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Autore: _Son Hikaru    19/08/2019    0 recensioni
Lost Canvas - piccola one shot dedicata a Tenma e Alone
Dal testo:
“È proprio quello che speravo di trasmettere con questo disegno: pace e serenità, perché è ciò che ho provato io mentre osservavo rapito quel piccolo raggio di luce”
Lo sguardo soddisfatto e rapito di Alone e la concentrazione con cui si stava dedicando a quel disegno, piccolo rispetto alle tele enormi che era solito dipingere in chiesa, convinsero Tenma che forse non era poi così sbagliato che passasse un po’ di tempo a disegnare..."
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Aaron, Pegasus Tenma
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Solo un sogno…
 
“Alone!” esclamò Tenma rivolgendo un’occhiata di rimprovero all’amico seduto a gambe incrociate sul letto con stretto fra le mani un grosso blocco di fogli da disegno “Ma non stavi male fino a tre secondi fa?”
Alone gli rivolse uno sguardo perplesso e colpevole “Sì… in effetti non mi sono ancora ripreso ma…” provò a dire per giustificarsi buttando di tanto in tanto uno sguardo al disegno al quale stava lavorando: c’era una piccola linea scura sull’angolo sinistro del foglio, segno inequivocabile che entrando a quel modo nella loro stanza, urlando come un dannato, Tenma lo aveva spaventato. Beh, si disse, almeno il disegno non si era rovinato.
“Niente ma!” protestò Tenma facendolo sussultare di nuovo per lo spavento “Devi prenderti cura di te stesso, Alone” lo rimproverò poi incrociando le braccia al petto e mettendo su un piccolo broncio. Con Alone finiva sempre così, tornava mezzo distrutto dalle sue passeggiate per il bosco e poi, dopo averlo fatto preoccupare a morte, si metteva a disegnare come se niente fosse, come se non avesse rischiato di perdere i sensi solo un attimo prima.
“Ma disegnare non mi stanca affatto” protestò subito Alone “Anzi mi rilassa…” aggiunse poi posando lo sguardo con fare assorto sul paesaggio che aveva appena finito di abbozzare.
“Lo so, lo so!” sbuffò Tenma sedendosi malamente sulla sedia che si trovava accanto al letto “Ma io mi preoccupo!” aggiunse poi con fare ancora più imbronciato “Sei tornato a casa col volto tutto arrossato e sudato per il caldo, sembravi sul punto di svenire da un momento all’altro. Non puoi strapazzarti così tanto” gli fece notare cercando di ammorbidire un po’ il tono di voce, non voleva che pensasse fosse in collera con lui, era solo tremendamente preoccupato e spaventato all’idea di poterlo perdere com’era accaduto con Sasha.
“Scusa…” biascicò Alone abbassando per qualche attimo lo sguardo “Non volevo farti preoccupare… ma era solo un colpo di sole e io ora mi sento già molto meglio” aggiunse poi abbozzando un piccolo sorriso intimidito.
Tenma stava per rispondergli, per dirgli che andava tutto bene e che non era arrabbiato davvero, ma lo sguardo di Alone, perso nella stanza lo distrasse: era come se fosse lì con il corpo ma avesse la mente rivolta altrove, in un luogo distante e che solo lui e nessun’altro avrebbe mai potuto raggiungere. Era un luogo nella sua mente in cui Alone si rifugiava quando dipingeva, ed era così intimo, così privato che Tenma non aveva il coraggio di chiedergli di mostrarglielo. Sapeva bene che Alone, con la sua innata gentilezza, non avrebbe avuto problemi nell’accoglierlo almeno una volta in quel suo piccolo rifugio, ma Tenma non poteva evitare di sentirsi inopportuno e ficcanaso anche solo a pensarlo.
“È che mentre riposavo è filtrato dalla finestra un raggio di sole, uno degli ultimi prima del tramonto, ed era così bello e il suo colore così intenso, che non ho potuto trattenermi e ho dovuto ritrarlo. Anche se… come al solito, ho finito col fare qualcosa di più complicato. Vedi…” disse indicando con la punta del dito un punto preciso sul foglio “Dietro al raggio di sole ho aggiunto l’accenno di un paesaggio, è un bosco” spiegò.
Tenma guardò estasiato il disegno dell’amico “È bellissimo” disse incantato.
Guardare i disegni di Alone gli piaceva sempre tanto, perché diversamente da quelli degli altri bambini sembravano vivi, pronti ad uscire dal foglio o dalla tela in qualsiasi momento per mescolarsi con la realtà. Guardandoli a volte, Tenma aveva avuto addirittura la sensazione di poterli toccare e di sentire sotto la mano la consistenza della carne anziché del foglio. In quel caso però, trattandosi di un paesaggio, aveva l’impressione di poter sentire il frusciare delle foglie e il profumo fresco del vento primaverile.
“Trasmette così tanta pace…” bofonchiò con fare assorto
“Ne sono felice” rispose Alone sorridendo con fare allegro ma un po’ stanco, probabilmente, pensò Tenma, adesso iniziava di nuovo a risentire del malessere di quel pomeriggio.
“È proprio quello che speravo di trasmettere con questo disegno: pace e serenità, perché è ciò che ho provato io mentre osservavo rapito quel piccolo raggio di luce”
Lo sguardo soddisfatto e rapito di Alone e la concentrazione con cui si stava dedicando a quel disegno, piccolo rispetto alle tele enormi che era solito dipingere in chiesa, convinsero Tenma che forse non era poi così sbagliato che passasse un po’ di tempo a disegnare anche in quelle condizioni; in fondo, anche se affaticato dal caldo, la sua espressione era talmente serena…
“E va bene!” cedette in fine con un sospiro fintamente esasperato “Continua pure a disegnare, ma almeno promettimi che ti fermerai quando ti sentirai troppo stanco, e che mangerai qualcosa prima di metterti a dormire”
A quelle parole, che avevano il suono dei rimproveri che le madri fanno ai loro bambini, Alone non poté trattenersi dallo scoppiare a ridere. Una risata argentina, chiara come lo scrosciare dell’acqua di un ruscello, e che scaldò subito il cuore di Tenma.
“Va bene” gli disse “Prometto solennemente che mi prenderò più cura di me stesso”
“Non prendermi in giro, Alone” gli sbuffò Tenma arrossendo leggermente per l’imbarazzo “È che sei così fragile, così delicato… non voglio che ti spezzi”
“Grazie Tenma” gli sorrise Alone stringendogli con delicatezza e affetto la mano. Tenma ricambiò subito la sua stretta, poi, e non senza un po’ di esitazione e imbarazzo, si sporse verso di lui per posargli un piccolo bacio sulla fronte.
“Rimettiti in fretta”
“Lo farò”
Tenma non fece in tempo a focalizzare lo sguardo sul sorriso di Alone, che tutto intorno a lui iniziò progressivamente a diventare nero, come se avesse improvvisamente perduto la vista.
Il panico e l’ansia per quello che gli stava succedendo si insinuarono subito nel suo cuore offuscandogli quasi completamente la mente e rendendogli ogni movimento terribilmente più pesante.
Durò tutto una manciata di secondi, giusto il tempo necessario perché si risvegliasse e tornasse cosciente del luogo e del tempo in cui si trovava.
Sbatté le palpebre un paio di volte prima di riuscire ad abituare gli occhi alla luce intensa del sole di mezzogiorno: era al Tempio.
“Un sogno…” bofonchiò passandosi con fare stanco, ancora un po’ assonnato, la mano sul volto nel tentativo di allontanare almeno un po’ la stanchezza e recuperare lucidità.
Alone… non era la prima volta che lo sognava. Da che era iniziata la Guerra Sacra e aveva scoperto che proprio lui era stato scelto come corpo fisico di Ades gli capitava di continuo, sognava sempre del passato, dei giorni felici che avevano trascorso da bambini, di quando ancora provava gioia e serenità guardando i suoi dipinti e i suoi schizzi. Ora invece, se alzava lo sguardo al cielo, ricoperto ormai quasi per intero dal Lost Canvas, non provava altro che inquietudine e rabbia. Rabbia perché tutto quello non era affatto giusto, perché Alone era un ragazzo troppo candido e puro per essere destinato davvero a tutto quello, a portare la morte nel mondo.
Tenma sentiva che avrebbe potuto rinunciare con facilità a qualsiasi cosa, perfino alla sua armatura di Pegasus, pur di ritornare a quei giorni, pur di rivedere il volto sereno e sorridente di Alone mentre dipingeva, pur di rivederlo assorto in quel mondo che era solo suo; e odiava fare quei sogni perché la felicità e la gioia che provava al loro interno non erano altro che un’illusione che spariva al suo risveglio lasciandogli come unico ricordo solo un gran senso di vuoto e sconforto.
Ed era proprio così che si sentiva a volte, anche se faticava ad ammetterlo perfino a sé stesso: sconfortato e terribilmente impotente, perché qualsiasi cosa provasse a fare per raggiungere il suo obbiettivo risultava completamente inutile, e Alone sempre più vicino a trasformarsi completamente in Ades.
“Vorrei svegliarmi e scoprire che questo non è stato altro che uno stupido sogno” disse. La voce che tremava leggermente per le lacrime che stava trattenendo “Vorrei non essermene mai andato via dal nostro paese natale per diventare un Cavaliere, vorrei esserti rimasto accanto anziché lasciarti solo in balia del male, ma diamine…” continuò pestando con forza il pugno a terra creando così una piccola voragine “Giuro sulla mia vita che riuscirò lo stesso a salvarti, Alone. Lo sconforto, la tristezza, la rabbia, l’impotenza, non mi farò fermare da nulla.”
Si alzò in piedi, passò una mano sugli occhi per allontanare le lacrime, poi, con decisione prese a camminare verso il Grande Tempio: non era più il momento di piangersi addosso.
 
 
 
 
Angolo autrice<3
Salve, io sono Hika. Questa è la primissima volta che posto qualcosa in questo fandom e devo dire di essere parecchio emozionata e agitata, ho il terrore di aver scritto una grande idiozia e di non aver reso minimamente giustizia ai personaggi. Tenma soffre molto per il destino che è toccato ad Alone, così puro e candido, e ho pensato potesse starci bene che sognasse di lui, dei giorni passati in cui erano ancora felici e spensierati. Ho pensato provasse molta nostalgia di quel tempo e che potesse sentirsi anche sconfortato davanti al pensiero di non poter fare nulla per riavere ciò che ha perduto. Io per prima ripensando ai giorni della mia infanzia sento una grande nostalgia, e insomma mi è venuto naturale scrivere di questo. Spero comunque di non essere stata troppo banale o smielata nella scena del sogno, o peggio ancora di non aver reso bene né Tenma né Alone. Per Alone ammetto di essermi ispirata un po’ a mia sorella, anche lei ama disegnare e lo fa anche quando non si sente tanto bene facendomi preoccupare come una dannata XP ho pensato che anche Alone potesse fare lo stesso, insomma disegnare è la sua passione e quando una passione è tanto grande fai fatica a stargli lontano anche solo qualche minuto. Giusto per la cronaca, anche se penso non interessi nulla a nessuno, ho scritto la bozza della storia di notte, il 18 luglio. Faceva talmente caldo quella notte che non sono riuscita a stare a letto e così sono uscita sul terrazzo di casa mia, guardando le stelle mi è venuto quasi naturale pensare ai Cavalieri dello Zodiaco, tra l’altro poi stavo anche guardando Lost Canvas in quel periodo ehehe. Uh, quasi dimenticavo! Spero di aver reso bene la parte del risveglio, cercavo di farla un po’ confusa e ansiogena, ma non so se ce l’ho fatta, io mi ci sono impegnata davvero tanto ma non sono molto brava con questo tipo di scene ehehe
Va bene, la smetto di parlare o l’angolo autrice mi diventa più lungo della storia, che ha 1410 parole. Spero che vi sia piaciuta e ringrazio con tutto il cuore chiunque la leggerà o la commenterà (non siate timidi eh), ricordatevi però che io ho un cuoricino che batte quindi se avete delle critiche fatemele pure perché sono sempre bene accette ma per favore abbiate tatto nel farlo.
Detto questo vi saluto
Un bacio
Hika<3
  
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