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Autore: milla4    08/10/2019    2 recensioni
Stagione I, il signor Hickie è uno degli ultimi, l'uomo che ripara ai gabinetti dei grandi ma ha un segreto, un segreto che lo fa stare bene, forse lo capisce anche. Ma quando questo segreto lo farà cadere, la sua vera anima verrà fuori.
Personaggi: Cornelius Hickie, William Gibson, altri.
N.B: tematiche delicate che possono urtare la sensibilità di chi legge
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti
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Non si può costringere a giocare
 



Il signor Hickie era sempre stato uno scarto della società, nessuno conosceva il suo passato perché a nessuno importa mai di un piccolo uomo in una grande nave.
A lui competevano i compiti più umili e non si era mai lamentato, avrebbe raggiunto l’America e avrebbe passato il resto della propria vita a spassarsela sotto il sole.
Aveva messo in conto di doversi sottomettere, di essere ultimo tra gli ultimi e se soltanto avesse potuto godersi un po’ del piacere che gli veniva offerto con facilità, quegli anni in mezzo al freddo avrebbero potuto essere meno pesanti.
Cornelius Hickie aveva sempre saputo cosa gli piacesse nella vita e non si era mai posto il problema degli altri, certo doveva nascondersi ma sapeva di essere un mostro e nessuno vuole sapere cosa fa una creatura del genere nel suo nascondiglio. Aveva conosciuto altri mostri come lui e in una nave era possibile scovarne molto facilmente.
Aveva notato in  William “Billly” Gibson una fiamma che conosceva bene; Gibson era un uomo che difficilmente si sarebbe integrato con il resto della ciurma, troppo drammatico e silenzioso per quel luogo, una nave seppur grande impediva qualsiasi individualità e richiedeva una viva partecipazione alla vita quotidiana che si svolgeva all’interno di essa.
Non era oggettivamente un bel ragazzo, ma lo aveva colpito, Hickie non si era chiesto il motivo,  non se li chiedeva mai; il volto scavato con quei piccoli e crespi ricci rossastri, il corpo privo di muscoli evidenti seccato dall’aria del mare, ricca di salsedine, e dalla scarsa varietà delle cibarie che avevano agito su una costituzione naturalmente magra, non erano comunemente visti come sinonimo di bellezza ma questo non aveva importanza per lui, o forse semplicemente in quei piccoli spazi era l’unica cosa che poteva permettersi.
 
Lo aveva stuzzicato con l’espressività dei suoi occhi, lunghi sguardi che vennero presto ricambiati e le battute da che velate divennero sempre più pungenti e asfissianti: lo aveva messo all’angolo, gli aveva fatto capire cosa volesse da lui, ora Gibson avrebbe dovuto scegliere se ricercare dentro sé quella parte che desiderava quei contatti così inopportuni oppure continuare a soffrire come un cane, trattenendosi ogni istante di quei lunghi mesi, per non cedere alla tentazione. Hickie non fece mai nulla per costringere l’altro a provare il suo stesso gioco: aveva fatto tante cose nella vita, tante brutte cose per andare avanti e non affogare nel putridume delle periferie inglesi, ma non poteva imporre un gioco perché gli piaceva donare piacere come riceverlo. Un utile scambio che portava ad attimi di estasi e complicità.
Durante una delle ultime notti passate in disparte ad ubriacarsi sottocoperta, Hickie aveva deciso di interrompere quell’agonia, si era avvicinato di molto senza distogliere lo sguardo, non cambiò parole né modificò il tono di voce bastava l'altro che sentisse il suo odore; da Billy ebbe la reazione che si aspettava, gli occhi fissi sulle sue labbra, ne seguiva ogni movimento come se fossero una danza esotica mai vista prima, ne era ammaliato e non si rese nemmeno conto del bacio che diede a Hickie se non qualche minuto dopo quando bruscamente e imbarazzato lo spinse via.
Non ne parlarono per giorni, comunicavano a stento ma Hickie sapeva che qualcosa nel roscio era cambiato e non sarebbe più potuto tornare indietro, così pazientò, come un alligatore aspetta la sua preda a fior d’acqua e un martedì ottenne la sua ricompensa.
Mentre tutti erano impegnati ad osservare il ghiaccio intorno alla Terror, Hickie aveva silenziosamente messo una mano nelle braghe del signor Gibson provocando in lui degli spasmi sul viso e delle emozioni che difficilmente avrebbe potuto dimenticare. Cornelius sorrideva mentre l’altro gli stringeva le spalle e nel momento del culmine la stretta divenne tanto forte da fargli sbiancare le nocche, poi successe tutto molto in fretta.
Trovarono un nascondiglio nel magazzino e da lì iniziarono la scoperta dei propri piaceri; Gibson  presto iniziò a capire quale posizione fosse a lui più congeniale e fortunatamente si adattò ai gusti dell’altro perfettamente. Ogni tanto il signor Hickie lo deliziava usando le labbra che tanto lo avevano colpito, amava avere il controllo delle poche cose che la vita gli aveva concesso e quei sospiri, quei gemiti era lui a provocarli. Cornelius cominciò presto ad accorgersi di essersi affezionato, fu stranamente piacevole constatare di volere la sua compagnia, non che avessero molto in comune, non si parlava del proprio passato; erano rinchiusi su una nave, il malumore serpeggiava sempre più insistentemente tra l’equipaggio dell’Erebus e del Terror: voci sulla muffa nelle scatolette e quello strano orso che aveva trucidato il tenente Gore avevano istillato negli uomini paura e paranoie che già normalmente si amplificano in un ambiente stretto come una nave. La routine di quel rapporto li salvava dalla pazzia cosicché, quando il tenente Irving li aveva scovati  durante  un rapporto, Hickie smorzò l’ansia del suo amante per cercare di non perdere quell’unico contatto umano che aveva su quella nave e forse nella vita. Si era illuso che la sua parlantina avesse calmato l’animo di William e che tutto potesse tornare come alla normalità, quando però il giorno dopo lo vide entrare nella stanza di Irving percepì ogni suo progetto cadere e rompersi per sempre. Non udì cosa si erano detti ma poteva sentire il tradimento nel rimbombo del proprio cuore: lo vide entrare nella camera del tenente e una piccola parte di sé, troppo minuscola per essere avvertita, era gelosia per quella piccola intimità tra il suo amante e il loro accusatore.
Nessuno vuole immaginare cosa ci sia nell’ombra aveva detto a Gibson eppure lui aveva scandagliato quella stanza nella sua mente e inconsciamente aveva visto la sua mogliettina farsi sbattere da Irving, o peggio che tutto fosse finito e che Gibson lo tradisse, distruggendo quell’isola felice che si erano concessi in quegli anni.
 
William lo aveva accusato di averlo sedotto, un seduttore; lo aveva reso un pervertito, aveva reso sbagliata quella cosa che donava soltanto piacere, il suo squisito e splendido uomo timorato di Dio lo aveva lasciato, lo aveva accusato, lo aveva tradito.
Cercò un confronto e si avvicinò al volto del roscio per avere una sua reazionema non ottenne nulla, non lo vide tentennare né imporporare le guance, era impassibile e comprese che tutto era finito, che era di nuovo solo, tradito ancora una volta; aveva fatto tutto nel modo corretto, non lo aveva costretto, non lo aveva spinto se non dove voleva già andare eppure era di nuovo nel fango, affondava con gli stivali sempre di più ma come era solito fare sorrideva: il sorriso sornione di chi sa molte cose ma può dirne soltanto la metà.

William Gibson trovò gli escrementi sul suo letto dopo la lunga giornata dell’addio al Capitano, erano troppo grandi per essere di un ratto, forse uno di quei pulciosi gatti che vivevano giù nei magazzini, non avrebbe mai pensato a una vendetta così meschina, per lui il capitolo era concluso: un fatto da uomini concluso da uomini, Hickie invece non poteva perdonare l’abbandono di colui che gli si era offerto “come moglie”, il suo rifiuto come se lui fosse una cosa schifosa, perversa, un viscido essere. E per questo, oltre all'aver disobbedito a degli ordini per lui sbagliati,  il suo sedere fu maciullato da trenta colpi di frusta, Irving aveva parlato: Cornelius Hickie aveva riportato la donna Inuit sulla nave, aveva fatto quello che andava fatto, si era comportato con coraggio e dedizione e ciò che aveva guadagnato erano delle piaghe talmente profonde che per settimane non riuscì a sedersi. Quello che successe successivamente fu una grande commedia di cui egli era il regista e sceneggiatore e gli altri attori inconsapevoli.
 
Quando il dottor Goodsir ricevette l’incarico di sezionare il corpo del povero signor Gibson trovò appeso al collo con un pezzo di spago l’anello che Young voleva dare a sua sorella e che il signor Hickie aveva trafugato spacciandolo come un gesto d’affetto solo per raggiungere uno dei suoi molteplici scopi molto tempo prima. Billy lo aveva tenuto a stretto contatto con il proprio corpo, ogni istante, anche quando il freddo gli faceva battere i denti e rendeva il metallo un pezzo di ghiaccio, perché lui credeva troppo nell’onore e non poteva pensar che la stessa mano che gli stava donando quel pegno lo avrebbe presto ucciso.
Cornelius lo aveva visto soffrire, trasformarsi in una larva, il corpo rannicchiato su stesso… quel vago fascino che lo aveva attratto si era perso nelle escoriazioni sul volto ormai pallido e smunto, il rossore che lo caratterizzava era svanito per sempre, i capelli erano sempre più radi. Non aveva provato nulla, quella rabbia sedimentata e cementificata dentro il suo animo lo avevano reso cieco e sordo, aveva accettato insulti di ogni genere, ordini degradanti e parole fin troppe dure ma quell’uomo lo aveva tradito nel suo punto più intimo e debole, aveva reso quel divertimento e quei sentimenti come qualcosa di sudicio, aveva fatto diventare lui un essere schifoso. Gli aveva dato forse l'unica colpa di cui non era responsabile.
Per questo quando Goodsir aveva pronunciato la sua sentenza e aveva scoperto l’inutilità di Gibson, Hickie non aveva avuto nessun rimorso quando gli piantò un pugnale sotto le costole, nel cuore e, quando ricevette le parti sezionate, scelse quella che aveva visto per fin troppo tempo in quel viaggio e che  era stato suo: con gusto ne divorò una partela carne, se lo ricordava più sodo ma le privazioni e la malattia avevano influito anche su quell’aspetto. Ad ogni pezzo che si staccava sentiva una piccola grande vittoria, era lui che lo avrebbe lasciato ora, lui che aveva preferito vederlo morto che un peso per la sua squadra. Eppure quella sera non poté non domandarsi se quello che gli aveva fatto non fosse stato un regalo rispetto a ciò che sapeva voleva spettasse a tutti gli altri, che forse ormai non avrebbe potuto più avere una vera vendetta. Quello era uno dei numerosi fantasmi che gli turbinavano nella mente e che presto avrebbero potuto acquietarsi.








 
Salve, sembra che nessuno qui abbia scritto su questa meravigliosa e inquietante serie... mi sa che debba io a fare gli onori di casa. Va bene, allora questa storia è un dietro le quinte della serie, un modo per provare a dare forma ai pensieri di un personaggio (Cornelius Hickie) che trovo uno dei più enigmatici e bei personaggi mai visti sullo schermo. Ed è veramente interpretato in modo fantastico.
Personalmente trovo la serie mille volte meglio del libro che non riesce a dare quelle senzazioni che si ritovano nella prima. Vorrei avvertire che è trattata la materia del cannibalismo, anche se non in modo cruento né descrittivo: ho uno stomaco anche io.
Ultima cosa: nella traduzione italiana, i vari Mister ecc, sono tradotti come SIgnor e l'ho trovata una cosa fantastica, mi veniva da ridere ma era veramente troppo strano e mi sono innamorata di questa cosa che quindi ritroverete nella storia. Abbiate pazienza, non potevo non metterlo

Contenuto, ambientazione e personaggi non sono di mia proprietà e non ho intenti di lucro, i diritti sono di chi li ha
   
 
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