era tutto! Perfettamente
coordinato col suo padrone, aveva già iniziato l’attacco nel momento stesso in
cui aveva ricevuto il comando.
“Ender, Ruotafuoco!”
Avvolto in una coltre di fiamme, il pokémon si scagliò
ruotando vorticosamente contro l’avversario. Hunter riuscì a evitare di poco
l’impatto, ma le lingue di fuoco riuscirono comunque a strinargli il pelo e a
provocare un dolore bruciante. Si lasciò sfuggire un lamento.
“Tch. Ancora quella mossa.”
Il disprezzo era evidente nella voce di Ramsay. Quella era
la mossa che aveva posto fine al loro ultimo duello e per di più era un attacco
che un Houndour normalmente non sarebbe stato in grado di imparare; un altro
marchio d’infamia per un bastardo di sangue misto, ma ciò non rendeva la mossa meno
efficace.
“Hunter, schiva e appena rallenta usa Morso!”
Avendo già visto Ruotafuoco in azione, avevano ovviamente
avuto modo di allenarsi per contrastarla! Hunter riuscì a schivare, anche se
con una certa difficoltà, gli attacchi successivi di Ender e appena scorse
l’opportunità, il momento in cui le fiamme venivano meno e l’avversario si
preparava a riprendere lo slancio, si avventò, fauci aperte, contro le sue zampe!
L’intenzione era di prevenire e limitare i movimenti di Ender, per poi colpirlo
a piena potenza quando non fosse più stato in grado di muoversi!
“Ender! Smog!”
L’Houndour ripeté la tattica che aveva utilizzato durante
l’accerchiamento: apparire vulnerabile in un momento di immobilità per attirare
l’avversario abbastanza vicino da non potersi ritirare in tempo! Esalò la nube
tossica pochi istanti prima che Hunter gli mordesse la zampa e balzò
all’indietro, fuori dalla sua portata… o almeno così pensava! Il pokémon
purosangue oltrepassò il fumo velenoso senza curarsene e la sua bocca si chiuse
a pochi centimetri dalla gola di Ender!
“Continua così! Mordi! Strappagli la gola!”
Ramsay, esaltato dallo scontro ravvicinato, iniziò an
incitare il suo pokémon senza nemmeno dargli altri comandi, ma Hunter sapeva
cosa fare. Le zanne gli scintillavano sinistre mentre con una catena di
attacchi costringeva l’avversario ad arretrare e schivare disperatamente e più
di una volta lasciarono striature rosse sul pelo di Ender.
“Merda!”
Scott non si aspettava un contrattacco così violento. Aveva
sperato di cavarsela con la sua strategia principale, ma Hunter non lasciava
spazio per lanciare né un Ruotafuoco né tantomeno un altro Smog o un Braciere.
Rimaneva solo lo scontro diretto!
“Ender! Fulmindenti!”
Il loro ultimo asso nella manica, un altro regalo del padre
di Ender. Per la sorpresa di Ramsay e del resto delle reclute, le zanne del
pokémon iniziarono a emettere bagliori e scariche elettriche mentre cercavano
la gola di Hunter.
Morsi, schivate, zampate, lotta a terra, il costante
risuonare del latrare e del ringhiare inferocito dei due pokémon, i guaiti di
dolore ogni volta che i denti trovavano presa. Hunter con Morso e Ender con
Fulmindenti, entrambi davano il massimo per sopraffare l’avversario in una
lotta che era diventata all’ultimo sangue, in mezzo alle incitazioni di Ramsay
e dei suoi sgherri e agli ululati degli Houndour.
Scott era l’unico a mantenere un silenzio: col cuore che
batteva all’impazzata e pareva essergli salito in gola, aveva paura che se
avesse aperto bocca avrebbe vomitato. I due Houndour lottavano già da qualche
tempo e l’effetto dei morsi elettrizzati di Ender si stava accumulando. Anche
se di poco, era chiaramente in vantaggio. In questa situazione, non poteva
sperare che uno come Ramsay avrebbe seguito le regole di un incontro onorevole.
Spostando l’attenzione su Ramsay stesso, gli fu facile
capire di avere ragione. Gli incitamenti erano sempre più rabbiosi e ogni
tanto gli lanciava occhiate cariche d’odio. Sicuramente avrebbe fatto qualcosa
a breve.
Infatti, proprio mentre Hunter rallentava l’attacco in preda
ai tremiti della paralisi…
“Facciamola finita! Arrow, usa Beccata!”
Ramsay non poteva accettare una nuova sconfitta. Avrebbe
vinto, ma modo suo. Dopotutto, questo era un campo di battaglia, no? Niente
stupide regole da seguire, contava solo l’annientamento del nemico. Un sorriso
folle si disegnò sul suo volto.
Vedendo il Rowlet che si alzava in volo e si preparava a
scendere in picchiata sul suo pokémon, Scott agì senza un vero piano, senza
preoccuparsi di onore o conseguenze; sapeva che vincere l’incontro non lo
avrebbe aiutato, ma in quel momento voleva solo proteggere il suo compagno e strappare
quella vittoria dalle mani del fratellastro, a qualunque costo.
“Ender!”
Senza pensare, si mise tra il suo pokémon e Hunter,
intercettando con la spada l’ennesimo Morso diretto verso la gola di Ender. Per
quanto preso di sorpresa, il suo compagno fu rapido ad accorgersi del Rowlet in
picchiata e dell’opportunità che gli aveva fornito.
Come se avessero provato la manovra migliaia di volte, Ender
balzò sulla schiena del suo padrone ancora intento a trattenere Hunter e poi,
usandolo come trampolino, si lanciò verso il pokémon gufo. Appena fu in aria,
con uno sbuffo di fatica si avvolse in un manto di fiamme e iniziò a ruotare
rapidamente, tramutandosi in una ruota infuocata. Arrow non ebbe tempo di
schivare; fu investito in pieno dal Ruotafuoco aereo di Ender e non poté che
schiantarsi al suolo, privo di sensi e ricoperto di ustioni e piume annerite
Nel mezzo delle esclamazioni di sorpresa e sdegno del gruppo
di sgherri, Scott non aveva ancora finito: con un violento strattone liberò la
spada dal morso di Hunter e prima che il pokémon avesse tempo di reagire gli
assestò una violenta percossa contro la testa, usando tutta la sua forza. Sentì
l’impatto riverberargli per tutta la lunghezza del braccio e il sordo crac di
qualcosa che si crepava.
L’Houndour incassò il colpo e si preparò a contrattaccare e balzare
alla gola dell’umano, ma le cose non andarono come sperava: le zampe, anzi
l’intero corpo aveva cessato di rispondere; la vista gli si annebbiò mentre un
dolore lancinante gli esplodeva nel cranio. Fece qualche passo barcollante
verso Scott prima di crollare pesantemente a terra.
Vi fu un istante di silenzio. Scott non era meno sconvolto
degli altri. La spada da addestramento gli cadde di mano, rompendosi mentre
toccava il suolo. Era cresciuto circondato da Houndour e Houndoom e adorava
quelle creature, anche quando gli si rivoltavano contro. Non avrebbe mai
pensato che ne avrebbe colpito uno. Non con tanta forza. Era abbastanza sicuro
che uno come Hunter si sarebbe comunque ripreso da un colpo del genere. Probabilmente.
Forse.
“HUNTER!!!”
L’urlo di Ramsay squarciò il silenzio. Il giovane uomo
accorse al fianco del suo pokémon, inginocchiandosi per poterlo accudire
meglio, momentaneamente incurante del fratellastro. Scott stesso era come
stordito; arretrò con qualche passo barcollante, ma subito si sentì afferrare
da dietro.
“E adesso dove credi di andare?”
Robert, il più grosso dei seguaci di Ramsay, gli teneva
bloccate le braccia, torcendogliele dolorosamente all’indietro. Quel dolore
bastò a snebbiargli la mente offuscata.
“Ender!”
Il pokémon non si fece attendere; per quanto affaticato
dallo scontro, rimaneva un combattente formidabile. Senza attendere ulteriori
istruzioni, si lanciò contro la gamba indifesa del giovane uomo e vi conficcò
le zanne di nuovo luminose di scariche elettriche. Il morso da solo avrebbe
lasciato segni indelebili, forse avrebbe perfino reso inutilizzabile il piede,
ma al momento a Ender importava solo di una cosa: liberare il suo allenatore.
Il ruggito di dolore di Robert quasi ruppe i timpani di
Scott, che un istante dopo si trovò libero dalla presa del gigante. Senza
pietà, pervaso dalla sola idea di liberarsi di quanti più avversari possibile,
si abbassò e assestò una violenta gomitata ai testicoli di Robert, che si piegò
in silenzio, la bocca spalancata in un guaito muto; senza dargli il tempo per
riprendersi, Scott si voltò a fronteggiarlo con un movimento fluido e,
prendendolo per la nuca con entrambe le mani, gli diede una, due, tre violente
ginocchiate in volto.
Abbandonando il suo malcapitato aggressore a terra, Scott tornò a fronteggiare Ramsay e il resto dei suoi sgherri, coltello alla mano; se doveva morire, intendeva comunque rendere chiaro che si sarebbe portato qualcuno dietro.
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Note:
qualche mese fa inizia a scrivere la Fic "Pokémon: un altro mondo", ma mi bloccai dopo qualche capitolo. Man mano che scrivevo, mi rendevo conto che non mi piaceva l'ompostazione che stavo dando alla storia, la gestione dei capitoli, ecc.
Questo è il primo capitolo di un lavoro diverso, ma strettamente collegato, che vuole essere impostato in maniera più antologica: una raccolta di storie connesse tra di loro invece di un'unico romanzo.
Spero che vi piaccia e che mi farete sapere cosa ne pensate!