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Autore: Aesingr    20/08/2019    0 recensioni
"Giovane drago... dove sei finito?"
Con questa domanda ci lascia Ignitus al termine dell'Alba del drago, dopo la sconfitta di Malefor e la scomparsa di Spyro e Cinerea.
Perché il loro nome non appare sul libro dei draghi?
Il loro è stato davvero un sacrificio?
Ma soprattutto... può Spyro amare davvero Cinerea?
______________________
Ali di rubino, corna d'argento, occhi di smeraldo, squame d'ossidiana.
No, non erano queste le sue origini. Lei era qualcos'altro, qualcosa di ben più oscuro. Un frammento d'anima che trovava la pace soltanto nella mera astrazione dell'ombra e della notte, nella tetra e gelida oscurità del vuoto.
Un crepitio, e il guscio si era infranto.
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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LA FINE



Una leggenda rinomata fra gli antichi racconta: "Prima di ogni cosa esisteva un'entità di luce. Essa generò l'energia, la vita e gli elementi. Le sue zampe plasmarono e manipolarono la materia fino a farne il fuoco dalle faville, il ghiaccio dalle gocce d'acqua, la terra dalle radici, il fulmine dalle scintille elettriche e il vento dai refoli d'aria. Tutto era racchiuso nella sua essenza e si espandeva con il passare del tempo. Distribuì nel mondo i flussi d'energia che permeavano gli elementi, in attesa del giorno in cui sarebbero venute creature in grado di controllarli. Unendo ai cinque elementi altre tre forme d'energia fece sì che anche l'oscurità si diffondesse nel mondo, in cerca di una stasi e di un equilibrio. Vennero così l'ombra, capace di celare e dissolvere, il suono, un potente stridio che incuteva terrore, e il veleno, che corrodeva tutto ciò con cui entrava a contatto. Ella tuttavia era un'entità benevola, l'energia positiva era in lei predominante e la luce avrebbe rischiato di oscurare le  tenebre. Raccolse quindi cinque pietre vitree e splendenti e dipinse in ciascuna di esse un simbolo; il fuoco, il ghiaccio, la terra, il vento e il fulmine, impressi su piccoli cristalli di colori diversi. Le afferrò, le sollevò in aria e le osservò a lungo. Dopo di che salì su una rupe, guardò giù e le lasciò cadere. Fu il vento a toccare il suolo per ultimo, quasi come lo stesso elemento a cui il cristallo apparteneva ne avesse rallentato la caduta.  Decise dunque che fosse proprio il vento a distaccarsi dagli elementi luminosi, per unirsi a quelli oscuri, in modo che le due metà si equivalessero. Tuttavia solo una creatura, dotata di un potere pari al suo, avrebbe potuto riunire tutti gli elementi fra le proprie zampe per conferire loro il massimo potere. Quel giorno stesso l'entità di luce sarebbe tornata, pervadendosi della volontà del suo evocatore"

La potenza generata dall'impatto tra i poteri di Spyro, Cinerea, Malefor e Katlas stava deformando tutto ciò che poteva definirsi materia. I soffi d'energia dei due giovani draghi provocavano violente onde d'urto quando si scontravano con i colpi del loro avversario. Coadiuvati da Malefor riuscivano a difendersi, nonostante l'evidente superiorità del supremo drago viola.
Dovevano resistere, resistere, resistere...
Passarono i secondi, poi i minuti, infine le ore. Katlas non riusciva a portare a segno colpi letali, né i suoi avversari trovavano il modo di scalfirlo. Qualunque cosa provassero finivano sempre per fallire all'ultimo istante, oppure Katlas semplicemente cancellava i danni subiti come nulla fosse accaduto. Spyro e Cinerea, rinvigoriti da tutto quel che stavano provando in quel momento, non avevano alcuna intenzione di cedere.
Il maestro delle ombre d'altro canto ansimava, svuotato delle sue forze. Riportare Cinerea alla sua forma più potente gli aveva causato una grande eccitazione, ma si era rivelato molto stancante. Era soddisfatto del suo operato quanto lo era stato dei suoi propositi, un attimo prima si dissolvessero nel nulla. Purtroppo trasferire la propria energia oscura alla dragonessa contribuì a sfiancarlo, obbligandolo a portarsi in disparte.
Potendo osservare come spettatore per la prima volta, non ebbe difficoltà nell'intuire il motivo di quanto stava accadendo. Finché si era trovato in mezzo alla battaglia non si era potuto curare del perché Katlas non riuscisse a colpirli con la stessa maestria con cui si difendeva. Fu tutto più chiaro nell'osservare i movimenti dei suoi artigli, delle sue ali, dei suoi occhi.
Non erano Spyro e Cinerea ad essere abbastanza abili da tenergli testa, erano i suoi attacchi che, quando sul punto di divenire mortali, perdevano d'intensità. Era successa la stessa cosa quando aveva combattuto da solo contro di lui. Katlas non era in grado di ucciderli.
Gli balenarono in testa decine di possibilità, ma soltanto una rispecchiava con limpidezza quell'inatteso fenomeno.

Un drago nero planò in direzione di Katlas, ad ali spalancate.
Cinerea si portò indietro. Spyro continuò a combattere finché non fu il nuovo arrivato ad intromettersi. A differenza della compagna non riusciva a ragionare, chiunque sarebbe stato in pericolo se gli fosse rimasto vicino.
"Izric" esordì freddo Katlas, allontanando Spyro con un potente colpo di coda che lo costrinse ad arretrare.
L'aura oscura che attorniava il giovane drago si stava ritirando, segno che anche lui era allo stremo.
"Signore... cioè, Katlas... i demoni hanno ormai invaso quasi l'intera superficie e alcuni sono divenuti incontrollabili. Ma i compagni di questi scocciatori sono ancora in vita! Non sono riuscito a fermarli in tutto questo caos, ho intenzione di distruggerli prima che possano diventare pericolosi!"
"Pericolosi?" chiese il drago viola con un ghigno. "Gli avversari pericolosi sono qui di fronte a me, se non sei riuscito ad annientare un tasso ed un ghepardo sei proprio senza speranze"
"No, quando sono arrivato la dragonessa si era già separata dagli altri! Sapendo che stava venendo da te per aiutare i suoi compagni ho capito che era spacciata, quindi mi sono precipitato al loro inseguimento. Ho capito che stanno cercando di far rifugiare gli ultimi sopravvissuti in tane sotterranee!"
"Cosa?"
Katlas ringhiò, fissandolo truce.
"Non preoccuparti, ho bisogno soltanto tu crei per me i portali necessari a raggiungere velocemente tutti i loro rifugi. Ci impiegherò un attimo, per favore aiutami!"
L'espressione del drago viola la diceva lunga. Non solo il racconto di Izric aveva qualcosa di strano, ma non immaginava si sarebbe mai rivolto a lui con un -aiutami-.
Cinerea approfittò del momento di distrazione per lanciarglisi addosso, ma Katlas sollevò una zampa e spalancandola verso di lei la respinse indietro.
Si era ritrovata a capitombolare a diversi metri di distanza senza nemmeno capire cosa fosse successo, spinta da una forza invisibile. Almeno comprese come aveva fatto a deviare il brutale impeto di Spyro senza sforzo.
"Non puoi raggiungerli in volo?"
"Ormai i demoni hanno invaso anche i cieli!" rispose prontamente il drago nero con il muso ottenebrato dall'agitazione. "Non c'è più tempo!"
Katlas si era facilmente accorto dello strano sentore di menzogna che quelle affermazioni emanavano, ma non sembrava spiegarsene la ragione. Fissò Izric negli occhi, ma non riuscì in alcun modo a leggervi impresso il tradimento che cercava.
In ogni caso, la sua vittoria ormai era scontata. Neanche quegli individui arrivati casualmente da un altro tempo avevano il potere di fermarlo. Presto tutto sarebbe finito.
"Perché tanta fretta? Hai paura?"
Il drago nero mise tutto se stesso in quella risposta. Lasciò andare la coda lungo le zampe posteriori, fino a farla scivolare verso il basso. Richiuse le ali e chinò il muso, per poi esalare tutta l'aria che aveva in corpo d'un solo fiato.
"Si! Ho paura, lo sai che sono sempre stato un codardo! Proprio ora te ne stupisci? Ma di fronte a tutto questo provo qualcosa di mai provato prima, una paura primordiale che si concilia con il compimento del tuo grande sogno! ?È meraviglioso, finalmente mi sento appagato! Ma ho anche paura! Chiunque ne avrebbe, nessuno degli esseri ancora vivi su questo mondo può non percepire la paura della fine! Tu non ne hai? Non hai paura, Katlas? Non hai paura?"
"No" ribatté secco il drago viola, sollevando di nuovo una zampa. "Non ho paura"
Izric fu sul punto di gridare quando vide avvicinarsi gli artigli di Katlas. Il suo cuore prese a battere all'impazzata, la sua vista si annebbiò per qualche secondo.
Neanche lui seppe come poté trattenersi. Sperò con tutto se stesso che Katlas non avesse notato il sollievo attraversargli le squame nel momento in cui, dal nulla, un portale gli si era materializzato davanti al muso.
Mai prima di allora aveva temuto qualcosa come in quel momento stava temendo il suo signore.
"Vai, e non tornare senza i loro corpi"
Dopo un primo tentennamento Izric si riprese. Era sul punto di mostrare una qualche riverenza; forse inchinarsi, era abituato a rispettare Katlas anche se quest'ultimo non cercava niente del genere da lui. Quel che voleva era vendetta, non deferenze.
"Ti... ti ringrazio"
Si gettò nel vortice di luce e scomparve sotto gli occhi di tutti, senza avere idea di dove il piccolo varco portasse. Katlas doveva sapere già dove si trovava il maggior numero di sopravvissuti.
Spyro aveva per la prima volta avuto il piacere di incontrare Izric, quindi non poteva sapere del piano che stava architettando. Anche Cinerea, che aveva assodato quanto fosse volubile e malleabile, all'inizio faticò ad intuire le sue intenzioni.
Katlas non sembrava essersi accorto di nulla, neanche Malefor e il giovane drago avevano idea di cosa significasse quella scenata. Izric era davvero spaventato, non stava fingendo; fu questo ad indurre la convinzione che la sua fosse tutt'altro che una recita.
Con la vista velata dall'ira, Spyro poté comunque scorgere i lineamenti del drago. I suoi occhi, di un verde tetro come quello di una foresta notturna, tradivano sentimenti tutt'altro che surreali. Dello stesso colore erano il ventre e le membrane inferiori delle ali, mentre il resto del suo corpo liscio e aggraziato era completamente sbiadito nel nero assoluto. Solo la sommità degli artigli e delle corna sfumavano in un grigio chiaro, quasi come a sottolineare che c'era ancora qualcosa di sano in lui.
Certo collaborare alla distruzione del mondo non doveva essere prerogativa di un individuo sano, ma neanche lui poteva ignorare l'arrivo della fine. I mostri deformi pullulavano da per tutto, il suolo stava decadendo e l'acqua marciva. Soltanto Katlas rimaneva impassibile, ineluttabile nella sua stoica fermezza.
Lui non aveva paura.

Ad ogni modo, il piano aveva funzionato. Grazie al portale di Katlas, Izric poté raggiungere un luogo molto distante in cui ancora viveva qualcuno, ma anziché ucciderli li condusse nel sottosuolo con gli altri che erano riusciti a radunare. Hunter e Irasu erano piuttosto increduli quando lo videro tornare seguito da decine di talpe, scimmie, canidi e altre creature che non avevano mai visto.
I demoni però avevano già decimato molti dei sopravvissuti prima che potessero intervenire, un solo portale non poteva bastare per raggiungerli tutti. Probabilmente erano davvero stati troppo ottimisti nello sperare di poter salvare un intero mondo.
Nelle cave sotterranee vi era il caos, gli spazi erano piuttosto ridotti. Coloro che erano in grado di scavare provvedevano ad ampliare le dimensioni dei rifugi con tutto il loro impegno, per far sì che altri potessero entrarvi. Mai prima di allora una tale convivenza era esistita. Non tutti si compiacevano di quella situazione, ma la gran parte delle creature concordava sul voler lottare fino all'ultimo per sopravvivere. Erano pronti a lasciar fuori chiunque la pensasse in maniera diversa.
C'era solo una cosa che contava in quel momento: sopravvivere.
Mentre Irasu e Izric cercavano altri sopravvissuti, Hunter provvedeva assieme a Sparx a proteggerli dai mostri. In cambio qualcuno gli forniva o costruiva le frecce per combattere, tentando di contribuire a quell'ultima strenua alleanza che avrebbe potuto scorgere i raggi di una nuova alba.
In pochi poterono aiutarlo a contrastare quegli esseri, ma in qualche modo chiunque sperava di fare la sua parte per resistere. Qualcuno si era lasciato andare e non aspettava altro che la morte, altri addirittura gioivano della fine del mondo. Isolati dalla maggioranza tuttavia non costituivano una minaccia, non quando la brama di vita si era fatta così forte, non quando la speranza persisteva. Qualcuno parlava anche di strani vortici di luce che incutevano timore ai neri abomini.
Accadde poi qualcosa che nessuno poteva prevedere; nessuno, tranne Katlas e Izric.
Quando il terreno si scosse ed il cielo ruggì, il drago nero era già tornato con gli ultimi sopravvissuti che era riuscito a trovare. Se fino a quel momento aveva avuto soltanto paura, di fronte alla fine cominciò a tremare.
"Sta per arrivare"
I demoni, anche se ridotti di numero dai dardi di Hunter e dai fendenti di Irasu, stavano ancora infestando il mondo. Si avvicinarono, uno all'altro. Allungarono gli arti e si toccarono, stringendosi come in un tetro abbraccio fatto del male più assoluto. Quella non era semplice oscurità, perché essa non derivava necessariamente dal male. Quella era la fine.
I grumi di creature divennero enormi masse nere, che poi si unirono alle altre, ancora e ancora, fino a che non rimasero solo pochi esseri giganteschi fatti di quella terrificante materia corrotta. Con ali grandi quanto montagne salirono in cielo, con artigli lunghi quanto foreste dilaniarono qualunque cosa incontrassero ad ostacolarli.

"Ben più di una vendetta vi travolgerà. Non credevo avrei incontrato qualcuno in grado di tenermi testa, ammetto di essere sorpreso. Ma ora basta"
Le parole di Katlas riecheggiavano attorno ai tre draghi, ormai sfiniti. L'energia oscura di Spyro si era dileguata e Malefor sarebbe già divenuto polvere del suo stesso potere se non fosse stato il millenario maestro delle ombre; Cinerea era ancora in grado di combattere, ma il prorompente ruggito di Katlas la impietrì.
Era sicura che se avesse alzato lo sguardo avrebbe incontrato nuvole di pioggia, il cielo di quel mondo spento nel terrore non poteva non piangere. La luce non poteva più attecchire. Eppure non sentiva le gocce d'acqua lambirle le squame.
C'era qualcuno in grado di risollevarsi per un'ultima ribellione contro l'inevitabile? Per un'ultima resistenza, per un ultimo attacco?
Sentì qualcosa afferrarle una zampa. Si voltò bruscamente; Spyro, tornato il drago viola di sempre, con gli occhi socchiusi la fissava stancamente.
Le si arrampicò letteralmente addosso, ignorando completamente l'aura oscura che sprizzava dalle sue squame. Le si portò vicino al collo e le leccò il mento, abbracciandola con le ali.
Lei non si mosse. Katlas poteva ruggire, distruggere e annientare mondi quanto voleva; poteva far sparire l'esistenza stessa attorno a lei, ma niente l'avrebbe turbata se Spyro fosse rimasto al suo fianco.
Nel trovare nel suo sguardo la supplica di non arrendersi esumò ciò che le serviva. Gli sussurrò qualcosa ad un orecchio, poi lo spinse delicatamente di lato e avanzò, pronta a riempire Katlas di botte.
Lei era la dragonessa nera, il terrore dei Regni dei draghi, seguace del potente maestro delle ombre. Era figlia di un potere mai visto prima, una creatura pura e innocente immolata a se stessa per divenire ciò in cui Malefor l'aveva trasformata. Non era più un cucciolo di drago del ghiaccio, non era un drago nero, non era un drago viola.
Era unica: un drago nero che percepiva il dolore, con lo spirito sepolto di una dragonessa del gelo il cui soffio si era diramato in nuove micidiali forme elementali, permeata dell'essenza di un drago viola che aveva ceduto l'anima all'oscurità.
Lei era l'unione di tutto questo. Lei era Cinerea.
Qualsiasi cosa stesse per attuare, Katlas era intenzionato anzitutto a colpirli. Non poteva permetterglielo.

I loro soffi d'energia violacea si scontrarono. Non vi fu un'esplosione, tutto si sospese in un equilibrio talmente precario da non poter essere definito tale. I flussi luminosi spingevano uno contro l'altro, generando guizzanti volute splendenti che proiettavano sprazzi d’energia tutt’attorno.
Cinerea piantò le zampe a terra e continuò a riversare tutta se stessa attraverso le fauci, gridando per lo sforzo di dover sostenere lo sconfinato potere del suo avversario. Non poteva prevalere, ma poteva resistere.
Il drago viola non era solo prossimo ad avere la meglio su tutti loro, si stava sinceramente divertendo. La sua espressione era palesemente soddisfatta, realizzare il suo sogno con un finale tanto esplosivo andava ben oltre le sue aspettative.
Non poteva prevedere che da un futuro così lontano sarebbero arrivati due draghi viola, protagonisti di una guerra di cui ancora nel suo mondo non v'era traccia, seguiti dai loro compagni che avevano approfittato dell'instabilità causata dal loro viaggio attraverso il tempo. Esso infatti aveva irradiato come una metastasi d'energia, la quale aveva formato altri portali che mettevano in comunicazione le due diverse epoche.
Mentre Cinerea e Katlas si fronteggiavano, le abominevoli creature nere si erano diradate. La dragonessa se ne accorse ma non si lasciò distrarre. Il suo soffio viola si era caricato di scintille d'energia sia purpurea che splendente, in cui luci di tonalità scure si mischiavano ad altre quasi candide.
Forse fu lo stesso Katlas a perdere la concentrazione quando i demoni cominciarono ad allontanarsi. Per pochi attimi fugaci la bilancia pendette a suo sfavore, la forza di Cinerea lo stava costringendo ad indietreggiare.
Purtroppo era per lui un'avversaria di poco conto. Incrementò l'intensità del proprio potere come aveva fatto prima per respingere l'assalto di tutti e tre, portando l'equilibrio di nuovo in perfetta stasi per poi prendere il sopravvento. Cinerea sapeva il rischio che correva, ma non poteva e non voleva lasciarsi andare.
La terra si spaccò. Le rocce stridevano, il mare si ritirava, i fiumi divenivano scuro vapore. Miasmi nebulosi e venefici salivano dalle acque inquinate, detriti secchi e bruciati si sparpagliavano ovunque. Il corso d'acqua che solcava quelli che ormai da boschi erano divenuti aridi deserti, per un lungo tratto mostrava solo liquami acidi e corrosivi.
Fu proprio in quell'antico boschetto, che molte creature si radunarono per unirsi in enormi dinoccolate aberrazioni.
Katlas stava sorridendo. Con un ruggito scagliò un altro soffio violaceo all'interno del precedente, cogliendo di sorpresa Cinerea che questa volta fu costretta a desistere. Non si sarebbe comunque scansata in tempo se Spyro e Malefor non fossero intervenuti per allontanarla con le ultime briciole d'energia, trascinandola di lato un istante prima dell'esplosione.
Quando alzarono lo sguardo, Katlas si era sollevato in volo. Aveva raggiunto ad ampie falcate un promontorio, su cui rimase a lungo immobile.
La sua voce rimbombò come un tamburo di morte, come i fremiti di un vulcano che da troppo tempo conteneva la propria furia e finalmente poteva vomitare fuori tutto il suo magma incandescente.
"L'entità di luce tornerà, e spazzerà via tutto ciò che ha creato! Gli errori che ha compiuto quando creò i sentimenti devono essere corretti, questa è la mia volontà!"
Richiamato dal potere del primo drago viola, qualcosa si generò nello stesso istante in cui tutte le creature deformi scomparvero.
Era qualcosa di molto lontano da tutto ciò a cui Spyro e gli altri avevano mai potuto assistere prima di allora. L'aria vibrava, masse di forza invisibile stroncavano il suolo per lasciar posto al vuoto sconfinato. Da esso vampate di luce rossa emersero d'improvviso, riscaldando l'aria e rendendola rovente.
Quando l'invocazione fu ultimata, il primo a rimanerne sconcertato fu proprio Katlas. Il suo sguardo da indomito si era fatto indeciso e confuso, come al suo appello avesse risposto qualcosa di ben diverso da ciò che si aspettava.
Nessun'entità di luce solcò il cielo quel giorno.
Nutritisi del mondo, ne avevano acquisito la forza. I demoni si erano agglomerati in una singola, ultima creatura, che oscurò il cielo come una pesante pioggia di cenere.
La stessa cenere da cui sorse il corpo di un drago dalle squame nere di dimensioni incalcolabili, sinuoso e avvolto in infinite spirali. Serpeggiava fra grumi di pioggia scura, che ad ogni suo movimento scivolava dal suo corpo e dalle sue fauci per depositarsi al suolo, dove si incuneava per impregnare le viscere della terra.
A giudicare dal muso di Katlas, non era affatto quello a cui aspirava.
Non era solo l'entità di luce ad aver commesso un errore. Quando se ne rese conto era ormai troppo tardi.
L'antico essere rappresentava l'equilibrio, né il bene né il male, e aveva portato con sé l'oscurità affinché l'esistenza della luce potesse acquisire un senso. Katlas  però aveva plasmato quegli esseri con i suoi poteri più oscuri, attingendo all'efferato odio annidato nel suo cuore per dar loro la brama di morte.
In quanto sue creazioni esse obbedirono, facendo della vita il loro cibo e della distruzione il loro scopo. Katlas aveva posseduto il potere sia di creare che di distruggere, ma non aveva realmente scelto di imboccare entrambe le strade.
Aveva indotto la creazione, per poi portare la distruzione.
Fu un battito di ciglia. Le fauci del dragone, che dall'alto stava scendendo in picchiata, si spalancarono sul drago viola senza che potesse far nulla per evitarlo.
Solo allora tutto cambiò. Bastarono la pressione che gli schiacciava inesorabilmente le membra e la certezza che sarebbe stato lui il primo a scomparire a mostrargli cosa significasse il terrore.
Infine, anche lui percepì la paura.

Spyro, Cinerea e Malefor non poterono far altro che assistere al tremendo spettacolo. Grida di orrore si persero all'orizzonte quando vennero raggiunti da Hunter e Irasu, condottieri di una marcia che pareva voler guidare centinaia di sopravvissuti alla bocca della fine.
"Non avvicinatevi!" Gridò il giovane drago viola, afferrando Cinerea e cominciando a correre con le poche forze rimaste lontano dall'essere che incombeva minaccioso su di loro.
Katlas doveva risultare piuttosto indigesto; la creatura serpentesca lottò un bel po' prima di riuscire a divorarlo. Fu probabilmente la sua vana resistenza a permettere loro di allontanarsi in tempo.
Anche Malefor faticava a sollevarsi in volo. Procedettero come meglio potevano sulle zampe, scappando più lontano possibile. Non importava cosa sarebbe stato poi, per il momento potevano solo fuggire.
"Spyro, cos'era... quello?" chiese Sparx avvicinandosi al fratellone.
"Non lo so"
"Niente di buono" si aggiunse Cinerea, mentre si gettavano velocemente attraverso gole e pendii deserti, dove non rimaneva altro che sabbia e lapilli.
Nessuna mostruosità apparve a sbarrare loro la strada. Tutto il male partorito da Katlas era concentrato contro il suo stesso creatore. Sapevano però che sarebbe arrivato anche il loro turno, Katlas era solo lo spuntino più prelibato.
"Che si fa?" domandò Spyro senza aspettarsi davvero una risposta.
Cinerea chinò il muso, continuando a correre.
"Credo proprio niente"
Dietro di loro, le orde di sopravvissuti increduli si ammassavano per aggrapparsi a chi si muoveva più agilmente, così da non rimanere indietro. Anche coloro che fino a pochi minuti prima elogiavano l'operato di distruzione ora correvano disperatamente in cerca di salvezza.
Spyro non poteva credere che fosse finita. Stavano davvero tentando di sfuggire all'inevitabile?
Fu Hunter a richiamare la sua attenzione.
"Spyro ascolta, abbiamo visto diversi vortici mentre cercavamo questa gente. Erano identici al portale con cui io e Sparx siamo arrivati fin qui. Per qualche motivo i mostri se ne tenevano alla larga, come li temessero. Forse è un azzardo, ma non credi che potremmo usarli per tornare indietro?"
In tutto quello che era accaduto si era dimenticato dei portali fra i due mondi. Aveva smesso di chiedersi perché si fossero generati senza un apparente motivo e si era accontentato della spiegazione di Malefor, ma effettivamente potevano essere la loro salvezza.
"Io lo dicevo! Avremmo dovuto farlo fin da subito" schiamazzò la libellula mentre svolazzava attorno alla testa di Spyro.
"Credete possa funzionare?"
"Suppongo ci convenga rischiare" rispose Hunter.
Il ghepardo non aveva tutti i torti. Non c'era modo di combattere il dragone nero, non serviva provare per capirlo.
In qualunque maniera fosse andata a finire dovevano tentare.
Ciò che più suonava strano era che quei portali fossero ancora aperti dopo giorni. Da quando erano stati catapultati nel passato se ne erano formati diversi a quanto pareva, ma quello con cui erano arrivati Sparx e Hunter si era chiuso molto velocemente.
Anche gli altri, generatisi altrove, avrebbero già dovuto essersi dissolti. Significava dunque che se ne stavano formando sempre di nuovi?
Da un lato era l'unica speranza a cui aggrapparsi, dall'altro era spaventoso. Niente garantiva che non vi fossero state conseguenze anche nel loro tempo.
Irasu li condusse verso il luogo dove avevano visto l'ultimo portale. Giunti su una vuota collina di rocce, però, non trovarono altro che foglie secche e rami spezzati.
Ripresero a muoversi, confidando nella memoria del tasso. Man mano che procedevano le speranze si affievolivano; ad attenderli v'era poco più di dune, deserti e residui di un mondo devastato.
"Dov'è Izric?" fece Cinerea rivolta ad Hunter.
Il drago nero conosceva le terre di quell'epoca molto meglio di loro, sarebbe potuto essere la guida migliore anche per un nascondiglio. Qualsiasi cosa andava bene in attesa della fine.
"Lui non c'è. Ha voluto riprendere il volo per cercare altri sopravvissuti"
La dragonessa sospirò.
"Adesso? Non si rende conto che è troppo tardi?"
"Se ne rende conto sicuramente" rispose il ghepardo, "ma è quel che ha fatto. Non mi è stato chiaro se si sentisse in colpa per quanto accaduto, eppure è partito senza pensarci su"
"Secondo me ha solo cercato di scappare quel codardo" si aggiunse Sparx. "Non sembrava per nulla pentito! Anzi era più sbruffone di quando l'abbiamo incontrato"
Hunter stava per ribattere, quando Irasu si fermò all'improvviso.
"Fermi"
Era entrato di nuovo in uno stato di concentrazione assoluta, che cercava di mantenere anche mentre correva. "Lo sento, di là"
Fra i ruderi di lande in rovina, fra steppe spoglie e prive del verde che lo stesso Katlas aveva fatto germogliare, si stagliava ancora qualcosa. Era tutto talmente devastato che non si erano accorti di aver girato in tondo, era impossibile orientarsi.
La coda di Irasu venne colta da un fremito tremolante. Cominciò ad accelerare, ignorando la fatica, finché non si ritrovò davanti ad un tempio.
Alte colonne, intrecci arabescati, pietra nera e levigata. L'ultimo baluardo di resistenza della guerra contro Katlas.
Quella era casa sua.
Spyro non poté fare a meno di scorgere il contrasto tra il tempio che avevano visto appena arrivati, insolito in mezzo alla bellezza della natura, e quello che avevano ora di fronte, simbolo della forza di Irasu che non si era piegato di fronte a niente. Sollevando lo sguardo vide il bianco artiglio sulla sommità. Sentì una strana sensazione, come qualcosa lo spingesse a voltarsi.
Seguì la linea tracciata dall'artiglio come tutti gli altri fecero, finché il loro sguardo non si posò su un luccichio non molto distante.
Nessuno disse niente. Corsero come non avessero mai fatto altro nella vita, corsero senza mai voltarsi indietro; l'unico che si prese qualche istante fu il tasso. La sua coda ondeggiò per l'ultimo saluto alla sua dimora.
L'avevano trovato. Il portale era esattamente identico al primo, Spyro se ne accorse dal modo in cui il flusso vorticava per convogliarsi al centro. Non aveva nulla a che fare con quelli aperti da Katlas.
Qualcuno da dietro le file cominciò a spintonare per gettarsi senza ripensamenti tra le volute di luce viola. Non potevano certo esser biasimati; avevano corso fin lì per fuggire, non per fermarsi a pensare. Tuttavia erano troppe le incognite da tenere in considerazione, per primo il dubbio che quel passaggio potesse non riportarli a casa come speravano.
"Si! Si andiamo!"
Sparx sembrava aver recuperato tutto d'un colpo il suo entusiasmo e picchiettava con le zampette sul dorso di Spyro per incitarlo ad entrare.
"Riusciremo a passare tutti?" chiese Cinerea.
Irasu e Hunter cercarono di contenere la folla, ma qualcuno si gettò nel portale senza che potessero impedirlo. Bastava avvicinarsi a meno di un paio di metri di distanza per essere attratti dal vortice e scomparire nel nulla.
Il ghepardo stava per ordinare loro di fermarsi, ma si bloccò. Non poteva spiegare razionalmente che non sapevano dove sarebbero finiti, né se quello fosse l'ingresso per il paradiso o per l'inferno.
Poteva solo lasciare che accadesse.
"Spero di si Cinerea, altrimenti non so davvero cos'altro fare" rispose Spyro sconcertato. "In ogni caso lasciamo passare prima loro, i nostri amici hanno fatto di tutto per ritrovarli e ora non possiamo rischiare che restino qui"
Lei annuì.
In molti entrarono, sgomitando a destra e a sinistra per farsi largo. Dopo che anche la seconda metà si fu gettata nelle spirali luminose, Hunter sollevò una zampa e intimò a tutti di fermarsi. Afferrò una delle sue frecce e la incoccò nell'arco. Tese la corda e sparò al centro del portale.
Si lasciò andare ad un sospiro quando la vide scomparire, sotto lo sguardo interrogativo dei suoi compagni. Nessuno comunque perse tempo a chiedergli il perché del suo gesto.
Lo sgomento si impadronì dei presenti quando i confini del portale si restrinsero. Non ebbero tempo di fare alcun che, il vortice scomparve sotto il loro sguardo atterrito.
Sparx non riuscì neanche ad insultare il ghepardo per dirgli che avrebbe dovuto starsene fermo con quel dannato arco. Alcuni gridarono spaventati, altri si raggomitolarono con il muso fra le zampe.
Anche Spyro e Cinerea rimasero con gli occhi spalancati, a fissare il punto fino a cui un attimo prima si trovava la loro via di fuga. Hunter non credeva a quanto accaduto, non voleva nemmeno pensare fosse stata colpa della sua freccia.
Nuovamente, fu Malefor a prendere in mano la situazione. Avanzò piantando una zampa a terra; da essa confluì un fascio d'energia di forma circolare, da cui, con meraviglia dei presenti, si rimodellò il varco dimensionale.
Sui loro volti riapparve il sorriso. Erano increduli, quel vecchio drago aveva riaperto la strada per la salvezza. Spyro fece per avvicinarsi, sorpreso e felice.
"Cosa? Certo che..."
"Non perdete tempo!" proruppe il maestro delle ombre.
I suoi muscoli erano tesi al massimo, visibili sotto al manto viola. La coda piantata a terra insieme agli artigli, il muso contratto per lo sforzo.
Spyro non aveva idea di come ci fosse riuscito, ma se una cosa era chiara era che non potevano perdere un altro secondo. Anche i più reticenti, dopo quel che era accaduto, non ci pensarono due volte a buttarsi a capofitto nel varco.
Poi tutto si fece strano. In un primo momento solo in pochi se ne resero conto, ma la luce attorno a loro stava lentamente sfumando. Era come se stesse per giungere la sera, quando come ogni giorno il tramonto lasciava il posto alle ombre.
Spyro si voltò. In cielo, contornata da una fitta nebbia, una massa nera si stava avvicinando.
Quasi perse il controllo degli arti, che stavano per cedergli a quella visione.
Era finita. Non sarebbero sopravvissuti.
Cinerea invece rimase impassibile. I suoi pensieri, nonostante la minaccia della fine imminente, erano altrove.
"Muoviti" disse senza emozioni nella voce, afferrando Spyro per un'ala.
"Ferma! Aspetta!"
Sparx era già entrato, toccava a loro. Cercò di divincolarsi, ma la dragonessa lo trascinò dentro con sé. Doveva fare ancora qualcosa, domandare ancora qualcosa.
Non riusciva a spiegarselo, ma sentiva che un tassello non era al suo posto. Cinerea però doveva averlo capito.
L'ultima cosa che vide prima di sparire fu Malefor, che continuava a tenere il portale aperto. Non trovò lo sguardo maligno che aveva sempre posseduto, né gli scarlatti artigli sanguinari. Le sue squame apparivano più chiare, la sua espressione ben diversa da quella che aveva imparato a conoscere.

Hunter tese una zampa ad Irasu.
"Andiamo"
Il tasso rimase immobile, in silenzio. Alzò la zampa destra ad incrociare gli artigli con quelli del ghepardo, per poi lasciarla andare lentamente.
Ruotò il muso per scorgere l'immenso dragone nero, sempre più vicino. Quando tornò a scrutare Hunter il suo sguardo non lasciava adito a dubbi.
"No. Tu devi andare, non io"
al ghepardo non piacque quella risposta. Cercò di ribattere, ma Irasu lo anticipò. "Non preoccuparti per me, non serve. Ringrazia lo strano drago molto diverso da Katlas da parte mia, e di alla sua amica che trascorrerò i miei ultimi giorni nella noce di cocco che ho sempre sognato"
Perplesso, Hunter non seppe cosa dire.
"Non c'è motivo di restare Irasu, perché lo fai?"
Il tasso afferrò il suo pugnale, puntandolo contro le scure e gigantesche spirali alle loro spalle.
"Per nessun motivo, come non c'è motivo per me di entrare là dentro. Tu piuttosto sbrigati"
Hunter non capiva.
"C'è posto anche per te dalle nostre parti"
Per la seconda volta, Irasu si concesse un sorriso.
"Non ne dubito. Ma quelli della mia specie ormai sono storia, e io con loro. Soprattutto per chi come te è nato in giorni così lontani. Ti chiedo solo... di ricordarmi"
Hunter strinse gli artigli. Avrebbe voluto farlo ragionare, purtroppo non aveva più tempo.
Con un cenno del muso lo salutò rispettosamente, onorato di aver combattuto al fianco dell'ultimo cercatore di Shien. Dopo di che balzò nel varco.
Solo a quel punto, Malefor richiuse il portale.
 
  
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