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Autore: Mav_7    17/10/2019    7 recensioni
Crowley, Aziraphale e la notte di San Lorenzo
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Premessa: questa storia prende spunto da questa bellissima fanart che ritrae Crowley intento a fisare il cielo stellato mentre Zira è totalmente concentrato solo sul suo bel demone.
Purtroppo non conosco il nome dell'autore e mi sarebbe piaciuto molto allegarvi l'immagine ma il mio computer ha deciso di non essere collaborativo... se qualcuno dovesse aver presente questa immagine si faccia avanti
Buona lettura.
 
 
 
“Pronto” rispose la voce rude di Crowley dall’altro capo della cornetta.
Aziraphale sorrise un po' perché sperava che Crowley rispondesse al telefono, un po' perché ogni volta la voce del demone gli provocava un leggero brivido lungo la colonna vertebrale.
“Caro” inizio il discorso cercando le parole adatte.
Mannaggia e dire che si era preparato proprio un bel discorso, peccato che ora non ricordava nemmeno una parola!
San Lorenzo! Resta concentrato! San Lorenzo. Stelle cadenti. Tu ed io.
Sentì lo stomaco contorcersi e il cuore correre più veloce al solo pensiero di loro due soli sotto il cielo stellato, magari qualche bottiglia di vino, i nasi rivolti all’insù alla ricerca di qualche stella cadente, le dita intrecciate e poi…
“Angelo ci sei?” lo riportò alla realtà la voce del demone dall’altro capo del telefono.
Aziraphale trasalì.
Forza fifone di un angelo, puoi farcela. Nel peggiore dei casi sarà una tranquilla serata tra amici.
Sospirò profondamente. Amici.
Scacciò quella parola dalla mente.
Doveva assolutamente sbloccare questa situazione di stallo che si era creata tra loro da quando, bè da quando Crowley completamente ubriaco aveva avuto la bella idea di posare le sue labbra sottili sulle sue.
Aziraphale era rimasto pietrificato senza sapere cosa fare, ma una cosa l’aveva capita. Oh sì ne era certo! Con tutto se stesso bramava di riappropriarsi di quelle labbra così calde ed invitanti.
Era stato un bacio casto, un contatto appena accennato tra le loro bocche che però aveva mandato in defibrillazione l’angelo e aveva risvegliato in lui una verità che aveva seppellito per troppa codardia: era innamorato perso di Crowley.
Ma Crowley? Anche lui provava qualcosa o quello era un semplice bacio dato in un momento di euforia?
Non avevano più parlato di quell’episodio eppure tacitamente qualcosa nel loro rapporto era cambiato. Quando erano insieme entrambi percepivano una certa tensione nell’aria; c’era come un campo magnetico che cercava in ogni modo di avvicinarli mentre loro cercavano con tutte le loro forze di resistervi.
Quando Aziraphale era girato di schiena mentre sistemava alcuni libri sugli scaffali, sentiva su di se gli occhi di Crowley ma, non appena si voltava. Crowley spostava lo sguardo sul primo oggetto che aveva vicino. Solo una volta era riuscito a coglierlo in fragrante e la sua facoltà di intendere e di volere aveva tentennato: Crowley era seduto scompostamente sulla poltrona, aveva posato gli occhiali sul tavolo e lo fissava intensamente passandosi la lingua sulle labbra. Quando i loro sguardi si erano incontrati Crowley aveva afferrato rapidamente gli occhiali calcandoseli sul naso, mentre Aziraphale aveva sentito l’impulso di avvicinarsi e di baciarlo. Aveva dovuto combattere con tutte le sue forze per impedirsi di non muoversi verso di lui ma non aveva potuto fare a meno di continuare a guardarlo incantato, proprio come quella volta in cui l’aveva sbattuto contro il muro dell’ex convento.
“Angelo, ma che diamine?! Pronto? Ci sei?” urlò Crowley spazientito.
Solo allora Aziraphale tornò con i piedi per terra rendendosi conto di essere rimasto in silenzio per tutto quel tempo.
“Ci sono caro, scusami…io”
Tentennò.
Eccoci, ci siamo un ultimo piccolo sforzo e sarà fatta.
“Oh bene, pensavo ti fossi discorporato! Allora? Non ho tutto il giorno sai?!”
Aziraphale alzò gli occhi al cielo.
Caro se solo sapessi quanto coraggio ci sto mettendo…
“Oggi è San Lorenzo…bè…io…mi chiedevo, visto che ti piacciono tanto le stelle, se volevi, se sei libero ovviamente…bè se volevi guardare le stelle cadenti con me” disse incespicando tra le parole e sentendo le guance prendere fuoco.
Crowley dall’altro capo del telefono dovette sedersi sul suo trono dorato perché udendo quelle parole per poco non ebbe un mancamento: lo stava davvero invitando a guardare le stelle?
“Cosa?” non era sicuro di aver capito bene.
“Scusami sarai sicuramente impegnato…” iniziò a sentire i palmi delle mani bagnati di sudore per la fatica.
“E invece si dà il caso che tu sia proprio un angelo fortunato e che non abbia nulla in programma per questa sera” cercò di scherzare Crowley mentre sentiva lacrime di commozione pizzicargli le ciglia.
Avrebbe voluto correre da lui e baciarlo ma quando aveva cercato di dare una scossa alla loro relazione, Aziraphale era rimasto totalmente spiazzato da quel contatto inaspettato. Era giusto che gli lasciasse i suoi tempi e i suoi spazi. Ora però Aziraphale sembrava aver preso in mano la situazione e Crowley non sapeva se fosse pronto, se fosse in grado di ricambiare tutto l’amore che l’angelo sprigionava. Aveva una paura matta di fare qualche passo sbagliato, di correre troppo, di spaventarlo di nuovo e per questo voleva che fosse l’angelo a compire i primi passi, il suo cuore non avrebbe retto un altro rifiuto.
Aziraphale tirò un sospiro di sollievo.
Ha accettato, ha accettato!
Era ad un passo per saltellare di gioia per la libreria ma decise di darsi del contegno.
“Davvero?” domando incredulo.
“Passo da te alle 8 in punto, ti porto fuori Londra. Lì le stelle si vedono meglio”
“Ma sono stato io a invitarti” cercò di protestare l’angelo che aveva passato la settimana precedente a cercare un posto che facesse al caso loro.
“Ma io conosco un posto speciale, non si discute”
“Ma…”
“Niente ma!”
Aziraphale sbuffò rassegnato: era impossibile discutere con Crowley.
“E va bene allora”
“Lo sapevo che avresti ceduto tu per primo”
“Sei impossibile! Ci vediamo dopo allora”
“A dopo angelo”
Entrambi posarono il telefono con il sorriso stampato in volto e il cuore che batteva veloce nel petto.
Crowley si passò le mani sul viso incredulo, davvero il suo angelo lo aveva invitato a vedere le stelle? Ancora non ci credeva, anzi dopo tutto quel tempo passato a rincorrerlo ormai non ci sperava più. Eppure quello era un segnale forte e chiaro, non poteva essere altrimenti.
Crowley respira, non correre troppo come tuo solito.
Sì però…
Però un corno, non farti troppe illusioni. Lo sai benissimo che Aziraphale fa un passo avanti e cento in dietro.
 
Intanto Aziraphale nella sua libreria cercava invano di mandar via il rossore che si era impossessato delle sue guance. Si guardava allo specchio con un sorriso ebete dipinto in viso. Non ci credeva ancora di essere stato capace di compire il primo passo. Oddio forse senza che Crowley lo baciasse non avrebbe mai avuto il coraggio di fargli una proposta simile. Però questa volta aveva reagito, non era rimasto immobile incastrato tra la sua coscienza e i suoi desideri; si era mosso, aveva accantonato ogni riserva e si era esposto come non mai.
Improvvisamente un pensiero lo fulminò: Crowley non si sarebbe più azzardato a posare le sue labbra sulle sue, non dopo che l’ultima volta era rimasto rigido come uno stoccafisso!
Si afferrò una ciocca di capelli ricciolini: sarebbe toccato a lui dirigere i giochi e non aveva assolutamente idea di come si facesse. Non era nemmeno sicuro di sapere come si fa a dare un bacio!
Okay niente panico! Se non dovessi farcela sta sera posso sempre ritentare.
E quando mi ricapiterà un’occasione simile? Si domandò sconsolato.
Sentì il suono di un clacson provenire dalla strada.
Sobbalzò dallo spavento: le 8?! Come era possibile che fosse già ora di uscire! Aveva perso totalmente la cognizione del tempo perso com’era nei suoi pensieri.
Afferrò di corsa il cappotto color panna e uscì di corsa richiudendo la porta alle sue spalle.
Crowley lo aspettava sulla Bentley con il motore acceso.
Non appena lo vide attraverso i vetri della macchina tutte le ansie e le paranoie che lo avevano assalito poco prima sparirono di colpo.
Erano lui e Crowley, colo loro. Tutto sarebbe andato bene.
“Angelo non vedo nessun cestino da pic-nic con te” gli fece notare.
Aziraphale si guardò intorno sorpreso: merda si era dimenticato di portare qualche cosa da mangiare e qualche ottima bottiglia di vino! E la cosa non era assolutamente da lui!
“Dai era solo una battuta, non guardarmi così. Non è mica la fine del mondo” disse tirandogli una leggera gomitata.
“Certo, da te non mi sarei mai aspettato una simile dimenticanza” continuò strizzandogli l’occhio con fare complice.
Aziraphale rise nervosamente torturandosi le nocche: no affatto mai nella sua eterna vita aveva messo il cibo in secondo piano.
“Meno male che possiamo sempre compire qualche piccolo miracolo” rispose infine inchiodando gli occhi fuori dal finestrino.
Crowley mise in moto e partirono sgommando verso la campagna in direzione della costa.
“Allora vuoi dirmi dove mi stai portando?”
“Certo che no, lo scoprirai quando arriveremo”
Aziraphale sbuffò scuotendo il capo ma non potè fare a meno di girarsi verso il demone e rivolgergli un timido sorriso. Dio quanto stava bene in quel momento! Crowley avrebbe potuto portarlo dovunque e lui sarebbe stato felice allo stesso modo perché non gli interessava il luogo se poteva averlo al suo fianco. Avrebbero potuto anche girare per tutta la notte in macchina ascoltando qualche canzone o semplicemente stando in silenzio e lui sarebbe stata la persona più felice sulla Terra e in Paradiso.
Crowley guidava canticchiando i versi della canzone che la Bentley proponeva, Aziraphale lo osservava di nascosto cercando di stampare nella mente ogni suo piccolo particolare. Trasalì quando Crowley inaspettatamente si girò verso di lui.
“Che fai angelo, mi guardi di nascosto?”
Aziraphale avvampò: beccato in pieno!
“No.. che dici..io...io…i tuoi capelli…” cercò in vano di trovare una qualche scusa convincente.
“Ssssi i miei capelli?” lo incalzò l’altro, che non si lasciava mai sfuggire nessuna opportunità per punzecchiarlo un po'.
“Ti stanno molto bene questa sera” sussurrò dando voce ai suoi pensieri. In realtà avrebbe tanto voluto dirgli che i suoi capelli erano bellissimi sempre. Che lui era bellissimo. E che lo amava alla follia. E che in barba e tutto ora avrebbe potuto accostare e che gli sarebbe piaciuto fare l’amore con lui anche in quel preciso istante.
Invece tornò a fissare la strada davanti a sé così che non vide Crowley arrossire al suo complimento mentre gli rivolgeva un sorriso impacciato.
 
“Eccoci arrivati angelo, spero che il posto sia di tuo gradimento” disse scendendo dalla macchina e stiracchiandosi gli arti indolenziti dalla guida.
Aziraphale scese dalla macchina alzando il bavero del cappotto per la fresca brezza che arrivava dal mare.
Rimase incantato dallo spettacolo che si apriva davanti ai suoi occhi: davanti a loro si estendeva il mare, mentre tutto intorno si estendeva la verde costa dell’Inghilterra. Le uniche luci erano quelle provenienti dalle stelle che silenziose risplendevano nel buio della sera.
“Crowley…” sussurrò estasiato: era senza parole, nessuno l’aveva mai portato in un posto così magico.
“Ti piace?” chiese ansioso il demone.
“E’ magnifico! Sono senza parole!” rispose rivolgendogli uno sguardo pieno di gratitudine.
“E’ tutto così romantico…” si lasciò sfuggire.
Quella frase sorprese entrambi. Si guardarono in silenzio per alcuni secondi prima che uno dei due trovasse la forza di scollare gli occhi dall’altro.
“Oh bene sono contento che ti piaccia” taglio corto Crowley, cercando di nascondere il batticuore che l’ultima frase gli aveva procurato.
Crowley miracolò una coperta dove potessero stendersi e altrettante per ripararsi dal venticello.
“Questo lo offre la casa” disse porgendo all’angelo un bicchiere di vino “Visto che qualcuno si è dimenticato…”
Aziraphale accettò di buon grado la bevanda, mentre gli rivolse uno sguardo torvo per la frecciatina che gli aveva scagliato.
Crowley si sedette a gambe incrociate alzando lo sguardo verso il cielo, mentre Aziraphale si sdraiò vicino a lui così che potesse osservare meglio le stelle.
“Come si chiama quella stella?” chiese indicando un punto luminoso nella galassia.
“Castore”
“E quell’altra così luminosa?”
“Polluce”
“Conosci i nomi di tutte le stelle?” domando come un bambino curioso.
“Certo che no, sarebbe impossibile. Diciamo che sono abbastanza appassionato, ho dato qualche contributo circa la creazione di alcune di esse”
“Fammi vedere le costellazioni” lo incoraggiò.  
“Allora quella che vedi lì” disse indicando un punto lontano “E’ Andromeda, la vedi?”
“Dove?”
“Proprio davanti a te” disse prendendogli la mano per indicargli il punto esatto.
Azirapahle sussultò sentendo la loro pelle toccarsi.
“Mentre quella è Cassiopea” continuò guidandogli il dito.
“Ah si la vedo”
“Invece quello è il Carro Maggiore e quello il Carro Minore”
Aziraphale aveva smesso di ascoltarlo, concentrandosi unicamente sulla leggera pressione che le dita di Crowley stavano esercitando sulla sua mano. E se Crowley guardava le stelle, l’angelo guardava uno spettacolo di gran lunga superiore. Osservava Crowley rapito dalla sua bellezza: la carnagione chiara risplendeva alla luce della luna, i capelli fiammanti in cui avrebbe voluto affondare le mani, le labbra sottili ma così invitanti.
Come in uno stato di trans si mise a sedere, ma, sorprendendo il demone, non allontanò la mano dalla sua, anzi, intrecciò le dita con le sue.
Crowley abbassò stupito gli occhi verso l’angelo: erano così vicini che l’uno poteva sentire il fiato caldo dell’altro sul proprio volto.
Crowley lo guardava con gli occhi sgranati, non osava muoversi temendo che un qualunque suo gesto, anche minimi, avrebbe fatto allontanare l’angelo e quella era assolutamente l’ultima cosa al mondo che voleva in quel momento.
Aziraphale lo guardò fisso negli occhi per alcuni secondi, sentendo le dita di Crowley stringersi alle sue.
Ora o mai più
Si fece coraggio e si protese verso di lui posandogli un lieve bacio sulle labbra. Sentì Crowley sorridere sulla sua bocca e il suo cuore si sciolse. Il demone gli posò dolcemente una mano dietro il collo, invitandolo ad approfondire il contatto: non voleva correre troppo, anzi voleva che fosse Aziraphale a dettare il ritmo di quella danza, ma di certo qualche piccolo incoraggiamento da parte sua non avrebbe guastato.
Aziraphale schiuse le labbra, come se quello fosse per lui un gesto abituale, e sentì la lingua di Crowley indugiare sulle proprie labbra prima di scontrarsi con la sua.
Aziraphale si separò boccheggiando alla ricerca di ossigeno e tremante per le emozioni che quel contatto gli aveva causato. Per Crowley non era stato diverso: aveva sentito brividi correre lungo la schiena quando Aziraphale gli aveva afferrato una ciocca di capelli chiedendo una maggiore pressione.
Era stato il bacio più bello della sua vita, Crowley ne era sicuro. Sentire la lingua inesperta dell’angelo nella sua bocca lo aveva fatto sentire nuovamente in Paradiso, così come la sua mano che si era posata leggere sul suo fianco stringendogli appena la maglietta quando lui gli aveva succhiato il labbro inferiore. E adesso che lo guardava accaldato in viso mentre cercava di riprendere il controllo di sé non poteva fare a meno che nessuna stella in tutta la galassia sarebbe mai stata più bella e lucente del suo angelo.
“Una stella cadente!” esclamò Crowley indicando una striscia luminosa che tagliava il cielo scuro, “forza esprimi un desiderio”
Aziraphale aveva guardato la stella cadente e poi Crowley.
Gli sorrise e a Crowley la stella di poco prima parve opaca in confronto al suo sorriso luminoso.
“Caro non c’è bisogno che esprima un desiderio, il mio si è avverato poco fa” disse rituffandosi sulle sue labbra.
 
 
 
Buonasera a tutti, grazie mille a chi è arrivato fino a qui.
Spero che questa FF senza pretese ma con una buona dose di fluff vi sia piaciuta, come sempre fatemi sapere cosa ne pensate con una recensione<3<3<3
Grazie ancora
   
 
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