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Autore: carachiel    02/08/2019    5 recensioni
La sera in cui Christopher scopre la verità, e dopo cui nulla sarà più come prima.
Dal testo:
Kite sbarrò gli occhi, ma non fece in tempo a evitare una spinta che fu tanto imprevista e violenta da farlo finire a terra contro l'asfalto.
Poi, il fulmine.
Gli occhi del ragazzo si dilatarono, come due pozze grigie, mentre fissava alla sinistra luce il volto cereo del più grande fulminarlo con sguardo ferino, la ruga tra le sopracciglia come una ferita aperta.
Gli occhi rossi (...un tempo erano blu? Quanti secoli fa?) erano quelli di un predatore disturbato nella caccia.
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Christopher Arclight/ Five, Kaito Tenjo/Kite Tenjo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Colpo di fulmine

La ragione di Christopher Arclight si spense nel momento esatto in cui le labbra di Kite si chiusero pronunciando quelle poche parole.
"È mio padre."
 
Ancora incredulo, rimase a fissare il cielo plumbeo oltre la finestra.
L'aria era satura di elettricità e le nubi scure si addensavano coprendo i grattacieli, mentre un vento freddo faceva vorticare le chiome degli sparuti alberi che riuscivano a sopravvivere nella giungla urbana.
 
Quando parlò, la voce gli uscì fredda e lontana, come se appartenesse a un estraneo.
"Tuo padre."
Soppesò quelle parole come se non stesse parlando di Faker, quello stesso uomo per cui aveva lavorato sino a quel momento. Quello stesso uomo che l'aveva informato con tono incurante, quasi stesse parlando di qualcosa la cui importanza era secondaria, della scomparsa di suo padre.
Senza dire un'altra parola si alzò e se ne andò.
 
Kite, mentre gli passava accanto, silenzioso come i fantasmi che si portava dietro, rimase per un attimo a fissarlo mentre si allontanava, incosciente delle colossali implicazioni di quelle poche parole.
 
Raccolse sbrigativamente i suoi pochi averi, trasferendoli dall'armadietto del laboratorio in una valigia, una fredda furia scolpita sui lineamenti affilati.
Kite lo inseguì sul corridoio, battendo sulle porte dell'ascensore proprio mentre esse si chiudevano.
"Aspetta!"
L'altro gli lanciò uno sguardo tetro prima che le porte si serrassero, portandolo altrove.
 
Una volta arrivato al piano percorse sbrigativamente l'andito e, giunto di fronta a una porta, la aprì mostrando il pass che teneva al collo, con la sicurezza meccanica di chi ha compiuto quel gesto fino a non prestarvi più attenzione.
Si avvicinò con passo improvvisamente quieto, quasi avendo timore di respirare, a un lettino posto davanti alla finestra che girava tutt'intorno la stanza, al margine estremo rispetto alla porta.
 
Aveva iniziato a piovere, una pioggia scrosciante in netto contrasto col sovrumano silenzio che regnava nella stanza, le luci esterne rese fioche da tale profluvio, mentre le gocce rigavano i vetri come ferite stillanti sangue.
E così era qualcosa dentro di lui, che andava frantumandosi allo sguardo del fratellino di Kite, Hart, che dormiva sotto una coperta trapunta di stelle, una figura talmente piccola e pallida che pareva scomparire nella grandezza del letto.
 
Lo guardò girarsi nel sonno mentre si chinava per arrivare al lettino, stringendo saldamente la sponda con una mano per tentare di celare il tremore che gli scuoteva le membra.
Fece appena in tempo a spostarla dalla sponda che il ragazzino, in un movimento inconscio del sonno, gliela sfiorasse.
Il figlio di Faker... Informazioni false, su cui aveva lavorato per mesi, per depistarlo... Non sarebbe mai venuto a conoscenza della verità su suo padre...
Tali parole gli rimbombavano nel petto mentre ritraeva di scatto la mano come se quell'impercettibile contatto l'avesse folgorato.
Abbassò le spalle come se su di esse vi fosse caricato un peso infinito e guardò la città che spariva sotto la cortina grigia di pioggia.
 
 
Camminò.
Camminò per un tempo che gli parve incalcolabile, con in mano una valigetta contenente i suoi pochi averi e i capelli frustati dal vento finché, quando aveva ormai varcato le mura del centro città che separavano il cuore di Heartland dalla periferia, i passi concitati di Kite non lo raggiunsero.
"Chris, aspetta!" lo chiamò, ma non rallentò, incurante della pioggia che gli scrosciava sul viso.
 
Quando finalmente lo raggiunse, fece per afferrargli il braccio.
Fu come aver toccato del marmo.
 
Kite sbarrò gli occhi, ma non fece in tempo a evitare una spinta che fu tanto imprevista e violenta da farlo finire a terra contro l'asfalto.
Poi, il fulmine.
Gli occhi del ragazzo si dilatarono, come due pozze grigie, mentre fissava alla sinistra luce il volto cereo del più grande fulminarlo con sguardo ferino, la ruga tra le sopracciglia come una ferita aperta.
Gli occhi rossi (...un tempo erano blu? Quanti secoli fa?) erano quelli di un predatore disturbato nella caccia.
 
Non aveva corso, eppure il suo fiato era corto e rapido mentre nelle orecchie gli rimbombava ciò che sapeva e la vista gli si faceva liquida
Il figlio di Faker... Faker, che aveva condannato a morte suo padre senza il benché minimo diritto, lo stesso con cui lavorava, che aveva incontrato decine di volte e che credeva di conoscere...
 
Vide appena il viso di Kite rigato dalla pioggia, con impresso lo stupore più sincero, mentre nella sua mente serpeggiava ancora tale acre concetto.
In silenzio si allontanò, incurante, come se avesse scacciato una mosca che gli dava noia.
 
Sentì appena il suo nome invocato dal Tenjo a bassa voce, quasi una preghiera.
Ma nessuna preghiera avrebbe più potuto riportare indietro i suoi passi: V era finalmente nato.


Angolo Autrice:
Ho deciso di cambiare titolo non appena mi sono accorta che il fulmine era un elemento abbastanza ricorrente in questa shot, che potete prendere come un esperimento o un errore di una mente del tutto fuori fase, se non vi è piaciuta ^_^""" in caso vi piaccia, fatemelo sapere con una recensioncina u.u
   
 
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