Fanfic su artisti musicali > Chicago
Ricorda la storia  |       
Autore: evelyn80    23/09/2019    3 recensioni
Greta e Linda sono due ragazze ventunenni, amiche da quando erano bambine. Entrambe studentesse alla facolta di Lingue e Letterature Straniere all'Università di Milano, coltivano il sogno di diventare interpreti. Nel frattempo, si esercitano nell'uso della lingua inglese ascoltando le loro canzoni rock preferite nel negozio di dischi del padre di Linda, in cui entrambe lavorano nel tempo libero. Mentre Linda è single e corre dietro a ogni ragazzo biondo che incontra, Greta è felicemente fidanzata con Matteo, col quale sta progettando il suo futuro.
Una triste notte di gennaio, però, tutti i suoi sogni più belli si infrangono contro il tronco di un albero. La ragazza, incapace di guardare al futuro, si chiude in se stessa, finché non incontrerà l'uomo che aveva sempre sognato: Terry Kath, il chitarrista dei Chicago.
Innamoratosi di lei a prima vista, Terry cercherà di conquistare Greta finché non riuscirà a riportarla di nuovo alla vita.
Storia direttamente ispirata dalla drabble "Disperazione", tratta dalla raccolta "Melodies" di Kim WinterNight
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Danny Seraphine, Nuovo personaggio, Terry Kath
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Questa storia nasce da un'idea di Kim WinterNight, ed è direttamente correlata alla sua drabble “Disperazione”, contenuta nella raccolta “Melodies” che potete trovare qui: https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3810353&i=1
I personaggi di Greta e Matteo, dei quali l'autrice mi ha gentilmente concesso l'utilizzo, sono di sua esclusiva proprietà, mentre gli altri personaggi originali che incontrerete nella storia sono frutto della mia fantasia. I Chicago appartengono solo a loro stessi, e con questo mio scritto non ho inteso offendere nessuno di loro.

Il titolo della storia è ispirato a una canzone dei Chicago, “Alive again”, tratta dall'album Chicago XII meglio noto come “Hot streets”. Le frasi tratte dal testo, che fanno da introduzione alla storia, sono il leitmotiv di tutta quanta la vicenda. Inoltre, ogni capitolo è introdotto da una citazione tratta da altre canzoni, più o meno datate, che hanno una particolare rilevanza all'interno del testo di ogni capitolo.
Oltre al banner principale, anche ogni capitolo avrà un suo piccolo banner, rappresentante un'immagine che viene citata nel testo.
Buona lettura.

 


 


 

Alive again


 

 

 

Yesterday I would not have believed
That tomorrow the sun would shine
Then one day you came into my life
I am alive again”

Alive again - Chicago

 

 

 

Capitolo Uno


 

 

Chi vi credete che noi siam
Per i capelli che portiam”

Come potete giudicar – Nomadi

 

 

Milano, 20 gennaio 1971

 

Il “Disco d'Oro” era, da anni, uno dei negozi di dischi più rinomati di Milano. Situato all'imbocco del braccio ovest della Galleria Vittorio Emanuele II, era sempre stato frequentato da tantissimi clienti, più o meno giovani, in cerca non solo delle ultime novità in ambito musicale ma anche degli intramontabili classici. Il proprietario, il signor Egidio Benedetti, lo aveva aperto una ventina d'anni prima, con l'intento di lasciarlo poi in eredità alla futura prole. Non immaginava certo che la sua unica figlia, Carmelinda, lo avrebbe trasformato nel giro di un paio di anni in un covo per hippie dai lunghi capelli, amanti di quel nuovo genere musicale che cominciava a spopolare anche in Italia: il “rock”.
L'uomo proprio non capiva cosa ci trovassero, i giovani, in quella musica così dura, tutta piena di assoli di chitarra e batteria. E quei gruppi, poi, avevano nomi così assurdi: gli Scarafaggi... le Pietre Rotolanti... Per non parlare di un gruppo americano giunto alla ribalta poco tempo prima e per cui sua figlia andava letteralmente in delirio: i Chicago. E che fosse il nome della città e si pronunciasse “Scicago” a lui proprio non interessava. Per Egidio, ogni volta che vedeva uno dei loro album esposti nel negozio, era come leggere una parolaccia.
Contrasse le labbra al punto da ridurle a due strisce sottili nel fissare lo sguardo su sua figlia e sulla sua migliore amica, Greta Rossellini, che in quel momento stavano svuotando, con entusiasmo fin troppo marcato, gli scatoloni con gli ultimi arrivi. Invece di portare una decorosissima gonna lunga, entrambe indossavano dei poco rispettabili pantaloni a zampa che ondeggiavano attorno alle loro caviglie a ogni passo che muovevano. Camicette a fiori sgargianti, malcelate dai golfini che portavano al di sopra, contribuivano a completare il quadro. Per non parlare dei loro capelli lisci e lunghi fino alle terga.
Egidio scosse la testa e si lasciò sfuggire un lungo sospiro. “Ah... questi giovani d'oggi!”, pensò mentre un gruppetto di giovanotti dai lunghi capelli al vento faceva il suo ingresso nel negozio. “Dove andremo a finire?”.

 

Carmelinda – Linda per gli amici – e Greta erano amiche da tantissimo tempo: il padre di Greta, il signor Marcello Rossellini, possedeva la concessionaria in cui Egidio Benedetti era solito acquistare le sue automobili, tutte rigorosamente Fiat. Le due ragazze avevano frequentato la stessa scuola sin dalle elementari, fino ad arrivare a iscriversi entrambe alla facoltà di Lingue e Letterature Straniere dell'Università di Milano, inseguendo il sogno di diventare, un giorno, interpreti e di poter viaggiare in giro per il mondo.
Nel frattempo, quando il tempo libero oltre allo studio glielo concedeva, tutte e due si divertivano a lavorare nel negozio del padre di Carmelinda, con gran pena dell'uomo che temeva di veder diventare il suo amato esercizio un covo di capelloni poco di buono. Entrambe erano appassionate di musica rock, e ogni volta che entravano nel negozio non mancavano mai di sostituire la musica di sottofondo con le ultime novità appena pubblicate.
Rovistando all'interno dei pacchi con i nuovi arrivi del mese, Carmelinda si lasciò sfuggire un gridolino di gioia che catturò l'attenzione di tutti i presenti.
«Cosa c'è, Linda?», chiese Greta, spostando lo sguardo dal suo scatolone a quello dell'amica per vedere cosa avesse suscitato in lei tanta animazione.
«È uscito il nuovo album dei Chicago!», esclamò Carmelinda, sventolando sotto il naso dell'altra la custodia di un doppio vinile ancora avvolta nel cellophane.
Greta rispose al suo entusiasmo saltellando sul posto e scatenando diversi grugniti di disapprovazione da parte del signor Egidio. Le due ragazze appoggiarono la custodia sul bancone e la liberarono dalla plastica di protezione con una lentezza che sfiorava la deferenza. Una volta compiuta quell'operazione aprirono la confezione, rivelando un poster che ritraeva il gruppo americano in abiti militari all'interno di un cimitero di guerra, chiara polemica nei confronti della Guerra del Vietnam.
«Oh... guarda Peter vestito da marinaio... non è stupendo?», sospirò Linda nel vedere l'immagine del bassista proprio al centro della scena.
«E Terry? Anche con la faccia sporca di fango è sempre bello come un dio!», esclamò Greta, carezzando con un dito la figura del chitarrista vestito da soldato.
Carmelinda rise, scuotendo i lunghi capelli corvini. «Non farti sentire da Matteo, altrimenti lo farai ingelosire!».
L'amica si unì alla risata, attirando ancora una volta l'attenzione del gruppetto di capelloni che fissarono le due ragazze con interesse.
Egidio notò il loro sguardo e si intromise.
«Se non volete comprare niente, allora fuori!», esclamò, facendo grandi gesti con le braccia in direzione della porta. I ragazzi borbottarono tra loro ma presero comunque l'uscio e se ne andarono.
«Oh, papà! Non stavano facendo niente di male!», lo rimproverò la figlia, ma l'uomo incrociò le braccia sul petto, deciso a non mollare la sua posizione.
Greta interruppe la loro piccola diatriba.
«Linda? Lo mettiamo?», chiese, sventolando il primo dei due vinili.
L'amica rispose con un sorriso e un cenno affermativo del capo. Dopo pochi minuti la voce da tenore di Claudio Villa, grande passione del signor Egidio, fu sostituita da quella altrettanto tenorile di Peter Cetera, decretando la definitiva sconfitta dell'uomo che si ritirò nel suo ufficio sul retro con la scusa di avere dei conti da fare, mentre in realtà voleva solo evitare di riempirsi le orecchie con quella musica terribile.
Rimaste sole, le due ragazze finirono diligentemente di svuotare gli scatoloni, mettendo al loro posto ognuno dei vinili, poi ripulirono il pavimento dai pezzetti di cartone e cellophane e si misero sedute dietro il bancone, ascoltando le nuove canzoni dei Chicago e commentando i loro testi.
«Eccome, se mi unirei a lui per un'ora nella doccia!», sospirò Carmelinda, ascoltando la voce profonda di Terry Kath che cantava una lunghissima canzone, divisa in diversi movimenti, intitolata “An hour in the shower”. «E meno male che mio papà non capisce nemmeno una parola d'inglese», aggiunse subito dopo, «altrimenti questo disco me lo farebbe mangiare, se sapesse che Terry sta parlando delle sue pugnette mattutine!».
Greta rise. «Ora vorresti anche fregarmi il mio Terry? Tu sei già innamorata di Peter!».
«Ah, guarda... fosse per me, me li farei tutti», replicò Linda, abbassando il tono di voce per non farsi sentire dal padre. «Poi tu hai già Matteo, di che ti lamenti? Io, invece, sono sola soletta».
Greta rise ancora, scuotendo la lunga chioma di capelli castano ramato. I suoi occhi verdi ammiccarono in direzione dell'amica, che riprese a parlare.
«A proposito di Matteo... che programmi avete, stasera?».
«Mi ha invitato al cinema. Al Golden danno “Lo chiamavano Trinità”».
«Il nuovo film con Terence Hill? Oh, cavoli, quanto mi piace quell'uomo!», esclamò Carmelinda, facendo sobbalzare il padre che, dal suo ufficio, teneva d'occhio le due ragazze sperando di non farsi notare.
«Anche lui ti piace, Linda? Accidenti, però, non ti accontenti mai», rise ancora Greta.
Il signor Egidio, a questo punto, decise di porre fine a quel colloquio piuttosto scabroso, oltremodo poco ortodosso sulle labbra di due signorine perbene, facendo il suo ritorno dietro il bancone e spingendo le due amiche ad alzarsi.
«Credo che andrò a casa», sospirò Greta guardando l'orologio. «Devo ancora finire la relazione su Shakespeare». Si rivolse al padre dell'amica. «Arrivederci signor Benedetti, ci vediamo domani».
«Arrivederci Greta. Salutami tanto tuo padre».
«Grazie, presenterò».
Con un ultimo cenno della mano la ragazza lasciò il negozio, percorrendo a passo svelto la Galleria e attirando su di sé un buon numero di sguardi da parte dei giovani avventori dei caffè, sparsi per tutta la lunghezza del salotto di Milano.
Linda la seguì con lo sguardo finché non la vide sparire, certa di essere sul punto di beccarsi un rimprovero da parte del padre per aver parlato così spudoratamente di bei ragazzi. L'uomo, infatti, pareva pronto ad aprire la bocca e a cominciare una lunga filippica quando la porta del negozio si aprì di nuovo, lasciando entrare il signore e la signora De Martino, una coppia di clienti di lungo corso venuti a ritirare il vinile di musica classica che ordinavano mensilmente. Egidio si rivolse loro con un sorriso smagliante, pungolando la figlia allo stesso tempo e dicendole, a mezza voce, storcendo la bocca per non farsi notare dai nuovi arrivati: «Togli immediatamente quella musica blasfema e rimetti il Reuccio».
Carmelinda sospirò e alzò gli occhi al soffitto, ma non poté fare altro che obbedire.

 

Greta e Matteo si frequentavano da un paio d'anni. Si erano conosciuti nella concessionaria del padre di lei, dove il ragazzo lavorava come tuttofare. Di solito si occupava di lucidare le auto appena arrivate all'esposizione, ma a volte il signor Marcello si affidava a lui anche per compiti di carattere amministrativo. Anche se era un capellone, l'uomo aveva comunque capito, sin da subito, che era un ragazzo fidato e con la testa sulle spalle, tanto che non aveva esitato a dare la sua benedizione al loro fidanzamento. I due ragazzi avevano intenzione di sposarsi al più presto e Matteo si era già messo alla ricerca di un bell'appartamentino da prendere in affitto, dove poter andare a vivere e mettere su famiglia.
Greta si era innamorata di lui non appena gli aveva posato gli occhi addosso: alto, moro, dai lunghi capelli lisci che gli spiovevano sulle spalle, aveva subito pensato che fosse un ragazzo troppo bello e che non avrebbe mai potuto trovarla interessante, lei che era così semplice e introversa. E, invece, il giovanotto ne era rimasto tanto colpito da essersi gettato ai suoi piedi appena una settimana dopo averla conosciuta, proclamando tutto il suo amore come un eroe delle leggende antiche.
Erano così diverse, lei e Linda. La sua migliore amica, spigliata ed esuberante, era una vera figlia dei fiori. Matteo diceva spesso che erano diverse come il giorno e la notte e che, forse, era proprio per questo che andavano così d'accordo. Greta sorrideva per questo suo paragone, perché sotto sotto sapeva che aveva ragione: lei e Carmelinda si completavano a vicenda, anche se era sicura che l'amica non fosse poi così spigliata come voleva far credere. Spesso alla base dei loro dialoghi sui ragazzi c'era una sorta di gioco. Greta proclamava a gran voce la sua passione per Terry Kath, ma in realtà era innamorata pazza di Matteo e in cuor suo era certa che non avrebbe mai amato così tanto nessun altro ragazzo; Linda, allo stesso tempo, sospirava per ogni giovanotto biondo che incontrava, ma l'amica sapeva che non avrebbe mai avuto il coraggio di buttarsi. E, infatti, a ventun anni Linda era ancora single, anche se aveva avuto le sue esperienze.
Al termine della proiezione, Matteo riaccompagnò Greta a casa con la sua moto. Sotto le finestre di casa Rossellini si sporse dal sedile per baciarla.
«Ci vediamo domani? Passerai dalla concessionaria a salutarmi, prima di andare in Università?», le chiese, passandole una ciocca di capelli ramati scompigliati dal vento dietro l'orecchio.
«Certo... non potrei davvero mettermi a studiare senza prima averti salutato», rispose Greta, tornando a baciarlo.
Matteo le fece passare entrambe le mani dietro la nuca, finendo di arruffarle i capelli mentre la traeva a sé per approfondire il bacio. Quando i due giovani si lasciarono ansimavano entrambi. Greta percorse con lo sguardo tutto il suo viso prima di fissarlo negli occhi.
«È un vero peccato che sia già così tanto tardi, e che domani mattina dovremo alzarci presto tutti e due. Mi sarebbe piaciuto molto stare insieme ancora un po'».
Matteo sorrise. «Stai tranquilla, amore... ci saranno altri momenti per stare soli, io e te. Ora devo proprio andare. Ciao».
«Ciao, Matteo».
Dopo un ultimo bacio, il ragazzo mise in moto la sua Guzzi facendone rombare il motore. Con un cenno di saluto partì, lasciando Greta a guardarlo sparire nella penombra del lungo viale alberato illuminato dalle luci giallognole dei lampioni.

 

 

Spazio autrice:

Eccoci alla fine del primo capitolo di questa nuova storia, per cui devo ringraziare ancora all'infinito Kim WinterNight per avermi concesso l'uso dei suoi personaggi originali: Greta e Matteo.
Questa è una fanfic sui Chicago, ma i miei amati ragazzoni non appariranno subito come protagonisti. Li troveremo soltanto a partire dal quarto capitolo. Inoltre, mi sento in dovere di dare alcune piccole spiegazioni, sia riguardo l'ambientazione della storia sia per altri piccoli particolari.
1) la storia è ambientata, come avete visto, agli inizi degli anni settanta. Per tale motivo, alcuni termini usati all'interno del testo forse vi risulteranno un po' vetusti. Ovviamente all'epoca io non ero ancora nata, quindi mi sono rifatta, per alcune descrizioni, ai racconti di mia mamma che è nata nel 1950, come le protagoniste femminili del racconto. Dovete quindi tenere conto delle usanze dell'epoca, anche per quanto riguarda il rapporto genitori/figli; e che in quel periodo stavano iniziando a spopolare, anche in Italia, i “figli dei fiori”. Ho cercato di essere più fedele possibile alla realtà di quel periodo, ma ovviamente posso anche aver scritto un sacco di castronerie, quindi non esitate a farmelo notare;

2) le rock band citate all'inizio sono, ovviamente, i Beatles e i Rolling Stones, con i nomi tradotti in italiano. Per quanto riguarda l'allusione alla parolaccia quando Egidio legge il nome “Chicago”, credo sia piuttosto comprensibile, no? Basta pensare a come viene pronunciato di solito in Italia quel nome: “Ci cago” :-)
3) il nome della mia OC, Carmelinda, apparteneva a mia nonna paterna. È un nome che mi piace moltissimo, e si presta ad essere abbreviato in Linda;
4) “An hour in the shower”, canzone citata nel testo e contenuta nell'album Chicago III, doppio vinile uscito appunto l'11 gennaio 1971, è una canzone un po' particolare, in effetti, perché parla proprio di “masturbazioni mattutine”. Vi traduco in italiano le prime strofe: “Stamattina quando mi sono svegliato; avevo la mia erezione mattutina che incombeva su di me; così, l'ho guardata dritta nell'occhio; e sono saltato nella doccia; per circa un'ora. Awww, è stato fantastico; sì, mi aiuta ogni volta; mi rilassa tantissimo; solo vedere tutto quel seme; scivolare giù lungo lo scarico.”
5) riguardo i luoghi citati nella storia, tranne il negozio di dischi e la concessionaria di automobili che sono di mia invenzione, tutti gli altri esistono davvero, o almeno esistevano nel 1971, come ad esempio il cinema “Golden”. “Lo chiamavano Trinità”, film citato nella storia, è uscito alla fine del 1970, quindi è probabile che nel gennaio del '71 fosse ancora trasmesso nelle sale;
6) l'immagine che accompagna questo capitolo è il poster contenuto nell'album Chicago III, che le due ragazze contemplano rapite all'apertura della custodia del vinile. Partendo da sinistra in alto, abbiamo: Robert, Walter, Danny; sotto da sinistra: Terry, Peter; in primo piano, da sinistra: Lee, James.
Spero di aver detto tutto. Se avete dei dubbi o delle domande da pormi non esitate a farlo.
Al prossimo capitolo!

 

  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Chicago / Vai alla pagina dell'autore: evelyn80