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Autore: kisachan    24/09/2019    1 recensioni
[Dororo]
Dororo sgranò gli occhi. Quella voce le era familiare,calda , limpida , dolce.
Quella persona si avvicinò a Dororo e si chinò verso di lei.
"Dororo?"
Era lui, Hyakkimaru!"
Vi ho incuriosito?
Correte a leggere la mia prima fanfiction su Dororo.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Otherverse | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Quando ci siamo ritrovati:la fine del viaggio.
Un nuovo inizio accanto a te parte 1




La mattina  seguente, Dororo si svegliò presto. Andò a prendere un po’ di viveri nella mensa della locanda e qualche coperta per tenersi al caldo durante il viaggio.
In realtà si era svegliata di buon mattino, perché troppo imbarazzata dalla notte prima.
Si sentiva triste e delusa, ma non voleva accusare e incolpare Hyakkimaru.
D’altronde lei lo capiva. Hyakkimaru  stava imparando a piccoli passi come capire e sentire il mondo. Dororo sospirò e si diede due schiaffi alle guance. Non voleva deprimersi, doveva sentirsi speranzosa.
Hyakkimaru avrebbe fatto qualsiasi cosa per lei, di questo Dororo ne era pienamente sicura.
Tornò in camera e notò che Hyakkimaru era già sveglio ad aspettare che tornasse.
“Mi aspettavi, Aniki?”
Hyakkimaru guardò Dororo confuso.
“Che c’è?”Gli chiese Dororo avvicinandosi a lui e appoggiando i suoi acquisti sul tavolino posto di fronte a Hyakkimaru.
Hyakkimaru si voltò verso la piccola finestra che affacciava verso le grandi montagne che avevano attraversato insieme durante il loro viaggio.
“Questo dovresti dirmelo tu, Dororo.”Rispose palesemente seccato.
Dororo lo guardò dubbiosa.
Si era svegliato di cattivo umore?
“Cosa c’è che non va, Aniki?”Gli chiese di nuovo, appoggiando una mano sul viso imbronciato del bel samurai, che ancora era rivolto verso la finestra.
“Ecco, è quello che non va!”
Dororo si guardò intorno, non capendo a cosa si riferisse.
“Aniki! Non mi stavi più chiamando così, e ora hai ricominciato a farlo! Perché?”
Dororo sgranò gli occhi e lo guardò fisso per un attimo per poi scoppiare a ridere.”Era solo per questo? Hai incominciato anche a mettere il broncio. Caspita!”
Hyakkimaru aggrottò le sopracciglia seccato.
 “Non hai risposto alla mia domanda, perché Dororo?”
La ragazza smise di ridere e incominciò timida a giocherellare con una ciocca di capelli.
“Allora te ne eri accorto? Io da quando ho capito di provare qualcosa per te, ho incominciato a chiamarti per nome, ma ora…”
Hyakkimaru avvicinò il suo viso a quello di Dororo delicatamente con le dita
 “Ma?”
Dororo arrossì. “Ma come faccio a chiamarti Hyakkimaru se non so nemmeno se mi amerai mai?”
Incominciò a piangere, nascondendosi il viso tra le mani.
Hyakkimaru le prese i polsi un po’ con violenza e l’avvicinò a sé.
“Perché, Dororo? Certo non so se quello che provo per te sia amore o no, ma l’affetto e l’attrazione che provo per te da anni non ti basta a farti capire quanto tenga a te?”
Dororo lo abbracciò forte, scoppiando a piangere.
“Certo che mi basta. Ma ho così tanta paura di perderti di nuovo. Per anni ho aspettato che tu tornassi e mi venissi a prendere… credevo fossi morto, credevo che per te non fossi importante quanto tu lo fosti per me. Avevo paura. Tanta paura.” Disse tra un singhiozzo e un altro e con voce sofferente.
Hyakkimaru fece una smorfia di dolore, nel vedere Dororo così sconvolta.
Quando lui scelse di andare via senza Dororo fu un gesto di affetto. Voleva che Dororo fosse libera, che potesse finalmente comportarsi come una donna, vivere senza essere circondata dai pericoli che, stando con lui, avrebbe affrontato giorno dopo giorno.
Invece per Dororo fu un gesto doloroso. Lei voleva stargli accanto e questo Hyakkimaru non lo aveva mai capito.
“Oh Dororo, perdonami. Ti prego perdonami!”
La strinse forte, quasi come se potesse spezzarla, per poi baciarla con passione.
“Dororo, non so se questo è amore, ma ascolta il mio cuore. Non dovrebbe battere così un cuore innamorato?”
Dororo lo baciò di nuovo.
Voleva credere alle sue parole.
Voleva credere ai battiti accelerati del cuore di Hyakkimaru.
“Hyakkimaru, ti prego amami!”
Gli disse con la voce rotta dal pianto e strofinando la fronte con quella del suo bel Hyakkimaru.
“Mi hai chiamato Hyakkimaru finalmente!”
 Le bisbigliò dolcemente ad un orecchio per poi baciale il collo.
“Stupido!
”Gli rispose gonfiando le guance imbronciata, per poi perdersi di nuovo nel suo avvolgente abbraccio.

I due si rimisero in viaggio, ma prima che uscissero da quel villaggio, Hyakkimaru andò ad affilare la sua katana.
“Torno presto, aspettami”le disse il bel samurai per poi entrare in una bottega dell’artigiano del villaggio.
Dororo si mise ad aspettarlo sulla riva del fiume. Si stese sull’erba, godendosi  quel bel panorama e il cielo limpido su di lei.
Tirò un sospiro. Con Hyakkimaru accanto a lei, le vicende che le erano capitate e gli intensi momenti avvenuti tra i due, resero Dororo tesa come una corda di violino. Si sentiva in imbarazzo, ripensando ai baci e alle carezze che si erano scambiati lei e Hyakkimaru, perciò quel momento solo per lei  l’aiutò a riflettere a mente fredda sulla sua situazione con il bel samurai. Mentre cercava di rilassarsi qualcuno la ridestò dai suoi pensieri.
“Dolce Dororo.”
 Il giovane Kensuke, il samurai che era stato curato da Dororo, era dinanzi a lei sorridente e piacevolmente stupito di averla rivista.
“Dunque eravate ancora in questo villaggio? Me ne rallegro tanto!”
Disse poi il giovane sedendosi accanto a Dororo.
La ragazza si mise seduta.
 “Già, infatti  Hyakkimaru è andato a fare alcune commissioni, dopo pensavamo di rimetterci in viaggio.”
Kensuke si intristì a quelle parole. Sapere che probabilmente non l’avrebbe più rivista lo faceva soffrire.
“Dolce Dororo io… il mio cuore è ancora vostro! Lo è sempre stato. Mi mancherete tanto!”
Dororo arrossì e chinò il capo. Le parole del ragazzo la lusingavano, ma il suo cuore era di Hyakkimaru.
“Perdonatemi mio signore ma… io sono innamorata di Hyakkimaru.”
Finalmente era riuscita a dirlo senza timore.
Il ragazzo sospirò.
 “Lo immaginavo, c’è solo lui nel vostro cuore!”
Il giovane samurai fece una pausa. 
“E lui vi ama?”
Dororo sgranò gli occhi senza riuscire a proferire parola. Le veniva da piangere, ma resistette alla tristezza e gli rispose con la più sincera delle verità.
“Il cuore di Hyakkimaru è come una tempesta impetuosa, lui stesso non capisce il suo cuore né i suoi sentimenti.”
Rivelò la ragazza con l’amaro in bocca.
“E quindi voi aspetterete che il suo cuore plachi la tempesta per poi avere la piena coscienza dei suoi sentimenti verso di voi? E quando avverrà quel giorno mia Dororo?”
A quella domanda la ragazza non seppe rispondere e una lacrima furtiva le rigò il viso arrossato.
 “Aspetterò per l’eternità se è necessario!”
Disse decisa asciugandosi le lacrime.
“Pregherò per la vostra felicità, mia Dororo”le disse Kensuke accarezzandole il capo con dolcezza.


Hyakkimaru raggiunse Dororo con un fagotto in mano.
“Dororo hai fame? Scusa se ti ho fatto aspettare”
Le disse Hyakkimaru avvicinandosi a Dororo per porgerle degli onigiri.
Dororo gli sorrise, ringraziandolo di cuore poiché aveva davvero fame.
Incominciarono a consumare il loro pasto in silenzio.
Dopo un po’ Hyakkimaru le fece una domanda: “posso baciarti?”
Dororo soffocò a quella domanda improvvisa e al tono impassibile che era solito assumere Hyakkimaru, tossendo platealmente.
 “Scusa?”
Il bel samurai mangiò l’ultimo onigiri per poi ripeterle la domanda “posso baciarti, Dororo?”
Dororo lo guardò perplessa, sgranando gli occhi e arrossendo come le foglie in autunno.
“Perché mai mi fai una domanda del genere?”
 Hyakkimaru le accarezzò una guancia.
“Perché non voglio più metterti in difficoltà e prendere iniziative che possano turbarti.”
Dororo deglutì. 
“Ti riferisci ai tuoi sentimenti, a tutto quello che è successo fino ad ora?”
Hyakkimaru annuì con un sorriso triste. 
“Tu stai aspettando Dororo  e hai accettato la mia confusione. Ma sento il bisogno di averti vicina, ho bisogno del tuo calore e con un bacio la distanza tra noi  si estingue completamente.” Dororo a quelle parole così sincere arrossì.
“N… non hai bisogno di chiedermi il permesso, Hyakkimaru!”
Dororo gli prese le mani e le strinse alle sue. Hyakkimaru avvicinò il suo viso a quello di Dororo. I loro capelli si sfiorarono e i loro respiri si fecero più intensi. Con un sussurro dolce e carico di passione, Hyakkimaru pronunciò il nome della ragazza e la baciò  con dolcezza. Adorava baciare Dororo. Aveva le labbra morbide e calde, e quando le loro lingue si toccarono Hyakkimaru con foga prese in braccio Dororo baciandola con passione. Il desiderio che aveva di lei, la voglia di avere un contatto con Dororo,  di voler sentire con le sue mani la morbidezza delle sue forme,  di sentire i suoi gemiti languidi e il suono soave della sua voce, mandava in estasi Hyakkimaru come non mai. Era ben conscio del desiderio di possesso che provava per Dororo. Di quello era pienamente certo.
Dororo apparteneva a lui, ma non voleva ammetterlo, nemmeno a se stesso. Era capace di uccidere per lei, anzi già lo aveva fatto e più volte da quando l’aveva rivista.
“Dororo.” 
sospirò sulle labbra della ragazza per poi accarezzarle il capo.
“Va bene così.”
 Disse il bel samurai per poi poggiarla a terra.
Dororo lo fissò confusa. 
“Va bene così, cosa?” domandò poi imbarazzata ma con una puntina di rabbia. Hyakkimaru sbuffò una risata.
“Su rimettiamoci in viaggio.” Disse, poi, mettendosi in cammino.
“Ehi, Hyakkimaru, non mi hai risposto, ehi!” 
Gli urlò contro Dororo correndogli dietro.
Adorava Hyakkimaru, ma se lo avesse raggiunto, un bel ceffone non glielo avrebbe negato nessuno  questa volta.


Il viaggio pareva interminabile, le strade si facevano sempre più difficili da superare. Il fiume, che nelle notti precedenti straripò a causa della pioggia, rese impossibile il passaggio per i paesi vicini e le pianure circostanti.
Quindi Hyakkimaru, mano nella mano con Dororo, dovette suo malgrado, attraversare le ripide montagne che li avrebbero portati nelle ex terre di Daigo.
Dororo non lo dava a vedere, ma era esausta. I piedi incominciarono a farle male e si sentì spossata.
Hyakkimaru più volte volle sincerarsi dello stato di Dororo ma la ragazza, testarda, non ne volle sapere di fermarsi , anzi aumentò il passo. Hyakkimaru era preoccupato per la salute di Dororo. Da quando si erano rimessi in viaggio non si era mai fermata, perlopiù  per brevi soste per bere e mangiare.
Il bel samurai sospirò per poi mettersi davanti a Dororo.
 ”Ora devi riposarti! Non ti reggi in piedi!”
Dororo sbuffò irritata  sia per la stanchezza sia soprattutto per la troppa preoccupazione ingiustificata di Hyakkimaru. Lei si sentiva bene! La ragazza evitò lo sguardo del bel samurai e lo sorpassò.
“Dororo, incominci a fare i capricci?”
Domandò secco Hyakkimaru con un piccolo sorriso sornione sulle labbra.
Dororo arrossì per poi gonfiare le guance e mettersi dinanzi a lui con le mani sui fianchi. 
“Capricci un corno! Sei tu che ti fai viaggi incredibili! Io sto benissimo, capito?”
Hyakkimaru non l’aveva mai vista così scontrosa. Erano successe tante cose tra loro e probabilmente Dororo teneva tutto dentro come sempre. Quel pensiero lo angosciò. Sospirò per poi prendere in spalla Dororo come un sacco di patate.
“Hyakkimaru, brutto scemo, mettimi subito giù!”
Hyakkimaru finse di non sentirla e proseguì il cammino, sopportando i continui lamenti di Dororo e i morsi e gli  schiaffi che gli diede per tutto il tragitto.
Dopo innumerevoli percosse avute da Dororo, Hyakkimaru si fermò di fronte a delle palafitte che si trovavano al di sopra del fiume che fortunatamente in quel luogo non aveva arrecato danni e posò Dororo sull’erba.
“Finalmente mi hai messo giù
Disse Dororo senza guardarlo e con le braccia conserte.
“Finalmente dovrei dirlo io, con tutti i maltrattamenti che ho avuto da te per tutto il tragitto!”
Le disse Hyakkimaru prendendola in giro, per poi avvicinarsi e metterle una mano sulla fronte.
 ”Ecco, lo sapevo! Hai la febbre!”
Dororo sgranò gli occhi per poi appoggiare il capo sulla spalla di Hyakkimaru.
 ”Allora te ne eri accorto?”
Il bel samurai annuì per poi abbracciarla. Probabilmente Dororo, per non farlo preoccupare, aveva taciuto che non stesse bene. Ma Hyakkimaru la conosceva bene. Sapeva ogni cosa di lei ed era capace di riuscire a scrutare  sin dentro la sua anima e il suo cuore, ormai suoi. Era un pensiero egoista, ma lo faceva sentire bene come non mai. Accarezzò dolcemente la sua Dororo porgendole casti baci sul collo.
“Sei così calda, Dororo”.
Dororo in quel momento chiuse gli occhi, abbandonandosi al suo Hyakkimaru. Era così bello farsi cullare dal  respiro e riscaldare dal tepore che le donava il suo Hyakkimaru. Forse avere la febbre aveva i suoi vantaggi, pensò Dororo ridendo tra sé.

Per la notte Hyakkimaru trovò una vecchia baracca malconcia. Non aveva finestre e per tutte le quattro mura si sentiva odore di muffa e acqua stagnante. Probabilmente dovuto al tetto pieno di buchi che avevano permesso alla pioggia di entrare.
Fortunatamente, quella sera non faceva molto freddo e Hyakkimaru si era premurato di procurarsi della paglia secca, dove stendere poi due lenzuoli e far poi coricare Dororo ancora febbricitante. Coprì Dororo e poi accese il fuoco, trovando, con non poca difficoltà, legna secca in un piccolo boschetto a pochi metri della baracca.
Dororo dormiva tranquilla, riscaldata dal fuoco e coccolata dalle carezze di Hyakkimaru che dopo un po’ si coricò accanto a lei.

Il fruscio del vento, lo scorrere del fiume e lo starnazzare degli uccelli avevano qualcosa di insolito, di diverso. L’aria era tesa, come se qualcosa potesse uscire allo scoperto da un momento all’altro.
Un tonfo, un rumore che veniva dal fiume svegliò violentemente Hyakkimaru. Il bel samurai si sincerò che Dororo dormisse tranquilla e uscì fuori dalla baracca in tutta fretta. Si avvicinò al fiume con il fiato corto e si guardò intorno. Non riusciva a capire di chi fosse l’aura maligna che aveva percepito.
Dall’acqua fuoriuscì un essere simile a una rana e un uomo e dall’altezza quasi simile a quella di un bambino.
Hyakkimaru rimase in silenzio per un po’ per poi sbuffare una risata. 
“Sei un… cosa sei tu?”
Il piccolo mostro si irritò. 
“Non lo vedi? Sono il grande demone Kappa che vive in questo fiume e tu, essere umano, mi stai disturbando!”
Hyakkimaru smise di ridacchiare e si apprestò a tornare indietro.
Il Kappa a quell’atteggiamento maleducato lo seguì irritato.
"Sai che se mi fai arrabbiare, posso anche fartela pagare come meriti?”
Hyakkimaru lo osservò per alcuni secondi per poi fare un sorriso derisorio.
"Ma davvero?”
Il Kappa infuriato gli urlò contro.
 “Sai, nessuno mi ha mai fatto arrabbiare quanto te, perciò mi prenderò quella bella signorina e ci giocherò tutta la notte!” Disse il Kappa sghignazzando e correndo veloce verso la baracca dove si trovava Dororo.
Hyakkimaru perse la pazienza. Non voleva combattere contro un demone di poco conto e quasi innocuo, ma non gli avrebbe mai permesso di toccare Dororo con quelle sue viscide mani. Corse verso la baracca e sentì un urlo.
”Dororo.”Sussurrò Hyakkimaru preoccupato.
Entrò  spedito nella baracca pronto per dare il ben servito a quella rana informe ma la scena a cui partecipò fu assurda. Il Kappa era a terra steso e con un bel  segno rosso a coprire tutta la guancia destra.
Dororo, svegliatasi dal trambusto fatto dal Kappa e disgustata dal suo aspetto, gli diede un bel pugno destro facendo svenire il malcapitato demone, ignaro della forza di Dororo.
”Che schifo , questo coso qui voleva baciarmi, che schifo!”Disse inorridita Dororo saltellando qua e là.
Hyakkimaru scoppiò a ridere. 
“Vedo che ora ti senti meglio, eh Dororo?”

Hykkimaru e Dororo il giorno seguente legarono ad un albero il Kappa  che urlava loro di lasciarlo andare, ma Dororo gli diede un pugno in testa.
“Vedi di finirla o dico a Hyakkimaru di spellarti!”
Gli disse beffarda Dororo facendo un occhiolino a Hyakkimaru che le sorrise divertito.
“Ancora un po’ e stanotte saresti stata mia umana.”
Bofonchiò a bassa voce il Kappa.
Hyakkimaru lo colpì con il fodero della spada anche lui sulla testa.
“Ma vi siete fissati a colpirmi sulla testa? E’ la mia fonte vitale!”Disse il Kappa piangendo. 
Hyakkimaru estrasse di poco la spada.
 “Dororo è la mia donna, provaci ancora con lei e non ti legherò solo ad un albero la prossima volta!”
A quelle parole Dororo arrossì – la mia donna- ripetè tra sé con il cuore che le batteva a mille.

I due ripresero il viaggio lasciando il Kappa legato come un salame all’albero che imprecava verso di loro.
Dororo fissava di sottecchi Hyakkimaru sorniona.
“Cosa c’è?”Le chiese burbero Hyakkimaru.
“Niente.”Rispose Dororo beffarda, lasciando Hyakkimaru visibilmente confuso; e continuarono il loro viaggio verso le ex terre di Daigo. 



Camminando senza sosta per molti chilometri e attraversando innumerevoli percorsi rocciosi, finalmente I due viaggiatori arrivarono a destinazione. Le ex terre di Daigo per Hyakkimaru erano fonte di dolore e gli facevano rinvangare ricordi che voleva dimenticare.
Dororo, accortasi dello stato d’ansia  di Hyakkimaru, gli strattonò il kimono e lo prese sotto braccio. 
"Va tutto bene, Hyakkimaru. Ci sono io qui con te!”
Hyakkimaru le sorrise e le avvicinò il viso al suo, baciandola delicatamente sulle labbra. Dororo si scostò di poco, per poi ribaciarlo con più passione. Hyakkimaru la strinse a sé e ricambiò quel bacio con ancora più foga e trasporto. Non aveva mai baciato Dororo così come in quel momento. La preoccupazione di quei giorni, dovuta all'incertezza dei suoi sentimenti e l’inquietudine di riportare sana e salva Dororo a casa, e la sofferenza che sicuramente avrebbe provato nel lasciarla andare, resero Hyakkimaru un fascio di nervi. Così quando Dororo gli ricambiò il suo casto bacio, rendendolo più audace e passionale, Hyakkimaru non fece altro che liberare i suoi freni inibitori. Così tra le  braccia della sua Dororo si sentiva al sicuro. Il calore del suo corpo morbido e sinuoso e il profumo della sua pelle risvegliavano i suoi sensi come se in quel momento avesse contemplato un essenza divina.
“Dororo.”
 Sospirò, sognante, scoprendole di poco le spalle per poterle baciare e assaporare ogni centimetro della sua pelle delicata e diafana.
Dororo emise un gemito di piacere. Ormai tra le braccia del suo  amato si sentiva prigioniera e allo stesso tempo libera da ogni pregiudizio e barriera. Lo amava alla follia. In quel momento sentiva che avrebbe fatto qualsiasi cosa per lui e con lui. Si sentiva scioccata ed eccitata dai suoi stessi pensieri.
 Possibile che Hyakkimaru potesse sconvolgerla a tal punto?
I due non accennavano a staccarsi. Si appartarono sotto un albero e Hyakkimaru stese il suo mantello per far stendere Dororo e per non farla sporcare. Dopodiché il bel samurai si stese su di lei e riprese a baciarla.
“Dororo, Dororo!”
 Ripeté ad ogni bacio, ansimando copiosamente.
Dororo alzò il capo al cielo e con occhi socchiusi riuscì a intravedere i raggi del sole filtrare dalle foglie autunnali. Era soggiogata da  quei baci, da quelle carezze e il vento che soffiava leggero sfiorava i loro capelli. Il profumo dell’aria autunnale inebriava i due e l’induceva a continuare quei tocchi sinuosi e quella tempesta di baci carichi di passione.
Hyakkimaru baciò il collo della bella Dororo, che ad ogni suo tocco avvampò. Hyakkimaru poi tirò a sé la sua Dororo e la fece sedere sulle sue ginocchia, per aver un migliore contatto visivo e contemplare la bellezza del suo viso.
Una mano del bel samurai si insinuò sotto il kimono di Dororo. Riuscì a sentire il suo calore solo con un fugace e breve tocco. Dororo si sentiva bruciare e chinò il capo imbarazzata sulla spalla di Hyakkimaru che, eccitato, si spogliò rimanendo con il mezzo busto nudo.
“Dororo, ti voglio!”
Disse ansioso e con voce rotta dall’eccitazione.
Il cuore di Dororo batteva impazzito. Anche lei lo voleva. Aveva bisogno di avere un contatto più intimo, più profondo. 
Hyakkimaru spogliò dolcemente Dororo, slacciando l’obi che  le stringeva la vita. Dororo era cosi morbida e soda. I suoi seni nudi erano così belli e sublimi. Era così grato di aver recuperato la vista e poter contemplare tanta bellezza. Pareva un dono del cielo. Dororo era un regalo divino.
Rivangando il passato con nostalgia, ricordando Dororo da piccola, il cuore gli si strinse in una calda morsa. Quella piccola bambina, con la quale il fato era stato crudele  sin dai suoi primi istanti di vita, si era presa cura di lui, gli aveva donato tanto spontaneamente e  senza mai chiedere. Gli aveva insegnato come essere un umano e non cedere all’ira e al dolore. Lei così piccola, ma con un cuore così grande era riuscita a riscaldargli il cuore e donargli amore. Quell’amore che sin dalla nascita gli era stato negato. Commosso dai suoi stessi ricordi, abbracciò forte Dororo. 
”Dororo… io…”stava per dire, ma improvvisamente sentì qualcuno correre verso di loro. 
“Dororo ne san!”
Alcuni bambini li circondarono.
Dororo ridestatasi dal suo stato di trans e piacere urlò alla vista dei bambini per poi allontanarsi imbarazzata da Hyakkimaru e coprendosi goffamente con il kimono che poco prima giaceva per terra.
“B Bambini, mi avete spaventata!”
I bimbi le saltarono addosso con le lacrime agli occhi.
"Ci sei mancata, sorellona!” Le dissero in coro non facendo caso a Hyakkimaru che nel frattempo si era rivestito anche lui, un po’ seccato per essere stati interrotti così bruscamente e proprio quando stava per confessare i propri sentimenti. Scacciò dalla testa quel pensiero e arrossì. Stava davvero dicendo quelle parole? Quindi i suoi sentimenti erano sinceri?
Mentre il bel samurai si torturava la mente cercando di contenere la sua emozione, si accorse che due bambine, due gemelline, lo stavano osservando curiose e con un espressione buffa sul viso. Le piccole avevano il nasino sporco e i capelli neri come la pece corti fino al collo. Erano carine e paffutelle. Hyakkimaru lasciò stare i suoi pensieri in modo di far sbollire la sua eccitazione per Dororo;  si inginocchiò verso le piccole. “Ciao, siete le sorelline di Dororo?”
Chiese gentilmente alle gemelline accarezzandole il capo.
Le bambine si guardarono tra loro e poi gli fecero la linguaccia per poi correre verso Dororo e mettersi dietro di lei. A quel comportamento Hyakkimaru non reagì, anzi ne fu piacevolmente divertito.
“Emi, Rui non siate scortesi con lui. E’ Hyakkimaru, il mio Aniki!” Esclamò Dororo autoritaria e fece cenno ai bambini di salutarlo. Tutti l’osservarono senza dire una parola.
Hyakkimaru li sorrise e si avvicinò. 
“Quindi vi siete presi cura di Dororo. Vi ringrazio tutti!”
Disse ai bambini per poi prendere in braccio il più piccolo che, sorpreso di tanta forza e slancio esclamò,
 “Wow!”
Il piccolo fu conquistato da Hyakkimaru e lo abbracciò forte. “Sei forte come il mio povero papà”.
A quelle parole Hyakkimaru e Dororo si guardarono complici con un sorriso amaro.
Il bel samurai lo abbracciò con trasporto.
"Sono davvero onorato. Tuo papà doveva essere davvero in gamba.” Il bambino sorrise e annuì orgoglioso.
Tutti i bambini, scongiurato il pericolo, capirono che Hyakkimaru non era un nemico e che teneva a Dororo. Così lo tirarono entusiasti per il kimono  trascinandolo al loro rifugio tutti insieme.
Dororo che assisteva alla scena si rilassò e tirò un sospiro di sollievo. Per fortuna, durante la sua assenza non era successo nulla di grave. Dororo  quindi seguì Hyakkimaru   e i bambini con un sorriso divertito. Veder strattonare in quel modo il suo Aniki la faceva ridere e dire che prima che arrivassero i bambini lui e lei stavano…
Le ritornarono alla mente i ricordi di quello che stavano facendo sotto l’albero. Portò le mani alle guance imbarazzata. Ma cosa stava facendo? Pensò tutta rossa in viso.
La piccola Akemi, una dei bambini più grandi, fissava di sottecchi Dororo, quasi beffarda. Dororo si accorse che la bambina la stava fissando con un sorriso ebete sulle labbra.
“Che c’è ?”
Domandò Dororo rossa in viso e con un tono un po’ seccato.
“Quell’uomo è solo il tuo Aniki o il tuo fidanzato? Guarda che non sono cieca, ho visto tutto. Gli altri non hanno capito nulla. Ma io sono intelligente, sorellona” disse la piccola con fare orgoglioso e di chi la sa lunga.
Dororo a quelle parole inciampò su qualcosa di indefinito.
"Tu dovresti tenere a freno la lingua, mocciosetta!”
 Sbottò Dororo, massaggiandosi il fondoschiena per la caduta.
La piccola rise divertita e corse verso il rifugio canzonando la povera Dororo, che la seguì imbarazzata e urlandole contro di fermarsi.

Arrivati tutti al rifugio, Hyakkimaru si guardò intorno. Dororo, tutta da sola, aveva costruito un rifugio così caldo e accogliente. Si sentì orgoglioso di lei. Attraversò ogni navata che portava a piccoli corridoi dove poi si trovavano alla fine di essi le camerate dei bambini. Anche se l’ambiente era un po’ spoglio, si percepivano amore e coccole per tutto il rifugio.
“Ti piace?”
Domandò Dororo apparendogli da dietro.
Hyakkimaru sorrise e l’abbracciò. 
“Tutto qui mi parla di te, sa di te!”
Dororo si abbandonò al suo Hyakkimaru e gli strofinò la fronte con la sua come erano soliti ormai fare. All’improvviso si sentirono osservati e si voltarono verso un’anziana signora che tossì nel vederli così avvinghiati l’un l’altra. Dororo si scostò da Hyakkimaru imbarazzata, per poi avvicinarsi alla vecchia ed abbracciarla.
 “Nonnina!”esclamò, felice.
“Dororo, bambina mia, bentornata!”
Disse l’anziana signora guardando interrogativa Hyakkimaru che rimase in silenzio mentre le osservava.
Dororo si separò dalla vecchia per poi avvicinarsi al bel samurai.
"Nonnina, lui è Hyakkimaru, il mio Aniki. Rammentate i miei racconti?”
La vecchia signora fece mente locale e poi sbottò sorpresa.
 "Quindi è lui il famoso Aniki! Lo facevo più vecchio…”
 A Hyakkimaru scappò una risata.
"Perdonatemi signora, effettivamente sono più grande di Dororo, ma non più di tanto.”
Asserì il bel samurai, inchinandosi solennemente.
La vecchia alzò un sopracciglio dubbiosa e si sistemò gli occhiali per guardarlo meglio. 
“Ovvero quanti anni avete?”
Dororo si mise in mezzo ai due.
 “Nonna, cos’è un interrogatorio?”
Hyakkimaru le poggiò una mano sulla spalla. 
“Tranquilla Dororo, non c’è nulla a cui non posso rispondere. Dunque signora, rispondendo alla vostra domanda ho ventunanni”.
Dororo fu sorpresa da quella notizia, nemmeno lei sapeva che età avesse Hyakkimaru. Cinque anni di differenza, pensò. Non erano poi tanti. Se ne rallegrò molto.
La vecchia non chiese più nulla, ma prese a braccetto Dororo.
"Vogliate scusarmi ragazzo, ma è da tanto che non vedo la mia piccola. Ho tante cose da chiederle.”
Hyakkimaru le fece un sorriso di circostanza. Capì subito di non andare a genio alla vecchia ma non se ne diede pensiero.
Dororo si voltò verso di lui prima di sparire attraverso l’uscio. “Mi dispiace.”
Sussurrò per poi sparire con la vecchia.
Hyakkimaru tirò un profondo sospiro. Era abituato a non piacere alla gente. Era consapevole che i suoi poteri e le sue protesi un tempo inquietavano le persone quasi ad inorridirle. Ma  al suo fianco c’era Dororo. Pensò con gratitudine, per poi introdursi nel giardino del rifugio e avvicinarsi ai bambini che prendevano l’acqua dal piccolo pozzo posto in mezzo al giardino.
“Avete bisogno di una mano piccoli?”Domandò il bel samurai chinandosi verso di loro.
I piccoli annuirono e si fecero aiutare da Hyakkimaru ad estrarre l’acqua dal pozzo.
Ad un tratto un bambino chiese qualcosa che per un momento fece rimanere di stucco Hyakkimaru.
 “Fratellone, ti sposerai con la sorellona Dororo?” Chiese il bimbo, grattandosi imbarazzato la testa.
Gli altri bimbi rimasero in silenzio, ma tutti aspettavano la risposta dalla bocca di Hyakkimaru. Il bel samurai fece un lungo respiro e rimase in silenzio per alcuni secondi per poi annunciare.
 “Se Dororo lo vorrà, io la prenderò in sposa.”
 A tutti i bambini brillarono gli occhi e lo abbracciarono.
Hyakkimaru  stesso non poté credere a ciò che aveva appena detto. Ma  anche i suoi sentimenti erano ormai palesi. Si era innamorato di Dororo. Forse lo era sempre stato, pensò emozionato e pronto per dichiarasi alla sua Dororo.

Dororo, nel frattempo, stava cambiando le lenzuola nella camera in cui avrebbe dormito Hyakkimaru. Magari avrebbero potuto dormire insieme, pensò un po’ maliziosa, ma si  vergognò subito dei suoi pensieri indecenti. D'altronde, Hyakkimaru ancora non era stato del tutto chiaro con lei. Si impensierì molto e si fece cadere sul letto con il muso lungo.
“Hyakkimaru… tu mi ami?”Disse sospirando.
 Dalla porta senti bussare per poi intravedere la sagoma della vecchia nonnina con un sacco in mano. 
“Ecco, altra paglia”disse la vecchia porgendole il sacco.
La vecchia notò che Dororo era persa nei suoi pensieri .
“Quindi lo hai saputo.” Disse la vecchia sedendosi accanto a Dororo che la fissava interrogativa. 
“A cosa ti riferisci nonnina?”
La vecchia sospirò affranta. ”Quindi non sai nulla eh… ebbene quando tu eri via, un ricco signore feudale è venuto al rifugio adirato perché Emi e Rui gli hanno rubato del cibo e…”
Dororo sgranò gli occhi “E? Cosa è successo?”
La vecchia chinò il capo affranta. ”Voleva tagliare loro le mani, ma io glielo impedito.”
Dororo tirò un sospiro di sollievo, ma la vecchia incominciò a piangere. “Così io ho promesso al signore feudale che ti avrebbe preso in moglie!Perdonami piccola mia… ho dovuto, perdonami, altrimenti quelle piccole… io.”
Dororo rimase in silenzio sbigottita. Il cuore le si spezzò in mille pezzi. Aveva un così pesante magone in gola che avrebbe voluto urlare a squarciagola .
 “Io… quando verrà qui il signore feudale?” Domandò secca e senza sfumature nella voce.
La vecchia alzò il capo affranta nel vedere il volto inespressivo di Dororo e l’impallidire della sua pelle.
 “Fra tre giorni verrà a chiedere la tua mano.” Disse sofferente la vecchia, portandosi una mano sul cuore.
“Capisco…”
Disse infine Dororo con una lacrima rigarle il viso.
-Hyakkimaru- urlò nel suo cuore ormai in frantumi.













Angolo della autrice .
Finalmente e forse abbastanza presto ecco qui per voi il quarto capitolo.
Siamo quasi alla fine e mi sento un pò triste, perchè a questa storia mi sono estremamente affezionata e penso(con non poca modestia) che è la mia miglior fanfiction che io abbia mai scritto.
Chi mi conosce già spero abbiano percepito almeno un pò i miei miglioramenti (anche se pochi).
Spero di continuare a scrivere fanfiction su questo fandom ancora per molto per ora arrivederci al quinto, e se dio vuole,(e la mia voglia di non terminare ) ultimo capitolo. 
A presto Kisachan <3








  
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