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Autore: AThousandSuns    06/10/2019    1 recensioni
[I Guardiani della Galassia]
[Questa storia partecipa al Writober organizzato da fanwriter.it. Giorno 6. Prompt: crime!AU.]
Questa storia è un prequel di "Quella volta che Starlord ha rubato un bacio" ma può essere letta separatamente.
"L'ometto si aggira attorno all'auto di Gamora. Gratta la carrozzeria scrostata con dita tozze, si china con la faccia schiacciata sull'asfalto, si alza di scatto e infila la testa nel finestrino alla ricerca di qualcosa. Il cofano si apre e rivela il motore, che viene ispezionato con calma.
«Cosa vuoi che ci faccia con questo pezzo di ferraglia?»
«Vorrei che lei la riparasse.»
Il meccanico strizza gli occhi e poi di lancia in una fragorosa risata, chino e con una mano sulla pancia. Per un istante, Peter teme che Gamora lo accoltelli."
Genere: Comico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Quella volta che una banda di idioti si sono trovati'
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«Allora, qual è il piano?»

Gamora sta contando - di nuovo - i suoi coltelli, come se potessero moltiplicarsi. L'assalto degli scagnozzi di suo padre non pare averla scalfita, ma con una come lei, è difficile dire quale sia la verità.

«Non posso rimanere qui.» 

«Questo non risponde alla domanda.»

Gamora non alza lo sguardo. «Devo tornare a Chicago.»

«Credevo che l'obiettivo fosse stare lontana da tuo padre, non andargli incontro.»

«Mia sorella sta andando lì. A ucciderlo» aggiunge di fronte all'espressione spaesata di Peter. «Se non posso fermarla, devo aiutarla.»

«D'accordo, ma concordi con me che questo è un piano stupido? E se lo dico io...» 

«Non ho scelta, l'agguato dell'altro giorno è solo l'inizio. Se mio padre mi rivuole con sé farà di tutto per riavermi, tu non lo conosci.» 

«Non sei l'unica ad avere un padre stronzo.»  

Gamora si morde il labbro ma si rifiuta di abbassare lo sguardo. «Sono stufa di scappare, Peter, stufa di guardarmi le spalle, sempre. Dovresti sapere cosa si prova.»

Peter alza le mani, muove qualche passo verso di lei. «Lo so eccome, ma-»

«Mi sono illusa di poter cancellare il passato, dimenticare tutto il male che ho fatto, ma non si può tornare indietro.» Gamora lo raggiunge, gli sfiora una mano. «Però posso fermare mio padre, devo almeno provarci, o non sarò mai davvero libera.»    

Peter le prende una mano. L'ultima volta che sono stati così vicini, Gamora gli ha posato un bacio leggero sulla guancia, l'ha ringraziato d'averla salvata. Ma chi ha salvato chi?

«Non sto dicendo che è sbagliato, ma se davvero vuoi puntare a uno dei più grandi signori del crimine in circolazione, ti serve almeno un piano decente.»

Lo sguardo di Gamora si ammorbidisce per un secondo, ma ogni traccia di debolezza scompare mentre si carica in spalla il borsone che contiene i suoi pochi averi di valore. Lo stesso che aveva quando Peter l'ha accolta in casa sua, solo un paio di giorni prima. 

«Ci penserò sulla strada per Chicago.» Con qualche falcata decisa lo supera e raggiunge la porta, esita, le dita che sfiorano il pomello arrugginito. «Grazie dell'aiuto. Non li avrei seminati senza di te.»  

Peter vorrebbe urlarle di non andare, invece si morde la lingua e d'istinto con i polpastrelli sfiora la ferita che ha sulla fronte. È vero, conosce appena Gamora, però è stata gentile a occuparsi del taglio che si è procurato nella scazzottata. E il suo appartamento sembra un po' meno squallido da quando c'è lei. E il suo profumo è ovunque ora. Oh, merda. 

«E come hai intenzione di arrivarci, a Chicago?»

Gamora si volta, la fronte aggrottata con disappunto. «Peter-»

«Perché quel catorcio che osi chiamare auto ti ha lasciato a piedi mentre cercavi di seminare quegli idioti che lavoravano per tuo padre. Non esattamente affidabile, uh? Se non fosse stato per me-»

«Se hai un suggerimento sono tutta orecchie.»

«Prima le mie condizioni.»

«Condizioni?»  

«Beh, una in realtà. Se davvero stai andando a Chicago, voglio venire con te.»

«Non se ne parla.»

Peter ghigna. «Non vuoi che mi faccia male?»

«Non voglio che tu mi stia tra i piedi.»

«Ma se ti ho salvata nemmeno due giorni fa!»

Gamora ritorna sui suoi passi. «No, tu hai preso tempo facendo l'idiota e poi io ti ho salvato.»

«Visto? Siamo una bella coppia.»

«È troppo pericoloso, Peter.»

«Motivo in più per non andare sola.»

Gamora assottiglia lo sguardo. «Pensiamo prima all'auto» concede.                     

Peter non riesce a trattenere un sorriso. «Conosco dei tizi.»

 

L'ometto si aggira attorno all'auto di Gamora. Gratta la carrozzeria  scrostata con dita tozze, si china con la faccia schiacciata sull'asfalto, si alza di scatto e infila la testa nel finestrino alla ricerca di qualcosa. Il cofano si apre e rivela il motore, che viene ispezionato con calma. 

«Cosa vuoi che ci faccia con questo pezzo di ferraglia?»

«Vorrei che lei la riparasse.»

Il meccanico strizza gli occhi e poi di lancia in una fragorosa risata, chino e con una mano sulla pancia. Per un istante, Peter teme che Gamora lo accoltelli.

«Credevo lo conoscessi» sibila.

«Solo di nome, non rubo auto.»

«Le auto sono troppo in basso per Starlord?» lo provoca il meccanico, le mani sui fianchi.

Gamora s'intromette. «Senta, signor..?»

«Rocket.»

«Che razza di nome sarebbe?»

«Un nome d'arte, ho sentito che va di moda, Starlord» ripete. Pare non sia capace di esprimersi senza impregnare ogni parola di sarcasmo.

«Senta, Rocket, l'auto mi serve.»

«L'unico posto dove potrebbe portarti è la discarica.»

Peter incrocia le braccia sul petto. «Potresti smontarla e rivendere i pezzi. Sarà malmessa, ma resta di valore. Ci dev'essere qualcuno del suo... giro alla ricerca di pezzi simili.»

«Non hai sentito, Quill? Sono fuori dal giro.»

«Già, e io non sono un ladro.»

Rocket grugnisce. «Sei davvero l'idiota che dicono. È arrivato un tizio da Chicago, un pezzo grosso di lì.» Gamora trasalisce, ma Rocket è troppo occupato a sparlare per notarlo. «Nelle ultime due settimane si è appropriato di droga, puttane, scommesse, auto. Se vuoi vendere anche un film contraffatto in strada, devi chiedere  il suo cazzo di permesso. Come ho detto, sono fuori dal giro. Avete davanti un uomo onesto» sputa come avesse bestemmiato.

«E vi siete arresi così?»

«Qui a Tucson non ci sono grandi boss del crimine, Quill, lo sai meglio di me. Siamo solo una banda di idioti che prova a rimanere a galla, ognuno a modo suo. E questo tizio è organizzato, forse ci pensava da mesi. Sì, qualcuno si è ribellato: stanno cercando i pezzi rimasti in discarica.» Rocket sposta i suoi occhietti, troppo vicini al naso. «Ehi Quill, la tua ragazza sta bene?» Gamora si siede a terra, contro la carrozzeria, lo sguardo vuoto. «Merda. Groot, porta un po' d'acqua» starnazza Rocket.

Peter le prende la mano, la scrolla dolce, ma è inutile, Gamora non è lì con lui.

«È un attacco di panico, le serve solo qualche minuto.»

«Non può averlo fuori di qui?»

Peter si volta di scatto ma l'insulto che vorrebbe rivolgergli muore nella sua gola. Il ragazzone più alto che ha mai visto si china accanto a lui, un bicchiere che pare minuscolo e fragile nelle sue mani. È come se l'avessero preso e stirato, ogni singolo osso in proporzione con la stazza. E Rocket deve farlo lavorare come un mulo perché la tuta dell'officina nasconde poco tutti quei muscoli.

Peter scocca un'occhiata stupita a Rocket che ghigna sotto i baffi. Beh, sotto il pizzetto.

«Il mio aiutante» dice, come se bastasse a spiegare tutto.

Gamora sposta gli occhi su Groot, accetta il bicchiere senza una parola. Si rimette in piedi, ha smesso di tremare anche se è ancora un po' pallida.

«E questo pezzo grosso è in città, ora?»

Rocket strizza gli occhietti, non capisce cosa stia succedendo. «No, ha mandato qualcuno dei suoi tirapiedi a fare il lavoro sporco. Però nessuno capisce perché si sia scomodato tanto per arrivare fino a Tucson.» 

«Già.» Gamora restituisce il bicchiere a Groot, che se lo riprende senza una parola. Si piazza dietro Rocket, come a guardargli le spalle. Rocket pare ancora più basso e tozzo accanto a Groot - chi diavolo gli ha dato quel nome, poi?

Peter non ha mai visto un duo più strambo, e di roba stramba ne ha vista parecchia.

Dopo un'ultima occhiata al suo catorcio, Gamora tende una mano a Rocket. «Grazie lo stesso, Rocket.»

Apre la portiera, ma l'ometto la blocca, si gratta il naso lungo. «Sei la cacciatrice di taglie.»

Rocket non s'accorge del movimento, nascosto dalla portiera, ma Peter vede la mano di Gamora sfiorare l'impugnatura di un coltello allacciato in vita.

«Sì.»

«Che ne dici di uno scambio? Mi lasci il catorcio, in più ti procuro un'auto decente.»

Gamora rimane tesa. «Cosa ti serve?»

«C'è un tizio che mi deve dei soldi-»

«Non faccio più certe cose» ringhia.

Rocket alza le mani. «Dovresti rintracciarlo, non gambizzarlo.»

Gamora sospira. «Certo.»

«Trova il tizio e avrai un'auto nuova. Beh, nuova per modo di dire» ridacchia Rocket mentre le tende la mano.

Groot se ne sta lì immobile, ascolta ma tace.

Gamora stringe la mano tozza di Rocket sigillando il patto.

Peter spera che la nuova auto sia abbastanza in forma da portarli fino a Chicago.                        

 
   
 
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