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Autore: Frances    29/07/2009    9 recensioni
Ora sei libero, Zack Fair.
Ma quanto ti è costato?
[ Parte della raccolta D.e.c.e.a.s.e ]
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Zack Fair
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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[ Accidenti... ]

 

 

« Ehi Cloud!»

Ti chiudi la porta alle spalle con un gesto rapido, allontanando con un piede alcune Materia che hai lasciato sparse sul pavimento la notte scorsa. Le osservi rotolare e tintinnare fino a che non raggiungono il bauletto dove il tuo coinquilino ha stipato ordinatamente le proprie, vicino alla Buster inclinata sul muro. Sbuffi appena, oltrepassandole.

Cloud alza immediatamente gli occhi, guardandoti con aspettativa, tirando via la linguetta metallica della lattina con un sonoro e secco scatto. La birra sfrigola, schizzando appena sulla lamiera in minuscole gocce dorate e in un rapido scoppiettare di schiuma bianca, ma lui non sembra farvi caso. Si siede ai piedi del letto, a gambe incrociate, porgendoti una birra ancora intatta. Tu accetti con un sorriso e ti accovacci vicino a lui, sul pavimento di pietra fredda e grezza di questa piccola e claustrofobica stanza nel motel più economico di tutta Kalm. Non che poteste permettervi qualsiasi lusso, vista la paga deludente che vi è stata data per il vostro ultimo lavoro.

« Abbiamo un nuovo incarico.» annunci, pieno di entusiasmo, mentre lasci sfiatare la bevanda appena aperta « Mi ha chiamato un certo...Wallace da Midgar.»

Cloud annuisce, mandando giù il primo sorso:

« Una cosa impegnativa?»

Sorridi appena con aria furbesca mentre avvicini le labbra al bordo della lattina:

« Ooh, socio...» mugugni, con aria misteriosa « impegnativa, si. Ma non abbastanza per fermarci.»

 

« Agenzia Fair&Strife.» lo dici lentamente, valutandone la musicalità, guardando in alto con aria pensosa « Non suona male.» stabilisci, socchiudendo gli occhi, muovendo lentamente la testa da destra a sinistra.

L'assenso di Cloud è un po' perplesso; incrocia le braccia, umettandosi appena le labbra:

« Non che due mercenari si possano definire "agenti"...»

« Oh, via!» protesti, colpendolo amichevolmente su di un braccio « Era solo per darci un tono.» batti forte le mani a suggellare la decisione, un'abitudine che non perderai mai « E allora è fatta!» carichi un pugno verso il vuoto ed il cielo, alzando la voce « Mercenari Fair&Strife! In servizio da oggi stesso!»

Cloud accenna un sorriso, annuendo. Non è mai stato un tipo rumoroso come te, anche se è da molto che neppure tu sei impaziente ed iperattivo come un tempo.

Ve ne state seduti sul ciglio della strada, fra i radi fili d‘erba che sfiorano la superficie bollente dell'asfalto in una giornata in Agosto inoltrato. Avete appena terminato di trangugiare l'ultimo tramezzino rimasto, uno di quei cinque che siete riusciti ad avere gratuitamente riservando alla proprietaria della locanda di Rocket uno dei tuoi sorrisi e qualche sguardo gentile - trovando che a volte un paio di iridi color del Mako possano essere molto più utili di quanto Cloud pensasse.

Siete arrivati in mezzo al nulla dopo qualche ora di cammino, senza neppure avere la più pallida idea di dove siate; non avete un centesimo di Gil e vi portate appresso le poche cose che siete riusciti a racimolare vendendo quelle logore divise SOLDIER impregnate di Mako. Hai tenuto solo la tua spada, dando via tutto il resto; per quanto ti dispiaccia l'idea di aver lasciato indietro la maglia che ti contraddistingueva come un Prima Classe, portare il peso della Buster sulle spalle ti fa ancora sentire padrone del tuo onore di SOLDIER.

Non senti la stanchezza, ma Cloud è ancora provato dall'intossicazione e non riesce a resistere a più di qualche ora consecutiva di marcia sostenuta. Tra l'altro ha fame, in continuazione, e anche se tu riesci a sopportare anche la sete ed il sonno per giorni interi, lui non è altrettanto allenato.

Cloud si scusa tutte le volte che siete costretti a fermarvi a causa sua, ma tu scuoti il capo, sorridendo, perché la cosa non ti arreca alcun fastidio.

« Vedrai, metteremo su una fortuna, tu ed io assieme. E a quel punto non ci fermerà più nessuno!»

Cloud abbassa appena lo sguardo sulle proprie mani aperte. Gli capita spesso di farlo inconsciamente, fissandole in silenzio per minuti interi, tanto assorto che hai bisogno di scuoterlo perchè senta ciò che dici. A volte pensi che sia a causa del mako - ricordi ancora nitidamente quella strana sensazione che ti percorreva dopo le prime esposizioni, quando eri ancora in Terza Classe, quando sembrava che la tua anima e la tua volontà fossero ormai troppo sottili e piccole per controllare la forza incredibile che di colpo ti ritrovavi a possedere. Altre volte ti chiedi invece se lui non si stia sforzando di riportare alla mente i ricordi dei quattro anni appena passati, per quanto preferiresti che lui li cancellasse per sempre. Cloud si è accorto di aver perso gran parte della memoria dopo essersi risvegliato dall'intossicazione, e a volte le profonde voragini che gli si sono aperte nella mente hanno la capacità di metterlo notevolmente a disagio.

« ...non ti sarò d'intralcio, Zack?» chiede dopo un po', senza distogliere lo sguardo dalle proprie mani « D'altronde io non sono un SOLDIER. Non sono mai stato abbastanza forte per diventarlo.» serra le dita a pugno «  Il SOLDIER sei tu.»

Lo fissi per un breve istante, con le labbra dischiuse, poi ti sfugge un sospiro. Per il Pianeta, forse Cloud non cambierà mai.

« Omai non sono più un SOLDIER.» gli ricordi, stringendoti nelle spalle e non ti sembra necessario aggiungere nient'altro. Forse ci vorrà del tempo, ma ti sei ripromesso di levare la SOLDIER dalla testa di Cloud ad ogni costo; lo guiderai verso la guarigione - passo per passo - e gli insegnerai a gestire il suo nuovo corpo. Gli insegnerai ad usare la spada per bene, in modo che lui possa sfruttare il talento naturale che nella sua modestia cerca sempre di nascondere. E poi farai in modo che lui non si sminuisca mai più a quel modo, perché sai che per te Cloud non sarà mai di intralcio.

D'altronde siete compagni.

« Direi che comunque, per il momento,» aggiungi dopo qualche istante, balzando in piedi « la cosa fondamentale sia ottenere un passaggio.»

Questa tua affermazione lo fa ridere inaspettatamente. Anche lui si tira su, affiancandoti sul ciglio della strada mentre tendi il braccio e sollevi il pollice come in una muta e disperata supplica.

« Prima di tutto, Zack, quando saremo ricchi,» postilla, mentre guardate la strada deserta e silenziosa « dovremo provvedere ad un mezzo di trasporto.»

« Oh, si.» approvi, deliziato all'idea, respirando a fondo, perché ormai ne hai davvero abbastanza di sopravvivere grazie all'autostop « Due moto di alta cilindrata sui cui sfidare il vento. Sarà fantastico.»

« E poi?» quando parlate del futuro, la voce di Cloud si colora un po' di entusiasmo e si riempie di ansia timida; tu soppesi la risposta, socchiudendo appena gli occhi mentre segui l'immagine vuota e deformata dell'asfalto in lontananza:

« E poi, quando sarò vecchio e ricco sfondato mi comprerò un terreno vicino a Banora e ci costruirò una tenuta.» sorridi appena mentre aggiungi, con la voce che si vena improvvisamente di una sommessa nostalgia « Pianterò i semi di banora bianca e mi stabilirò lì in campagna per tutto il resto della mia vita. E poi ci sarà il giorno in cui non una sola persona in tutto il Pianeta non avrà provato il sapore delle mie mele.»

« Mh.» il commento di Cloud è basso, un po' impacciato, ma non ha niente da ridire in merito ai tuoi idilliaci progetti. Le guance gli si colorano appena quando aggiunge sottovoce « Io vorrei tornare a Nibelheim, prima o poi.»

Sulle labbra ti si disegna un sorriso sghembo, e ridacchi:

« Vai a riprenderti Tifa?»

Cloud spalanca gli occhi e inghiotte un'esclamazione, mentre un fiore rosso di imbarazzo gli sboccia sul volto:

« ...no! Cioè, non...»

Ridi, scompigliandogli affettuosamente i capelli mentre ancora lui cerca di borbottare qualcosa di sensato, senza successo.

« Vedrai, insieme arriveremo in capo al mondo, amico.» gli assicuri dopo qualche istante, colpendogli appena la spalla, tornando a concentrarti sulla strada ancora parca di speranze.

« Mh.» questa volta la risposta di Cloud è un sorriso, ed un guizzo di serenità attraversa quei suoi occhi dal cipiglio cupo.

«Andrà tutto bene.»

Il tempo in cui eravate prigionieri sembra lontano milleni e dell'odore muffito dei sotterranei di Nibelheim non è rimasto altro che un brutto ricordo.

Indossate degli abiti anonimi, dei jeans e delle camice che siete riusciti a procurarvi spendendo poco meno di una dozzina di Gil. Non avete neppure quelle due divise per cui un tempo avreste dato la vita, e di ciò che è stato non vi resta altro che il bagliore inconfondibile dei vostri occhi identici e la tracolla che ti assicura la Buster sword alle spalle.

Non sapete dove andare, non sapete dove siete e se avrete un tetto sotto cui dormire non appena calerà il sole.

Ma di una cosa siete certi.

Siete vivi.

[...Accidenti...]

 

Midgar non è cambiata affatto. E' sempre grigia, maestosa, nelle strade si respira quell'effluvio pungente di metallo e catrame che ricordi così bene. Tuttavia, mentre ti inoltri assieme a Cloud nella piazza centrale del Settore 8, ti sembra che in qualche modo questo grande ammasso di ferro e luci non sia più lo stesso. Ora che sei libero, e le imponenti mura di questa città senza speranza non rappresentano più le fredde pareti della prigione da cui non potevi scappare.

« Fa un certo effetto tornare qui dopo tanto tempo.» Cloud da voce ai tuoi pensieri, con lo sguardo vuoto ed il tono completamente privo di espressione. Annuisci brevemente, mormorando un assenso.

Ormai gli anni in cui entrambi eravate legati a questa città sono trascorsi, e voi siete degli uomini completamente diversi.

Cloud Strife ha ventun'anni e lo sguardo fiero. Non china mai il capo e avanza sempre a testa alta, mantenendo un'andatura composta e altera - non rimane mai indietro quando correte fianco a fianco, in battaglia ha la capacità di intuire i tuoi movimenti e di agire di conseguenza, cosa che lo rende il migliore compagno che tu abbia avuto fino ad ora. Le sue braccia sono diventate più muscolose, e ora impugna la spada con la tua stessa destrezza, anche se spesso vi divertite a scommettere riguardo chi dei due sia più abile. Tutte le volte che incrociate le lame - tu che impugni la Buster Sword ormai inevitabilmente graffiata e usurata e lui che solleva la sua possente nuova e scintillante spada a due mani come se pesasse poco più di una piuma - la finite sempre a ridere come dei pazzi, sudati come non vi succede mai dopo un incarico, senza che nessuno dei due sia riuscito a sopraffare l'altro.

E ogni tanto ti capita di guardarlo mentre si concentra e ti informa che può farcela anche da solo, incastonando le Materia nelle fessure dei suoi accessori; in quei momenti pensi per un solo istante che con la determinazione di adesso, Cloud Strife avrebbe potuto scalare le vette della SOLDIER in poco tempo. Non è mai stato impulsivo, né emotivo, né idiota come eri tu quando ti impedivano di salire di grado perché ti giudicavano incapace di ragionare. C'era solo quella sua timidezza a bloccarlo, la sua fragilità.

Vi fermate alla stazione, mentre aspettate il treno per i bassifondi. La gente vi sta alla larga, un po' perché le vostre spade affiancate metterebbero in soggezione chiunque, un po' perché la favola dei due spadaccini mercenari dagli occhi color del cielo ha ormai fatto il giro di molte città del Pianeta. Osservi divertito mentre Cloud ricambia timidamente il saluto allegro e curioso di una bambina, cercando di ignorare i commenti sussurrati e tremanti della madre che cerca in tutti i modi di trascinarla via "Vieni, amore, non rivolgerti agli sconosciuti"

E di colpo, mentre senti che il treno arriva sferragliando, ti rendi conto che non hai alcuna voglia di andare a parlare con Barrett Wallace, nei bassifondi del Settore 7.

« Cloud.» lo fai voltare, mentre le tue parole vengono soffocate dallo stridere dei binari « Non ti dispiace, vero, se ti lascio il comando al primo incontro con Wallace?»

Lui scuote subito il capo, stringendosi appena nelle spalle:

« Nessun problema, saprò cavarmela.» fa una pausa, il tempo necessario perché il treno si fermi definitivamente e dischiuda le porte scorrevoli; ti guarda un istante prima di salire a bordo « Ti aspetto lì al...» aggrotta appena la fronte «...Seventh Heaven.» sale sul treno con un solo, lungo passo e ti rivolge un cenno con la testa un attimo prima che le porte si richiudano « Prima che tu sia di ritorno avrò già fatto in modo che questa AVALANCHE ci paghi il doppio del previsto.» ti rivolge un ghigno beffardo e aggiunge « Fai con comodo.»

Sorridi mentre osservi il treno che scompare. Cloud non fa mai domande, anche se tu al suo posto avresti iniziato a gongolare riguardo cose imbarazzanti che lo avrebbero di sicuro fatto arrossire.

Attraversi le rotaie vuote senza fare caso ai divieti ed alla gente che ti guarda con aria perplessa, alla voce delle donne anziane che ti danno dell'incosciente; raggiungi il binario cinque senza neppure accorgertene, senza prestare attenzione a nulla in particolare. E ti rendi conto di aver pensato ad altro per tutto il tragitto, ritrovando te stesso solo quando, esitando, ti fermi davanti alle grandi porte sbarrate di quella chiesa dei bassifondi.

Anche quell'edificio fatiscente è sempre lo stesso; la solita strada sterrata, lambita dalla sporcizia e dai rifiuti, le stesse tegole scolorite e crepate su quel tetto spiovente.

Santissimo Pianeta, quante volte hai immaginato di tornare qui?

Di colpo ti prende una sorta di strano panico e il tuo sguardo inizia a vagare, mentre senza volere inizi a massaggiarti la nuca. Ti chiedi cosa penserà lei quando ti vedrà, se ti troverà diverso, se ti correrà incontro per abbracciarti e dirti "bentornato" - come tu hai immaginato tante di quelle volte - o se ti schiaffeggerà, anche se lei non è mai stata quel tipo di donna. Hai passato molte notti a pensare a lei, senza riuscire a chiudere occhio, chiedendoti cosa stesse facendo, se avesse trovato un altro, se i suoi fiori avessero ormai colorato le strade di Midgar, se ti avesse dimenticato; quelle notti finivi sempre per chiederti se fosse meglio tentare di dimenticarla o tornare da lei, cercando di colmare quel vuoto lasciato da quegli impossibili cinque anni, quel vuoto che la tua anima si rifiutava egoisticamente di accogliere, visto che solo i ricordi ormai non bastavano.

Ma tutte queste tue elucubrazioni ormai non servono più. Ora sei qui...che senso ha voltarti indietro? Tu la ami, non è così? Hai mai smesso di amarla?

«...Zack...?»

Sentire quella voce - la sua voce che vibra e ti implora, lei che ti sfiora incerta alle spalle, lei che non riesce a crederci e ha tanta tanta paura che tu non sia lì, che tu sparirai di nuovo - ti fa sentire di nuovo completamente tè stesso, di nuovo integro dopo cinque anni.

Sei tornato.

 

[ Accidenti ]

[ Il prezzo della libertà è così alto. ]

 

Percepisci appena il tocco gelido della pioggia o la durezza del terreno su cui sei abbandonato. Una pietra appuntita preme dolorosamente fra le scapole, ma non riesci più a concentrati e capire esattamente quale sia la parte del tuo corpo che sta soffrendo. Ricordi vagamente il bruciore insopportabile che fino a qualche istante fa ti dilaniava il petto, mentre sopportavi quelle piccole assassine infuocate che l'una dopo l'altra, trafiggendoti come pugnali spietati, trasformavano tutto il tuo essere in un'unica, lacerante esplosione di dolore.

Le palpebre battono appena, ignorando l'acqua ed il sangue che ti scivola viscoso negli occhi.

Ti balenano alla mente immagini e luci a cui non riesci a dare un forma, mentre tutto il resto si fa ovattato e senti le dita lasciare l'impugnatura scivolosa della tua spada, come in una silenziosa e lenta resa.

Hai fatto tanti di quei progetti, quando ancora potevi permetterteli. Hai sognato di fuggire, di respirare l'aria fredda delle montagne, di continuare a vivere con tutto tè stesso, godendoti ogni istante. Hai sognato di portare Cloud in un posto sicuro, di potergli parlare ancora, di girare il mondo insieme a lui seguendo solo e soltanto le vostre regole.

 

Se vuoi essere un eroe, devi avere dei sogni.

 

Hai sognato lei, lei, lei, lei. Hai sognato di rivederla per dirle che non sei morto, per chiederle di stare con te per sempre.

 

E' così triste che ora ogni cosa stia sfumando.

 

Come sarebbe a dire "ultima"?!

 

Gireremo per il mondo, accettando qualsiasi incarico.

 

...che ne dici di un appuntamento?

 

Tieni duro!

Tu vivrai, chiaro?

 

...devo tornare a Midgar,

 

Verrai anche tu, vero?

 

Riempiremo Midgar di fiori!

 

E tu, Cloud?

 

...Nah...sto solo scherzando. Sai che non ti lascerei mai solo.

 

Siamo amici, no?

 

Per il Pianeta, pensi, mentre i volti di tutte le persone che hai conosciuto si mescolano al grigio nuvoloso del cielo e poi svaniscono, lasciando spazio solo al nulla.

 

Sarebbe stato fantastico.

 

Il fetore del sangue diventa fioco ed insignificante mentre ad ogni respiro senti il battito del cuore divenire più faticoso ed i polmoni raggrinzirsi come carta in balia delle fiamme. E ti chiedi quanto ancora durerà, quest'agonia. Quand'è che questo corpo si deciderà a lasciarti andare?

 

Ora sei libero, Zack Fair.

Ma quanto ti è costato?

 

 

(xxx)

 

 Nota dell'autrice:

Cosa sarebbe successo se le cose fossero andate diversamente? Volevo provare a ricostruire la situazione psicologica - confusionaria e frammentaria - di un uomo nel suo ultimo attimo di lucidità, prima che la morte sopraggiunga.

Questa flash è stata scritta nel 2008, ad Agosto. Fa parte di una raccolta di flash dedicate ai personaggi deceduti durante e prima Final Fantasy VII.

Riposa in pace, Zack, SOLDIER di Prima Classe.


   
 
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