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Autore: MireaAzul    19/08/2019    7 recensioni
Aziraphale e Crowley sono marito e marito.
Ma come possono essere arrivati a questo punto, un angelo e un demone?
Due creature così diverse, destinate ad essere nemiche, si uniranno nel sacro vincolo del matrimonio.
O quasi.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Piccola Intro
Buonasera, mondo di EFP.
Sono letteralmente passati anni da quando non pubblico qualcosa qui, colpa sia un po' il poco tempo sia che la mancanza di ispirazione.
Ma settimana scorsa mi sono vista la serie tv Good Omens, e subito hanno iniziato a prudermi le dita sulla tastiera. Quindi, se notate qualche strafalcione grammaticale o di struttura della frase, sono aperta a consigli e critiche!
Vi ringrazio in anticipo e non vi tedio oltre.
Buona lettura.
 
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Per quanto possa risultare improbabile un’amicizia – e di più ancora, un amore – tra un angelo e un demone, rimarreste sorpresi da quanto lo sia un matrimonio.
L’angelo Aziraphale e il demone Crowley avevano sviluppato la prima nel corso di 6mila anni, poi il secondo in qualche decennio, e l’ultimo in un pomeriggio. Un evento unico nella storia dell’umanità – e non solo.
“Matrimonio” forse non è il modo più adatto di descrivere la cerimonia che li unì, piuttosto fu un’unione civile, di quelle intime, con pochi invitati ed organizzata in una manciata d’ore.
Il tutto era nato dalla mente tentatrice di Crowley, un placido e grigio pomeriggio d’inverno.
La coppia improbabile si stava recando alla loro solita panchina al St James’ Park, approfittando dell’insolito bel tempo, e nel mentre passarono di fronte ad una chiesa. In quell’esatto momento, le campane stavano suonando a nozze, e i nei sposi uscivano, mano nella mano, radiosi e inondati di riso.
Aziraphale, data la sua natura angelica ed empatica, si era fermato ad ammirare quella manifestazione di gioia con sguardo rapito. Le mani che applaudivano piano, unendosi ai festeggiamenti degli amici e parenti.
<< Delizioso! Assolutamente divino! >>
Crowley, data la sua natura demoniaca e demiromantica, osservava la scena con un certo distacco.
<< Se lo dici tu, angelo. >>
<< Non è ciò che dico io, mio caro. Il matrimonio è fedeltà, promesse, amore eterno ed incondizionato. È giurare davanti a Dio che niente ti farà abbandonare il fianco dell’altro. >> commentò l’altro, ancora ammaliato.
Sbuffò.
<< Ma per favore, io e te facciamo tutto questo senza aver giurato niente a nessuno, men che meno al tuo grande capo. >>
La spontaneità con cui disse questa frase spiazzò il suo compagno, che si girò a guardarlo, rosso in viso.
La scena lo fece ghignare divertito.
<< Sbaglio o ti ci devi ancora abituare, alla cosa? >>
Ed era proprio così, dopotutto i due avevano avuto la loro dichiarazione, il loro primo bacio e il loro primo coito solo qualche settimana prima, subito dopo l’Apocalisse-che-non-fu.
Infatti Aziraphale sorrideva timido ed annuiva.
<< Beh, sta di fatto che è così>> continuò Crowley, con una scrollata di spalle, cercando di non dare a vedere quanto adorasse quel suo sorriso appena accennato. << Non vedo che bisogno ci sia di sposarsi, se dopo si continua la propria relazione nello stesso modo in cui la vivevi prima. >>
<< Oh, non penso sia esattamente così. >> L’angelo tornò a guardare la cerimonia, le mani unite in grembo. << Le vite degli umani sono brevi, quindi sentono la necessità di riempirle con emozioni piene di ardore. Ciò che per loro è l’eternità per noi è un battito di ciglia, e per questo non potremo mai comprendere appieno, forse è questo il bello. Queste loro piccole infinità sono vissute appieno, ed eventi come il matrimonio li aiuta ad arricchirle ancor di più, col sentimento più puro di tutti: l’amore. >> Trasse un profondo sospiro. << In un certo senso, li invidio per questo. >>
Non si era accorto che mentre parlava le sue iridi celesti si erano illuminate e le sue guance diventate di un delicato color porpora – che creava sempre un adorabile contrasto con la sua pelle candida – ma Crowley sì.
Guardava il suo compagno rapito, col fiato sospeso.
Pensò ad Aziraphale che regala la sua spada infuocata ad Adamo; ad Aziraphale che rischia la decapitazione solo perché quella mattina aveva voglia di crepes; ad Aziraphale che viene tratto in inganno dai nazisti, per colpa della sua ingenuità; ad Aziraphale a bordo della sua Bentley che lo supplica di rallentare; ad Aziraphale che mangia il suo sushi preferito, estasiato, peccando di gola.
A tutti secoli passati ad ammirarlo, così vicino e allo stesso tempo così lontano.
<< Mi vuoi sposare? >> si lasciò sfuggire, in un sussurro, e nonostante questo l’angelo sobbalzò per la sorpresa, come se stesse urlando.
Crowley si tolse gli occhiali e i loro sguardi si incatenarono, l’azzurro limpido con il giallo acceso.
Rimasero immobili come statue per diversi minuti, mentre ormai gli sposi e gli invitati stavano salendo sulle macchine per andare probabilmente al ricevimento.
<< T-temo di non aver capito, mio caro… Hai a-appena detto…? >>
<< Mi vuoi sposare? >>
<< M-ma… >> il biondo trattenne il respiro, in difficoltà come non lo era stato nemmeno nella lotta contro l’Armaggedon. << Un momento fa dicevi che non capivi il senso del matrimonio e… >>
<< E ora me l’hai spiegato. >> si avvicinò al suo angelo, spalla contro spalla, le dita intrecciate, i visi a pochi millimetri di distanza. Sentiva il battito cardiaco dell’altro accelerato in modo preoccupante, e ne fu compiaciuto. << Hai ragione, forse non capiremo mai ciò che spinge gli umani a sposarsi, però so cosa mi spinge a voler sposare te. >> Inspirò profondamente, inebriandosi di quel profumo di vaniglia che ormai gli era così familiare. L’angelo non usava quasi mai profumi artificiali o colonie, e quando lo faceva il demone si infastidiva non poco.
<< Oh, Crowley… >>
Aziraphale stava leggermente tremando.
Il rosso si impanicò, credendo che quel tremito fosse segno che avesse detto la cosa sbagliata. Tanto per cambiare. Soprattutto quando l’altro si mise addirittura a versare lacrime silenziose.
<< Angelo, scusami! Porca puttana, sono il solito stronzo che parla a sproposito… >> portò una mano sul suo viso paffuto e gli asciugò le lacrime col pollice. << Fai finta che non ti abbia detto niente, ok? Cazzo cazzo cazzo… >>
Come risposta ricevette lo sguardo d’amore più intenso della sua vita – o almeno, fino a quel momento.
Si ritrovarono con le labbra incollate, un bacio reso leggermente salato dal pianto, ma delicato e pieno di significato. Crowley venne investito da un’ondata di adorazione mai provata in tutta la sua esistenza millenaria.
Dopotutto, si trovava accanto all’unica persona che lo avesse mai amato veramente.
<< Stupido, incosciente e… sciocco demone. >> mormorò.
Questa sua ostinazione a non voler dire parolacce lo fece sorridere divertito.
Si staccarono dal bacio e appoggiarono le proprie fronti una contro l’altra.
Se Anathema Device fosse stata lì in quel momento, a guardare le loro auree, avrebbe visto un colore indefinibile, caldo, che ricordava il rosso della lussuria, il ciano della commozione e il giallo della felicità.
L’angelo si lasciò sfuggire una risatina.
Crowley si allontanò di qualche centimetro per guardarlo interrogativo.
<< Che hai da ridere? >> chiese, con una punta di offesa nella voce.
<< Nulla, nulla. Mi stavo solo immaginando una scena alquanto buffa: tu che arrivi all’altare saltellando perché il pavimento consacrato ti brucia i piedi. >> e ridacchiò ancora. << Penso che non sarà il caso di celebrare in chiesa, non sei d’accordo? >>
Il demone aggiunse più spazio a separarli, balzando all’indietro, come se a scottare fosse stato il suo compagno. I suoi occhi serpentini si erano spalancati, le iridi verticali erano talmente dilatate che per la prima volta da quando esistevano sembravano quasi rotonde. Lo osservava stupito e con un’espressione ridicola, che fece ridacchiare ancor di più l’altro.
<< Mi hai appena indirettamente risposto di sì? >>
Aziraphale annuì piano.
<< Oh, per Satana… >>
Lo stritolò in un abbraccio che avrebbe rotto la schiena e qualche costola a qualsiasi comune umano, affondando il viso nell’incavo del suo collo per inspirare ancora appieno quella fragranza alla vaniglia che tanto amava. Provocò un leggero solletico all’angelo, la cui risata era aumentata di volume, che si lasciava stritolare ben volentieri.
<< Dio se ti amo Aziraphale, ti amo, ti amo, ti amo… >> continuava a bisbigliare. La contentezza era tale da lasciarsi andare e si concesse di depositare un peccaminoso – decisamente molto peccaminoso – succhiotto sul collo dell’amato.
Quest’ultimo si fece sfuggire un sospiro eccitato, ma si costrinse ad allontanarlo delicatamente.
<< Crowley, caro… Siamo all’aperto, di fronte ad una chiesa. Sai che… Sai cosa penso di queste effusioni in pubblico. >>
Il demone ascoltò le sue parole come se fossero lontane, e provò a riavvicinarsi con intenzioni molto chiare. Ma fu allontanato di nuovo.
<< Crowley… >>
<< Va bene, va bene. >>
Si rimise dritto – baciare una persona più bassa comporta, in certi casi, ad una sgraziata postura della schiena – senza mai lasciare che il suo sguardo si allontanasse troppo da quel benedetto collo.
Provava una gioia tale che si era eccitato da matti.
È colpa sua, si ritrovò a pensare. Colpa sua e a quei maledetti occhi azzurri, a quei soffici riccioli, a quel suo profumo di budino, a quella sua pelle morbida, a quella sua voce acuta….
<< Che ne dici se torniamo a casa, sbrighiamo alcune faccende e poi organizziamo il tutto? >> domandò, col tono più immorale che riuscisse a emulare. L’altro lo guardava confuso.
<< Faccende? Che faccende dobbiam- oh. >> e capì.
Quasi corsero fino alla libreria, si chiusero nel retro bottega e… beh, forse quello che successe verrà narrato in un'altra fan fiction a rating rosso.
Come dicevamo a inizio racconto, l’unione tra l’angelo Aziraphale e il demone Crowley fu organizzata in una manciata d’ore. E fu proprio così, nessuna esagerazione.
Grazie al materiale fornito dalla libreria – e a qualche innocuo miracolo – riuscirono a programmare il tutto col comune e ad avvisare i loro amici più stretti – nonché gli unici, ovvero Anathema, Newt, i Quelli, il sergente Shadwell e Madame Tracy – in centoventi minuti tondi tondi.
Quel placido pomeriggio d’inverno, alle 16:00, queste persone si ritrovarono nella sala per le unioni civili presso l’ufficio di stato di Londra.
Da una parte, Crowley; alto, sinuoso, con i suoi soliti occhiali neri e i capelli color del fuoco leggermente meno spettinati del solito. Indossava un completo nero come la notte, aperto a V sul davanti per mostrare il petto magro e liscio. Al suo fianco, per fargli da testimoni c’erano quella canaglia di Shadwell e Anathema.
Dall’altra parte… beh, Aziraphale non era ancora arrivato. Lo stavano aspettando tutti, compresi i suoi testimoni, Madame Tracy – non si può certo condividere lo stesso corpo e non farsi da testimone, no? – e Newt.
Il demone iniziò a picchiettare nervosamente il piede per terra, di certo la pazienza non era una sua virtù. Men che meno quel giorno. E non era assolutamente nervoso. Stava solo grondando di sudore, come se non avesse mai attraversato le fiamme dell’inferno per poi uscirne fresco come una rosa.
Stava per tirare una bestemmia colma di irritazione quando, eccolo che arrivò.
Aziraphale non era vestito poi tanto diversamente dal solito; indossava vestiti color pastello, la cui palette variava da un bianco panna ad un leggero carta da zucchero. Ma i ricci ribelli erano tirati indietro, il sorriso perfetto più candido che mai e…
Ma che cazzo…
Si mise al fianco del fidanzato, chiedendo scusa a tutti per il ritardo e pregando l’impiegata dell’ufficio ad iniziare con la cerimonia.
I loro busti erano rivolti verso di lei, ma continuavano a fissarsi con la coda nell’occhio, ammirandosi.
Il biondo si sporse quasi impercettibilmente di lato, sussurrando un timido: << Sei bellissimo, come sempre. >>
<< Anche tu, angelo. >> mormorò di risposta, compiaciuto e vanitoso come pochi al mondo. Lasciò aspettare qualche secondo prima di chiederglielo. << Sbaglio o mi sembri… diverso? >>
Bingo.
L’altro iniziò a girarsi i pollici e si morse il labbro inferiore, come faceva sempre quando era agitato.
Intanto l’impiegata continuava a leggere ad alta voce i loro diritti e doveri una volta che avrebbero pronunciato le rispettive promesse.
<< B-beh… È il nostro matrimonio, ho indossato il mio completo più elegante, mi sono sistemato i capelli… Sai, le solite cose che si fanno quando stai andando a sposarti… >> e deglutì ansioso.
<< Nah, non è solo questo… >>
Continuava a squadrarlo da cima a fondo, cercando di capire. Qualcosa gli solleticava la mente, sapeva di avere la risposta sotto il naso ma era talmente evidente e stupida che non riusciva ad afferrarla. Quando all’improvviso…
<< Tu ti sei sssnellito! >> sibilò quest’ultima parola con la lingua biforcuta, sputandola come se fosse un insulto. << Ecco perché mi sembravi strano, il tuo panciotto non è pieno come al solito, e il tuo collo… >>
La donna di fronte a loro tossì, scocciata, cercando di attirare la loro attenzione e riprendendo a leggere.
Rimasero zitti per qualche minuto, per darle il contentino e fingendo di ascoltarla. Ma uno era troppo irritato e l’altro troppo mortificato.
Ripresero la discussione, tornando a mormorare.
<< Scommetto che è per questo che hai fatto ritardo. >>
Non ci fu bisogno che l’altro confermasse, il suo silenzio e il suo sudore freddo parlò da sé.
<< Mi vuoi spiegare perché? >>
Aziraphale trattenne il fiato, i pollici che non riuscivano a stare fermi. Il suo sguardo cadde verso il pavimento, pieno di vergogna e imbarazzo. Ma non proferì parola.
<< … Allora? >>
Crowley iniziava veramente ad irritarsi. Voleva farglielo passare così il loro “matrimonio”? Irritato? Che cosa gli era saltato in mente? Pensava veramente che il demone avrebbe apprezzato? Non aveva imparato che le sue forme rotonde e la sua pelle soffice erano tra le cose che più amava di lui, che più lo contraddistinguevano? Insomma, tutte le volte che scopavano coglieva ogni occasione buona per baciare ogni parte di lui, per assaggiarlo, leccarlo in punti in cui la sua fragranza alla vaniglia si sentiva maggiormente.
Stupido, cretino, sciocco angelo…
<< Tu sei divinamente… perfetto. Nel tuo essere alto, snello, sempre così spontaneo e sexy. Mentre la mia passione per il cibo nei secoli ha portato il mio involucro mortale ad essere così… flaccido. Io… >> deglutì ancora. << Io, almeno per questa occasione così importante, non volevo tediarti con la vista del mio corpo grasso. Così ho provato un po’ di miracoli, finché non ci sono riuscito. >>
<< A volte sei proprio una grandissima testa di cazzo. >>
Pollici che girano alla velocità della luce.
<< Non avrei mai immaginato che questa cosa ti facesse arrabbiare tanto… >>
<< Mi arrabbio perché, ripeto, sei una testa di cazzo. Pensi che mi sarei mai innamorato di te se tu non mi piacessi in tutto e per tutto? E non ti sei chiesto perché, quando ti metto a pecora, adoro afferrarti quei cuscinetti adiposi che hai sui fianchi? Per non parlare di quando ti mordo quel tuo culo magnificamente rotondo… >> ghignò al pensiero.
<< C-Crowley! >>
La donna tossì ancora, veramente spazientita. Davanti al loro silenzio, riprese di nuovo a leggere.
L’incazzatura del demone svanì. Ora capiva perché l’aveva fatto, nei secoli anche lui aveva tentato delle persone in modo da indurle a deridere chi si faceva questi tipi di complessi – non ne andava fiero, ma gli ordini erano ordini – però Aziraphale doveva capire che era perfetto così come era. E lui lo amava, semplice, così come era.
E glielo disse.
E l’angelo, con aria commossa, tirò un sospiro di sollievo, come se stesse trattenendo il respiro, e miracolosamente i suoi chiletti di troppo tornarono tutti.
Crowley gli sorrise.
<< … Vuoi tu, Anthony J. Crowley, prendere Arthur Z. Fell come tuo marito? >>
<< Lo voglio. >>
Si strinsero la mano.
<< E tu, Arthur Z. Fell, vuoi prendere Anthony J. Crowley come tuo marito? >>
<< Sì, lo voglio. >>
<< Allora, per il potere a me conferito dallo stato d’Inghilterra, io vi dichiaro marito e marito! >>
Scoppiò un forte applauso.
Madame Tracy, Anathema e Pepper – anche se non lo ammise mai, negli anni a venire – erano commosse e prossime alle lacrime, Shadwell e Newt esultavano con i pugni alzati e il resto dei Quelli saltava e urlava di gioia, come si confà a dei ragazzini di 11 anni.
Aziraphale e Crowley si strinsero in un abbraccio colmo di passione e affetto, baciandosi come se non volessero mai interrompere quel contatto, accarezzandosi, godendo uno della bellezza dell’altro.
Dopo quei secondi che a loro parvero l’eternità, si separarono.
<< Promettimi che non ti farai mai più venire idee così idiote, angelo. >>
<< Te lo prometto, mio caro. >> gli lasciò un leggero bacio sulla punta del naso, e lo prese alla sprovvista, togliendogli gli occhiali. << E tu promettimi che proverai a mettere il meno possibile questi cosi. >> li lasciò cadere per terra. << Non sei l’unico ad amare particolari che l’altro reputa difetti. >>
<< Cazzo, tra i due sei tu l’angelo, ma a sto giro mi hai proprio fottuto. >>
E Crowley rise, rise di gusto, stringendo ancor di più a sé l’amore della sua vita. Quell’angelo buffo, impacciato, goffo, gentile, irripetibile, bellissimo.
<< Te lo prometto. E non è una promessa di un demone, è una mia promessa. >>
Aziraphale capì.
Gli bastava solo questo.
  
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