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Autore: MerasaviaAnderson    30/09/2019    0 recensioni
•{Breve One-Shot ~ Ispirata alla canzone "The Man in the Moon" di Dan Reynolds ~ 1218 parole}
"Ariadnèa e Ardèm erano stati per giorni nelle bocche di tutti: erano le uniche due persone ad essere state capaci di attraversare la fune che collegava il Palazzo di Bret al Grattacielo di Poss. Ma aver avuto la capacità di resistere a quella notte infernale non bastava; all'inizio i cittadini di Bret li avevano accolti, nutriti, dato un posto in cui passare un paio di notti, ma la Legge di Bret avrebbe concesso a loro, immigrati clandestini, di rimanere nella città solo se avessero avuto la capacità di chiedere udienza all'Uomo sulla Luna."
•Sequel di "Walking the Wire", ma non è necessario leggere la storia precedente per comprendere questa.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A Roma, che con le sue luci, la sua magia,
la sua bellezza, le sue notti e
le sue stazioni ha visto nascere questa storia.

 

 

The Man in the Moon




Poss era una città povera, in cui i suoi cittadini vivevano in miseria ed erano quasi completamente circondati dal mare, fatta eccezione per un piccolo lembo di terra: la città di Bret, ricca e benestante, dove gli abitanti di Poss spesso cercavano una via di fuga. Le due città, però, profondamente differenti, erano divise da un alto muro, attraversabile solo attraverso una fune che collegava i due altissimi edifici delle due città: il Palazzo di Bret ed il Grattacielo di Poss.
Da che gli abitanti delle due città avevano memoria, solo due persone erano riuscite a raggiungere il Palazzo di Bret attraverso la fune, due giovani legati da quello che sembrava essere un legame indissolubile: Ariadnèa, giovane ragazza dalla personalità ambigua, e Ardèm, quasi uomo dagli occhi indecifrabili.
Ariadnèa e Ardèm erano stati per giorni nelle bocche di tutti: erano le uniche due persone ad essere state capaci di attraversare la fune che collegava il Palazzo di Bret al Grattacielo di Poss. Ma aver avuto la capacità di resistere a quella notte infernale non bastava; all'inizio i cittadini di Bret li avevano accolti, nutriti, dato un posto in cui passare un paio di notti, ma la Legge di Bret avrebbe concesso a loro, immigrati clandestini, di rimanere nella città solo se avessero avuto la capacità di chiedere udienza all'Uomo sulla Luna. 
L'Uomo sulla Luna era il Re di Bret, l'unico che avrebbe potuto concedere la grazia di restare ai due giovani… E l'avrebbe sicuramente fatto, come faceva con tutti gli altri stranieri che giungevano da altri paesi vicini, ma prima bisognava raggiungerlo. Tutti però custodivano il segreto sul luogo in cui si trovava la sua Residenza.
Ad Ariadnèa e Ardèm era stato spiegato solo che avrebbero dovuto attraversare il Monte Pinsen, ma la via per raggiungere l'Uomo sulla Luna l'avrebbero dovuta trovare da soli. 
Faceva parte della loro Missione, del loro Viaggio: dimostrare al sovrano tutto il loro amore per la vita e tutta la loro forza di volontà di poter condurre una esistenza dignitosa a Bret.
Fu terrificante apprendere che non erano ancora salvi, ancora più di dover camminare tutta la notte su una fune sottile. Non si arresero, però, continuando imperterriti a dirigersi verso il Monte e a trovare una via.
La notte era scesa su Bret fin troppo presto e la delicata luce lunare non risparmiava gli abitanti di quella cittadina dal patire il freddo pungente.
Il Monte Pinsen era ripido e trovarsi a metà dopo solo pochi giorni di cammino era già considerato un miracolo dai due giovani, che stavano davvero riversando in quell'impresa tutta la loro disperazione e forza di volontà.
Erano stanchi, stremati dall'ennesima litigata di quei giorni così bui.
Litigavano spesso, si minacciavano spesso di abbandonarsi, per poi tornare sempre insieme a sorreggersi l'un l'altro.
«Penso che dovremmo separarci.» sentenziò Ariadnèa, poco più avanti di Ardèm, che sussultò stranito, quasi non riuscendo a dire una sola parola «È inutile che mi guardi così, non prendiamoci in giro, è palesemente anche una tua volontà.»
Il giovane sospirò, forse non volendo ammettere a se stesso che la sua compagna di viaggio aveva ragione.
«Perché mi dici questo?»
«Penso sia meglio continuare il percorso da soli. Ci siamo aiutati, Ardèm, siamo stati l'uno la spalla dell'altro… Sempre.» deglutì aria, come a dover ingoiare un boccone amaro «Ma ora sono stanca, non abbiamo più un senso, non concordiamo più sulla maggior parte delle cose e finiamo solo con il litigare.»
«No, questa strada non è fatto per essere percorsa da soli.» serrò i denti, trattenendo la rabbia che gli infiammava tutto il corpo. «Io pensavo di poter contare su di te...»
«Sì, anche io.» Ariadnèa scosse la testa, avvicinandosi piano a lui «Solo che forse ho sbagliato a pensare di poter contare su di te anche quando non dobbiamo camminare su una fune o cercare uomini sulle montagne.»
«Che vuoi che ti dica?» la sua voce tremò un istante, palesemente spaventato di dover proseguire per quella strada da solo. Ma era offeso da tutto ciò che la ragazza gli stava dicendo, proprio lei gli stava schiaffando in faccia quelle brutalità, «A volte ci sbagliamo nella vita. Me ne hai dato tu la prova stanotte.»
«Se solo tu la smettessi di fare l'egoista, testardo e presuntuoso!» gli urlò contro quasi involontariamente, non riuscendo più a trattenersi dal dire ciò che realmente pensava «Sei un cazzo di bambino viziato, Ardèm! Sei sempre convinto di aver ragione e puntualmente ci troviamo nei casini!»
«Sono senza parole, te lo giuro.»
«Certo, perché parlare non ti conviene adesso...» Ariadnèa abbassò lo sguardo amareggiata, mentre si toglieva lo zaino dalle spalle per cercarvi qualcosa dentro: ne estrasse una borraccia, una matita e dei fogli abbastanza consumati.
«Cosa stai facendo?» le domandò Ardèm, che effettivamente appariva leggermente confuso.
«Queste sono le tue cose… Le avevi nel mio zaino.»
«Sì, giusto.» l’uomo prese ciò che la compagna gli aveva porto e cercò di sistemare gli oggetti nel suo zaino. Quello fu l’atto che lo fece rassegnare a quella separazione.
«Hai abbastanza cibo fino al prossimo villaggio?» gli domandò lei, ottenendo una tacita affermazione. «Bene...»
Sospirarono all’unisono, mentre assieme si mettevano nuovamente gli zaini sulle spalle.
«D’accordo allora...» Ardèm controllò la sua bussola e cambiò la sua rotta «Mi raccomando, Ariadnèa.»
«Tranquillo.» cercò il suo sguardo e lo trovò tra le luci dell’alba che pian piano iniziava a schiarire il cielo notturno «Mi raccomando anche tu e...» si morse l’interno della guancia, sull’orlo di scoppiare in lacrime mentre tutte le sue certezze andavano in frantumi «Se dovessi aver bisogno di me, o di qualsiasi cosa, cercami.»
«D’accordo, grazie.»
Ma Ariadnèa lo sapeva, che Ardèm non l’avrebbe mai cercata, un po’ per orgoglio, un po’ perché quel legame indissolubile che li aveva uniti fin da ragazzini si era spezzato. Ad unirli restava solo un filo ancor più sottile della fune su cui avevano camminato per arrivare a Bret.
Ardèm esitò un attimo prima di muovere il primo passo, me non appena si incamminò venne subito bloccato da Ariadnèa, che chiamò il suo nome e con gli occhi pieni di lacrime lo scrutò per un’ultima volta.
«Probabilmente ti vorrò bene per sempre, Ardèm.» gli sussurrò, incrinando le labbra in un piccolo sorriso forzato «Buona fortuna… per tutto.»
«In fondo anche io.» fu tutto quello che l’uomo si limitò a dire, quando anche sul suo volto era comparso un leggero sorriso carico di una incredibile nostalgia.
Lo sapevano entrambi, di aver fatto la scelta giusta. Forse si sarebbero incontrati di nuovo, forse no, adesso il loro legame era tutto in mano al destino.
Ariadnèa vide il Compagno di Viaggio allontanarsi da lei, per andare nella direzione opposta, cacciò via le lacrime e pochi istanti dopo si mise in cammino anche lei.
Ormai le luci dell’alba avevano illuminato il cielo sereno, qualche raggio di sole presto avrebbe riscaldato la città. 
Da lassù, l’Uomo sulla Luna li guardò separarsi, sospirò e pianse silenziosamente di fronte a tutto quell’amore sprecato. 
Da lassù, l’Uomo sulla Luna aveva sempre sperato che quei due giovani coraggiosi lo avrebbero raggiunto insieme.
Da lassù, l’Uomo sulla Luna sorrise, continuando a credere che un giorno si sarebbero ritrovati.

 

FINE
 



Note d'Autrice:
Anche questa volta non ho molto da dire, questo sequel di Walking the Wire è stato inaspettato, dettato dall'ispirazione improvvisa che mi ha regalato una demo di una canzone di Dan Reynolds, cantate degli Imagine Dragons: The Man in the Moon. Vi consiglio di ascoltarla.
Infatti non progettavo di scrivere un sequel a Walking the Wire, ma essendo una storia molto personale alcuni eventi e la canzone sopracitata mi hanno portato alla necessità di scrivere The Man in the Moon.
Spero che ognuno di voi si sia ritrovato in queste parole, nel proprio Uomo sulla Luna, nella propria Ariadnèa, nel prorpio Ardèm, nella propria Bret...
Grazie per aver letto.
Un abbraccio.
Merasavia Anderson.

   
 
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