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Autore: Yurha    20/08/2019    0 recensioni
Due persone. Due grandi amici. Due avvocati che lavorano in due città molto distanti tra loro, dove un solo telefono può farli sentire di nuovo vicini, come se fossero di nuovo l'uno difronte all'altra.
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Mike Cutter
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 1

Il cellulare appoggiato sulla scrivania squillò.
Mike lo prese e, senza guardare il display, rispose con voce alquanto annoiata e leggermente infastidita, pensando che dall’altra parte del telefono ci fosse per l’ennesima volta il suo Assistente, che gli chiedeva dove poteva trovare precisamente lo scatolone contrassegnato AV-0435SSDY situato nella sezione prove del polveroso archivio al piano interrato della Procura distrettuale di Lower Manhattan.
Mentre si dondolava sulla poltrona con la sua pallina da baseball bianca in mano, sospirò. «Cutter.»
«Sai, ho avuto un’interessante conversazione con Dekker questo pomeriggio.»
Mike sussultò e spalancò gli occhi nel sentire una voce familiare che gli parlava direttamente da Los Angeles.
Appoggiò in tutta fretta la pallina sul piano della scrivania, vicino al porta penne, e si mise seduto composto, come se lei fosse apparsa proprio in quel momento davanti a lui.
«Connie! Ciao, come st..»
«Zitto e non divagare. Tanto non mi compri con i tuoi convenevoli, Michael Cutter.» disse lei con tono di ripresa, interrompendolo. «Da quello che ho capito dalla conversazione col mio attuale capo, sembra proprio che QUALCUNO abbia detto che ho l’abitudine di fare di testa mia e sabotare i casi per soddisfare un qualche tipo di mio istinto umanitario. Credo che il giusto termine che Dekker abbia usato sia stato ‘mina vagante’. In ogni caso, in questo momento sono in mezzo al traffico e per passare il tempo, ho provato ad immaginare quale uccellino abbia mai potuto cantare.» spiegò con tono sarcastico, facendogli capire la situazione.
Mike ebbe un tuffo al cuore e, per istinto, deglutì e si schiarì flebilmente la voce.
Si sentì immediatamente colto in fallo. Chiuse gli occhi e sospirò. «Aspetta Connie, posso spiegarti tutto.»
«Hai un minuto da ora, Michael Cutter. Usalo a dovere e non sguinzagliare la tua retorica da avvocato affermato.» disse lei seriamente, mentre il suo Io interiore rideva divertito dalla sua reazione.
«Okay, ascolta. Mentre Dekker era qui a New York in visita, una sera siamo usciti a cena e ad un certo punto, in mezzo ad uno dei tanti discorsi, mi ha chiesto di descriverti sia come persona, che come carattere e personalità. Ha voluto sapere sia il buono che il cattivo di te, dicendomi che se lo sarebbe tenuto per sé e che tutto quello che avrei detto, gli sarebbe servito come quadro generale per impostare un qualunque tipo di collaborazione con te.»
«Mike, non gli avrai anche rivelato di Rafa Alvarez e di tutta la storia di quel bastardo di Woll?» chiese preoccupata.
«No! Assolutamente no, quel verme di Marcus Woll non mi è neanche mai passato per il cervello, figurati! Sarei stato un vero cretino se gli avessi detto una cosa del genere, devi credermi!»
«Però gli hai detto di Rafa e cosa ho fatto per lui.»
Mike sospirò grattandosi la tempia. «Va bene, questo lo ammetto. Ho pensato che spiegandogli come andò quel caso, capisse il tuo buon cuore, ma evidentemente Dekker lo ha interpretato nel modo sbagliato. Che devo dirti.. Succede.» rispose cercando di difendersi, senza successo, però.
«Ah-Ah, certo.. Trova una scusa migliore, signor Cutter.» ripose lei, facendo finta di non credere alle sue parole, tenendolo per un pò sulle spine.
«Hey, così però mi sento offeso. Pensi che io abbia spettegolato con quello che è tutt’ora il tuo capo, alle tue spalle?» disse lui, buttandosi indietro sulla sua poltrona e guardando fuori dalla finestra del suo ufficio tutte le luci che illuminavano la città. «Non ho mai fatto una cosa del genere e non ho intenzione di farla in un futuro, chiaro?»
«Certo, come se non ti conoscessi.» rispose lei alzando un sopracciglio, divertita. «Guarda che sono a conoscenza delle tue chiacchierate con Jack sul mio conto, cosa credi?»
Mike fu sorpreso di ciò. Si fermò e per un momento guardò il suo cellulare in modo strano.
«Mike? Ci sei? Oh, andiamo.. Davvero pensavi che non lo sapessi? Certe cose ti si leggono perfettamente in faccia.»
Lui sospirò scuotendo la testa. “Incredibile. In quest’Ufficio non si può nascondere proprio nulla..!” «Okay, okay, d’accordo. La verità?»
«Sai, il tuo minuto di spiegazione è passato da un pezzo, ma fortunatamente per te, per alcuni di noi il tempo è relativo, quindi.. Puoi continuare.» disse lei con un mezzo sorriso, sempre più divertita.
«Potrei o.. Non potrei aver detto qualcosa circa la tua tendenza a credere all’innocenza dei ragazzini, degli incapaci mentali e degl’indigenti.»
Lei ne fu sorpresa, tanto che il sorriso sparì all’istante dalle sue labbra. «Mike! Quello non era necessario, perché lo hai fatto?!» esclamò.
«Aspetta, aspetta, posso spiegare anche questo.» rispose lui velocemente, preoccupato che lei se la fosse presa di più.
«Sai, più parli, più mi devi delle spiegazioni e comunque, non sono più sicura che la relatività del tempo riguardi anche me.» rispose Connie scherzando ma con tono serio.
«No, ti prego, lascia che ti spieghi.»
«D’accordo, allora ti lascio ancora un minuto, ma questa volta scegli bene le tue parole, perché potrei davvero prendermela seriamente, anzi, potrei addirittura bloccarti e cancellare il tuo numero.»
«Perdonami, Connie, è stato un pensiero di mezzo secondo, istantaneo, che sul momento mi parve un’ottima idea, ma col senno di poi, ammetto di aver commesso solo un grande errore di valutazione.» cominciò, alzandosi poi dalla sua poltrona ed iniziando a girare per il suo ufficio, come faceva di solito quando era nervoso.
«Okay, vai avanti.»
«Nel momento in cui Dekker disse di sperare in una collaborazione lunga e pacifica con te, il mio cervello ha subito realizzato che, quando Jack ti ha salutata per l’ultima volta, ha detto che ti avrebbe ripresa a lavorare qui se avessi mai cambiato idea, così mi è venuto in mente che se il tuo lavoro a Los Angeles fosse andato male, saresti tornata qui a New York ed avresti potuto anche salvarmi da questa intollerabile tortura che è diventata la mia routine.» disse cercando di spiegarsi nel modo giusto.
Connie capì ciò che voleva dire e, sentendo il tono di voce ed il tentativo di copertura da parte di Mike, scoppiò a ridere il più silenziosamente possibile, per fargli credere che fosse ancora seria.
Si schiarì la voce, riprendendo il suo tono formale e serio. «Sai, mi sto sforzando di pensare che tu non ti sia bevuto del tutto il cervello, Michael Cutter, sia per ciò che hai detto a Dekker, che per aver ammesso il tuo tentativo di sabotaggio della mia carriera a Los Angeles.» rispose sorridendo divertita dalla sua probabile espressione di colpa che aveva stampata in faccia.
«Mi dispiace tanto, ma sono davvero quasi giunto alla pazzia. Una o due settimane dopo che sei andata via, Jack mi ha appioppato un Assistente fresco di Yale che pensa davvero di essere già un grande legislatore navigato, tanto che in aula, si mette ad obiettare al mio posto, tirando fuori delle motivazioni completamente assurde e a caso. Ho già pagato non so più quante multe per oltraggio alla Corte e Jack continua a minacciarmi di tenerlo a bada.»
«Davvero? Allora te la passi peggio di quel che pensavo.» rispose sghignazzando.
Mike sospirò frustrato. «Non immagini quanto. Si spruzza addosso come minimo due litri di colonia, ha i capelli che dire ‘incollati alla testa’ è un mero eufemismo, odia qualunque tipo di sport, tranne i tornei di Scarabeo e di scacchi, sempre che si possano definire ‘sport’  e, come se non potesse andare peggio, indossa camice e cravatte dal colore che, a confronto, gli evidenziatori sono dei pastelli per bambini dell’asilo e guarda E!Entertaiment e Fox News!» esclamò con tono disperato.
Connie fece una pausa e ci pensò un secondo, aggrottò le sopracciglia confusa dalla sua ultima affermazione. «Ma anche tu guardi Fox News..» disse, non capendo il motivo per cui quel fatto fosse stato classificato nella categoria ‘come-se-non-potesse-andare-peggio’.
«Si, ma io guardo solo le notizie di attualità, politica e finanza, mentre quel fantoccio viziato guarda esclusivamente i pettegolezzi sulle celebrità. Pensa, ogni volta che entra nel mio ufficio, se è accesa la televisione, fa una smorfia schifata, cambia canale ed alza il volume a livelli che neanche mio nonno all’epoca del trombone acustico!» disse sempre più disperato. «Connie non puoi davvero capire.. Mi chiama Mikey, capisci? Mikey!!» esclamò poi, facendole trattenere a stento una risata. «E vuoi sapere il peggio-del-peggio-del-peggio di tutto ciò?»
Lei, continuando nel tentativo di trattenere le sue risate, provò a tenere un tono serio. «C’è anche di peggio?»
«Non rispetta neanche lo spazio personale nel bagno degli uomini! Continua a buttare l’occhio nella mia parte e a fare commenti completamente inopportuni, per di più prendendomi in giro! Giuro, mi sento.. Mi sento violato.» concluse, buttandosi di nuovo sulla sua poltrona, appoggiando la fronte nella sua mano, poi, dopo una pausa, sospirò. «In tutti questi anni come avvocato e Procuratore, mi sono sempre chiesto cosa potesse portare una persona ad essere uno spietato assassino ed ora credo di averlo finalmente capito. Anzi, sai cosa faccio? Mollo tutto e vado a fare il difensore al Legal-Aid, tanto la paga è quella, dollaro più, dollaro meno.»
«Dài Mike, non sarà COSÌ male. Forse cerca solo la tua stima.» rispose lei, dopo essersi ripresa da tutte quelle risate interiori.
Mike sospirò ancora. «O forse cerca solo un’accusa di molestie.. No, hai ragione. Magari tanto male da andare al Legal-Aid, no.. Se invece lo ammazzassi, tu mi rappresenteresti in una causa probono? In fondo potrei essere discolpato per temporanea infermità mentale. Sarebbe un caso facile e veloce.»
Lei rise ancora una volta silenziosamente, dopo aver ascoltato le assurdità sul suo Assistente.
«Non starai esagerando un pochino per cercare di farti perdonare o cercare di farmi tornare a New York con una scusa?» chiese infine, scherzando.
«Assolutamente no, anzi, sto minimizzando parecchio la situazione.» rispose lui, passandosi la punta delle dita sulla fronte. «Connie, ti prego, anzi no, immaginami ai tuoi piedi, in ginocchio supplicante sui carboni ardenti. Potrai avere il mio ufficio, la mia poltrona, la mazza da baseball autografata, le palline, le prove repertate sullo schedario, il mio appartamento con tutto ciò che contiene, tutto quanto! E farò anche tutto ciò che vuoi per tutto il tempo che vorrai, solo..»
Lei aggrottò le sopracciglia per come tenne in sospeso la frase. «Solo?»
Mike sospirò ancora una volta prima di continuare quasi sussurrando. «..Torna da me, ti prego..»


Ahhhhh, che bello poter pubblicare di nuovo! Mi è proprio mancata la mia droga preferita xD
Tra il lavoro, le vacanze e tutto il resto, non ho proprio avuto tempo per scrivere un accidente di niente.. >.<
Poi, però, ieri sera mi sono messa a guardare in streaming L&O: LA e mi è venuta in mente questa 'piccola' FF a sfondo Fluff, così, andando a prendere il portatile di corsa, ho pensato: "Ma si, che diamine! Buttiamoci a pesce in un'altra avventura con i nostri eroi preferiti!" xD
Spero vi piaccia! =D
Un abbraccio a tutti,
°Yurha°

  
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