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Autore: Lamy_    31/08/2019    0 recensioni
Ernest Hemingway ha scritto «l’uomo non è fatto per la sconfitta. Un uomo può essere distrutto ma non sconfitto».
Thomas Shelby e Amabel Hamilton sono stati distrutti dalla guerra, da Birmingham, dalle loro stesse menti. L’unico barlume di speranza che dissipa il fumo grigio e tossico di Small Heath è il loro legame. Due anime destinate a ritrovarsi e a lottare insieme.
Un’ombra incombe sul quartiere più malfamato di Birmingham e porta con sé un nemico che è disposto a tutti pur di prevalere. Un nemico che metterà la famiglia Shelby alla prova.
Thomas e Amabel saranno sconfitti o sconfiggeranno?
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Thomas Shelby
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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10. QUESTIONI IN SOSPESO

“And we all went to heaven in a little row boat
There was nothing to fear
And nothing to doubt.”
(Pyramind Song, Radiohead)
 
 Amabel fu scaraventata su un pavimento lurido, appiccicoso di una sostanza scura. L’ambiente puzzava di olio per macchine. Si trovavano in un grande edificio abbandonato, con i vetri rotti e senza porte. Era l’alba, avevano viaggiato per tutta la notte senza sapere quale fosse la meta. Anche adesso che si erano fermati, non avevano idea di dove fossero.
“Maledizione!” borbottò Amabel, piegata in due sul pavimento.
“Che succede, Bel?”
Tommy, con le mani legate da una corda, l’aiutò a rimettersi seduta. Il polso destro della donna era floscio come un fiore calpestato.
“Si è rotto di nuovo il polso a causa dell’impatto col pavimento.”
“Mi dispiace. Non meriti tutto questo.” Disse lui, affranto.
“Lo sai che in questa storia sono coinvolta quanto te. Abbiamo ucciso insieme i Cavendish.”
“No. Io e Arthur abbiamo ucciso i Cavendish per vendicare nostro fratello John ! Tu eri ignara di tutto.”
Amabel sospirò, era stanca e dolorante, e i rimorsi di Tommy non era piacevoli.
“Però io non ho mosso un dito quando me lo hai confessato. Avrei dovuto denunciarvi, invece sono stata zitta e mi sono resa complice del reato. Non capisci, Thomas? Noi siamo uguali. Anche se non ho tagliato io le mani ai Cavendish, ho comunque partecipato alla loro morte. E sai la cosa peggiore? Io non me ne pento. Erano due viziatelli che pensavo di avere il mondo ai loro piedi e di trattare gli altri come fosse immondizia. Come posso sentirmi il colpa se due mostri del genere sono morti? Io volevo salvare mia sorella, e così è stato.”
Tommy la guardò, era sporca di terra sulle guance e i suoi occhi erano rossi per la polvere, ma era luminosa come suo solito.
“Noi non siamo uguali. Non provare pentimento per la morte di quegli stronzi non ti rende una bestia simile a me. Ti rende semplicemente umana.”
“Beh, stranamente tu sei la bestia più umana che io conosca.” Disse Amabel posando la testa sulla spalla di Tommy. Proprio come otto anni prima in Francia, si davano forza a vicenda.
 
Oliver aveva affrontato la morte dei genitori, quella dei soldati suoi amici e quella di molti pazienti. Aveva affrontato il lutto con una serenità che derivava dalla vicinanza alla fede. Era stato sempre religioso, anche se da bambino la madre lo corrompeva con una caramella per andare in chiesa, ma la guerra aveva stravolto ogni sua convinzione avvicinandolo alla fede più che mai. Tutte quelle morti erano collegate da un fattore comune: lui non le aveva viste. Non aveva testimoniato a nessuna di quelle tragedie, era sempre arrivato alla fine, quando la persona in questione era già in pace. Ecco perché non sapeva come avrebbe superato la morte di Isaiah. Lo aveva visto morire ammazzato brutalmente davanti agli occhi. Isaiah, il ragazzo giovane di cui si era invaghito, non c’era più. Non c’era più per colpa di una vita che lo aveva divorato in una spirale di violenza da cui nessuno poteva fare ritorno.
“Oliver, smettila.” Disse Ada dandogli un calcio alla caviglia. Oliver si passò le mani fra i capelli, gli occhi umidi, le labbra tremolanti.
“Come riesci a sopportare tutto questo?”
“E’ la speranza che mi tiene in vita. Ho perso mia madre, mio marito, mio fratello, però non perderò anche mio figlio. Sopporto tutto questo solo per Karl. La mia famiglia è un fottuto disastro, lo è sempre stata, ma è tutto quello che ho.”
“Isaiah non meritava di morire. Avevo solo venti anni!”
“Lo so! – replicò Ada – Pensi che io sia abituata a vedere i miei amici morire? La vita da queste parti è dura, Oliver. O impari a convivere con il dolore e la morte, oppure non ne esci vivo.”
La porta si aprì riversando una luce tanto intensa da abbagliare i loro occhi che per ore erano stati al buio. Due uomini li prelevarono per condurli in una seconda stanza, più grande e più infestata dal tanfo. La prima cosa che Oliver vide erano due ombre inginocchiate al centro della stanza, entrambe incappucciate e con le mani legate.
“Restate fermi e zitti. Se parlate o vi muovete, vi pianto un proiettile nel cervello.” Ordinò uno dei due uomini, e l’attimo dopo copriva le teste di Oliver e di Ada con i cappucci.
Seguì a quell’ordine un rumore di passi lenti, calcolati, quasi teatrali.
“Ben ritrovati.” Disse una voce maschile, divertita; era John Adrian. Comandò al suo uomo di togliere i cappucci alla coppia che attendeva da più tempo: Tommy e Amabel. Tommy aveva la testa avvolta in pezze bianche chiazzate di sangue ed era pallido, mentre Amabel aveva i capelli spettinati e l’osso del polso piegato in una strana angolazione.
“Adrian, sei un fottuto bastardo.” Disse Tommy con rabbia. Amabel, al suo fianco, scorse una seconda coppia a pochi metri da loro.
“Chi sono loro?”
“Oh, intendi i nostri amici? Scopriamolo!”
Tommy sgranò gli occhi quando il volto di Ada comparve sotto il cappuccio.
“Ada! Stai bene?”
“Sì, sto bene. Isaiah è morto.” disse Ada singhiozzando. Quando Adrian svelò l’identità dell’altro uomo, Amabel scattò in avanti ma fu trattenuta dalle catene.
“Olly! Guardami!”
Oliver la guardò, e bastò un secondo perché Amabel capisse che Isaiah era morto per davvero.
“Perché loro sono qui?” domandò Amabel ad Adrian. Questi si era accomodato su una vecchia sedia a sorseggiare uno scotch.
“Sono qui come garanzia. Prenderli in ostaggio mi assicura che voi due non farete sciocchezze per liberarvi.”
Amabel scosse la testa, era davvero furiosa.
“Tu sei malato.”
“Hai sempre avuto un caratteraccio, mia adorata. Questo ti costerà caro!” esclamò un’altra voce maschile marcata dall’accento americano. Dall’ingresso entrò Warren, completo elegante e sorriso soddisfatto.
“Ci mancava il dottorino, cazzo.” Disse Tommy alzando gli occhi al cielo. Warren rise, si avvicinò ad Amabel e le accarezzò il collo.
“Non sono qui per te, Tommy. Non sei il mio tipo.”
“Non la toccare, o giuro che ti spezzerò le dita quando mi leverò queste fottute corde.” Lo minacciò Tommy, ma Warren si limitò a ridere ancora.
“Sta a cuccia. – disse Adrian – Abbiamo ancora molte questioni da discutere.”
“Credevo che fossimo alleati. Hai permesso a tua nipote di sposare mio cugino. Che cosa è cambiato?”
John Adrian stava per rispondere quando Amabel lo anticipò.
“Te lo spiego io cos’è cambiato, Thomas. L’ispettore Campbell ha convinto Adrian a suggellare una finta alleanza per avvicinarsi a te ed eliminarti. Correggimi se sbaglio.”
 “La dottoressa ha ragione. Campbell ha messo la bomba sotto il letto di Stacey per spronarmi a fare un accordo con lui. Abbiamo inscenato una fasulla guerra tra gang per distogliere l’attenzione dal vero intento.” Disse Adrian, ed era calmo come se parlasse del meteo.
“Fatto sta che non stiamo capendo un cazzo.” Disse Tommy, esausto di girare intorno al fulcro della questione. Adrian rise, sembrava davvero che quella situazione lo divertisse.
“Adesso ti verrà spiegato tutto. Io, Campbell e Warren abbiamo un motivo per odiarti. Campbell ti odia perché hai ucciso suo zio; Warren ti odia perché gli hai rubato la fidanzata; e io ti odio perché mi hai portato via mia moglie. Tutti e tre ti vogliamo punire perché ci hai privato di qualcuno.”
“Io e Warren non stiamo insieme da anni! Questa è una stupidaggine colossale!” sbraitò Amabel gesticolando come poteva, e il polso le scaricò una fitta di dolore.
“Oh, come liquidi in fretta il nostro amore.” Disse Warren toccando una spalla della donna.
Tommy, invece, guardava il pavimento con sguardo colpevole. La sfrontatezza di pochi minuti prima era scomparsa lasciando spazio ad una espressione di dolore.
“Non nominare tua moglie ancora. Non ne sei degno.”
Adrian, mosso dalla collera, schiaffeggiò Tommy tanto forte da spaccargli il labbro.
“Louise. La mia dolce Louise non era degna di entrambi.”
“Di che stai parlando?” si intromise Amabel, curiosa come sempre. Adrian tornò a sedersi, fiaccato d’un colpo, e si asciugò il sudore sulla fronte col fazzoletto.
“Mia moglie Louise mi tradiva con Tommy. Louise era la migliore amica di Greta Jurossi, il primo amore di Tommy. Quando Greta è morta, Louise e Tommy erano uniti dal dolore per la perdita. Negli anni avvenire si sono incontrati più e più volte andando a letto.”
“Non è vero! – obiettò Tommy – Non avrei mai fatto una cosa del genere a Greta!”
Amabel era stravolta da quanto stava succedendo perché ancora una volta era capitata nel mezzo di una guerra che non la riguardava.
“Qual è la tua versione dei fatti, Thomas?”
“Dopo che Greta è morta, mi sono arruolato e per due anni ho combattuto in Francia. Al mio ritorno Louise è venuta a farmi visita per annunciarmi che si era sposata con Adrian. Sapevo che Adrian era un criminale e glielo dissi, ma lei non voleva capire ragione. Siamo rimasti amici, ogni mese ci incontravamo al cimitero per depositare i fiori sulla tomba di Greta. Dopo un anno, però, ho smesso di andarci perché Louise mi ricordava troppo Greta e mi faceva soffrire. Louise ha cercato di contattarmi ma io mi sono sempre fatto negare. L’ho rivista soltanto al suo funerale, in una bara, morta. Lei era come una sorella per me e per Greta, perciò non sono mai andato a letto con lei.”
Ada e Amabel si scambiarono un’occhiata fugace, un modo per intendere quanto fossero sconvolte da quella storia. Tommy aveva mantenuto segreti i suoi incontri con Louise per anni, facendo credere a tutti di aver dimenticato Greta subito dopo la guerra.
“Louise era innamorata di te.” disse John Adrian, la voce incrinata. Gli occhi di Tommy luccicarono, eppure ricacciò indietro le lacrime.
“Non lo sapevo.”
“Neanche Greta ti amava come ti amava Louise. Quando hai smesso di incontrarla, è caduta in depressione. Si sentiva sola, smarrita, senza via d’uscita. Detestava tutto e tutti, persino me e nostra figlia. Si è lasciata andare giorno dopo giorno, ha smesso di dormire, di mangiare e di bere. Alla fine ha anche smesso di respirare. Si è tolta la vita il giorno del nostro decimo anniversario di matrimonio. L’amore che provava per te era più forte di qualsiasi cosa, anche più della voglia di vivere. Hai distrutto Louise, proprio come hai distrutto Grace e come distruggerai Amabel. Tu uccidi tutto quello che tocchi, Tommy Shelby. Sei maledetto.”
Amabel vide Tommy poggiare la testa sul pavimento per soffocare le urla. Il dolore fisico si mescolava a quello psicologico in un mix spaventoso.
“Campbell ha scoperto che Louise era innamorata di Tommy e questo gli ha permesso di minacciare la vita di tua figlia per convincerti ad essere suo alleato.”
“Sì. – confermò Adrian – Quando Stacey è uscita illesa dalla clinica, Campbell mi ha contatto e mi ha chiesto di unirmi a lui nella sua vendetta contro Tommy. L’invito alle corse a Londra è stato scritto da uno dei miei uomini, era un modo per allontanare gli Shelby da Birmingham affinché l’ispettore potesse arrestate la dottoressa. Pensavo che i Peaky Blinders avrebbero abboccato alla guerra tra gang, ma non è stato così. Mi sono tirato indietro dopo che ho saputo che la dottoressa era finita in ospedale, ma Campbell ha rapito Stacey e mi obbliga a restare.”
Amabel nel profondo capiva le ragioni di Adrian: vendicare la moglie e recuperare la figlia erano due ottimi motivi per avercela con Tommy. Allora rivolse la sua attenzione verso Warren, tutto impomatato alle sue spalle.
“E tu, Warren? Come ti inserisci in tutto questo?”
“Tommy ha mandato i suoi uomini a pestarmi la sera dell’inaugurazione della clinica, lo sai? Quando i Peaky Blinders sono arrivati, io mi sono nascosto nella camera di fronte alla mia e mi sono salvato. E’ stata quella sera stessa che mi sono recato nel quartiere cinese per farmi pestare. Pensavo che, una volta saputo quello che Tommy mi aveva fatto, tu saresti tornata da me. Le cose non sono andate come previsto, perciò Campbell mi ha avvicinato con la promessa di vendetta contro Tommy. Campbell ha comprato l’eroina in polvere e io l’ho spacciata. Speravamo che Tommy morisse, o perlomeno che morissero quelli del suo quartiere e che la gente per questo si scatenasse contro i Peaky Blinders.”
“Sei proprio uno stronzo.” Disse Tommy sputando sulle scarpe di Warren.   
“Suppongo che Campbell abbia fatto il resto.” Disse Amabel.
Warren sorrise in maniera perfida.
“Oh, lui ha fatto molto di più.”
 
Polly studiava la pianta della città che Michael aveva recuperato dagli uffici del municipio. Arthur aveva cerchiato alcune delle proprietà di John Adrian disseminate in tutta Birmingham.
“Abbiamo controllato gli edifici di Adrian ad ovest ma non abbiamo trovato niente. Ho mandato altri uomini a sud, dove quello stronzo possiede delle ville. Non sappiamo quali siano tutte le sue proprietà, alcune sono del tutto sconosciute.” Spiegò Arthur, l’alito che sapeva del whiskey che si era scolato nelle ore precedenti.
“Non sappiamo dove cercare.” Disse Michael cacciando il fumo bianco dalle labbra. Polly contorse la bocca in una smorfia di fastidio.
“Notizie di Ada? Qualcuno è riuscito a trovarla?”
“No. – disse Arthur – E’ probabile che lei si trovi insieme a Tommy e ad Amabel a questo punto.”
“Per tenere in ostaggio tre persone ha bisogno di uno spazio grande e isolato, dove nessuno può sentirli gridare.” Disse Polly, e si accese una sigaretta per allentare i nervi tesi. Arthur bevve un goccio di alcol dalla sua fiaschetta personale, poi si ripulì il mento con la mano.
“Hai descritto tutti i fottuti edifici abbandonati di Birmingham! Dobbiamo restringere il campo oppure arriveremo in tempo per ritrovarli morti stecchiti.”
“Avrei un’idea.” Disse Jalia sollevando la mano come una scolara che chiede il permesso alla maestra di parlare. Polly la guardò in tralice, non capiva la sua presenza durante i loro sporchi affari, ma poteva essere utile e quindi annuì.
“Parla.”
“Forse Clara potrebbe farci una lista delle proprietà di suo zio in modo da restringere il campo, come dice il signor Arthur.”
“E’ una buona idea.” Disse Michael, e si beccò un’occhiataccia dalla madre.
“Non avevo dubbi che la considerassi una buona idea. Beh, ragazza, che aspetti? Va a parlare con Clara e cavale fuori tutte le informazioni che potrebbero tornarci utili.”
“Io vado con lei.” Si propose Michael, ma Polly lo trattenne per la manica della giacca.
“Tu ci servi qui. Sarà Finn ad accompagnarla, almeno tuo cugino si distrae un po’.”
Finn si limitò ad annuire, dopodiché fece segno a Jalia di seguirlo al piano di sopra, dove era stata sistemata Clara. La riunione fu interrotta da ripetuti colpi alla porta. Quando Arthur aprì, sulla soglia comparve Charlie Strong che mordicchiava uno stuzzicadenti. Al suo fianco, come sempre, c’era Curly.
“Abbiamo saputo il nome dello spacciatore dai cinesi. Certo, abbiamo bruciato un paio di bancarelle, ma alla fine quelle morte facce gialle hanno collaborato.” Disse zio Charlie buttandosi a sedere sulla poltrona. Polly incrociò le braccia al petto e inarcò il sopracciglio.
“Hai intenzione di dircelo oppure devo prenderti le palle a bastonate?”
Arthur si mise a ridere, benché non fosse l’occasione giusta, però c’era da ammettere che l’alcol e la droga rendevano il tutto più sopportabile. Charlie rise, quella donna era peggio di un uomo.
“Lo spacciatore si chiama Warren Emerson. Lo conoscete?”
“E’ l’ex fidanzato di Amabel.”
“Stiamo davvero dicendo che quel fottuto dottorino è il complice di Campbell e di Adrian?” domandò Michael, sbigottito.
“Già. – disse Polly – Nessuno avrebbe mai sospettato di un ricco dottore americano all’apparenza ingenuo. Quello stronzetto ha saputo fare il suo gioco.”
Jalia quasi inciampò quando superò l’ultimo scalino, e Finn l’agguantò per il gomito per evitarle una brutta caduta.
“Ci sono tre edifici che Adrian ha comprato il mese scorso nell’area della vecchia stazione.”
“La vecchia stazione è enorme. Si tratta di un’area troppo vasta da perlustrare. Non ce la faremo mai.” Disse zio Charlie scuotendo la testa.
“Non possiamo abbandonare Tommy. Lui non lo farebbe con noi.” Aggiunse Curly, le mani che si muovevano in modo convulso.
“Curly ha ragione. Tommy può essere il più grande bastardo del mondo, ma verrebbe a prenderci anche all’inferno.” Disse Finn. Polly guardò prima Arthur e poi Michael, era un palese codice d’avvio.
“Ribaltiamo quella fottuta stazione da cima a fondo.”
 
Amabel trattene un lamento quando un uomo di Adrian l’afferrò per il polso rotto per rimetterla in ginocchio. Avevano trascorso le due ore precedenti incappucciati e seduti a terra, poi la porta si era aperta ed era entrato qualcuno. La donna sbatté le palpebre infastidite dalla luce solare e, con immenso disgustoso, notò che Campbell parlottava con Warren e Adrian.
“Bel, controlla Tommy!” gridò Ada, i capelli arruffati sulla fronte. Tommy, malamente inginocchiato, faticava a tenere gli occhi aperti. Era pallido e sudato, e le maniche di camicia intorno alla testa erano sporche di sangue fresco.
“Ehi, guardami. Thomas! Guardami! Non chiudere gli occhi. Resta concentrato su di me!”
Tommy si sforzò di guardarla ma era debole, perciò gli si chiudevano sempre di più gli occhi; presto sarebbe svenuto, o peggio sarebbe morto.
“Liberatemi i polsi! Devo aiutarlo.” Disse Amabel, e puntò lo sguardo su Warren.
“Oh, io dico che sta benone.” scherzò John Adrian.
“E io dico che sta male. Warren, per l’amor del cielo, sei un medico! Lo sai che potrebbe collassare da un momento all’altro! Io devo aiutarlo, altrimenti non resterà vivo a lungo perché voi lo torturiate!”
“Beh, se la metti così …. Liberatela!” disse Campbell, sorridente come non mai. Libera dalle corde, Amabel si fiondò su Tommy per esaminare la reattività dei suoi occhi. Era ancora lucido e vigile per fortuna.
“Non svenire, Thomas. Ti prego. Ho bisogno di te.”
“Ce la posso fare.” Ribatté Tommy abbozzando un mezzo sorriso. Amabel con il polso più sano e i denti si strappò una manica della camicetta per tamponare il sangue che colava lungo il collo di Tommy.
“Dobbiamo andarcene il prima possibile. Questi hanno intenzione di ucciderci non appena ne avranno l’occasione.”
“Hai qualcosa in mente?”
“Posso improvvisare qualcosa. Tu reggimi il gioco, d’accordo?”
“D’accordo.”
Amabel di colpo si sentì trascinare sul pavimento lurido per i capelli, quasi temeva che qualche ciocca si fosse staccata. Era Campbell che l’aveva portata al centro, tra Tommy e Ada e Oliver.
“Allora, dato che sei quella intelligente della combriccola, voglio scambiare quattro chiacchiere con te.”
“Per dirmi cosa? Sappiamo già tutto. Tu hai mandato a me e a Thomas la biancheria intima come minaccia; tu hai comprato la droga e l’hai fatta spacciare a Warren con la speranza di una rivolta contro gli Shelby; tu hai piazzato le bombe nella mia clinica per avere Adrian dalla tua parte. Io ti conosco, Eugene Campbell.”
“Uh, ma come sei brava.”
Campbell dapprima sorrise, poi le tirò uno schiaffo che le face girare il viso. Amabel, anziché mostrarsi debole, ghignò.
“Però c’è un dettaglio fondamentale che hai tralasciato: come ho fatto a scoprire che avete ucciso i Cavendish senza prove? Insomma, non avete lasciato nessuna traccia utile. Il fatto che siete stati in guerra insieme, che siete amanti, che avete trascorso un weekend a Londra non erano prove valide. Tra l’altro, non ho mai avuto la possibilità di interrogare la servitù dei Cavendish.”
Amabel smise di ridere, la sua espressione si fece scura. Lei e Tommy avevano sempre avuto ragioni: non c’erano prove che i colpevoli fossero loro. Poi, come se il suo cervello funzionasse per la prima volta, realizzò un pensiero abominevole.
“Londra è il dettaglio mancante. Il biglietto che abbiamo trovato a casa tua fa riferimento ad un viaggio nella capitale. Tu hai interrogato la mia famiglia. Anzi, nello specifico hai parlato con Evelyn, l’unica che sapeva come erano andate le cose per figlio e per segno.”
Warren si coprì la bocca spalancata per la sorpresa, non si aspettava quel risvolto. Tommy colse quella frattura e sperò che potessero sfruttarla a loro vantaggio.
“Sei davvero intelligente.” Disse Campbell sorridendo. Amabel si sforzò di restare indifferente, di non palesare quanto fosse amareggiata.
“Ma non sono impreparata, sai. Evelyn è l’anello debole, lo sapevo, e non mi stupisce che abbia spifferato tutto. E’ una ragazza fragile che si lascia facilmente condizionare, soprattutto dagli uomini.”
Campbell si sedette davanti a lei, la punta delle sue scarpe lucidate sfiorava il mento di Amabel. Era in una posizione di potere.
“Ha cantato come un uccellino! Mi ha raccontato tutto senza remore. E’ una ragazza incredibilmente stupida. Io lo so che Arthur e Tommy hanno ucciso di Cavendish per vendicare il fratello. So che tu non c’entri niente, anche perché non eri presente in quel momento e non ci sono prove concrete del tuo coinvolgimento.”
“Ha l’aria di un fottuto accordo.” Intervenne Tommy, il sangue gli imbrattava le tempie facendo risaltare l’azzurro degli occhi.
“Un accordo che alla dottoressa conviene accettare.” Aggiunse John Adrian, posto alle spalle dell’ispettore. Amabel fece rimbalzare gli occhi tra Campbell e Adrian.
“Perché mi conviene? Non so nemmeno di che si tratta.”
“Perché, – incominciò Campbell – c’è in ballo la vita di una bambina. Se tu accetti la mia proposta, Stacey tornerà a casa sana e salva. Se rifiuti, Stacey e tutti voi morirete.”
“Quale sarebbe la proposta?”
“Tu dovrai accusare la famiglia Shelby di traffico di eroina e degli omicidi di mio zio, dei Cavendish, di Lena Meyer e di Isaiah. Inoltre, dovrai testimoniare contro di loro in tribunale. Tu fai questo e io lascio andare te e Stacey immediatamente.”
Amabel guardò Oliver per una frazione di secondo, e l’amico strizzò l’occhio destro. Nel loro linguaggio in codice significava: dice la verità.
“Perché sei arrivato a tanto? Potevi farmi questa proposta mesi fa, invece hai preferito giocare con noi al topo e al gatto. Cosa c’è di tanto perverso nella tua mente?”
L’ispettore le toccò la gola con la punta della scarpa fino ad arrivare al cuore, laddove poggiò il tacco.
“Perché quelli come voi, tu e gli Shelby, avete vissuto la guerra e non vi fate certo spaventare da un banale ispettore di Belfast. Mi serviva il pieno controllo su di voi. Le minacce, la droga, l’arresto, la morte dei vostri amici, erano un mezzo necessario per innescare la giusta reazione. Perché voi, dottoressa cara, reagite solo quando venite messi all’angolo. Vi volevo disperati e disposti a tutto.”
Amabel si prese un momento per osservare la disposizione della stanza: Tommy alla sua destra, Ada e Oliver alla sinistra, Campbell di fronte, Warren e Adrian intorno a lei. Ricordò le parole di Tommy: l’obiettivo è isolare la regina. Tutte quelle persone ruotavano intorno a lei come su una scacchiera. Si voltò verso Tommy con una nuova determinazione.
“Mi dispiace, Thomas. Abbiamo passato dei bei momenti insieme, ma la mia famiglia viene prima di tutto.”
“No, Bel! Non farlo! Non fidarti!”
“Ebbene, accetti?” domandò Campbell, il sorriso superbo sotto i baffi.
“Accetto. – disse Amabel – Ora libera Stacey e riportami a casa.”
Amabel stava per alzarsi quando Adrian le puntò la pistola alla testa.
“Io non credo ad una sola parola di questa stronza. Sta mentendo!”
“Lo so che mente. E’ così divertente il modo in cui cerca di salvare la situazione.” Disse Campbell ridendo. Anche Amabel scoppiò a ridere all’improvviso.
“Sai la cosa davvero divertente, Eugene? E’ che sei un pessimo giocatore di scacchi.”
“Eugene!”
Campbell si voltò e vide Tommy che premeva un frammento di legno contro la gola di Warren. Tommy sorrideva, benché fosse pallido ed esausto.
“Hai ragione, sai? Amabel è davvero intelligente. Mentre mi fasciava la testa, mi ha infilato in tasca questo pezzo di legno con cui sono riuscito a tagliare le corde mentre lei ti distraeva con le chiacchiere.”
“Se lo uccidi, io sparo alla testa della tua fottuta fidanzata!” ribatté Adrian, e Amabel avvertì la punta della pistola sulla nuca.
Poi accadde l’imprevisto. La porta dell’edifico esplose, la luce penetrò con prepotenza nella stanza, si udì un grido.
“State giù!”
Amabel si abbassò e Tommy fece lo stesso portandosi con sé Warren. Oliver abbracciò Ada per proteggerla. Una pioggia di proiettili si abbatté su di loro come un temporale violento. I Peaky Blinders e alcuni membri della famiglia Lee sparavano a tutto spiano con le loro armi nuove di zecca e potenziate. Un proiettile bucò la testa di Adrian e il sangue schizzò sulla faccia di Amabel quando il corpo dell’uomo cadde a terra. Campbell strisciava per terra nel tentativo di salvarsi ma Tommy gattonò per raggiungerlo.
“Tu non vai da nessuna parte, stronzo.”
Tommy prese il posacenere in cui Adrian aveva scrollato la cenere della sigaretta, la strinse in ambedue le mani e caricò. Colpì Campbell alla schiena più e più volte, il sangue zampillava dappertutto mescolandosi alla cenere. Quando l’ispettore fu in fin di vita, Tommy si fece consegnare la pistola da Arthur e si alzò.
“Thomas, no!”
Amabel gli bloccò il braccio prima che sparasse. Tommy neanche la guardava, era fisso su Campbell che soffocava nel proprio sangue.
“Perché no?”
“Se lo uccidi, ne verranno altri. Qualcuno presto si accorgerà che ogni ispettore che mette piede a Birmingham ne esce in una bara.”
Tommy lasciò andare la pistola e il posacenere, era troppo stanco per controbattere. Prima che Amabel potesse emettere un suono, Campbell si ritrovò un proiettile nel cuore. Arthur camminò verso l’ispettore a passo baldanzoso, si abbassò e gli sputò in faccia.
“Questo era per Isaiah.”
Amabel socchiuse gli occhi e sospirò, mentre Tommy fissava il corpo dell’ispettore con una serenità d’animo rinnovata.
“E’ finita, Bel. Andiamo.”
 
Un’ora dopo Amabel ebbe il permesso di lasciare la clinica, dopo aver ricevuto le cure necessarie. Le avevano messo i punti sul sopracciglio, le avevano applicato ai polsi nuovi tutori e le avevano disinfettato piccoli tagli qua e là. Ada e Oliver erano stati dimessi pochi minuti prima, nessuno dei due riportava gravi ferite se non qualche livido. Tommy era l’unico ricoverato per via del trauma cranico, tant’è che era stato sistemato in una camera al suo arrivo. Amabel stava andando da lui quando in corridoio vide Polly, Finn e Jalia in attesa che la visita serale terminasse. Arthur e Michael erano rimasti alla vecchia stazione per ripulire tutto. Warren alla fine aveva deciso di costituirsi, perciò a quell’ora era probabile che fosse già in carcere. Non avrebbe scontato molti anni ma almeno i morti per colpa dell’eroina avrebbero avuto giustizia.
“Dottoressa!” esclamò Jalia correndo incontro ad Amabel. Le due si abbracciarono come se non si vedessero da anni.
“Jalia, così non mi fai respirare.”
“Scusatemi. E’ che sono felice di rivedervi. Sono stata molto in pensiero per voi.”
Amabel si accorse che qualcosa non andava dall’espressione di Polly, troppo seria per una il cui nipote era vivo. Anche Jalia sembrava triste.
“Che succede? Avete delle brutte facce. Thomas sta bene?”
“Sì, lui sta bene. Tranquilla.”
Amabel si preoccupò ancora di più quando fu avvicinata da Oliver, che era appena uscito dalla sala delle medicazioni. Il modo in cui pronunciò il suo nome fece tremare il cuore della donna.
“Amabel.”
“Che succede, Olly? Ditemi la verità. Si tratta di Thomas? E’ in coma? Io devo saperlo!”
“Calmati.” Disse Oliver accarezzandole gli zigomi con i pollici. Amabel scoppiò a piangere senza sapere perché, ma qualcosa dentro di lei sembrava sgretolarsi e prodursi in lacrime.
“Che cosa è successo?”
Polly, notando quanto fossero tutti sconvolti dagli avvenimenti recenti, scansò Oliver e prese le mani di Amabel.
“Adesso ti darò una spiacevole notizia e tu devi promettermi che manterrai il sangue freddo ad ogni costo.”
“Sì, sì, lo prometto.”
Polly prese un respiro, quasi si preparasse a chissà quale lotta, e rafforzò la stretta sulle mani di Amabel.
“Poche ore fa Diana ha chiamato per comunicare che Bertha ha avuto un collasso polmonare.”
“Ma sta bene? A Londra ci sono ottimi medici che poss …”
“Bertha è morta.”
Amabel sentì il respiro mozzarsi. Rivide per un istante gli occhi di Bertha, verdi e consumati dall’età ma sempre gentili. L’ultima cosa che vide prima di svenire furono le lacrime di Jalia. Poi il buio.
 
Salve a tutti!
A Birmingham sembra tornata la pace, ma Amabel deve affrontare un grande dolore adesso.
Ho inserito una piccola parte sul passato di Tommy (Louise e Greta) perché non se ne parla abbastanza nella serie. Notate bene che Louise non esiste nella serie, è una mia invenzione.
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Alla prossima.
Un bacio.

 
  
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