La dea dell'Isola



 

Ho guardato negli occhi quest’isola e quello che ho visto è bellissimo [John Locke a Jack]
 

John Locke aveva perso la fede. Appena era precipitato su quell'isola e aveva percepito le sue gambe muoversi, si era convinto che quel posto fosse un luogo speciale dove accadevano i miracoli. Così aveva seguito i segni e risposto ad ogni segnale che l'isola gli avesse mandato, ma ogni passo non aveva fatto altro che condurlo lì, a piangere e disperarsi su una maledetta botola. Lui aveva creduto e il prezzo di quella fede era stata la fatale caduta del ragazzo che aveva trascinato con lui in quella follia.
"Perchè? Ho fatto tutto quello che mi hai chiesto!" urlava, prostrandosi sul terreno e picchiando il pezzo di ferro sotto di lui.
Aveva perso la fede, eppure con quella lamentela si rivolgeva ancora all'isola.
Era pronto a voltare le spalle a quella dea invisibile e crudele, ma tutto ciò che in quel momento desiderava era che qualcuno gli rispondesse.
E qualcuno in effetti rispose.
"Va tutto bene, John".
Una soffice voce femminile raggiunse le sue orecchie e lui alzò di scatto lo sguardo. In piedi, a pochi passi da lui, stava una donna scalza, vestita con un lungo abito rosso di frusciante seta. Anche i suoi lunghissimi capelli erano rossi e rosso era il fuoco della fiaccola che portava in mano.
"Chi sei?" le chiese in un sussurro, fissandolo incantato.
La donna gli rivolse un dolce sorriso.
"Secondo te chi sono?"
John non ebbe bisogno di riflettere a lungo. Dentro di sè sapeva perfettamente la risposta. La donna più bella che avesse mai visto che arrivava nel momento della sua più cupa disperazione non poteva che essere la dea che gli aveva affidato quella missione.
"L'isola. Tu sei l'isola" affermò con sicurezza.
Lei ridacchiò leggermente, senza negare e senza annuire. Lentamente, si piegò sulle gambe, fino a sedersi accanto a lui. Sotto la luce del fuoco e a quella nuova vicinanza, la dea era ancora più stupenda, con i luminosi occhi azzurri e la perfetta pelle di porcellana. Nel guardarla, John si sentì come ipnotizzato, talmente tanto che non si accorse della carezza sul suo volto e quasi sussultò al contatto. 
"Mi dispiace per il tuo amico, ma Boone è un sacrificio che l'isola ha preteso" sussurrò lei con dolcezza, la sua voce carezzevole quasi più della sua mano. "Non devi smettere di credere, hai una missione e devi portarla a termine". 
"In nome di cosa l'isola si è presa un sacrificio? Qual è questa missione?" tentò di chiedere lui. Ed era l'ultimo residuo di ragione a parlare.
Ma la donna in rosso parve non udirlo e proseguì a mormorare parole lontane e incomprensibili. 
"Un altro John, un altro principe che fu promesso. Di un altro mondo, di un'altra storia". 
John non capiva nulla eppure, stranamente, in qualche assurdo modo capiva. 
Iniziò a capire nel momento in cui vide quel viso farsi sempre più vicino e sentì le labbra di lei sulle proprie. Un bacio inatteso, lungo, dolce eppure passionale. Un bacio di quelli che John mai aveva ricevuto nella sua lunga e triste vita. 
E fu allora che lo vide. Vide l'amore spettacolare, lo stesso che anni dopo avrebbero visto anche molti degli altri superstiti del volo 815.
John si lasciò andare a quel bacio, chiudendo gli occhi e facendosi trasportare nella dimensione multicolore che sentiva aprirsi davanti a lui. Ma quando aprì gli occhi, tutti i colori erano spariti e restava solo il rosso. Il rosso del vestito di lei, che ad una velocità inafferrabile si era allontanata da lui e si era alzata in piedi. 
"Valar Morghulis, John. E ricorda: la notte è oscura e piena di terrori" gli disse, non appena lo sguardo di lui si sollevò a sufficienza da incontrare quello di lei. 
John era ancora confuso ma, per quanto quelle parole fossero ancora più folli di quelle precedenti, non osò metterle in dubbio. 
Aveva visto l'amore ed era tornato a credere. E credere significa compiere un salto e smettere di sforzarsi di capire. 
Dopo avergli lasciato quella sorta di addio, e forse di comando, la donna scomparve e lui non fece nulla per trattenerla. 
Sapeva che lei doveva andare, così come sapeva che lui doveva restare. 
"Valar Doaheris" si ritrovò a sussurrare, senza sapere da dove quelle parole gli venissero. 
Dovere - era questa la parola che echeggiava nella sua mente. 
Doveva continuare la sua missione. 
Doveva scoprire i segreti dell'isola. 
E, se davvero la notte era oscura e piena di terrori, doveva trovare una luce. 
Colmo di una pienezza inenarrabile e col sapore di quel bacio sovrannaturale sulle sue labbra, John tornò a piegarsi sopra la porta della botola che aveva preso a pugni prima dell'arrivo della dea. Solo che ora la guardava solamente e aspettava. 
Fu in quel momento che si accese la luce. 











NDA: Sì, ne sono consapevole, questa è un'assoluta follia... Eppure, in qualche modo mi sembra quasi una scena reale, la fanatica Donna Rossa e l'Uomo di Fede che si incontrano. Melisandre è il personaggio su cui al momento scrivo di più e John Locke uno dei miei personaggi preferiti di sempre: l'idea di farli incontrare mi stuzzicava, credo che diventerebbero facilmente amici (o chissà, anche qualcosa di più? ahahah). Smetto di delirare, vi lascio con l'augurio che questa storia senza pretese vi sia piaciuta!