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Autore: Mikarchangel74    13/08/2019    2 recensioni
Riusciranno l'amore di un cagnolino e la caparbietà del suo amico James Barnes a far riprendere Steve Rogers da una brutta depressione nel quale è caduto dopo la morte di sua madre?
Genere: Fluff, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Steve Rogers
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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~~Titolo: Pet teraphy
Fandom: Marvel
Ship: Nessuna
Warning: nessuna
Tags: https://www.facebook.com/notes/hurtcomfort-italia-fanfiction-fanart/hurtcomfort-summer-bingo-challenge-2019/2426494237374088/
Partecipo al #SummerBingoChallenge
Parole: 1590

Pet Teraphy

Steve guardava triste Bucky raggomitolato in un angolo sconvolto e tremante dopo uno dei suoi attacchi di panico scatenati da un qualche ricordo legato all’Hydra. Una mano a coprire il capo reclinato sul petto e l’altra tesa verso di lui porgendogli la sua pistola, implorandolo di non avvicinarsi e di sparargli un colpo in testa per far cessare tutto l’orrore che provava.
Questa scena riportò alla mente un ricordo di molti secoli prima; Prima di Thanos, prima dell’Hydra e del soldato d’inverno, prima della guerra…
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(1940)
Il cagnolino guaì tremante ed affamato, raspando sulla balza della coperta ai piedi del letto sul quale un deperito, giovane ed emaciato Steve Rogers stava raggomitolato.
James, appoggiato allo stipite della porta con le braccia incrociate sul petto, fissava corrucciato quella schiena tutta pelle ed ossa, dalla quale trasparivano le preoccupanti protuberanze delle scapole e la forma della colonna vertebrale.
Da quando la madre del suo migliore amico era morta, il ragazzo aveva avuto un crollo allarmante. Si era chiuso in se stesso e sembrava proprio aver perso la voglia di vivere. Bucky si stava domandando dove aveva sbagliato, eppure gli era stato sempre vicino, lo aveva accompagnato al funerale e riportato a casa ed era subentrato al posto della madre: pulendo la casa, rifacendogli il letto, alle volte lo tirava giù da questo, lo lavava, lo vestiva e lo metteva in piedi. Gli preparava pranzi e cene e gli faceva capire quanto ci tenesse a lui, ma Steve sembrava non voler reagire, si rifiutava quasi di mangiare e passava le sue giornate a letto. James alle volte si arrabbiava e gli urlava contro, pentendosi poi all’istante e abbracciandolo forte a se scusandosi.
Era seriamente preoccupato, Steve non poteva scherzare con la sua salute. Era sempre stato cagionevole,  anche un semplice raffreddore poteva trasformarsi in un feroce attacco d’asma e se continuava a dire di non aver fame e non sforzandosi almeno un pò, sicuramente il suo stato di salute sarebbe di nuovo collassato.
Bucky aveva tentato il tutto per tutto, aveva cercato di farlo uscire, di giocare con lui, di spronarlo con ogni mezzo possibile, ma niente.
Adesso stava tentando l’ultima carta; Durante una sua passeggiata per schiarirsi le idee su quella straziante e deprimente situazione, aveva trovato un cagnolino senza pedigree abbandonato dentro un cassonetto maleodorante in un vicolo poco raccomandabile del quartiere dove abitavano.
Aveva sentito dire che alle volte gli animali possono aiutare molto le persone depresse e con problemi, così lo aveva portato a casa, lavato per bene per non far prendere qualche virus al suo fragile amico che ancora non doveva rendersi conto di quanto James tenesse a lui e lo aveva lasciato libero per casa, con la speranza che Steve lo vedesse e cercasse un qualche contatto col piccoletto, ma dopo due giorni non c’erano stati movimenti o segni d’interesse.
Il cagnolino guaì di nuovo dopo aver perso l’equilibrio ed aver fatto una capriola sul pavimento. A James dispiaceva vedere quel cucciolo pigolare e piangere per la fame, ma sperava che in qualche modo questo richiamo disperato riuscisse a penetrare la cortina di apatia nel quale Steve si era rinchiuso.
“Ha fame.” Esordì Bucky con voce quasi infastidita senza muoversi, ma non ricevette risposta.
“Steve se non ci pensi tu io non lo farò. Sono… allergico al pelo del cane.” Mentì imbronciato
Steve finalmente si mosse voltando appena la testa ma poi scosse le spalle e James perse di nuovo la pazienza, ormai gli bastava veramente poco per sbottare e Steve sembrava mettercela tutta per farlo arrabbiare
“Cristo Steve! Sono settimane che non mangi e non scendi da quel maledetto letto!! Mi dispiace per tua madre ok?! Ma è la vita purtroppo! Dobbiamo rimboccarci le maniche ed andare avanti!!” Continuò alterato con le mani sui fianchi senza distogliere lo sguardo dalla figura minuta rannicchiata sul letto, attendendo una qualche risposta o movimento che però non arrivarono.
“Bene dunque!! Tanto vale meglio uccidere questo piccoletto almeno smette di soffrire!” Sbottò. Con due lunghi passi raggiunse il letto ed afferrò il cagnolino per la collottola sollevandolo sgarbatamente.
Sì, lo sapeva che non era affatto colpa di quella piccola creatura e dentro di sé, si dispiaceva di comportarsi in quel modo, ovviamente non avrebbe portato a termine la sua minaccia, ma uscì dalla stanza e sbatté la porta di casa. Una volta sul ballatoio esterno estrasse la pistola d’ordinanza che già aveva in dotazione essendo già stato arruolato nell’esercito per l’incombente futura guerra, e la appoggiò alla testa del cagnolino che si agitava nell’altra mano.
Aveva il respiro accelerato e le mani tremanti, un po’ per la rabbia che gli era salita dentro e un po’ per quello che stava facendo, si stava odiando e quella scena lo ripugnava, ma in qualche modo stava sperando che Steve si muovesse ed infatti sentì la sua voce alle spalle
“James no!”
Bucky tirò quasi un sospiro di sollievo ed abbassò immediatamente l’arma voltandosi
Steve lo fissava pallido e spettinato, appoggiato alla porta per non cadere a terra.
“Ma cosa fai?!” Gli chiese sconcertato, non credeva che James potesse arrivare a tanto e si fissarono per alcuni istanti, in effetti anche il ragazzo alto e robusto adesso si sentiva uno stupido ad aver agito così, ma era stato spinto dalla disperazione e per fortuna aveva funzionato.
Steve si sporse forse per vedere meglio il cucciolo o per prenderlo, ma perse l’equilibrio e se James non avesse avuto i riflessi pronti da afferrarlo con un braccio e sostenerlo, il ragazzo biondo sarebbe caduto a terra.
Bucky sostenne il suo amico che ormai sembrava leggero come una piuma, aiutandolo a tornare in casa e sedersi al tavolo di cucina, tenendo sempre il cagnolino nell’altra mano.
Steve si guardò intorno, come se vedesse quella casa di nuovo dopo molti anni.
“Mi manca sai. … Qui tutto mi ricorda lei.” Disse infine in un fil di voce.
Bucky era intento a preparare del tè caldo e risentire finalmente la sua voce, sentire che finalmente si apriva lo fece rincuorare, era un buon segno.
“Ci sono qui io adesso. Supereremo insieme questo triste periodo ti và?”
Il cagnolino fece un piccolo abbaio e James si ricordò di averlo ancora in mano, si spostò davanti a Steve e glielo mise delicatamente in grembo tra le mani
“Hey, anche lui ha perso i suoi genitori, che ne dici se gli diamo un po’ d’amore? Vi aiuterete a vicenda”
Il cucciolo si mise subito a leccare le mani di Steve ed a scodinzolare. Il ragazzo lo fissò per qualche istante e passò distrattamente le dita sulla pelliccia morbida dell’animale, si sentiva debole e stordito, ma quando il cagnolino iniziò a morsicchiargli le dita si riscosse. Si alzò dalla sedia un po’ traballante. James lo seguì con la coda dell’occhio di nuovo pronto ad intervenire e prestare aiuto al suo dolce e debilitato amico.
“C-Cosa posso dargli da mangiare?” Chiese avvicinandosi ad una delle credenze dove tenevano piatti e scodelle e prendendo una ciotolina.
James visibilmente sollevato prese una busta della spesa rovesciando il contenuto sul tavolo: scatolette e sacchi di croccantini scivolarono ovunque, occupando tutto il piano e Steve lo guardò incredulo
“Bé, non sapevo cosa potesse piacergli così ho comprato un po’ di tutto” Rispose alla domanda silenziosa del compagno e gli sorrise con un’espressione felice ed incoraggiante.
“Aspetta ti aiuto! Dovremmo dargli un nome.”
“Che ne dici di ‘Lucky star’?” Steve estrasse da un cassetto un fazzolettino blu con una stella bianca e lo fissò attorno al collo del cucciolo.

Da quel momento Steve aveva iniziato a riprendersi lentamente, la presenza del cagnolino e del suo migliore ed unico amico James lo aiutavano a tenere la mente occupata e distante dai suoi pensieri cupi. Riprese a mangiare. Uscivano spesso tutti e tre insieme per lunghe passeggiate e passo dopo passo Steve Rogers superò quel brutto momento.

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“Bucky sai che non lo farò. Alzati” Disse Steve accoccolandosi di fronte all’uomo che tante volte in passato lo aveva salvato e che adesso aveva bisogno di esser salvato.
Bucky sobbalzò leggermente emettendo un leggero singulto ma non si mosse. Steve lo sentì singhiozzare chissà da quale inferno stava di nuovo passando ed il cuore gli moriva dentro vedendolo in quelle condizioni. Si sentiva così impotente, ma poi estrasse una cosa dalla tasca.
“Coraggio solleva il viso e guardami.” Gli disse con voce ferma tanto da sembrare un comando ed infatti Bucky lo prese come tale ed eseguì incontrando l’oggetto che Steve reggeva in mano: un piccolo fazzoletto ormai scolorito e strappato, azzurrognolo con una stella bianca sporca.
Rimase a fissare l’oggetto, ma sapeva esattamente dove voleva andare a parare Steve.
“Esatto Buc. Ti ricordi di lui? Lo hai salvato. … Lui ha vissuto una vita piena grazie a te. Adesso io sono qui e farò lo stesso con te. Non ti lascio qui Puck. Quindi se hai bisogno di gridare, grida. Se vuoi spaccare qualcosa, fallo. Se vuoi piangere ti cedo la mia spalla, se vuoi fare a botte ci stò. Io sono qui. Guardami.” Bucky spostò gli occhi umidi e arrossati dal fazzoletto stretto nella mano, agli occhi azzurri di quell’uomo che adesso riconosceva nuovamente. Era la sua ancora di salvezza, lo era sempre stato. Il suo ‘safe place’.
Steve gli prese delicatamente l’arma dalla mano per allontanarla e metterla via poi lo attirò dolcemente a sé e lo strinse tra le braccia “Tu sei il mio cucciolo da salvare adesso.” Gli sussurrò e gli posò un dolce bacio sulla testa.

The end

   
 
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