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Autore: Ladyhawke83    10/10/2019    0 recensioni
Questa raccolta di drabble/one shot partecipa al #Writober2019 indetto da #Fanwriter.it
Inizierò diverse raccolte, ognuna per il fandom in cui svilupperò i diversi Prompt.
1 ottobre: missing moment
2 ottobre: bacio
3 ottobre: lenzuola
9 ottobre: bosco
10 ottobre: What if?
14 ottobre: Soulmate AU! Storia partecipante al contest “My beloved villian” indetto da Dark Sider sul forum di efp.
19 ottobre: Lupo solitario
Genere: Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bishop, Etienne Navarre, Imperius, Philippe Gaston
Note: AU, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Writober 1o ottobre

Prompt what if?

Fandom Ladyhawke 

Personaggi Isabeau-Philippe

Note OOC

 

“Saldo come una roccia”

 

Isabeau era scappata sotto la pioggia in sella a Goliath, dopo aver incontrato il cacciatore e visto tutte quelle pelli di lupo, ancora calde e sanguinanti appese al suoi carro degli orrori.

Aveva agito d’istinto, lasciando che il terrore le attanagliasse le viscere e la rabbia le ottenebrasse la mente.

Philippe aveva cercato di proteggerla con la spada del Capitano ben alzata davanti a sé, spingendola via da quell’uomo inquietante, che pareva essere uscito da un incubo, ma Isabeau non sarebbe mai rimasta inerme di fronte alla prospettiva di vedere la carcassa di un lupo nero tra le altre... aveva solo un pensiero in mente: Navarre.

A nulla erano valsi i tentativi di Gaston di riportarla indietro, la chiamava urlando il suo nome, mentre sentiva ancora l’eco delle risate del cacciatore in lontananza.

“Se oserai alzare una mano su di lei te la ritroverai per terra, vicino alla testa!” Gli aveva intimato Philippe spadone alla mano e quello aveva riso di lui, del suo tentativo di esser coraggioso, di proteggere lei, Isabeau.

Il modo in cui quell’uomo aveva calcato le sillabe scandendo il nome di Isabeau aveva fatto venire i brividi a Philippe, ma il piccolo ladro doveva esser forte.

“Che notte terribile” si disse Philippe mentre fuori infuriava un violento temporale, poi guardando nel punto dove lei era sparita in sella al cavallo, e chiamandola più volte senza ottenere nessuna risposta, scosse la testa disperato.

“Navarre mi ucciderà. Mi ucciderà...” si disse, trascinando la spada con sé sul sentiero del bosco, cercando di seguire le tracce di lei e di quell’orribile bracconiere.

 

***

 

Quando finalmente la trovò era zuppa da capo a piedi, tremava come una foglia e non riusciva a staccare gli occhi dalla tagliola per lupi, incastrato nella quale, c’era proprio il bracconiere che agonizzava cercando di liberarsi dalle lame di ferro che penetravano nelle carni e nella gola.

L’uomo rantolò, scalciò, emise una serie di suoni gutturali indecenti,  poi ci fu solo il silenzio, interrotto dai tuoni in lontananza. 

Era morto, Cezar, così si chiamava il cacciatore, era morto, e Isabeau non riusciva a smettere di guardarlo. 

La donna stringeva ancora in mano il pugnale col quale aveva cercato di difendere se stessa e il lupo, per impedire che quest’ultimo venisse catturato.

“Vieni, vieni Isabeau, andiamo via...” Le disse dolcemente Philippe spostandola per un braccio, lei lo guardò ma non lo vide neppure, aveva lo sguardo, spento, distante, sfinito.

E anche Philippe non è che si sentisse poi molto meglio, se non ci fosse stata la spada di Navarre a sostenerlo, si sarebbe accasciato a terra.

“Torniamo alla stalla, devi asciugarti, o ti ammalerai” Le disse premuroso Philippe e preoccupato di ciò che avrebbe potuto dire, o fare, il Capitano, l’indomani, venendo a sapere cosa era accaduto quella notte.

Isabeau non rispose, si lasciò condurre indietro insieme a Goliath, insensibile all’acqua, al freddo, alle parole di Philippe.

“Poteva morire Philippe, potevo non arrivare in tempo...” Isabeau parlò tutt’a un tratto, dopo che i due furono ritornati al caldo e all’asciutto, facendo sussultare il povero Philippe intento a cercare di levarsi tutta quell’acqua di dosso. 

Lui la guardò, Isabeau era sul punto di crollare, lo si vedeva benissimo e Philippe le si avvicinò, conscio per la prima volta dell’effettiva fragilità di quella donna bellissima, algida e riservata, quale era lei.

“È andato tutto bene, è finita ora...” Le disse il ragazzo cercando di calmare la sua evidente inquietudine.

“Non finirà mai... prima o poi moriremo, oppure ci cattureranno. Philippe, io non posso vivere pensando che lui non è al sicuro...” 

Isabeau parlava, ma in realtà aveva lo sguardo perso, vago, terrorizzato, come se uno dei suoi peggiori incubi si fosse materializzato quella notte stessa, sotto forma delle carcasse di poveri lupi innocenti.

Lui le sfiorò il braccio, incontrandone lo sguardo triste e provato.

“Per questo il Signore ha mandato me sul vostro cammino, Mia Signora, per proteggervi...” Dichiarò ingenuamente Philippe, che al suo ruolo di paladino credeva fermamente dopo l’incidente nel bosco.

“Oh, Philippe sei gentile” disse lei con dolcezza, “ma dubito che tu possa fare molto contro le guardie del Vescovo e contro il Vescovo stesso...tu non sai di cosa è capace”

“Beh, credetemi, io che sono fuggito dalle prigioni di Aguillon, poco prima d’essere appeso per una forca, della magnanimità d’animo di Sua Grazia ne ho avuto più di un assaggio”

Isabeau sorrise, di nuovo, com’era bello vederla sorridere. Una finestra sul paradiso.

In un lampo Philippe si ricordò di un dettaglio.

“Aspettatemi qui, Mia Signora, vi ho promesso una coppa di buon vino ed è quello che avrete!” Annunciò Philippe euforico, e prima che lei potesse obiettare, il piccolo topo era già sgattaiolato all’esterno del fienile, verso la locanda.

“Se continua a bagnarsi così, si ammalerà...” disse Isabeau tra sé, quando fu finalmente sola, approfittando di quel momento per cambiarsi l’abito completamente zuppo d’acqua e di fango.

“Eccomi, Mia Signora, sto entrando...” La avvisò Philippe, prima di irrompere nel fienile con uno scaltro sorriso sul viso e reggendo tra le mani due boccali di caldo vino speziato.

“Perché mi guardate così Mia Signora? Li ho pagati i due boccali...” rimarcò Philippe volendo difendere la sua nuova e nobile condotta da ex ladruncolo, e vedendo che lei sembrava divertita.

“Scusami, ma sei così buffo!” Ammise Isabeau.

“Ammetto che ho ricevuto apprezzamenti migliori, ma lo prendo come un complimento, Mia Signora”

“Lo è... è passato molto tempo da quando cera ancora qualcuno che mi faceva sentire così, è da tanto che non ho più occasione di ridere...” 

In quel momento fu chiaro come non mai, a Philippe, quali fossero realmente le implicazioni di quella orribile maledizione. Non solo essere divisi da chi si ama, ma anche vivere nell’ombra, braccati, soli, senza nessun conforto se non quello della preghiera e della fede. 

Come doveva essere difficile per lei, come per Navarre, sopportare quella vita?

“Sono felice di avervi fatto ridere... ne volete?” Disse Gaston porgendole uno dei due boccali.

“È forte...” Ammise la donna facendo una smorfia di lieve disgusto, dopo che ebbe mandato giù la prima sorsata.

“Per una nottata come quella che abbiamo appena passato, credo vada più che bene” Le rispose Philippe senza pensare, poi si pentì subito di quelle parole.

“Perdonatemi non intendevo dire che dovete ubriacarvi...” si scusò il ladruncolo grattandosi la nuca imbarazzato.

“Lo so, lo avevo capito. Ora siediti qui accanto a me, non startene lì impilato come uno che vuol fuggire alla prima occasione...” gli chiese Isabeau indicando la paglia accanto a sé.

“Mia Signora... non vorrei davvero dare un motivo in più al Capitano per fare pensieri omicidi sulla mia persona...”

Lei rise di nuovo, Dio come era bella, forse era il vino a farlo sentire così, ma Philippe ebbe l’istinto fortissimo di saggiare quelle sue labbra rosse per vedere come era poi baciare un angelo. 

“Stai tranquillo, lui non è qui e tu hai adempiuto egregiamente a tuo compito di protettore.”

“Veramente avete fatto tutta da sola” Le ricordò Philippe provando un brivido al pensiero del cacciatore agonizzante con la testa incastrata in una di quelle orribili trappole per animali.

“Sì, ma tu non mi hai lasciato sola, te ne sono immensamente grata...” Gli disse in un sussurrò baciandolo, inaspettatamente, sulla guancia.

“Dovrei essere io a ringraziare voi per la vostra meravigliosa compagnia” iniziò a dire il giovane Gaston sentendosi agitato, per quella sua stretta vicinanza con Isabeau. Lei lo aveva sfiorato con le labbra su una guancia e lui sentiva il viso andare a fuoco, in quel punto.

Isabeau bevve un altro lungo sorso di vino, che scese rapido nella gola velando le sue iridi chiare, trasformando lo sguardo triste in languido e pericoloso.

“E se ti dessi un bacio Philippe? Un bacio vero?” Gli Domandò lei a bruciapelo.”

“Cosa? Come? Noi non... se lo venisse a sapere il Capitano mi ucciderebbe...” rispose Philippe, senza neanche quasi respirare tra una parola e l’altra, tanto era l’imbarazzo e l’eccitazione al pensiero delle labbra di lei sulle proprie.

“Tranquillo piccolo topo, era solo uno scherzo il mio, volevo solo vedere la tua reazione...” Isabeau rise, sembrava diversa, più rilassata, quasi felice. Era forse il vino ad averle fatto quell’effetto?

Sicuramente lo era, perché anche Philippe si sentiva la bocca impastata le gambe molli, eppure il pensiero di baciarla per davvero non lo aveva abbandonato, anche se aveva capito che quella di lei era stata solo una provocazione.

“Non c’è uomo al mondo che non si sentirebbe fortunato a ricevere un vostro bacio, non fraintendetemi, anche io lo desidero tanto, ma sono fedele al Capitano e a voi, non farei mai niente che possa ferirvi o rovinare il vostro amore...”

Lo sguardo di Isabeau si fece di nuovo triste, distante, lontano, perso in ricordi e tempi dove Philippe non poteva seguirla.

“Quanto può esser forte un amore senza una prova tangibile? Senza un contatto? Ho quasi dimenticato che sapore ha una carezza, un bacio...” Isabeau si alzò e il boccale rotolò a terra ormai vuoto.

“Perdonami Philippe, mi sono lasciata trasportare dalle emozioni. In fondo tu sei il primo essere umano con cui parlo davvero dopo mesi, anni di completa solitudine, dove il mio unico conforto era il vento e il mio confidente era Goliath”.

“Non vi dovete scusare, Mia Signora. Un giorno tutto questo finirà e voi potrete riabbracciare il Capitano...”

“Chiamami Isabeau...” gli chiese lei.

“Isabeau, andrà tutto bene” Le disse Philippe sfiorandole il viso stanco e provato, e ci credeva davvero.

“Lo spero Philippe, lo spero...”

Isabeau lo abbracciò di slancio e Philippe fu sorpreso quasi di più che se lei lo avesse baciato, si irrigidì e con molta fatica sollevò le braccia dai fianchi per ricambiare quella dolce stretta.

“Il Capitano Navarre farà di tutto per riavervi, ne sono sicuro. E anche io farò il mio possibile, so che il Signore vuole che provi la mia buona fede in questo...”

“Grazie Philippe...” le parole di Isabeau si persero nella tunica di Philippe e quel suo sussurrato “grazie” risuonò da qualche parte tra la spalla, il cuore e la mente del ladro, mentre il profumo di lei lo metteva a dura prova.

“Forse è meglio riposare, Mia Sig-... Isabeau” Le ricordò lui staccandosi gentilmente da lei, con un grande sforzo di volontà per non cadere in tentazione.

“Hai ragione. Buonanotte Philippe...” Gli disse lei coricandosi sulla paglia asciutta poco distante.

Il ragazzo starnutì violentemente, ma non disse nulla, pensava solo a Navarre e a lei.

Il Capitano mi ucciderà...

Si sentiva sfinito, sfiancato, frustrato. Aveva voglia di piangere Philippe, lei era a pochi passi da lui e non poteva sfiorarla, non doveva sfiorarla, nemmeno col pensiero. Eppure si era già spinto troppo in là quella maledetta notte.

“Isabeau... quello che hai detto prima, a proposito del bacio, era solo uno scherzo vero?” La voce di Philippe gli risuonò nelle orecchie tremula e nasale.

“Sì” Fu l’unica sillaba pronunciata da Isabeau e il piccolo topo seppe da quel suo modo di pronunciarla che no, non era stato un semplice tentativo di prenderlo in giro. 

Lei avrebbe voluto forse baciarlo per davvero, solo che quella era una cosa talmente assurda e sbagliata che non aveva senso, non aveva nessun senso.

Isabeau era del Capitano Navarre, e il Capitano era di Isabeau, si appartenevano e non c’era spazio per nessun altro, nessun dubbio, nessuna incertezza. Allora perché Philippe si sentì morire dentro col cuore che gli galoppava in gola?

Era finito in un incubo, ne era certo, quello era un incubo notturno e diurno, e lei era lì, bella e meravigliosamente forte per metterlo alla prova.

Ho capito il messaggio Signore, sarò fermo come una roccia e leale come una spada...” Ammise Philippe a se stesso, in un dialogo muto con Dio.

L’alba si avvicinava e con essa un nuovo giorno, Gaston si lasciò andare alla stanchezza, sognando di tornare ad Aguillon da uomo libero, libero e felice con Isabeau al fianco.

 

 

***

 

 

 

Note dell’autrice: eccomi qua, sono un po’ indecisa sulla riuscita di questa one shot.

Credo che i personaggi, Isabeau in particolare mi sia risultata un po’  OOC... E forse pure il povero Philippe Gaston.

Ho voluto immaginare cosa sarebbe successo quella notte se, in un momento di debolezza, Isabeau avesse confessato a Philippe la propria solitudine e difficoltà e lui, per tutta risposta avesse ceduto a quella attrazione che comunque penso che provi per lei e lo si capisce nel film, in più parti.

Ovviamente c’è solo un bacio, un quasi bacio, e delle parole intense.

Non avrei mai potuto separare Navarre da Isabeau per davvero.

Fatemi sapere che ne pensate di questa storia, se vi va’...

 

Ladyhawke83 

   
 
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