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Autore: MusicAddicted    29/08/2019    27 recensioni
Aziraphale ha una missione di tutto rispetto: è determinato, anche se in fondo sa che non ce la potrà mai fare con le sue sole forze.
Ma sa anche che c’è qualcuno al quale chiedere aiuto… un certo demone da coinvolgere nel suo piccolo personale piano… ineffabile.
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: niente di tutto ciò mi appartiene, è tutta proprietà indiscussa di quegli straordinari angeli o demoni sotto mentite spoglie che siano di Neil Gaiman e Terry Pratchett (R.I.P. :’( )
Chiedo scusa ai due eccelsi se continuo a profanare così indegnamente le loro creature!!

Ciao di nuovo ^^
siete stati fin troppo gentili con il mio ‘debutto’ e non so come ringraziarvi.
Quindi ehmm.. è anche un po’ colpa vostra se ci riprovo.
E poi non sia mai che possa passare per un’autrice seria, mi sembra doveroso provarvi quanto la mia mente possa essere degenere.

coverrbr


Capitolo I: Whaaaaat?!

“Noi… COOOOSA?!”
Lo shock fu tale che a Crowley caddero quasi tutti i pezzetti di pane che aveva in mano e finì per lanciarne solo uno nel laghetto delle anatre, dove se ne erano ammassate tre.

Tre anatre e un solo minuscolo pezzetto di pane. Gli uccelli acquatici si studiarono con lenti sguardi di sfida, spostando lo sguardo dall’ambito bottino alle scomode rivali.
Pochi secondi dopo era un susseguirsi di starnazzamenti e piume perse nel tentativo di manifestare la propria supremazia.
Crowley osservava quello spettacolo con un sorrisetto compiaciuto.
In fondo, anche se su una scala molto ristretta, era riuscito a seminare un po’ di sana discordia.

“Mi hai sentito bene!” ribadì Aziraphale, ponendo prontamente fine a quello scenario così poco gradito ai suoi santi occhi.
E per farlo non dovette nemmeno ricorrere a un miracolo, gli bastò prendere altro pane spezzato dal sacchetto che condividevano e fare un lancio ben assestato, con cibo a sufficienza per tutte le anatre; cosa che riportò l’armonia ad aleggiare su quelle acque.

“È soltanto una momentanea sospensione delle nostre attività, è un’interruzione delle nostre abituali occupazioni, è un insieme di meritati giorni di riposo e relax, è…”
“Aziraphale, lo so che accidenti è una vacanza!” si innervosì Crowley, soprattutto perché odiava quando gli si spiegavano le cose, come fosse un deficiente. “Quello che non capisco è perché vuoi che ce ne facciamo una io e te!”
“Io sostengo che sarebbe qualcosa che ci aiuterebbe ulteriormente ad amalgamarci fra gli umani; perché è un qualcosa che loro ricercano di continuo, oserei dire che lo bramano,” spiegò pacato l’angelo. “Pertanto, ritengo che solo sperimentandolo noi stessi sulla nostra pelle… beh quella di questo corpo che ci hanno assegnato… possiamo capire veramente il valore di questa loro usanza.”

Aziraphale gli aveva infiocchettato tutto quel bel discorso, come se fosse l’arringa del più prestigioso tra gli avvocati.
La verità è che aveva fatto lunghe prove, nascosto nella sua libreria, una volta cacciato via anche l’ultimo dei clienti che osavano avvicinarsi troppo ai suoi adorati libri, col rischio di acquistarne sul serio uno.
Aveva cercato le argomentazioni più adatte, studiato gli esempi a cui ricorrere, se necessario; aveva dosato il tono di voce, capito a che parti della sua esposizione dovesse conferire maggiore enfasi.
E i risultati di tanto duro lavoro non si stavano facendo attendere.

Crowley lo stava ascoltando silenzioso, in posizione rilassata sulla panchina, le gambe semi aperte, fasciate dai jeans neri che a ogni secolo parevano farsi sempre più stretti e audacemente rivelatori.
Le braccia erano distese lungo la sponda della panchina, la testa lievemente reclinata verso l’angelo, la bocca un po’ distorta dal continuo mangiucchiarsi delle labbra.
Tutti segnali che l’angelo stava ottenendo la sua piena attenzione.

E l’angelo voleva ottenerla, eccome. Sì, è vero, era importante avvicinarsi quanto più possibile a ogni significativa esperienza umana, ma a smuoverlo verso quella direzione era un’altra inconfessabile verità.
Lui e Crowley si erano sì fatti compagnia per ben sei millenni, che non sono pochi, ma, presi singolarmente, non erano mai lunghi periodi: le loro strade il più delle volte si incrociavano per pochissimi giorni, a volte solo una manciata di ore, il tempo di una tentazione, una benedizione o di salvarsi la vita l’un l’altro.
Convincere Crowley avrebbe voluto dire passare ininterrottamente ben due settimane - forse anche tre – con lui, dividendo il loro tempo in parti eque.
Era questa l’esperienza che non vedeva l’ora di affrontare.

“Ti dirò, angelo, non sembra affatto male quest’idea della vacanza.” sorrise il demone, con un luccichio negli occhi gialli che Aziraphale non poté cogliere attraverso i suoi occhiali. “E dove proponi di andare? La Luna, Mercurio, Marte, Giove, Venere, una galassia inesplorata?”

Tutte proposte davvero allettanti, peccato che l’angelo dovesse rigorosamente declinarle.

“No, mio caro, a dire il vero, pensavo a qualcosa di molto più umano. Una spiaggia, una vacanza al mare. Dicono abbia alte probabilità di relax, miste a divertimento, una combinazione di certo non deleteria!” cercò di convincerlo e sembrò riuscirci.
“Il mare, eh? In effetti non ne vedo uno da quando uno dei vostri esagitati l’ha aperto in due per farci passare tutta la sua gente!” borbottò Crowley, torcendo tutto il busto in direzione del suo interlocutore.
“Certo che ha dovuto farlo, e lo ha anche richiuso al momento giusto per liberarsi una volta per tutte del vostro esagitato e del suo esercito!” si infervorò il bell’angelo.
“Hey, non ti scaldare! Parità, come sempre.” gli sorrise Crowley, alzando le mani in segno di resa.

“Quindi, davvero ti piace l’idea del mare? Io pensavo a Malibu…”
“Ohh sì, Los Angeles, città così peccaminosa, nonostante il nome che le hanno dato!” ridacchiò il demone.
“Non è poi così peccaminosa…” bofonchiò Aziraphale, senza suonar così convinto come si era imposto.
Certo, bastava non considerare la vita dissoluta, gli abiti provocanti, l’alto potere corrompente del denaro, le tentazioni che pullulavano per ogni dove e nemmeno per vie demoniache… okay, forse quella battaglia a parole l’aveva vinta Crowley.

“Allora, ce la faremo questa vacanza? Accetti?” gli domandò, quasi temendo un repentino rifiuto.
“Accetto, ma solo se una sera facciamo un salto anche a Las Vegas; lì sì che sanno cosa sia una tentazione, anche più di una!” sogghignò il suo eterno nemico/amico/e forse qualcosa di più.
A suo rischio e pericolo, Aziraphale strinse la mano che l’altro gli aveva già teso, accettando quella condizione.
Dopotutto, lui stava per porne una più fondamentale.

“Crowley, non credo di averti detto ancora tutto. Quello che voglio condurre è un vero e proprio esperimento, del tipo: quanto riusciremo a comportarci da umani?” gli rivelò, una volta per tutte.
Crowley si levò gli occhiali, per fargli vedere quanto quell’informazione gli aveva fatto sgranare gli occhi.
“Intendi niente miracoli?” si stupì.
“Nemmeno il più piccolo; da quando faremo la valigia per partire a quando torneremo e la disferemo. Ovvio, viaggiando con metodi rigorosamente umani.” gli propose il biondo.

Crowley si risistemò gli occhiali, fissandolo a fondo, in silenzio, per qualche minuto, con uno sguardo indecifrabile degno del migliore giocatore di poker.
Poi emise la sua sentenza, con una piccola risatina.
“Interessante. Folle, inutile, insensato, ma interessante.”
Aziraphale gli sorrise, rincuorato.

“Ottimo, allora lo faremo. Se ci pensi, ho agito per tempo a chiedertelo. Sta per finire febbraio e la vacanza sarebbe bello farla a luglio. Io credo che dovremmo fare tutto in modo umano… anche riguardo la possibilità di andarci!” si spinse all’estremo l’angelo.
Stranamente si sentiva fortunato.
“Intendi … pagando? Soldi veri, non miracolati? A una stupida agenzia di viaggi? E questi soldi come li dovremmo ottenere?” partì con il terzo grado Crowley, sempre più basito.
“Beh… io ogni tanto qualche libro son costretto a venderlo, purtroppo… quindi ho da parte qualcosina. E tu, non lo so, magari potresti vendere qualche tua pianta…”

“Che coooosa?!” lo aggredì Crowley. “Non mi separerò MAI da Rhapsody, Crazy Little Thing, Bicycle, Pressure, Ga Ga, Dust, Magic, Want e Miracle! Loro sono mie, devono tremare sotto i miei ordini, se lo scordano di andare da qualcuno che canti loro canzoncine e infiocchetti le loro foglie!” sfuriò, gesticolando come un pazzo.
“Okay, okay, come non detto!” lo rabbonì Aziraphale, per poi sollevare un sopracciglio, con un’espressione tra il curioso e il divertito. “Chiami le tue piante con frammenti di canzoni dei Queen?”
“Certo, conosci forse nomi migliori? Cioè… le avrei anche chiamate direttamente Freddie 1, 2, 3 , 4 ,5,
6, 7, 8 e 9… ma poi sarebbe suonato troppo da fanboy, non credi?” chiese un consiglio Crowley, assalito dal dubbio e già dimentico della sua rabbia precedente.
Del resto i Queen operavano su di lui un vero e proprio miracolo, sempre.

“Eh sì, caro… ma giusto un po’. Così invece è molto meglio!” gli diede corda l’angelo, mentre continuava a domandarsi silenziosamente cosa significasse ‘fanboy’.
Doveva essere una parola che si era appena inventato.

“Piuttosto, quando ti decidi a regalarmene una tu di piantina? Così la chiamo Best Friend.” mormorò il rosso, cogliendolo di sorpresa.
“Ohh…” arrossì l’angelo con un sorriso, guardandolo di sottecchi.

“Ho trovato! vieni con me, angelo, ho un’idea su come fare la nostra vacanza!” lo prese per un braccio, alzandosi con lui dalla panchina.
“Ma dove andiamo?” lo seguì il biondo, mentre lasciavano St. James Park.
“Hai mai sentito parlare degli umani che tentano di cambiare la loro vita affidandosi alla fortuna? Questo è ciò che faremo anche noi!” annunciò lui.

Crowley riuscì a trovare in poco tempo una tabaccheria nelle vicinanze ed entrò con Aziraphale.

“Bene, angelo, lascia che ti presenti una delle ultime invenzioni di questi primi anni ’90: i gratta e vinci.” gli spiegò il demone, mentre attendevano che servissero i clienti davanti a loro.
Aziraphale osservava con aria curiosa i rettangolini di carta colorati multicolore che pendevano dalle pareti dietro la cassa.

Di quel periodo che stavano vivendo, Crowley aveva fatto suo il gel a lunga tenuta e si divertiva a modellarsi i capelli - portati corti ma con un folto ciuffo - come se gli uscissero dai lati dei piccoli cornini che gli si addicevano molto.
Aziraphale non aveva disdegnato il perossido d’idrogeno che conferiva ai suoi capelli un biondo ancora più luminoso.

“Ma che cosa sono?” domandò sottovoce a Crowley.
“Lo chiamano anche lotteria istantanea: prendi un biglietto, ne gratti il contenuto e se riesci a soddisfare i requisiti richiesti, puoi vincere. Si va dall’equivalente necessario a comprarti un altro biglietto… a un bel gruzzoletto che, se non ti cambia la vita, di sicuro te la migliora!” gli chiarì il rosso.
“Oh, ma che gradevole invenzione!” sorrise estasiato Aziraphale.
“Oh sì, le nostre file sono aumentate notevolmente di numero, fra gente che ha perso casa pur di grattare in modo ossessivo compulsivo quei foglietti e chi è passato da quello a ben più nocive forme di gioco d’azzardo. Raramente Satana è stato così di buon umore!” ridacchiò soddisfatto l’altro.
“Oh no, buon cielo! Occorre che qualcuno ponga rimedio a questa piaga!” si allarmò il biondo. “Certo è che prima, per combatterla, devo capire meglio con cosa ho a che fare.” borbottò, estraendo dalla tasca una sterlina e attendendo il suo turno.
“Mi sembra ovvio…” ridacchiò Crowley.

“Buongiorno, desidera?” domandò il cassiere, gioviale.
“Uno di quei…” tentennò Aziraphale, non ricordandone il nome.
“Gratta e vinci!” venne in suo soccorso il bel demone, bisbigliandoglielo all’orecchio.
“Gratta e vinci,” completò la frase, con un tacito ringraziamento al suo accompagnatore.

Una volta ottenuto quanto richiesto, i due si appoggiarono in fondo al bancone.

“Fa’ del tuo meglio, angelo!” lo esortò Crowley, producendogli una monetina per grattare.
“Questo numero deve comparire in tutte e tre le colonne, vediamo se sarà così!” lesse la consegna Aziraphale.
Grattando, si accorse che quell’obiettivo non era affatto così facile da raggiungere come credeva.
“Ho perso!” si lagnò sconsolato, avvertendo l’impulso di stracciare quel biglietto che tanto lo aveva illuso, se non fosse che Crowley glielo sfilò prontamente di mano.

Gli sorrise suadente, facendogli un buffetto sulla guancia e avvicinandosi languido al suo orecchio.
“Angelo, lo sai cosa dice un detto umano? Sfortunato nel gioco, fortunato in amore.” mormorò, mettendo quanta più carica erotica possibile nella sua voce da incantatore, mentre sfiorava il corpo dell’angelo col suo.
Aziraphale si scostò all’istante, percosso da un lungo brivido, misto a una vampata di calore.
“Uh! Ma, certo… io sono un essere di puro amore. Per forza, devo essere fortunato lì!” sviò quell’esplicita avance, come se niente fosse.

Crowley sbuffò, ma poi sorrise, ricordandosi del foglietto che teneva in mano.
Lo agitò un po’, come per volerlo liberare dalla polverina di cui era cosparso, ma chissà perché quel movimento riuscì a spostare anche i numeri di quelle colonne.
“Molto bene, cioè… voglio dire, molto male! E ora andiamo a riscuotere, vieni!” sogghignò, portando l’angelo con sé verso il cassiere.
“Ma riscuotere cosa?” si accigliò il biondo.

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 “Crowley! Questo è barare!” gli rinfacciò Aziraphale, mentre si allontanavano dal tabaccaio, prima che attirassero troppa attenzione su di loro.
Aziraphale poteva giurare di aver visto anche una troupe televisiva in procinto di avvicinarsi.
In effetti, vincere ben 5.000 sterline in un tranquillo quartiere della City of Westminster non è qualcosa che accadeva ogni giorno.

“No, questo è provare a sperimentare una meritata vincita umana… forse giusto con un piccolo aiutino dal basso! E poi il massimo era 50.000 sterline, non ho nemmeno peccato di Cupidigia, se ci pensi.” precisò il rosso, con finta innocenza. “Fatto sta che non possiamo averli subito, ci vorranno almeno un paio di mesi, giusto il tempo per andarci poi a prenotare la vacanza, in modo umano!”
“E va bene, ammetto che è stato un aiuto che ci serviva.” riconobbe il biondo, non capendo cosa gli stesse consegnando l’altro.

“Questo è il biglietto vincente e questa la ricevuta. Però a provare l’entusiasmante esperienza umana di reclamare la vincita alle Poste Inglesi ci vai da solo!” sbottò Crowley. “Io me ne vado a terrorizzare un po’ le mie piante e a dormire un po’.” si congedò, allontanandosi con la sua andatura dinoccolata e lasciandolo solo.
Tuttavia, Aziraphale era tutto fuorché demoralizzato. Quel pomeriggio lo avrebbe visto protagonista di una missione di tutto rispetto.

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“Oh, è stato tutto così emozionante,” gli raccontò la sera stessa, mentre cenavano al Ritz. “C’era questa fila così ordinata, scandita da un sistema elettronico che faceva avanzare solo pochi numeri per volta, ognuno al relativo sportello. Non capisco perché alcune persone si dimostrassero così insofferenti per un po’ di attesa!”
“Angelo, non tutti hanno l’eternità davanti come me e te.” commentò Crowley, mescolando il suo caffè, prima di berlo.

“Poi è arrivato il mio turno, ho fatto la richiesta e mi hanno fatto anche compilare un modulo in ogni sua parte,” continuò il suo racconto il biondo, un po’ su di giri per tanta burocrazia.
“Capisco il tuo entusiasmo, anzi no, non lo capisco… ma alla fine, i soldi ce li danno o no?” tagliò corto Crowley, al quale però non era sfuggito un dettaglio, non irrilevante.

“Oh sì, certo, ce li verseranno su un conto cointestato che ho fatto aprire proprio oggi: il conto Crowraphale!” lo informò l’altro con un sorrisone.
Ma così ampio e radioso come quello che stava sfoggiando Crowley.
“Allora quel nomignolo ti piace!”
“Ha un bellissimo suono, non posso negarlo…” arrossì l’angelo.

“Come spero non mi vorrai negare perché stasera non hai ordinato il dolce.” lo interrogò Crowley, che quel dettaglio non se l’era dimenticato.
“Beh, non mi va…” restò sul vago il biondo.
“Angelo…”
“Ho già mangiato a sazietà, stasera… era tutto squisito e ...”
“Aziraphale, guarda che non me la bevo! Me lo vuoi dire perché non hai mangiato il dolce? E ora che ci penso, hai bevuto anche pochissimo vino?” lo mise alle strette l’altro.

“E va bene. Forse c’è ancora una cosa che devo dirti…” si incupì l’angelo.
“Oh no, non stai bene, sei malato?” si allarmò il demone. “No, aspetta, ma che cazzo mi fai dire? Noi non ci possiamo ammalare!” si tranquillizzò da solo.
“E infatti sto benissimo. Però c’entra con la vacanza che voglio fare con te.” mugolò l’altro. “Saremo al mare, in una spiaggia. Si presume molto poco vestiti.”
“Oh sssssì, presumi benissssimo!” sibilò il demone, accendendosi di desiderio al solo pensiero.

Aziraphale portò la sedia più vicina alla sua, prendendogli pure una mano.
“Ecco, caro, io…”
“Sssì?” si dondolò più vicino a lui Crowley.
“Voglio arrivare in forma per la prova costume!” sentenziò fiero l’altro.

Crowley per poco non cadde dalla sedia.

“La prova costume?” provò a ripetere, ancora incredulo.
“Sì, perché ti stupisci tanto? Di certo è un’invenzione demoniaca, scommetto! Con quella sensazione di disagio costante che ti fa sentire inadeguato ai modelli standard con cui continuano a tampinarti per ogni dove…” borbottò l’angelo, infervorato.
 “Coooosa?! Semmai quella è una vostra stupidissima invenzione, quel continuo spronare a una vita equilibrata, a mangiar sano, a lavorare su se stessi per migliorarsi… bleeaah mi viene l’orticaria solo a parlarne!” controbatté il demone, fingendo di grattarsi convulsivamente.

“Non mi importa chi l’abbia inventata, fatto sta che voglio superarla!” ribadì determinato Aziraphale.
“Angelo, lo abbiamo già fatto questo discorso, più di un secolo fa. Se è ancora quel rompicoglioni del tuo capo che ti mette in testa queste cazzate, io…” spergiurò Crowley.
Non sapeva nemmeno lui ancora bene cosa, ma qualcosa avrebbe fatto.

“Non c’entra niente Gabriel, anzi, è un bel po’ che non mi parla. Non è qualcosa che mi è stato detto di fare, è un qualcosa che voglio fare io, per provare a me stesso che è un limite che sono in grado di superare.” chiarì il biondo, sgranando i suoi occhi azzurri con la sua migliore espressione da cucciolo. “Solo per quest’estate, poi tornerò alle mie abitudini, come sempre. Ma voglio riuscirci, o quantomeno provarci… solo che da solo è troppo complicato. Mi aiuterai, caro?”
Caro.
Ormai l’angelo lo aveva in pugno e lo sapeva bene.
Crowley non poteva resistergli quando usava quel tono di voce, quello sguardo supplichevole e soprattutto quell’appellativo così affettuoso.

Buffo.
Lui che era un demone tentatore di talento indiscusso, faticava a resistere.
Doppiamente buffo.
Avrebbe aiutato un angelo.
Triplamente buffo.
Avrebbe aiutato un angelo a non cadere in tentazione.

“D’accordo, angelo. Nonostante non approvi questa tua sciocca ossessione nemmeno un po’, ti aiuterò; se per te è così importante.”
“Non sai quanto lo sia!” gli sorrise riconoscente l’angelo.
“Ma sappi che non sarò affatto tenero.” lo mise in guardia.
“Oh, ma io non voglio che tu sia tenero!” scosse la testa l’altro, fiducioso.
“Ti farò vivere un vero inferno!” gli garantì.
“E io lo affronterò con il sorriso stampato in faccia!” ribatté caparbio il biondo.
Si strinsero la mano per suggellare il loro nuovo accordo.

“Perfetto, angelo. Andiamocene da qui, perché necessiti di riposo.” lo spronò Crowley, alzandosi da tavola.
“Hai ragione.” lo seguì l’altro, lasciando il conto pagato e una mancia d’accompagnamento.
“L’allenamento comincerà subito domani mattina.” lo informò il rosso, mentre gli faceva strada verso la Bentley.
“Non potrei chiedere di meglio!” asserì il biondo.
“Alle cinque ad Hyde Park!” precisò, mettendo in moto.
“Alle cinque ad Hy…. Alle cinque?!” strabuzzò gli occhi Aziraphale, sconvolto, mentre la Bentley sfrecciava per le strade con la consueta non curanza di chi la guidava.

Crowley si tolse gli occhiali, per guardarlo nel modo più sadico possibile.
“Quale parte di Inferno non hai colto?”

TBC

Preparatevi a vedere un Crowley versione Personal Trainer intransigente, anche più determinato del suo allievo!
Vaneggiamenti a parte, questa storia è ambientata poco prima che nasca l’Anticristo … che poi sia nel libro sia nella serie non ho mai capito di preciso che periodo sia… io presumo la fine degli anni ’90 il libro e i giorni nostri la serie, ma non ne sono certa… però facciamo finta che sia così . Io mi ispiro alla serie, siamo nei primi anni '90 e questo da circa quasi un ventennio di libertà ai nostri adorati^^’

Ci son stati un paio di riferimenti alla shottina che ho già scritto su di loro, ma non è necessario leggerla per comprendere questa.

Che poi… comprendere cosa? È un delirio puro che scrivere a tarda ora non aiuta di certo XDD
Ma se vorrete seguirmi in questa follia, spero vi diverta ^^
Buonanotte!
   
 
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