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Autore: AlyaVRose    29/07/2009    0 recensioni
Un'incursione nel capitolo 23 di Eclipse, e poi la storia riprende dal capitolo 26. Cosa sarebbe successo se Bella fosse stata un pochino più sicura dei suoi sentimenti?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Jacob Black
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1
01. Decisione repentina
Quando rientrai a casa, Charlie vide la mia faccia sconvolta, e non fece domande. Probabilmente lo imputò al fatto che avevo appena visto Jacob malato, e sapeva che ero impressionabile. O meglio, lui credeva che lo fossi. Corsi in camera mia, volevo un po’ di tempo per riflettere ben sapendo che non ne avrei avuto molto, dal momento che forse Alice mi teneva sotto controllo e sapeva già che ero tornata a casa. Infatti l’attesa non fu lunga. Non passarono neanche cinque minuti, che sentii il rumore sordo dell’aria smossa a gran velocità, e mi ritrovai due occhi color del miele piantati nei miei.
«Va tutto bene, Bella?»
«Si, Edward… tutto bene… scusami, sono un po’ sottosopra…»
«Tesoro, è normale… ti sei trovata davanti Victoria, hai passato una notte infernale, in più il tuo migliore amico ha rischiato di morire… ci credo che sei sottosopra!» Mi prese le mani e mi fece sedere sul letto, guardandomi bene in viso. Benedissi la sua incapacità di leggermi nel pensiero, in quel momento non gli sarebbe piaciuto affatto. Ma forse non serviva. «Non è solo questo, vero amore?»
«No… ma che vai a pensare…» Mentii. Mentii spudoratamente nonostante la mia evidente incapacità di farlo. Avevo paura che mi leggesse negli occhi il misfatto, il peccato commesso. Mi sentii come se fossi sotto processo, quegli occhi indagatori non si staccavano dal mio viso. Era difficilissimo rimanere razionale, in quel modo. Lo sentii fremere, lo sguardo preoccupato.
«Sicura di non avere niente da dirmi? Hai litigato con Jacob, per caso?»
«No, ma che dici… no, certo che no…» Oddio, abbiamo fatto un po’ di lotta, ma non lo definirei proprio litigare… e i miei pensieri tornarono immediatamente a qualche ora prima, col risultato che dovetti respirare a fondo per non iperventilare e perdere il controllo. Sospirai per mascherare la cosa. Inutile. «Ti assicuro Edward, sono solamente sfinita…» Mi abbracciò delicatamente, lo sguardo sempre preoccupato.
«Allora, forse è meglio se per questa notte ti lascio dormire tranquilla. Io approfitterò e andrò a caccia con Jazz e Em, e tu potrai riposare. Perché non prendi un leggero sonnifero? Ti aiuterà a dormire senza sogni». Sospirai. Aveva ragione, avevo bisogno di un bel sonno. Ma con i pensieri che mi turbinavano nella mente dubitai seriamente di poter dormire. Rimanemmo un po’ abbracciati, quindi uscì dalla finestra come era entrato per lasciarmi dormire. Il suo sguardo carezzevole era ancora preoccupato quando mi lasciò. Decisi di seguire il suo consiglio e rubare un sonnifero dall’armadietto del bagno, avevo bisogno di stordirmi. Urlai un “buona notte” a Charlie dalle scale, quindi mi infilai in bagno per cambiarmi e prendere il sonnifero. Quando tornai in camera, il bicchiere con l’acqua che avevo in mano per poco non finì in terra. Per fortuna, una mano velocissima lo raccolse in tempo. Una mano bruna, grande e forte.
«Jacob… ma che diavolo ci fai qui?! Dovresti essere a let…» Mi baciò per farmi tacere, e io mi sentii morire. Possibile che non riuscissi a stare lontano dalle sue labbra e dal suo corpo?
«Non riuscivo a starti lontano, piccola». Mi fece sedere sul letto, stringendomi tra le sue braccia calde. Io cominciai a singhiozzare senza ritegno. «Piccola, che succede? Bells… mi dispiace… se ti ho incasinato me ne vado…» Fece per alzarsi.
«No», mormorai. Lo presi per la manica. «Non te ne andare, ti prego…»
«Non credi di avermi implorato un po’ troppo di non andare, Bells?» Sorrise. Mi stava prendendo in giro, ma non mi importava. Volevo solo che mi tenesse stretta. «Sai che se il succhiasangue mi trova qui mi farà a pezzi, Bells?»
«Non è la prima volta che ti trova con me…», mormorai tra le lacrime. Non ci credevo nemmeno io.
«Già… ma nella mia mente lui riesce a leggere… e non riesco a togliermi dalla testa quello che è successo oggi…» Mi stava guardando. Un pugno nello stomaco mi avrebbe fatto certamente meno male. Chiusi gli occhi, incapace di sopportare il suo sguardo. «Bella…»
Aprii gli occhi, e me lo trovai a qualche millimetro dal mio viso. Oddio! Da quando Jacob Black era così bello?! E possibile che io non me ne fossi mai accorta?! Adesso le sue labbra bollenti stavano solleticando le mie, giocando col mio profilo. Non resistetti più e lo baciai, le braccia agganciate al suo collo, mentre giocavo coi suoi capelli lunghi.
«Per la miseria Bells… sei contenta di vedermi, per caso?!»
«Jake… per una volta vuoi essere serio?!»
«Sono serissimo. Altrimenti perché sarei qui?»
«Torturarmi?»
«Torturare me stesso, piuttosto. Lui sarà anche la tua droga, Bells, ma tu sei la mia. Non ce la faccio a starti lontano. Non dopo stasera».
«E allora non farlo. Dimentichiamoci di tutto il resto. Stanotte ci siamo solo io e te. Domani vedremo». Mi gettò sul letto, alla faccia delle fasciature, e mi tolse il pigiama in un secondo. Fu una cosa completamente diversa, piena di passione, di fuoco… le sue labbra rincorrevano le linee del mio corpo avidamente, le nostre mani si intrecciavano e si scioglievano quasi volessero fondersi. Fu un’esplosione, travolgente e disarmante. Indimenticabile. Lentamente Jake scivolò nel sonno, il braccio sano possessivamente incollato addosso a me, con fare protettivo, come a dire che ero sua. E nel silenzio, cullata dal ritmo regolare del suo respiro, piansi tutte le mie lacrime. E presi la mia decisione.
La mattina dopo un tenue raggio di luce meno grigia del solito mi svegliò, ricordandomi i miei propositi. Allungai una mano titubante, non sapendo se temere di più il fatto che Jacob fosse ancora lì con me o che non ci fosse. Sentii il posto vuoto, ancora caldo, segno che era appena andato via. Trovai un biglietto tra le coperte, arrotolato intorno a qualcosa di piccolo e rigido. Sembrava una piccola zanna di animale, vecchia indubbiamente… magari qualche lupacchiotto che aveva perso un dente da latte, pensai tra me sorridendo. Srotolai il biglietto con mani tremanti.
“Bells, piccola… mi dispiace, non sono bravo come Cullen con le parole. Volevo solo dirti che ti amo, tesoro. Ti ho amata il primo momento che ti ho vista giù a First Beach, due anni fa. Il regalo che mi hai fatto è forse il più bello che ci si potrebbe aspettare da una donna, Bells. Non posso dirti che sono felice per te, non posso esserlo. Ma sappi che ci sarò sempre, e quando avrai bisogno del tuo amico, del tuo sole, basta che allunghi una mano e mi potrai toccare. Io ci sarò. Finché il tuo cuore batterà. Addio Bells. Sii felice, è la sola cosa che voglio. Ti amo.”
Piansi di nuovo. Riuscivo a distruggere tutte le cose belle della mia vita, dannazione. Edward aveva ragione, attiravo sciagure. Mi feci coraggio e scesi in cucina, dove Charlie sfogliava il giornale senza leggerlo e finiva la sua colazione. Dovevo trovare il coraggio di parlargli, spiegargli quello che volevo fare. Non sarebbe stato facile: noi Swan notoriamente facevamo a pugni con le parole, quando si trattava di sentimenti.
«Buongiorno, Bells».
«’Giorno pa’…» Cercai di farmi forza. «Papà, devo parlarti di una cosa importante. Ma prima vorrei che mi facessi una promessa. Promettimi che mi lascerai finire senza interrompermi prima di dire qualcosa».
«Gesù Bells, mi stai spaventando…» Mi fissò un po’ preoccupato con i suoi occhi così simili ai miei, «Va bene piccola, spara». Si assestò meglio sulla sedia, pronto a incassare il colpo.
«Ecco… io… vorrei andare un po’ a Jacksonville dalla mamma».
Mi fissò come se gli avessi appena detto di aver visto un ufo. «E… Quella specie di pinguino di Cullen verrà con te, vero?»
«Veramente, papà, lui è una delle ragioni per cui vorrei andarmene per un po’».
«Di’ un po’, quel coso ti ha fatto qualcosa, piccola? Se è così lo spiumo!»
«No, papà… cioè…» Sospirai per raccogliere quel po’ di coraggio che mi restava, e lo guardai. Parlai tutto d’un fiato. «Edward mi ha chiesto di sposarlo, e io ho accettato, ma poi Jacob mi ha baciato, e io adesso ho una gran confusione in testa… voglio starmene un po’ lontana da qui per schiarirmi le idee. Se resto qui non posso fare a meno di vederli entrambi, e questo non aiuta. Mi serve un posto nuovo, sola, lontano da qui». Charlie mantenne la promessa, mi lasciò finire. Mi guardò di nuovo, uno sguardo determinato, quello dei momenti seri. Annuì.
«Forse hai ragione, Bells. Un cambiamento è quello che ti ci vuole. Pensa bene a quello che fai, a quello che vuoi. Sei giovane, puoi prenderti tutto il tempo che vuoi. Non ti nego che quando hai cominciato a uscire con Jake speravo che la cosa si facesse seria. Mi piace quel ragazzo, nonostante il linguaggio che ha usato ieri. Ma c’era da capirlo. Quanto pensavi di fermarti da Renée?»
«Un paio di settimane, se per te non è un problema».
«Non preoccuparti, me la caverò. Cerca solo di non prendere decisioni affrettate, Bells. Non voglio che tu finisca come me e tua madre. Piuttosto, cosa devo dire a tutti?»
«Con Edward e Jake parlerò io. Agli altri puoi tranquillamente dire che sono andata dalla mamma in vacanza, per staccare un po’ la spina. E… prima che me lo chiedi, a Billy puoi anche dire tutto, papà».
«Quando pensavi di partire?»
«Tra qualche giorno, il tempo di fare i bagagli e avvertire la mamma. Grazie papà. Ti voglio bene». Non eravamo bravi coi sentimenti, col risultato che Charlie diventò rosso come un pomodoro quando lo abbracciai. Mi sentivo più leggera, adesso che avevo deciso. Per me il problema era sempre stato prendere la decisione, non seguirla. Una volta deciso, sapevo qual era la strada da percorrere. Adesso il problema era spiegare a Edward la mia decisione senza ferirlo e soprattutto senza che lui mi si appiccicasse alle costole.
Sull’aereo che mi portava a Jacksonville ripensai alle spiegazioni che mi ero ritrovata a dover dare a Jake e Edward. Dover affrontare lo sguardo dorato di Edward mi aveva messo in crisi, e più volte la mia volontà aveva vacillato sotto il peso del suo sguardo ferito. Non ero mai stata brava ad impormi con Edward, e mi costò moltissimo dirgli che volevo andarmene per un po’. Credo che la prese per una fuga, ma la cosa che lo ferì maggiormente fu certamente il fatto che volevo andare senza di lui. Ma mi lasciò andare. Spiegarlo a Jake fu più facile, prima di tutto perché prese tutto come una piccola rivincita nei confronti di Edward, e poi perché nessuno come lui capiva i miei stati d’animo, le mie paure, le mie angosce, e quindi fu facile per lui comprendere che in quel momento avevo bisogno di calma e tranquillità per riflettere. Anche se questo significava stare lontana da lui. Ad ogni modo, entrambi promisero che avrebbero rispettato la mia decisione.
  
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