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Autore: Lady I H V E Byron    04/10/2019    0 recensioni
(Crossover con "Dragon Age Origins")
Impegnati nella ricerca e battaglia contro Master Xehanort e l'OrganizzazioneXIII, Sora, Paperino e Pippo finiscono in un nuovo mondo, in cui, con loro grande stupore, gli Heartless e i Nessuno non sono il pericolo principale...
Genere: Avventura, Drammatico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Paperino, Pippo, Sora
Note: Cross-over, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
Capitoli:
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Note dell'autrice: scusate per il capitolo LUNGHIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIISSIMO. Quindi mi prendo ogni responsabilità nei casi di attacchi di noia e roba simile. Scusatemi tanto per questi due capitoli noiosi, ma volevo concentrarmi sui sogni dei personaggi, con l'aggiunta di elementi di KHDDD. Ma non dal prossimo, ma il successivo ancora torneremo con la solita storia. Cristo, mi sta venendo lunga. A parte che DAO non è esattamente corto...


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Sora aveva l’aria seria.
Niall, dietro di lui, sulla scia luminosa che li avrebbe condotti dal prossimo sognatore, non se ne accorse.
Il sogno di Alistair, lo scontro contro Duncan… e i sogni di Paperino e Pippo… lo avevano scosso. E non poco.
Sconfiggere Duncan non si rivelò particolarmente complicato. Ma il modo in cui il demone della pigrizia riusciva a creare sogni così reali, come riusciva a manipolare le menti delle sue vittime, per fare in modo che non si “svegliassero”… gli diede i brividi.
Lui era riuscito a liberarsi dalla sua rete.
“Forse non è così forte…” pensò. Dopotutto, a giudicare dal suo modo di parlare e da come si era presentato, non dava l’idea di un confronto diretto. Era più facile e altrettanto letale donare alle sue vittime l’illusione di una vita dove i loro desideri venivano esauditi. E chi riusciva a superare l’illusione, un labirinto senza fine. E più la vittima vagava, più il demone la prosciugava della sua energia vitale. Per questo aveva creato le isole e aveva messo dei demoni a guardia di ognuno di essi.  Dalla strada luminosa, Sora le vedeva: erano davvero tante, impossibili da contare. E quella centrale era come avvolta da una barriera protettiva. Comprese l’iniziale stato d’animo triste e rassegnato di Niall, la prima volta che lo aveva incontrato. Anche lui avrebbe gettato la spugna, nei suoi panni, se non avesse avuto il Keyblade.
Ma era proprio grazie al Keyblade se era riuscito a liberare tre dei suoi amici.
-Sora, credo siamo arrivati.- avvertì Niall, indicando in avanti.
Un nuovo portale.
Stavolta, il ragazzo ed il mago si trovarono dentro un edificio, tutto in pietra. Sui muri vi erano vari ritratti. Mobili con caraffe d’acqua o vasi di fiori. Tappeti dai colori vivaci.
-Dove ci troviamo?- domandò Sora, guardandosi intorno.
Si avvicinò ad uno dei ritratti, uno dei più grandi: i contorni erano precisi e i colori utilizzati, le sfumature, rendevano le figure realistiche. Era una famiglia. Dagli abiti che indossavano, dovevano essere dei nobili. C’erano una coppia anziana, insieme ad una coppia più giovane, con un bambino seduto sulle ginocchia della madre. E con loro era ritratta un’altra persona, inginocchiato accanto ad un mabari.
Quel mabari… aveva un’aria così familiare…
-Sì…- mormorò Niall, anche lui esaminando i ritratti circostanti –Non potevano essere altrimenti. Questa deve essere la tenuta dei Cousland.-
-Cousland?-
-I teyrn di Altura Perenne. La famiglia più nobile e potente del Ferelden, Sora. In quanto a potenza e ricchezze sono secondi solo alla corona. O meglio, lo erano…-
-Perché? Cosa è successo?-
-Una congiura. Forse di qualche nobile avido ed invidioso. Si sa che Bryce ed Eleanor sono stati uccisi, insieme alla nuora ed il nipote, ma si dice che forse i figli siano ancora vivi, sempre che non li abbiano uccisi i Prole Oscura. Uno faceva parte dell’esercito del re e l’altro… beh, sembra che sia scomparso durante la congiura. Ma non so quale dei due qui ritratti.-
“Alistair aveva detto, effettivamente, che il cucciolo apparteneva ad uno dei Custodi Grigi morti ad Ostagar…” pensò il ragazzo, riflettendo sulle parole di Niall “Che sia stato quello scomparso?”
-Dobbiamo trovare il sognatore, allora.- disse, senza indugio –Che è, appunto, il mabari.-
La rivelazione fece sorprendere il mago. Come a Sora venire a conoscenza che il mabari appartenesse ad una famiglia ricca.
E da come posava in quel ritratto, così fiero e sicuro, li amava. E tanto.
E non si sarebbe stupito se stesse sentendo la loro mancanza. Questo avrebbe giustificato i suoi guaiti la notte, mentre sognava.
Improvvisamente, notò qualcosa avvicinarsi a lui. Pensò fosse un Dream Eater, ma non lo era. E gli passò persino attraverso.
Ciò lasciò basito persino Niall.
Dalla sagoma, doveva essere un servo. O una serva. E non era il solo. Apparvero varie ombre, eseguendo i propri doveri da domestici.
-Qui sono tutti ombre.- notò Sora.
-I mabari sono cani intelligenti, in grado di ascoltare le nostre conversazioni, ma sono pur sempre cani.- spiegò il mago –E come tali si basano tramite gli odori, per riconoscere le persone. E’ probabile che il demone della pigrizia abbia di emulato gli stessi odori della sua famiglia. Forse è per questo che a noi appaiono sotto forma di ombre.-
-Sì, deve essere così... ma dobbiamo cercare il cucciolo e liberarlo di questa illusione.-
La tenuta era grande. Trovare il mabari non sarebbe stato facile.
Per fortuna, nessuna delle ombre sembrava notare i due “corporei”, che stavano setacciando ogni singola camera.
Ma entrambi si tenevano pronti per ogni possibile attacco da parte dei Dream Eaters. Ma era più probabile sarebbero riapparsi non appena avrebbero liberato il mabari.
Poi, un abbaio.
Un abbaio?
Le ombre non emettevano suoni.
Sora e Niall entrarono in una stanza, uno studio.
Eccolo lì, il mabari. Corporeo, come loro. Stava giocando con un’ombra. Un’ombra più piccola rispetto alle altre, circostanti. Doveva essere “l’odore” del bambino del ritratto.
Quindi le altre dovevano essere del resto dei membri della famiglia.
Il mabari scodinzolava, riportava all’ombra più piccola un oggetto da questo lanciato, forse un legnetto, e veniva accarezzato.
Era felice. Aveva ritrovato la sua famiglia, come biasimarlo?
Ma non doveva restare lì.
Il mabari percepì un nuovo odore: inizialmente ringhiò. Smise subito appena riconobbe Sora.
Gli andò incontro, scodinzolando, rotolandosi sulla schiena.
-Ciao, bello…- salutò il ragazzo, grattandogli la pancia, piegato sulle sue ginocchia; il mabari gradì, poi saltellando intorno, abbaiando, contento.
Sora sorrise lievemente.
-Sono la tua famiglia, vero?- domandò, senza smettere di sorridere.
Un abbaio affermò la domanda.
Il sorriso di Sora si fece sempre più triste.
-Mi dispiace per quello che ti è capitato.- mormorò, accarezzandogli il muso –Non deve essere stato facile per te, perdere la tua famiglia.-
Il mabari uggiolò.
-Sì, lo so, fa male.-
Guardò in un punto della stanza: notò una cuccia, con una targhetta su cui vi era inciso un nome.
-Quindi è quello il tuo vero nome? Davvero carino…- osservò di nuovo il mabari –Loro ti amavano, vero? La tua famiglia ti amava molto?-
Un abbaio.
-E anche tu li amavi molto, vero? Non dovevano portarteli via. Lo so che sembra che siano tornati, che quelle ombre hanno il loro stesso odore, che tutto sia come se fossi tornato ai vecchi tempi, ma non sono loro. A volte dobbiamo lasciare che le cose vadano come vadano. A volte dobbiamo rassegnarci al fatto che… le persone a noi care che ci hanno lasciati non torneranno più.-
Il mabari uggiolò di nuovo. Sora non smetteva un attimo di accarezzargli il muso, per rendergli le parole meno dolorose.
-Ma sappi una cosa, bello. Le persone non muoiono davvero. Nei nostri cuori conserveremo per sempre una parte di loro. Loro saranno pure morti, ma se ti amavano come li amavi tu, loro ti accompagneranno sempre, anche nella morte. E sono sicuro che non vorrebbero che tu rimanga qui, a vivere un’illusione sui tempi felici. Sono sicuro che vorrebbero che tu continui a vivere la tua vita, con o senza di loro. E lo so che noi non potremo mai sostituirli, ma ora io, Pippo, Paperino, Alistair e gli altri siamo la tua famiglia e ti vorremo bene quanto te ne hanno voluto i Cousland. E io giuro che ti aiuterò a trovare chi li ha uccisi e dargli la giusta punizione.-
Il mabari fissò Sora per qualche secondo. Poi abbaiò e saltellò intorno, felice.
Era libero dall’illusione. Tuttavia, anche lui svanì nel nulla.
-Sei riuscito a convincere persino un mabari…- complimentò Niall –Sono sorpreso.-
Sora sfoderò un sorriso a trentadue denti.
-Sì, ma ora dobbiamo combattere contro i Dream Eaters.- avvertì, alzandosi in piedi –Stai pronto, Niall.-
Infatti, le ombre vennero circondate da uno strano fumo grigio, da cui comparvero i Dream Eaters.
Di nuovo, vennero sconfitti dalle forze combinate di Sora e Niall.
Percorsero di nuovo la scia luminosa.
-Il demone della pigrizia si sta indebolendo. Avevo ragione.- spiegò il mago.
-Come fai a dirlo?-
-Guarda in basso.-
In effetti, la barriera che circondava l’isola centrale diventava sempre più trasparente.
Sora sorrise determinato.
-Ah, buono a sapersi.-
-Se continuiamo così, uscirai da qui il prima possibile, così potrai salvare la Torre del Circolo.-
-Lo spero anch’io.- improvvisamente, gli ritornò in mente un particolare –Ascolta, Niall. Per caso, prima dell’invasione dei demoni, abomini ed Heartless, è apparso un tizio con il cappotto nero e una benda sull’occhio? O sentito voci strane nella stanza di questo Uldred?-
-Non che io sappia. Perché?-
-Perché non mi sorprenderebbe se ci fosse anche lui dietro tutto questo. Ha corrotto persino Connor Guerrin, costringendolo a cedere la sua anima ad un demone. Come risultato, Redcliffe era continuamente assediata dagli Heartless.-
-Questo tizio controlla gli… come hai detto? Heartless? Le creature oscure che hanno assediato la Torre insieme agli abomini e demoni?-
-Non proprio, ma può insegnare alle persone a farlo. Forse ha fatto una proposta a Uldred, con la promessa di libertà.-
-Ora che me lo hai raccontato, potrebbe avere senso. A maggior ragione, dobbiamo salvare i tuoi amici.-
Mancavano solo quattro sognatori.
Sora e Niall si trovarono in mezzo ad un prato, vicino ad un villaggio. Sembrava Lothering.
No, era Lothering.
Il cielo era sereno. Non c’era alcun segno che desse la prova che si trovassero dentro l’Oblio.
Notarono un gruppo di persone sedute a gambe incrociate. Praticamente l’intero villaggio.
Stavano rivolgendo lo sguardo verso due figure, una giovane, ed una anziana.
Si avvicinarono sempre di più, per osservarle meglio: quella giovane aveva i capelli rossi ed il volto delicato, come se la sua pelle fosse fatta di porcellana: Leliana.
-…e per questo dovremo essere orgogliosi di seguire e preservare le parole della nostra signora Andraste.-
Indossava la tunica con cui l’aveva incontrata la prima volta. Accanto a lei c’era una donna anziana. La sua tunica era nera e rossa, con il simbolo dorato di Andraste in mezzo, come su quella di Leliana.
-Una sorella della Chiesa?- si stupì Niall –Tra i tuoi amici c’è una sorella della Chiesa?-
-Sì, ma non odia i maghi. Lei è… di mentalità aperta, per così dire.- la difese Sora.
Era a conoscenza dell’ostilità dei templari e della Chiesa nei confronti dei maghi, ma Leliana era una sua amica; non poteva abbandonarla nell’Oblio solo per via del rancore e dei pregiudizi del mago. E sapeva che Leliana non era critica contro i maghi, neppure li odiava. Non era come gli altri membri della Chiesa.
Si fecero entrambi spazio tra i paesani, raggiungendo le due donne.
La più anziana sorrise loro. I capelli grigi erano raccolti dietro. E due occhi celesti apparentemente caldi, rassicuranti, sembravano nascondere qualcosa, come tanti segreti compromettenti.
-Ben accolti, cari fedeli. Sono Madre Dorothea, di Denerim.- salutò, cortesemente; aveva anche lei l’accento orlesiano –Anche voi siete intenzionati ad assistere alla predica di sorella Leliana?-
Anche Leliana sorrise. Il suo sorriso era dolce e confortante, come lo era nella realtà.
-Benvenuti a Lothering. E’ rincuorante vedere forestieri in cerca della parola della nostra Signora.-
-In realtà…- ammise Sora, un po’ amareggiato e confuso da ciò cui era circondato –Siamo qui solo per sorella Leliana.-
Leliana fu sorpresa da tale rivelazione. La donna anziana, invece, si mise subito sulla difensiva.
-Cosa volete da lei? Siete soldati di Orlais? Volete portarla via?- disse, severa.
Sora mise le mani in avanti, come per rassicurare entrambe le donne.
-No, venerata madre. Vogliamo solo parlare in privato con la sorella.-
-Magari andarcene da qui il più fretta possibile.- mormorò Niall, tra i denti –Odio respirare la stessa aria delle madri della Chiesa.-
Dorothea scosse la testa, determinata.
-No, quello che dovete dire a lei, lo potete dire ad entrambe.- rivelò.
Non era la scelta migliore; ma solo una delle due donne era reale. E non era certo Dorothea.
-Ok… Leliana, devo portarti via di qui. Non è sicuro per te.-
Leliana era sempre più confusa.
-Cosa…? Come sapete il mio nome?-
-Leliana, sei sicura di non conoscere queste due persone?-
-No, madre Dorothea, lo giuro. Non li ho mai visti in vita mia.-
Sora ne fu affranto.
-Cosa…?- rise, credendo fosse tutto uno scherzo –Andiamo, Leliana, ci siamo conosciuti quasi una settimana fa, qui a Lothering.-
-Una settimana fa…? Ma è proprio il giorno in cui sono venuta qui.-
-Il primo giorno?!-
Niall batté la mano sulla spalla del ragazzo.
-Attento, Sora.- avvertì, sottovoce -A volte i demoni possono far rivivere i sognatori nel loro passato, se il loro più grande desiderio si cela proprio lì, addirittura privandoli dei ricordi del loro presente reale. Non stupirti se la tua amica non ti riconosce.-
-Ma questo non è il vero passato, è un’illusione.- ribetté Sora, determinato -E io devo portarla via di qui.-
-Cosa avete da dirvi sottovoce?-
La voce di madre Dorothea si faceva sempre più autoritaria. Anche inquieta.
Ma Sora non ne fu intimorito. Nemmeno Niall.
-Assolutamente niente che possa interessarvi, venerata madre.- chiarì il primo, secco –Vogliamo solo parlare con sorella Leliana.-
La giovane fece un passo indietro.
-No, non mi porterete via.- disse, con voce flebile; stava quasi tremando -Non voglio. Questa è la mia vita, adesso. Voglio compiere i miei doveri verso il Creatore fino alla fine dei miei giorni.-
-Come vedete, sorella Leliana ha espresso la sua volontà.- tagliò corto Dorothea, sempre più severa; ma non sembrava offesa per la sua discepola, quanto piuttosto per altro; e Sora e Niall erano a conoscenza del motivo –E voi dovreste vergognarvi ad insinuare che questo posto non è sicuro per lei. Ha subito un momento difficile e tutto quello che cerca è solo la pace e la tranquillità. E noi della Chiesa possiamo aiutarla. Quindi andatevene immediatamente e smettetela di disturbarci.-
Il resto dei fedeli non si muoveva. Erano immobili. Il tempo si era come fermato.
Forse la conversazione di Sora aveva smosso qualcosa in Leliana o nel demone, indebolendolo.
Niall ebbe modo di provarlo in base a quanto seguì.
Sora aveva scosso la testa alle parole della madre.
-No, la Leliana che conosco io mi ha rivelato che questa vita, per quanto tranquilla e lieta che fosse, non faceva per lei. Che voleva partire di nuovo per difendere quanto il Ferelden aveva ancora di bello. Per questo si è unita ad Alistair e me, per riunire l’esercito contro i Prole Oscura.-
-Tsk!- fece Dorothea, seccata; anche Leliana era dello stesso umore –Mai sentito delle baggianate così in tutta la mia vita!-
-Sora, adesso stai esagerando! Smettila di dire sciocchezze!-
Sora si stupì. Persino Leliana stessa. Infatti, si coprì la bocca.
Dorothea ne fu quasi stranita. O il suo era un grugnito di delusione.
Niall sorrise lievemente: un altro sognatore stava per essere liberato.
-Aspetta…- mormorò Leliana, scossa e confusa –Perché so il tuo nome? Io non ti ho mai visto o conosciuto…-
Sora sorrise, scuotendo la testa.
-No, noi ci conosciamo, Leliana.- disse, sereno, calmo, sicuro –Ricordi questa?- evocò il Keyblade, che apparse agli occhi della sorella, in un fascio di luce; qualcosa nei suoi occhi fece intuire che i suoi ricordi della vita reale stavano tornando.
-Quella spada… la conosco…-
-Sì, la stessa spada apparsa nel tuo sogno, il sogno che ti ha spinto a lasciare la vita tranquilla, ma monotona da sorella della Chiesa, e partire per salvare il Ferelden dal Flagello.
Esattamente come era successo ad Alistair, anche Leliana sentì la testa dolerle, come se il suo cervello stesse crescendo e stesse premendo contro il suo cranio. I suoi ricordi reali stavano tornando.
-Il buio… la montagna… il Keyblade…- mormorò, con le mani sulla testa.
Sora era sempre più speranzoso.
-Il tuo Creatore ti sta mostrando la verità.- disse, cercando di convincerla delle sue parole –Quando ci siamo incontrati, hai detto a me e ad Alistair che volevi partire per difendere ciò che il Ferelden aveva ancora di buono e bello, e che non potevi certo farlo restando nella Chiesa. Il tuo Creatore ti ha mostrato la tua vera via e tu hai deciso di percorrerla, cosciente dei suoi rischi.-
-La mia via…?-
-Non ascoltarlo, Leliana!- cercò di dissuaderla Dorothea -Hai forse dimenticato cosa ti hanno fatto quelli di Orlais? Di quello che hai subito per colpa loro? Quello che ti è successo in prigione?- Sora si fece inquieto; Leliana in prigione? Notti prima gli aveva rivelato di essere stata una barda, ma non aveva mai parlato del motivo che l’aveva spinta a divenire sorella della Chiesa; forse non era continuare la vita monastica, il desiderio di Leliana… -No, Leliana, il tuo posto è qui. Noi possiamo donarti la pace, la serenità e la tranquillità che cerchi. Non hai bisogno di altro, per essere felice.-
La giovane alternava le occhiate preoccupate e confuse a Sora ed a madre Dorothea. Non sapeva a chi credere.
Poi venne un’altra fitta alla testa, che la costrinse a chiudere gli occhi; seguirono delle immagini, nella sua mente. La sua vita reale; Sora, Alistair e gli altri.
Aprì gli occhi; osservò Sora e sorrise in modo dolce e rassicurato.
–Sora…! Sei qui!- esclamò, abbracciandolo; poi si guardò intorno -Ma… dove ci troviamo? Dov’è la Torre del Circolo?-
Il ragazzo fu lieto del risveglio dell’amica. Anche Niall, che era rimasto in disparte.
L’unica amareggiata fu Dorothea. Dalla cintura estrasse un pugnale. E Sora le stava dando le spalle.
-Non ti permetterò di…!-
Non finì la frase, che venne colpita da una pietra gigante, che la fece cadere per terra: le mani di Niall erano luminose. Aveva salvato l’amico da una morte certa nell’Oblio.
Leliana notò il proprio corpo illuminarsi, dopo aver sobbalzato per il fulmine contro l’illusione di Madre Dorothea.
-Sora? Che mi sta succedendo?-
-Sarai salva, Leliana!- rassicurò Sora –Insieme agli altri! Vi libererò dall’Oblio!-
Anche lei scomparve. Libera dal suo sogno.
“Dorothea” si alzò, rabbiosa.
-Hai un mago dalla tua parte…- ringhiò; nessuna voce demoniaca; mantenne l’aspetto e la voce di Dorothea –Hai avvelenato la mente di Leliana! Non te lo perdonerò mai!-
Allargò le mani: i fedeli si trasformarono in Dream Eaters Nightmares.
“Dorothea”, invece, riprese il suo pugnale, nel tentativo di accoltellare i trasgressori che avevano portato via la sua discepola.
Stavolta fu Niall ad occuparsi del demone al servizio del demone della pigrizia; Sora si concentrò contro i Dream Eaters, alternando i colpi con il Keyblade con le sue magie.
Forse la decisione del mago era più legata a questioni personali che per aiutare il nuovo amico ad uscire dall’Oblio. Sapeva che la figura che aveva di fronte non era una vera madre della Chiesa; se avesse sfogato il suo ranconre ed i suoi poteri contro una vera madre della Chiesa non sarebbe stato meglio di Uldred. Ma di fronte aveva un demone con le fattezze di una madre della Chiesa. A maggior ragione avrebbe provato piacere, ad eliminarlo.
-E’ tutta colpa vostra, se le persone ci odiano e ci allontanano! E’ colpa vostra, se hanno tutti paura della magia!- non era chiaro se si stesse riferendo alla Chiesa o ai demoni. Forse ad entrambi.
“Dorothea” sorrise in modo malefico, girando intorno al mago.
-Siete delle vittime succose, voi maghi.- spiegò, pregustando la sua vittoria –Avete la magia, che può essere utile per distruggere il genere umano, se solo ci lasciaste i vostri deliziosi corpicini. Allora finalmente potrete rivendicare il vostro posto nel mondo!-
-Se significa fare quello che state facendo adesso alla Torre del Circolo, preferisco rimanere me stesso e con la mia volontà.-
-Allora muori, ingrato!-
Il demone aveva solo un pugnale a disposizione: Niall lanciò un incantesimo di fuoco contro di esso. Bruciò, tra urla disumane, per poi tramutarsi in cenere. Non era un demone forte, come quelli affrontati in precedenza.
-Andraste è stata condannata al rogo…- mormorò, osservando il mucchio di cenere con aria fredda –Dovresti sentirti onorata ad aver subito la stessa sorte.-
Sora lo raggiunse, sorridendo soddisfatto.
-Ben fatto, Niall!- complimentò –Per fortuna non sono avversari difficili.-
-Sì, il loro potere è più incentrato sull’illusione e sull’entropia che sui combattimenti. Spero per te che sarà lo stesso contro il demone della pigrizia.-
Solo tre sognatori.
La barriera dell’isola centrale era sempre più sottile.
Sora era sempre più vicino al suo obiettivo.
Ma intanto, dovevano affrontare altri tre servitori del demone della pigrizia. Tre ostacoli che lo dividevano dalla sua fuga dal regno dei sogni. Tre ostacoli che avrebbe dovuto abbattere, per salvare i suoi amici.
Sora e Niall si ritrovarono di nuovo in un luogo aperto.
Non sembrava il Ferelden.
Era pieno di alberi, come fossero in una giungla. No, era una giungla.
Una giungla nebbiosa. Ricordava la Giungla Profonda, ma non poteva essere essa.
Sora percepì uno strano calore nell’aria, che lo fece ansimare e sudare: faceva caldo. Essendo abitante di un’isola, tollerava il caldo, ma quello non era il caldo confortante a cui era abituato: era un caldo afoso, insopportabile.
-Dove siamo?- domandò, togliendosi la camicia; non riusciva a tollerare quel caldo.
Anche Niall stava già sudando dalla fronte: infatti dovette rimboccarsi le maniche, mostrando le braccia bianche ed esili. Per lui il caldo era ancora più insopportabile, abituato alle temperature fredde del Ferelden. Cercava di resistere.
-La temperatura è troppo alta per essere del Ferelden...- notò, ansimando anche lui –Per caso tra uno di voi c’è un qunari, uno del Tevinter o, chissà, un guerriero delle nebbie?-
-Un qunari.-
-Allora questo deve essere il Seheron, dove risiedono i qunari.-
-Il Seheron? Sten non mi ha mai parlato da dove provenisse. Non che parli molto in genere…-
Camminarono, mentre Niall informava Sora sul Seheron, sulla sua posizione geografica nel Thedas, ovvero vicino all’Impero Tevinter, e come i qunari vi avessero risieduto, scatenando un conflitto con il Thedas ed il Tevinter, cui erano ancora in conflitto.
-Il tuo amico qunari non ti ha mai rivelato il motivo per cui era venuto nel Ferelden?-
-La prima volta che l’ho incontrato mi ha detto solo per rispondere ad una domanda sul Flagello, ma non mi ha detto altro. E’ molto sintetico e riservato. Ma se usciremo di qui, vivi, gli farò altre domande su di lui e cercherò di essere persuasivo.-
Niall ridacchiò.
-Stai attento a come formuli le tue domande, allora. I qunari sanno essere molto permalosi e tendono a reagire in modo violento, se si sentono offesi.-
-Sì, da un certo punto di vista ho avuto modo di notarlo…- Sora impallidì al solo pensiero di Sten arrabbiato; già faceva paura quando combatteva contro gli Heartless ed i Prole Oscura. Quindi immaginò un intero popolo di esseri come lui, grandi, alti, inquietanti, con lo sguardo minaccioso, sempre pronti a sfoderare la spada. Persino più terrificanti degli Heartless.
-Ora, però…- domandò, continuando a guardarsi intorno –Come li troviamo i qunari? Se è vero che il Seheron è grande…-
-Oh, i qunari non passano certo inosservati.- entrambi risero alla battuta del mago; poi questi tornò serio, indicando in avanti –E a giudicare da quell’avamposto, direi che ci siamo.-
Infatti, di fronte a loro, notarono due qunari a guardia di un cancello: non erano come Sten. Avevano entrambi delle corna enormi, cosa che non aveva Sten, infatti. Ma per il resto erano uguali a lui: pelle grigia, capelli bianchi, sciolti sulle spalle, corporatura massiccia, sguardo torvo e serio.
Indossavano solo dei pantaloni e degli stivali di ferro: sul torso scoperto e muscoloso Sora notò degli strani disegni, di colore rosso, come anche sul volto.
La prima volta che aveva incontrato Sten, non aveva notato le pitture. No, non ce le aveva.
Essi incrociarono le proprie lance, per non far passare i due forestieri.
-Fermi!- disse uno dei qunari.
-Dove credete di andare?-
Sapevano entrambi che le creature di fronte a loro non erano veri qunari, ma Dream Eaters. Eliminarli poteva essere una possibilità, per poi cercare Sten il prima possibile e portarlo via dal suo sogno.
Ma così ci sarebbe stata la probabilità di metterlo in pericolo, o si sarebbero ritrovati contro l’intero esercito qunari e Sora non poteva permetterlo.
Inoltre, la vista dei due qunari incusse timore a lui: era paralizzato, con gli occhi spalancati e bocca semichiusa, come la prima volta che aveva visto Sten.
Voleva dire qualcosa, ma balbettò versi incomprensibili, alla ricerca di una scusa per poter entrare nel campo.
-E-e-e-ecco… noi… ehm…-
I due qunari rimasero fermi, immobili, attendendo quasi con impazienza la risposta del “visitatore”. I qunari non erano noti per la loro pazienza, in tutto il Thedas. Morrigan lo aveva avvertito di ciò, una sera.
Niall sospirò e scostò Sora da un lato, parlando in sua vece.
-Siamo prigionieri degli schiavisti del Tevinter.- mentì, cercando di essere convincente –Siamo riusciti a fuggire dalla loro nave, ma ormai saranno sulle nostre tracce. Chiediamo rifugio qui con voi.-
Uno dei qunari soffiò dal naso, seccato.
-I soli che possono entrare nel nostro campo sono i membri del Qun e chi ha intenzione di aderire al Qun.- chiarì, schietto –Quello che vi faranno gli schiavisti non è affar nostro, quindi sparite.-
-No, aspettate!- supplicò Niall, alzando le mani, come gesto di resa –Possiamo aiutarvi! Essendo stati loro schiavi, sappiamo dove si nascondono, i loro punti strategici. Abbiamo informazioni utili per voi. Se ci lasciate entrare, ve le riveleremo. Se il vostro arishok accetterà i nostri consigli, prenderemo in considerazione di entrare nel Qun. Questa sarà la nostra riconoscenza per averci aiutati. Non vi colpiremo alle spalle, neppure vi tradiremo per tornare con il Tevinter. Lo giuro.-
Sora pregò che i due “qunari” credessero a Niall: si osservarono, parlarono nella loro lingua. Poi osservarono i due visitatori.
-Deciderà l’arishok, la vostra sorte.- disse uno di loro.
-Vi scorteremo personalmente da lui. Ma badate a non fare brutti scherzi.-
Il cancello fu aperto, con sollievo di entrambi i giovani.
-Ora cercheremo il tuo amico.- mormorò Niall a Sora. Uno dei qunari li precedeva, mentre l’altro chiudeva il gruppo.
-Sei stato un grande, comunque.- complimentò Sora, anche lui sottovoce –Come hai fatto?-
Niall sorrise.
-Te l’ho detto, no, che i qunari e il Tevinter sono in costante conflitto? Quindi, quale miglior alleato di un prigioniero del Tevinter, che conosce tutti i segreti dei suoi padroni, oltretutto disposto a qualsiasi cosa pur di non tornare tra le grinfie degli schiavisti?-
Sora fece un cenno della testa, come per dire “Bella trovata”
Tuttavia, ebbe un dubbio.
-Hai anche in mente una bugia sui nascondigli dei magister, vero?-
-A dire il vero, no.- quella rivelazione fece sobbalzare il cuore di Sora –Pensavo che da qui in avanti ti concentrassi sul ritrovare il tuo amico qunari, affrontare il demone di questo sogno e uscire da qui.-
-Cosa?! Ma questi sono tutti uguali! Non so come distinguerlo!-
Niall sospirò.
-Va bene, mi inventerò qualcosa. Ma tu concentrati sul tuo obiettivo e fai parlare me, d’accordo?-
Sora osservò inquieto il campo qunari: sì, decisamente erano tutti uguali. Stesso aspetto, stesso sguardo, stessa corporatura. Anche le donne qunari erano muscolose e massicce.
Gli sguardi erano puntati tutti sui due umani. Alcuni cominciarono a parlare tra loro. Ciò mise il ragazzo a disagio.
-Non dire nulla.- avvertì Niall –I qunari sono suscettibili e si innervosiscono con poco. E quando si innervosiscono, sono capaci persino di uccidere.-
Sora deglutì, impallidendo.
Si guardava intorno. Ancora non vedeva Sten. Solo tante copie di lui, ma con abiti differenti.
Da una parte, inoltre, notò un gruppo di qunari diversi dagli altri; indossavano una tunica lunga che li copriva dal torace ai piedi, ma ciò che fece attirare l’attenzione di Sora su di essi era ben altro: portavano tutti una maschera che occultava gli occhi, le labbra sembravano cucite e avevano un enorme collare al collo, che quasi copriva l’intero volto. Ed erano circondati da altri qunari che brandivano una verga.
Sembravano prigionieri.
Imprigionare la loro stessa gente? Ciò confuse il ragazzo, ma non doveva lasciarsi distrarre dal suo obiettivo, ovvero Sten.
Il campo qunari era molto grande: non sarebbe stato facile trovarlo.
Forse doveva lasciare che fosse lui a trovarlo. Ma un dubbio lo assalì: lo avrebbe riconosciuto? Inoltre doveva pensare ad un modo per portarlo via dal suo sogno.
Infine giunsero al cospetto dell’arishok, il capo dei qunari: era seduto su un trono grande il doppio di lui. Sora notò dei particolari, sul suo abbigliamento: indossava delle spalliere legate al torace con delle cinghie e una lunga tunica che arrivava fino ai piedi. Le sue enormi corna erano ornate con degli anelli d’oro, come le sue orecchie. Anche il suo petto era pitturato di rosso.
E i suoi capelli bianchi erano lunghi e sciolti fino alle clavicole.
Era circondato da qunari corazzati, con l’elmo sul volto, postura dritta e fiera.
Il ragazzo ne osservò uno, per studiarne dettagliatamente l’abbigliamento: pantaloni e stivali di metallo, come quelli che li stavano scortando dall’arishok, ma avevano anche delle spalliere simili a quelle dell’arishok, legate l’un l’altre con delle cinghie. Al braccio sinistro era legato uno scudo, e al fianco sinistro portavano una spada lunga quasi quanto loro. Gli elmi che portavano impedivano agli esterni di vedere i loro volti.
Appena vide l’arishok, rabbrividì.
Sten non gli aveva mai parlato delle gerarchie all’interno del Qun. Anzi, non gli aveva nemmeno spiegato cosa fosse il Qun.
Ma c’era qualcosa, nell’arishok, che lo faceva sentire a disagio, allarmato, in pericolo. La sua imponenza, il suo abbigliamento maestoso. O forse…
-Sora…- mormorò Niall –Se le mie supposizioni sono giuste, credo che il servitore del demone della pigrizia sia l’arishok. E’ la figura guida dei qunari, e gode di rispetto da essi. E il tuo amico qunari non sarà diverso dagli altri.-
Come supponeva anche Sora.
Ma lui doveva trovare Sten. Era la sua priorità. Una volta trovato, poteva disfarsi del demone.
Senza farsi vedere, guardava intorno. Ancora niente.
I qunari che li avevano scortati si inginocchiarono di fronte all’arishok.
-Arishokost.- disse uno di loro –Abbiamo trovato questi due “bas” al cancello. Dichiarano di essere prigionieri dei magister del Tevinter. Sono disposti a rivelarci le posizioni dei nascondigli dei nostri nemici, in cambio del nostro asilo e dell’annessione al Qun.-
Il qunari sul trono si sporse in avanti, strizzando gli occhi, inquadrando bene i due umani. Quello sguardo faceva inquietare sempre più Sora; infatti respirava rumorosamente dal naso. Niall cercò di non cedere alla tentazione di guardare in basso.
Ad un cenno della testa dell’arishok, i due qunari si alzarono, prendendo commiato e tornando al cancello.
Sora e Niall rimasero soli con l’arishok, escludendo i qunari corazzati intorno a lui.
Questi era curvo sul suo trono, con le braccia appoggiate sopra le ginocchia.
Continuava a fissare i due umani.
-Quindi voi siete prigionieri del Tevinter…?- domandò; la sua voce era molto profonda, grave, quasi come quella di Sten.
Entrambi gli umani annuirono.
-Sì, arishok.- rispose il mago. Teneva le mani incrociate.
Sora non disse nulla: con gli occhi continuava a guardarsi intorno, alla ricerca di Sten.
“Andiamo, Sten, dove sei?” pensava, nervoso “Quale sei?”
Un qunari era sufficiente a mettere a disagio una persona; tanti in uno stesso posto potevi solo pregare il Creatore di uscirne vivo.
-Siete ben coscienti, quindi, che il mio popolo e il Tevinter sono in guerra da anni, vero?-
-Sì, arishok, ne siamo coscienti.-
-E siete coscienti che siamo sempre disposti ad accettare nuovi adepti nella nostra Antaam?-
-Sì, arishok.- rispose di nuovo Niall –Ma tutto dipende da voi, se riterrete utili le nostre informazioni sui vostri nemici.-
Seguì un breve momento di silenzio.
L’arishok inspirò, drizzandosi un attimo con la schiena. Poi tornò di nuovo curvo.
-Avete la mia attenzione.-
Niall sentì il proprio cuore battere: cosa poteva dire? Ogni tanto rivolgeva rapide occhiate a Sora.
Gli chiese, tra i denti: -Hai trovato il tuo amico?-
-No.- rispose Sora, più nervoso del mago.
Era come cercare un ago in un pagliaio. Se ancora non si era fatto avanti nessuno, voleva dire solo una cosa: il demone della pigrizia aveva manovrato anche la mente di Sten, eliminando ogni ricordo legato a Sora, magari anche della sua missione del Ferelden.
Niall doveva cercare in fretta una scusa: sapeva che era dentro un sogno, che l’essere di fronte a lui non era il vero arishok, e che nulla di ciò che sarebbe accaduto successivamente sarebbe stato reale, ma era pur sempre dentro il sogno di un amico di Sora. Se si fossero subito messi contro “l’arishok”, si sarebbero ritrovati contro l’intero esercito qunari, tra cui Sten, e se una persona veniva uccisa nell’Oblio, moriva anche nella vita vera. Sora non poteva rischiare.
Quindi, doveva fingere di essere nella vita reale e immaginare cosa poteva dire se quella situazione fosse reale.
Non sapeva niente del Seheron, se non le informazioni generali. Non avrebbe mai saputo riferire dettagliatamente le informazioni che aveva promesso. Tuttavia… come prigionieri potevano essere a conoscenza di un particolare.
-Nel… nell’accampamento dove il mio amico ed io eravamo prigionieri abbiamo visto una mappa.- disse, cercando di nascondere quanti più segni di titubanza, che lo avrebbero tradito –Una sera abbiamo visto dei magister parlare intorno ad un tavolo e su questo c’era una mappa, con dei segni sopra. Ho… ho dedotto che si trattasse della mappa del Seheron e che i segni sopra fossero i loro nascondigli, accampamenti o scorte. Quando siamo scappati, abbiamo pensato sarebbe stato utile per voi essere a conoscenza di queste informazioni.-
L’arishok lo squadrò dalla testa ai piedi, serio.
Sora deglutì. Niall pregò di essere stato abbastnza credibile.
-Le tue parole sembrano essere sincere, bas.- disse –Tuttavia, voi due non avete proprio l’aspetto di due prigionieri. Nessuna catena, nessun segno di violenza, e le vostre vesti sembrano essere in ordine. Tuttavia, noto che non siete abituati alle nostre temperature.-
Avevano omesso quel particolare. A parte qualche macchia di sudore, la fronte sudata e i capelli quasi bagnati, non c’era niente nei loro abiti che ricordasse l’abbigliamento di uno schiavo.
-Non è da molto che siamo stati catturati.- disse Niall, a bruciapelo; fu la prima cosa che gli venne in mente –Il mio amico ed io siamo del Ferelden, in realtà. Gli schiavisti ci hanno rapiti e portati qui facendoci assumere con l’inganno un narcotico che ci ha fatto addormentare. Forse volevano farci combattere contro di voi.-
-Perché il tuo amico non parla?-
Sora, infatti, solitamente loquace, non aveva spiccicato parola all’arishok. Per timore, principalmente. Con i qunari al cancello, aveva balbettato parole incomprensibili.
-E’ rimasto traumatizzato dalla nostra precedente esperienza. Non parla più. Al massimo mi sussurra cosa dire.-
La bugia sembrava reggere. Ma Sten ancora non compariva. Niall non avrebbe resistito a lungo.
Dopo un altro momento di pausa, l’arishok riprese a parlare.
-Stai dicendo che siete scappati da uno degli accampamenti Tevinter qui nella nostra isola…- ripeté –Dove vi trovavate?-
Un’altra bugia: serviva un’altra bugia.
-Vicino… vicino al porto, sulla soglia della giungla.- mentì il mago –Lo ricordo per l’odore salmastro.-
-E come siete scappati? I Tevinter hanno particolare premura per i loro prigionieri.-
-Hanno… hanno subito… un’imboscata… sì, dai guerrieri della nebbia. Uno di loro ha ucciso il carceriere. Abbiamo preso la chiave e poi ci siamo liberati.-
-Se sono stati attaccati dai guerrieri della nebbia, come potete sapere che sono ancora lì?-
-Non loro, ma forse la mappa è ancora lì. Ascoltate, possiamo scortarvi personalmente nell’accampamento.-
Sora osservò Niall, pensando: “Cosa stai dicendo?!”
-Affidateci uno Sten, il più valoroso. Così avrete la prova che non stiamo mentendo. E uno dei vostri qunari che motivo avrebbe per mentirvi?-
L’arishok assunse uno sguardo sospettoso. Forse le supposizioni dei due giovani non erano errate, sul fatto che l’arishok fosse in realtà un servitore del demone della pigrizia.
-Perché uno Sten?- domandò, infatti –Per esaminare il campo nemico abbiamo gli Ashaad, i nostri esploratori.-
-Capisco la vostra diffidenza, arishok, ma cercate di comprendere. Con tutto il rispetto, se i vostri nemici dovessero tornare all’accampamento, mentre noi siamo lì a cercare la mappa, uno Sten sarebbe più utile di un gruppo di esploratori, per affrontarli. Non volete vincere questa guerra? Allora accettate questo consiglio. Non abbiamo motivo di mentirvi. Dopotutto, siamo due prigionieri.-
L’arishok osservò di nuovo i due forestieri, con sguardo serio e sospettoso.
Prima osservò Niall.
Poi osservò Sora.
Su quest’ultimo si dilungò. Questi non si faceva scrupoli a mostrare il suo disagio ed il suo timore.
Serrò le labbra. Scattò in piedi, furioso.
-BUGIARDI!- tuonò; i qunari intorno a lui presero le spade, puntandole ai due giovani; entrambi sentirono i propri cuori battere dallo spavento –I NOSTRI ESPLORATORI CONOSCONO A MEMORIA OGNI ACCAMPAMENTO TEVINTER DELL’ISOLA! NON C’E’ NESSUN ACCAMPAMENTO VICINO AL MARE! E VOI NON SIETE PRIGIONIERI! SIETE SPIE INCARICATE DI FARCI ABBASSARE LA GUARDIA E STERMINARCI! CATTURATELI!-
Il suo urlo era tutto un ordine: i qunari intorno a lui sguainarono le spade, puntandole verso i prigionieri. Li avevano circondati, bloccando loro ogni via d’uscita. Persino il resto dei qunari del campo avevano brandito le loro armi, pronte a lanciarle.
Sora e Niall si misero schiena contro schiena, terrorizzati. Ma non per combattere. Non avevano ancora trovato Sten.
-Decisamente, credo il servitore sia l’arishok.- disse Sora.
-Oh, sì, ottimo momento per dirlo, Sora.- ribadì il mago, sarcastico –Sai anche come uscire da questa situazione?-
-Pensavo fossi tu quello dei piani.-
Non potevano discutere a lungo: l’arishok si era alzato, camminando verso di loro. Aveva in mano un’ascia ed una lama.
-Non ci piacciono i bugiardi.- disse, con voce profonda; calmo, nonostante la delusione e la frustrazione –E i ladri. I traditori. O chi cerca di ingannarci, distruggendoci dall’interno. Sarete giudicati e verrà decisa la vostra condanna, per quello che avete fatto.-
Ma un qunari, di quelli corazzati, abbassò la spada e si avvicinò a lui; sembrava sussurrargli all’orecchio.
Qualcosa cambiò, nell’espressione dell’arishok; era sempre sospettoso, ma, nello stesso tempo, sembrava  affascinato.
Abbassò le sue lame e tornò a testa alta.
-A quanto pare, uno degli Sten era pronto ad offrirsi volontario per cercare il vostro fantomatico accampamento.- rivelò –Ora mi chiede di testare l’abilità in combattimento del ragazzo con i capelli a punta.- si stava riferendo a Sora –Nel caso io dichiari un umano basalit-an, uno straniero degno di rispetto, il Qun prevede uno scontro fra te e me, ragazzo. Tuttavia, non sembri degno di essere un basalit-an, ma lo Sten richiede ugualmente uno scontro con te, al posto di un processo. Se vincerai, tu e il tuo amico sarete liberi. Ma se perderete sarete condannati a morte per mano mia. Accetti dunque la sfida?-
“Lo” Sten? Perché aveva messo l’articolo?
Uno scontro per decidere la sua sorte… Sora non aveva altra scelta. Poi osservò il qunari corazzato: aveva ormai perso le speranze che lo Sten che stava cercando si ricordasse di lui. O era la paura a parlare al posto della ragione.
Magari essa gli avrebbe detto che era il qunari di fronte a lui lo Sten che stava cercando. E che non aveva fatto altro che fingere, stando al gioco del demone; ma nel frattempo stava elaborando un piano per liberarsi del suo sogno. E Sora era la chiave.
Questi accettò la sfida: era la sua unica scelta per liberare lui, Niall e Sten dal sogno. Il processo avrebbe preso troppo tempo. E Sora e Niall non avevano molto tempo.
Il resto degli Sten delimitò un perimetro; anche l’arishok ne fece parte. Niall restò in disparte, affiancato da due qunari con la lancia. Ma aveva una buona visuale sul campo dove si sarebbe svolto lo scontro fra Sora e lo Sten.
Quest’ultimo aveva già la spada sguainata e osservava il suo avversario, dal suo elmo. Ne copriva il volto e anche l’espressione. Questo impedì a Sora di riconoscere il suo compagno di viaggio.
Deglutì e ansimò. Aveva affrontato Heartless giganti, in passato, e nemici più grossi di lui, ma i qunari… gli incutevano timore. C’era qualcosa nel loro aspetto, che quasi gli inibiva i movimenti.
Ma doveva combattere, per sopravvivere. Evocò il suo Keyblade, e osservò serio lo Sten di fronte a lui. Poi si mise in posizione di combattimento.
Anche il suo avversario aveva già la spada sguainata: la fece roteare una volta e poi la puntò in avanti.
Si osservarono entrambi, girando per il campo per qualche secondo.
Poi lo Sten partì alla carica, urlando.
Sora aveva paura, ma non poteva perdere.
Attese il momento giusto: schivò l’attacco con un salto laterale, poi attaccando ad un fianco; il colpo venne parato dallo scudo.
Gli attacchi del qunari erano molto forti: Sora non faceva che schivare, raramente contrattaccando e raramente colpendo una parte scoperta del suo avversario.
Lo Sten urlò, eseguendo un colpo verticale, veloce. Sora non aveva modo di schivare, quindi parò. Le proporzioni del Keyblade, rispetto allo spadone, erano minime. Chiuse gli occhi, mettendo il Keyblade come scudo. Tuttavia, non si sbilanciò. Nemmeno cadde. Non aveva nemmeno sentito il peso della spada. Rimase in piedi.
-Psst! Sora!-
Riaprì gli occhi. Lo spadone era semplicemente appoggiato al Keyblade, facendo finta di fare pressione. E quel qunari… gli stava parlando sottovoce.
-Sono io. Sten.-
Il cuore del ragazzo batté dalla sorpresa: lo aveva trovato! E si ricordava di lui! Fu sollevato. Per un attimo dimenticò di essere in un sogno ed essere circondato da esseri alti due metri e grossi un armadio a due ante.
-Sten! Tu… sai chi sono?- disse, sussurrando anche lui; era lieto di averlo trovato. Per poco non si tradì; stava sorridendo.
-Non sorridere! E cerca di parlare muovendo la bocca il meno possibile.-
-D’accordo. Sten, devo portarti via di qui.-
-Sì, era ora che qualcuno arrivasse.-
-Vuoi dire che sai che questo posto non è reale?-
-Sì, ne sono ben cosciente. Da quando l’arishok mi ha posto nuovamente la domanda sul Flagello alla quale dovevo rispondere e ancora non avevo trovato la risposta. Inoltre, ho ritrovato i miei compagni qunari con i quali sono giunto nel Ferelden, ancora vivi. Lì mi sono reso conto che qualcosa non andava, qui. Ma non sapevo come uscire di qui, per questo ho fatto finta, in attesa che uno di voi venisse a salvarmi. Gli altri dove sono?-
-Li ho salvati. Proprio come salverò te.- Sora parlava a denti stretti; gli altri avrebbero visto una smorfia di sforzo, ma nessuno intuì la conversazione tra i due; e Sten aveva il volto coperto dall’elmo –La chiave è l’arishok. Ogni sogno che ho visitato, ho dovuto sconfiggere un servitore del demone della pigrizia e credo che in questo sia proprio l’arishok.-
-Bene, questo semplifica molte cose. Ma ora dobbiamo continuare a combattere. Stanno sospettando qualcosa. Dobbiamo avvicinarci sempre più al lui. Al mio segnale, lo attacchiamo insieme.-
-D’accordo.-
Si allontanarono l’un dall’altro con uno scatto all’indietro e rimettendosi in posizione di guardia. Lo scontro proseguì.
Sten simulava attacchi potenti, ma erano lenti, questo permetteva a Sora di scansarsi in tempo e contrattaccare. Ogni tanto scontravano le proprie spade. Si stavano avvicinando passo passo all’arishok.
Niall li osservava preoccupato. Temeva per Sora. Era da troppo tempo che stava nell’Oblio. Non era sicuro quanto tempo gli rimanesse, prima di fare la sua stessa fine.
Doveva fare presto, per liberare i suoi amici.
Tuttavia, notò che più si scontravano, più si avvicinavano all’arishok. Intuì che Sora avesse trovato il suo amico.
Sten e Sora incrociarono le loro spade un’ultima volta, facendo pressione l’una contro l’altra.
Sora osservava Sten negli occhi, in attesa del segnale.
Poi, il vocione del qunari rimbombò in tutto l’accampamento: -ORA!-
Le due spade erano puntate verso l’arishok: questi, rapido, seppur sorpreso, le parò con entrambe le sue armi. Anche il resto dei qunari fu scioccato.
-Cosa…?!- esclamò, resistendo –TU, TRADITORE! TAL-VASHOT!-
-Tu non sei il mio arishok! Impostore!-
Li spinse in avanti, ma non caddero: si osservarono di nuovo, poi annuirono. Caricarono contro “l’arishok”, combattendo in due contro uno.
-Niall!- esclamò il ragazzo -Ho trovato il mio amico! Noi pensiamo all’arishok! Tu pensa agli altri!-
-Sì, certo, lasciamo il resto dei qunari al mago.- commentò, sarcastico, Niall –Tanto non sono grossi e forti…-
Infatti, il resto dei qunari avevano già sguainato le proprie armi. Niall era contro un intero esercito di qunari. Infatti, deglutì, facendo un passo indietro.
-Aspetta, ma questi non sono i veri qunari!- ricordò; sorrise, determinato.
Agitò le mani per aria e le puntò in avanti, scatenando una tempesta di neve che congelò una buona parte dei falsi qunari. Anzi, scomparvero. Erano delle illusioni, dopotutto.
Non essendo il vero arishok, aveva la sua stessa forza e capacità di combattimento.
Riusciva a tenere testa a due guerrieri, parando tutti i loro colpi.
Ma teneva sempre un punto scoperto, che Sten colpì con un calcio: lo stomaco.
“L’arishok” barcollò, piegandosi su se stesso.
-Non sei che un ingrato!- la voce demoniaca apparve –Tu desideri solo tornare nella tua isola! Io ti ho fatto tornare nella tua casa, tra i tuoi compagni qunari e i tuoi amici!-
-Gli amici di cui parli sono morti!- ribatté Sten; non lo aveva mai rivelato nella vita reale –Ricordo ancora come la Prole Oscura li abbia entrambi massacrati e la testa del Karashok rotolare ai miei piedi. Come è possibile, quindi, che li abbia rivisti, qui, vivi?! E DOPO che mi hai di nuovo formulato la domanda sul Flagello?-
Non è stato come con Leliana. Sten aveva davvero qualcosa che gli aveva impedito di essere aggredito dagli Hearless, quando era prigioniero a Lothering. Un cuore forte e una volontà di ferro.
Qualità che Sora ammirava.
“L’arishok” digrignò i denti. Poi ruggì e caricò contro Sora e Sten. Uno parò con lo scudo, l’altro schivò.
Si stavano dirigendo sempre più verso il trono.
Infatti, “l’arishok” inciampò su di esso, sedendosi sopra.
Sora puntò il Keyblade in avanti: il “qunari” cercò di parare il raggio di luce con entrambe le spade, ma si disintegrarono, come polvere: erano illusioni, dopotutto.
-Volevi prendere il posto dell’arishok, demone?!- minacciò Sten, puntandogli la spada –Eccoti accontentato!-
Affondò la spada sul petto del falso arishok, che inclinò la testa verso il basso, con aria sorpresa, come fosse stato preso alla sprovvista.
Contemporaneamente, anche il resto dei qunari svanì nel nulla.
Il servitore era stato sconfitto, il sogno stava svanendo.
Rimasero solo Sora, Niall e Sten.
Da dietro l’elmo, Sten sorrise.
-Sei un bravo guerriero, Sora.- complimentò; era la prima volta; già vederlo nel suo sogno gli aveva fatto comprendere che aveva avuto torto a sottovalutarlo. Se era giunto fin lì, anche lui, allora, era riuscito a liberarsi del suo sogno. E anche lui aveva un cuore forte.
Fu circondato da una strana luce.
-Sora, che mi sta accadendo?-
-Sei libero, Sten. Ci rivediamo al mio risveglio.-
-Sii prudente.-
Ancora due sognatori. O meglio, sognatrici.
Scivolando sulla scia luminosa, Sora stava sorridendo, soddisfatto.
-Ho letto delle storie sui qunari, alla Torre del Circolo, e in tutte queste non venivano proprio descritti in maniera… positiva.- commentò Niall.
-In che senso?-
-Li descrivevano come esseri bruti, senza sentimenti, avvezzi alla guerra. In effetti, sembrava essere così, nel sogno del tuo amico. Ma questo tuo amico… Sten, giusto? Non mi ha dato questa impressione.-
-Nella realtà, in effetti, è così. Tende a essere riservato, di poche parole, a volte molto schietto. E per nulla cortese con il mio amico Alistair o con gli altri. E’ la prima volta che lo sento dire un complimento. E’ una strana sensazione.-
-Magari si è ricreduto. In effetti, non è da tutti essere coscienti di essere dentro l’illusione di un demone. Alcuni lo prendono come la realtà, altri, come te, sanno di essere dentro un sogno e cercano di uscirne. Ma la tua chiave… è quella che ci permette di viaggiare velocemente tra i sogni.-
-E spero ci farà anche uscire dall’Oblio.-
Il portale che incontrarono li condusse in un luogo chiuso.
Niall lo riconobbe all’istante.
-E’ la Torre del Circolo.- rivelò, quasi sorpreso –E tutto sembra essere perfettamente in ordine, tranquillo, esattamente come prima. Prima di Uldred e gli abomini, si intende…-
“Di certo non è il sogno di Morrigan…” pensò Sora, ironico.
Erano nella biblioteca. C’erano molti maghi lì: chi cercava i libri, chi li leggeva…
Alcuni si voltarono verso i due visitatori.
-Ehi, Niall!-
-Ciao, Niall!- salutarono.
Ad averlo salutato, era in particolare un gruppo ristretto di quattro maghi, tre uomini e una donna, tutti di età compresa tra i diciotti e i vent’anni. Portavano la tunica del medesimo colore di Niall.
Questi li fissò per un attimo, come se avesse visto dei fantasmi: poi sorrise, commosso, e corse loro incontro, abbracciandoli. Ciò suscito una strana reazione da parte degli interessati, i quali, straniti, ricambiarono l’abbraccio.
-Ehi, ti senti bene?- domandò uno.
Niall si staccò da loro, tirando su con il naso e asciugandosi delle lacrime che stavano per scendere sulle sue guance.
-Sì, sto bene.- era come se non li avesse visti da anni, o come se li avesse creduti morti, mentre, invece, erano ancora vivi; poi osservò Sora; e l’intera biblioteca –Piuttosto… Sto cercando l’incantatrice Wynne. Sapete dove si trova?-
-E’ andata dal Primo Incantatore Irving.- rispose la maga, indicando le scale che portavano al piano superiore –Ormai sono giorni che va nel suo ufficio.-
-Grazie.-
Il mago tornò dal custode del Keyblade, tirando di nuovo su con il naso.
-Andiamo. So dove si trova l’incantatrice.- disse, indicando le scale.
Ma Sora era incuriosito dallo strano comportamento del mago. Decise di indagare.
-Chi erano quei maghi?- domandò; poi ripensò al loro primo incontro –Erano i tuoi amici?-
-Sì, gli unici che mi hanno seguito contro Uldred.- spiegò, quasi singhiozzando –Sono stati massacrati dagli abomini e dai maghi del sangue.-
Mosso da compassione, Sora gli mise una mano dietro la schiena.
-Vendicheremo i tuoi amici.- gli promise.
Niall gli rivolse un lieve sorriso di ringraziamento.
Raggiunsero l’ufficio di Irving. Come rivelato dalla maga amica di Niall, Wynne era lì, insieme ad un uomo estremamente anziano, che aveva superato i settanta.
-Ah, Niall.- salutò l’uomo anziano; Wynne si voltò: portava la medesima veste che indossava quando Sora l’ha incontrata alla Torre del Circolo –Al momento sono impegnato con l’incantatrice Wynne, ma se si tratta di una questione urgente, dimmi pure.-
Sora era rimasto dietro l’angolo. Si guardava in giro, notando quanto quel luogo fosse freddo, piatto, cupo, inospitale, come se esso stesso stesse esprimendo ai maghi quanto fossero indesiderati dal mondo. I maghi vivevano davvero in una prigione. “Ma perché?” pensava, con amarezza “Che sia solo per il loro contatto con i demoni…?”
Si erano accordati sul lasciare a Niall il compito di liberare Wynne: era più familiare con l’ambiente e con le persone circostanti. E conosceva Wynne da più tempo rispetto al ragazzo.
Fece un lieve inchino ai presenti.
-Perdonate se vi interrompo, ma, a dire la verità, avrei solo bisogno dell’incantatrice. Sembra che alcuni dei nuovi arrivati abbiano difficoltà con alcuni incantesimi, quindi avevo pensato che magari un mago più esperto di me potesse aiutarli.-
I due incantatori si osservarono. Ma c’era qualcosa di strano nello sguardo di Irving, un lieve segno di turbamento. Forse Niall aveva trovato il demone guardiano del sogno.
-Beh, con il vostro permesso, Irving…- disse la donna, serena –Insegnare ai nostri neofiti ha la priorità. Spero non vi dispiaccia rimandare la nostra discussione a un secondo momento.-
-No, figuratevi. Non voglio certo vedere il Circolo distrutto per colpa di un incantesimo male pronunciato…- approvò Irving, con ironia.
Il mago e l’incantatrice uscirono dall’ufficio: fu lì che la donna notò l’estraneo.
-E voi chi siete?- domandò, sospettosa.
-Tranquilla, Wynne…- rassicurò Niall –E’ un amico. E… beh, da quanto mi ha riferito, vi conosce.-
Ma Wynne dava l’impressione che quella fosse la prima volta in cui vedeva Sora. Non era da molto che si conoscevano, ma almeno avevano avuto modo di parlarsi e confrontarsi in battaglia. Ma era esattamente come era successo con Leliana.
-Non so cosa tu intenda, Niall…- ribatté lei, secca -Ma ti assicuro che questa è la prima volta che vedo questo ragazzo. Ora portami dai neofiti.-
-In realtà… vi ho detto una bugia.- ammise Niall –Non c’è nessun neofita che ha bisogno di aiuto. Dovevo portarvi da lui.- indicò Sora con un cenno della testa.
Wynne osservò entrambi i giovani.
-Inaudito! Perché mi avresti portato da questo sconosciuto?!-
-Perché questo luogo non è reale, Wynne!- rispose Sora, interrompendo quello che stava per dire Niall.
Wynne gli rivolse un’occhiata severa.
-Non è reale? Cosa state dicendo, ragazzo?-
-Ti prego, Wynne, ricorda! Ci siamo conosciuti proprio qui, nella Torre del Circolo! E’ in pericolo a causa di Uldred!-
-Uldred? Ma è un uomo buono e un mago fidato. Cosa ha fatto di male?-
-Ha spinto i maghi del Circolo a ribellarsi ai templari, diventare maghi del sangue e ha permesso ai demoni di invadere la Torre e uccidere i templari.- spiegò Niall –Fidatevi di questo ragazzo, Wynne, sta dicendo la verità.-
La donna accennò una risata.
-Via, non siate ridicoli! Abbiamo leggi molto restrittive e i templari ci tengono sotto controllo. Nessuno si spingerà a tanto.-
-No, devi credermi!- insistette Sora, con aria supplichevole –Tu stessa lo hai rivelato, quello che è successo nel Concilio dei Maghi e cosa è successo dopo! Ti ho vista affrontare un demone infuocato, quando ci siamo incontrati la prima volta! E poi ti sei unita a me e ai miei amici per liberare la Torre dai demone e dagli abomini.-
Wynne era sempre più allibita e confusa. E altrettanto seccata.
-Non starò un minuto di più ad ascoltare queste sciocchezze! Dovrei denunciarvi entrambi ad Irving e al comandandante Greagoir!-
Stava tornando dal Primo Incantatore Irving: Niall cercò di fermarla.
-No, Wynne! Dovete credergli!-
Ma lei già batteva i pugni contro il portone della stanza di Irving.
-Irving! Irving! Aiutatemi!- esclamò -Ci sono due impostori, qui!-
Il portone si aprì.
-Irving, grazie al Creatore! Niall sia impazzito. Vaneggia su strane illusioni, per non parlare dell’altro ragazzo. Credo che siano divenuti Maleficarum e vogliano manipolarci per ribellarci ai templari e alla Chiesa.-
 Irving appariva furioso, contro i due “ospiti”. Una strana aura lo aveva circondato.
Ciò aveva insospettito entrambi.
-Non è il vero Irving…- mormorò Niall a Sora.
-Non conosco quello vero, ma credo di averlo intuito.-
-Comandante Greagoir!- esclamò Irving -Qui ci sono altri due maghi da sottoporre alla Calma!-
Era un’illusione: non sarebbe accaduto realmente. Ma tutto dipendeva da Wynne. Oblio o no, Sora non voleva diventare come Owain. Un essere senza sentimenti o sogni. Un destino peggiore della morte.
Ma alle spalle dei due giovani erano comparsi due templari, che li bloccarono per le braccia.
-Il vero Irving è severo, a volte, ma non perde mai il controllo!- fece notare Niall; Sora, nel frattempo, si dimenava per salvarsi –Lui tende sempre alla diplomazia e alla calma, anche contro quel cocciuto di Greagoir! Wynne, lo avete notato anche voi?!-
Ma la donna non si scompose.
-Visto? Lo avete sentito anche voi?- non si era ancora svegliata dall’illusione –E’ impazzito. Vuole metterci gli uni contro gli altri, facendoci dubitare di voi e di noi stessi.-
Irving osservò Niall e Sora con aria severa. No, non era una semplice occhiata severa. Era qualcosa di ben peggiore.
Un’occhiata minatoria.
-Portateli via.- ordinò ai templari.
Sora e Niall vennero trascinati per il corridoio: Wynne era rimasta con Irving, che sorrideva quasi malignamente.
Sora non smetteva di dimenarsi.
-No! Lasciatemi! Non voglio!- esclamava.
Anche Niall cercava di liberarsi.
-Wynne, avete sempre detto di avere affinità con gli spiriti dell’Oblio, che vi hanno sempre protetta dai demoni!- esclamò -Appellatevi a loro, vi diranno che quello che state vivendo non è reale! E’ un’illusione del demone della pigrizia! Vi prego, svegliatevi, finché siete in tempo!-
Sora ne fu stranito. Cosa intendeva con “affinità con gli spiriti dell’Oblio”?
Tuttavia, quelle parole fecero quasi reagire la donna: involontariamente, chiuse gli occhi, come per concentrarsi.
Inizialmente, il vuoto, il buio. Poi, una luce improvvisa, come un lampo. E un battito di cuore fortissimo.
-E vi diranno sicuramente che questo non è il vero Primo Incantatore, ma che è lui il vero impostore, qui! Un servitore del demone della pigrizia, incaricato di tenervi imprigionata qui!-
La luce dentro gli occhi di Irving si fece sempre più oscura.
-Fermi!- ordinò ai templari. Questi obbedirono agli ordini. Ma non lasciarono i due prigionieri.
-Forse la Calma è troppo clemente come punizione…- sibilò; la voce demoniaca stava quasi emergendo; infatti, alzò il suo bastone, puntandolo contro di loro –Vorrà dire che morirete per mano mia!-
Ma un incantesimo di ghiaccio fece tramutare Irving in una statua di ghiaccio: proveniva dal bastone di Wynne.
-Il vero Irving, sì, sa essere autoritario, ma non cede così facilmente all’ira…- mormorò, seria in volto –Ed evita il più delle volte usare la magia, specialmente in questi casi.-
L’incantesimo fece cogliere di sorpresa i due templari, che si fermarono, allentando la presa sui prigionieri. Sora e Niall colsero al volo tale occasione per liberarsi: Sora diede un calcio al cavallo del templare, poi evocò il Keyblade e colpì l’elmo con l’elsa, mentre Niall scattò in avanti, liberandosi, poi si voltò e mise le mani sull’elmo del templare, sui lati che corrispondevano alle tempie, stordendolo con una scarica elettrica.
Entrambi i templari svennero.
-Wynne! Grazie al cielo sei diventata cosciente!- esclamò Sora, correndo dalla maga, sorridendo.
Anche lei ricambiò.
-Beh, forse dentro di me intuivo che qualcosa non andava qui. Per fortuna, mi avete suggerito di consultarmi con gli spiriti.-
-Allora devi ringraziare lui.-
Sora indicò il mago: lei assunse un’aria sorpresa.
-Niall! Anche tu qui? Ma… abbiamo visto il tuo cadavere!-
-Il demone della pigrizia ha lanciato un incantesimo anche su di me, prima che arrivaste voi.- spiegò lui -Sono qui da troppo tempo, ho vagato nelle isole senza sosta, e lui, nel frattempo, mi ha prosciugato della mia energia vitale. Non avevo più alcuna speranza, né per me né per il Circolo, ma poi è arrivato lui e… beh, sto cercando di aiutarlo a ritrovare il vostro gruppo.-
-Giusto, gli altri!- ricordò Wynne, preoccupata -Come stanno? Li avete trovati?-
-Sono quasi tutti salvi.- rivelò Sora, orgoglioso –Manchi solo tu e Morrigan.-
-Ora dobbiamo trovare un modo per portarvi in salvo.-
Udirono tutti e tre un crepitio: proveniva dalla statua di ghiaccio. “Irving” si liberò, con un gest rabbioso e un grugnito di rabbia. L’aura oscura intorno a lui era più grande; e gli occhi erano persino diventati rossi.
Lanciò un fulmine contro Wynne, che cadde.
-Sciocca ingrata!- esclamò, con voce demoniaca –Ti ho donato la vita che volevi, la vita nel Circolo prima dell’invasione dei demoni e abomini! E tu osi attaccarmi così, alle spalle?!-
-Wynne!-
Niall era subito corso a soccorrere la donna, la quale, nel frattempo, cercava di rialzarsi. Il colpo era reale, non era un’illusione, come il dolore che stava provando.
-La vita che volevo…?- disse lei, premendo sul punto dove era stata colpita; ancora non si alzava –Non hai alcuna idea di cosa voglio veramente! E non così! Salvare il Circolo, salvare la mia casa e coloro a cui tengo, ecco cosa voglio!-
Sora si mise di fronte a lei, con il Keyblade sguainato ed in posizione di combattimento.
-Tu l’hai ingannata!- esclamò, furioso –E pretendi che mostri gratitudine?-
Lo sguardo di “Irving” si faceva sempre più furioso.
Wynne, intanto, si era quasi ripresa dal colpo, ma notò che la sua mano stava brillando.
-Che… che mi sta succedendo?-
-Sarete libera da questo incubo, Wynne.- spiegò Niall, sereno, toccandole premurosamente una spalla –Ci occuperemo noi di questo demone.-
-State attenti. E grazie, Sora, Niall.-
Wynne svanì.
Sora e Niall si tennero pronti per affrontare “Irving”. I due templari, circondati da una nube nera, divennero due Dream Eaters. Ne apparsero altri, forse i maghi che avevano incrociato poco prima.
“Irving” agitò le braccia. Sopra i due giovani era apparsa una nuvola: aveva evocato una tempesta. Sora e Niall dovettero spostarsi, per evitare di essere colpiti dai fulmini.
I Dream Eaters stavano cercando di attaccarli ed ostacolarli, ma il loro obiettivo era “Irving”: schivavano i suoi incantesimi, avvicinandosi sempre di più a lui. Niall ripeté l’incantesimo di Wynne, congelandolo di nuovo, e Sora eseguì una mossa di taglio. La statua di ghiaccio si disintegrò.
Il demone era distrutto.
Ora toccava ai Dream Eaters: Niall lanciò una palla di fuoco contro di essi, distruggendone una buona parte, mentre Sora li eliminò uno ad uno, senza problemi, colpendoli con il Keyblade.
Il “sogno” di Wynne svanì.
Mancava solo Morrigan. E poi, finalmente faccia a faccia con il demone della pigrizia, la sola via per tornare nella Torre del Circolo e salvarla.
Di nuovo in un luogo aperto.
Un paesaggio innevato. Forse erano in montagna, a giudicare dai tipi di vegetazione.
Sora si era di nuovo messo la camicia. Faceva molto freddo e aveva lasciato il mantello nella hall della Torre.
-Wow! Si gela, qui!- esclamò, strofinandosi le braccia.
Niall si guardò intorno.
-Credo siamo nelle Montagne Gelide.- notò –Il confine tra il Ferelden e Orlais.-
-Sì? Perché Morrigan starebbe in un posto simile…?-
Mancava solo lei. Era lei la sognatrice.
-Beh, non lo scopriremo mai se non la cerchiamo. Guarda, qui ci sono delle impronte.-
Potevano essere di Morrigan, quanto quelle di altre persone: tuttavia, era meglio che cercare alla cieca.
Notarono persino del fumo, a qualche passo da loro.
Infatti, si imbatterono in un bivacco: avvolta in un mantello di lana, trovarono lei, Morrigan, intenta a scaldarsi al fuoco.
-Chi c’è?- domandò, voltandosi; poi si illuminò –Sora! Finalmente sei arrivato! Non ne potevo più di stare qui!-
Sora era pronto al discorso sulla non realtà cui era circondata, ma la sua frase lo fece insospettire.
-Aspetta, cosa? Mi stavi aspettando?- domandò, incredulo –E sai che questo non è il mondo reale?-
-Certo che lo so! Come so che in realtà, adesso, siamo tutti svenuti in una stanza della Torre del Circolo, di fronte al demone della pigrizia! Per chi mi hai presa? Per una principiante? Per una volta, gli insegnamenti di mia madre sono serviti a qualcosa…-
Niall assunse un’espressione sorpresa.
-Un’eretica?- mormorò a Sora –Un Custode Grigio, un cane, un mabari, un papero, un qunari, una sorella della Chiesa, l’incantatrice Wynne e un’eretica?-
-Sì, siamo un bel miscuglio, lo ammetto.- commentò ironico Sora, riflettendo anche lui sulla natura del gruppo; sì, erano diversi gli uni dagli altri, ma erano uniti da un unico fine.
-E anche sua madre è una maga?-
-Beh… per dire la verità… credo che sua madre sia una specie di strega, da come mi ha detto Alistair.-
-Non mi dirai che viene dalle Selve Korkari?-
-Sì.-
-Non mi dirai che sua madre è la Strega delle Selve?!-
-A quanto pare sì.-
Niall era quasi scioccato.
-Di cosa state parlando, voi due?- domandò Morrigan, sospettosa; si alzò, brandendo il suo bastone –Piuttosto, visto che sei qui, Sora, sai come uscire da questo sogno?-
-Beh… in genere ci dovrebbe essere un servitore del demone della pigrizia a guardia del tuo sogno, per evitare che tu scappi. E il servitore, a giudicare dai sogni degli altri, assume sempre le fattezze di persone a cui teniamo e di cui ci fidiamo ciecamente.-
Morrigan accennò una risata.
-Una persona a cui teniamo? Ragazzo mio, io non ho mai tenuto a nessuno, nemmeno a mia madre. E per quanto mi riguarda, non ho visto nessuno, qui, all’infuori di me stessa.-
Sora ne fu quasi lieto: forse per una volta non avrebbe dovuto affrontare un demone o Dream Eaters.
-Beh, meglio così.- disse, sedendosi al bivacco, per scaldarsi –Userò il Keyblade per evocare un portale e portarci fuori di qui tutti e tre. Manchi solo tu per affrontare il demone della pigrizia. Solo così potrò essere sveglio anche io.-
Morrigan prese posto accanto a lui. Era molto vicina. Troppo vicina.
-E gli altri? Dove sono?-
-Liberati. Manchi solo tu e poi potrò affrontare il demone della pigrizia, così posso uscire anche io dall’Oblio.-
La mano della donna toccò la sua.
-Oh? Sora, stai congelando. Vieni, scaldati pure con me.-
Lo avvolse nel suo mantello. Stavano insieme nello stesso mantello.
Un comportamento molto strano dalla solitaria e fredda Morrigan che Sora conosceva.
-Morrigan, cosa…?-
-Beh, sai com’è…- tagliò corto lei, con il suo sguardo magnetico e la sua voce seducente –Sono stata molto sola in questi ultimi tempi. Stare da sola ha i suoi vantaggi, nessun rompiscatole, nessun grattacapo, ma poi ti manca avere… certa compagnia, non so se mi spiego… e ora siete persino in due. E sono lieta che il secondo non sia Alistair.-
Sora divenne tutto rosso.
-Ascolta, non è il momento di fermarsi.- disse, levandosi il mantello dalle spalle, con un gesto scattoso e provando imbarazzo –Devo trovare un modo per uscire da qui, prima che sia troppo tardi.-
-Andarcene? Ma come? Siete appena arrivati.- si scoprì il mantello, mostrando le vesti succinte –E qui c’è un bel calduccio.-
Nemmeno Niall era rimasto impassibile dall’aspetto di Morrigan, ma non era il momento adatto per distrarsi.
Rifletté, serio.
Una solitaria a cui piaceva viaggiare da sola… che ritiene di non tenere a nessuno… inoltre cosciente di star vivendo un’illusione e di essere dentro l’Oblio. Gli altri, appena svegli dalla loro illusione, desideravano con tutta l’anima uscire dall’Oblio. Ma non Morrigan…
Sembrava voler trattenere Sora.
-Ok, l’Oblio ti ha giocato un brutto scherzo, Morrigan…- Sora era sempre più imbarazzato: puntò il Keyblade da una parte –Ora fate attenzione, aprirò un portale per portarci fuori di qui.-
Ma Niall gli prese una mano.
-No, Sora- mormorò; sembrava serio; molto serio -Prima devo chiarire diversi punti con la tua amica…-
Morrigan lo osservò con il suo solito sguardo impassibile.
-In tutti i sogni che abbiamo visitato, abbiamo avuto modo di notare un particolare interessante: che solo due cose erano reali, ossia il sognatore e il servitore del demone.- spiegò, rivolto alla strega –Ogni prigioniero ha un carceriere, e in questo caso il sognatore è il prigioniero, mentre il servitore è il carceriere. Ogni sogno che abbiamo visitato, aveva un servitore che teneva prigioniero il sognatore, con le fattezze di una persona a cui teniamo, come ti abbiamo spiegato, e all’interno o esterno di un luogo per lui o lei simbolo di conforto, dal quale era impossibile portarlo via. Tuttavia, sono bastate poche parole, per far convincere i sognatori che quello che stavano vivendo non era il mondo reale. Non so come sia successo, ma sono lieto che le cose per loro siano andate meglio. Ora, qui abbiamo una sognatrice. Una sognatrice che ha rivelato di non avere persone che ama, ripudiando persino la propria madre. Ma considerando che questa sognatrice è la figlia della Strega delle Selve, chi dice che non sia essa stessa sognatrice e servitrice del demone della pigrizia?-
Sora era confuso. Non aveva visto Niall in quel modo. Così serio. Sospettoso.
Morrigan lo osservava sempre con aria indifferente.
-Tu chi sei, scusa?- domandò.
-Niall. E sono un mago della Torre del Circolo.-
-Ah, un provinciale che non ha mai visto il mondo esterno. Le mura ti hanno annebbiato il cervello, altrimenti non avresti mai detto una cosa simile.-
-Io non sarò mai uscito dalla Torre del Circolo, ma ho abbastanza esperienza per queste situazioni…-
Sora non capiva: osservava i due maghi, anche lui sospettoso.
-Niall, cosa intendi dire? E perché dici cose simili? Lei è mia amica.-
-Sora, dobbiamo allontanarci da lei.- lo disse mentre lo prendeva per un braccio –Potrebbe essere un abominio.-
-Un abominio? Non capisco. Ho visto gli abomini nella Torre del Circolo e lei non ha quell’aspetto.-
-Gli abomini possono anche mantenere l’aspetto del corpo che li ha ospitati. Con il solo scopo di ingannare le persone.-
Come era successo con Connor. Morrigan un abominio?
La osservò: il colore degli occhi era strano, sì, ma non faceva di lei necessariamente un abominio. O sì?
Morrigan quasi intuì il pensiero del ragazzo.
-Sora? Cosa stai…?- domandò, apparendo confusa –Aspetta… non crederai mica alle parole di questo individuo? Andiamo… ci conosciamo da tempo. Lui lo hai appena incontrato. Non puoi essere così ingenuo.-
A chi credere? Morrigan aveva ragione: conosceva lei da più tempo, rispetto a Niall. Ma Niall non gli aveva dato l’idea di una persona malvagia; forse un po’ confuso e diffidente, all’inizio, ma si era rivelato un valido aiuto all’interno dell’Oblio, per orientarlo, addirittura contro i Dream Eaters ed i servitori.
Sora cercò di togliersi ogni dubbio dalla sua mente scuotendo la testa.
-Vi state ingiustamente accusando a vicenda per qualcosa che non esiste.- fece notare –Morrigan, non hai niente da temere. Abbiamo liberato gli altri e ora ci staranno aspettando nel mondo reale. Se libererò anche te, finalmente potrò entrare nell’isola del demone, affrontarlo e finalmente essere libero dalla sua rete.-
Aveva di nuovo il Keyblade puntato in avanti.
Niall era ancora sospettoso.
Morrigan si fece seria.
-Sora, chi ti dice che sarai libero? Che tutti noi siamo liberi, non appena eliminerai il demone della pigrizia?- il suo tono si era fatto più grave; anche lei era sospettosa; gli occhi gialli osservarono Niall -Su cosa ti basi? Sulle parole di questo individuo? Lui non sa niente dell’Oblio. Si basa solo su stupidi studi e segni fatti con dell’inchiostro che imbratta le pagine di un libro. Ma non sa niente. Pensa se fossero tutti morti. O peggio… pensa se fosse lui il demone della pigrizia, con le fattezze di un uomo, per ingannarti e accedere al nostro mondo tramite te.- Sora osservò Niall con sgomento; lui, il demone della pigrizia? Niall sembrava stupito quanto lui -E’ così che agiscono: ingannano la loro preda e poi si impossessano di te. Come è successo con Connor. Così succede con i maghi che cedono alle tentazioni.-
Sora aggrottò le sopracciglia. Avrebbe dovuto capirlo: conosceva fin troppo bene l’Oblio, le sue isole, come orientarsi, i loro segreti, come il demone della pigrizia riusciva a scavare nella mente delle persone per scoprire il loro sogno, i loro desideri e renderli reali…
Sapeva anche molto. All’inizio aveva pensato fossero concetti basilari insegnati al Circolo, ma Morrigan aveva esposto una teoria convincente.
-Tu!- esclamò, furioso.
Il mago negò, sconvolto.
-NO!- ribatté.
Ma Sora aveva già sguainato il Keyblade.
Ma anche Niall si era fatto più serio. E sospettoso.
-E chi mi dice che non valga la medesima cosa per te?- notò –Un ragazzo spuntato dal nulla, nell’Oblio, che sostiene di essersi liberato dal suo sogno, inoltre in grado di viaggiare per le isole e “liberare” le vittime del demone della pigrizia, dopo aver, chissà, simulato di aver eliminato i suoi servitori, quando, invece, porta le vittime in una nuova prigione da cui non usciranno più, un labirinto senza fine, nel quale ero io.-
Sora sapeva che non era così, ma Morrigan si avvicinò ugualmente a lui, sussurrandogli: -Ecco, la prova che è lui il demone della pigrizia. Ti sta ingannando e sta cercando di fuorviarti. E’ così che agiscono. Ti fanno persino dubitare di se stesso.-
Sora era sempre più furioso. Nessuno gli aveva chiesto di fidarsi di Niall, ma era costretto, o non sarebbe nemmeno stato in grado di viaggiare nell’Oblio. Ma la sua ingenuità e il suo bisogno di compagnia lo avevano di nuovo accecato. Di nuovo aveva realizzato di essere stato ingannato.
-Incredibile… ogni viaggio la stessa cosa… mi fido di una persona, poi vengo ingannato…- mormorò, tra i denti; poi si mise di nuovo in posizione di combattimento –Libererò i miei amici, demone della pigrizia! Costi quel che costi!-
Niall non ebbe altra scelta: le sue mani si illuminarono di scariche elettriche. Ne lanciò una contro Sora, che stava correndo verso di lui, con il Keyblade puntato in avanti. Lo schivò, rapido, poi saltò, cercando di colpire Niall. Anche lui scattò all’indietro.
Morrigan restò in disparte, osservando lo scontro con aria soddisfatta.
Niall alternava incantesimi di fuoco con quelli di fulmine; Sora li parava o schivava.
Non riusciva ad avvicinarsi al mago: più attaccava, più si allontanava.
Doveva tentare una magia anche lui.
Cercò di evocare una lieve tempesta di neve: non lo colpì, ma lo distrasse. Aveva chiuso gli occhi e stava osservando da un’altra parte.
Doveva tentare un altro attacco: con tutta la forza che aveva nel braccio destro, lanciò il Keyblade.
Niall, in quel momento, riaprì gli occhi e osservò in avanti: il Keyblade lo centrò sulla testa, facendolo cadere.
Sora recuperò il Keyblade e si avvicinò a Niall. Gli puntò il Keyblade alla gola, con aria furiosa e delusa. La stessa espressione di chi aveva di fronte.
-Mi hai ingannato…- sibilò il ragazzo.
Il mago gli rivolse un’espressione di sfida. La fronte non aveva subito danni: nell’Oblio le ferite non erano come nella vita reale.
-Sì, continua così…- controbatté –Continua a mantenere le tue menzogne ed illusioni pure quando hai sconfitto uno che si è ribellato a te. Forza, eliminami per sempre. Tanto cosa ho da perdere? Mi hai già privato della mia energia vitale e nella vita reale sono morto. Cosa altro vuoi da me?-
Morrigan aveva uno strano sorriso sul volto.
-Sì, Sora, uccidilo.- gli disse, quasi sibilando -Liberami e potrai tornare alla tua missione.-
Sora fu stranito: la sua missione? Morrigan si era sempre mostrata indifferente, anzi, proprio disinteressata alla missione del ragazzo, tanto quanto quella di Alistair. E anche su ogni altra cosa esposta dai compagni di gruppo. Perché questa premura? Perché questo improvviso interesse?
-La mia missione?- domandò, confuso. Si era voltato verso di lei.
-Certo, quella per cui sei venuto qui. Quella per cui stai viaggiando di mondo in mondo. Non vuoi tornare in pace, Sora, la pace in cui vivevi prima che gli Heartless distruggessero la tua isola?- indicò Niall -Lui te lo vuole impedire. Ti ha pronunciato parole fasulle, dicendoti di raggiungere il prima possibile il demone della pigrizia, quando, invece, è LUI il demone della pigrizia. Ti sta usando per accedere nel mondo reale e farci cadere tutti in un sonno eterno, dove lui continuerà a vivere, in eterno, prosciugandoci della nostra energia. Non vuoi salvare i mondi dall’Organizzazione XIII e dal Maestro Xehanort? Allora uccidilo.-
-Io non te l’ho mai detto.-
Anche Morrigan fu confusa da tale rivelazione.
-Cosa?-
Sora liberò Niall dal Keyblade. Aveva commesso uno sbaglio. Aveva attaccato la persona sbagliata. Era stato fuorviato, stavolta per davvero.
Anche Niall era confuso. Su Sora, su Morrigan, sulla loro conversazione.
-La mia missione.- continuò Sora, facendosi vicino a lei -Non ti ho mai detto in cosa consisteva. Ti ho parlato solo di Xigbar, e di tizi con il cappotto nero, ma non ho mai citato l’OrganizzazioneXIII, tantomeno Maestro Xehanort. Non ti ho mai detto che viaggiavo di mondo in mondo, ma di terra in terra.- fece una pausa, osservando negli occhi colei che credeva essere Morrigan; lei non si scompose o batté ciglio –Tu non sei la vera Morrigan.-
Morrigan aprì la bocca, come se stesse per dire qualcosa. Poi la chiuse più volte, facendo strani versi; guardava in tutte le direzioni. Si sentiva in difficoltà.
-Beh, non metterla così…- cercò di dire -Magari ti avrò sentito mentre parlavi con i tuoi due amici e…- nessuna menzogna, ormai, avrebbe più ingannato il ragazzo ed il mago; Sora aveva scoperto l’inganno; “Morrigan” sospirò -Accidenti, ragazzino… e dire che ho cercato di essere convincente…-
Il ragazzo si mise di nuovo in posizione di combattimento.
-La pagherai per questo… DEMONE!- esclamò, più furioso di prima.
Poi, una voce femminile lo fece sobbalzare.
-SORA!-
Alle spalle del servitore del demone della pigrizia, apparve la vera Morrigan. Stava correndo.
-E’ un demone!- esclamò –Non fidarti di quello che dice!-
C’erano due Morrigan. Vestite nello stesso modo, con la stessa voce ed espressione.
Sora si sentì a disagio in quella situazione, vedere due persone l’una uguale all’altra.
Alternava gli sguardi tra le due Morrigan.
Niall realizzò un particolare; infatti ridacchiò.
-Giusto…- commentò, rialzandosi -Quando non hai nessuno a cui tieni, l’unica persona a cui tieni… è te stesso.-
La vera Morrigan aveva già impugnato il suo bastone. Ed era molto arrabbiata.
-Ti pentirai di aver preso il mio aspetto per ingannare il mio amico!- minacciò.
“Morrigan” ridacchiò.
-Ti pentirai TU di non aver apprezzato il dono del demone della pigrizia!- i suoi occhi si erano fatti luminosi e la voce quella di un demone.
Si affrontarono, con gli incantesimi, a volte con scontri corpo a corpo.
-Niall! Dobbiamo aiutarla!- esclamò Sora.
Ma delle nubi apparvero intorno ai due giovani. Ombre che presero forma.
-DREAM EATERS!- esclamò il mago, pronto per la battaglia.
-Sarà l’ultima ondata! Resisti, Niall!-
Sperarono entrambi che sarebbe andata in quel modo: Morrigan era l’ultima sognatrice. Dopo di lei, ci sarebbe stato solo il demone della pigrizia. Niente più Dream Eaters.
Sora concentrò tutte le sue forze per l’ultima battaglia contro i Dream Eaters: si avventò contro di essi con ferocia, sebbene non fossero molti. Forse per sfogare l’umiliazione che aveva provato per essere stato nuovamente ingannato. La stessa umiliazione che lo aveva portato ad affrontare la persona che lo aveva aiutato a ritrovare i suoi amici. Non riuscì a credere di aver pensato che fosse il demone della pigrizia.
Se fosse stato così, a che scopo “Morrigan” lo avrebbe messo contro di lui? Anche il resto dei servitori contro cui avevano combattuto. Non avevano motivo di combattere contro il loro padrone.
Niall distrusse l’ultimo Dream Eater con un incantesimo di ghiaccio.
Mancava un’ultima questione: Morrigan.
Stavano ancora entrambe combattendo l’una contro l’altra.
Erano vestite uguali. Persino la falsa Morrigan aveva ripreso l’aspetto normale. Era impossibile sapere quale fosse quella vera.
Sora urlò.
-FERME!-
Entrambe si fermarono, sorprese: il Keyblade era puntato ad entrambe.
-Servitore del demone della pigrizia…- disse, serio –Ormai abbiamo scoperto il tuo inganno. Non mi resta altro che eliminarti per liberare la mia amica da questa illusione…-
Entrambe apparvero preoccupate. Nessuna delle due voleva essere eliminata.
Ma dovevano provare di essere la vera Morrigan.
-Non fare l’idiota, Sora! Lo sai che sono io la vera Morrigan!- disse una, preoccupata.
-Mente! Sono io quella vera!- ribadì l’altra, nello stesso modo.
-Silenzio!- esclamò il ragazzo –“Possa il tuo cuore essere la tua chiave guida”. Allora che mi indichi la vera Morrigan e mi faccia eliminare la fasulla.-
Chiuse gli occhi: lasciò che fosse il Keyblade il suo unico occhio. L’occhio che scrutava nelle anime delle persone, rilevare i loro cuori.
Aveva due persone di fronte: ma solo una di esse era reale, quindi con un cuore. L’altra era solo un’illusione.
Il Keyblade aveva preso la sua direzione. Una Morrigan si allarmò, l’altra sorrise.
Sora riaprì gli occhi.
-Infatti mi ha indicato la realtà.-
Spostò il Keyblade verso la Morrigan poco prima sorridente; vedere la spada contro di lei la allarmò.
Da essa uscì di nuovo il raggio di luce: centrò Morrigan in pieno petto, facendola volare per un paio di metri. Non toccò il suolo: oltre a lei c’era solo un precipizio.
Inutili i tentativi di aggrapparsi ad un appiglio: cadde nel vuoto, urlando.
Sora, Niall e la seconda Morrigan osservarono il precipizio, vedendo la prima Morrigan farsi sempre più piccola, sparendo nell’oscurità.
-Davvero incredibile…- commentò lei, sorridendo –Come facevi a sapere che ero io quella vera?-
Anche Sora sorrise. Mostrò il Keyblade.
-Merito del Keyblade. Emette una lieve vibrazione, quando punto verso un cuore. E le illusioni non hanno un cuore.-
Lei sorrise: non l’aveva mai vista sorridere. Abbracciò il suo salvatore. Un altro gesto di cui lui si stupì. Lei evitava ogni forma di contatto. Forse c’era altro dietro, che semplice riconoscenza.
-Grazie, per avermi salvata.- disse, staccandosi da lui –Ti ho sottovalutato, ragazzino.-
Come gli altri, anche lei fu portata via dalla luce. Nessun addio, solo una promessa di rincontro nella vita reale.
Sora e Niall rimasero da soli, in mezzo alle Montagne Gelide, seppur illusorie.
Ma l’imbarazzo che stavano provando, per quanto avvenuto poco prima, non era paragonabile al gelo.
Rimasero in silenzio, guardando per terra.
-Niall, ascolta… ehm…- iniziò il ragazzo, mordendosi il labbro inferiore e grattandosi la nuca –Ecco… mi dispiace aver dubitato di te. Di aver pensato che fossi il demone della pigrizia. E di averti attaccato. Ti ho fatto male?-
-No. Sto bene.- rispose Niall, scuotendo la testa –Dispiace anche a me per la stessa cosa. Da un certo punto di vista avevi ragione a fidarti più della tua amica che di me, non posso biasimarti. Avrei fatto anche io la stessa cosa, se avessi ritrovato uno dei miei amici e mi avesse aizzato contro di te. Dopotutto, siamo estranei.-
Sora si stupì.
-Cosa? Noi estranei? Dopo l’esperienza passata insieme dici che siamo estranei?- gli prese una spalla –Niall, tu mi hai aiutato a viaggiare nell’Oblio, a ritrovare i miei amici, combattere i nostri nemici al mio fianco. Siamo amici, non estranei.- “Amico”… la lunga permanenza nell’Oblio gli aveva fatto quasi dimenticare quella parola e anche la sensazione di avere amici; si dispiacque vedere Sora triste, mentre diceva: -Vorrei tanto fare qualcosa per ricambiare il tuo favore.-
Niall sorrise e prese la mano sulla sua spalla, stringendola. Di nuovo, il potere speciale di Sora, stringere facilmente amicizia, era stato efficace.
-Eliminare il demone della pigrizia. Questo basta.-
Il ragazzo osservò il mago negli occhi, sorridendo.
-Allora cosa facciamo ancora qui?! Andiamo!- esclamò, puntando il Keyblade in alto; si fece serio –Demone della pigrizia, tu sarai il prossimo! Preparati!-
 
   
 
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