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Autore: Ocus Pocus    13/08/2019    2 recensioni
Il Principe non era mai stato il combattente prodigioso che il Re aveva sperato diventasse.
Né era mai stato il figlio forte e combattivo che il Re avrebbe voluto.
Non che Trunks pensasse di aver mai soddisfatto una sola aspettativa che suo padre aveva nutrito verso di lui, il suo unico erede e futuro della dinastia.
Non era mai stato fiero e spietato come avrebbe dovuto, agli occhi dei propri sudditi e dei propri nemici, né entusiasta alla prospettiva di combattere.
Si era adeguato a quella vita per puro istinto di sopravvivenza e tendeva a domandarsi spesso quanto valesse la pena vivere un’esistenza che odiava e che era contraria alla propria natura.
Eppure, da quando aveva conosciuto lei, tutto era cambiato.
Genere: Azione, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Marron, Trunks, Vegeta | Coppie: Marron/Trunks
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Buonasera a tutti!
Dopo anni che sto dietro a questa storia (che non avevo mai completato per mancanza di ispirazione o di tempo), finalmente riesco a pubblicarla su questo nuovo profilo su Efp. 
Premetto che amo Dragon Ball e che sono fortemente affezionata ai suoi personaggi, e con questa long vorrei cercare di approfondire le loro dinamiche e i loro caratteri in un'ambientazione che parte da un grande "What if?". 
E nello specifico: che cosa sarebbe accaduto se Freezer non avesse mai distrutto il pianeta Vegeta e se Vegeta stesso fosse diventato il Re dei Sayan? Cosa sarebbe accaduto sulla Terra? 
La storia sarà incentrata sulla coppia Trunks/Marron, che personalmente adoro, ma in futuro ci saranno SICURAMENTE anche altri pairing. 
So che il capitolo è molto breve ma si tratta solo di un'introduzione, i prossimi capitoli saranno più lunghi.


Lasciatemi un parere anche piccolo piccolo, ogni recensione sarà apprezzatissima! :D 

 

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Vedere il cielo finalmente terso dopo giorni di foschia e nuvole bianche lo rassicurò. 
Trunks guardava, finalmente più rilassato, fuori dalla finestra, stiracchiandosi appena il collo. Amava svegliarsi prima dell'alba e godersi quell'insolito silenzio che regnava sulla città: già alle prime luci del sole, l'aria veniva invasa dalle grida di battaglia provenienti dall'arena o dalle urla assordanti dei venditori di schiavi nella piazza principale. Il giovane socchiuse gli occhi e sospirò, consapevole che quella pace sarebbe durata ancora per poco, e si alzò dal letto, sentendosi decisamente più riposato. 

Lo scroscio della pioggia lo aveva cullato la notte precedente e gli aveva finalmente permesso di dormire dopo giorni di scarso sonno, scacciando quella punta di inquietudine che non aveva smesso di accompagnarlo da quando era tornato a casa dall'ultima missione, appena una settimana prima. Si stava infilando la tuta da combattimento quando qualcuno bussò alla porta. 
 

"Chi è?" disse Trunks, ancora assonnato, finendo di vestirsi velocemente. 

"Scusi il disturbo, signore, posso entrare?" 
 

Trunks, riconoscendo la voce, sorrise. 
 

"Certo, Nora. Entra pure" 
 

Una donna sulla sessantina fece ingresso nella stanza goffamente. 
Aveva guance paffute e una crocchia perfetta che le raccoglieva i capelli ambrati, intervallati da diverse ciocche bianche. 

 

"Mi dispiace per l'ora, spero di non avervi svegliato" 

"Assolutamente" rispose Trunks educatamente, facendole cenno di accomodarsi. 
 

Nora era stata la sua serva personale da quando aveva memoria, ma a lui non era mai piaciuto considerarla tale. Le era affezionato e cercava sempre di trattarla con quanto più riguardo potesse: sapeva che, da quando era stata portata sul pianeta Vegeta come prigioniera, da giovane, aveva conosciuto ben poca gentilezza. 
Ed era l'unica persona, in quella dannata città, che gli avesse mai infuso un minimo di calore. 

 

"Oh no, signore, vi ringrazio, ma non vi disturberò a lungo. Devo solo informarvi degli ordini di vostro padre" 


Trunks sospirò appena. 

Aveva sperato di essere lasciato in pace per almeno un paio di settimane, ma evidentemente c'era già qualcos'altro in vista. 
 

"Dimmi pure" rispose lui, cercando di nascondere la frustrazione. Lei si schiarì la voce.

"Vostro padre farà ritorno anticipato in città. Arriverà precisamente oggi, a mezzodì, e ha dato esplicito ordine di voler parlare con voi non appena metterà piede a palazzo" disse lei, tutto d'un fiato. 
 

Trunks corrugò la fronte, confuso. 
Vegeta, il Re, era partito appena quattro giorni prima per incontrarsi con degli importanti capi alleati e non sarebbe dovuto tornare prima di una decina di giorni. 

 

"Perché questa fretta?" 

"Affari urgenti, signore. Non so altro" 

Trunks si rabbuiò, pensieroso, e si voltò di spalle. 

"Grazie, Nora, puoi andare" 


La donna abbassò la testa a mo' di inchino e uscì chiudendo la porta in silenzio. 
Il Principe si lasciò cadere di peso sul letto, preoccupato. 

Era raro che suo padre cambiasse i piani, e quando accadeva solitamente non c'era da aspettarsi nulla di buono. Con enorme probabilità avrebbe voluto affidargli una nuova missione importante, e alla sola idea di dover partire di nuovo per andare a conquistare chissà quale pianeta sperduto nella galassia gli veniva il voltastomaco. 
L'ultima missione che aveva compiuto era appena terminata, e già doveva prepararsi alla possibilità di partire per la successiva, lontano chissà quanto da casa. 

Dopo l'ultimo piacevolissimo scambio verbale che aveva avuto con il padre, tuttavia, non era nemmeno più sicuro di cosa fosse peggio: se andarsene di nuovo o dover restare a palazzo.  
La prima cosa che Vegeta, il Re, aveva fatto non appena Trunks aveva rimesso piede sul pianeta, ormai una settimana prima, era stato convocarlo per discutere della missione appena svolta. Non una parola di affetto, o di bentornato, dopo 9 mesi di assenza, ma solo un malcelato atteggiamento di insoddisfazione. 

 

 

"Ho saputo che come al solito hai dato sfoggio della tua debolezza di fronte ai nostri uomini" gli aveva detto il Re, alzandosi dal trono. "Dovrei fingermi sorpreso, ma sei fin troppo prevedibile."
 

Trunks aveva stretto i denti, guardando in basso. 
 

"Ho portato a termine la missione, padre” aveva parlato appena, con un filo di voce.
 

Vegeta aveva riso sarcastico, senza nascondere minimamente il proprio scherno di fronte a quell’atteggiamento perennemente remissivo.
 

"Non hai portato a termine i miei ordini." aveva ripreso il Re "e gli ordini erano chiari: sterminare ogni singolo alieno su quel pianeta." 
 

Trunks aveva deglutito, estremamente teso.
 

"Non c'era bisogno di uccidere tutta quella gente" aveva risposto, cercando di alzare la voce "non hanno neanche opposto resistenz-" 
 

Vegeta in uno scatto gli era arrivato addosso e, prima che Trunks potesse accorgersene, il suo avambraccio gli stava schiacciando la gola. Il Re aveva aumentato la pressione sulla trachea, fissando gli occhi azzurri e pietrificati del figlio, nei quali balenava un'ombra di rabbia. 
 

"Non osare mai più disobbedire a un mio ordine."
 

Aveva lasciato la presa e Trunks era caduto in ginocchio, tenendosi la gola con una mano e tossendo. 
 

"Sei mio figlio, il Principe dei Sayan" aveva continuato Vegeta, guardandolo dall'alto in basso "e a breve compirai 25 anni. Impara a stare al tuo posto, ragazzo" si era voltato, dirigendosi nuovamente verso il trono "o ti ucciderò con le mie stesse mani." 



 

Trunks, fissando il soffitto, scorse nei propri ricordi e mise a fuoco i numerosi insulti che suo padre gli aveva rivolto nel corso degli anni, ma era piuttosto sicuro che, fino a quel momento, non avesse mai minacciato di ucciderlo. 
Non che in realtà Trunks potesse aspettarsi qualcosa di diverso da suo padre, aveva imparato a conoscerlo a modo proprio. Nonostante tutto, però, non capiva neanche completamente perché, il Principe provava una sorta di cieca ammirazione per Vegeta. Forse perché rispecchiava ciò che lui non era mai stato in grado di essere e ciò che avrebbe sperato diventare: il Principe dei Sayan, forte e orgoglioso, stimato e apprezzato dal suo popolo in quanto fiero combattente. 
Se solo non fosse stato così diverso da tutti gli altri suoi simili, forse avrebbe vissuto una vita decisamente più serena e priva di rimorsi e sensi di colpa. 

Trunks non aveva mai amato uccidere, non aveva mai provato quella foga omicida che rendeva i sayan i combattenti più feroci di tutta la galassia; i massacri che il suo popolo perpetrava spesso ai danni di innocenti lo disgustavano, e il fatto che, in quanto Principe ed erede al trono, avrebbe dovuto farsi portavoce di quegli ideali di crudeltà e spietatezza, lo faceva sentire un mostro. 
Sin da quando era bambino, Trunks non aveva mai mostrato uno spirito feroce e combattivo: saltava gli allenamenti, evitava le missioni e subiva senza proferire parola gli insulti e gli aspri rimproveri del Re. Crescendo era poi stato costretto ad adattarsi, per sopravvivere in quel mondo e soprattutto all'ombra del ruolo che avrebbe dovuto ricoprire, e aveva accettato ciò che avrebbe dovuto fare per il resto della propria vita.

Quantomeno, nel corso degli anni, Trunks aveva imparato che l'unica cosa che poteva fare era cercare di limitare i danni: quando non doveva agire direttamente di fronte agli occhi del Re, Trunks cercava ogni possibile stratagemma per evitare stragi inutili e per portare a termine le missioni di conquista con il minor numero di vittime possibili. 
Sapeva che i soldati eseguivano i suoi ordini, anche se con poca convinzione, perché lo temevano e perché consapevoli che, nonostante Trunks si dimostrasse recidivo a combattere, il Principe nascondesse una potenza fuori dal comune. Potenza che non aveva mai tirato fuori del tutto, proprio perché rigettava la propria natura e cercava di evitare il combattimento. 

Oltre alla mancata velleità nella lotta, a enfatizzare la sua 'stranezza' contribuivano anche i caratteri fisici. Era sempre stato guardato con occhi timorosi o scettici dai suoi sudditi: il suo aspetto, di per sé molto peculiare per un sayan, saltava all'occhio e lo rendeva diverso da tutti gli altri; di certo occhi azzurri e capelli color lilla non erano caratteri estetici diffusi tra il suo popolo, e il motivo per cui il Principe possedesse certe caratteristiche era motivo di innumerevoli chiacchiere. Non che lui in primis ci facesse troppo caso, ma l'insieme di tutte quelle aspettative ed elucubrazioni sul suo conto incrementava la sensazione di essere inadeguato e fuori luogo in quel mondo. 
Quante volte in cuor suo aveva sognato, rigirandosi insonne nel proprio letto, di andarsene per sempre, di abbandonare tutto e tutti e di fuggire da quella vita che non gli apparteneva; si ripeteva che doveva prendere in mano la situazione, che non poteva andare avanti in quel modo. Ma ogni volta, al sorgere del sole, si rendeva conto di quanto irrealistiche fossero quelle fantasticherie: se solo avesse provato a mettere in atto quel folle piano, sarebbe stato accusato di tradimento, diserzione o chissà cosa, e non osava immaginare la sorte che sarebbe stata riservata a un Principe traditore. 

Trunks si riscosse da quel turbinio di pensieri, stropicciandosi gli occhi e scuotendo la testa. 

Il sole doveva ancora sorgere e una luce azzurrina iniziava a dipanarsi tra le strie di buio che ancora permettevano di osservare le stelle. Prese un respiro profondo, rilassando le spalle, e dopo essersi preparato si avviò verso il consueto luogo dell'allenamento, profondamente turbato dall'imminente incontro con il Re.




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